IL DISTURBO DA DEFICIT
DI ATTENZIONE CON
IPERATTIVITA’
ADHD
Dott.ssa Vera Stoppioni
U.O.N.P.I. Fano
COS’E’ ADHD (DDAI)
DISTURBO DA DEFICIT DI
ATTENZIONE / IPERATTIVITA’ ?
- Disturbo evolutivo dell'autocontrollo
-di origine neurobiologica
-- che interferisce con il normale svolgimento delle
comuni attività quotidiane: andare a scuola, giocare con i
coetanei, convivere serenamente con i genitori ecc.
“Disturbo neurobiologico della corteccia prefrontale e
dei nuclei della base che si manifesta come alterazione
dell’elaborazione delle risposte agli stimoli ambientali.”
Caratteristiche dell’ADHD
ADHD- presenza di tre gruppi di sintomi:
DISATTENZIONE: incapacità nel mantenere per un
periodo sufficientemente prolungato l’attenzione su un
compito.
IPERATTIVITA’ eccessivo ed inadeguato livello di
attività motoria.
IMPULSIVITA’ incapacità ad aspettare o ad inibire
comportamenti che in quel momento risultano
inadeguati.
DISATTENZIONE
Non attenzione ai particolari; errori di distrazione nei compito
scolastici, sul lavoro, o in altre attività;
Difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di
gioco;
Difficoltà ad ascoltare quando si parla direttamente;
Difficoltà a seguire le istruzioni e a portare a termine i compiti
scolastici, i doveri sul posto di posto di lavoro (non a causa di
comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni);
Difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;
Evitamento, avversione, riluttanza ad impegnarsi in compiti che
richiedono sforzo mentale protratto (come i compiti a scuola o a
casa);
Perdita degli oggetti necessari per i compiti o le attività (per
esempio, giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti);
facile distraibilità da stimoli estranei;
Sbadateza nelle attività quotidiane.
Iperattività
Muove con irrequietezza mani o piedi o si
dimena sulla sedia ;
Lascia il proprio posto a sedere in classe o in
altre situazioni in cui ci si aspetti che resti
seduto;
Scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in
situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli
adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a
sentimenti soggettivi di irrequietezza);
Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a
divertimenti in modo tranquilla;
E’ spesso “sotto pressione” o agisce come se
fosse “motorizzato”;
Parla troppo.
Impulsività
Spesso “spara” le risposte prima che le
domande siano state completate;
Spesso ha difficoltà ad attendere il
proprio turno;
Spesso interrompe gli altri o è
invadente nei loro confronti.
I 3 sottotipi secondo il DSM_IV
Disattento: prevalenza (6 su 9) di
comportamenti disattenti.
Iperattivo: prevalenza (6 su 9) di
comportamenti impulsivi-iperattivi
Combinato: comportamenti impulsivi e
iperattivi in egual misura.
Alcune considerazione sull’ADHD
Frequenza: 3-5 % della popolazione
infantile, valori variabili da Paese a
Paese.
Più frequente nei maschi: rapporto di
3:1.
L’età di insorgenza è molto precoce. Si
fa diagnosi dai 7 anni in poi, presenza
del disturbo già dai 3 anni.
Sintomi secondari o
correlati
I soggetti con ADHD manifestano altri
comportamenti disturbanti ritenuti
secondari perché derivano
dall’interazione tra le caratteristiche
primarie del disturbo e l’ambiente
Costituiscono una ricaduta dei sintomi
primari sul comportamento
ADHD e sintomi secondari
Iperattività motoria
Impulsività
Inattenzione
-Difficoltà relazionali
- Bassa autostima
- Difficoltà scolastiche
Difficoltà relazionali
- Emarginazione da parte dei coetanei
- Scarse amicizie durature
- Tendenza all’isolamento
- Rapporti con bambini più piccoli o più
instabili
- Incapacità nel cogliere indici sociali
non verbali
Bassa autostima
- Demoralizzazione
- Scarsa fiducia in sé stessi
- Solitudine
- Sentimenti abbandonici
- Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto
sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc.
- Rischio di un disturbo depressivo, ansioso,
comportamentale
ADHD e problemi scolastici
Carriera scolastica problematica (58%, Cantwell
e Satterfield, 1978).
Un’alta percentuale di studenti necessita di un
programma di sostegno (30-40%).
Molti studenti ripetono almeno un anno
scolastico (30%).
Alcuni non riescono nemmeno a completare la
scuola superiore (10-35%).
(Da alcuni studi di Barkley, 1990, 1998).
ADHD E DSA
3 possibili forme di associazione:
Presenza di DSA che favorisce la comparsa del pattern
sintomatologico dell’ADHD (profilo comportamentale pseudo
ADHD) come conseguenza di una condizione di
disadattamento scolastico e demotivazione
all’apprendimento.
