EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3) Le basi anatomiche del danno propriocettivo negli esiti di distorsione della caviglia A. STECCO2, S. MASIERO2, V. MACCHI1, A. PORZIONATO1, C. STECCO1, R. DE CARO1, C. FERRARO2 Introduzione 1Dipartimanto Il trauma distorsivo della caviglia (TDC) è la più comune lesione nei giovani atleti soprattutto in attività sportive che prevedono salti, scatti o bruschi cambi di direzione quali calcio, basket, pallavolo, rugby e tennis. Dalla letteratura1,2 risulta che il 15-30% dei pazienti con TDC può presentare una sintomatologia cronica recidivante a carico della caviglia caratterizzata da edema, dolore, spesso associata a instabilità funzionale della caviglia. La stabilità funzionale (SF) è composta da due componenti: una anatomo-meccanica ed una neuro-anatomica. La prima è suddivisa in una parte passiva, formata dalle strutture articolari e dai legamenti,ed in una parte attiva formata dai muscoli. La componente neuroanatomica comprende i tre “controller” del sistema posturale: l’apparato visivo, estremamente preciso, l’apparato vestibolare, grossolano ed antieconomico, ed il sistema propriocettivo (SP). Quest’ultimo racchiude in sé sia la sensazione del movimento articolare (cinestesia), sia la sensazione della posizione dell’articolazione nello spazio (joint position sense). Esso è formato da differenti tipi di recettori periferici: recettori tattili–cutanei, meccanocettori quali i corpuscoli del Pacini e del Ruffini, organi muscolo-tendinei del Golgi e terminazioni nervose libere. Questi recettori periferici, insieme a quelli visivi e vestibolari, mandano costantemente informazioni al sistema nervoso centrale, che integra ed elabora messaggi ed invia impulsi efferenti agli effettori, cioè ai muscoli interessati, con l’obiettivo di avere un movimento economico, funzionalmente valido e coordinato che salvaguardi l’integrità biologica dei tessuti. Il ruolo dei recettori periferici nel controllo motorio ha assunto negli anni un peso sempre maggiore, supportato soprattutto dai lavori di Freeman e Wike3,4 che negli anni ’70 hanno descritto l’instabilità funzionale della caviglia ed analizzato il rapporto tra meccano-recettori e risposta riflessa dei muscoli, ponendo le prime basi della riabilitazione propriocettiva. Diversi studi5-8 hanno confermato il danno propriocettivo in seguito a distorsioni di caviglia, il che predispone a continue recidive. E’ ormai confermato che il problema è principalmente legato ad un ritardo di attivazione dei propriocettori presenti nelle capsule, legamenti e nei tessuti connettivi periarticolari, tra cui fasce e retinacoli. Viladot9 per la prima volta nel 1984 ha ipotizzato che i retinacoli della caviglia potessero essere implicati, più che nella stabilità meccanica dell’articolazione tibio-tarsica, nella propriocezione di questo distretto. Egli infatti afferma che “i retinacoli sono esili e facilmente distendibili, non agiscono propriamente come mezzi di unione tra calcagno ed astragalo, ma servono da inserzioni a formazioni quali il pedidio e il legamento crociato del tarso; solo indirettamente contribuiscono alla stabilità astragalo-calcaneale. In ragione Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 di Anatomia e Fisiologia Umana, Università di Padova, Padova; 2Unità Operativa Complessa di Riabilitazione Ortopedica Tabella I. – Arti inferiori amputati e soggetti disezionati. Soggetto Età Sesso Causa di amputazione A 64 M B 35 M C 72 F Necrosi avascolare del piede in diabetico con esiti frattura pilone tibiale Esiti di frattura esposta sovraintercondiloidea femore con deficit vascolare completa Esiti di frattura sovraintercondiloidea femore in paziente defedata della loro elasticità essi hanno un modesto effetto sulla stabilità meccanica, mentre rivestono un ruolo importante nella sensibilità propriocettiva. Messi