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DIFFICOLTA' O DISTURBO?
IL SENSO DI UNO SCREENING IN ETA' PRESCOLARE
Dott.ssa FREGGIARO FRANCESCA
Psicologa Clinica- Insegnante dell'Infanzia
Premessa
Una breve introduzione si impone per comprendere come dobbiamo affrontare e
capire un bimbo/ a in età prescolare; è importante che l'insegnante non dimentichi
mai che la sua funzione non deve essere prevaricatrice rispetto alla funzione
genitoriale ma fungere da contenitore per risultare confortevole ( perchè rispettosa) e
non intrusiva.
In tale modo potrà offrire un modello di contenitore utile in situazioni in cui i
protagonisti ( in questo caso parliamo di bimbi in età prescolare e scolare) sono
esposti all'angoscia di sentirsi spesso impreparati a comprendere la ragione di un
malessere o di un disagio.
A questo proposito come insegnante dell' infanzia (3 - 5 anni) vorrei sottolineare
quanto segue:
da ricerche effettuate in questo ambito è emerso che la dislessia è l'incapacità del
soggetto di imparare a leggere per varie cause insorte nell'età evolutiva, tra esse il
deficit di memoria e le difficoltà di discriminazione sia visiva ( in particolare i
disturbi nell' orientamento spaziale) sia acustica ma molte cause sono ancora da
individuare.
E' possibile cogliere dei segnali nella Scuola dell' Infanzia attraverso l' osservazione
quotidiana dei bambini durante l'attività di psicomotricità e quando vengono
sottoposti a compiti di tipo manuale; la loro disattenzione non è dovuta alla
disubbidienza ma alla mancanza di concentrazione richiesta per il compito specifico.
L' età prescolare è un periodo evolutivo di rapido cambiamento cognitivo ed
emotivo perciò risulta di fondamentale importanza sottolineare come la
mancanza di concentrazione nei vari compiti a cui è sottoposto il bambino meriti
una attenzione da parte dell' insegnante ma non sia elemento predittivo rispetto
allo sviluppo della dislessia.
Difficoltà o Disturbo?
Mediante l' ausilio di paradigmi psicodinamici tenterò di far emergere un' idea della
Psicologia Clinica come disciplina scientifica e specifica professione sociale la quale
considera la funzione e le potenzialità della mente di ogni individuo in formazione o
individuo adulto.
( mi riferisco ai bambini in età prescolare e ai genitori che possono intervenire in
aiuto ai bimbi con difficoltà di apprendimento).
Impegnati professionalmente come psicologi, educatori e insegnanti con funzioni
formative ed educative che si intersecano con la funzione della genitorialità,
dobbiamo ricordare che il conseguimento di uno specifico obiettivo passa attraverso
la relazione che è quella specifica “funzione mentale” che si prende cura degli aspetti
sofferenti sia propri che altrui, che non pretende di eliminarli ma di contenerli e
pensarli.
(Che significa contenerli e pensarli? Vuol dire accettarli tenendo conto dei loro
comportamenti che possono ad un genitore sembrare una anormalità rispetto al
gruppo di riferimento)
Da qui DIFFICOLTA' O DISTURBO?
Si utilizza l'espressione “disturbo di comportamento” per indicare le forme meno
gravi delle anomalie, frequenti nei bambini e negli adolescenti, che non derivano da
alcune patologie organiche.
Solitamente tali disturbi sono considerati reattivi ad un ambiente affettivamente e
socialmente deprivato e si manifestano con problmi di sviluppo della personalità e
disturbi scolastici.
In questo ambito si distinguono i disturbi episodici che si verificano quando la
condotta abituale di un individuo viene alterata da comportamenti incoerenti con il
carattere dell' individuo stesso e risultano inadeguati al contesto in cui compaiono.
( Bambini per esempio che in classe hanno un comportamento insolito, momentaneo,
in risposta a certe richieste da parte dell' insegnante)
I “ disturbi transitori”insorgono in modo acuto come reazione di adattamento ad una
situazione stressante ( il caso di Disturbi specifici dell' Apprendimento) con la
scomparsa della situazione scompaiono anche i sintomi.
SPECIFICO: In classe quando il bambino è in situazione di particolare stress ha un
comportamento e risposte inadeguate, non per questo patologiche cioè Non soffre di
nessun disturbo specifico.
Sempre nell' ambito della psicologia clinica si parla di “Disturbo Funzionale” a
proposito dell' alterazione di un organo o di un apparato senza possibilità di
riscontrare modificazioni patologiche delle strutture.
Specifico: per strutture intendo che non vi è nessun danno sensoriale è solo impedito
momentaneamente di esprimersi.
La dislessia è una difficoltà di apprendimento della lettura che si manifesta con l'
inversione di lettere( esempio il bambino dice “la” anziché “al”) è possibile lo
scambio di lettere simmetriche( esempio il bambino dice “p” anziché “q”) e
troncamenti di simboli grafici perciò è un disturbo funzionale.
La dislessia è detta evolutiva quando appare legata a fattori maturazionali, specifica
quando la sua presenza non altera le capacità generali di apprendimento anche se
inevitabilmente provoca una diminuzione del rendimento scolastico per le evidenti
difficoltà di lettura a cui può accompagnarsi un ritardo linguistico, una certa
goffaggine del comportamento derivanti da disturbi emotivi conseguenti al deficit.
Specifico- il bambino risente di questo mancato rendimento per cui si ritiene un
bambino diverso che non riesce a dimostrare la sua normalità rispetto al gruppo, la
sua sofferenza si esprime nel contesto scolastico con comportamenti di chiusura
rispetto alle proposte scolastiche)
Concludendo vorrei sottolineare che poiché il bambino in età prescolare non svolge
compiti di lettura veri e propri l' insegnante della scuola dell' Infanzia non ha
elementi sufficienti per ipotizzare un eventuale futuro sviluppo della dislessia.
Eventuali difficoltà nei compiti di prelettura svolti con i bambini di 5 anni vanno
segnalati dalle insegnanti della Scuola dell' Infanzia al pari di altre; è opportuno che
tali segnalazioni vadano fatte affinchè le insegnanti della scuola primaria ne siano a
conoscenza e predispongano ausilii per la futura carriera scolastica del bambino ma,
nell' età prescolare, hanno valore di osservazione e non di diagnosi.
Da ciò si evince che lo screening in età prescolare risulta precoce poiché le difficoltà
potrebbero risolversi per effetto dello sviluppo cognitivo ed emotivo naturale del
bambino.
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