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CHIRURGIA
Oncologia
Le Metastasi
Polmonari
L
e metastasi (tumori secondari) sono localizzazioni a distanza di un tumore maligno:
si sviluppano in prevalenza in organi
con una estesa rete capillare che funziona da filtro, come fegato e polmoni,
anche se ogni tipo di tumore tende ad
avere “organi bersaglio” preferiti.
I polmoni sono tra gli organi più
frequentemente colpiti in assoluto da lesioni tumorali secondarie.
Occasionalmente la metastasi può
essere il primo riscontro di un tumore
che non ha dato segno di sé, ma nella
stragrande maggioranza dei casi la
presenza di metastasi viene documentata quando si studia l’estensione di un
tumore per programmare le modalità
di cura (stadiazione) o nel corso dei
controlli periodici post-chirurgici
(follow up, ristadiazione).
Le metastasi polmonari sono solitamente prive di sintomi, almeno inizialmente, e possono avere successivamente un’evoluzione analoga a quella
dei tumori primitivi del polmone con
tosse, emoftoe (sangue nell’escreato),
dolore, versamento pleurico, insufficienza respiratoria. La diagnosi si ottiene prevalentemente con TC e PET,
esami indispensabili in oncologia per
determinare lo stadio della malattia
e quindi l’orientamento terapeutico.
Circa il 20% dei pazienti colpiti da
metastasi presenta una localizzazione
esclusiva al polmone. La diagnosi di
lesioni secondarie viene spesso considerata a torto dai non addetti ai lavori
come una condanna a morte, laddove
è invece possibile ottenere risultati
favorevoli in termini di guarigioni o
lunghe sopravvivenze, applicando le
numerose tecniche terapeutiche disponibili.
In particolare, le metastasi polmonari
possono essere suscettibili di asportazione chirurgica con buoni risultati,
di solito in associazione con terapie
oncologiche (trattamenti multimediali). L’indicazione all’asportazione
di metastasi polmonari è stata sistematizzata alla fine degli anni ‘90 con
una ricerca europea i cui risultati sono
stati sostanzialmente confermati da decine di migliaia di casi, successivamente
riportati dalla letteratura internazionale. Si prende in considerazione il
trattamento chirurgico in base a vari
parametri: possibilità di trattamento
radicale, organo d’origine, numero
di lesioni, localizzazione in relazione
all’anatomia del polmone, intervallo
dal trattamento del tumore primitivo,
invasione di ghiandole linfatiche, eradicazione del tumore primitivo, condizioni cardio – respiratorie del paziente.
I risultati favorevoli sono documentati
prevalentemente per tumori del colon,
rene, mammella, testicolo, apparato
locomotore, distretto testa-collo. Dal
punto di vista tecnico, le metastasi si
operano, quando possibile, con un
minimo sacrificio di tessuto polmonare (resezione atipica / wedge resection)
per cui è possibile l’asportazione di
numerose lesioni con modesto danno.
Se le lesioni sono bilaterali si eseguono di solito due interventi a distanza
di qualche settimana. In casi selezionati
di lesioni“superficiali”si può eseguire
una resezione mini-invasiva in videotoracoscopia (VATS), minimizzando il
trauma chirurgico e gli inconvenienti
correlati. La chirurgia tradizionale è
attualmente supportata da strumenti
tecnologicamente avanzati quali i laser
e i dispositivi per coagulazione e sintesi
tissutale a radiofrequenza, che possono offrire grandi vantaggi soprattutto quando le lesioni da asportare sono
numerose ed è quindi fondamentale
apportare il minimo danno al tessuto polmonare sano circostante. Altre
tecniche non chirurgiche quali la
termoablazione e sofisticate varianti
della radioterapia (Radioterapia stereotassica, Tomoterapia, Cyberknife )
possono essere impiegate per eliminare
lesioni polmonari per lo più in casi ove
la chirurgia non è indicata.
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CASO CLINICO: MASCHIO DI 25 ANNI PORTATORE DI TUMORE PRIMITIVO MEDIASTINICO DELLA
LINEA GERMINALE, NON-SEMINOMA. TRATTATO CON CHEMIOTERAPIA E QUINDI SOTTOPOSTO
ND:YAG DI 35 METASTASI A SINISTRA E 39 A DESTRA. DECORSO POSTOPERATORIO REGOLARE.