in tensione dall’inversione, sono iniziatori della contrazione peroneale riflessa”. Tale idea di Viladot è stata in seguito ripresa da Marconetto e Parino10 che hanno messo in dubbio che l’impiego del retinacolo inferiore degli estensori nelle plastiche legamentose di caviglia secondo la tecnica di Gould possa fornire un rinforzo meccanico classicamente inteso, ipotizzando invece una “augmentation” essenzialmente propriocettiva. In base a questi presupposti, il nostro studio si è posto due obiettivi: il primo, essenzialmente anatomico, aveva lo scopo di cercare di capire se esistono le basi morfologiche per supportare l’ipotesi di un ruolo propriocettivo dei retinacoli della caviglia; il secondo si poneva l’obiettivo di valutare se i retinacoli erano valutabili alla RMN, e soprattutto se essi mostravano alterazioni del segnale nei soggetti con instabilità funzionale dopo distorsione traumatica di caviglia. Materiali e metodi Lo studio si è svolto in due fasi. La prima fase consisteva in uno studio anatomo-istologico (in collaborazione con L’Istituto di Anatomia e Fisiologia Umana dell’Università di Padova). Si sono analizzati dal punto di vista macroscopico ed istologico i retinacoli della caviglia di sei cadaveri né imbalsamati né congelati (3 uomini, 3 donne, età media 69 anni) e di 3 arti inferiori provenienti da amputazioni (Tab. I). Per ciascuna dissezione è stato seguito il seguente protocol- EUROPA MEDICOPHYSICA 1 STECCO LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA Figura 2. – La fascia crurale può essere separata facilmente dal piano muscolo-tendineo sottostante, ad eccezione di alcuni punti di ancoraggio. Figura 1. – Retinacolo inferiore degli estensori, si evidenzia la chiara forma ad Y e la continuità con la fascia crurale e pedidia. lo: l’incisione è stata eseguita lungo la linea mediana dall’apice della rotula al II spazio metatarsale, quindi è stata asportata la cute per poter evidenziare il tessuto sottocutaneo e la fascia superficiale. Successivamente si è proceduto alla rimozione della fascia superficiale per valutare la fascia profonda ed i retinacoli della caviglia. Infine la fascia profonda è stata sollevata dai piani profondi per identificare le diverse inserzioni muscolari ed ossee. Per ogni soggetto sono stati prelevati dei campioni della fascia profonda e dei retinacoli per lo studio istologico. Tutti i prelievi raccolti sono stati conservati in formalina al 4%, quindi inclusi in paraffina e poi allestiti eseguendo sia tagli paralleli che trasversali rispetto alla superficie. I vetrini così ottenuti sono stati poi colorati con ematossilina-eosina, van Gieson per le fibre elastiche, ed azan-Mallory per le fibre collagene. È stata inoltre eseguita una colorazione immunoistochimica con anticorpi anti-S100, specifica per le fibre nervose. Nella seconda fase sono stati valutati tramite risonanza magnetica nucleare (RMN) 20 soggetti (13M, 7F; età media 39,19 anni, DS±17,29) affetti da esiti (distanza media dal trauma: 9,9 mesi, range 3-25 mesi) di distorsione dell’articolazione tibio-tarsica. Questi pazienti in particolare evidenziano sia all’esame obiettivo che come sintomi riferiti dal paziente una instabilità funzionale di caviglia, mentre non era osservabile nessuna lassità. Sono stati inoltre analizzati tramite RMN 4 soggetti volontari (4M, età media 26,25 anni, DS±0,5), non riferenti alla anamnesi traumi o altre patologie a carico di tale distretto. Lo studio tramite RMN era stato inoltre eseguito, prima delle dissezioni, su due arti amputati per cercare di valutare se il quadro di imaging avesse una reale corrispondenza con il quadro morfologico ottenuto con la dissezione. Per ciascun soggetto la RMN è stata eseguita utilizzando differenti pesature e differenti piani di taglio per individuare i retinacoli della caviglia e le loro eventuali alterazioni, in