ADHD in comorbilità con DSA
ADHD che causa DSA: l’inattenzione e l’iperattività
favoriscono l’emergenza di difficoltà di apprendimento (stile
cognitivo impulsivo, deficit di controllo delle risorse
cognitive, frettolosità e inaccuratezza nello svolgimento dei
compiti, problemi di comportamento in ambito scolastico,
ricadute sul senso di autoefficacia e motivazione allo studio)
Comorbilità
Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP, 3040%).
Disturbo di Condotta (DC, 36%).
Disturbo d’ansia (25%)
Disturbo dell’umore 32% (Munir et al.,
1987)
D. Oppositivo-Provocatorio/
Il disturbo oppositivo provocatorio è caratterizzato da un
comportamento provocatorio, negativista ed ostile (collera,
litigiosità, sfida, provocazione, ecc.).
Disturbo oppositivo-provocatorio
- va in collera
- litiga con gli adulti
- sfida o non rispetta le regole degli adulti
- irrita deliberatamente le persone
- accusa gli altri per i propri errori
- è suscettibile o è irritato dagli altri
- è arrabbiato o rancoroso
- è dispettoso o vendicativo
sintomi presenti per almeno 6 mesi e determinano una
alterazione del funzionamento sociale, scolastico,
lavorativo.
Disturbo della condotta
-Aggressione a persone o animali (minacce, scontri fisici, uso di
armi, crudeltà fisica su persone o animali, coercizioni sessuali)
-Distruzione di proprietà (appiccare il fuoco, o distruggere
proprietà in altro modo)
-Frode o furto (entrare in un edificio o in un auto per rubare,
mentire per ottenere vantaggi, furto in negozi)
-Gravi violazioni di regole (fuggire di casa almeno 2 volte,
passare la notte fuori di casa prima di 13 anni contro il volere
dei genitori, marinare sistematicamente la scuola)
Almeno tre dei criteri precedenti per almeno 6 mesi, con
significativa compromissione funzionale.
Disturbo della condotta
Il disturbo della condotta è caratterizzato da una
tendenza stabile alla violazione delle regole e dei
diritti altrui (aggressioni a persone o animali,
distruzione di proprietà, frode o furto, gravi violazioni
di regole, ecc.).
La nosografia attuale tende a considerare il DOP e il DC
come distinti, ma il primo precede sempre il secondo,
e ne rappresenta una forma attenuata o
subsindromica.
Disturbo antisociale di personalità
-Incapacità di conformarsi alle norme sociali, con condotte
suscettibili di arresto
-Disonestà (mentire, usare falso nome, truffare
ripetutamente gli altri per profitto personale)
-Impulsività o incapacità a pianificare
-Irritabilità, aggressività (scontri o assalti fisici ripetuti)
-Inosservanza spericolata della sicurezza prorpia o altrui
-Irresponsabilità abituale (incapacità di mantenere un
lavoro, o di far fronte ad obblighi finanziari)
-Mancanza di rimorso dopo un danno arrecato ad altri
Tale quadro si manifesta dopo 15 anni, è stabile, e
compromette il funzionamento sociale o lavorativo.
Evoluzione dell’ADHD
L’ADHD cambia con l’età.
Momenti importanti sono quelli di TRANSIZIONE.
In particolare l’ingresso alla scuola elementare e
il passaggio alla scuola media.
Con l’adolescenza diminuisce soprattutto
l’iperattività, ma posso sopraggiungere problemi
nell’autostima e nel tono dell’umore.
Durante l’età adulta permangono soprattutto
problemi di disorganizzazione e pianificazione
delle attività.
Evoluzione del Disturbo di
Attenzione/Iperattività
Spesso i primi problemi si manifestano a tre anni
di età, con una evidente iperattività
Le difficoltà aumentano con l’ingresso nella
scuola elementare in cui al bambino si richiede il
rispetto di regole e prestazioni cognitive
Verso gli ultimi anni della scuola elementare
l’iperattività motoria si attenua mentre può
persistere l’impulsività e la disattenzione
ADHD in
età adulta
- Difficoltà di organizzazione nel lavoro (strategie per il
disturbo attentivo)
- Intolleranza di vita sedentaria
- Condotte rischiose
- Rischio di marginalità sociale
Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale,
vulnerabilità psicopatologica
Aspetti neuro-anatomici
dell’ ADHD
Corteccia Prefrontale
Sistema Limbico
Gangli della Base
Cervelletto
Neurotrasmettitori: Dopamina e Norepinefrina
Caratteristiche nella
prima infanzia
• i sintomi caratteristici emergono tra i 3 e i 5 anni
• i genitori riportano eccessi nell’attività e nella
disattenzione già a due anni.
•durante la scuola materna tali bambini dimostrano
un comportamento poco maturo, spesso
etichettati come problematici o difficili da gestire.
