Testimonianza - sanpietroepaologerenzano.it

annuncio pubblicitario
Centro di Consulenza per la Famiglia
SARONNO
Anno 2005-2006
Approfondire alcuni temi della Dottrina
Sociale
per offrire alla comunità l’opportunità di capire cosa
significhi essere “sale” e “luce” della terra, cosa
comporta il risvegliare nel proprio cuore la coscienza di
essere “cittadini del mondo”, impegnati a costruirlo
secondo il disegno di Dio.
FARE PROPRIE LE POVERTÀ DEL TERRITORIO
Raffaele Gnocchi
Introduzione
Povertà, o miseria come è più generalmente considerata a livello di studio, è un termine che deve essere
contestualizzato. Non si può parlare di povertà senza collocarla all'interno del contesto socio economico
e culturale dal quale si genera la riflessione sulla stessa. E se tale affermazione sembra scontata in verità
si scopre l'inveterata tendenza a parlare di povertà come una u-nica grande categoria omnicomprensiva
all'interno della quale collocare sia le forme estreme di indigenza visibili per le strade, sia le immagini
d'oltre oceano trasmesse dai magazine, sia tutto il fenomeno delle cosiddette vite precarie.
Povertà economiche e povertà relazionali
Povero è colui il quale vive una carenza di beni ma anche una assenza o una perdita di relazioni
significative. Siamo passati da una prospettiva di povertà di reddito, in cui si è poveri se il livello di
reddito è inferiore alla soglia di povertà e non si è in grado di soddisfare i bisogni fondamentali, a una
prospettiva di capacità e al paradigma dell'esclusione sociale, ovvero un concetto che enfatizza la
dimensione relazionale della povertà1.
Inclusione ed esclusione sociale
II problema sociale della povertà è sia una questione di collocazione in alto o in basso all'interno di una
scala rispetto alla quale il benessere materiale fornisce il parametro 2, sia la collocazione del soggetto
rispetto a un nucleo centrale di partecipazione sociale e visibilità. Cioè il concetto di inclusione sociale si
ricolloca su un piano orizzontale con un corollario molto chiaro: oggi i "poveri" sono coloro i quali non
servono al sistema per funzionare e non partecipano né al sistema produttivo né a quello consumistico.
Bisogni reali e bisogni indotti
Ma la "crisi della quarta settimana" è realmente una peggioramento delle condizioni economiche oppure
una situazione di generalizzata induzione al bisogno? A fronte della crescente diminuzione della
capacità di rinuncia una fascia di popolazione sempre più grande è esposta ai rischi di una spinta al
consumo oltremodo inconcepibile e non in linea con le disponibilità economiche reali.. Siamo di fronte
ad una cittadinanza del consumo che costruisce l'identità a partire dai beni posseduti.
Dalle "vite di scarto" agli specialisti del bisogno
1
Cfr., Zupi M., «Si può sconfiggere la povertà?», Editori Laterza, Bari 2003.
2
In questo senso la contrapposizione ricco / povero viene superata.
A fronte di un crescente numero di soggetti precarizzati nonché "pendolari della povertà" si assiste
all'impietoso smantellamento del sistema dell'Welfare e alla riduzione degli interventi strutturali di lotta
alla povertà. Ciò a cui assistiamo è un aumento della privatizzazione dell'intervento da parte degli
specialisti del bisogno 3.
Sul volontariato
Si è assistito nell'ultimo decennio ad un incremento numerico (e non solo) della popolazione cosiddetta
volontaria, si è assistito ad un incremento delle persone in quegli ambiti prima presidiati rigorosamente
da professionisti del sociale; cosa è successo? Si tratta di una questione puramente tecnico/economica o
cosa altro? Le ragioni di questa crescita non sono solo contingenti e legate alla necessità di far fronte a
carenze del settore ma sono piuttosto culturali e strutturali.
L'impegno della comunità
Proprio per questo pensiamo che la lettura delle informazioni che emergono dalle attività promosse dai
territori metropolitani siano capaci di comunicare alcune urgenze; fra queste, tre idee ci sembrano
colpire la nostra attenzione e prospettino possibili traiettorie emancipanti:
 Strutturare "luoghi" di relazione.
 Progettare un territorio accogliente ed emancipante.
 Favorire interventi strutturali e non solo interventi residuali.
Una carità di sistema ed una carità quotidiana
Dove vive la Carità, dove riposa, dove risiede?
La risposta la troviamo nella riscoperta del ruolo della Chiesa capace di "abitare il territorio". Circa
l'attuale situazione del territorio, inteso come luogo dove si intessono relazioni e vi è uno scambio
all'insegna di valori socio/economici/religiosi, la Chiesa può assumersi la sfida di ricomporre emergenza
e quotidiano. Quindi ci (ri)poniamo la domanda: la Chiesa come si pone, dove si colloca, quale ruolo è
chiamata a svolgere, come ricolloca nel suo mandato questa rete di giustizia sociale?
Da una carità reattiva ad una proiettiva (note pastorali)
La solidarietà, nonostante una certa retorica di cui è fatta oggetto, si presenta tutto sommato come una
categoria economica: cioè ha una sua funzionalità e una sua razionalità. Nella carità, invece, la logica
sottesa è diversa, la carità non risiede nella distribuzione di beni, essa dice "un dono gratuito di sé" .
3
Cfr., Gnocchi R. (2004), «Metropoli, crocevia di nuove povertà. Fra contraddizioni e speranze». Aggiornamenti sociali, 7/8: 529-538. Inoltre si
veda Baumann Z., Vite di scarto, Editori Laterza, Bari 2005.
 ….. “Come per il “cieco nato”, così per ogni cristiano, la fede
domanda sempre di essere professata-celebrata-vissuta. In
particolare, il “viverla” è il modo più forte per “professarla”, oltre
che il modo più genuino per “celebrarla”: non solo con singoli gesti
cultuali, ma con il “culto spirituale” di un’intera esistenza, vissuta
in conformità con il Signore Gesù e in coerenza con il suo Vangelo..
È questa l’unica vera “logica” della fede. Il cristiano, diventato
“figlio della luce” grazie al dono battesimale della fede, è chiamato
a comportarsi come “figlio della luce”. Solo così non smentisce la
sua identità! Se la fede definisce l’essere stesso del credente, non
può non esprimersi e non attuarsi nella vita quotidiana, nelle scelte
e nelle azioni dell’esistenza. I “figli della luce” sono veramente tali
quando compiono le “opere della luce”, ossia imitano e
condividono gli atteggiamenti e lo stile di vita di Gesù”
________________________________________________________________
Da “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini. Testimoni di Gesù risorto nel
mondo ” – terza tappa del percorso pastorale 2003-2006; a cura card. .Tettamanzi
Scarica