SECONDA GUERRA MONDIALE (1939-1945)
1939 Invasione tedesca della Polonia Hitler, intenzionato a proseguire nella sua politica
espansionistica (“spazio vitale”), si rivolse contro la Polonia, rivendicando il ritorno alla
Germania di Danzica e del cosiddetto “corridoio polacco”, cioè di quella fascia di territorio
tedesco che era stata ceduta alla Polonia nel 1919 per consentire a quest’ultima uno sbocco sul
Mar Baltico, spezzando la continuità territoriale tra Germania e Prussia orientale. Francia e Gran
Bretagna, preso atto che la politica di appeasement era fallita, si impegnarono a garantire l’integrità
territoriale della Polonia. I successi tedeschi spinsero Mussolini a invadere il Regno di Albania,
base della futura penetrazione italiana nei Balcani; convinto infine della superiorità militare
tedesca nello scontro che si andava profilando con Gran Bretagna e Francia, il Duce siglava con
Hitler il “patto d’acciaio”, che impegnava i due paesi a prestarsi reciproco aiuto in caso di guerra.
La minaccia sempre più incombente della guerra mise in allarme anche l’URSS, che decise
inizialmente di aprire delle trattative con la Gran Bretagna e la Francia, che vennero tuttavia
condotte con grande lentezza. Stalin decise così di prestare attenzione alle offerte tedesche (Hitler
voleva assicurarsi la neutralità sovietica per non dover combattere su due fronti): due giorni dopo
la rottura delle trattative con i governi occidentali, URSS e Germania firmarono un “patto di non
aggressione” della durata di 10 anni (patto Molotov-Ribbentrop). Una settimana dopo la firma di
questo patto Hitler attaccò la Polonia; due giorni dopo Gran Bretagna e Francia dichiaravano
guerra alla Germania (due giorni dopo Stati Uniti e Giappone proclamarono la propria neutralità,
mentre l’Italia aveva dichiarato con il benevolo consenso del Führer la propria non belligeranza).
1940 Il crollo della Francia Poche settimane bastarono alla Germania nel 1939 per travolgere
l’esercito polacco con un attacco rapidissimo (Guerra lampo) ed estremamente efficace (guerra di
movimento). Nello stesso tempo, in esecuzione delle clausole segrete del patto MolotovRibbentrop, l’URSS occupò la Polonia orientale. Terminata la campagna polacca, la guerra
conobbe una pausa di otto mesi, nel corso dei quali l’esercito anglo-francese si attestò lungo la
linea Maginot, ritenuta invulnerabile. Nel frattempo l’URSS strappò alla Finlandia alcuni territori
di frontiera ed annetté la Lituania, la Lettonia e l’Estonia. In seguito le truppe tedesche, dopo aver
invaso e occupato Danimarca e Norvegia, scatenarono l’offensiva sul fronte occidentale al fine di
piegare la Francia. Grazie alla tattica della guerra lampo, furono invasi Olanda, Belgio e
Lussemburgo, costringendo francesi e inglesi alla ritirata. La Francia fu invasa e costretta alla
capitolazione; il paese fu diviso in due: il Nord e la costa atlantica sotto diretta occupazione
tedesca, il Centro-sud sotto il governo di Vichy, che si impegnò alla collaborazione con i nazisti.
L’unica voce che si alzò contro la resa fu quella del generale De Gaulle, il quale diffuse da Londra
un appello radiofonico alla “Francia libera”.
L’Italia entra in guerra Il rapido crollo della Francia convinse Mussolini ad affrettare
l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania malgrado la grave impreparazione
dell’esercito italiano: il 10 giugno l’Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.
Battaglia d’Inghilterra Hitler, dopo aver avanzato offerte di pace al governo britannico in
cambio del riconoscimento delle sue conquiste, diede il via al piano di invasione della Gran
Bretagna, al tempo guidata da Winston Churchill (“lacrime, sudore e sangue”). Iniziò così la
battaglia d’Inghilterra, che vide prevalere l’aviazione britannica e segnò la prima battuta d’arresto
della macchina da guerra tedesca.
