Gli effetti dell’aggiunta di zucchero sulla popolazione batterica del rumine Vi proponiamo il riassunto di un articolo pubblicato sul Journal of Animal Science and Biotechnology che illustra gli effetti dell’aggiunta di saccarosio sulla microflora e sui meccanismi biochimici della produzione di acidi grassi a livello ruminale ad una dieta con un alto livello di concentrati. versi profili di AGV prodotti nel rumine a seguito dell’inclusione di zucchero nella dieta, hanno dato luogo a risultati non sempre sovrapponibili. Questo anche perché un problema che si crea quando si effettuano degli studi in vivo è che la produzione di butirrato rischia di venire sottostimata rispetto all’acetato e al propionato, a causa della maggior velocità di assorbimento del butirrato. Gli studi in vitro sembrano dunque riflettere meglio le caratteristiche della fermentazione che avviene a livello ruminale. L’influenza positiva dello zucchero sul grasso del latte Nel rumine, i lipidi introdotti con la dieta vengono rapidamente idrolizzati, producendo acidi grassi insaturi che devono poi essere sottoposti al processo di bioidrogenazione ad opera dei microrganismi presenti nel rumine, per diventare saturi. Gli intermedi di questo processo vengono denominati CLA (Coniugated linoleic acid, coniugati dell’acido linoleico). La diminuita produzione di grasso che viene indotta dalle diete ad alto concentrato, sembra infatti essere associata ad un cambiamento nella “normale” catena di reazioni (la bioidrogenazione trans-10, al posto della bioidrogenazione trans-11), che modifica dunque i prodotti della reazione (Figura 1.) Quando si ha questa alterazione in fa>>> ExDairyPress Luglio/Agosto 2016 Allo scopo di aumentare l’energia assunta dagli animali e per supportare una elevata produzione di latte, si sceglie solitamente una dieta per vacche in lattazione caratterizzata da alti livelli di concentrato. Di contro però, questa scelta rischia di indurre negli animali una condizione di acidosi ruminale e un calo nella produzione di grassi nel latte (MFD, milk fat depression). Come fonte di energia alternativa e contemporaneamente per contrastare il rischio di acidosi e di MFD, una quota di amido o di mais della razione può essere sostituita con zucchero. Gli effetti sono il mantenimento o un aumento del livello di pH ruminale ed un incremento di produzione di grasso nel latte. Prima di questo studio, il meccanismo d’azione con cui lo zucchero ottiene questi effetti non era stato ancora ben documentato a livello scientifico. Per esempio, vi erano pareri controversi sul perché lo zucchero, che viene fermentato a livello ruminale molto più velocemente dell’amido, riuscisse ad innalzare il pH ruminale. Una delle ipotesi per spiegare questo fenomeno, è che la fermentazione dello zucchero provochi un aumento di produzione di butirrato, a discapito degli altri acidi grassi volatili (AGV), ma gli studi in vivo e in vitro (ovvero effettuati rispettivamente in campo o in laboratorio) che hanno indagato i di- 15 ExDairyPress Luglio/Agosto 2016 < Gli effetti dell’aggiunta di zucchero sulla popolazione batterica del rumine 16 vore della via di biodrogenazione trans-10, vengono prodotti più acidi grassi del tipo C18:1 trans-10 e CLA trans-10, cis-12 (entrambi con un effetto “anti lipogenico”) al posto del C18:1 trans-11 e del CLA cis-9, trans-11. L’influenza positiva dello zucchero sui grassi nel latte sembra essere sostanzialmente dovuta all’inibizione della via biochimica mediata dall’enzima trans10-bioidrogenasi. Le variazioni nella produzione ruminale degli acidi grassi volatili e nelle vie di bioidrogenazione sono chiaramente associate direttamente alle variazioni della microflora ruminale. Ma l’influenza dello zucchero sulla popolazione microbica ruminale e sulle vie metaboliche ruminali non era stata ancora studiata in modo approfondito. Quello che sembra essere chiaro è che i batteri produttori di lattato (Streptococcus bovis) o i batteri suoi utilizzatori (Megasphaera elsdenii, Propionibacterium acnes) che proliferano nel rumine degli animali alimentati con una dieta alta in concentrato, sono i maggiori produttori di CLA trans-10, cis-12 (i grassi “sbagliati”). Invece, Butyribrivio fibrisolvens, il microrganismo che è il principale produttore di CLA cis-9, trans-11, è molto sensibile alle diete caratterizzate da un alto livello di amido, quindi con una razione ricca di concentrato la sua popolazione nel rumine decresce considerevolmente. Dunque, l’ipotesi più verosimile è quella che la presenza di zucchero possa inibire la proliferazione dei microrganismi che portano alla trasformazione dei lipidi della dieta in grassi “sbagliati”, aumentando di conseguenza la sintesi di grasso nel latte. Questo studio, il primo finora, si é posto l’obiettivo di valutare in vitro gli effetti che una aggiunta di saccarosio ad una dieta ad alto livello di concentrato ha sulla fermentazione ruminale e sulle popolazioni batteriche correlate alla via della bioidrogenazione. L’impostazione dell’esperimento È stata formulata una dieta di base con un rapporto concentrati/foraggi 60:40, che viene integrata con 4 distinti livelli di saccarosio alla percentuale di 0, 3, 6 e 9% della sostanza secca (S.S.) in sostituzione dell’amido di mais. Un campione di 10 g di ciascuna delle 4 razioni é stato incubato con un campione noto di succo ruminale prelevato dal rumine di capre in lattazione fistolizzate. È stata prelevata dai singoli campioni una quantità nota di materiale alle ore 0 e dopo un periodo di incubazione di 6 h, 12 h e 24 h. I campioni sono stati sottoposti ad analisi chimiche e biochimiche per valutare i singoli componenti della dieta e caratterizzare la bioidrogenazione degli acidi grassi prodotti ai diversi intervalli di tempo; sono poi stati ricercati e quantificati i microrganismi ruminali principalmente coinvolti nelle reazioni di interesse. I risultati La prima osservazione sottolineata dagli autori é stata che l’aggiunta alla dieta di saccarosio in proporzione del 3 e del 9% della sostanza secca non ha influenza sul pH ruminale. Il saccarosio non ha avuto effetto sulla concentrazione totale di acidi grassi volatili (AGV) dopo 6 h di incubazione, ma i singoli profili dei AGV sono risultati significativamente condizionati. Si è infatti osservata una diminuzione quadratica dell’acetato e lineare del propionato, mentre la produzione di butirrato è aumentata con l’aumentare della quota di zucchero aggiunto alla razione. Anche le concentrazioni di ammoniaca sono diminuite linearmente con l’aggiunta di saccarosio. La presenza dello zucchero ha ridotto linearmente la produzione di C18:1 trans-10 e aumentato la produzione di C18: 2 trans11. Infine, la popolazione di batteri B. fibrisolvens dopo 24 h di incubazione è risultata maggiore con l’aggiunta di FIGURA 1. CORRELAZIONE TRA LE DIVERSE VIE DI BIOIDROGENAZIONE RUMINALE E IL CONTENUTO DI GRASSI DEL LATTE FERMENTAZIONE RUMINALE NORMALE (Aiutata con l’utilizzo di zuccheri) FERMENTAZIONE RUMINALE ALTERATA (Dovuta a diete con elevato contenuto di amidi) º º CLA cis-9, trans-11, C:18 (Conosciuto anche come acido rumenico, responsabile per il 90% dei grassi nel latte, attività anti-cancerogena) CLA trans-10, cis-12 ,C:18:2 (CLA “sbagliato”, correlato ad una diminuzione del grasso nel latte) º º Acido vaccenico (trans-11 C18:1) Trans-10 C18:1 º º Acido stearico (C18:0) Acido stearico (C18:0) saccarosio, mentre la popolazione di M.esldenii è diminuita. L’interpretazione dei risultati I risultati della maggior produzione di butirrato e della minore produzione di acetato e propionato sono simili a quelli osservati da altri studi in vitro e in vivo. La proporzione di butirrato rilevata è risultata aumentata in tutti gli altri studi, quindi si può affermare che la fermentazione dello zucchero comporta un incremento della produzione di butirrato a livello ruminale. Uno studio passato aveva suggerito che l’aumento del butirrato potrebbe essere spiegato in seguito alla trasformazione di acido lattico in butirrato da parte dai batteri M. elsdenii. In questo studio la popolazione di M. elsdenii è diminuita con l’aggiunta di saccarosio e quindi quest’ipotesi non è applicabile. I ricercatori in questo esperimento hanno invece rilevato un aumento del batterio B. fibrisolvens, microrganismo che potrebbe essere responsabile