IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE CON IPERATTIVITA’ ADHD Dott.ssa Vera Stoppioni U.O.N.P.I. Fano COS’E’ ADHD (DDAI) DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE / IPERATTIVITA’ ? - Disturbo evolutivo dell'autocontrollo -di origine neurobiologica -- che interferisce con il normale svolgimento delle comuni attività quotidiane: andare a scuola, giocare con i coetanei, convivere serenamente con i genitori ecc. “Disturbo neurobiologico della corteccia prefrontale e dei nuclei della base che si manifesta come alterazione dell’elaborazione delle risposte agli stimoli ambientali.” Caratteristiche dell’ADHD ADHD- presenza di tre gruppi di sintomi: DISATTENZIONE: incapacità nel mantenere per un periodo sufficientemente prolungato l’attenzione su un compito. IPERATTIVITA’ eccessivo ed inadeguato livello di attività motoria. IMPULSIVITA’ incapacità ad aspettare o ad inibire comportamenti che in quel momento risultano inadeguati. DISATTENZIONE Non attenzione ai particolari; errori di distrazione nei compito scolastici, sul lavoro, o in altre attività; Difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco; Difficoltà ad ascoltare quando si parla direttamente; Difficoltà a seguire le istruzioni e a portare a termine i compiti scolastici, i doveri sul posto di posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni); Difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività; Evitamento, avversione, riluttanza ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come i compiti a scuola o a casa); Perdita degli oggetti necessari per i compiti o le attività (per esempio, giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti); facile distraibilità da stimoli estranei; Sbadateza nelle attività quotidiane. Iperattività Muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia ; Lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetti che resti seduto; Scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza); Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquilla; E’ spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”; Parla troppo. Impulsività Spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate; Spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno; Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti. I 3 sottotipi secondo il DSM_IV Disattento: prevalenza (6 su 9) di comportamenti disattenti. Iperattivo: prevalenza (6 su 9) di comportamenti impulsivi-iperattivi Combinato: comportamenti impulsivi e iperattivi in egual misura. Alcune considerazione sull’ADHD Frequenza: 3-5 % della popolazione infantile, valori variabili da Paese a Paese. Più frequente nei maschi: rapporto di 3:1. L’età di insorgenza è molto precoce. Si fa diagnosi dai 7 anni in poi, presenza del disturbo già dai 3 anni. Sintomi secondari o correlati I soggetti con ADHD manifestano altri comportamenti disturbanti ritenuti secondari perché derivano dall’interazione tra le caratteristiche primarie del disturbo e l’ambiente Costituiscono una ricaduta dei sintomi primari sul comportamento ADHD e sintomi secondari Iperattività motoria Impulsività Inattenzione -Difficoltà relazionali - Bassa autostima - Difficoltà scolastiche Difficoltà relazionali - Emarginazione da parte dei coetanei - Scarse amicizie durature - Tendenza all’isolamento - Rapporti con bambini più piccoli o più instabili - Incapacità nel cogliere indici sociali non verbali Bassa autostima - Demoralizzazione - Scarsa fiducia in sé stessi - Solitudine - Sentimenti abbandonici - Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc. - Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale ADHD e problemi scolastici Carriera scolastica problematica (58%, Cantwell e Satterfield, 1978). Un’alta percentuale di studenti necessita di un programma di sostegno (30-40%). Molti studenti ripetono almeno un anno scolastico (30%). Alcuni non riescono nemmeno a completare la scuola superiore (10-35%). (Da alcuni studi di Barkley, 1990, 1998). ADHD E DSA 3 possibili forme di associazione: Presenza di DSA che favorisce la comparsa del pattern sintomatologico dell’ADHD (profilo comportamentale pseudo ADHD) come conseguenza di una condizione di disadattamento scolastico e demotivazione all’apprendimento. ADHD in comorbilità con DSA ADHD che causa DSA: l’inattenzione e l’iperattività favoriscono