KARL MARX (1818- 1883)
In Karl Marx si intrecciano pensiero teorico e vita. Il pensiero di Marx non si può
scindere dalla prassi politica, dall’impegno politico. Marx è stato, oltre che un
teorico, anche un protagonista di un movimento politico: nella costituzione, prima
della lega dei Giusti, poi dei Comunisti. Non si possono scindere teoria e fasi della
vita.
Nasce a Treviri, in Renania, nel 1818 da una famiglia di ebrei tedeschi. Durante le
guerre seguite alla rivoluzione francese la riva sinistra del Reno era stata di fatto
annessa alla Francia. Erano permeate idee illuministiche e liberali. L’ambiente è
borghese. Dopo la Restaurazione “i sovrani d’Europa avrebbero regnato come
delegati della Provvidenza”, come formulò lo zar Alessandro I, perché “il mondo
cristiano non ha altro sovrano che colui al quale appartiene: Dio”. Il cristianesimo è
terreno di lotta politica. Nel 1815, con l’atto Federale Tedesco, viene costituita una
confederazione tedesca di 39 stati tra cui Prussica e Austria. L’art. 13 diceva “in tutti
gli stati della Confederazione si avrà una costituzione di ordini cetuali”. Era limitata
la libertà di muoversi da una Stato all’altro, di acquistarvi proprietà fondiaria e al
riconoscimento che “le diversità delle Confessione religiosa cristiana” non dovessero
portare disparità nei diritti civili e politici”. Escluse tutte le altre, compresa quella
ebraica. Non viene dato seguito a una Dieta federale che risiedeva a Francoforte, per
definire le questioni relative alla libertà di stampa, commercio e navigazione.
Marx inizia gli studi giuridici. Frequenta le lezioni di Karl von Savigny (historische
Rechtschule). Fonda un gruppo “die Freien” (i Liberi) insieme ad altri giovani
colleghi. Sono seguaci di Hegel. Tra questi c’è Engels. Ci sono Bruno Bauer e
Ludwig Feuerbach. (Viene fatta una descrizione satirica di questo gruppo nel 1842, Il
trionfo della fede). Studia non il diritto “positivo”, come avrebbe voluto il padre, ma
“una filosofia del diritto che possa abbracciare il diritto stesso” (lettera al padre OME
I: 10) I giovani hegeliani leggevano Hegel come filosofo dell’autocoscienza umana,
sciolta da condizionamenti religiosi. Alle “figure “ dell’autocoscienza appartengono
anche Epicureo e Lucrezio. Pensatori che liberano gli uomini dalla paura degli dei.
Sullo sfondo campeggia Prometeo. Prometeo – figura mitica che ruba il fuoco a Zeus
per donarlo agli uomini - è il capostipite di tutti quelli che riconoscono come divinità
suprema l’autocoscienza umana. Nella figura di Prometeo si riconosce il
Romanticismo tedesco. Vi è un’importante poesia di Goethe intitolata Prometeo.
Marx critica Hegel, che si è piegato agli interessi dello Stato prussiano. Nel 1841
(con Bruno Bauer) pubblica La tromba del giusizio universale contro Hegel, l’ateo e
l’antocristo. Si dimostrava che il centro della filosofia di Hegel è l’ateismo. Il clima
politico non è favorevole. Bauer viene sospeso dall’insegnamento.
Marx diventa giornalista politico per la Reihnische Zeitung, fondata per difendere gi
interessi della borghesia nel 1842. Il giornale propaganda misure economiche:
l’ampiamento rete ferroviaria, la libertà dei commerci, l’allargamento dell’unione
doganale (Zollverein). Marx ne assume la direzione; da allora il giornale diventa
quotidiano di critica militante.
Marx vi scrive importanti articoli: le Osservazioni di un cittadino renano in cui
manifesta contro la trasformazione di una particolare religione in legge dello Stato.
Così da “fare dell’essenza particolare della religione la misura dello Stato”. Lo Stato
prussiano non è universale. Le Diete istituite in Prussica nel 1832 avevano potere
solo consultivo e la forma del voto favoriva i grandi proprietari. I rappresentanti sono
esclusivamente di ceto. Invece LO STATO HA UNA NATURA RAZIONALE E
UNIVERSALE, non può essere fondato sui ceti, che esprimono degli interessi
particolari. Contro Savigny (per cui la fonte del diritto è il potere vigente). Nel Il
manifesto filosofico della scuola storica del diritto Marx afferma: “ogni esistenza ha
per lui (Hugo, fondatore della scuola storica del diritto) il valore di un’autorità ogni
autorità ha per lui il valore del fondamento”. Il fondamento deve essere universale.
