SINODO DEI VESCOVI
XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
PER LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
LINEAMENTA
- Riassunto a cura della Commissione Teologica INTRODUZIONE
1.L’urgenza di una nuova evangelizzazione
Papa Benedetto XVI ha sottolineato con forza la centralità del tema della nuova evangelizzazione
dedicando ad essa un Sinodo e creando il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione. Essa è una necessità impellente per la Chiesa.
2.Il dovere di evangelizzare
L'evangelizzazione non può essere impresa individualistica né deve basarsi solo su strategie
comunicative efficaci e neppure incentrarsi analiticamente sui destinatari a cui è rivolta ma deve essere
declinata come domanda che riguarda il soggetto incaricato di questa operazione spirituale. Deve
divenire una domanda della Chiesa su di sé.
La Chiesa è una comunità fraterna, non una azienda che fa pubblicità e l'evangelizzazione prima di
essere “ad gentes” deve essere interna alla Chiesa.
3.Evangelizzazione e discernimento
E' lo Spirito l'agente dell'evangelizzazione e ad esso la Chiesa si affida per riconoscere gli strumenti, i
tempi e gli spazi di quell’annuncio che è chiamata a vivere.
Viviamo inoltre in tempi di grandi trasformazioni in cui si sono moltiplicati gli interrogativi critici
rivolti alla Chiesa, ai cristiani e al volto di Dio che annunciamo.
4.Evangelizzare dentro il mondo di oggi, a partire dalle sue sfide
Viste le profonde trasformazioni nella società e nella Chiesa è necessario aprire spazi di confronto e
discussione all'interno delle comunità ecclesiali affinché si mantenga ad un livello alto di qualità
l’esercizio di quel discernimento che ci è domandato dall’azione di evangelizzazione. La Chiesa stessa è
infatti toccata in modo diretto da questi cambiamenti ed è obbligata a confrontarsi con questi
interrogativi.
Primo capitolo
Tempo di “nuova evangelizzazione”
5. “Nuova evangelizzazione”. Il significato di una definizione
Il documento riporta passi sul concetto di nuova evangelizzazione tratti dal Magistero recente (Paolo
VI ,Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) e delinea come prima tappa per una nuova evangelizzazione
l'immagine del cortile dei gentili come luogo per un possibile incontro con Dio per coloro che non
hanno fede.
6.Gli scenari della nuova evangelizzazione
La nuova evangelizzazione è uno stile audace,è la capacità di saper leggere e decifrare i nuovi scenari
che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini per trasformarli in
luoghi di annuncio del Vangelo.
Viviamo in un'epoca di relativismo e secolarizzazione sempre più strisciante e pervasiva nonché di
sempre maggiore individualismo e egocentrismo. Altri fenomeni tipici del nostro tempo sono una
sempre più forte globalizzazione e l'affermazione di una società sempre più liquida ed emotivista in
cui si è affermata un'idolatria della tecnica mentre il quadro politico internazionale si è profondamente
trasformato diventando più plurale pur non mutando il quadro di diseguaglianza fra nord e sud del
mondo.
7.Da cristiani di fronte a questi nuovi scenari
Occorre guardare a questi scenari, a questi fenomeni sapendo cogliere in modo oggettivo i segni delle
nuove sfide, portando la domanda su Dio all'interno delle problematiche contemporanee e
mostrando come la prospettiva cristiana possa illuminarle in modo inedito.
8.“Nuova evangelizzazione” e domanda di spiritualità
La Chiesa è tuttavia anche solcata da nuove forme di spiritualità e oggi emerge un ritorno del bisogno
religioso che si manifesta in molteplici modi quali i grandi raduni mondiali della gioventù, i
pellegrinaggi verso luoghi di devozione antichi e nuovi, la primavera dei movimenti e delle aggregazioni
ecclesiali .
9.Nuovi modi di essere Chiesa
E' necessario un nuovo modello di Chiesa che, evitando di cadere negli scogli del settarismo e della
religione civile, parta dal quotidiano: come affermava Papa Giovanni Paolo II, “nuova
evangelizzazione” vuol dire rifare il tessuto cristiano della società umana, rifacendo il tessuto delle
stesse comunità cristiane.
La nuova terra di missione è l'Occidente ormai sempre più postcristiano dove ormai molti battezzati
vivono completamente al di fuori della vita cristiana e sempre più persone, pur conservando qualche
residuale legame con la fede, non ne conoscono ormai più i fondamenti.
