Teoria e tecnica La pulsione d’attaccamento1 DOMINIQUE CUPA Presentiamo l’articolo di D. Cupa: La pulsione d’attaccamento, cui seguirà nel corso dell’anno un numero della rivista con un focus espressamente dedicato al concetto di attaccamento. L’autrice, tramite una rilettura dell’opera di D. Anzieu, particolarmente dei suoi testi: L’Io-pelle e Gli involucri psichici, argomenta come in tutto il suo lavoro l’autore ha concettualizzato l’esistenza di una pulsione di attaccamento che, se soddisfatta in modo sufficiente, permette la costituzione dell’io-pelle. Anzieu, pur senza entrare nelle profonde differenziazioni che riguardano il concetto di attaccamento (secondo J. Bowlby) e quello di aggrappamento (secondo I. Hermann), al punto che i due termini vengono utilizzati in modo pressoché intercambiabile sia dalla Cupa che da Anzieu, porta avanti una concettualizzazione psicoanalitica dell’attaccamento molto simile a quella dello psicoanalista ungherese I. Hermann, autore noto sia in Francia che in Italia attraverso la traduzione del suo testo più conosciuto, L’istinto filiale, preceduto dalla presentazione di Nicholas Abraham. Come per Hermann infatti anche per Anzieu, seppure da un punto di vista diverso, vale a dire in vista della costituzione dell’io-pelle, la pulsione di attaccamentoaggrappamento possiede tutte le caratteristiche della pulsione così come la definisce Freud, vale a dire spinta, scopo, oggetto e fonte (Silva Oliva). “Ma bisogna passare per l’ipotesi di una pulsione d’attaccamento: il mio soggetto non è la pelle in quanto tale, ma gli investimenti psichici della pelle che permettono la costituzione di un fantasma di pelle immaginaria.” D. Anzieu L’epidermide nomade e la pelle psichica Dopo la risposta che nel 1974 dette a R. Zazzo nel colloquio immaginario nel quale inventò il termine “io-pelle”, e dove sin dalla prima volta men- 1 La pulsion d’attachement. Journal de la psychanalise de l’enfant, n. 31, 1, 2003, pag. 131-146. Ringrazio la dottoressa Bianca Micanzi Ravagli per aver segnalato alla mia attenzione questo lavoro. Traduzione di Silva Oliva. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 2 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento zionò la nozione di pulsione d’attaccamento, D. Anzieu non è mai entrato nelle polemiche tra la teoria dell’attaccamento e la teoria psicoanalitica. In effetti egli si è lasciato “fecondare” dalla teoria di Bowlby e così ha potuto creare in Francia una nuova teoria psicoanalitica nel rispetto del pensiero freudiano. Egli partirà dall’ipotesi che il bisogno d’attaccamento dipenda da una pulsione di attaccamento e ciò che formalizzerà e svilupperà intorno a questo concetto attraverso tutta la sua opera può apparire in parte come una risposta a J. Bowlby. Il modello etologico e cognitivista di quest’ultimo interessa poco D. Anzieu che teorizza la soggettività, il fantasma e tralascia la costruzione oggettivo-comportamentista di J. Bowlby. D. Anzieu non rimette in causa la metapsicologia freudiana, ma propone una rilettura molto approfondita della seconda topica che arricchisce con numerosi apporti esterni e questo mette in tensione il suo lavoro e gli permette di creare un proprio campo concettuale. Ritengo che l’interesse di D. Anzieu per il comportamento d’attaccamento sia quadruplice. In primo luogo questo concetto illumina con nuovi elementi l’ importanza della sua concezione clinica riguardante gli stati limiti e i gruppi. Secondariamente D. Anzieu considera che se all’epoca di Freud la sessualità veniva rimossa, attualmente è il corpo sensoriale come dato globale presessuale, sul quale si appoggia la realtà psichica, a venire rimosso. Per D. Anzieu lo psichismo si appoggia non solamente sul corpo biologico, ma anche sul corpo sociale. L’appoggio è reciproco: entrambe, la vita organica e la vita sociale dell’uomo, hanno bisogno di un appoggio quasi costante sullo psichismo individuale che, a sua volta, ha bisogno di un appoggio reciproco su un corpo vivo e su un gruppo sociale vivo. Così, per D. Anzieu, la teoria dell’attaccamento richiama la