Anche Barkley (1995) li descrive come facili alla
collera, esplosivi, irrequieti e con difficoltà nelle
relazioni con i pari.
Caratteristiche nella
prima infanzia
Nonostante la sintomatologia si manifesti
precocemente, gli stessi manuali diagnostici
mantengono una posizione di estrema cautela per
quanto riguarda la diagnosi di ADHD nei soggetti
con meno di 4-5 anni.
A quest’età, i bambini presentano normalmente
certi comportamenti. Aggressività, disattenzione e
iperattività, possono essere reazioni alle crescenti
richieste dell’ambiente sociale o essere indice di
uno sviluppo un po’ turbolento
Interventi
terapeutici
“Ogni intervento va adattato alle
caratteristiche del soggetto in base
all’età, alla gravità dei sintomi, ai
disturbi secondari, alle risorse
cognitive, alla sua situazione familiare
e sociale”
Linee guida SINPIA; ADHD: diagnosi e terapie farmacologiche. Approvazione CD: 24 Giugno 2002
cm
Gli interventi terapeutici sono
rivolti a….
Bambino
Famiglia
Scuola
INTERVENTI
Psicoeducazione
bambino
Farmacoterapia
Terapia cognitivo-comportamentale
famiglia
Psicoeducazione
Parent training
scuola
Psicoeducazione
Training per gli insegnanti
Parent training
Il parent training consiste in una serie di incontri
gestiti da uno psicologo che coinvolgono diverse
coppie di genitori. Questo programma ha lo
scopo di:
sostenere i genitori nell’educazione del loro
bambino DDAI;
evidenziare alcune abitudini di interazione
problematica;
fornire maggiori strategie di coping;
migliorare e/o risolvere situazioni problematiche
all’interno del contesto di vita quotidiano.
Caratteristiche del parent
training
Può essere per gruppo o per singole coppie.
Sono comunque necessari dei colloqui individuali
di preparazione al training.
Vantaggi degli incontri in gruppo:
- possibilità di confrontarsi con altri e conseguente
calo del senso di frustrazione;
- Possibilità di vedere usare contemporaneamente
diverse tecniche di intervento;
- possibilità di incontrare situazioni familiari
diverse.
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Il bambino ADHD mette in crisi nel senso comune gli
insegnanti: è un bambino che appare intelligente,
vivace, eppure non impara. Se non impara deve
essere poco intelligente oppure non si impegna, è uno
scansafatica: questa è la conclusione che si trae, in
entrambi i casi sbagliata. Ma capire perché è sbagliata
esige che si sappia precisamente che cos'è l'ADHD,
cioè
una
disfunzione
prevalentemente
neurobiologica, che può essere completamente
spiegata solo nell'ambito di un modello causale di
tipo neuropsico-pedagogico e sociale.
CONSIGLI UTILI
No tempo pieno
Classi poco numerose
Livello di attenzione del bambino alla consegna (contatto
oculare)
Istruzioni verbali corte e verifica della comprensione (che
cosa devi fare?)
Sedere il bambino lontano da distrazioni ma non in un
ambiente privo di stimoli
Pause frequenti
Rendere le lezioni stimolanti e ricche di attività (interazione,
coinvolgimento, gioco di ruoli)
Stabilire semplici obiettivi da raggiungere
Insegnare ad organizzare il materiale
CONSIGLI UTILI
Autovalutazione al termine della giornata
Anticipazione verbale dell’atto incontrollato
No situazioni di competizione
Evitare punizioni e svalutazioni. Non togliere
l’intervallo
Spiegare i comportamenti adeguati o no e le loro
conseguenze
Rinforzare i comportamenti positivi
Non stimolare la velocizzazione, non focalizzarsi sui
tempi di esecuzione ma valorizzare la qualità del
lavoro svolto
Enfatizzare i punti forti per eludere quelli deboli
A SCUOLA…
Deficit di memoria a breve termine.
Problemi di coordinazione, grafia illeggibile.
Difficoltà di linguaggio, di lettura, ortografia, calcolo.
Problemi di elaborazione delle informazioni visive e
uditive.
Difficoltà di elaborazione di informazioni visive ed uditive,
causate da un funzionamento inefficace del sistema
nervoso centrale. Le informazioni verbali “entrano da un
orecchio ed escono dall’altro”, mentre quelle visive si
traducono in errori di copiatura ed omissioni delle ultime
sillabe di una parola e delle ultime parole di una frase
durante la lettura.
A SCUOLA…
Difficoltà nelle fasi iniziali di produzione del linguaggio, come balbettio,
costruzione delle frasi molto semplice (uso improprio della sintassi e
della grammatica, dei sostantivi, dei verbi, degli aggettivi, degli
avverbi) errori nel posizionamento di lettere in una parola o di parole
in una frase (per esempio: “psighetti” invece di “spaghetti” o “Io palla
prendo” invece di “Io prendo la palla”).