particolare sono state scelte per questo protocollo le sequenze T1 pesate (TR/TE: 500/16 ms , flip angle 90°, spessore delle fette = 4 mm, gap = 0.4, FOV = 200), le sequenze T2-pesate con 2 soppressione del grasso (TR/TE: 3100/60 ms , flip angle 90°, spessore delle fette = 4 mm, gap = 0,4, FOV = 200) e le sequenze Gradient Echo FFE (TR/TE: 507/18.41 in phase, flip angle 30°, slice thickness = 4 mm, gap = 0,4, FOV = 200) nei piani sagittale, frontale ed assiali. Le immagini sono state ottenute con una RMN di 1,5 Tesla (Philips Medical Systems, Gyroscan Intera, Best, The Netherlands), quindi sono state trasferite ad una Sun workstation e sottoposte ad analisi multiplanare (MPR), che permette di visualizzare le immagini nei piani assiali, sagittali e coronali nella stessa finestra. Le misure sono state ottenute utilizzando un programma di analisi volumetrico (Voxtool 3.0.54, Voxtool General Electric Medical Systems, Milwaukee, WI, USA). Risultati Dallo studio anatomico è risultato che i retinacoli della caviglia appaiono semplici rinforzi della fascia crurale, non separabili dalla fascia stessa. Risulta quindi difficile individuare dei limiti precisi, dal momento che essi “sfumano” nella fascia senza mostrare soluzioni di continuità (Fig. 1). Si possono comunque riconoscere specifiche inserzioni ossee, che permettono di delimitare, sebbene in maniera imprecisa, i differenti retinacoli. Il retinacolo superiore degli estensori si forma a circa 3 centimetri prossimamente alla articolazione tibio-tasica. Esso appare come una lamina fibrosa trasversale che si inserisce lateralmente al perone e alla superficie prossimale del malleolo peroneale, mentre medialmente si inserisce alla cresta anteriore della tibia ed alla superficie prossimale del malleolo mediale, continuandosi con il periostio delle due ossa. Nella maggior parte dei casi il limite distale è ben delimitabile, mentre prossimalmente si fonde senza soluzione di continuità con la fascia crurale. Il retinacolo inferiore degli estensori è sicuramente il retinacolo meglio visibile a livello della caviglia (Fig. 2). Esso presenta una forma paragonabile ad una Y, si possono infatti distinguere tre rami con decorso differente. Il punto di incontro tra i tre si pone appena distalmente (1-2 cm) all’articolazione tibio-peroneale distale, in particolare la porzione profonda del retinacolo a tale livello aderisce alla capsula articolare dell’articolazione tibio-tarsica. Da tale punto di congiunzione si dipartono due rami divergenti che si portano verso la regione mediale, ed un terzo che si porta verso la regione laterale. Dei due rami mediali, uno presenta un decorso ascendente, fino ad inserirsi al malleolo mediale (branca supero-mediale), l’altro un EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008 LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA STECCO Tabella II. – Spessore retinacoli (millimetri). R. R. Superiore degli Superiore estensori peronieri R. Dei flessori R. Inferioredegli estensori Livello Livello Tendine Tunnel Non A livello peroneale tibiale achille tarsale sdoppiato del t.a. Media spessori Deviazione standard 1,95 0,15 1,28 0,27 1,36 0,19 1,16 0,16 1,4 0,22 1,3 0,18 1,02 0,2 Tabella III. – Pazienti esaminati con refertazione. Figura 3. – Risonanza magnetica della caviglia sezione coronale. decorso discendente, in direzione dello scafoide e del cuneiforme (branca infero-mediale). Il ramo laterale si distingue a sua volta in due porzioni: una superficiale, che si continua senza soluzioni di continuità con il retinacolo inferiore dei peronei, ed una profonda, che si va ad inserire nel seno del tarso. Sulla superficie interna del retinacolo inferiore degli estensori si può evidenziare l’inserzione di numerose fibre del muscolo pedideo. Il retinacolo dei flessori si sviluppa nella regione mediale del talo. Si possono distinguere