Il cursus honorum e il lessico della politica

CICERONE
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approfondimento
Il cursus honorum e il lessico della politica
Lo sviluppo, o iter, della carriera politica a Roma veniva chiamato cursus honorum ed era costituito da
una serie di tappe successive che culminavano nel consolato.
Tutti coloro che rivestivano le alte cariche civili dello stato (res publica) erano chiamati magistratus. Le
magistrature del cursus honorum vennero stabilite secondo un preciso ordine di successione per importanza, anche se in età repubblicana l’iter fu più volte oggetto di revisioni e riforme, riguardanti sia le
modalità di elezione, sia i limiti di età per l’accesso alle diverse cariche, sia l’intervallo di tempo che doveva intercorrere tra due nomine. Le revisioni più significative ebbero luogo nel 180 a.C. e nell’età di
Silla, che stabilì, ad esempio, l’età minima di 40 anni per la pretura e di 43 per il consolato, con l’intervallo di 10 anni prima della rielezione a una magistratura.
Ecco le tappe del cursus honorum.
• Quaestores (questori): erano eletti dai comizi tributi, inizialmente in numero di due, quindi quattro
(due dei quali rimanevano a Roma, quaestores urbani, mentre gli altri due seguivano i consoli), poi
fino a 20 (sotto Silla); essi rimanevano in carica un anno, si occupavano di inchieste giudiziarie e, in
seguito, anche della gestione dell’erario pubblico. La carica poteva essere ottenuta a partire dai 28
anni. I questori seguivano i consoli e i pretori, i proconsoli e i propretori nelle spedizioni militari e
nelle province, per curare l’amministrazione (quaestores militares, provinciales); uno dei due quaestores
urbani risiedeva a Ostia (quaestor Ostiensis), per sorvegliare le importazioni, soprattutto di grano.
Successivamente – in epoca imperiale – i quaestores Caesaris saranno i rappresentanti dell’imperatore in senato.
• Aediles (edìli): erano eletti dai comizi tributi in numero di quattro; essi erano i magistrati preposti alla
cura degli edifici pubblici e dei mercati, all’allestimento dei giochi e degli spettacoli e la loro carica
durava un anno. In origine vi erano solo due aediles plebei, poi (nel 366 a.C.) furono aggiunti due aediles curules; più tardi, nel 44 a.C. Cesare aggiunse due aediles cereales incaricati dell’approvvigionamento dell’Urbe. L’edilità non era obbligatoria per l’accesso alle magistrature successive, ma, dal momento che i giochi costituivano un potente strumento di propaganda per ottenere il favore popolare,
spesso gli uomini politici si facevano eleggere edìli prima di candidarsi a pretori.
• Praetores (pretori): in origine erano i comandanti dei tre contingenti della legione romana. Con l’istituzione della repubblica due di essi mantennero la funzione militare (e presero il nome di consoli),
mentre il terzo fu preposto all’amministrazione della giustizia e mantenne il nome di praetor. Questa
carica fu poi sdoppiata in praetor urbanus, che aveva giurisdizione sui cittadini romani, e praetor peregrinus, che aveva giurisdizione sugli stranieri. A questi pretori furono poi affiancati altri colleghi, fino
a un numero di 8, eletti per un anno dai comizi centuriati. La carica era accessibile a 40 anni.
• Censores (censori): erano due magistrati eletti dai comizi centuriati ogni cinque anni, che rimanevano in carica per 18 mesi ed effettuavano il censimento della cittadinanza, ossia registravano i nomi
e gli averi dei cittadini romani. Esercitavano anche una funzione di controllo sulla finanza, sugli appalti pubblici e sui costumi dei cittadini (da cui il significato di censor, «giudice dei costumi, giudice
severo»).
• Consules (consoli): venivano eletti in numero di due da parte dei comizi centuriati ed esercitavano per
un anno il potere esecutivo. Questa era la carica suprema all’interno dello stato repubblicano, tanto
che i Romani avevano preso l’abitudine di indicare gli anni attraverso i nomi dei consoli che erano in
carica. I consoli in carica erano detti consules ordinarii, i nuovi consoli eletti (che entravano in carica
circa sei mesi dopo l’elezione) erano i consules designati, mentre i consules suffecti erano consoli supplenti di consoli morti o eletti illegalmente.
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• Alla scadenza del loro mandato sia i consoli sia i pretori potevano essere inviati a governare una provincia per un anno, con il titolo di proconsules e propraetores (proconsoli e propretori).
• Anche le principali cariche religiose (come quella del pontifex maximus, che presiedeva il collegio dei
pontefici, incaricati di controllare il culto ufficiale) erano sentite come cariche politiche e spesso entravano a far parte del cursus honorum.
• Oltre alle magistrature ordinarie sin qui esaminate, vi era una magistratura straordinaria, il dictator,
che otteneva – in caso di grave pericolo per lo stato – poteri assoluti, sia civili sia militari: per questo
motivo, però, la carica durava solo sei mesi.
• Vi erano inoltre (almeno a partire dal 494 a.C.) i tribuni plebis – il cui numero aumentò da due a
dieci – che erano eletti dall’assemblea della plebe e avevano diritto di aiuto (difesa dei plebei dai soprusi dei patrizi) e diritto di veto sulle decisioni dei magistrati, sulle imposizioni di nuovi tributi,
ecc. Questa carica crebbe gradatamente di prestigio e influenza (i tribuni potevano anche proporre
e far approvare disegni di legge, pensiamo ai tentativi dei fratelli Tiberio e Caio Gracco), tanto che
molti uomini politici inserirono anche questo passaggio all’interno del loro cursus honorum. Fu Silla,
con la sua restaurazione, a ridurne drasticamente l’importanza, togliendo loro ogni possibilità di
iniziativa legislativa (inoltre stabilì che i tribuni della plebe non avrebbero più potuto aspirare a magistrature superiori).
Decoro del sarcofago di un magistrato romano che ha ricoperto tutti i gradi del cursus honorum,
III secolo a.C., Roma, Musei Capitolini.
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