1 1. COMUNICAZIONE REGOLATIVA Per comunicazione regolativa si intende quella competenza comunicativa orientata a promuovere e mantenere la disciplina nella gestione di un gruppo da parte del leader. In ambito scolastico tale modo di comunicare si manifesta attraverso 2 tipi di interventi: interventi di tipo preventivo e interventi di tipo correttivo INTERVENTI DI TIPO PREVENTIVO È possibile attuare interventi di tipo preventivo orientati alla promozione della disciplina in classe a 2 livelli: sia a livello della conduzione del gruppo, si a livello di strategie didattiche. Vediamone ora alcuni esempi. Esempi di comunicazione regolativa di tipo preventivo a livello di conduzione del gruppo Rendere esplicite le regole nei contenuti (cosa) e nelle funzioni (perché): le regole, in quanto tali, devono essere poche e comunicate chiaramente Formulare le norme informali, per quanto possibile, in modo consensuale Esempi di comunicazione regolativa di tipo preventivo a livello di strategie didattiche Prevedere un flusso continuo nei processi scolastici: programmare accuratamente le attività in modo da stimolare gli allievi ad essere attivamente partecipi (vedi l’importanza del principio della contemporaneità nell’applicazione di attività didattiche in apprendimento cooperativo: tutti devono essere impegnati contemporaneamente in un compito e/o ruolo funzionale al risultato del gruppo) Dedicare tempo, in funzione di un miglior clima relazionale e dello sviluppo di specifiche abilità utili alla collaborazione all’educazione alle abilità sociali (vedi i 5 principi dell’AC): costruire insieme una carta T per monitorarne l’utilizzo in classe, attribuire loro un peso nella valutazione INTERVENTI DI TIPO CORRETTIVO A LIVELLO DI STRATEGIE DIDATTICHE Interventi che portano l’attenzione dell’allievo sul suo comportamento disturbante: senza interrompere il flusso delle attività, interferire con un segnale (avvicinarsi, alterare il tono della voce, stabilire un contatto di sguardo), fare domande aperte, inviti o proposte che richiamino alla collaborazione. Ristrutturare la situazione didattica: quando per es. gli allievi sono annoiati o confusi, così da catturare nuovamente l’attenzione degli allievi INTERVENTI DI TIPO CORRETTIVO A LIVELLO DI GRUPPO Incontri di classe Gli allievi discutono su questioni relative alle regole e alla disciplina L’insegnante ha il ruolo di facilitatore, monitora il processo, piuttosto che valutare le idee, si assicura che ognuno dia il suo contributo L’insegnante pianifica l’incontro preparando domande che servano da guida per la discussione. Esempi di domande: – Domande che esplorano il significato del tema in questione “Che cos’è una regola? Perché abbiamo delle regole?” – Domande che invitano a fare connessioni tra l’argomento trattato e le proprie esperienze “In quali occasioni sono importanti per te le regole? Sei mai stato danneggiato quando una regola è stata infranta?” – Domande che stimolano a prendere posizione “Cosa caratterizza una buona regola? Se potessimo far nostra una regola per stare bene insieme, quale sarebbe?” Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 2 INTERVENTI DI TIPO CORRETTIVO SU CONDOTTE DISTURBANTI Tecnica dei 3 passi Si può applicare durante l’attività didattica, quando uno o più allievi persistono nel comportamento disturbante: 1. “Così disturbi chi vuole fare attenzione, vuoi fare silenzio?” (comunicazione descrittiva + richiesta diretta) 2. “Continui a disturbare. Ti chiedo nuovamente di fare silenzio. Se continuerai ancora, sarò costretto a…” (comunicazione descrittiva + richiesta diretta + preannuncia una punizione). 