l’emergenza di difficoltà di apprendimento (stile cognitivo impulsivo, deficit di controllo delle risorse cognitive, frettolosità e inaccuratezza nello svolgimento dei compiti, problemi di comportamento in ambito scolastico, ricadute sul senso di autoefficacia e motivazione allo studio) Comorbilità Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP, 3040%). Disturbo di Condotta (DC, 36%). Disturbo d’ansia (25%) Disturbo dell’umore 32% (Munir et al., 1987) D. Oppositivo-Provocatorio/ Il disturbo oppositivo provocatorio è caratterizzato da un comportamento provocatorio, negativista ed ostile (collera, litigiosità, sfida, provocazione, ecc.). Disturbo oppositivo-provocatorio - va in collera - litiga con gli adulti - sfida o non rispetta le regole degli adulti - irrita deliberatamente le persone - accusa gli altri per i propri errori - è suscettibile o è irritato dagli altri - è arrabbiato o rancoroso - è dispettoso o vendicativo sintomi presenti per almeno 6 mesi e determinano una alterazione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo. Disturbo della condotta -Aggressione a persone o animali (minacce, scontri fisici, uso di armi, crudeltà fisica su persone o animali, coercizioni sessuali) -Distruzione di proprietà (appiccare il fuoco, o distruggere proprietà in altro modo) -Frode o furto (entrare in un edificio o in un auto per rubare, mentire per ottenere vantaggi, furto in negozi) -Gravi violazioni di regole (fuggire di casa almeno 2 volte, passare la notte fuori di casa prima di 13 anni contro il volere dei genitori, marinare sistematicamente la scuola) Almeno tre dei criteri precedenti per almeno 6 mesi, con significativa compromissione funzionale. Disturbo della condotta Il disturbo della condotta è caratterizzato da una tendenza stabile alla violazione delle regole e dei diritti altrui (aggressioni a persone o animali, distruzione di proprietà, frode o furto, gravi violazioni di regole, ecc.). La nosografia attuale tende a considerare il DOP e il DC come distinti, ma il primo precede sempre il secondo, e ne rappresenta una forma attenuata o subsindromica. Disturbo antisociale di personalità -Incapacità di conformarsi alle norme sociali, con condotte suscettibili di arresto -Disonestà (mentire, usare falso nome, truffare ripetutamente gli altri per profitto personale) -Impulsività o incapacità a pianificare -Irritabilità, aggressività (scontri o assalti fisici ripetuti) -Inosservanza spericolata della sicurezza prorpia o altrui -Irresponsabilità abituale (incapacità di mantenere un lavoro, o di far fronte ad obblighi finanziari) -Mancanza di rimorso dopo un danno arrecato ad altri Tale quadro si manifesta dopo 15 anni, è stabile, e compromette il funzionamento sociale o lavorativo. Evoluzione dell’ADHD L’ADHD cambia con l’età. Momenti importanti sono quelli di TRANSIZIONE. In particolare l’ingresso alla scuola elementare e il passaggio alla scuola media. Con l’adolescenza diminuisce soprattutto l’iperattività, ma posso sopraggiungere problemi nell’autostima e nel tono dell’umore. Durante l’età adulta permangono soprattutto problemi di disorganizzazione e pianificazione delle attività. Evoluzione del Disturbo di Attenzione/Iperattività Spesso i primi problemi si manifestano a tre anni di età, con una evidente iperattività Le difficoltà aumentano con l’ingresso nella scuola elementare in cui al bambino si richiede il rispetto di regole e prestazioni cognitive Verso gli ultimi anni della scuola elementare l’iperattività motoria si attenua mentre può persistere l’impulsività e la disattenzione ADHD in età adulta - Difficoltà di organizzazione nel lavoro (strategie per il disturbo attentivo) - Intolleranza di vita sedentaria - Condotte rischiose - Rischio di marginalità sociale Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale, vulnerabilità psicopatologica Aspetti neuro-anatomici dell’ ADHD Corteccia Prefrontale Sistema Limbico Gangli della Base Cervelletto Neurotrasmettitori: Dopamina e Norepinefrina Caratteristiche nella prima infanzia • i sintomi caratteristici emergono tra i 3 e i 5 anni • i genitori riportano eccessi nell’attività e nella disattenzione già a due anni. •durante la scuola materna tali bambini dimostrano un comportamento poco maturo, spesso etichettati come problematici o difficili da gestire. Anche Barkley (1995) li