Il fenomeno dell’arbitrio e i conflitti tra particolare e universale sono altri. Com
questo problema Marx si cimenta in un altro importante articolo: i Dibattiti contro i
furti della legna, dove prende in considerazione l’avvento della proprietà privata del
patrimonio boschivo e il diritto di legnatico negato alla popolazione. Lo stato, che
difende questa limitazione, diventa interprete di interessi di ceto. La disuguaglianza
giuridica produce disuguaglianza sociale. “si sono soppressi i monasteri – e va
benissimo – ma non si sono pensate alternative per il sostentamento dei poveri. Dal
cambio di stato giuridico della proprietà i poveri sono stati di fatto danneggiati. In
cambio dell’uguaglianza di fronte alla legge si è tolto un sostentamento”.
Nasce in Marx una sensibilità per le condizioni materiali. Si sposta l’interesse: dalla
filosofia di deve volgersi prima alle sfere umane (della vita materiale), e, solo dopo,
nuovamente, tornare alla filosofia. Marx parla di “situazioni” che determinano le
azioni delle persone agenti – non dipende tutto dalla volontà delle persone agenti”
Lo stesso concetto emerge in un articolo Sui viticoltori della Mosella: “…si vedranno
agire situazioni dove di primo acchito sembrava agissero solo persone”.
Un’altra tappa importante è la Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico
(pubblicato nel 1929 ma scritto nel 1842)
Egli Accetta il metodo di Hegel ma non il risultato. Non è il pensiero a produrre
l’essere: il contrario: l’essere concreto degli uomini radicato nelle condizioni di
esistenza.
Hegel prende le mosse dal particolare concreto (i fatti) e raggiunge l’universale. Ma
lo fa in modo astratto: partendo dall’Idea la riempie di contenuti concreti ( i contenuti
empirici non sono sottoposti ad analisi critica, vengono immediatamente assunti nello
schema ideale). “Acriticamente viene assunta un’empirica esistenza come la reale
verità dell’idea”. Il “particolare-empirico viene sussulto nell’ideale”. La Prussia
diventa incarnazione suprema dello spirito oggettivo. Il momento
particolare/empirico diventa universale. Gli agenti reali (famiglia, società civile)
diventano emanazioni di un processo metafisico.
Nel 1843 Marx è pubblicista a Parigi: dopo la rivoluzione del 1830 Parigi dà più
garanzie di democrazia. Dirige gli Annali franco-tedeschi, una rivista liberale (con
Moses Hess, Heine e Georg Herweg). Esce un numero soltanto. Di Marx: Sulla
questione ebraica, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel
Nel primo articolo Marx sostiene la separazione tra religione e stato. Differenzia
l’uomo privato dall’uomo che agisce nella società civile e l’uomo come ente
comunitario che agisce nello Stato. Dietro l’uguaglianza formale si fanno vedere tutte
le disuguaglianze sostanziali. “la sfera nella quale l’uomo si comporta come ente
comunitario viene degradata al punto che “non l’uomo come citoyen ma l’uomo
come bourgeois viene preso per l’uomo vero e proprio”. In questo articolo viene
messa a fuoco la critica dello stato moderno con la critica della società borghese”.
La critica a Hegel è la critica alla religione. Riprende le tesi di Feuerbach che.,
nell’essenza del cristianesimo aveva affermato che gli esseri più elevati che ha creato
la nostra fantasia religiosa sono soltanto il riflesso fantastico del nostro vero e proprio
essere” Il libro di Marx viene considerato “liberatorio” (una definizione di Engels).
Per Marx la religione è espressione in forme religiose di una miseria reale. Insieme è
“protesta contro la miseria reale”. Qui si trova la famosa espressione che la religione
è l’oppio dei popoli. Bisogna offrire al popolo una felicità reale, “una volta
smascherata a figura sacra dell’auto - estraneazione umana”. Bisogna trasformare la
critica del cielo in critica della terra.
Le forze che producono questa liberazione non sono quelli borghesi ma quelle
proletarie. Il proletariato è foriero di una liberazione universale. Viene a prodursi un
vero universalismo, non quello surrogato di Hegel.
