Cina e India, giganti emergenti a confronto

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Cina e India, giganti emergenti a
confronto
Cina e India, giganti emergenti a confronto
Giovanni BalcetVittorio Valli
Somiglianze e differenze tra i due paesi asiatici, dall'inizio del loro boom economico alla
transizione che adesso attraversano. Un volume a cura di Giovanni Balcet e Vittorio Valli, che qui
presentiamo con un breve stralcio
L’impetuosa crescita economica dei due giganti asiatici emergenti, la Cina e l’India, sta
portando a nuovi assetti negli equilibri economici del mondo.
La crisi economica e finanziaria nei paesi Ocse ha rafforzato, a partire dal 2008, questa
tendenza, modificando profondamente le dinamiche della globalizzazione e mettendo in luce
l’affermarsi di questi nuovi protagonisti. Di conseguenza, il centro di gravità dell’economia
globale si sta progressivamente spostando verso l’Asia. Tra quelli che all’inizio del XXI secolo
vengono definiti i paesi emergenti, Cina e India spiccano nettamente per dimensione geografica,
demografica e economica, per le notevoli performance di crescita e per l’enormità delle loro
potenzialità e nello stesso tempo dei rischi che devono affrontare.
Se allarghiamo lo sguardo a una prospettiva millenaria, possiamo osservare che la Cina aveva
avuto per diversi secoli un’economia più ricca e per diversi aspetti tecnologicamente più
avanzata di quella dei maggiori paesi occidentali, per cui si tratta in un certo senso di un ritorno, e
non di un semplice avvento, alla centralità economica nel mondo.
Il volume propone una chiave interpretativa importante, associata alle diverse modalità di
inserimento di elementi del modello fordista di sviluppo nei due paesi. Sono poi analizzate,
sempre in chie comparativa, alcune dimensioni decisive della straordinaria crescita dei due paesi:
le politiche pubbliche; le diseguaglianze, in relazione con i livelli d’istruzione; le dinamiche
industriali e tecnologiche, quali si manifestano nel settore automobilistico; i sistemi finanziari; le
politiche ambientali, che hanno visto una significativa evoluzione in pochi anni. Tali analisi
mostrano sia i punti di forza che i punti di debolezza delle due economie.
Sia la Cina che l’India stanno attraversando una complessa fase di transizione, partendo tuttavia
da modelli diversi e da tempi diversi. La Cina era nel 1978 un’economia socialista (mezzi di
produzione pubblici), pianificata e centralizzata, con un sistema politico bloccato, mono-partitico e
strettamente controllato dal partito comunista cinese. L’India era fino alla metà degli anni 1980
un’economia mista con un forte settore pubblico, ma con rilevanti spazi lasciati al mercato, con
una pesante regolazione pubblica, con una commistione tra piano e mercato, un marcato
decentramento federale, e una democrazia pluripartitica. La Cina si è gradualmente trasformata
negli ultimi tre decenni in
un’economia del triplo mix, con una commistione complessa tra piano e mercato, tra proprietà
pubblica e privata dei mezzi di produzione e tra decisioni economiche centralizzate e decentrate.
Sul piano politico ha tuttavia mantenuto l’assetto mono-partitico e il rigido controllo del partito
comunista cinese sulla società.
L’India ha avviato dalla seconda metà degli anni 1980 e segnatamente dal 1991, un profondo
processo di liberalizzazione e de-regolazione dell’economia, mantenendo sul piano politico le
sue caratteristiche di paese democratico e, per diversi aspetti, decentralizzato.
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Dal punto di vista economico, è opportuno mettere in luce alcune importanti somiglianze e
differenze esistenti tra i due grandi paesi.