descrive come facili alla collera, esplosivi, irrequieti e con difficoltà nelle relazioni con i pari. Caratteristiche nella prima infanzia Nonostante la sintomatologia si manifesti precocemente, gli stessi manuali diagnostici mantengono una posizione di estrema cautela per quanto riguarda la diagnosi di ADHD nei soggetti con meno di 4-5 anni. A quest’età, i bambini presentano normalmente certi comportamenti. Aggressività, disattenzione e iperattività, possono essere reazioni alle crescenti richieste dell’ambiente sociale o essere indice di uno sviluppo un po’ turbolento Interventi terapeutici “Ogni intervento va adattato alle caratteristiche del soggetto in base all’età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi secondari, alle risorse cognitive, alla sua situazione familiare e sociale” Linee guida SINPIA; ADHD: diagnosi e terapie farmacologiche. Approvazione CD: 24 Giugno 2002 cm Gli interventi terapeutici sono rivolti a…. Bambino Famiglia Scuola INTERVENTI Psicoeducazione bambino Farmacoterapia Terapia cognitivo-comportamentale famiglia Psicoeducazione Parent training scuola Psicoeducazione Training per gli insegnanti Parent training Il parent training consiste in una serie di incontri gestiti da uno psicologo che coinvolgono diverse coppie di genitori. Questo programma ha lo scopo di: sostenere i genitori nell’educazione del loro bambino DDAI; evidenziare alcune abitudini di interazione problematica; fornire maggiori strategie di coping; migliorare e/o risolvere situazioni problematiche all’interno del contesto di vita quotidiano. Caratteristiche del parent training Può essere per gruppo o per singole coppie. Sono comunque necessari dei colloqui individuali di preparazione al training. Vantaggi degli incontri in gruppo: - possibilità di confrontarsi con altri e conseguente calo del senso di frustrazione; - Possibilità di vedere usare contemporaneamente diverse tecniche di intervento; - possibilità di incontrare situazioni familiari diverse. Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Il bambino ADHD mette in crisi nel senso comune gli insegnanti: è un bambino che appare intelligente, vivace, eppure non impara. Se non impara deve essere poco intelligente oppure non si impegna, è uno scansafatica: questa è la conclusione che si trae, in entrambi i casi sbagliata. Ma capire perché è sbagliata esige che si sappia precisamente che cos'è l'ADHD, cioè una disfunzione prevalentemente neurobiologica, che può essere completamente spiegata solo nell'ambito di un modello causale di tipo neuropsico-pedagogico e sociale. CONSIGLI UTILI No tempo pieno Classi poco numerose Livello di attenzione del bambino alla consegna (contatto oculare) Istruzioni verbali corte e verifica della comprensione (che cosa devi fare?) Sedere il bambino lontano da distrazioni ma non in un ambiente privo di stimoli Pause frequenti Rendere le lezioni stimolanti e ricche di attività (interazione, coinvolgimento, gioco di ruoli) Stabilire semplici obiettivi da raggiungere Insegnare ad organizzare il materiale CONSIGLI UTILI Autovalutazione al termine della giornata Anticipazione verbale dell’atto incontrollato No situazioni di competizione Evitare punizioni e svalutazioni. Non togliere l’intervallo Spiegare i comportamenti adeguati o no e le loro conseguenze Rinforzare i comportamenti positivi Non stimolare la velocizzazione, non focalizzarsi sui tempi di esecuzione ma valorizzare la qualità del lavoro svolto Enfatizzare i punti forti per eludere quelli deboli A SCUOLA… Deficit di memoria a breve termine. Problemi di coordinazione, grafia illeggibile. Difficoltà di linguaggio, di lettura, ortografia, calcolo. Problemi di elaborazione delle informazioni visive e uditive. Difficoltà di elaborazione di informazioni visive ed uditive, causate da un funzionamento inefficace del sistema nervoso centrale. Le informazioni verbali “entrano da un orecchio ed escono dall’altro”, mentre quelle visive si traducono in errori di copiatura ed omissioni delle ultime sillabe di una parola e delle ultime parole di una frase durante la lettura. A SCUOLA… Difficoltà nelle fasi iniziali di produzione del linguaggio, come balbettio, costruzione delle frasi molto semplice (uso improprio della sintassi e della grammatica, dei sostantivi, dei verbi, degli aggettivi, degli avverbi) errori nel posizionamento