Falliscono gli Annali franco tedeschi e Marx lavora per Vorwaerts (Avanti) –
commenta le rivolte sociali in Prussia, barbaramente represse. (Heinrich Heine scrive
la famosa lirica I tessitori salesiani). A Parigi rincontra Engels. Ivi scrive i
Manoscritti economico- filosofici nel 1844 che verranno pubblicati solo nel 1932.
Le tesi dei Manoscritti sono incentrate sull’alienazione. L’alienazione religiosa è
considerata alienazione della coscienza; vi è un’altra specie di alienazione. Quella
economica, che è alienazione nella vita reale. Questa deriva dal rapporto tra la
proprietà e il lavoro. Il lavoro dell’operaio è costrittivo. Se cessa la costrizione il
lavoro è fuggito come la peste.
Inizia un’analisi scientifica del capitalismo: l’economia politica vede due figure.
L’avaro ascetico ma usuraio (capitalista) e “lo schiavo ascetico ma produttivo”
l’operaio. Si tratta di un’ulteriore articolazione di quello che definiva prima
“situazioni”. Nell’opera troviamo anche una critica ai modelli comunisti utopistici e
ancora una critica a Hegel: “ha inteso l’uomo come una autoprodursi di un
processo”., come il risultato del suo proprio lavoro”. (il lavoro gioca un ruolo
importante per la formazione della coscienza nella Fenomenologia dello Spirito)
Hegel considera solo il lavoro astratto, Marx quello reale e concreto. La categoria che
impiega è quella di produzione: produzione del lavoro concreto e anche produzione
spirituale.
Nei Manoscritti emerge anche la necessità di un’emancipazione universale che
soltanto con l’emancipazione della classe proletaria può avere luogo. La società
futura avrebbe visto finire il modello capitalista, che stravolge gli elementi del
processo produttivo di per sé neutri perché semplicemente naturali/umani..
Marx si trasferisce a Bruxelles: sono espulsi dalla Francia i collaboratori di
Vorwaerts. Nel 1845 si trasferisce a Bruxelles. Scrive
La sacra famiglia: è un addio ai giovani hegeliani. Critica le idee come vettori di
trasformazione; ciò che veramente trasforma non sono le idee: si deve considerare “la
natura”, ovvero la concretezza della vita economica.
Scrive l’Ideologia tedesca – anche pubblicata solo nel 1932. “La produzione delle
idee, rappresentazioni, della coscienza è. in primo luogo, direttamente intrecciata
all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita
reale”. Le idee sono condizionate dalle forze produttive”. Occorre quindi trasformare
la “coscienza che gli uomini hanno di se stessi – una storia della coscienza – in una
storia reale, quella degli individui e delle loro condizioni empiriche”. Storia delle
condizioni empiriche. Base economica storia dello sfruttamento del lavoro salariato.
Di questo periodo sono le Tesi su Feuerbach (1845). Si legge: “la questione se al
pensiero umano spetti una verità oggettiva non è questione teorica, ma pratica” .
E’famosa la glossa 11: “fino adesso i filosofi hanno pensato il mondo, si tratta ora di
trasformarlo”.
Dal 1848 Marx va in esilio in Inghilterra. (dopo i moti politici del 48 fu espulso dal
Belgio) Marx aveva trasformato la “Gazzetta tedesca di Bruxelles in un quotidiano di
comunisti. A Londra produce e stampa la “Nuova gazzetta renana” per i comunisti
tedeschi.
Scrive Cos’è il comunismo? “la dottrina delle condizioni di liberazione del
proletariato”.
Nel 1848 il Manifesto del partito comunista. Uno dei libri politici più tradotti e letti
in assoluto: lo scritto socio politico più famoso dell’epoca moderna. L’incipit è
celebre: “uno spettro si aggira per l’europa, è lo spettro del comunismo” .
Nel Capitolo. 1 viene sviluppata l’idea che i proletari debbano distruggere ogni
ordinamento sociale esistente, perché “i proletari non hanno nulla da perdere, solo le
catene.” La storia è solo la storia delle lotte di classe. Le forze produttive inducono i
cambiamenti, che poi travolgono le istituzioni. Così sono accadute le rivoluzioni
borghesi: le forze produttrici della borghesia hanno spazzato via le istituzioni feudali.
Ora le forze produttive operaie spazzeranno via le istituzioni borghesi.