Cina e India a confronto: alcuni indicatori
Indicatori
Cina
India
Popolazione (migliaia), 2010
1.337,9
1.180,8
Superficie (Kmq)
9.561
3.287
PIL in PPA 1990 GK ( Maddison- GGDC) in % degli USA, 2010
104.5
42,0
PIL in PPA 2005 EKS (GGDC), 2010
79.5
29.3
RIL (reddito interno lordo) in PPA (World Bank) in % degli USA, 2009
69,6
28,6
PIL pro capite in PPA 1990 GK (Maddison-GGDC) in % degli USA, 2010
24,1
11,0
PIL pro capite in PPA EKS 2005 (GGDC) in % degli USA, 2010
18,4
7,7
Tasso di crescita medio annuo PIL reale pro capite in PPA EKS 2005
(1991-2010) (GGDC)
8,7
5,2
Tasso di crescita medio annuo della popolazione (GGDC), 1991-2000
0,8
1,7
Indice sviluppo umano (UNDP), 2010 (posto nella graduatoria mondiale)
89
119
Indice di Gini sulla distribuzione dei redditi, 2000-2010 (UNDP)
41,5
36,8
Percentuale del valore aggiunto dell’agricoltura sul PIL, 2010 (World
Bank)
10
16
Percentuale del valore aggiunto dell'industria sul PIL, 2010 (World Bank)
45
28
Percentuale del valore aggiunto dei servizi sul PIL, 2010 (World Bank)
46
55
Esportazioni di beni e servizi in % del PIL nel 2010 (World Bank)
29
18
Importazioni di beni e servizi in % del PIL nel 2010 (World Bank)
25
25
Grado di apertura (a) nel 2010 (World Bank)
27
22
Stock di IDE in entrata (uscita) in % del PIL, 2009 (Unctad)
10,1(4,9)
12,9(6,1)
Anni medi di istruzione, (Cfr. USA = 12,4; Italia = 9,7)
7,5
4,4
Spese R&S in % del PIL, 2007 (cfr. USA = 2,7 ; Italia = 1,1) (World
Bank)
1,5
0,8
(a) (Esportazioni + importazioni)/2 in % del PIL
Fonti: GGDC(2011), World Bank (2011), UNDP (2010), UNCTAD (2010), BNS. Vedi anche Nota
1 e Tabella 1
Le principali somiglianze possono essere sintetizzate come segue (tabella).
• Si tratta dei due paesi più popolosi
del mondo: nel 2010 oltre 1,3 miliardi di abitanti la Cina e quasi 1,2 miliardi l'India, e
territorialmente assai estesi. Entrambi i paesi sono ancora mediamente poveri, più l'India che la
Cina, e con notevoli disuguaglianze economiche interne
(più la Cina che l'India).
• Entrambi i paesi sono economie emergenti, in rapida e tumultuosa crescita (la Cina dal 1978,
l'India dalla seconda metà degli anni 1980, ma soprattutto dal 1992) Secondo diversi metodi di
stima, IL PIL in parità di potere d’acquisto (PPA) era per la Cina nel 2010 già un poco superiore
a quello degli Stati Uniti, (il 104,5%), od almeno pari a circa i due terzi del PIL americano, mentre
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quello dell’India variava dal 42% al 29 % del PIL degli USA. Il tasso di crescita del PIL pro capite
dei due paesi è stato comunque molto alto. Negli anni 1991-2010 esso è cresciuto dell’ 8,7%
medio annuo per la Cina e del 5,2% per l’India.
• Entrambi i paesi sono in transizione verso un'economia di mercato
: da un’economia pianificata centralmente la Cina; da un'economia mista, di piano e di mercato,
l'India. Entrambi i paesi hanno un apparato amministrativo-burocratico pesante e fenomeni diffusi
di corruzione. È però importante sottolineare le grandi differenze tra le due potenze emergenti.
• La Cina ha cominciato la fase di rapido sviluppo economico dal 1978, assai prima dell'India, e
lo sviluppo è stato notevolmente più prolungato e più intenso. Nel 2010 la Cina ha superato il
Giappone come seconda economia mondiale, per dimensione del PIL totale nominale calcolato in
base ai tassi ufficiali di cambio, ma aveva già sorpassato da diversi anni il Giappone in termini di
PIL in parità di potere d’acquisto. Tuttavia, le disuguaglianze economiche, nettamente superiori
nel 1978 in India che in Cina, sono cresciute assai di più in Cina, per cui attualmente esse sono
in quel paese assai più elevate che in India.