di lettere in una parola o di parole in una frase (per esempio: “psighetti” invece di “spaghetti” o “Io palla prendo” invece di “Io prendo la palla”). Difficoltà nella produzione del discorso sono tipiche di bambini in età prescolare, mentre i disturbi del linguaggio sono evidenti in bambini in età scolare. Problemi di coordinazione, come nell’equilibrio, postura, lanciare, calciare, afferrare, allacciare le scarpe, abbottonarsi, scrivere e disegnare. Queste difficoltà richiedono un costante esercizio quotidiano per essere contrastate. Difficoltà a mantenere l’attenzione abbastanza a lungo da elaborare e trattenere correttamente le informazioni uditive, per questo sono spesso presenti lacune nell’acquisizione delle abilità di base. CON GLI ALTRI…. I bambini con deficit dell’attenzione sono spesso poco abili socialmente. La scarsa padronanza delle regole esplicite ed implicite della comunicazione impedisce la corretta interpretazione dei messaggi non verbali. Farsi degli amici e mantenere con loro delle relazioni soddisfacenti diventa spesso difficile. Scarsa tolleranza alle frustrazioni il frequente comportamento capriccioso e la facilità con cui il bambino mette il broncio. Spesso inflessibilità ed incapacità di adattarsi ai cambiamenti, tanto pronunciate da impedire la presa di decisioni e la loro attuazione Cosa potrebbe succedere… Gli insegnanti non capiscono il problema e accusano il bambino o la famiglia; i genitori accusano la scuola o i servizi sanitari per l'incapacità di risolvere il problema; allora anche gli operatori dei servizi, che dovrebbero essere i più equilibrati, finiscono con l'accusare scuola e famiglia. In questa dinamica negativa si cerca costantemente di riversare la colpa sugli altri per il fatto che il bambino è ADHD, cosa di cui in realtà nessuno ha colpa, essendo l'ADHD un fatto biologicamente determinato. Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Per aiutare questi bambini dobbiamo anzitutto “perdonarli” e considerarli nelle loro difficoltà e nel loro disagio quotidiano. Il bambino ADHD ha una scarsa capacità di prevedere le conseguenze delle sue azioni nella stessa misura in cui non riesce a prevedere l’effetto che le sue azioni hanno sugli altri. Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Spesso non vi è alcuna intenzionalità di ferire, irritare o danneggiare gli altri. Gli insegnanti possono aiutare il bambino a prevedere le conseguenze del proprio agire attraverso varie strategie: Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Offrire informazioni di ritorno al bambino: spiegando perché si è verificata una data conseguenza e dando chiare indicazioni sul grado di correttezza del comportamento. La difficoltà di apprendere dall’esperienza è legata alla difficoltà nel fermarsi a riflettere sulle conseguenze del proprio agire. Spesso diamo per scontato (sbagliando) che il bambino abbia capito perché viene punito o premiato. Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Instaurare delle routine ed esplicitarle: le regolarità e le scadenze prestabilite che si ripetono costantemente forniscono al b. una cornice di supporto nella comprensione di ciò che accade intorno a lui. La ripetizione sistematica aiuta il bambino a capire cosa l’ambiente si aspetta da lui. Più routine sono presenti e più stabile sarà il comportamento del bambino. Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Stabilire delle regole: avere regole chiare e conosciute da tutti, messe in evidenza in vari modi, aiuta il bambino a organizzare i propri spazi e tempi e a sapere in anticipo quali azioni sono da considerarsi fuori dalle norme. Organizzazione dei banchi: eliminando distrattori Cosa può fare la Scuola per il bambino con ADHD Organizzazione del lavoro: tenendo in considerazione i limiti del bambino (tempi di attenzione, consegne complesse semplificate e spezzettate ecc.) Utilizzo di contratti comportamentali e token economy e altre strategie cognitivo comportamentali per la modificazione del comportamento. Coinvolgimento della classe: tutoring e apprendimento cooperativo, educazione razionale-emotiva APPLIED BEHAVIORAL ANALYSIS AND BEHAVIOR MODIFICATION L’analisi applicata del comportamento implica la progettazione e l’attuazione di procedure di modificazione comportamentale al fine di produrre nel soggetto cambiamenti