4) La geminazione consonantica del germ. occidentale

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4) La geminazione consonantica del germ. occidentale
La geminazione consonantica è un fenomeno che riguarda solo il germ. occidentale ad
esclusione del gotico e dell’antico nordico (germ. settentrionale).
La geminazione, cioè il raddoppiamento consonantico, riguarda tutte le consonanti ad
eccezione di /r/, che non gemina, e avviene di solito quando una consonante è seguita da /j/;
più raramente avviene dinanzi a /r, l/ occasionalmente anche dinanzi a /w, m, n/. Si tratta di
uno dei fenomeni più antichi da cui è stato colpito il germ. occidentale: ad esso sottostanno
anche i più antichi prestiti dal latino. La geminazione dà luogo a numerose nuove liquide,
nasali e fricative, ma soprattutto a numerose nuove occlusive doppie.
La consonante che gemina deve essere preceduta da vocale breve, essa si deve cioè trovare in
coda di una “sillaba leggera”, laddove sia il nucleo (costituito dalla vocale breve, V), sia la
coda (costituita dalla consonante stessa, C), sono elementi semplici, in sintesi:
-VC.jV- > -VCC.JV
La geminazione comporta una ristrutturazione della struttura sillabica, in quanto produce una
sillaba pesante (con coda formata da due elementi) a partire da una sillaba leggera (con coda
semplice).
nucleo
V
coda
C-j-
nucleo
V
coda
CC-j
Solitamente l’esito di sillaba iperpesante, con nucleo e coda entrambi doppi, è escluso. Per
questo motivo solitamente non si verifica geminazione partendo da una sillaba già di per sé
pesante, il cui nucleo è costituito da una sillaba lunga o da un dittongo: si vedano ad esempio
ags. dēman “giudicare” (ingl. to deem) in cui /m/ non gemina perché precede una vocale
lunga, e ags. fremman,”compiere”, dove la nasale labiale si è invece geminata, perché è
preceduta da vocale breve.
La /j/ in sillaba atona si è indebolita successivamente, fino a scomparire: per ricostruire il
fenomeno della geminazione bisogna basarsi dunque sul confronto con le attestazioni più
antiche come quelle del gotico o con la forma ricostruita del germanico.
In aat. gli esiti della geminazione consonantica, avvenuta in un’epoca precedente alla II
mutazione, vengono interessati da quest’ultima, per cui in aat. e nel tedesco moderno
compaiono le affricate come esito della posizione della geminata.
Si ha una maggiore frequenza della geminazione provocata dalla semivocale /j/, in quanto
nelle lingue germaniche si hanno suffissi tematici, sia nei nomi che nel verbo, che presentano
questo elemento. La geminazione consonantica riguarda:
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1) i verbi deboli di I classe che hanno il suffisso -jan , come ags. fremman < germ. *fram-jan;
nella coniugazione di questi verbi le forme presentano o meno la geminata a seconda che segua /j/ o meno:
così, all’indicativo preterito questo verbo ha la forma ags. fremede, priva di geminata, in quanto alla radice
era originariamente unito il suffisso tematico *-i- e non vi compariva il suffisso -j-, che è limitato al
presente/infinito.
2) anche alcuni verbi forti della V e VI classe hanno all’infinito una geminata per via del
suffisso *-jan; come ags. biddan, aat. bitten (ma: got. bidjan, an. biđia).
3) sostantivi con tema in -ja- (masch. e neutri) o in -jō- (femm.) o sostantivi deboli con
suffisso -jan, come ags. cynn, aat. kunni <germ. *kun-ja “stirpe” e ags. willa, aat. willeo
<germ. *wel-jan „volontà“.
NOTE.
Oltre a provocare raddoppiamento della consonante che la precede, la semiconsonante /j/
produce metafonia palatale della vocale radicale, se e in quei dialetti in cui quest’ultima sia
suscettibile di tale fenomeno.
La /r/ del germ. (<* /z, r/) non si raddoppia, si veda:
germ. *farjan, got. farjan, an. feria; germ. occ. *farjan> ags., as. ferian, aat. ferjen;
germ. *nazjan, got. nasjan; germ. occ. *narjan > ags. as. nerian, aat. nerien.
In aat. nella posizione della geminate le occlusive doppie danno esito di affricate, mentre le
occlusive sonore geminate danno esito di doppie occlusive sorde nel corso della II
mutazione consonantica: pp > pf, tt > tz, kk > cch (quest’ultima solo nel ted. superiore); bb
> pp, dd > tt, gg > kk.
