4 CHIRURGIA Oncologia Le Metastasi Polmonari L e metastasi (tumori secondari) sono localizzazioni a distanza di un tumore maligno: si sviluppano in prevalenza in organi con una estesa rete capillare che funziona da filtro, come fegato e polmoni, anche se ogni tipo di tumore tende ad avere “organi bersaglio” preferiti. I polmoni sono tra gli organi più frequentemente colpiti in assoluto da lesioni tumorali secondarie. Occasionalmente la metastasi può essere il primo riscontro di un tumore che non ha dato segno di sé, ma nella stragrande maggioranza dei casi la presenza di metastasi viene documentata quando si studia l’estensione di un tumore per programmare le modalità di cura (stadiazione) o nel corso dei controlli periodici post-chirurgici (follow up, ristadiazione). Le metastasi polmonari sono solitamente prive di sintomi, almeno inizialmente, e possono avere successivamente un’evoluzione analoga a quella dei tumori primitivi del polmone con tosse, emoftoe (sangue nell’escreato), dolore, versamento pleurico, insufficienza respiratoria. La diagnosi si ottiene prevalentemente con TC e PET, esami indispensabili in oncologia per determinare lo stadio della malattia e quindi l’orientamento terapeutico. Circa il 20% dei pazienti colpiti da metastasi presenta una localizzazione esclusiva al polmone. La diagnosi di lesioni secondarie viene spesso considerata a torto dai non addetti ai lavori come una condanna a morte, laddove è invece possibile ottenere risultati favorevoli in termini di guarigioni o lunghe sopravvivenze, applicando le numerose tecniche terapeutiche disponibili. In particolare, le metastasi polmonari possono essere suscettibili di asportazione chirurgica con buoni risultati, di solito in associazione con terapie oncologiche (trattamenti multimediali). L’indicazione all’asportazione di metastasi polmonari è stata sistematizzata alla fine degli anni ‘90 con una ricerca europea i cui risultati sono stati sostanzialmente confermati da decine di migliaia di casi, successivamente riportati dalla letteratura internazionale. Si prende in considerazione il trattamento chirurgico in base a vari parametri: possibilità di trattamento radicale, organo d’origine, numero di lesioni, localizzazione in relazione all’anatomia del polmone, intervallo dal trattamento del tumore primitivo, invasione di ghiandole linfatiche, eradicazione del tumore primitivo, condizioni cardio – respiratorie del paziente. I risultati favorevoli sono documentati prevalentemente per tumori del colon, rene, mammella, testicolo, apparato locomotore, distretto testa-collo. Dal punto di vista tecnico, le metastasi si operano, quando possibile, con un minimo sacrificio di tessuto polmonare (resezione atipica / wedge resection) per cui è possibile l’asportazione di numerose lesioni con modesto danno. Se le lesioni sono bilaterali si eseguono di solito due interventi a distanza di qualche settimana. In casi selezionati di lesioni“superficiali”si può eseguire una resezione mini-invasiva in videotoracoscopia (VATS), minimizzando il trauma chirurgico e gli inconvenienti correlati. La chirurgia tradizionale è attualmente supportata da strumenti tecnologicamente avanzati quali i laser e i dispositivi per coagulazione e sintesi tissutale a radiofrequenza, che possono offrire grandi vantaggi soprattutto quando le lesioni da asportare sono numerose ed è quindi fondamentale apportare il minimo danno al tessuto polmonare sano circostante. Altre tecniche non chirurgiche quali la termoablazione e sofisticate varianti della radioterapia (Radioterapia stereotassica, Tomoterapia, Cyberknife ) possono essere impiegate per eliminare lesioni polmonari per lo più in casi ove la chirurgia non è indicata. 