funzionali nel suo comportamento Principi dell’Apprendimento Sociale La maggior parte dei comportamenti sono appresi La maggior parte dei comportamenti possono essere modificati dalle conseguenze Affinché agiscano sul comportamento le conseguenze devono essere il più possibile immediate Il rinforzo positivo per i comportamenti adeguati è da usare più spesso di quanto venga usata la punizione per i comportamenti indesiderabili La punizione dei comportamenti indesiderabili dovrebbe essere usata con parsimonia Tecniche che aumentano le probabilità di emissione di un comportamento Una risposta di un soggetto viene mantenuta o modificata se rinforzata, intendendosi per rinforzo l'aumento di probabilità che una risposta si ripeta, in seguito alla presentazione di un evento contingente positivo o ad eliminazione di uno negativo. Tecniche che aumentano le probabilità di emissione di un comportamento Di conseguenza, se si vuole eliminare un comportamento ritenuto disfunzionale è necessario non rinforzarlo più, facendo cioè in modo che non sia seguito ne da eventi positivi ne dall'eliminazione di una condizione vissuta negativamente. Analisi funzionale del comportamento Le componenti di qualsiasi episodio comportamentale sono: A: l’antecedente (ciò che succede immediatamente prima del comportamento) B: behavior, il comportamento C: le conseguenze (ciò che accade subito dopo il manifestarsi di un dato comportamento) Strategie di modificazione del comportamento Gestione degli antecedenti Gestione delle conseguenze positive Gestione delle conseguenze negative RINFORZO Per rinforzo intendiamo una qualunque azione che incrementa i comportamenti del bambino Per ottenere gli effetti voluti il rinforzo deve avere le seguenti caratteristiche: Desiderabile per chi lo riceve Immediato Relativo ad uno specifico comportamento Dato quando è meritato PUNIZIONE Per ottenere i risultati voluti da una conseguenza punitiva, quest’ultima deve avere le seguenti caratteristiche: Deve essere: Immediata Specifica per un comportamento Imparziale Non emotiva Personalizzata Procedure di modificazione del comportamento in ambito scolastico Ignorare strategico Time out Incoraggiamento positivo Conseguenze logiche Messaggio centrato sul comportamento Comunicazione scuola-famiglia Token economy Costo della risposta Contratto comportamentale La didattica L'insegnante deve essere in grado di modificare il proprio approccio culturale, pratico e motivazionale nei confronti del bambino ADHD, e questo significa rivedere il proprio modello didattico, valutativo e motivazionale. La didattica per il soggetto ADHD richiede, oltre a una grande flessibilità in funzione delle caratteristiche individuali, un atteggiamento che va molto oltre l'informazione esplicita che il docente può avere acquisito sul problema. Attenzione, motivazione e comprensione La motivazione e la comprensione sono dei potenti modulatori dell’attenzione, in particolare di quella mantenuta: non esistono dei temi fissi e costanti di span attentivo che variano con l’età, ma l’attenzione dipende molto spesso dalla comprensione di ciò che dice l’insegnate e da come quest’ultimo riesca a tenere alto il livello di motivazione. Note pratiche per gli insegnanti Strategie per: CATTURARE L’ATTENZIONE FOCALIZZARE L’ATTENZIONE MANTENERE L’ATTENZIONE ORGANIZZARE IL LAVORO INDIVIDUALE Catturare l’attenzione Porre domande sulle quali si possa speculare, utilizzando figure o raccontando una breve storia collegata all’argomento da spiegare e che possa innescare la discussione Movimentare le spiegazioni aggiungendo mimica, teatralità e humour Variare il tono della voce Dare segnali chiari che richiamino l’attenzione, come <<… aprite bene le orecchie … ora state tutti molto attenti perché quello che dirò è fondamentale per capire il resto … adesso nessuno, dico nessuno, deve essere distratto …>> Utilizzare gessi colorati per scrivere alla lavagna Creare aspettativa ed entusiasmo per la lezione che deve essere spiegata Utilizzare molto spesso il contatto oculare. Focalizzare l’attenzione Essere sempre visibili a tutti gli studenti e usare un tono di voce che raggiunga tutti Far sedere gli alunni più disattenti nei primi banchi Le consegne devono contenere istruzioni semplici e brevi. Assicurarsi che l’alunno abbia compreso le istruzioni di un compito, si