ESEMPI
RADDOPPIAMENTO DINANZI A /J/
germ. *beđ-j-an(an) “pregare”
got. bidjan, an. biđja
germ. occ. *bidd-j-an > ags. biddan, afris. bidda, as. biddian, aat. bitten
ingl. to bid, ted. bitten
germ. *sat-ej-an(an) “porre, mettere a sedere” (causativo da *set-j-an)
got. satjan, an. setia
germ. occ. *satt-j-an > ags. settan, afris. setta, as. settian, aat. setzen1
ingl. to set, ted. setzen
ie. *KUGH- “pensiero, pensare”
germ. *huǥ-j-an(an)
got. hugjan, (an. hyggia)
germ. occ. *hugg-j-an > ags. hycgean, as. huggian, aat. huggen (hukken)
Anche nel germ. sett. si ha un raddoppiamento dinanzi a /j/, tuttavia esso si limita alle gutturali (k, g) e si realizza
solo dopo vocale breve.
1
L’aat. presenta qui l’affricata esito della II mutazione (germ. */tt/ > aat. /tz/)
- 19 -
ie. GENU- “genere” (gr. gšnoj, lat. genus)
germ. *kun-j-a “stirpe”
got. kuni (tema in -ja)
germ. occ. *kunn-j-a > ags. cynn, afris. kenn, as. kunni, aat. kunni (chunni)
ingl. kin
RADDOPPIAMENTO DINANZI A /R, L/
ie. AĜROS “campo, terra coltivata” (gr. ¢grÒs, lat. ager)
germ. *akraz “campo”
got. akrs, an. akr
germ. occ. *akkra- > afris. ekker, as. akkar, aat. ackar ma: ags. æcer2
ingl. acre, ted. Acker
ie. KLEU-D-RO
germ. *hlūtra- “puro, schietto”
got. hlūtrs
germ. occ. * hlūttra-> ags. hlūttor (> hlūtor), afris. hlutter, as. hlūttar, aat. hlūttar (> hlūtar,
lūtar)
ted. lauter
germ. *aplu- “mela” (forse di origine non ie. oppure da ie. ABLU)
an. epli3
germ. occ. *applu- > ags. æppel, fris. appel, mbt. appel, aat. aphul, apfel4
ingl. apple, ted. Apfel
germ. *lūtila, ags. lȳtel
germ. occ. *luttla “piccolo” > as. luttil, aat. luzzil
ingl. little
RADDOPPIAMENTO DINANZI A /W, M, N/
Il raddoppiamento dinanzi a /w/ si realizza solo per le consonanti k e h, cioè per le originarie
labiovelari. Inoltre essa si verifica esclusivamente in aat. e comunque con molte limitazioni
ie. NOGṶODHOS “nudo” (lat. nūdus)
germ. *nakwađaz
got. naqaþs “nudo”, an. nøkkveđr, nekþer, ags. nacod, afris. nakad, mbt. naket, aat. nackot
Anche il nordico conosce un raddoppiamento dinanzi a /w/ che però non ha alcuna relazione con la geminazione
del germ. occ., si veda appunto an. nøkkveđr , o anche an. røkkr “oscurità” e got. riqis.
germ. *drukna- “asciutto”
germ. occ. *drukkna- > mat. trucken, trocken
2
In ags. si ha la formazione di una vocale di anaptissi prima della comparsa della geminazione, così questa non
ha più luogo.
3
In an. si ha metafonia palatale */a/ >/e/per la presenza di /i/.
4
Aat. aphul, apfel presenta esito di II mutazione /pp/>/pf/.
- 20 -
5) Alternanza grammaticale
L’alternanza grammaticale consiste nell’alternarsi, all’interno di un medesimo schema
flessivo, di fricative sorde e sonore, ovvero dei loro esiti.
Per effetto dell’accento libero ie. dalle occlusive sorde ie. sono derivate in germanico,
all’interno di uno stesso schema flessivo, da un lato fricative sorde e dall’altro fricative sonore
o le rispettive occlusive sonore. Si ebbe così in germ. all’interno di categorie omogenee un
alternarsi di fricative sorde e sonore. Questo fenomeno, che si spiega tramite la Legge di
Verner, e che era già noto allo stesso J. Grimm, è noto come Grammatischer Wechsel o
alternanza grammaticale.
Le corrispondenze caratteristiche di questo fenomeno sono così rappresentabili:
ie. p
germ. f  ƀ (b)
ie. t
germ. þ  đ (d)
ie. k, ¨
germ. h  ǥ (g)
ie. kṷ
germ. hw  ǥw (g, w)
ie. s
germ. s  z, r
Si tratta in sostanza in germ. dell’alternanza tra forme che presentano una fricativa sorda nella
radice e forme che hanno la corrispondente fricativa sonora. Tale fenomeno è visibile
particolarmente nel paradigma di alcuni verbi forti, dove le prime due forme, infinito e
preterito singolare, presentano la sorda, mentre le altre due, preterito plurale e participio
passato, presentano la relativa sonora. La spiegazione è data dalla diversa posizione
dell’accento ie. nelle diverse forme: infatti, mentre nell’infinito e nel pret. sg. l’accento
cadeva originariamente sulla sillaba radicale, nel pret. pl. e nel part. pass. invece l’accento
seguiva la sillaba radicale e cadeva sul suffisso, così la consonante radicale, che veniva a
trovarsi in ambito sonoro, non preceduta immediatamente da accento, diveniva fricativa
sonora. Anche la spirante ie. /s/ viene toccata da questo fenomeno.