2 CASO CLINICO: MASCHIO DI 25 ANNI PORTATORE DI TUMORE PRIMITIVO MEDIASTINICO DELLA LINEA GERMINALE, NON-SEMINOMA. TRATTATO CON CHEMIOTERAPIA E QUINDI SOTTOPOSTO ND:YAG DI 35 METASTASI A SINISTRA E 39 A DESTRA. DECORSO POSTOPERATORIO REGOLARE. CONTROLLO A TRE ANNI: NON EVIDENZA DI MALATTIA. FIGURA 1 GROSSOLANA MASSA MEDIASTINICA E PLURIME OPACITÀ NODULARI IN ENTRAMBI I CAMPI POLMONARI. FIGURA 2 CONTROLLLO A TRE ANNI DALL’INTERVENTO: NON EVIDENZA DI MALATTIA NEOPLASTICA. EVENTI I SOLIDARIETÀ Il dr Romanelli e il Cyberbrain Il dr Pantaleo Romanelli, direttore scientifico del Cyberknife Center del CDI nonché neurochirurgo di fama internazionale, ha recentemente presentato Cyberbrain, un’innovazione tecnologica messa a punto da un’azienda italiana del settore elettromedicale, che in futuro potrà intervenire in patologie neurologiche importanti quali ad esempio l’epilessia. Cyberbrain si basa, prima di tutto, su un rivoluzionario quanto piccolo apparecchio, che integra una griglia di 64 elettrodi, in poliammide biocompatibile, che viene poggiato sopra la corteccia cerebrale, nella zona che sovrintende alla motilità. Senza dovere quindi ricorrere a cavi di connessione o a complesse apparec- 1 CON DUE INTERVENTI A RESEZIONE DEL TUMORE PRIMITIVO AD ALLA ASPORTAZIONE CON LASER Dott. Maurizio Boaron Medico Specialista in Chirurgia Toracica, Consulente CDI Dott. Alberto Brambilla Specialista in Chirurgia Generale e Toracica, Consulente CDI TECNOLOGIA I STUDI chiature esterne, si trasmette o si riceve in wireless, attraverso protocollo internet, un’onda radio, in duplice via, bipolare: per mappare, in entrata, l’andamento cerebrale; o per stimolare, in uscita, la corteccia, anche“on demand”. Il software che gestisce l’apparecchio può ricevere upgrades dall’esterno, con la possibilità di aggiungere nuove funzionalità senza bisogno di una revisione chirurgica. Non solo: l’apparecchio installato nella scatola cranica si ricarica in automatico, utilizzando un ambiente di ricarica, anche qui in smart wireless, che si può attivare durante il fisiologico periodo in cui si riposa. Tra i vantaggi del Cyberbrain, la possi- QUANDO È POSSIBILE L’ASPORTAZIONE CHIRURGICA SOCIALE La prevenzione e le donne migranti bilità di monitorare a distanza pazienti epilettici, individuando sia la sede dei focolai epilettici, sia quelle aree dove, non essendo più presente l’attività cerebrale, è possibile intervenire chirurgicamente. L’obiettivo seguente è quello di superare le menomazioni e le situazioni di paralisi agli arti; o guidandoli direttamente o agevolando il funzionamento di protesi robotiche. Dopo aver superato la fase di sperimentazione, l’apparecchio è ora in fase di certificazione, in attesa di iniziare i veri e propri trials clinici. Insieme a Fondazione Bracco, Opera San Francesco per i Poveri, e Comune di Milano, il Centro Diagnostico Italiano è partner in un progetto che vede protagoniste le donne migranti, un piano di solidarietà sociale che assume una connotazione sempre più rilevante in vista dell’Expo 2015. In questi ultimi anni si assiste al fenomeno di femminilizzazione della migrazione: oltre il 50% dei 232 milioni di persone che nel 2012 ha lasciato il proprio Paese di origine, è infatti donna e, sebbene i dati dell’ultimo anno registrino una leggera flessione per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione a livello sanitario rimane allarmante. Oltre 42.000 donne irregolari su territorio lombardo sfugge a controlli medici sia per la condizione di clandestinità sia per motivazioni economiche sia per una mancata coscienza dell’importanza della prevenzione. Il progetto pilota vede quindi l’intervento su 300 donne migranti nella prima fase di gravidanza e si propone in via preliminare di focalizzare l’attenzione su due delle principali infezioni: Toxoplasmosi e Rosolia. I campioni, raccolti presso il Poliambulatorio dall’Opera San Francesco, saranno analizzati pro bono dal Laboratorio del CDI.