realtà primaria della sensorialità (il corporeo) all’interno della relazione umana (l’inizio della socializzazione) e del funzionamento mentale, e dunque permette di pensare alla costruzione dello psichismo. In terzo luogo, quello che porta D. Anzieu a teorizzare una pulsione d’attaccamento deriva dal fatto che la costruzione dell’io, l’organizzazione del funzionamento psichico che egli propone, è in buona parte psicogenetica. La pulsione e l’attività fantasmatica che le è associata, introducono una dimensione strutturale e vanno nel senso di ciò che anima anche l’insieme del suo lavoro: mantenere il doppio approccio, quello psicogenetico e quello strutturale, e farli interagire tra loro. In quarto luogo D. Anzieu pensa che la psicoanalisi viene spesso presentata come una teoria dei contenuti preconsci e inconsci. Anche se Freud in Al di là del principio di piacere (1920), L’Io e l’Es (1923), ne Il notes magico (1931) e nella 31° Nuove lezioni di psicoanalisi (1932), chiama esplicitamente l’Io involucro psichico, contenitore psichico, la teoria psicoanalitica concernente i contenitori resta molto frammentaria. Tuttavia le patologie contemRichard e Piggle, 14, 1, 2006 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento 3 poranee appaiono proprio come dei disturbi della relazione contenitore/contenuto. La teoria dell’io-pelle e degli involucri psichici è una teoria dei contenitori e rappresenta un altro asse organizzatore del pensiero di D. Anzieu che sarà ampiamente ripreso ed elaborato particolarmente in D. Anzieu (1974, 1987), B. Gibello (1994), D. Houzel (1987) e M. Enriquez (1987). Infine occorre dire che se la teoria dell’attaccamento è una parte importante del sostrato teorico di D. Anzieu, la pulsione d’attaccamento è poco nominata, elaborata, ma tuttavia sempre presente nel filo conduttore dei suoi vari lavori sull’io-pelle e sui concetti connessi come quello degli involucri psichici e dei significanti formali. L’obiettivo di questo lavoro consiste nel mostrare come la pulsione d’attaccamento sia costituita dagli stessi fattori delle pulsioni freudiane- fonte energia, meta, oggetto- e che essa intrattiene delle relazioni con alcune rappresentazioni ed affetti. Se ne precisano anche le specificità. Il mio lavoro è una costruzione a partire da ciò che già esiste, è una interpretazione, è una mia lettura a partire da uno dei filoni di pensiero (asse) dell’opera di D. Anzieu che mi sembra necessario comprendere e sviluppare meglio. L’io pelle Per dovere di chiarezza, faccio alcune precisazioni sull’io-pelle che permetteranno di comprendere meglio ciò che intende Anzieu per pulsione d’attaccamento. L’io-pelle, concetto centrale della teoria d’Anzieu, è una istanza psichica che trova il suo appoggio sulle funzioni della pelle biologica: il sacco che trattiene all’interno, la barriera che protegge e il luogo primario degli scambi con l’altro. Per Anzieu, la pelle possiede un primato strutturale in quanto è il solo senso a ricoprire tutto il corpo e contiene essa stessa vari sensi (calore, dolore, contatto, pressione…) la cui vicinanza fisica comporta la contiguità psichica. Il tatto è il solo senso esterno a possedere una struttura riflessiva: ad esempio il bambino che tocca il proprio dito, sperimenta la sensazione di essere un pezzo di pelle che tocca ed è toccata. Sul modello della riflessività tattile si costruiscono le altre riflessività sensoriali e quella del pensiero. L’io-pelle è innanzitutto e soprattutto interfaccia2. In effetti, tra le interazioni madre/neonato, l’io-pelle materno contribuisce alla costituzione di quello del bambino, partendo da un’interfaccia che può essere rappresentata dal fantasma di una pelle comune ad entrambi. Quest’ultima mantiene la 2 R. Thom (1983), che influenzò molto D. Anzieu pensa che l’interfaccia sia la configurazione originaria. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 4 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento madre e il neonato attaccati in una simmetria che prefigura la loro prossima separazione. D. Anzieu facendo un parallelismo con la pelle, riconosce otto funzioni all’io-pelle (1985, 1993 a, 1994, 1994 a, 1995). L’io-pelle assicura una funzione di conservazione della vita psichica (holding secondo Winnicott, 1962), di contenimento dell’apparato psichico che contiene in particolare le pulsioni (handling secondo Winnicott, 1962), una funzione di para-eccitazione, di individuazione del Sé, d’intersensorialità, di sostegno della eccitazione sessuale, di ricarica libidica del funzionamento psichico e di iscrizione di tracce sensoriali (object presenting secondo Winnicott, 1962; “pittogramma” secondo P. Aulagnier, 1975). È importante mettere qui in evidenza ciò che D. Anzieu scrive ne L’iopelle (1985): “Tutte le funzioni precedenti sono al servizio della pulsione d’attaccamento [e] in seguito della pulsione libidica” (pag. 105). La pulsione d’attaccamento e le sue componenti Per Freud l’elenco delle pulsioni non era chiuso; così D. Anzieu si sente autorizzato a prendere in considerazione una pulsione d’attaccamento secondo J. Bowlby (1958) o d’aggrappamento secondo Hermann (1943). È interessante rimarcare che Freud, nei Tre saggi sulla teoria sessuale, nomina diverse volte la pelle come zona erogena. In una nota Freud d’altronde scrive: “Bisogna ricordare qui la tesi di Moll, il quale scompose la pulsione sessuale in pulsione di “contrettazione”3 e in pulsione di detumescenza. Contrettazione significa bisogno di contatto cutaneo”. Nella seconda parte dei Tre saggi sulla teoria sessuale, studiando la suzione del neonato “che consiste in un contatto di succhiamento ritmicamente ripetuto con la bocca”4, dice che questa ricerca di contatto può essere fatta con tutte le altre parti della pelle. Esiste una “pulsione di afferrare”5, scrive, che può manifestarsi attraverso il tiramento del lobo dell’orecchio, ad esempio, o quando, per lo stesso scopo, il lattante s’impadronisce di una parte del corpo di qualcun altro. Meta e fonte della pulsione d’attaccamento La pulsione d’attaccamento si deve collegare alle pulsioni di autoconservazione; essa, come dice D. Anzieu (1985, 1993 a ) è “una forma”. 3 4 5 Dal latino concrectatio che significa: palpamento. Freud S. (1905) nota a pag. 480. (n.d.t.) Freud S. (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale. Vol. IV, pag. 490. (n.d.t.) ibidem (n.d.t.) Richard e Piggle, 14, 1, 2006 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento 5 Allo stesso titolo delle pulsioni di autoconservazione che hanno come meta la soddisfazione dei bisogni fondamentali, la pulsione d’attaccamento è destinata a soddisfare il bisogno di protezione, di conforto e di sostegno. Le modalità di soddisfazione della pulsione d’attaccamento riprendono alcuni fattori favorevoli ai comportamenti d’attaccamento descritti da Bowlby, lo scambio dei sorrisi, lo scambio dei segnali sensoriali e motori durante l’allattamento, la solidità del sostegno, il calore del contatto, il tocco carezzevole, aggiungendo però la concordanza dei ritmi. (D. Stern mostra tutta l’importanza del ritmo nell’interazione madre/lattante tramite il suo concetto di “accordo affettivo”, 1997). Se la pulsione d’attaccamento è sufficientemente soddisfatta, essa conferisce al neonato “la base sulla quale può manifestarsi la spinta d’integrazione dell’io”: l’io-pelle, superficie primaria, interfaccia, limite, involucro e contenitore. D’altra parte la soddisfazione dei criteri d’attaccamento conduce ad un attaccamento positivo tra la madre (o l’ambiente materno) e il neonato e intesse i primi legami di tenerezza. L’attaccamento negativo (D. Anzieu,1990) costituisce una fissazione ad un oggetto d’amore che risponde negativamente alle ripetute domande di tenerezza e di conforto. Esso, mi sembra, spiega in modo sorprendente la relazione d’oggetto maltrattante. Conviene aggiungere che lo scambio linguistico si appoggia anche sulla pulsione d’attaccamento in quanto questa è al servizio dell’individuazione (reperage) dei segnali provenienti dalla madre e in seguito dal gruppo familiare (D. Anzieu, 1985), individuazione (reperage) che è comunicazione preverbale e infralinguistica. La