CONTROLLO A TRE ANNI: NON EVIDENZA DI MALATTIA.
FIGURA 1
GROSSOLANA MASSA MEDIASTINICA E PLURIME OPACITÀ NODULARI IN ENTRAMBI I CAMPI
POLMONARI.
FIGURA 2
CONTROLLLO A TRE ANNI DALL’INTERVENTO: NON EVIDENZA DI MALATTIA NEOPLASTICA.
EVENTI I SOLIDARIETÀ
Il dr Romanelli e il Cyberbrain
Il dr Pantaleo Romanelli, direttore
scientifico del Cyberknife Center del CDI
nonché neurochirurgo di fama internazionale, ha recentemente presentato
Cyberbrain, un’innovazione tecnologica
messa a punto da un’azienda italiana del
settore elettromedicale, che in futuro potrà intervenire in patologie neurologiche
importanti quali ad esempio l’epilessia.
Cyberbrain si basa, prima di tutto, su
un rivoluzionario quanto piccolo apparecchio, che integra una griglia di 64
elettrodi, in poliammide biocompatibile, che viene poggiato sopra la corteccia
cerebrale, nella zona che sovrintende alla
motilità. Senza dovere quindi ricorrere a
cavi di connessione o a complesse apparec-
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CON DUE INTERVENTI A RESEZIONE DEL TUMORE PRIMITIVO AD ALLA ASPORTAZIONE CON LASER
Dott. Maurizio Boaron
Medico Specialista in Chirurgia Toracica,
Consulente CDI
Dott. Alberto Brambilla
Specialista in Chirurgia Generale e
Toracica, Consulente CDI
TECNOLOGIA I STUDI
chiature esterne, si trasmette o si riceve in
wireless, attraverso protocollo internet,
un’onda radio, in duplice via, bipolare:
per mappare, in entrata, l’andamento
cerebrale; o per stimolare, in uscita, la
corteccia, anche“on demand”. Il software che gestisce l’apparecchio può ricevere
upgrades dall’esterno, con la possibilità
di aggiungere nuove funzionalità senza
bisogno di una revisione chirurgica.
Non solo: l’apparecchio installato nella
scatola cranica si ricarica in automatico,
utilizzando un ambiente di ricarica, anche
qui in smart wireless, che si può attivare
durante il fisiologico periodo in cui si
riposa.
Tra i vantaggi del Cyberbrain, la possi-
QUANDO È POSSIBILE
L’ASPORTAZIONE CHIRURGICA
SOCIALE
La prevenzione e le donne migranti
bilità di monitorare a distanza pazienti
epilettici, individuando sia la sede dei focolai epilettici, sia quelle aree dove, non
essendo più presente l’attività cerebrale,
è possibile intervenire chirurgicamente.
L’obiettivo seguente è quello di superare
le menomazioni e le situazioni di paralisi
agli arti; o guidandoli direttamente o
agevolando il funzionamento di protesi
robotiche.
Dopo aver superato la fase di sperimentazione, l’apparecchio è ora in fase di
certificazione, in attesa di iniziare i veri
e propri trials clinici.
Insieme a Fondazione Bracco, Opera
San Francesco per i Poveri, e Comune di
Milano, il Centro Diagnostico Italiano
è partner in un progetto che vede protagoniste le donne migranti, un piano di
solidarietà sociale che assume una connotazione sempre più rilevante in vista
dell’Expo 2015. In questi ultimi anni si
assiste al fenomeno di femminilizzazione
della migrazione: oltre il 50% dei 232 milioni di persone che nel 2012 ha lasciato il
proprio Paese di origine, è infatti donna e,
sebbene i dati dell’ultimo anno registrino
una leggera flessione per quanto riguarda
il nostro Paese, la situazione a livello sanitario rimane allarmante. Oltre 42.000
donne irregolari su territorio lombardo
sfugge a controlli medici sia per la condizione di clandestinità sia per motivazioni
economiche sia per una mancata coscienza dell’importanza della prevenzione.
Il progetto pilota vede quindi l’intervento su 300 donne migranti nella prima
fase di gravidanza e si propone in via preliminare di focalizzare l’attenzione su due
delle principali infezioni: Toxoplasmosi
e Rosolia. I campioni, raccolti presso il Poliambulatorio dall’Opera San
Francesco, saranno analizzati pro bono
dal Laboratorio del CDI.