3. “Ti avevo chiesto di fare silenzio, e tu hai continuato a disturbare. Adesso…” (riepiloga la richiesta, la risposta comportamentale disfunzionale e lascia che si verifichi la conseguenza negativa preannunciata). Principi per la conduzione del colloquio e della discussione in gruppo su condotte problematiche presupposto: il comportamento disturbante è il modo più funzionale che l’allievo ha scoperto nel suo contesto relazionale di riferimento per appagare i suoi bisogni la finalità da perseguire a livello educativo (consapevoli dei limiti del proprio ruolo) è aiutare l’allievo a trovare risposte adeguate ai suoi bisogni nel rispetto del contesto in cui vive Quando parliamo con un allievo o con il gruppo classe di condotte problematiche teniamo presente queste mete: 1. Decodificare i bisogni che stanno dietro ad un certo tipo di condotta (ad es: bisogno di sentirmi visto, riconosciuto) 2. Facilitare nel ragazzo la verbalizzazione dei bisogni e delle situazioni-stimolo collegate (ad es: bisogno di sentirmi riconosciuto, paura di non essere nessuno nel gruppo quando non ricevo attenzioni esplicite) 3. Ciò contribuisce a stimolare il soggetto ad elaborare una rappresentazione mentale del bisogno e della situazione collegata, presupposto per: – ampliare le possibilità di espressione e soddisfazione del bisogno (posso chiedere riconoscimenti, posso sentirmi importante utilizzando altre strategie) – prevedere gli effetti della propria condotta (se continuo a disturbare, otterrò attenzione ma continuerò a sentirmi inquieto) Strategie utili nel colloquio Manifestare interesse e vicinanza Trattare il comportamento attuale (evitare di ricordare le volte in cui ha trasgredito in passato; chiedere ad es. “cosa stai facendo?” piuttosto che “ecco! Ci siamo un’altra volta ”) Facilitare una valutazione delle conseguenze del comportamento (“Ciò che fai ti è di aiuto, ti torna utile? È di aiuto o torna utile agli altri?cosa ottieni in questo modo?”) Aiutare a elaborare un piano di cambiamento (ad es. “Ci sono altre modalità, oltre quelle che usi, per raggiungere ciò che desideri?”) Ottenere l’accordo a restare fedele al piano prescelto (chiedere ad es. “Pensi che sia fattibile? Hai qualche perplessità?”; concordare verifiche sull’andamento) Nel caso fallisca nel mantenere il piano, interessarsi a ciò che si sta verificando, senza cedere allo scoraggiamento “Oggi non hai mantenuto i tuoi propositi. Come sarà domani? Che puoi fare per stare entro il piano che ti sei prefissato?” Non criticare l’allievo per piani interrotti, ma non impedire il verificarsi di conseguenze, affinché abbia la possibilità di constatarne la sconvenienza Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 3 2. BAMBINI IPERATTIVI E CON DIFFICOLTÀ DI ATTENZIONE: comprendere e gestire il comportamento disturbante Alla base del comportamento disturbante, lievi difficoltà di tipo neuro-cognitivo si intrecciano con fattori di tipo educativo/relazionale: Debole insegnamento del saper aspettare una gratificazione Incoerente insegnamento di regole educative e routine giornaliere Lunga serie di fallimenti del bambino che influenza negativamente il proprio senso di autoefficacia Eccessiva enfasi dei genitori sugli aspetti negativi del comportamento del bambino Poche o incoerenti gratificazioni degli educatori nei confronti del bambino quando manifesta comportamenti adeguati PRINCIPI DI GESTIONE DEL COMPORTAMENTO IN CLASSE Immediatezza delle conseguenze e del feed-back: per mantenere il controllo sul proprio comportamento, il bambino con queste caratteristiche ha bisogno di sperimentare ricompense o conseguenze negative molto + immediate rispetto agli altri bambini Frequenza delle conseguenze e del feed-back: > numero di feed-back, dati in modo + frequente Importanza delle conseguenze: le conseguenze derivanti dal comportamento del b. devono essere + rilevanti e consistenti per lui rispetto ai coetanei (ad es. libertà di scegliere il gioco preferito) Privilegiare l’azione: la modalità impulsiva di questi allievi non dipende da un problema di comprensione delle regole. Pertanto occorre agire (piuttosto che chiedere di ragionare) fornendo conseguenze al comportamento in modo veloce e frequente Privilegiare gli aspetti positivi: prima di concentrarsi sulla modificazione del comportamento inappropriato, l’educatore dovrebbe attuare un programma di ricompensa dei comportamenti positivi (questi bambini ricevono sempre un’attenzione negativa) Anticipare situazioni potenzialmente problematiche: vi sono dei momenti critici nell’arco della giornata, legati al cambiamento