CAP 14
L’ETA’ DELL’ORO DELLO SVILUPPO E
IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE
EUROPEA
L’Europa diede seguito alla realizzazione della
rivoluzione industriale solo dopo la ricostruzione della
seconda guerra mondiale imitando il modello Usa da
un punto di vista tecnologico-organizzativo
Più difficili furono i cambiamenti istituzionali: difficoltà a
passare dal nazionalismo al federalismo
Il processo di integrazione dell’economia europea è
stato lento e tortuoso e si è realizzato solo nella
seconda metà del Novecento
Miracoli economici: fatti e interpretazioni
Parlando di Europa occorre tenere distinta quella
occidentale da quella orientale sotto l’influenza
dell’Unione Sovietica lontana dalla contaminazione con
il capitalismo occidentale
Modello sovietico: eliminazione della proprietà privata
e pianificazione centralizzata
Gli scambi avvenivano con l’Unione Sovietica
all’interno del COMECON (Il Consiglio per la Mutua
Assistenza Economica 1949-1991): un'organizzazione
economica degli stati comunisti, una sorta di
corrispondente della Comunità Economica Europea nel
blocco orientale, in realtà molto schiacciata dalla
burocrazia
L’impostazione sovietica ha prodotto buoni livelli di
reddito finché c’è stato spazio per creare infrastrutture
e industria di base e militare. Successivamente il
sistema implode
Nei paesi dell’Europa occidentale vi fu un periodo di
grande espansione dal 1950-73: Europa e Giappone
hanno avuto tassi di crescita mediamente superiori a
quelli degli Usa
Nell’Europa occidentale alcuni dei paesi con la crescita
maggiore sono stati quelli con i livelli iniziali più bassi e
viceversa (es. Svizzera è arretrata rispetto ai livelli
degli anni ’50, GB)
Fra i miglioramenti più spettacolari si registrano Italia,
Irlanda, Austria
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2.
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4.
Spagna, Portogallo, Grecia partivano da livelli simili a
quello del Giappone e più bassi degli atri paesi dell’Europa
occidentale, sono però cresciuti al di sotto del Giappone
(circa metà del reddito pro capite degli Usa)
Elementi alla base “dell’età dell’oro”:
Creazione di istituzioni nuove, in particolare quelle
europee
Vasta forza lavoro sotto-occupata senza grandi pretese
salariali che ha permesso un aumento di profitti da
reinvestire nei settori industriali
I “vantaggi dell’arretratezza”: imitazione tecnologica degli
Usa
Liberalizzazione del commercio internazionale (maggiore
specializzazione del lavoro e aumento della competizione
aumento dell’efficienza nell’uso delle risorse
mondiali)
Bassa crescita dei prezzi delle materie prime
Bassi livelli di speculazione finanziaria grazie ai tassi di
cambio fissi
Forte incentivo agli investimenti esteri attraverso la
crescita delle multinazionali
Politiche economiche interne espansive di sostegno alla
domanda
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Queste condizioni permisero due decenni di crescita
sostenuta, poi:
Fine anni ’60 inizia la protesta sindacale
Aumentano i prezzi di alcune materie prime: petrolio (quadruplica
tra il ’73-’74)
Finisce la possibilità di imitare la tecnologia americana (catena di
montaggio e prodotto standardizzato di massa viene superato dalla
“tecnologia flessibile” per produzioni personalizzate e differenziate
Si passa dai cambi fissi ad un regime di cambi flessibili che
produce inflazione e aumento della speculazione
Finisce la supercrescita e si passa ad una economia
mondiale più instabile senza precipitare in crisi finanziarie
grazie alla vigilanza delle istituzioni internazionali
Periodo successivo alla metà degli anni Settanta:
Fine dell’unione sovietica e apertura del blocco orientale,
disinnescando ogni residua possibilità di guerra in Europa
Decolonizzazione
Globalizzazione: grande liberalizzazione del commercio, dei
movimenti di capitale, crescenti flussi turistici
Crescita di paesi emergenti: Corea del sud, Taiwan, Cina,
Singapore, Hong Kong, Brasile…)
Miracoli istituzionali: il processo di integrazione europea si
afferma
L’economia risulta l’unico campo fertile per il processo
di integrazione europea (es. unioni doganali del
BENELUX, Belgio, Olanda, Lussemburgo)
1957: istituzione della CEE (Comunità Economica
Europea o mercato comune europeo): allarga il
mercato intra-europeo, l’Europa divenne soggetto
unitario nei negoziati internazionali sul piano
commerciale
e EURATOM (Comunità europea dell’energia atomica):
poco efficace
L’abolizione delle barriere doganali interne venne
scaglionata in dieci anni, eliminando tutti i dazi nel 1968
A poco a poco la CEE diventa il più importante soggetto
di commercio internazionale superando persino gli Usa
La CEE liberalizza il commercio mondiale mantenendo
protetta l’agricoltura (sostegno dei prezzi di certi prodotti
e dazi doganali) e fornendo sussidi per settori in crisi,
maturi e strategici (acciaio, automobili; tessile,
abbigliamento, aerei, elettronica)
1990 si liberalizzano i movimenti di capitali
Venne istituita la Bei (Banca Europea degli Investimenti)
per finanziare lo sviluppo, non per armonizzare il
sistema bancario o monetario
Storia:
- 1957 - Nascita della Comunita' economica europea (CEE), Mercato comune.