10.Prima evangelizzazione, cura pastorale, nuova evangelizzazione
Non esiste più una netta distinzione fra missionarietà ad intra e una missionareità ad extra. L’essere
cristiano è per natura missionario in qualunque luogo si trovi e la nuova evangelizzazione riguarda ogni
cristiano e ogni comunità ecclesiale. Tutte le comunità ecclesiali si devono riconvertire in un nuovo e
rinnovato slancio missionario.
Secondo capitolo
Proclamare il Vangelo di Gesù Cristo
11. L’incontro e la comunione con Cristo, fine della trasmissione della fede
Come i discepoli hanno ricevuto il mandato di annuncio del Vangelo, così anche la Chiesa riceve il
compito della traditio Evangelii. Annunciare il Vangelo significa annunciare Cristo stesso, una persona e
non un insieme di dottrine o di precetti. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in
ogni tempo le condizioni perché l’incontro degli uomini con Cristo avvenga. Tale incontro
conduce al Padre e allo Spirito e inserisce il cristiano nella vita della Chiesa.
12. La Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive
La trasmissione della fede è una dinamica molto complessa: essa procede da un’esperienza dello “stare”
con Cristo che si traduce in annuncio. Per questo non si può trasmettere se non ciò che si crede e
si vive in prima persona. La trasmissione della fede inoltre non è un’azione specializzata, deputata a
soggetti o a gruppi particolari, bensì è esperienza di ogni cristiano e di tutta la Chiesa. Ai fedeli laici
spetta il compito di testimoniare la fede nei loro ambienti quotidiani, cercando di fare unità tra il
Vangelo e la vita. Alla Chiesa tutta invece pertiene la realizzazione di comunità cristiane capaci di
articolare le opere fondamentali della vita della fede: carità, testimonianza, annuncio, celebrazione,
ascolto, condivisione.
13. Parola di Dio e trasmissione della fede
Attraverso il Concilio Vaticano II la Chiesa ha riconosciuto quanto sia necessario maturare
all’interno del popolo di Dio una maggiore consapevolezza del ruolo della Parola di Dio.
Appare necessario curare la sua proclamazione, in particolare ai giovani, nei quali vive un desiderio
autentico di conoscere Cristo e che sono i primi testimoni della fede tra i loro coetanei. Va perciò
verificato quanto nelle comunità cristiane l’annuncio della Parola sia effettivamente alla base del
compito di trasmissione della fede.
14. La pedagogia della fede
La trasmissione della fede avviene anche attraverso la pratica della preghiera, per la quale è decisiva la
liturgia, con il suo proprio ruolo pedagogico. A fianco alla liturgia la Chiesa ha assunto come un dono
il fiorire di tanti nuovi metodi di catechesi, anch’essi parte della pedagogia della vita cristiana. Tuttavia
ha cercato di garantire una trasmissione della fede sistematica e organica: per questo il Sinodo in
passato ha rilanciato due strumenti fondamentali, la catechesi e il catecumenato. Essi realizzano nella
comunità cristiana compiti centrali di iniziazione, di istruzione e di educazione.
15. Le Chiese locali soggetti della trasmissione
La Chiesa universale si manifesta nelle chiese locali: esse sono il soggetto attivo e il destinatario
dell’annuncio del Vangelo. Va riconosciuta una situazione di affaticamento in cui si trovano molte
comunità cristiane: la scarsità della presenza di presbiteri ed il debole livello di condivisione mettono a
rischio l’annuncio della fede. La domanda dell’apostolo Paolo “come crederanno […] senza
qualcuno che lo annunci?” (Rm 10, 14) risuona attuale e concreta. Va rilevato però anche il positivo
contributo all’annuncio di nuovi movimenti e gruppi ecclesiali che esprimono freschezza ed energie
nuove nella Chiesa.
16. Rendere ragione: lo stile della proclamazione
In un contesto in cui la scelta della sequela diventa meno facile e scontata, se non avversata, è
necessario recuperare uno stile apologetico dell’annuncio, che chiede ai cristiani di essere capaci di dare
ragione della propria fede (1 Pt 3, 15). Si tratta di imparare un nuovo stile, che faccia propri la
determinazione e l’ardore dei primi cristiani e che risulti convincente. Tale stile è globale, abbraccia il
pensiero e l’azione, è personale e comunitario.
17. I frutti della trasmissione della fede
La Chiesa ha continuamente bisogno di essere evangelizzata e di rinnovare la fede in Cristo. I frutti che
questo ininterrotto processo di evangelizzazione genera dentro la Chiesa prendono forma nel
confronto con le sfide del nostro tempo: famiglie segno di amore, comunità ecumeniche capaci di
dialogo, promozione della giustizia e della solidarietà, dono di sé nella consacrazione. Fa parte di questa
logica del riconoscimento dei frutti anche il coraggio di denunciare le infedeltà e gli scandali nelle
comunità cristiane.