può chiedere per es. “cosa devi fare?” Usare esemplificazioni, dimostrazioni pratiche, schemi semplici, parole chiave colorate sulla lavagna, gesti esemplificativi Insegnare agli studenti a scrivere brevi, ma essenziali, note della spiegazione orale Mantenere l’attenzione Muoversi all’interno della classe per essere sempre visibili Evitare i <<tempi morti>> Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere Utilizzare domande che richiedono risposte aperte Lasciare spazio ai commenti degli studenti e alle dimostrazioni pratiche Strutturare le lezioni in modo da favorire il lavoro in piccoli gruppi (apprendimento cooperativo e peer tutoring) Il richiamo verbale dell’insegnante deve essere immediato all’evento negativo Utilizzare per la spiegazione il nome degli studenti distratti Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni La didattica speciale Essere positivi Indicare cosa il soggetto dovrebbe fare piuttosto che quello che non deve fare, aiuta il soggetto a comprendere meglio le richieste; Fornire indicazioni chiare Semplificare le richieste e comunicarle separatamente, accertandosi che il soggetto abbia capito prima di passare ad altro; Fornire segnali Stimoli esterni, visivi o uditivi, possono costituire dei <<memo>> esterni utili per facilitare il completamento delle attività senza implicare l’intervento diretto ed esplicito dell’insegnante; Libri consigliati Di Pietro M., Bassi E., Filoramo G., L’alunno iperattivo in classe, Edizioni Erickson, Trento. Martin G. e Pear J., Strategie e tecniche per il cambiamento, McGraw Hill Cornoldi C., De Meo T., Offredi F., Vio C., Iperattività e autoregolazione cognitiva, cognitiva Edizioni Erickson, Trento. Siti: www.aidaiassociazione.com www.educazione-emotiva.it www.erickson.it (per materiali didattici per difficoltà di apprendimento) DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO (DSM-IV TR) Disturbo Autistico Disturbo di Rett Disturbo Disintegrativo della fanciullezza Disturbo di Asperger Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato DISTURBO AUTISTICO: TRIADE SINTOMATOLOGICA 1) L’interazione sociale 2) La comunicazione verbale e non verbale 3) Il repertorio di attività ed interessi COME SI MANIFESTA L’AUTISMO? difficoltà a stare con gli altri bambini impressione di sordità o difficoltà visive incoscienza per i pericoli reali opposizione ai cambiamenti mancanza del sorriso e della mimica iperattività fisica accentuata non guarda negli occhi attaccamento inappropriato agli oggetti ruota gli oggetti persevera in giochi strani atteggiamento fisico rigido Caratteristiche dell’Autismo Marcata compromissione nell'uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l'espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l'interazione sociale. Incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di sviluppo. Mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone Mancanza di reciprocità sociale ed emotiva. Caratteristiche dell’Autismo Ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica) In soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri Uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico Mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo Autismo • - Disturbo organico ad eziologia complessa • Il fallimento di molti programmi educativi o terapeutici spesso risiede nel fatto che non si tiene sufficientemente conto delle modalità con cui l’organismo autistico reagisce ed interagiscecon il suo ambiente • Il comportamento autistico ha peculiarità comuni ma la loro espressione varia enormemente da un soggetto all’altro OBIETTIVI PRIMARI DI UN INTERVENTO EDUCATIVO insegnare in modo concreto, pragmatico, operativo le abilità di comunicazione, la capacità di interazione, e tutte le competenze di base dell’autonomia personale e sociale. adattare il nostro comportamento per aiutare il bambino autistico a capire la situazione utilizzo di strategie atte a supportare la loro comprensione in modo concreto, il linguaggio è molto più astratto delle immagini COSA SIGNIFICA STRUTTURARE Gli avvenimenti devono essere prevedibili, deve essere chiaro ciò che dovrà fare, come, per quanto tempo e quando qualcosa finirà. L’informazione visiva è molto più concreta dei messaggi verbali e consente di dare un’organizzazione e una struttura “tangibili”aumentando le probabilità