dell’incre- mento nella produzione di butirrato, come dimostrato in precedenti studi. Il butirrato è uno dei principali precursori del grasso nel latte ed un suo aumento potrebbe aiutare a spiegare la maggior produzione di grasso nel latte che si osserva negli studi in vivo in cui vengono formulare diete con zuccheri. Il pH ruminale e la produzione di AGV totali sono rimaste inalterate, coerentemente con i risultati precedenti. Questo suggerisce che la rapida scomparsa dello zucchero di per se, non implica un aumento delle fermentazioni ruminali e un calo del pH. Infatti, gli studi che hanno segnalato una diminuizione del pH ruminale con l’aggiunta di saccarosio non avevano sostituito una quota di amido e usavano diete a basso contenuto di foraggio e altissime dosi di saccarosio (20% sulla s.s.). Quindi, possiamo concludere che l’inclusione di saccarosio fino al 9% nella dieta non dovrebbe aumen>>> ExDairyPress Luglio/Agosto 2016 Acido linoleico (cis-9, cis-12 C18:2) 17 < Gli effetti dell’aggiunta di zucchero sulla popolazione batterica del rumine LA BIOIDROGENAZIONE DEI GRASSI INSATURI NEL RUMINE Il metabolismo dei grassi nel rumine prevede due fasi: 1) idrolisi: operata dai batteri ruminali, viene ridotta quando si abbassa il pH ruminale; ExDairyPress Luglio/Agosto 2016 2) bioidrogenazione: gli acidi grassi insaturi liberi hanno un effetto negativo sull'ecosistema ruminale, perché interagiscono con le particelle di fibra creando attorno ad esse un film proteico che ne riduce la digeribilità e manifestano anche un effetto citotossico sulle membrane cellulari dei batteri ruminali. Grazie al processo di bioidrogenazione (idrolizzazione e isomerizzazione) gli acidi grassi insaturi vengono dunque trasformati in acidi grassi saturi che hanno invece un effetto benefico anche per i consumatori degli alimenti in cui sono contenuti. 18 Titolo originale: “Partially replacing cornstach in a highconcentrate diet with sucrose inhibited the ruminal trans-10 biohydrogenation pathway in vitro by changing populations of specific bacteria” Autori: Xiaoqin Sun, Yaping Wang, Bo Chen and Xin Zhao Fonte: Journal of Animal Science and Biotechnology (2015); 6:57 tare il rischio di acidosi ruminale. Una possibile spiegazione è la diminuzione della produzione di protoni nel rumine, a causa della maggior produzione di butirrato alle spese del propionato e dell’acetato. È stato dimostrato anche che il saccarosio inibisce il cambiamento della biodrogenazione ruminale nel senso trans-10, riducendo la produzione di C18:1 trans-10 (grassi “sbagliati”) e aumentando la produzione di C18: 2 trans-11. L’aumentato rapporto trans11/trans-10 nel fluido ruminale viene considerato indicatore di un cambiamento nella popolazione microbica ruminale. Le analisi biochimiche dei campioni dopo 24h di incubazione hanno mostrato che sostituire una quota di amido di mais con saccarosio accresce la popolazione dei batteri ruminali B. fibriosolvens, che producono CLA cis-9, trans-11 e riduce il numero di una delle specie (M.elsdenii) che producono CLA trans-10, cis-12. Essendo il principale microrganismo cellulosolitico e produttore di butirrato nel rumine, B. fibriosolvens ha una ele- vata affinità verso l’utilizzazione maltosio e del saccarosio, il che trebbe giustificare l’aumento del mero di questi batteri quando si giunge zucchero nella dieta. del ponuag- Conclusioni e spunti I ricercatori concludono che sostituire l’amido di mais in una dieta ad alto livello di concentrati con saccarosio non altera il pH ruminale e la concentrazione di acidi grassi totali, ma aumenta la proporzione molare di butirrato. Inoltre, l’aggiunta di saccarosio nella dieta inibisce la via ruminale della trans-10 bioidrogenasi, come evidenziato dalla diminuita proporzione di C18:1 trans-10 e dall’aumento della proporzione di C18: trans-11. Questi cambiamenti sembrano essere legati ad un aumento della popolazione del microrganismo ruminale B.fibriosolvens ed al decrescere delle colonie di M. elsdenii e possono giustificare l’aumento della sintesi del grasso nel latte, che si osserva quando si includono zuccheri in sostituzione all’amido nella dieta di ruminanti.