Terzo Capitolo
Iniziare all’esperienza cristiana.
18. L’iniziazione cristiana, processo evangelizzatore
In un discorso sull’evangelizzazione non si può prescindere da una riflessione attenta sul tema
dell’iniziazione cristiana quale strumento per evangelizzare. A partire dal Concilio si è maturata una
consapevolezza nuova in merito ai tre sacramenti dell’iniziazione e alla loro intrinseca unità. In
particolare, la revisione delle pratiche battesimali ha portato a un coinvolgimento maggiore dei genitori
e delle comunità. Dal modo in cui la chiesa in Occidente saprà gestire tale revisione, pur sempre in
un’ottica di continuità e non di rottura con il passato, dipenderà “il volto futuro del cristianesimo
nel suo mondo e la capacità della fede cristiana di parlare alla sua cultura”.
Tante le sfide che ancora restano in questo settore, la “collocazione condivisa del sacramento della
Confermazione” e la necessità di non delegare ad altre istituzioni, pur pregevoli, il compito di
evangelizzare che è proprio della Chiesa.
19. Primo annuncio come esigenza di forme nuove del discorso su Dio
Sempre più nella nostra società si riscontra una difficoltà oggettiva a “parlare di Dio” e di conseguenza
a sentirne parlare. La Chiesa da tempo ha elaborato una prima risposta a questo stato di cose
riscoprendo lo strumento del “primo annuncio”, rivolto ai non credenti e propedeutico a una vera e
propria catechesi. È importante però comprendere bene le relazioni che intercorrono tra questi due
momenti dell’evangelizzazione e allo stesso tempo andare a cercare le ragioni profonde di questa
“estraniazione del discorso su Dio” nella cultura contemporanea.
20. Iniziare alla fede, educare alla verità
Il discorso su Dio non può prescindere da un discorso sull’uomo e la missione evangelizzatrice
della Chiesa non può essere separata dal servizio educativo che questa continua a svolgere in un
contesto culturale contraddistinto dalla presenza di una sempre più incalzante emergenza educativa. La
paura di parlare di “verità”, la rinuncia a trasmettere determinati valori, il fallimento delle tradizionali
agenzie educative, rendono sempre più arduo il compito di una formazione autentica della persona e
sempre più urgente l’imperativo per la Chiesa di mettere a disposizione il proprio capitale umano e
storico, interrogandosi anche sui mutamenti da cui questo stesso capitale è interessato.
21. L’obiettivo di una “ecologia della persona umana”
La missione educativa della Chiesa deve mirare all’edificazione di una “ecologia della persona
umana” (secondo le parole di Benedetto XVI), la riacquisizione di una sensibilità a tutti quei doveri che
l’uomo deve in rispetto a se stesso. La fede cristiana, animando diverse istituzioni, contribuisce in modo
decisivo alla comprensione delle esperienze umane e la Chiesa deve continuare, nella sua opera di
“nuova evangelizzazione”, ad occuparsi di questa missione educativa, discernendone punti di forza e
criticità.
22. Evangelizzatori ed educatori perché testimoni
Il contesto sociale di emergenza educativa impone che alla base dell’opera di evangelizzazione ci siano
persone che rendano realmente autentico il loro impegno in questo ambito attraverso una condotta
credibile. Da ciò discende il compito urgente di curare la formazione delle persone chiamate a questo
specifico ministero, a cominciare dallo spazio familiare, curando il più possibile che la formazione
rivolta agli evangelizzatori in atto e in potenza non sia una formazione meramente tecnica, ma una
formazione spirituale, perché “la nuova evangelizzazione è soprattutto un compito e una sfida
spirituale”.
CONCLUSIONE
Il fondamento, l’inizio dell’evangelizzazione è nella Pentecoste, nell’annuncio che gli apostoli fecero a
tutte le genti. Parlando di nuova evangelizzazione non ci si vuole riferire a un nuovo Vangelo, perché
Cristo è lo stesso ieri e oggi. Si tratta di recuperare “lo slancio delle origini” e annunciare con
entusiasmo il Vangelo nel mondo contemporaneo dando una “risposta adeguata ai segni dei tempi”. Si
tratta di “condividere con il mondo le sue ansie di salvezza, e rendere ragione della nostra
fede”, di ridare agli uomini una visione del futuro carica di speranza, una visione che già esiste e si
identifica con il Regno.