• Sia la Cina che l'India hanno avuto imponenti cambiamenti strutturali, con una riduzione
dell'importanza relativa dell'agricoltura ed un aumento del peso relativo dell'industria e del
terziario. Tuttavia ciò è avvenuto in Cina con 10-15 anni di anticipo rispetto all’India, e quindi il
processo è stato più ampio e prolungato nel primo paese. Inoltre l'industria è cresciuta assai di
più in Cina (fino a rappresentare nel 2010 quasi il 20 % della produzione manifatturiera
mondiale), mentre in India alcuni comparti del terziario, come il software, hanno avuto una
crescita più pronunciata. Estesi fenomeni di sviluppo fordista si sono verificati in entrambi i paesi,
ma assai più in Cina che in India. In quest'ultimo paese le divisioni tra le caste ed il grande
dualismo tra settore formale e quello informale hanno ostacolato la pur rapida trasformazione
dell'economia, pur preservando elementi di solidarietà tra gruppi sociali e di "economia
gandhiana", soprattutto nelle campagne.
• La Cina, limitando in vari modi la crescita della popolazione, ha potuto godere assai prima e più
dell'India della fase del rallentamento del tasso di crescita della popolazione, ma inizia ora a
scontare i seri problemi associati all'invecchiamento della popolazione stessa, che graveranno
sempre di più nei prossimi decenni. L’India potrà godere invece per circa un quarto di secolo
degli effetti positivi del rallentamento del tasso di crescita della popolazione. Tale tasso si è
ridotto tendenzialmente dal 2,1% del 1975 all’1,4%del 2010 e si prevede che scenderà al di
sotto dell’ 1% nella seconda metà del prossimo decennio.
• L'India è una grande democrazia, con un sistema multipartitico; la Cina ha un sistema politico
rigidamente autoritario e monopartitico, in cui un gruppo dirigente oligarchico si rinnova
gradualmente attraverso un metodo di cooptazione, in presenza di una complessa dialettica
interna al partito comunista.
• Entrambi i paesi hanno livelli elevati di corruzione, ma essa è probabilmente maggiore in un
paese relativamente più centralizzato, la Cina, che in un paese federale e più decentralizzato,
come l'India, mentre le iniziative imprenditoriali sono nel complesso più agevoli in Cina che in
India. Nel primo paese la burocrazia centrale e periferica, per tradizione millenaria, è molto più
efficace di quella del secondo, ereditata dal sistema coloniale britannico.
• Da quando, negli anni 1990, la Cina ha accelerato l’integrazione nell’economia globale, l'ha
perseguita con più ampiezza e decisione che l'India, sia per quanto riguarda il commercio con
l'estero, sia per quanto riguarda il volume complessivo degli investimenti diretti esteri in entrata
ed in uscita. La Cina ha acquisito a partire dal 1994 un importante surplus strutturale nella
bilancia delle partite correnti, mentre l'India ha registrato più saldi negativi che positivi. Entrambi i
paesi hanno limitato, con modi diversi, i movimenti di capitali e controllato l'andamento dei tassi di
cambio. La Cina è attualmente un importante creditore netto verso l’estero, soprattutto verso gli
Stati Uniti; è di gran lunga il paese con maggiori riserve internazionali del mondo, ha un fondo
sovrano assai attivo e dotato di ingenti capitali ed una moneta che va gradualmente, ma
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nettamente, rivalutandosi. L’India ha una posizione finanziaria internazionale meno solida della
Cina e volumi cospicui, ma assai meno abbondanti, di riserve della Banca centrale.
• La Cina ha una propensione al risparmio ed un tasso d’investimento eccezionalmente elevati
(la percentuale di investimenti lordi sul PIL era nel 2009 del 48 %). l’India ha una propensione al
risparmio ed un tasso di investimento superiori alla media mondiale, ma nettamente inferiori a
quelli della Cina (il tasso d’investimento era il 35% nel 2009).
• Sia la Cina sia l'India hanno gradualmente aumentato il proprio capitale umano ed il livello delle
conoscenze, migliorando l'istruzione di base, ma la Cina l'ha fatto da più anni e con maggior
ampiezza ed intensità dell'India. Quest'ultima ha un livello di istruzione mediamente più basso di
quello cinese. Il livello di istruzione è inoltre in India più fortemente polarizzato, con ancora molti
analfabeti o giovani con bassa istruzione, ma con un consistente e crescente numero di giovani
laureati e tecnici, diversi dei quali ritornati di recente in patria, dopo un periodo di studi e di lavoro
negli Stati Uniti od in altri paesi economicamente avanzati. In Cina la rapida divaricazione nei
redditi e nella ricchezza ha aumentato le disuguaglianze nell'istruzione avanzata, mentre
l'istruzione di base ha visto ridursi le disuguaglianze.