due componenti, una superficiale ed una profonda. La componente superficiale origina dal malleolo tibiale e dall’anello fibroso del muscolo abduttore dell’alluce, si porta quindi posteriormente per avvolgere in un suo sdoppiamento il tendine di Achille. Nel suo decorso rinforza la fascia crurale nel suo passaggio sul tunnel tarsale, si può pertanto dire che il retinacolo dei flessori forma il tetto del tunnel tarsale. La componente profonda origina dal malleolo mediale e si inserisce al calcagno dando inserzione ad alcune fibre del muscolo quadrato della pianta. Il retinacolo superiore dei peronei appare come una lamina quadrilatera dai confini mal definibili che origina dal malleolo peroneale e si porta posteriormente, per avvolgere il tendine di Achille e poi continuarsi con il foglietto superficiale del retinacolo dei flessori. Il retinacolo inferiore dei peronieri è in continuità con il ramo laterale del retinacolo inferiore degli estensori. Esso appare come una sottile lamina fibrosa che, con decorso pressoché verticale, pasVol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 Sogg. sex Data Caviglia di nascita 1 2 M M 1958 1990 3 4 5 6 F M M M 1955 1990 1957 1977 7 8 M F 1956 1964 9 F 1935 10 11 F M 1940 1981 12 F 1962 13 14 15 M M F 1974 1985 1978 16 M 1984 17 M 1965 18 19 20 21 22 23 24 M F M M M M M 1950 1955 1993 1982 1982 1981 1982 Refertazione radiologica sn dx Lesione tendine Achille Esiti frattura intraspongiosa malleolo peroneale; rottura leg. peroneoastragalico anter, tendinite flessore comune dita e tibiale post sn Esiti rottura leg PAA sn Esiti rottura leg. PAA e deltoideo. dx PAA non riconoscibile. dx Edema spongiosa astragalo. Esiti Rottura leg. PAA, astagalo-navicolare sn Esiti rottura PAA dx Interruzione del segnale del retinacolo dei flessori nella regione retroastragalica, circondato da tessuto edematoso sn Versamento a livello del retinacolo inferiore degli estensori con una parziale interruzione di segnale dx Edema seno tarso sn Retinacolo superiore egli estensori lamina profonda dx Liquido nelle guaine nei tendini dei peronieri flessore lung. Alluce. dx Edema del tessuto adiposo dx Note sinoviali flogistiche al seno del tarso sn Esili lacinie di tipo sinovitico deformano il triangolo adiposo pre-achilleo sn Non riconoscibili retinacoli estensori superiori e retinacolo dei flessori circondato da tessuto edematoso. sn Interruzione di segnale a livello del retinacolo superiore degli estensori nella regione mediale sn Negativa sn e dx Negativa dx Negativa dx Controllo dx Controllo dx Controllo dx Controllo sa sopra i tendini del peroneo lungo e breve per inserirsi sul calcagno, mantenendoli quindi aderenti al piano osseo. Alla analisi istologica i retinacoli della caviglia sono formati essenzialmente da fasci di fibre collagene compatti e paralleli tra loro. Essi sono disposti in diverse lamine sovrapposte, in ciascuna delle quali i fasci collagenici presentano un orientamento delle fibre unidirezionale, mentre questo varia tra i piani vicini. Alla colorazione van Gieson solo rare fibre elastiche sono evidenziabili. Con la colorazione immunoistochimica S100 si è dimostrato che piccoli ner- EUROPA MEDICOPHYSICA 3 STECCO LE BASI ANATOMICHE DEL DANNO PROPRIOCETTIVO NEGLI ESITI DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA vi provvisti di guaina mielinica sono presenti in tutti i prelievi, in particolare sezioni di nervi sono numerose soprattutto intorno ai vasi, rappresentandone verosimilmente l’innervazione, ma anche regolarmente distribuite nello spessore della componente fibrosa. In alcuni preparati sono stati anche evidenziati corpuscoli del Ruffini, del Pacini, di Golgi-Mazzoni e rare clave sferoidali. Lo studio di imaging ha dimostrato come i retinacoli della caviglia sono ben valutabili alla RMN quando dotata di almeno 1,5 Tesla, soprattutto nelle sequenze