della situazione in corso. Ad es., in ambito scolastico, il passaggio tra le diverse ore di lezione. Prima di passare alla transizione è utile ripetere le regole con il bambino, stabilendo con lui un programma di ricompense e punizioni. Mantenere un senso delle priorità: non è possibile affrontare tutti in una volta i problemi del bambino; focalizzarsi su 1 o pochi comportamenti importanti e lavorare solo su essi per un po’. Mantenersi in una prospettiva di disturbo: tenere presente che questi bambini non si comportano intenzionalmente male, ma che hanno dei problemi nel controllare il proprio comportamento. Non personalizzare e praticare il perdono: nell’aiutare il bambino non si devono fare propri i suoi problemi, né colpevolizzarsi per la loro esistenza. Occorre “perdonare” se stessi per gli inevitabili errori nel gestirne il comportamento, per evitare il rischio che i nostri interventi, influenzati dal senso di colpa o di inadeguatezza, siano decisi con poca lucidità. PRINCIPI DI GESTIONE A LIVELLO DI GRUPPO Promuovere un clima di collaborazione e comprensione favorendo la riflessione sulle modalità migliori di stare insieme Sensibilizzare i compagni a “non rinforzare” i comportamenti disturbanti del bambino che cerca la loro attenzione (ignorandoli e non dando loro attenzione né positiva né negativa). Di fronte all’osservazione “perché a lui lo permetti e a noi no? è utile ricordare: – Ogni alunno ha diritto ad avere il tipo di insegnamento individualizzato di cui necessita – Tale diritto è prevalente sul diritto dell’insegnante di non essere contestato da altri alunni, o dai loro genitori Un atteggiamento autorevole renderà tutti più certi del fatto che “è l’insegnante a decidere” ciò che è meglio per ciascun bambino Può essere opportuno presentare con chiarezza e onestà il motivo della facilitazione, stimolando un senso di responsabilità collettiva sul buon andamento degli apprendimenti di tutta la classe COLLABORAZIONE CON LA FAMIGLIA Essere empatici nei confronti della famiglia, che spesso può assumere un atteggiamento difeso, dopo una lunga storia di lamentele Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 4 Mantenere chiare routine condivise (stabilire il tempo di un’attività; regole su come si entra, si progetta la giornata, si gestiscono i passaggi da un’attività all’altra, si impiegano i tempi di pausa…) Scuola e famiglia possono stabilire un contratto educativo firmato dal bambino, dagli insegnanti, dai genitori e stabilire una scheda di comunicazione scuola-famiglia TECNICHE DI INTERVENTO A LIVELLO EDUCATIVO Tabellone dei colori PROCEDURA Un tabellone con i nomi dei bambini viene esposto su una parete della stanza; al fianco di ogni nome vi sono 5 bollini colorati in rosso, giallo, blu Ogni 30 min ogni bambino riceve un bollino: rosso se si comporta bene e secondo le regole; giallo se non si comporta secondo le regole; blu se manifesta reazioni aggressive o distruttive Le regole da seguire devono essere poche e semplici da capire, vanno esplicitate chiaramente e richiamate a cadenze regolari Non è il colore che motiva il bambino a seguire le regole, bensì ciò cui il colore è associato: se riesce a mantenere nell’arco della mattinata 3 bollini rossi può scegliere quale gioco fare tra quelli più desiderati e ambiti anche se ha dei bollini gialli può ancora scegliere il gioco che desidera ma la scelta viene circoscritta a giochi meno attraenti e motivanti se riceve invece bollini blu avrà ancora dei giochi ma non così attraenti come gli altri (ad es. fogli con matite colorate) VANTAGGI È semplice da capire (il tabellone rappresenta un ricordo concreto e visibile delle regole da mantenere) Le conseguenze del comportamento inappropriato sono immediate e non sono così severe da dare la sensazione al bambino di sentirsi schiacciato da esse (questi bambini hanno bisogno di ricevere un incentivo per uscire dal “blu”) Le conseguenze per un comportamento appropriato sono considerevoli e rilevanti È presente un’attenzione positiva individualizzata: più o meno ogni 10 min l’adulto si reca dal bambino e gli dà una conferma forte (per es. una parola dolce, una carezza) del suo operato Token Economy Durante la giornata, al bambino viene data una moneta di plastica ogni volta che manifesti un comportamento appropriato o ne eviti uno distruttivo. Tali monete vengono accumulate e alla fine scambiate con ricompense poco costose o piccoli privilegi. Tale tecnica funziona perché i bambini sono + motivati dalle ricompense per il comportamento positivo che dalle punizioni. Task System Si basa su un sistema gerarchico di conseguenze derivanti dal comportamento inappropriato L’obiettivo è bloccare i comportamenti negativi tramite l’assegnazione di un compito (task), che il bambino deve svolgere se vuole nuovamente partecipare alle attività di tipo “rosso” da lui ambite Il bambino si adopera dunque per conseguire degli obiettivi per lui desiderabili piuttosto che per evitare delle punizioni Turtle Control Principio Tecnica utilizzata per aiutare il bambino a riflettere sulla situazione piuttosto che a reagire impulsivamente contro di essa Attuazione: L’adulto evoca una situazione potenzialmente attivante comportamenti aggressivi o distruttivi Stimola l’evocazione di immagini di controllo del comportamento impulsivo, ad es. metafora della tartaruga: i bambini si sentono dentro al guscio L’adulto induce una situazione di rilassamento corporeo invitando a pensare a qualcosa di positivo di fronte alla situazione attivante Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 5 LE CONSEGUENZE NEGATIVE: come e quando utilizzare punizioni per la gestione del comportamento disturbante in classe IL SENSO DELLE PUNIZIONI Punizione è tutto ciò che sottopone il b. a una situazione spiacevole o alla sottrazione di qualcosa di piacevole L’obiettivo è favorire l’autocontrollo rispetto a comportamenti problema specifici (es: aggressività verbale o fisica, distruzione di oggetti propri o di uso comune, comportamenti pericolosi e dannosi). Ha senso solo se inserita nel contesto di un sistema di gratificazione di comportamenti adeguati. Non è il caso di sottoporre a punizione la difficoltà a stare attenti, gli errori nei compiti, la tendenza a muoversi continuamente per i quali si utilizzano strategie didattiche ed educative positive. COSA E COME PUNIRE Dopo un periodo di osservazione sistematica scegliere 1 o 2 comportamenti particolarmente disturbanti sui quali intervenire. È importante distinguere il livello di gravità tra comportamenti lievemente negativi (canticchiare, dire parolacce, ballare e saltellare) e fortemente negativi (distruttivi e dannosi). A differente livello di gravità corrisponde un diverso modo di affrontare il problema. IL COSTO DELLA RISPOSTA È un modo per perdere punti il cui accumulo dà diritto a premi o allo svolgimento di attività piacevoli nell’ambito del sistema a punti. È generalmente usato per la riduzione di comportamenti non particolarmente gravi (prendere oggetti ai compagni, interrompere un compito, non eseguire un incarico ecc…) Ogni giorno si mettono a disposizione un monte punti (ad es. 10 smile) soggetto ad aumento e/o decremento. Ogni comportamento adeguato andrà sempre elogiato (nel contesto del sistema di gratificazioni e premi precedentemente avviato) mentre per alcuni comportamenti ci saranno conseguenze negative. I comportamenti e le conseguenze saranno illustrati e concordati con il bambino. L’atteggiamento dell’adulto deve essere autorevole e non umiliante, motivando sempre in modo chiaro il motivo per cui si toglie un punto “perdi uno smile per aver interrotto il lavoro di Silvia” evitando di infierire “ecco, sei sempre il solito! ora ti tolgo uno smile, neanche oggi avrai le tue figurine”. PUNIRE IGNORANDO Di fronte a comportamenti utilizzati per attirare l’attenzione su di sé (gridare durante una lezione, cantare canzoni scurrili per far ridere i compagni etc…), una strategia è ignorarli sistematicamente mentre si rinforzano quelli positivi (ogni qual volta ottengono attenzione, tali comportamenti vengono implicitamente premiati e, dunque, rinforzati). Nella fase iniziale di ritiro dell’attenzione è molto probabile che il comportamento ignorato si intensifichi: il b. tenderà a riprendersi lo spazio di attenzione. Proprio in questa fase è cruciale la tenacia e la costanza nell’ignorare che porterà il comportamento a ridursi sino a scomparire (ovviamente occorre valutare che il comportamento da ignorare non sia dannoso o non impedisca lo svolgimento di attività importanti per lungo tempo). L’applicazione di questo tipo di strategie in classe può richiedere la collaborazione degli altri bambini. Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 6 IL RIMPROVERO Di fronte ad azioni più gravi (aggressioni fisiche o verbali, distruzione di oggetti, comportamenti pericolosi) oltre alla conseguenza negativa immediata (costo della risposta) l’adulto comunica un rimprovero rivolto al comportamento indesiderato. Il rimprovero deve essere rivolto subito al b. indicando: - qual è il comportamento inaccettabile “…hai dato un calcio alla compagna per farti dare la palla…” - perché è tale “…le è venuto un livido e sente dolore…” - quale può essere il comportamento alternativo “…quando si vuole qualcosa bisogna chiederla…” - e quali sono i vantaggi del comportamento adeguato “…così anche i tuoi compagni saranno più gentili con te e non rischierai di fare del male agli altri”. IL TIME-OUT È una strategia educativa per la gestione dei comportamenti più esplosivi e aggressivi. Consiste nell’allontanare il ragazzo dal luogo in cui si trova al fine di bloccare l’atteggiamento distruttivo (rompere oggetti, aggredire, insultare pesantemente, lanciare oggetti con violenza). È un intervento sconsigliato di fronte a comportamenti quali l’essere iperattivi, non terminare i compiti, non riuscire a stare fermi, l’essere irritabili. Ha lo scopo di privare il b. di qualsiasi attenzione o stimolazione, portandolo ad esempio in un ambiente privo di attrattive dove non abbia la possibilità di fare alcunché (sarebbe opportuno farlo star fermo e seduto per tutto il tempo della punizione). Se usato correttamente è molto efficace per far cessare rapidamente comportamenti fortemente disturbanti. Può essere utilizzato già dall’età prescolare fino agli 11-12 anni. Ecco alcuni criteri per rendere efficace la sua applicazione: - scegliere uno spazio fisico privo di stimoli e di potenziali distruttori: il time-out deve essere noioso - il tempo di durata deve essere proporzionale all’età del bambino: circa un minuto per ogni anno - non eccedere con l’uso indiscriminato di questa punizione, scegliere solo 1-2 comportamenti gravi rispetto ai quali applicarlo costantemente - non usare il time-out come minaccia “se non la smetti di lanciare i colori al tuo compagno ti porto fuori…” se è necessario applicarlo direttamente e invitare il b. a riflettere. - Attuare subito il time-out non appena si presenta l’azione problematica, comunicandolo al b. in modo conciso “non è ammissibile che tu rompa i libri del tuo compagno e lo prenda a calci, ora starai isolato per riflettere suo tuo comportamento”. - Controllare che il b., durante la sospensione, non provochi danni, senza però dargli esplicite attenzioni (ignorarlo se cerca di parlarvi) - Utilizzare un timer sonoro che dia il segnale concreto della fine del time-out - Alla fine del time-out, ricordare al b. perché ha ricevuto questa conseguenza negativa. Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 7 3. INTERVENTI PSICOEDUCATIVI SPECIFICI SUI COMPORTAMENTI PROBLEMA PIÙ GRAVI Se il b. mette in atto frequentemente comportamenti problema che non si risolvono con le strategie di rinforzo positivo e con l’applicazione di conseguenze negative e che influenzano il clima di tutto il gruppo classe, è necessario considerare quali sono gli elementi che caratterizzano il mantenersi di un determinato comportamento. Stiamo parlando di comportamenti davvero problematici che esprimano marcata aggressività verso se stessi e/o verso gli altri, forte oppositività e atteggiamenti di sfida. È importante partire dall’osservazione diretta e sistematica del b. in classe e registrare la frequenza e l’intensità in cui si manifestano i comportamenti problema; successivamente si effettuano un’osservazione