Difficoltà nella produzione del discorso sono tipiche di bambini in età
prescolare, mentre i disturbi del linguaggio sono evidenti in bambini in
età scolare.
Problemi di coordinazione, come nell’equilibrio, postura, lanciare,
calciare, afferrare, allacciare le scarpe, abbottonarsi, scrivere e
disegnare. Queste difficoltà richiedono un costante esercizio quotidiano
per essere contrastate.
Difficoltà a mantenere l’attenzione abbastanza a lungo da
elaborare e trattenere correttamente le informazioni uditive, per
questo sono spesso presenti lacune nell’acquisizione delle abilità
di base.
CON GLI ALTRI….
I bambini con deficit dell’attenzione sono spesso
poco abili socialmente. La scarsa padronanza delle
regole esplicite ed implicite della comunicazione
impedisce la corretta interpretazione dei messaggi
non verbali. Farsi degli amici e mantenere con loro
delle relazioni soddisfacenti diventa spesso difficile.
Scarsa tolleranza alle frustrazioni
il frequente
comportamento capriccioso e la facilità con cui il
bambino mette il broncio.
Spesso inflessibilità ed incapacità di adattarsi ai
cambiamenti, tanto pronunciate da impedire la
presa di decisioni e la loro attuazione
Cosa potrebbe
succedere…
Gli insegnanti non capiscono il problema e accusano
il bambino o la famiglia; i genitori accusano la
scuola o i servizi sanitari per l'incapacità di risolvere
il problema; allora anche gli operatori dei servizi,
che dovrebbero essere i più equilibrati, finiscono
con l'accusare scuola e famiglia.
In questa dinamica negativa si cerca costantemente
di riversare la colpa sugli altri per il fatto che il
bambino è ADHD, cosa di cui in realtà nessuno ha
colpa, essendo l'ADHD un fatto biologicamente
determinato.
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Per aiutare questi bambini dobbiamo
anzitutto “perdonarli” e considerarli nelle
loro difficoltà e nel loro disagio quotidiano.
Il bambino ADHD ha una scarsa capacità di
prevedere le conseguenze delle sue azioni
nella stessa misura in cui non riesce a
prevedere l’effetto che le sue azioni hanno
sugli altri.
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Spesso non vi è alcuna intenzionalità di
ferire, irritare o danneggiare gli altri.
Gli insegnanti possono aiutare il
bambino a prevedere le conseguenze
del proprio agire attraverso varie
strategie:
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Offrire informazioni di ritorno al
bambino: spiegando perché si è verificata
una data conseguenza e dando chiare
indicazioni sul grado di correttezza del
comportamento. La difficoltà di apprendere
dall’esperienza è legata alla difficoltà nel
fermarsi a riflettere sulle conseguenze del
proprio agire. Spesso diamo per scontato
(sbagliando) che il bambino abbia capito
perché viene punito o premiato.
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Instaurare delle routine ed esplicitarle:
le regolarità e le scadenze prestabilite che si
ripetono costantemente forniscono al b. una
cornice di supporto nella comprensione di
ciò che accade intorno a lui. La ripetizione
sistematica aiuta il bambino a capire cosa
l’ambiente si aspetta da lui. Più routine sono
presenti e più stabile sarà il comportamento
del bambino.
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Stabilire delle regole: avere regole chiare
e conosciute da tutti, messe in evidenza in
vari modi, aiuta il bambino a organizzare i
propri spazi e tempi e a sapere in anticipo
quali azioni sono da considerarsi fuori dalle
norme.
Organizzazione dei banchi: eliminando
distrattori
Cosa può fare la Scuola
per il bambino con ADHD
Organizzazione del lavoro: tenendo in
considerazione i limiti del bambino (tempi di
attenzione, consegne complesse
semplificate e spezzettate ecc.)
Utilizzo di contratti comportamentali e
token economy e altre strategie cognitivo
comportamentali per la modificazione del
comportamento.
Coinvolgimento della classe: tutoring e
apprendimento cooperativo, educazione
razionale-emotiva
APPLIED BEHAVIORAL ANALYSIS
AND BEHAVIOR MODIFICATION
L’analisi applicata del
comportamento implica la
progettazione e l’attuazione di
procedure di modificazione
comportamentale al fine di
produrre nel soggetto
cambiamenti funzionali nel suo
comportamento
Principi dell’Apprendimento
Sociale
La maggior parte dei comportamenti sono appresi
La maggior parte dei comportamenti possono
essere modificati dalle conseguenze
Affinché agiscano sul comportamento le
conseguenze devono essere il più possibile
immediate
Il rinforzo positivo per i comportamenti adeguati
è da usare più spesso di quanto venga usata la
punizione per i comportamenti indesiderabili
La punizione dei comportamenti indesiderabili
dovrebbe essere usata con parsimonia
Tecniche che aumentano le
probabilità di emissione di un
comportamento
Una risposta di un soggetto viene
mantenuta o modificata se rinforzata,
intendendosi per rinforzo l'aumento
di probabilità che una risposta si
ripeta, in seguito alla presentazione di
un evento contingente positivo o ad
eliminazione di uno negativo.