T1 pesate (Fig. 3), apparendo come una linea ipoecogena, di spessore medio di 1.25 mm (dev.st ± 0,198), ben evidenziabile nel contesto del tessuto sottocutaneo. I valori dei singoli retinacoli sono riportati nella tabella II. Essi sono meglio riconoscibili di conseguenza dove il tessuto adiposo è più abbondante o dove i retinacoli si staccano dai piani profondi (sia ossei che muscolari). In questi casi infatti il tessuto adiposo viene a creare un doppio contrasto tra retinacolo e piani profondi, oltre che tra retinacolo e cute. Le inserzioni ossee sono facilmente localizzabili, mentre non è possibile evidenziare alcuna separazione chiara con la fascia crurale e pedidia. Le alterazioni patologiche a carico dei retinacoli che sono state evidenziate con la RMN erano di due tipi: alterazione di segnale da componente edematosa, oppure interruzione della continuità del segnale. In base al quadro che appariva alla RMN, i pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi (Tab. III) a seconda della patologia: nel primo gruppo (7 soggetti) sono stati inseriti tutti i soggetti che presentavano lesioni anatomiche chiare, quali edema della spongiosa di discrete dimensioni o rotture legamentose; in tali pazienti spesso concomitava una alterazione anche dei retinacoli (presentandosi sia interrotti, sia non visibili per l’imbibizione del tessuto sottocutaneo), ma sono stati volontariamente esclusi dalla casistica perché la sintomatologia era presumibilmente da riferire alla alterazioni delle suddette strutture. Nel secondo gruppo (10 soggetti) sono stati inclusi i pazienti che presentavano lesioni anatomiche minori, con un referto non sufficiente a giustificare la sintomatologia. Tuttavia in 6 soggetti, ad una analisi più accurata delle immagini di RMN, si è evidenziato una alterazione specifica del segnale a carico dei retinacoli (lesione/infiammazione). Un primo soggetto presentava una alterazione sia a carico del retinacolo superiore degli estensori, interrotto nel suo decorso, sia a carico del retinacolo dei flessori, che appariva circondato da tessuto edematoso. In un secondo soggetto si è evidenziato una alterazione di segnale da componente edematosa a livello del retinacolo superiore degli estrensori nella regione laterale. In un terzo caso non si è potuto riconoscere il segnale a livello del retinacolo superiore degli estensori nella regione mediale. Il quarto soggetto presentava un versamento a livello del retinacolo inferiore degli estensori con una parziale interruzione di segnale. Nel quinto caso si è notato una interruzione del segnale del retinacolo dei flessori nella regione retro-astragalica laterale circondato da tessuto edematoso. Nell’ultimo caso la refertazione classica ha riportato la presenza di esili lacinie di tipo sinovitico che deformano il triangolo adiposo pre-achilleo. Tali lacinie non sono altro che un riarrangiamento del retinacolo dei flessori nella regione posteriore. Tutte le suddette alterazioni ben si correlavano con l’effettiva sintomatologia del paziente e con il riscontro clinico. Al terzo gruppo (3 casi) appartenevano i soggetti completamente negativi alla refertazione. Durante le dissezioni degli arti amputati, in due casi si è evidenziata l’impossibilità di scollare i piani sottocutanei dai retinacoli e questi dai piani muscolari sottostanti. In particolare nel soggetto diabetico era presente a livello della regione perimalleolare laterale una aderenza tra i diversi piani anatomici per cui è risultato impossibile isolare il retinacolo superiore dei peronieri, mentre nel caso post-traumatico si è evidenziato un rimaneggiamento dei piani sottocutanei a livello della regione mediale e laterale della caviglia e 4 del piede, con una aderenza dei differenti piani, mentre risultavano ben separabili i piani sottocutanei a livello della regione anteriore del collo del