Nel capitolo 2 Marx risponde all’obiezione che i comunisti vogliano distruggere i
valori universali, libertà. Proprietà, famiglia. Ciò non è vero: a questa universalità
astratta la borghesia ha sostituito i suoi interessi concreti e particolari. Il proletariato
deve impadronirsi dei gangli del potere per “strappare alla borghesia, a poco a poco,
tutto il capitale, per accentrare gli strumenti di produzione nelle mani dello stato,
ovvero del proletariato organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la
massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive”. Il traguardo è che alla
società divisa in classi subentri “un’associazione nella quale il libero sviluppo di
ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti” (universalità)
Nel capitolo 3 polemizza con i tipi di socialismo non scientifici. (uno idealista,
nobiliare, alimentato da simpatie generiche; uno borghese (Prudhon), che vuole solo
miglioramenti amministrativi; l’altro utopistico, Fourier , Owen etc. Contro costoro
Marx oppone che bisogna guardare alle condizioni storiche di emancipazione non a
quelle fantastiche.
Guardare alla prassi: Marx fonda il movimento comunista. L’idea di fondo è che alla
rivoluzione proletaria sarebbe seguita quella borghese. Le rivoluzioni liberal democratiche sono solo antefatti della grande rivoluzione comunista.
Marx è attivo nel 1848 che si conclude con la repressione. (nel Baaden 80.000
persone emigrano in USA).
Inizia l’analisi scientifica della produzione capitalistica.
Le istituzioni giuridico-politiche rispecchiano i livelli di sviluppo materiali della
società. La legge si fonda sulla società. “la società borghese nata nel XVII e
sviluppatasi nel XIX trova la sua espressione nel codice di Napoleone.”
A una nuova rivoluzione può seguire solo a una nuova crisi.
Nel 1853 Napoleone III inaugura una politica dittatoriale. Le critiche di Marx si
articolano in alcune tesi. Secondo la prima, l’esistenza delle classi è legata a
determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; la lotta di classe conduce alla
dittatura del proletariato; questa dittatura è l’abolizione di tutte le classi sociali.
Nel 1866 esce il primo libro del Capitale (il secondo e terzo verranno pubblicati da
Engels dopo la morte di Marx) Viene preso in esame il modo di produzione
capitalistico, vengono esaminati i modi in cui si è prodotto storicamente e le
contraddizioni interne che l’avrebbero portato alla rovina. Sotto un profilo storico, il
dissolvimento del sistema feudale ha portato alla creazione di lavoratori liberi, nel
senso che non sono soggetti a vincoli giuridici feudali e non possiedono né i propri
mezzi di produzione né i mezzi di sussistenza.
I lavoratori devono trovare qualcuno che dia loro un salario in cambio di lavoro.
Questa è l’unica merce vendibile che hanno.
La merce ha un valore d’uso. Dalla vendita di una merce (M) il venditore ricava
denaro (D) che viene impiegato per l’acquisto di un'altra merce (M-D-M). Questo
circolo è chiamato “circolazione semplice”.Una variante è il circolo D – M – D:
acquisto una merce per venderla e ricavarne del denaro.
Le merci sono il prodotto dell’attività umana, sono lavoro oggettivato o
materializzato. Hanno, oltre al valore d’uso, che è soggettivo, anche una grandezza di
valore oggettiva, misurabile. Consiste nel “tempo di lavoro socialmente necessario”
per produrre una determinata merce. E’calcolato in ore e giorni, il tempo necessario
per produrre la merce “nelle esistenti condizioni di produzione socialmente normali, e
col grado sociale medio di abilità e intensità di lavoro. “ Di per sé la circolazione o lo
scambio delle merci non crea alcun valore.
Il valore del lavoro è determinato dal tempo necessario per la produzione ed anche
alla riproduzione, di questo articolo specifico, ovvero dal “valore dei mezzi di
sussistenza necessari per la conservazione dei possessori della forza lavoro”. Il
capitalista paga all’operaio il controvalore ( i mezzi di sussistenza) della merce forzalavoro per un giorno, essa per un giorno è sua.
Lo scambio, formalmente equivalente, sembra vantaggioso per l’operaio: il capitalista
sembrerebbe il benefattore perché ha comprato questa merce.