e un’analisi funzionale per comprendere cosa si verifica prima, durante e dopo la situazione critica e definire così la funzionalità di quello specifico comportamento. Anche in questa fase continueremo comunque ad applicare le strategie precedenti (regole, rinforzi e punizioni). OSSERVAZIONE DEI COMPORTAMENTI MAGGIORMENTE DISTURBANTI Può essere eseguita da un insegnante o da un operatore specializzato, per circa 1 settimana, con una registrazione puntuale della frequenza, cioè annotando lo specifico comportamento ogni volta che si verifica. In questa fase occorre riportare solo ciò che fa il b. utilizzando un linguaggio il più possibile descrittivo (evitando di dare una valutazione al comportamento) ad es: “Luca scaraventa la sedia sul muro”, e non “Luca è aggressivo…” DALL’OSSERVAZIONE ALLA VALUTAZIONE: L’ANALISI FUNZIONALE Si raccolgono dati sul comportamento problema per estrapolare come, quanto e perché il comportamento si manifesta. Occorre descrivere operativamente il comportamento (come) per poi immaginare un sistema formalizzato con cui produrre dati quantitativi su di esso (quanto). Ciò aiuta a stabilire il reale peso del comportamento problema nelle varie situazioni. È così possibile iniziare ad accorgersi se vi sono dei fattori che lo fanno scaturire e lo mantengono in vita. In pratica iniziamo ad attribuire un valore al comportamento problema e a riconoscerne la funzione perché, per quanto disturbante e strano, tale comportamento svolge una funzione utile per il soggetto. Il riconoscimento della funzione di un comportamento problema ci consente di aiutare il b. a manifestare la funzione in modo diverso. Ciò non significa giustificare il comportamento ma comprenderne il senso, scorgerne i bisogni sottostanti. Dopo aver individuato gli eventuali fattori che scatenano in modo ricorrente un determinato comportamento (antecedenti) sarà opportuno verificare se anche le risposte conseguenti hanno l’effetto di un rinforzo piuttosto che di un deterrente. A B Stimolo antecedente Risposta comportamentale L’insegnante spiega un nuovo Il b. interrompe la lezione argomento correndo per l’aula C Stimolo conseguente L’insegnante lo fa uscire dall’aula per qualche minuto In questo esempio, ipotizzando che il bambino in questione abbia una diagnosi di ADHD, emerge come la funzione del comportamento problema sia quella di evitare una richiesta, seguire un argomento poco familiare, che richiede un investimento eccessivo in termini attentivi per il b. che ha una difficoltà specifica a mantenere l’attenzione a lungo su un unico stimolo. La conseguenza, a sua volta, funge da rinforzo negativo poiché toglie da una situazione scomoda. Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it 8 FORMULAZIONE DI UN PIANO DI INTERVENTO Dopo l’osservazione e la valutazione del comportamento problema attraverso l’analisi funzionale si definisce un piano di intervento che agisca soprattutto sugli antecedenti e sulle riposte ambientali per rinforzare comportamenti positivi alternativi. Torniamo all’esempio del b. che interrompe l’insegnante mentre spiega, per la difficoltà a prestare attenzione. Se l’antecedente individuato è una lezione troppo lunga e impegnativa, l’utilizzo di strategie didattiche innovative e attive (brevi attività strutturate con piccole pause e lavori a coppie, utilizzo di filmati, foto etc…) potrebbe essere un aiuto per prevenire i comportamenti problema. Allo stesso tempo si dovranno modificare anche le risposte dell’ambiente (le conseguenze) nei confronti del comportamento problematico agendo modalità alternative che costituiscano un effettivo deterrente. Nell’esempio precedente, anziché far uscire il bambino dall’aula si possono pensare a piccoli premi da dargli in seguito all’attuazione del comportamento desiderato (mantenere l’attenzione alle attività proposte) che non verranno invece assegnati in caso di interruzione. Una volta attuato il piano di intervento sarà opportuno riflettere sui risultati per valutarne l’efficacia e ipotizzare eventuali revisioni migliorative. Condurre la classe in modo efficace – www.michelacarmignani.it