pulsione deve incarnarsi per essere sperimentata come spinta. È necessario che si costituisca una zona corporea dalla quale la spinta possa trarre la sua origine. La fonte corporea non è legata unicamente ai bisogni vitali, ma, per D.Anzieu, è legata anche alle esperienze sensoriali e sensomotorie precoci che sono le fonti della pulsione d’attaccamento. “La fonte corporea è legata alle esperienze sensoriali, poi senso-motorie precoci e diviene in seguito una fonte corporea immaginaria, localizzata in qualche organo dei sensi, in qualche orifizio della superficie corporea” (D. Anzieu, 1984, pag. 60). La soddisfazione dei bisogni vitali, per l’appoggio delle pulsioni sessuali, permetterà la costituzione delle zone erogene, contemporaneamente la pulsione d’attaccamento soddisfatta consentirà all’io-pelle di costituirsi progressivamente come zona erogena. L’io-pelle capta su tutta la sua superficie l’investimento libidico e diventa un involucro d’eccitazione sessuale. Così l’io-pelle, come ho già detto, svolge la funzione di appoggio dell’eccitazione sessuale a partire dalla quale le zone erogene andranno a differenziarsi. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 6 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento Energia della pulsione d’attaccamento: la vitalità (vivance) e la libido d’attaccamento Per D. Anzieu l’idea di una spinta della pulsione è centrale nella problematica pulsionale. La spinta della pulsione d’attaccamento consiste prima di tutto “a far sì che l’inanimato si animi” (D. Anzieu, 1984). Egli intende in questo senso, per esempio, il gioco del rocchetto del bambino oppure il gioco con le macchinette che rappresentano il pene mobile del bambino piccolo che va e viene e nel quale ciò che importa è soprattutto l’aspetto vitale, animato, dinamico, mobile della spinta pulsionale, in rapporto a ciò che è morto, inanimato, statico; le valenze erotiche o aggressive non sono che secondarie. Il neonato non può fare l’esperienza della spinta pulsionale se non quando abbia acquisito la differenza tra l’animato e l’inanimato. L’animato si caratterizza per il suo calore costante, la ritmicità delle stimolazioni, la ferma dolcezza del contatto e del sostegno, l’emissione di segnali intenzionali come i sorrisi o il bagno di parole, in altri termini tutto ciò che soddisfa la pulsione d’attaccamento e stabilisce un attaccamento positivo. L’energia pulsionale si carica all’interno e tramite l’ambiente materno (D. W. Winnicott) in interazione con l’io-pelle del neonato che si sta costituendo. Ecco ciò che dice D. Anzieu: “ Allora ci sono delle sensazioni o piuttosto delle impressioni che sono le prime sensazioni, dove si sente che qualcosa preme, qualcosa spinge, si appoggia. La prima impressione è il bambino preso tra le braccia dell’ostetrico, della madre e stretto tra le loro braccia. Queste pressioni danno delle impressioni e queste costituiscono i primissimi conflitti psichici fondamentali, c’è il loro “godimento vitale” (vivance), la loro “vitalità”, la loro “vivacità”, la vivacità dell’impressione6” (D. Cupa, E. Adda, 1993). D. Anzieu lega perciò queste prime impressioni, che tramite l’io-pelle materno si costituiscono nell’io-pelle del neonato, ad una carica pulsionale, la “vitalità (vivance), che è un primo sentimento d’essere, d’esistere che appartiene propriamente alla pulsione d’attaccamento, il primissimo inizio della libido d’attaccamento. D’altronde l’autore ritiene che la libido implichi il piacere che si ripartisce in un continuum che va dalla sensualità diffusa della pelle alla scarica sessuale dell’orgasmo adulto. Propone due linee libidiche: la prima rende conto delle fissazioni della libido fissata su un oggetto; la seconda è quella dell’aggrappamento, dell’agganciamento, dell’attaccamento che mette l’accento su una partecipazione più attiva del bambino piccolo alla relazione duale. La chiama libido d’attaccamento che si sviluppa parallelamente alla costituzione dell’io-pelle. 6 Il termine vividness deriva dalla filosofia empirista inglese. D. Anzieu lo ha tradotto come “vivance”. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento 7 Oggetto della pulsione d’attaccamento e divieto di toccare La pulsione ha bisogno, tramite l’introiezione, di un punto fisso nell’apparato psichico, di un centro di gravità per esercitare, appoggiandovisi, la sua spinta. Ciò che viene introiettato non è tanto l’oggetto quanto le stimolazioni che suscita. D. Anzieu qui si riferisce esplicitamente a N. Abraham e M. Torok: “È la capacità di essere stimolato dalla eccitazione pulsionale ad essere introiettata” (1984). L’oggetto della pulsione d’attaccamento (oggetto del bisogno) dunque è l’io-pelle materno stimolante, involucro senso-motorio, sonoro, visivo e comunicante. Una volta introiettato, l’oggetto diviene l’io-pelle del neonato le cui funzioni si mettono al servizio della pulsione d’attaccamento. Sono i divieti che, delimitando le pulsioni, riorganizzeranno i loro oggetti e il loro scopo e trasformano l’oggetto del bisogno e il suo universo stimolante, in oggetto perduto-rappresentante del desiderio. D. Anzieu (1984, 1985) pensa che, prima dei divieti edipici, è necessario prendere in considerazione un doppio divieto di toccare. Il primo è formato dal divieto primario che poggia sul contatto attraverso l’abbraccio corporeo e riguarda una larga parte della pelle, le differenti pressioni, il calore, le sensazioni cinestesiche, ecc. Il divieto acquista significato in modo implicito, particolarmente attraverso l’allontanamento: la madre ritira il seno, sposta il viso e depone il neonato nel suo letto. Il divieto primario di toccare s’oppone specificatamente alla pulsione d’attaccamento. Il secondo divieto di toccare riguarda il toccare con la mano, divieto selettivo che costringe il toccare manualmente a delle modalità operatorie d’adattamento in quanto i piaceri ottenuti tramite il toccare, non sono concepibili se non subordinati al principio di realtà e alle regole morali e sociali. Grazie ai divieti di toccare, da una parte l’io, che secondo l’espressione di Freud è fondamentalmente una superficie (quella del corpo) e che perciò funziona soprattutto secondo una strutturazione in io-pelle, può passare ad un altro sistema di funzionamento, quello del pensiero, proprio di un io psichico differenziato da un io corporeo altrimenti articolato con esso. D’altra parte le esperienze tattili sono trasformate in “rappresentazioni di base sul cui fondo possono stabilirsi dei sistemi di corrispondenze intersensoriali (ad un livello prima figurativo che conserva un riferimento simbolico al contatto, poi ad un livello puramente astratto, libero da tale riferimento” (D. Anzieu, 1985, p.169). La pulsione d’attaccamento investe i significanti formali e i contenitori Nel lavoro Gli involucri psichici, D. Anzieu termina il suo articolo sui significanti formali e l’io-pelle, scrivendo: “I significanti formali sono investiti soprattutto dalla pulsione d’attaccamento e di autodistruzione” (1987 a, pag. 19). I significanti formali nel suo pensiero sono queste rappresentaRichard e Piggle, 14, 1, 2006 8 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento zioni di base che sono state appena evocate: queste si iscrivono nella categoria delle rappresentazioni di cose definite da Freud. Essi sono una configurazione, una figura che rende conto dei contorni dell’oggetto, per cui sono essenzialmente una rappresentazione dei contenitori psichici, fatto che rende centrale la loro dimensione spaziale. Sono di conseguenza i vettori di operazioni psichiche di tipo topografico come ad esempio: “Una pelle si ritira”. Essendo troppo arcaici, i significanti formali non possono essere tradotti ed esplorati come dei fantasmi. D. Anzieu in questo si ricollega al lavoro di G. Rosolato sui significanti di demarcazione (1978). Significanti prelinguistici che si originano nella prima infanzia, hanno un “peso di impregnazione” considerevole sul funzionamento psichico. Essi permettono la memorizzazione di “impressioni”, di “sensazioni precoci”. I significanti formali sono perciò costitutivi dei contenitori psichici che, in qualche modo, si