piede, potendo esporre in questo modo il retinacolo inferiore degli estensori. Dalla anamnesi di questo soggetto risultava che era stato amputato dopo 16 mesi di immobilizzazione, durante i quali il piede era stato mantenuto in flessione ed intrarotazione. Anche lo studio istologico eseguito sui prelievi a tutto spessore di tali zone ha evidenziato un completo rimaneggiamento dei tessuti sottocutanei non essendo più riconoscibili i piani sottocutanei perché sostituiti da tessuto fibroso disorganizzato. Tale riscontro anatomico ben corrisponde alla valutazione RMN che era stata eseguita prima della dissezione, che evidenziava come fosse possibile seguire la morfologia dei retinacoli solo fino ad un certo punto, oltre il quale i piani sottocutanei presentavano un segnale disomogeneo. Conclusioni Lo studio anatomico sembra confermare il possibile ruolo propriocettivo dei retinacoli della caviglia. Infatti i retinacoli sono idonei a percepire sia lo stato di contrazione dei muscoli, per mezzo delle inserzioni nelle fibre muscolari e dello stretto rapporto con i tendini, sia la posizione reciproca delle ossa del tarso, grazie alle numerose inserzioni ossee. Lo studio istologico ha evidenziato che essi sono riccamente innervati con caratteristiche tipicamente propriocettive. Si può perciò ipotizzare che i retinacoli, quando stirati nei diversi movimenti, stimolino le terminazioni nervose ed i propriocettori in essi impiantati. I retinacoli potrebbero essere quindi interpretati non tanto come elementi passivi di stabilizzazione, piuttosto come sensori di deformazione/tensione che inviano, attraverso i meccanocettori, informazioni propriocettive in tempo reale alle unità miotendinee effettrici del controllo e della stabilizzazione attiva. Questa funzione potrebbe essere un importante meccanismo di sensibilizzazione e modulazione della stabilizzazione attiva (in via riflessa) del retropiede, ancor prima che i legamenti periastragalici siano in tensione. Risulta quindi evidente che una alterazione delle strutture retinacolari, come abbiamo dimostrato alle dissezioni degli arti amputati e allo studio con RMN, non darà tanto una instabilità meccanica della tibio-tarsica, quanto una alterata propriocezione che spiega la sensazione di instabilità riferita dai pazienti, non correlata ad alcuna lassità. In effetti questa sintomatologia è uno degli esiti più frequenti delle distorsioni della tibio-tarsica, e ciò spiega perché la terapia che fornisce migliori risultati è proprio la rieducazione funzionale incentrata sugli esercizi propriocettivi. Questo studio anatomo-funzionale spiega inoltre il reale vantaggio del bendaggio funzionale in rapporto ad una immobilizzazione in gesso. Infatti se si confronta la disposizione del bendaggio funzionale con il decorso dei retinacoli della caviglia fin qui descritti, risulta evidente che esso è la loro esatta riproduzione. La RMN è un ottimo strumento che ci permette di valutare i retinacoli e le loro eventuali lesioni. Le immagini migliori a tale scopo si ottengono con le sezioni assiali, nelle quali si può seguire il decorso dei differenti retinacoli, il loro spessore ed eventuali infiammazioni o versamenti adiacenti. Ne deriva che, nella diagnosi clinica di instabilità funzionale, la RMN può essere d’aiuto oggettivando il problema. In caso quest’ultima risulti positiva per alterazioni dei retinacoli, in correlazione all’esame obiettivo, la RMN può contribuire ad impostare una corretta terapia riabilitativa mirata al recupero della funzionalita di quest’ultimi. Bibliografia 1. Prosperini V, Raimondi P. Instability of the tibia-tarsus articulations and kinesitherapeutic treatment. Ital J Sport Sci 2004;11:50-55. 2. Garrick JG, Requa RK. The epidemiology of the foot and ankle injuries in sports. Clin Sports Med 1988;7:29-36. 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