Storia e cultura dell`alimentazione

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Storia e cultura dell’alimentazione- Romani
Per quanto riguarda l’antica Roma, non sembra che tra il VII secolo a.C. e l’era cristiana vi siano state
grandi variazioni nel tipo di alimentazione.
Si sa che le prime ricette furono raccolte da Apicio nel De Re Coquinaria da cui traspare chiaramente quanto
i romani amassero la buona tavola. Sono finiti i tempi dei pasti frugali a base di orzo, miglio, segale legumi,
rape, carciofi e cipolle. Si passa ad un’alimentazione più ricercata, abbondante e spesso smodata di cui le
classi abbienti si vantavano.
Roma, però, governava un territorio molto esteso; le abitudini alimentari dei popoli sottomessi restavano
praticamente quelle tradizionali locali.
Anche a Roma l’alimentazione quotidiana presentava profonde differenze fra ricchi e poveri.
Mentre per i ricchi banchetti e simposi erano la norma, i poveri avevano come base dell’alimentazione il
frumento, più raramente l’orzo e il miglio, declinati in una gran varietà di pani.
L’alimentazione dei soldati era la stessa prevista per i poveri.
Spesso i poveri non avevano delle cucine attrezzate nelle abitazioni, quindi si rivolgevano alle “termopili”
(antenati dei chioschi di fast food).
I banchetti dei ricchi puntavano sulle scenografie spettacolari con anche cibi esotici.
Birra a Roma
I romani impararono a fare la birra dagli etruschi, che a loro volta avevano imparato a produrla dai galli.
Agricola, governatore della Britannia, al suo ritorno a Roma nel 83 d.C. portò con sé 3 mastri birrai e aprì
una birreria nella sua villa privata.
I romani diedero alla birra il nome di c'è revisioni nome di Cerere, dea delle messi.
Vino a Roma
Le origini del vino in Italia vengono fatte risalire ai tempi della Enotria Tellus, verso l'VIII secolo a. C., cioè
alla fondazione della prima colonia della Magna Grecia; da lì la coltivazione della vite si espanse verso la
Calabria e la Sicilia e successivamente a tutto il resto della penisola.
A Roma il vino era tenuto in alta considerazione sia come bevanda che come afrodisiaco, ma nei primi tempi
era proibito alle donne.
Il consumo del vino a Roma si distingue in tre periodi:
1) dalla fondazione della città alle guerre puniche: si usava vino, spesso scadente, riservato quasi solo
alle classi agiate.
2) da dopo le guerre puniche fino all'epoca di Augusto: la qualità del vino migliorò progressivamente
grazie alle tecniche apprese dei greci conquistati. Il suo uso si estese anche al popolo
3) dall'epoca di Augusto fino alla caduta dell'impero romano: maggior diffusione di vini a bassa
gradazione con un aumento dei consumatori.
Il vino denominato Falerno era il più famoso e ricercato del tempo.
I romani preferivano il vino bianco che, essendo spesso invecchiato di anche una quindicina d'anni,
assumeva un colore ambrato. Il vino bianco così invecchiato acquisiva un sapore acidulo: per contrastarlo i
romani aggiungevano miele.
Con l'espansione di Roma si espanse anche la coltivazione della vite e il consumo di vino. Sia galli che
germani conoscevano il vino grazie ai commerci con i greci ma in questa fase lo riscoprirono.
Il vino non era solo bevanda, ma anche medicamento: molti speziali erano impegnati nella produzione di una
gran quantità di vini medicati in cui erano poste a macerare diverse qualità di erbe medicinali. Di fatto si
assiste alla nascita degli antenati di quelli che divennero poi i liquori e gli amari.
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