Maggiori informazioni
Membri fondatori:(6)
-1957 Belgio - Francia - Germania - Italia - Lussemburgo - Olanda
Allargamento:(6+3)
- 1973 - Danimarca - Irlanda - Regno Unito
Allargamento:(9+1)
- 1981 - Grecia
Allargamento:(10+2)
- 1986 - Portogallo - Spagna
Allargamento:(12+3)
- 1995 - Austria - Finlandia - Svezia
Allargamento:(15+10)
- 2004 - Cipro - Estonia - Lettonia - Lituania - Malta - Polonia - Rep. Ceca - Slovacchia - Slovenia - Ungheria
Allargamento:(25+2)
- 2007 - Bulgaria - Romania
Numero Stati Membri ad oggi 2007: 27
Paesi candidati all'adesione UE:
Croazia - Ex Repubblica jugoslava della Macedonia - Turchia
Istituita nel 1958 dal trattato di Roma, la Banca
europea per gli investimenti (BEI) è l'istituto di
credito a lungo termine dell'Unione europea.
Concede prestiti al settore pubblico e privato per
finanziare progetti d’interesse europeo, specie nei
seguenti campi:
coesione e convergenza delle regioni dell'UE
sostegno alle piccole e medie imprese
ambiente
ricerca, sviluppo e innovazione
trasporti
energia
La BEI opera nell'UE e in circa 140 paesi con cui
l'UE ha concluso un accordo di cooperazione.
La CEE passa da area tradizionalmente importatrice di
prodotti alimentari ad esportatrice per liberarsi degli
eccessi di produzione che si accumulavano nei
magazzini della Comunità
Metà anni Ottanta ci si accorge di dare troppa enfasi
agli interessi agrari (l’agricoltura non poteva più
crescere) e di dover affrontare altri urgenti problemi
Nel 1992 con la riforma McSharry si passa a schemi di
compensazione diretta dei redditi degli agricoltori, si
fissano quote di produzione per i prodotti eccedentari,
compensi per convertire aree coltivabili in aree
riforestate, incentivi su prodotti scarsi …
Nel 1995 ci si accorda per:
tradurre in dazi le varie forme di protezionismo agricolo
Eliminare i sussidi alle esportazioni
Introdurre quote minime di importazione
Trattamenti preferenziali per i paesi in via di sviluppo
La comunità europea si concentra su altri aspetti
importanti nel processo di integrazione fra cui le
politiche monetarie, industriali e regionali
1974 viene creato il FESR (fondo economico di
sviluppo regionale) per eliminare le disparità
economiche interne tra regioni: si finanziano progetti
su pacchetti integrati di intervento
1988 si riformano gli interventi dei fondi strutturali
1993 nasce il fondo di coesione per Grecia, Irlanda,
Portogallo, Spagna
Disparità regionali
Le valenze del territorio in una visione di integrazione e coesione
della Ue:
Geografico-economica (reddito, occupazione, infrastrutture,
servizi alle persone e alle imprese, opportunità di sviluppo.