• La Cina e l'India stanno potenziando rapidamente l'impegno in ricerca e sviluppo (R&S) e
le proprie capacità innovative, sia con l'acquisizione di tecnologie estere, sia con l'impulso alla
ricerca ed all'innovazione interna, ma la Cina ha aumentato la propria capacità innovativa da più
tempo, più rapidamente e con maggiore intensità ed ampiezza rispetto all’India, salvo che nei
comparti del software e della farmaceutica, in cui l'India è comparativamente più avanzata.
• La Cina ha sviluppato rapidamente dagli anni 1990 il proprio sistema bancario e finanziario. Le
banche principali della Cina hanno livelli di attività e di impieghi assai maggiori di quelli delle
principali banche indiane. Le tre borse valori di Shangai, Shenzen e quella, parzialmente
autonoma, di Hong Kong hanno una capitalizzazione complessiva seconda sola a quelle
dell’insieme delle due borse USA, e assai maggiore rispetto a quella della borsa valori indiana.
Ciò nonostante, la sofisticazione del sistema bancario e finanziario indiano, soprattutto nei
mercati obbligazionari e dei derivati, è maggiore di quella attuale della Cina, che ha banche,
borse valori e cambi ancora fortemente regolati dal centro.
• Dagli anni 2000, è cresciuta in entrambi i paesi l’attenzione per i problemi ambientali. Sia la
Cina che l'India stanno realizzando importanti politiche in questo campo. Ciò nonostante
l'inquinamento complessivo sta rapidamente aumentando, soprattutto in Cina che dal 2007
rappresenta la prima fonte di emissioni di diossido di carbonio al mondo. Ciò soprattutto per
effetto del rapido sviluppo economico e dell'uso massiccio del carbone nella produzione
dell’energia elettrica; mentre in India l'aumento dell’inquinamento è stato meno rapido e nel
complesso meglio contrastato, tuttavia con importanti differenze al suo interno tra i diversi stati.
• La struttura industriale, la governance e il modello di assetto proprietario delle imprese
divergono nei due paesi. Mentre in Cina le imprese sono per lo più relativamente specializzate, in
India le imprese più importanti fanno capo a gruppi conglomerali operanti in diversi settori
dell'industria e del terziario. In Cina la proprietà delle imprese è in larga misura pubblica (statale
o locale), anche se l'importanza dei privati e del capitale estero è consistente ed in rapida
crescita. In India la proprietà è in parte pubblica, ma soprattutto privata, con i grandi gruppi
conglomerali controllati da un numero limitato di famiglie e con una miriade di piccole imprese
familiari. La maggior parte di quest'ultime appartengono tuttavia all'economia informale, mentre le
medie e grandi imprese appartengono all'economia formale, soggetta a più stringenti regole
relative alle relazioni industriali ed alla tassazione. In Cina vi è un numero consistente di persone,
che essendosi spostate senza autorizzazione dalle campagne e dalle città di origine alle grandi
zone urbano-industriali costituiscono una sorta di sezione informale del mercato del lavoro, ma la
loro percentuale sulla forza di lavoro complessiva è comparativamente limitata, mentre in India
l'economia informale assorbe gran parte della forza lavoro occupata.
• In Cina la politica pubblica appare più orientata allo sviluppo che alla redistribuzione, mentre in
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India il quadro è più frastagliato e complesso anche perché i singoli stati hanno una maggiore
autonomia che le provincie in Cina ed hanno realizzato politiche pubbliche differenziate. Tuttavia
anche l’India ha creato dopo il 1991 condizioni più favorevoli allo sviluppo, ma ha al contempo
acuito alcuni squilibri fondamentali e le diseguaglianze economiche e sociali.”
Testo tratto dall’introduzione del volume a cura di Giovanni Balcet e Vittorio Valli,
Potenze economiche emergenti: Cina e India a confronto, il Mulino, Bologna, 2012, pp. 272,
€ 20,00
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