Tecniche che aumentano le
probabilità di emissione di un
comportamento
Di conseguenza, se si vuole eliminare
un comportamento ritenuto
disfunzionale è necessario non
rinforzarlo più, facendo cioè in modo
che non sia seguito ne da eventi
positivi ne dall'eliminazione di una
condizione vissuta negativamente.
Analisi funzionale del
comportamento
Le componenti di qualsiasi episodio
comportamentale sono:
A: l’antecedente (ciò che succede
immediatamente prima del comportamento)
B: behavior, il comportamento
C: le conseguenze (ciò che accade subito
dopo il manifestarsi di un dato
comportamento)
Strategie di modificazione
del comportamento
Gestione degli antecedenti
Gestione delle conseguenze
positive
Gestione delle conseguenze
negative
RINFORZO
Per rinforzo intendiamo una qualunque
azione che incrementa i comportamenti del
bambino
Per ottenere gli effetti voluti il rinforzo deve
avere le seguenti caratteristiche:
Desiderabile per chi lo riceve
Immediato
Relativo ad uno specifico comportamento
Dato quando è meritato
PUNIZIONE
Per ottenere i risultati voluti da una
conseguenza punitiva, quest’ultima
deve avere le seguenti caratteristiche:
Deve essere:
Immediata
Specifica per un comportamento
Imparziale
Non emotiva
Personalizzata
Procedure di modificazione del
comportamento in ambito
scolastico
Ignorare strategico
Time out
Incoraggiamento positivo
Conseguenze logiche
Messaggio centrato sul comportamento
Comunicazione scuola-famiglia
Token economy
Costo della risposta
Contratto comportamentale
La didattica
L'insegnante deve essere in grado di modificare il
proprio approccio culturale, pratico e motivazionale
nei confronti del bambino ADHD, e questo significa
rivedere il proprio modello didattico, valutativo e
motivazionale.
La didattica per il soggetto ADHD richiede, oltre a una
grande flessibilità in funzione delle caratteristiche
individuali, un atteggiamento che va molto oltre
l'informazione esplicita che il docente può avere
acquisito sul problema.
Attenzione, motivazione e
comprensione
La motivazione e la comprensione sono dei
potenti modulatori dell’attenzione, in
particolare di quella mantenuta: non
esistono dei temi fissi e costanti di span
attentivo che variano con l’età, ma
l’attenzione dipende molto spesso dalla
comprensione di ciò che dice l’insegnate e
da come quest’ultimo riesca a tenere alto il
livello di motivazione.
Note pratiche per gli
insegnanti
Strategie per:
CATTURARE L’ATTENZIONE
FOCALIZZARE L’ATTENZIONE
MANTENERE L’ATTENZIONE
ORGANIZZARE IL LAVORO
INDIVIDUALE
Catturare l’attenzione
Porre domande sulle quali si possa speculare, utilizzando
figure o raccontando una breve storia collegata
all’argomento da spiegare e che possa innescare la
discussione
Movimentare le spiegazioni aggiungendo mimica, teatralità e
humour
Variare il tono della voce
Dare segnali chiari che richiamino l’attenzione, come <<…
aprite bene le orecchie … ora state tutti molto attenti perché
quello che dirò è fondamentale per capire il resto … adesso
nessuno, dico nessuno, deve essere distratto …>>
Utilizzare gessi colorati per scrivere alla lavagna
Creare aspettativa ed entusiasmo per la lezione che deve
essere spiegata
Utilizzare molto spesso il contatto oculare.
Focalizzare l’attenzione
Essere sempre visibili a tutti gli studenti e usare un
tono di voce che raggiunga tutti
Far sedere gli alunni più disattenti nei primi banchi
Le consegne devono contenere istruzioni semplici e
brevi.
Assicurarsi che l’alunno abbia compreso le istruzioni di
un compito, si può chiedere per es. “cosa devi fare?”