Disoccupazione media UE 8,2%, 2,6% NEscotland e Bolzano,
28,5% Guyane) (PIL: 46 regioni hanno un Pil pro capite > del
125% della media europea, +303% media europea Inner London
…)
Storica e culturale (comunità locali, gruppi sociali)
Da gestione di aree limitate in crisi industriale a sviluppo di vaste aree
(allargamento a est, aree del Mediterraneo). I processi di
integrazione divengono elementi cruciali
Fondi strutturali
Rimuovere le cause strutturali della arretratezza di
molte regioni europee. Le periferie faticano a realizzare
agglomerazioni produttive. Si rendono necessarie:
specializzazioni individuali e complementarità collettive
(rimuovere le cause strutturali di arretratezza)
La convergenza avviene a livello nazionale ma le
disparità più forti sono a livello regionale (da politiche
strutturali a strutturali e di coesione, a di coesione e
regionali)
aumentare
la
capacità
di
integrazione delle regioni in ambito comune
Le politiche strutturali e di coesione fino al 2000
1.
2.
3.
4.
5.
Seconda metà anni ’80 inizio della politica regionale europea
(Trattato di Roma comprendeva solo BEI e Feaog). L’FSE è
del 1975 voluto dal Regno unito. Dopo l’entrata di Spagna e
Portogallo (1986) si sente il problema della convergenza
economica
L’AUE introduce un titolo V al Trattato di Roma: “coesione
economica e sociale”: i fondi strutturali (basati su 5 principi)
finanziano progetti di sviluppo nelle regioni in ritardo o con
una industria in crisi.
Concentrazione (di risorse finanziarie diverse per grandi progetti)
Programmazione (procedure di specificazione/modalità di gestione dei
progetti, QCS, PON, POR, SG)
Compartecipazione (partnership): coinvolgimento di tutti i livelli di governo
Addizionalità (cofin 50% dei progetti da parte degli stati nazionali)
Sorveglianza e valutazione (tra ministero e assessorati regionali e tra min.
diversi)
Tra la fine degli ’70 e la metà degli anni ’80 il processo di
integrazione europea rallenta a causa della crisi
economica (l’armonizzazione legislativa per il mercato
comune deve avvenire all’unanimità e la CEE aumenta
di 6 membri: GB, Irlanda, Danimarca, Grecia, Portogallo,
Spagna. Aumentano le disparità interne alle CEE,
maggior necessità di interventi strutturali)
Le politiche di coesione economica, sociale e territoriale dopo il 2000
Negli anni ’90 l’allargamento ai paesi dell’Europa centrale e
dell’Est (proposti dalla commissione con Agenda 2000)
implica una revisione dei fondi strutturali (il TM aveva
introdotto il fondo di coesione):
I fondi strutturali aumentano (2000-2006)
Le risorse si concentrano di più sui nuovi membri
Gli obiettivi della politica di coesione passano da 7 a 3:
Sviluppo e adeguamento delle regioni in ritardo di
sviluppo
Riconversione economica e sociale nelle zone in difficoltà
Modernizzazione dei sistemi di formazione per
aumentare l’occupazione
Nel periodo 2007-2013 alla politica regionale vengono
assegnati 348mld di Euro:
⇒
278 fondi strutturali
⇒
79 fondo di coesione
I 3 nuovi obiettivi sono:
1.
Convergenza (degli stati membri e delle regioni meno
sviluppate della UE) (Fesr, Fse, Fondo di coesione)
2.
Competitività regionale e occupazione (promuovere
l’innovazione, l’imprenditorialità, tutela dell’ambiente,
sviluppo del mercato del lavoro) (Fesr, Fse)
3.
Cooperazione territoriale europea (cooperazione
transfrontaliera, transnazionale e interregionale nello
sviluppo urbano, rurale e costiero e nella messa in rete
delle PMI) (Fesr)
1985 l’Atto Unico si dà l’obiettivo di realizzare entro il
1992 il mercato unico
I controlli di frontiera delle merci vengono
progressivamente eliminati (1997) e ancora:
Si armonizzano i sussidi alle imprese,
Le gare pubbliche sono aperte a soggetti provenienti da tutta la
comunità
Si armonizzano le norme di controllo bancario
Si liberalizzano trasporti aerei e telecomunicazioni
1979 nasce il Sistema monetario europeo (SME, si fissa
il cambio di ogni moneta dei paesi aderenti
all’ECU=moneta-paniere di riferimento): permette a molti
paesi europei di rientrare dall’inflazione e aumenta la
stabilità monetaria in Europa
1992 Trattato di Maastricht: si crea la UEM (unione
economica e monetaria)
1998 costituzione della Banca centrale europea:
incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i
sedici paesi dell'UE che hanno aderito all'euro e che
formano la cosiddetta "Zona Euro" o "area dell'euro". Al
2009, essi sono: Austria, Belgio, Cipro, Finlandia,
Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo,
Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia,
Spagna