Cocci, Gacci, Jaeger, Tommaso Cai, Riccardo Schiavina (unibo), Eugenio Brunocilla (unibo), sebastianelli, Salvi, Saleh, Della Camera, R. Santi, G. Nesi, Minervini, M. Carini, S. Serni Neoplasie secondarie del pene e identificazione dei fattori prognostici mediante curve di sopravvivenza: Revisione sistematica della letteratura. SCOPO DEL LAVORO Il riscontro di metastasi a localizzazione peniena è un evento infrequente, che determina difficoltà di inquadramento diagnostico e terapeutico. L’obiettivo del presente studio è di condurre una revisione sistematica della letteratura degli ultimi 10 anni su tale condizione. MATERIALI E METODI Abbiamo condotto una ricerca sistematica su Pubmed, Embase e la Cochrane Library da Gennaio 2003 ad Dicembre 2013, comprendente la combinazione dei seguenti termini: “penile/penis tumor”, “penile/penis metastasis”, “penile/penis cancer”, “malignant priapism”, limitando la ricerca ad articoli in lingua inglese. I dati di sopravvivenza sono stati valutati tramite curva di Kaplan-Meier lavorate dopo aggiustamento per età con Spss versione 20. RISULTATI Sono stati identificati 63 articoli pubblicati tra Gennaio 2003 e Dicembre 2013 per un totale di 77 pazienti con un range di età tra i 57 ed 92 anni ed un follow up medio di 15,6 mesi (range 5-30 mesi). Le metastasi erano rispettivamente localizzate su radice (38,8%), asta (38,8%), glande (22,2%). Solo in 5 casi la metastasi peniena si è manifestata come lesione multipla. In 4 casi la metastasi peniena è stata sincrona con il tumore primario. Il priapismo è stato presente in 10 pazienti. Nei restanti 73, il tempo medio tra la comparsa del tumore primitivo e la metastasi peniena è stata di 41 mesi (range: 4-60). In accordo con Kendi T et al (Urol Nephrol, 2006) la RMN si è rivelata il miglior strumento diagnostico/stadiante. L’approccio terapeutico primario, indicato per il controllo locale della malattia, è stato chirurgico (51,9%), ormonale (35,1%), radioterapico (6,5%), chemioterapico (6,5%). La sopravvivenza media dopo la diagnosi di secondarietà peniena è stata di 10 mesi (range: 6-18 mesi). DISCUSSIONE Abbiamo stratificato la popolazione in 3 gruppi distinti rispettivamente da carcinoma prostatico, da carcinoma vescicale e da tumori non urologici (colon-retto, polmone, cute, esofago, linfoma, lingua, mascella, tiroide, glomangiosarcoma, leucemia mieloide). Fattori prognostici negativi sono risultati la presenza di priapismo ( 25 mesi VS 30 mesi, p:0.04) (fig.1) e l’origine del tumore primario (30 mesi nei tumori di pertinenza urologica vs 20 mesi nei non urologici, p: 0,04) (fig.2) Al contrario localizzazione, sincronicità e dimensioni non hanno una rilevanza prognostica statisticamente rilevante. CONCLUSIONI Dalla presente revisione sistematica, la prima del genere condotta su un numero significativo di casi, è emerso come il priapismo sia un significativo fattore prognostico negativo. Nonostante la nostra analisi non abbia preso in considerazione il ruolo delle procedure messe in atto nel trattamento delle metastasi peniene (chirurgia, radioterapia, chemioterapia e terapia ormonale), è risultato che pazienti affetti da metastasi originate da neoplasie di pertinenza urologica presentino una prognosi significativamente migliore rispetto a pazienti affetti da metastasi originate da tumori non urologici.