ESEMPI
Tempi primitivi del verbo forte ie. - sanscr. - germ.
ie.
ṶÉRTO
(ṶÉ)ṶÓRTO
(ṶÉ)ṶṚTƎMÉ
sanscr. vártā-mi
vavárta
vavṛtimá
germ. *werþō
*warþ(a)
*wurđum(i)
germ. *werþan “diventare”
got.5
waírþan
warþ
an.
verþa
varþ
ags.
weorđan (<þ)
wearđ (<þ)
as.
werđan
warđ
aat.
werdan
ward
waúrþum
urþom
wurdon (<đ)
wurdun
wurtum
5
ṶṚTONÓS
vṛtanáḥ
*wurđan(a)z
waúrþans
orþenn
worden (<đ)
wordan
wortan
Got. <aí> e <aú> hanno valore fonetico di monottonghi, rispettivamente /e/ e /o/, risultato di abbassamento di
/i/ e /u/ dinanzi /r, h, ¥/.
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ie. DEUK- “tirare”, germ. teuh-an(an)
got. tiuhan
tauh
an. tiōa
ags. tēon
tēah
as. tiohan
tōh
aat. ziohan
zōh
taúhum
tuǥon
tugun (<ǥ)
zugum
taúhans
togenn
toǥen
gi-togan (<ǥ)
gi-zogan
ie. ĜEUS- “provare“ , germ. keus-an(an) “scegliere”
got. kiusan
kaus
kusum
an. kiōsa
kaus
kǫrom
ags. cēosan
cēas
curon
as. kiosan
kōs
kurun
aat. kiosan
kōs
kurum
kusans
kǫrenn
coren
gi-koran
gi-koran
ie. KAP- “afferrare”, germ. haf-j-an(an) “sollevare”
got. hafjan
hōf
hōfum
ags. hebban (<-bb-<-j-)
hōf
hōfon
as. heffian
hōf
hōƀun
aat. heffen
huob
huobum
an. hefia
hóf
hófom
hafans
haben
gi-haƀan
ir-haban
hafenn
I dialetti germanici hanno cercato di eliminare la variazione consonantica così originata per
via analogica. Al massimo grado questo è stato raggiunto dal got. che ha eliminato
l’alternanza grammaticale nel quadro del verbo forte, a favore della fricativa sorda; nei
restanti dialetti se ne trovano ovunque chiare tracce.
Il got. conserva l’alternanza grammaticale nell’ambito del verbo forte solo in alcuni praeteritopraesentia: got. aih - aigum (“avere”) e þarf - þaúrbum (“avere bisogno di”).
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Oltre che il verbo forte germ. tale fenomeno riguarda anche altre categorie morfologiche:
1) il rapporto tra verbo forte e verbo debole, cioè tra verbo primario (forte) e verbo causativo 6
(debole) da esso derivato; ad esempio, da un verbo primario ie. (si veda ie. TÉRSŌ “sono
asciutto”) con accento radicale è stato formato un verbo causativo (ie. TORSÉØO “asciugo”)
con accento suffissale. Questo tipo è stato ereditato dal germ. e gli effetti della variazione
dell’accento ie. si trovano in forma di alternanza nei dialetti germ. Così:
ie. s
germ. s  z, r
ie. *NÉSŌgerm. *ganesan(an) “essere salvato”
got. ganisan, ags. ǥenesan, as. aat. ginesan (vb. ft. V)
ie. *NOSÉØO
germ. * naz-j-an(an) “salvare, guarire”
got. ganasjan, ags. (ǥe)nerian, aat. nerian (vb. deb. I)
ie. t
germ. þ  đ (d)
ie. ṶÉRTO “volgersi”
germ. *fra-werþ-an(an)
got. fra-waírþan “guastarsi, rovinarsi”, ags. for-weorđan, as. far-werđan, aat. far-werdan
ie. ṶORTÉØŌ “fare volgere, mutare”
germ. *warđ-an(an)
got. fra-wardjan “guastare, rovinare”, ags. ā-wierđan7, aat. far-wertan
ie. k, ¨
germ. h  ǥ (g)
ie. KÁŊKŌ
germ. *haŋhan > *hāhan “pendere”
got. aat. hāhan, ags. hōn
ie. KOŊKÉØŌ
germ. *haŋhan > *hāhan “appendere”,
an. hengia, ags. hengan, aat. hengen
6
Causativo si dice di verbi e costrutti che indicano anziché l’azione compiuta, quella provocata: addormentare è
causativo di dormire, far dormire è il costrutto causativo corrispondente.