Usare esemplificazioni, dimostrazioni pratiche, schemi
semplici, parole chiave colorate sulla lavagna, gesti
esemplificativi
Insegnare agli studenti a scrivere brevi, ma essenziali,
note della spiegazione orale
Mantenere l’attenzione
Muoversi all’interno della classe per essere sempre visibili
Evitare i <<tempi morti>>
Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività
giornaliere
Utilizzare domande che richiedono risposte aperte
Lasciare spazio ai commenti degli studenti e alle dimostrazioni pratiche
Strutturare le lezioni in modo da favorire il lavoro in piccoli gruppi
(apprendimento cooperativo e peer tutoring)
Il richiamo verbale dell’insegnante deve essere immediato all’evento
negativo
Utilizzare per la spiegazione il nome degli studenti distratti
Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle
spiegazioni
La didattica speciale
Essere positivi
Indicare cosa il soggetto dovrebbe fare piuttosto che
quello che non deve fare, aiuta il soggetto a
comprendere meglio le richieste;
Fornire indicazioni chiare
Semplificare le richieste e comunicarle
separatamente, accertandosi che il soggetto abbia
capito prima di passare ad altro;
Fornire segnali
Stimoli esterni, visivi o uditivi, possono costituire dei
<<memo>> esterni utili per facilitare il
completamento delle attività senza implicare
l’intervento diretto ed esplicito dell’insegnante;
Libri consigliati
Di Pietro M., Bassi E., Filoramo G., L’alunno
iperattivo in classe, Edizioni Erickson, Trento.
Martin G. e Pear J., Strategie e tecniche per il
cambiamento, McGraw Hill
Cornoldi C., De Meo T., Offredi F., Vio C.,
Iperattività e autoregolazione cognitiva,
cognitiva
Edizioni Erickson, Trento.
Siti: www.aidaiassociazione.com
www.educazione-emotiva.it
www.erickson.it (per materiali didattici per
difficoltà di apprendimento)
DISTURBI PERVASIVI
DELLO SVILUPPO (DSM-IV
TR)
Disturbo Autistico
Disturbo di Rett
Disturbo Disintegrativo della fanciullezza
Disturbo di Asperger
Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non
Altrimenti Specificato
DISTURBO AUTISTICO:
TRIADE SINTOMATOLOGICA
1)
L’interazione sociale
2)
La comunicazione verbale e non
verbale
3)
Il repertorio di attività ed interessi
COME SI MANIFESTA
L’AUTISMO?
difficoltà a stare con gli altri bambini
impressione di sordità o difficoltà visive
incoscienza per i pericoli reali
opposizione ai cambiamenti
mancanza del sorriso e della mimica
iperattività fisica accentuata
non guarda negli occhi
attaccamento inappropriato agli oggetti
ruota gli oggetti
persevera in giochi strani
atteggiamento fisico rigido
Caratteristiche dell’Autismo
Marcata compromissione nell'uso di svariati comportamenti non
verbali, come lo sguardo diretto, l'espressione mimica, le posture
corporee e i gesti che regolano l'interazione sociale.
Incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di
sviluppo.
Mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie, interessi o
obiettivi con altre persone
Mancanza di reciprocità sociale ed emotiva.
Caratteristiche dell’Autismo
Ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non
accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità
alternative di comunicazione come gesti o mimica)
In soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della
capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri
Uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico
Mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di
imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo
Autismo
•
- Disturbo organico ad eziologia complessa
• Il fallimento di molti programmi educativi o terapeutici
spesso risiede nel fatto che non si tiene sufficientemente conto
delle modalità con cui l’organismo autistico reagisce ed
interagiscecon il suo ambiente
• Il comportamento autistico ha peculiarità comuni ma la loro
espressione varia enormemente da un soggetto all’altro
OBIETTIVI PRIMARI DI UN
INTERVENTO EDUCATIVO
insegnare in modo concreto, pragmatico,
operativo le abilità di comunicazione, la capacità
di interazione, e tutte le competenze di base
dell’autonomia personale e sociale. adattare il
nostro comportamento per aiutare il bambino
autistico a capire la situazione
utilizzo di strategie atte a supportare la loro
comprensione in modo concreto, il linguaggio è
molto più astratto delle immagini
COSA SIGNIFICA
STRUTTURARE
Gli avvenimenti devono essere prevedibili, deve essere chiaro ciò
che dovrà fare, come, per quanto tempo e quando qualcosa finirà.
L’informazione visiva è molto più concreta dei messaggi
verbali e consente di dare un’organizzazione e una struttura
“tangibili”aumentando le probabilità di portare a termine un
programma con successo: i bambini cercano quella prevedibilità,
quella chiarezza, che l’ambiente sociale di solito non può dare loro.
E’ quindi indispensabile che le relazioni rispettino alcuni principi:
• dare lo stesso messaggio nella stessa situazione,
• collegare i messaggi verbali con immagini che possono vedere e
capire,
• rivolgersi nello stesso modo,
• essere consapevoli che i bambini autistici sono attenti e rilassati
quando capiscono e diventano ansiosi e agitati quando non
capiscono.
Soltanto attraverso la comprensione del bambino e del suo punto di
vista, di come vede e percepisce il mondo che lo circonda, possiamo
conoscere e rispettare le sue esigenze.