formattano nelle interazioni continue tra le sensazioni del neonato che prendono il loro impatto percettivo, le sue risposte iniziali innate e l’attenzione anticipatrice della madre su questi significanti. Questi traducono metaforicamente una configurazione psichica: la simmetria, la riflessività, la trasformazione nel senso di B. Gibello (1994) che comprende la sovrapposizione, l’incastro, ecc., questi possono essere patologici: ritiro, sradicamento, incurvamento, aspirazione che testimoniano una alterazione dell’involucro psichico. I conflitti in gioco sono dei conflitti arcaici che si giocano principalmente ad un livello corporeo. Rifacendoci al lavoro di J. McDougall (1978) sul fantasma di “un corpo per due”, di “una psiche per due”, D. Anzieu precisa che i significanti formali rappresentano anche “una lotta per la sopravvivenza psichica” (1987, p. 13). Servono da cornice e da realizzazione immaginaria contenente le prime sensazioni arcaiche troppo spaventose e ancora non rimuovibili. La pulsione d’attaccamento investe perciò queste proto-rappresentazioni che appartengono all’universo senso-motorio dell’io-pelle che si costituisce e che appaiono come contenitori originari. Per D. Anzieu, lavorare sui significanti formali consente un approccio alle differenti funzioni dell’io-pelle; così “una superficie crolla” traduce una mancanza di stabilità o, ad esempio, “il mondo turbinoso del bambino autistico”, descritto da D. Houzel (1987), è un significante formale formulabile come “una superficie si piega e turbina”, che manifesta una insufficienza della funzione para-eccitazione dell’io-pelle. Per concludere Mi sembra che dobbiamo pensare che la pulsione d’attaccamento leghi l’una all’altra le zone sensoriali basate sulla pelle e permette che rimangano fissate le primissime “impressioni”. I significanti formali danno conto della registrazione. La vitalità (vivance) è l’energia iniziale di questa pulsione che è virtualmente erotica. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento 9 La pulsione d’attaccamento costruisce “il punto d’attacco,” vale a dire il legame che annoda la pelle psichica del bambino alla vibrante pelle psichica della madre, che lo sostiene e che lo fantasmatizza. Ella tesse il legame di tenerezza sulla base di complici accordi. La pulsione d’attaccamento spinge verso la socializzazione, spinge all’incontro, all’incontro nel senso di Aulagnier. Sottende le comunicazioni ecotattili ed ecoprassiche che offrono un appoggio allo scambio linguistico, condizione dello scambio presimbolico e precondizione della simbolizzazione che sussisteranno come sorgente semiotica originaria e diventeranno attive nell’empatia, nel lavoro creativo e nell’amore. Constatiamo che la pulsione d’attaccamento attraversa l’opera di D. Anzieu dal 1974 al 1996, data del suo ultimo lavoro, e che vi è costantemente presente. Nel cammino per rintracciarla, scopriamo che la sua presenza è tenue, ma continua e che essa intrattiene un rapporto molto stretto con l’iopelle. Questa comprensione dell’universo psichico conduce D. Anzieu ad un riaggiustamento della tecnica psicoanalitica con la formulazione della “analisi transizionale7”. Dopo W. Bion e D.W. Winnicott è stato uno dei primi ad aver lavorato sulla clinica degli stati limite. Nel caso di pazienti con una patologia caratteriale o narcisistica, ritiene che occorra rimaneggiare il setting analitico in modo di ristabilire un’area di illusione nel senso di D.W. Winnicott, al fine di ripristinare alcune funzioni dell’io-pelle. Notiamo che per lui lo spazio transizionale e l’oggetto transizionale descritto da D.W. Winnicott sono legati alla pulsione d’attaccamento (Anzieu, 1974, 1985). L’analisi transizionale necessita perciò che le variabili temporo-spaziali del setting, alcune regole e l’atteggiamento interiore dell’analista, siano organizzate allorquando se ne presenta la necessità, sia come tappa preliminare di una cura classica, sia durante il decorso della terapia. Seleziono in questo caso solo le proposte fatte da D. Anzieu riguardo all’analisi transizionale che sono