di portare a termine un programma con successo: i bambini cercano quella prevedibilità, quella chiarezza, che l’ambiente sociale di solito non può dare loro. E’ quindi indispensabile che le relazioni rispettino alcuni principi: • dare lo stesso messaggio nella stessa situazione, • collegare i messaggi verbali con immagini che possono vedere e capire, • rivolgersi nello stesso modo, • essere consapevoli che i bambini autistici sono attenti e rilassati quando capiscono e diventano ansiosi e agitati quando non capiscono. Soltanto attraverso la comprensione del bambino e del suo punto di vista, di come vede e percepisce il mondo che lo circonda, possiamo conoscere e rispettare le sue esigenze. LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE Che cos’è la comunicazione funzionale? Un comportamento rivolto verso un’altra persona che a turno fornisce rinforzi diretti o sociali F asp p PERCHE’ PUO’ MANCARE COMUNICAZIONE? - per mancanza di intenzione - per scarsa adeguatezza dello strumento comunicativo - per mancanza di comprensione delle regole delle interazioni e degli scambi - per mancanza di comprensione dei codici utilizzati - …… DSL A c COSA RICHIEDE LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE? - Capacità di utilizzare un codice - possibilità di utilizzare un codice condiviso - intenzione comunicativa - comprensione di un contesto - coscienza di sè COMUNICAZIONE FUNZIONALE Quando è compromessa - Autismo - Disturbi del linguaggio - Ritardo mentale - Gravi disturbi motori - ADHD LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE - Come definire capacità linguistica e capacità comunicativa? -Come queste si possono intrecciare nelle diverse tipologie di disturbi? -Quali proprietà sono implicate in ciò che chiamiamo capacità di comunicare con l’altro? -Come si correlano concetti quali INTENZIONALITA’, SCOPO, ATTENZIONE, in relazione a: - adeguatezza - caratteristiche del linguaggio? Chi emette comportamento verbale? Gaia è casa da sola, si versa un bicchiere d’acqua, lo beve tutto d’un fiato e sorridendo dice: “Proprio quello che ci voleva!” Ginevra, 15 mesi, indica alla mamma il biberon sul tavolo. La mamma lo riempie d’acqua e lo consegna a Ginevra che beve soddisfatta. Verbale non significa Vocale Comportamento Verbale Non Verbale At sv c Vocale Non Vocale Parlare: emettere suoni con l’apparato vocale, la cui probabilità di essere emessi in futuro dipende dalla risposta di altre persone Fare gesti, scrivere, utilizzare segni, utilizzare immagini. Sono tutti comportamenti non vocali la cui probabilità di emissione futura dipende dalla risposta di altre persone. Sbadigliare, tossire, Camminare, lavarsi, suoni del masticare giocare al computer, andare in bicicletta Insegnare tutti i significati MAND/RICHIESTA TACT/DENOMINAZIONE ACQUA ASCOLTATORE/RECETTIVO TESTUALE INTRAVERBALE ECOICO Iniziare ad insegnare - Gerarchia di collaborazione: 1) Pairing: associazione stimolo-stimolo 2) Rinforzo contingente alla richiesta del soggetto 3) Scambio di richieste tra istruttore e studente Apprendimento senza errori (errorless learning) - Strategia di istruzione specifica implementata per produrre “solo risposte corrette” senza la manifestazione di risposte errate, o che mantiente gli errori al minimo. L’importanza delle richieste - L’unico operante che beneficia direttamente il parlante - La prima forma di comportamento verbale acquisita negli umani - Individui con ritardi evolutivi tendono a sviluppare richieste problematiche - I tacts o gli ecoici non si trasformano automaticamente in richieste LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE La comunicazione si sviluppa prima del linguaggio Non tutti i comportamenti sono comunicativi Colui che “parla” si rivolge a un’interlocutore La comunicazione è bidirezionale FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE COMPRENSIONE PRODUZIONE Conseguenza diretta RICHIESTA “Voglio l’acqua” Conseguenza sociale Diretta Ottenere una ricompensa concreta. “prendi la giacca” Il rinforzo è andare fuori COMMENTO “Che bella maglia!” Sociale Ottenere una ricompensa sociale “portami il giornale” Il rinforzo è grazie Due funzioni principali della COMUNICAZIONE RECETTIVA CONSEGUENZA DIRETTA CONSEGUENZA SOCIALE • Cmprensione di un ordine • Comprensione di una richiesta “metti la giacca” “passami il