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
Che cos’è la comunicazione funzionale?
Un comportamento rivolto verso un’altra persona
che a turno fornisce rinforzi diretti o sociali
F asp p
PERCHE’ PUO’ MANCARE COMUNICAZIONE?
- per mancanza di intenzione
- per scarsa adeguatezza dello strumento comunicativo
- per mancanza di comprensione delle regole delle
interazioni e degli scambi
- per mancanza di comprensione dei codici utilizzati
- ……
DSL A c
COSA RICHIEDE LA COMUNICAZIONE
FUNZIONALE?
- Capacità di utilizzare un codice
- possibilità di utilizzare un codice condiviso
- intenzione comunicativa
- comprensione di un contesto
- coscienza di sè
COMUNICAZIONE FUNZIONALE
Quando è compromessa
- Autismo
- Disturbi del linguaggio
- Ritardo mentale
- Gravi disturbi motori
- ADHD
LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
- Come definire capacità linguistica e capacità comunicativa?
-Come queste si possono intrecciare nelle diverse tipologie di
disturbi?
-Quali proprietà sono implicate in ciò che chiamiamo capacità
di comunicare con l’altro?
-Come si correlano concetti quali INTENZIONALITA’,
SCOPO, ATTENZIONE, in relazione a:
- adeguatezza
- caratteristiche del linguaggio?
Chi emette comportamento verbale?
Gaia è casa da
sola, si versa un
bicchiere d’acqua,
lo beve tutto d’un fiato
e sorridendo dice:
“Proprio quello
che ci voleva!”
Ginevra, 15 mesi,
indica alla mamma
il biberon sul tavolo.
La mamma
lo riempie d’acqua
e lo consegna a
Ginevra
che beve soddisfatta.
Verbale non significa
Vocale
Comportamento
Verbale
Non Verbale
At sv c
Vocale
Non Vocale
Parlare: emettere
suoni con l’apparato
vocale, la cui
probabilità di essere
emessi in futuro
dipende dalla
risposta di altre
persone
Fare gesti, scrivere,
utilizzare segni,
utilizzare immagini.
Sono tutti
comportamenti non vocali
la cui probabilità di
emissione futura dipende
dalla risposta di altre
persone.
Sbadigliare, tossire, Camminare, lavarsi,
suoni del masticare
giocare al computer,
andare in bicicletta
Insegnare tutti i significati
MAND/RICHIESTA
TACT/DENOMINAZIONE
ACQUA
ASCOLTATORE/RECETTIVO
TESTUALE
INTRAVERBALE
ECOICO
Iniziare ad insegnare
- Gerarchia di collaborazione:
1) Pairing: associazione stimolo-stimolo
2) Rinforzo contingente alla richiesta del soggetto
3) Scambio di richieste tra istruttore e studente
Apprendimento senza errori
(errorless learning)
- Strategia di istruzione specifica implementata
per produrre “solo risposte corrette” senza la
manifestazione di risposte errate, o che mantiente gli errori al
minimo.
L’importanza delle richieste
- L’unico operante che beneficia direttamente il parlante
- La prima forma di comportamento verbale acquisita negli
umani
- Individui con ritardi evolutivi tendono a sviluppare richieste
problematiche
- I tacts o gli ecoici non si trasformano automaticamente in
richieste
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione si sviluppa prima del linguaggio
Non tutti i comportamenti sono comunicativi
Colui che “parla” si rivolge a un’interlocutore
La comunicazione è bidirezionale
FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE
COMPRENSIONE
PRODUZIONE
Conseguenza
diretta
RICHIESTA
“Voglio l’acqua”
Conseguenza
sociale
Diretta
Ottenere una
ricompensa
concreta.
“prendi la giacca”
Il rinforzo è andare fuori
COMMENTO
“Che bella maglia!”
Sociale
Ottenere
una ricompensa
sociale
“portami il giornale”
Il rinforzo è grazie
Due funzioni principali della
COMUNICAZIONE RECETTIVA
CONSEGUENZA DIRETTA
CONSEGUENZA SOCIALE
• Cmprensione di un ordine
• Comprensione di una richiesta
“metti la giacca”
“passami il giornale”
Conseguenza: andare fuori
Conseguenza: ringraziamento
RINFORZO DIRETTO
RINFORZO SOCIALE
Skinner parla di comportamento dell’ascoltatore
Due funzioni principali della
COMUNICAZIONE ESPRESSIVA
CONSEGUENZA DIRETTA
CONSEGUENZA SOCIALE
• Richiesta “mi dai l’acqua?”
• Commento “che bel maglioncino!”
