PROGETTO ALZHEIMER
In collaborazione con la Dott.ssa Francesca Turati, Designer
LA SITUAZIONE ATTUALE
L’Alzheimer è una malattia che progressivamente distrugge la vita, che via via si dissolve nel vuoto perché
privata dei suoi ricordi e dei mezzi di decodifica della realtà dalla quale ci si allontana, in un percorso degenerativo che produce anime isolate e disperse.
lo scopo del nostro progetto è stato trovare soluzioni progettuali atte alla riduzione del gap cognitivo che si
genera tra il paziente, affetto da demenza, e l’ambiente in cui esso vive, sia esso casa di riposo o ambiente
domiciliare, senza optare per le classiche scelte “costrittive” che caratterizzano tutte le proposte attuali del
mercato.
NO
NO
all’ISOLAMENTO
alla COSTRIZIONE
Chi perde progressivamente la memoria tende a isolarsi
perché non riconosce l’ambiente intorno a se’.
Il classico “Letto Alzheimer” ad altezza ridotta, che
offre attualmente il mercato, limita i movimenti
e soprattutto l’autonomia delle persone, che non
riescono ad alzarsi da sole.
SI
SI
a LUOGHI di
SOCIALIZZAZIONE
alla
AUTONOMIA
Creare ambienti caratterizzati da aree ben definite e
realizzati grazie all’uso di colori, forme fluide e arredi
“old style” in grado di rievocare ambienti domestici
e quindi facilmente riconoscibili dall’ospite affetto
Alzheimer; organizzare luoghi in cui la persona
non si perde e non si spaventa, ma al contrario si
lascia guidare, favorendo così l’atto compulsivo del
vagabondaggio e la socializzazione.
Un letto funzionale alla necessità della persona,
elevabile in altezza e allestito con semi-sponde
che riducono il grado di costrizione impedendo
le tanto temute cadute accidentali, garantendo
al contempo, autonoma mobilità e facilità
nell’alzarsi; il tutto al fine di stimolare il movimento
e l’utilizzo delle capacità residue ancora presenti
nel paziente.
LE NOSTRE RIFLESSIONI
Perché i progetti destinati ai nuclei protetti AD non hanno mai preso in considerazione
tutti gli aspetti e le reali esigenze manifestate dall’utenza affetta da patologia neurodegenerativa le cui qualità neurologiche si presentano degenerate stadi e modalità differenti?
È possibile stabilire un equilibrio che permetta alla persona di interagire con lo spazio
del vissuto, senza che la percezione ambientale, alterata dalla malattia, si sovrapponga
in modo sbagliato con il dato reale?
STUDIO E RICERCA
In collaborazione con la designer Francesca Turati abbiamo analizzato la letteratura disponibile e, confrontandoci
con i medici specializzati in patologie neurodegenerative, abbiamo stilato un protocollo progettuale utile
all’allestimento di nuclei protetti Alzheimer, da realizzare ex novo o da inserire in strutture preesistenti. La
nostra ricerca si è concentrata sulla realizzazione di assetti planimetrici arricchiti da scelte cromatiche e
complementi d’arredo studiati ad hoc. Vogliamo che i nostri prodotti diventino un valido supporto alle ridotte
abilità residue, trasformando i tradizionali spazi d’accoglienza in veri e propri spazi protesici.
PROGETTAZIONE e REALIZZAZIONE
Gli spazi allestiti sono aree che hanno la volontà di divenire
componente terapeutica nell’invalidità psichica e fisica
degenerativa, capaci di rievocare ambienti domestici,
amichevoli, comprensivi, capaci di suscitare sentimenti
di affezione e familiarità in cui la componente percettivo
sensoriale prevale rispetto alla componente funzionale; tutto
nella volontà di implementare il concetto di cura che si sposta
dal semplice assistere alla volontà di aumentare la qualità
della vita del paziente affetto da Alzheimer.
Planimetria GENERALE
Rendering AREE COMUNI
Planimetria CAMERA
Rendering CAMERA
Rendering CAMERA
Rendering CAMERA
Planimetria PALESTRA
Rendering PALESTRA
Rendering PALESTRA
Rendering PALESTRA
APPROFONDIMENTO
Ogni progetto per l’arredamento e la creazione di ambienti che permettano al
paziente affetto da AD di vivere al meglio la quotidianità, in base allo stadio
della sua malattia, deve tenere conto di una serie di elementi fondamentali e
di punti chiave per una progettazione funzionale, come ad esempio:
- un pavimento a scacchi o con forte contrasto cromatico viene interpretato
come un suolo pieno di “buchi”, quindi la persona non è invogliata ad accedere
nell’ambiente e di conseguenza tende ad isolarsi, a non sfruttare appieno gli
ambienti comunitari;
- una scala fisioterapica con struttura bianca appoggiata a muro bianco viene vista come “gradini sospesi in aria”, quindi pericolosa ed instabile: quando
i colori si sovrappongono e la differenza cromatica è minima, il volume del
complemento d’arredo o dell’ausilio non viene percepito, quindi, ad esempio,
anche le porte caratterizzate dallo stesso colore dei muri non vengono individuate dal paziente Alzheimer caratterizzato da ipovedenza;
- vedere la propria immagine riflessa in uno specchio può creare panico e fobie persecutorie a causa del suo mancato riconoscimento, il paziente affetto
da Alzheimer infatti a causa della regressione cognitiva ricorda le sue fattezze
come in età giovanile;
- utilizzare ricordi visivi e/o concreti per identificare spazi legati alla persona
(come le camere private); una foto dei tempi passati, un oggetto da lavoro,
un ricordo personale possono divenire utili per allestire la “bacheca dei ricordi”, da arricchire o modificare a seguito della degenerazione neurologica;
- la forte necessità di vagabondaggio nelle persone affette da AD deve essere assecondata con ambienti protetti, circolari, affinché le persone possano
muoversi (e restare attive) senza perdersi;
- la necessità del rovistio deve essere assecondata con zone appositamente
adibite, ambienti capaci di guidare il paziente nella manifestazione del suo
istinto senza rinunciare all’incolumità; lo spazio diviene quindi elemento capace di guidare le azioni del paziente rendendo ad esso visibile ciò che è a lui
pertinente ed occultando spazi e ausili a lui non sicuri; ad esempio: gli accessi agli ambienti al paziente non conformi saranno limitati tramite l’utilizzo di
maniglie collocate ad un’altezza strategica che sfrutta il limitato campo visivo
che li caratterizza;
- introdurre immagini e complementi di arredo legati al passato, come ad
esempio rubinetti senza miscelatore, sedie vecchio modello, immagini di città
o campagne dei tempi passati, lampade e mobili antichi, sono importanti per
rendere gli ambienti più familiari e ridurre la sensazione di estraneità che il
paziente è solito percepire nelle strutture d’accoglienza
Tutti questi accorgimenti devono essere presi in considerazione al momento della progettazione e della fornitura dei prodotti; gli ambienti e i complementi di arredo devono essere funzionali alle problematiche legate alla malattia e alla sua progressiva degenerazione neurologica per sfruttare al meglio le capacità residue e la
memoria di una persona che lentamente si perde. Tutti gli stadi della malattia devono essere seguiti al meglio per continuare ad attuare con la persona un cammino
di vita che sia dignitoso e al più alto livello qualitativo, per mantenerla attiva e rallentando, così di conseguenza, il processo degenerativo.
Contattaci per ricevere lo studio completo!