giornale” Conseguenza: andare fuori Conseguenza: ringraziamento RINFORZO DIRETTO RINFORZO SOCIALE Skinner parla di comportamento dell’ascoltatore Due funzioni principali della COMUNICAZIONE ESPRESSIVA CONSEGUENZA DIRETTA CONSEGUENZA SOCIALE • Richiesta “mi dai l’acqua?” • Commento “che bel maglioncino!” • Ordine “dammi l’acqua” • Descrizione “è un maglione rosa, morbido e caldo” Conseguenza: ricevere l’acqua RINFORZO DIRETTO Skinner parla di MAND Conseguenza: attenzione dell’ascoltatore RINFORZO SOCIALE Skinner parla di TACT LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE MODALITA’ COMUNICATIVE LINGUAGGIO GESTI LINGUAGGIO DEI SEGNI FIGURE SCRITTURA COMUNICAZIONE FUNZIONALE Comportamento diretto verso un’altra persona che fornisce rinforzi diretti o sociali (Bondy e Frost, 2002) • Non tutti i comportamenti sono comunicativi • E’ necessario un Interlocutore (ascoltatore) • E’ bidirezionale • Si sviluppa prima del linguaggio (sorriso sociale 3m, attenzione condivisa dai 9 mesi, gesto indicativo dai 9 mesi) Att con c LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE Andrea va da sua madre la conduce nella sua cameretta e cerca di allungare il suo braccio verso una mensola con sopra dei giochi. La mamma prende un giocattolo ma non è quello giusto, Andrea comincia a mordersi la mano. La maestra mostra ad Anna l’attività da fare. La bambina si butta a terra e piange. Luca a fine giornata prende lo zaino e si mette il cappotto, la maestra gli comunica che la mamma farà tardi. Luca si mette ad urlare e a piangere. CHE COSA ACCADE IN QUESTI ESEMPI DI COMUNICAZIONE? Insegnare le richieste (Mand) Sono necessari due elementi: OPERAZIONE MOTIVATIVA: è ciò che controlla il comportamento verbale di richiesta, è lo stato di deprivazione ASCOLTATORE: è colui che rende possibile la richiesta e che può soddisfarla Gi IV s Comunicazione aumentativa ed alternativa Quando è utile compensare parzialmente o totalmente gravi difficoltà nell’emissione del linguaggio parlato? È presente linguaggio? È comprensibile anche da estranei? È presente intenzionalità comunicativa? Vengono utilizzate frasi? Due forme di CAA Per TOPOGRAFIA: linguaggio dei segni, scrivere, dove il movimento di risposta varia per ogni parola Per SELEZIONE: comunicazione per immagini (PECS), parola scritta, dove il movimento di risposta non cambia ……come scegliere Abilità di partenza del soggetto Età del soggetto Preferenze della famiglia Ambiente e persone con cui il soggetto interagisce LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE PECS SISTEMA DI COMUNICAZIONE BASATO SULLO SCAMBIO DI FIGURE INIZIALMENTE CREATO NEL 1985 -GLI IDEATORI DELLA METODICA SONO ANDREW S. BONDY E LORY FROST (1995) - -BASATO SUI PRINCIPI DELL’ANALISI DEL COMPORTAMENTO APPLICATA (ABA) E SUL VERBAL BEHAVIOR DI SKINNER (1957) -INSEGNA UNA COMUNICAZIONE FUNZIONALE UTILE -NON TRASCURA L’INSEGNAMENTO DEL LINGUAGGIO vts015c LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE PECS E’ ADATTO A CHIUNQUE ABBIA DIFFICOLTA’ CON IL LINGUAGGIO E LA COMUNICAZIONE • PUO’ ESSERE UTILIZZATO CON INDIVIDUI DI ETA’ DIVERSE E ABILITA’ DIVERSE • E’UN SISTEMA DI COMUNICAZIONE AUMENTATIVA O ALTERNATIVA • GLI STUDI DIMOSTRANO LA CONTINUITA’ CON LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO PARLATO Gi f LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE COMUNICAZIONE AUMENTATIVA O ALTERNATIVA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA - Qualunque sistema, metodo o apparecchio utilizzato come supplemento al linguaggio • COMUNICAZIONE ALTERNATIVA - Qualunque sistema, metodo o apparecchio utilizzato quando il linguaggio non si è sviluppato o è stato perso Attr c s LA COMUNICAZIONE FUNZIONALE SEGNI Nel caso in cui ci sia una buona capacità prassica manuale e nessuna presenza di linguaggio vocale si può utilizzare l’italiano segnato esatto al fine di avviare una comunicazione spontanea. Obiettivi dell’intervento Aumentare le abilità intellettuali, migliorare le prestazioni scolastiche, i comportamenti sociali e le risposte emotive dei bambini perché possano trarre vantaggio dalle opportunità educative e sociali, al fine di creare un presupposto di autonomia nella vita futura MENTE UNIFICANTE “ It is not the strongest of the species that survive, nor the most intelligent, but the one most responsive to change ” Charles Darwin