• Ordine “dammi l’acqua”
• Descrizione “è un maglione rosa,
morbido e caldo”
Conseguenza: ricevere l’acqua
RINFORZO DIRETTO
Skinner parla di MAND
Conseguenza: attenzione
dell’ascoltatore
RINFORZO SOCIALE
Skinner parla di TACT
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
MODALITA’ COMUNICATIVE
LINGUAGGIO
GESTI
LINGUAGGIO DEI SEGNI
FIGURE
SCRITTURA
COMUNICAZIONE FUNZIONALE
Comportamento diretto verso un’altra persona
che fornisce rinforzi diretti o sociali
(Bondy e Frost, 2002)
• Non tutti i comportamenti sono comunicativi
• E’ necessario un Interlocutore (ascoltatore)
• E’ bidirezionale
• Si sviluppa prima del linguaggio (sorriso sociale 3m,
attenzione condivisa dai 9 mesi, gesto indicativo dai 9 mesi)
Att con c
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
Andrea va da sua madre la conduce nella sua cameretta e cerca
di allungare il suo braccio verso una mensola con sopra dei
giochi. La mamma prende un giocattolo ma non è quello
giusto, Andrea comincia a mordersi la mano.
La maestra mostra ad Anna l’attività da fare. La bambina si
butta a terra e piange.
Luca a fine giornata prende lo zaino e si mette il cappotto, la
maestra gli comunica che la mamma farà tardi. Luca si mette
ad urlare e a piangere.
CHE COSA ACCADE IN QUESTI ESEMPI DI COMUNICAZIONE?
Insegnare le richieste
(Mand)
Sono necessari due elementi:
OPERAZIONE MOTIVATIVA: è ciò che
controlla il comportamento verbale di
richiesta, è lo stato di deprivazione
ASCOLTATORE: è colui che rende possibile la
richiesta e che può soddisfarla
Gi IV s
Comunicazione aumentativa ed
alternativa
Quando è utile compensare parzialmente o totalmente gravi
difficoltà nell’emissione del linguaggio parlato?
È presente linguaggio?
È comprensibile anche da estranei?
È presente intenzionalità comunicativa?
Vengono utilizzate frasi?
Due forme di CAA
Per TOPOGRAFIA: linguaggio dei segni,
scrivere, dove il movimento di risposta
varia per ogni parola
Per SELEZIONE: comunicazione per
immagini (PECS), parola scritta, dove il
movimento di risposta non cambia
……come scegliere
Abilità di partenza del soggetto
Età del soggetto
Preferenze della famiglia
Ambiente e persone con cui il soggetto
interagisce
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
PECS
SISTEMA DI COMUNICAZIONE BASATO SULLO SCAMBIO DI FIGURE
INIZIALMENTE CREATO NEL 1985
-GLI IDEATORI DELLA METODICA SONO ANDREW S. BONDY E
LORY FROST (1995)
-
-BASATO SUI PRINCIPI DELL’ANALISI DEL COMPORTAMENTO APPLICATA
(ABA) E SUL VERBAL BEHAVIOR DI SKINNER (1957)
-INSEGNA UNA COMUNICAZIONE FUNZIONALE UTILE
-NON TRASCURA L’INSEGNAMENTO DEL LINGUAGGIO
vts015c
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
PECS
E’ ADATTO A CHIUNQUE ABBIA DIFFICOLTA’ CON
IL LINGUAGGIO E LA COMUNICAZIONE
• PUO’ ESSERE UTILIZZATO CON INDIVIDUI DI ETA’
DIVERSE E ABILITA’ DIVERSE
• E’UN SISTEMA DI COMUNICAZIONE AUMENTATIVA
O ALTERNATIVA
• GLI STUDI DIMOSTRANO LA CONTINUITA’ CON LO
SVILUPPO DEL LINGUAGGIO PARLATO
Gi f
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
COMUNICAZIONE
AUMENTATIVA O ALTERNATIVA
COMUNICAZIONE AUMENTATIVA
- Qualunque sistema, metodo o apparecchio utilizzato come supplemento al
linguaggio
• COMUNICAZIONE ALTERNATIVA
- Qualunque sistema, metodo o apparecchio utilizzato quando il
linguaggio non si è sviluppato o è stato perso
Attr c s
LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE
SEGNI
Nel caso in cui ci sia una buona capacità prassica manuale e
nessuna presenza di linguaggio vocale si può utilizzare l’italiano
segnato esatto al fine di avviare una comunicazione spontanea.
Obiettivi dell’intervento
Aumentare le abilità intellettuali, migliorare le prestazioni
scolastiche, i comportamenti sociali e le risposte emotive dei
bambini perché possano trarre vantaggio dalle opportunità
educative e sociali, al fine di creare un presupposto di
autonomia nella vita futura
MENTE UNIFICANTE
“ It is not the strongest of the species
that survive, nor the most intelligent,
but the one most responsive to
change ”
Charles Darwin