direttamente legate al mio scopo. Per D. Anzieu, l’analista ricopre otto ruoli in rapporto alle otto funzioni del pensiero (1999 a e b): l’analista è un sostegno ausiliario, è un contenitore dell’ angoscia, uno schermo ausiliario para-eccitatorio, permette l’identificazione, permette la costruzione dei significanti formali, favorisce l’accesso al vero sé, stimola o mitiga la voglia d’eccitazione, sopporta il transfert positivo e quello negativo, infine libera l’energia trattenuta. Il primo ruolo, che consiste nell’essere un appoggio ausiliario, porta l’analista ad esercitare simbolicamente i fattori dell’attaccamento (sorriso, solidità del sostegno, dolcezza del contatto, messaggi sensoriali che accompagnano la parola-nutrimento). 7 Questo concetto è stato inizialmente proposto da R. Kaes nell’analisi di gruppo (1994). Richard e Piggle, 14, 1, 2006 10 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento D’altronde D. Anzieu precisa che il controtransfert si elabora partendo non soltanto dall’amore e dall’odio, che implicano la sessualità, ma anche dalla tenerezza e dal rifiuto che implicano la sensorialità. Un difficoltà centrale dell’analisi transizionale deriva dal fatto che i pazienti non possono verbalizzare le carenze ambientali precoci. È il loro corpo che, nella seduta, fornisce il materiale nel proporsi alla vista, al tatto, alla sensazione, all’ascolto. L’analista, utilizzando la simbolizzazione, deve trasformare le esperienze corporee che gli sono state inviate. Questo rende necessaria nell’analista una certa disponibilità interiore a provare nel proprio corpo le difficoltà del suo paziente: perché nel lavoro dell’analista, che va dal corpo al pensiero, nulla appare nella mente senza che sia stato previamente esperito. Questo, tra l’altro, mi fa pensare alle diverse visite fatte ad una mostra di F. Bacon alla quale D. Anzieu (D. Anzieu, M. Monajauze, 1993 b) ci invita. La modalità con cui le evoca spiega le sue esperienze di fronte alla tele di F. Bacon e mi sembra essere un esempio di analisi del controtransfert nell’analisi transizionale. Così scrive nel suo lavoro: “Messi di fronte a questo tipo di sofferenze (in questo caso quelle di F. Bacon), lo psicoanalista prima di volersi fare interprete trova vantaggio nel sentirsi pittore, per raccogliere queste tracce impresse dai contatti primari e per testimoniare della loro registrazione a coloro cui queste si riferiscono” (pag. 22). Mi sembra che il transizionale, per la sua dimensione contenitiva, messa così bene in evidenza da D. Anzieu, è un tempo che permette la ritrascrizione del sensoriale in sessuale e che fa sì che il legame di tenerezza, costituito come tessitura per la pulsione d’attaccamento, possa trasformarsi in ciò che Freud chiama la corrente sessuale, dal momento che tenerezza e sessualità mescolate costituiscono l’amore. Riassunto Una attenta lettura dell’opera di D. Anzieu ci porta a scoprire che in tutto il suo lavoro l’autore ha concettualizzato l’esistenza di una pulsione di attaccamento che, se è soddisfatta in modo sufficiente, permette la costituzione dell’io-pelle. Questa pulsione possiede tutte le caratteristiche della pulsione così come la definisce Freud. Parole chiave: istinto di attaccamento, Io-pelle, tenerezza, corporeo, contenitore. Bibliografia Abraham N, Torok M (1978). La scorza e il nocciolo. Trad. it. Roma: Edizioni Borla, 1993. Anzieu A (1974). “Emboitment”. Nouvelle revue de psychanalyse, n. 9, p. 195-208. Richard e Piggle, 14, 1, 2006 D. Cupa: La pulsione d’attaccamento 11 Anzieu A (1997). L’involucro isterico. In: D. Anzieu et al. Gli involucri psichici. Trad. it., Milano: Dunod (Masson S.p.A.), 1997. Anzieu D (1974). Le moi-peau. Nouvelle revue de psychanalyse, 1974, n. 9, p. 195-208. Anzieu D, Dorey R, Laplanche J (1984). La pulsion, pourquoi faire? 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Psicoanalista, membro della Société Psychanalytique de Paris (S.P.P.) Indirizzo per la corrispondenza/Address for correspondence: Dominique Cupa 34/36 rue Dieulafoy, 75013, Paris (France) Richard e Piggle, 14, 1, 2006