La forza lavoro ha una particolarità che la distingue da ogni altra merce: mentre la si
usa produce nuovo valore. “Il processo di consumo della forza lavoro è allo stesso
tempo processo odi produzione di merce e di plusvalore”. Afferma Marx: “finalmente
ci si dovrà svelare l’arcano della fattura del plusvalore. AL CAPITALISTA LA
MERCE FORZA-LAVORO USATA IN FABBRICA PER PRODURRE BENI CHE
POI VENDE RENDE, SOTTO FORMA DI MERCI PRODOTTE, PIU’DI
QUANTO GLI E’COSTATA.
A un certo punto della giornata lavorativa la forza lavoro ha ripagato, sotto forma di
beni da essa prodotti e vendibili, l’equivalente delle spese anticipate dal capitalista
sotto le voci di “capitale variabile” (il salario) e “capitale costante” l’investimento per
i macchinari, le materie prime e quanto serve alla produzione, relative a una giornata
di produzione. Se l’operaio finisse di lavorare, nessun plusvalore nascerebbe dal
processo produttivo.
Il plusvalore costituisce l’eccedenza del valore del prodotto sul valore dei fattori del
prodotto consumati, cioè i mezzi di produzione e della forza lavoro”Oltre questo
momento, per il lavoratore, si crea una aggiunta al processo lavorativo, che Marx
chiama “il pluslavoro”, che per l’operaio costa dispendio di forza, ma non crea
nessun valore per lui. Esso crea “plusvalore che sorride al capitalista con tutto il
fascino della creazione dal nulla. “
Per il capitalista la giornata lavorativa della forza lavoro è acquistata per 24 ore
complete, da cui sono detratte le ore che l’operaio deve dedicare alla sussistenza,
senza le quali non potrebbe lavorare. Il capitale vuole solo il massimo della forza
lavoro che può essere resa liquida in una giornata lavorativa. Non si preoccupa affatto
della vita del lavoratore, che può essere abbreviata, come “un agricoltore avido
ottiene aumenti di produttività dal suolo rapinandone la fertilità”.
Il lavoratore sostiene il suo diritto di venditore, quando vuole limitare la giornata
lavorativa. Rispetto al capitalista, è uno scontro di diritto contro diritto, entrambi
consacrati dalla legge dello scambio. Tra diritti uguali decide la forza. Questa è
l’origine della lotta moderna tra capitalista collettivo, la classe dei capitalisti, e
l’operaio collettivo, ovvero la classe dei lavoratori.
Qui prende rilievo il concetto di “classe”. Il meccanismo capitalistico non dervia
dalla buona o cattiva volontà dei singoli; è la situazione, ovvero la libera concorrenza
che “fa valere le leggi immanenti della produzione capitalistica come legge coercitiva
esterna nei confronti del capitalista singolo”.
Si tratta di un processo storico oggettivo. Il sistema capitalistico diventa compatibile
con le conquiste sindacali e la diminuzione della giornata lavorativa. Per mantenere il
plusvalore il capitalista ha bisogno di investire in macchinari, per ottenere dalla forza
lavoro lo stesso profitto in un tempo minore.
Al superamento del capitalismo è collegato il pensiero di una società futura che
libererebbe l’operaio dalla logica alienante della società capitalistica. In questa
società: “i produttori associati regolano il ricambio organico con la natura (che è
necessario per produrre), lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere
da esso dominati come d una forza cieca.”. Grazie all’associazione, i produttori
“eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle
condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa”. Un ideale di
autogestione, in cui sarà possibile “il libero sviluppo di tutti”. Uno stato ideale, in cui
è necessaria la gestione amministrativa perché il processo si svolge su larga scala
sociale e non ha un carattere solamente individuale
L’idea della associazione dei produttori può, tuttavia, attuarsi solo quando il
capitalismo sarà sconfitto ovunque. In linea provvisoria, quando la rivoluzione
proletaria si impone in un solo paese, per far fronte all’ostilità degli Stati ove non è
ancora avvenuta, è necessario instaurare un regime dittatoriale del proletariato stesso.
Su questo, tuttavia, lo stesso Marx no dà un giudizio definitivo. In una lettera al
socialista olandese Nieuwenhuis afferma “ogni anticipazione dottrinaria e
necessariamente fantasiosa del programma d’azione per una rivoluzione del
futuronon fa che sviare dalla lotta del presente” (cfr. Nicolao Merker, Karl Marx.
Vita e opere, Laterza Roma-Bari 2011)