7
In ags. si verifica prima frattura e poi metafonia palatale della vocale radicale.
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2) forme nominali corradicali in cui l’alternanza riguarda il sostantivo e l’aggettivo da esso
derivato:
ie. t
germ. þ  đ (d)
germ. *dauþus “morte”
got. dauþus, an. dauþr, ags. dēaþ, aat. tōd
germ. *dauđaz “morto”
got. dauþs, an. dauđr, ags. dēad, aat. tōt
L’alternanza può verificarsi anche tra sostantivi corradicali, ma aventi significato diverso:
ie. s
germ. s  z, r
ie. AUS- (gr. oûs, lat. auris)
germ. *ausōn
got. ausō, mat. œse “asola”
ted. Öse “asola”
germ. *auzōnan. eyra, ags. ēare, afris. āre, as. aat. ōra “orecchio”
ingl. ear, ted. Ohr
germ. *auzjaaat. ōri mat. œr(e), “foro”, “cruna (dell’ago)”
ted. Öhr
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6) Caduta di nasale dinanzi a fricativa velare
Già nel germ. comune si verifica la caduta della nasale velare /ŋ/ dinanzi a fricativa velare
sorda <h> (c) e si ha allungamento di compenso della vocale che la precede.
Si originano così i seguenti mutamenti:
germ. *aŋh > germ. *āh
germ. *iŋh > germ. *īh
germ. *uŋh > germ. *ūh
(anche *eŋh > germ. *īh)
Spesso la vocale interessata dall’allungamento subisce nasalizzazione e dunque si oscura (cioè
si labializza) come accade in ags.
Si noti inoltre che, per via del fenomeno dell’allungamento, *anh> *āh si reintroduce nel
germ. comune il fonema /a:/ che non era presente al livello del protogerm.
ESEMPI
ie. TŎNG- (lat. arc. tongēo “conosco”)
germ. *þank-jan(an) “pensare”
germ. *þaŋh-tō> þāhtō pret. “pensai, pensò”
got. þagkjan, an. þekkja, ags. đencean, as. thenkian, aat. denken
got. þāhta, an. þátta8, ags. þōhte, as. thāhta, aat. dāhta
ingl. think - thought, ted. denken - dachte
In queste forme di pret. debole, si è prodotta una catena di mutamenti:
ie. *tong-tō>
ie. *tonk-tō>
pregerm. *þanh-tō>
germ. þanhtō
germ. þāhtō
1) si ha assimilazione della consonante ie. -g- > -k- alla consonante sorda del suffisso -to (assimilazione
regressiva);
2) la velare subisce gli effetti della I mutazione consonantica ie. /k/> germ. /h/;
3) si verifica caduta della nasale dinanzi a fricativa velare;
4) si ha allungamento compensatorio della vocale radicale;
5) nel caso dell’ags. la vocale radicale riporta l’impronta della nasale che è scomparsa, oscurandosi (þōhte).
ie. PA(N)C (cfr. lat. paciscor “concludo un accordo”, lat. pactio, pactum)
germ. *fanh-an(an)> fāhan“prendere”;
germ. *fanh- alterna con *fang- secondo la legge di Verner
got. fāhan, an. fá, afris. fā, ags. fōn, as. aat. fāhan
ted. fangen
8
In an. -ht-> -tt-.
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ie. *BHRENK- “condurre, portare”
germ. *bringan(an) “portare”
germ. *braŋh-tō> brāhtō pret. “portai, portò”
got. briggan, ags. as. aat. bringan
got. as. aat. brāhta, ags. brōhte
Si tratta di una formazione analoga a quella di *þāhta.
ingl. to bring - brought, ted. bringen - brachte
ie. TENK- “avere a sufficienza”
germ. *þinh-an(an)> þīhan(an)“prosperare”
got. þeihan, ags. ge-þīon, ge-þēon9, as. thīhan, aat. dīhan
ted. gedeihen “prosperare, riuscire”
ie. TṆG- (grado Ø della radice ie. TONG)
germ. *þunk-jan(an) “sembrare”
germ. *þuŋh-tō> þūhtō pret. “sembrava, sembravo”
got. þugkjan, an. þykkja, ags. þyncean, as. thunkian, aat. dunken
got. þūhta, an. þótta, ags. þūhte, as. thūhta, aat. dūhta
Si tratta di una formazione analoga a quella di *þāhta.
ted. dünken
9
Ags. -ī->īo dinanzi /h/ per frattura, e poi si ha īo> ēo già nel primo sassone occ.; infine la fricativa velare
scompare tra vocali.
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