La “guerra parallela” di Mussolini Il Duce era convinto che l’Italia dovesse combattere
una guerra autonoma, non subordinata a quella dell’alleato tedesco. Gli obiettivi
dell’espansionismo italiano riguardavano l’area balcanica, il Nord Africa e l’Africa orientale. Per
questi motivi Mussolini ordinò di attaccare le truppe britanniche in Egitto e di invadere la Grecia
(“spezzeremo le reni alla Grecia”), nonostante in quest’ultimo caso Hitler avesse espresso un
parere sfavorevole. Il fallimento militare di queste iniziative indusse Hitler a far intervenire, l’anno
seguente, truppe tedesche a sostegno dell’esercito italiano. Grecia e Yugoslavia caddero sotto il
regime d’occupazione italo-tedesco, mentre Romania, Ungheria e Bulgaria, governate da dittature
filogermaniche, si schierarono con l’Asse.
1941 Attacco tedesco all’Unione Sovietica Hitler, non dovendo più temere il pericolo della
guerra su due fronti e convinto che la resistenza inglese fosse sostenuta dai sovietici, ruppe il
patto di non aggressione e attaccò l’URSS. In pochi mesi i tedeschi arrivarono fino alle porte di
Mosca, ma, grazie alla tattica della “terra bruciata”, furono respinti.
Entrata in guerra di Giappone e Stati Uniti Per quanto neutrali, gli Stati Uniti
promossero fin dal 1940 una politica di aiuti economici alla Gran Bretagna e all’Unione Sovietica,
schierandosi apertamente contro le potenze nazifasciste. Le ultime resistenze all’impegno diretto
sul piano militare furono spazzate via qualche mese dopo la firma della “Carta atlantica” (insieme
a Gran Bretagna e URSS); il Giappone, infatti, deciso a soddisfare le proprie mire egemoniche in
Asia e nel Pacifico (anche a fronte dell’indebolimento di Francia e Gran Bretagna), attaccò di
sorpresa la basa statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii, distruggendo gran parte della flotta
che vi si trovava ormeggiata. Gli Stati Uniti dichiararono così guerra al Giappone e, pochi giorni
dopo, Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti.
1941-1942 Apogeo del Tripartito In questi anni quasi tutta l’Europa venne a trovarsi sotto la
brutale dominazione della Germania nazista, rispetto alla quale l’Italia aveva assunto il ruolo di
alleato subordinato; il Giappone, da parte sua, assoggettava numerosi paesi in Asia, al fine di
creare una “sfera di coprosperità asiatica” (“l’Asia agli asiatici”).
Sviluppo della Resistenza in Europa Formazioni partigiane si organizzarono negli
Stati europei per combattere contro il regime di occupazione nazista e per preparare – attraverso
la lotta per la riconquista dell’indipendenza nazionale – il rinnovamento politico del proprio paese
(Francia, Danimarca, Olanda e Norvegia; Polonia; Yugoslavia).
La mobilitazione degli Alleati La guerra assunse il valore di un conflitto mondiale
per il trionfo della democrazia – bandiera che si dimostrò capace di unire sovietici e angloamericani. Su questa base i 26 paesi in guerra contro il nazifascismo firmarono l’1 gennaio 1942 la
Dichiarazione delle Nazioni Unite. Gli Alleati mobilitarono inoltre tutte le risorse disponibili a
fini militari: emblematico il Victory program annunciato all’inizio del 1942 da Roosevelt, che
prevedeva un consistente aumento della produzione di aerei e carri armati utilizzando a pieno
ritmo la produzione di massa e la standardizzazione produttiva introdotte 30 anni prima.
1942-1943 La svolta della guerra Nella primavera del 1942 le potenze del Tripartito ripresero
l’offensiva: i tedeschi sul fronte russo, gli italo-tedeschi verso l’Egitto, i giapponesi nel Pacifico.
La vittoria delle forze statunitensi alle isole Midway, di quelle britanniche a El Alamein e di quelle
sovietiche a Stalingrado arrestò l’offensiva degli eserciti del Tripartito, ribaltando a favore degli
Alleati l’andamento del conflitto (la liberazione del Nord Africa rese possibile la creazione di una
base di lancio meridionale per l’attacco alle potenze dell’Asse). Queste vittorie furono completate
dalla conquista del predominio sull’Atlantico (quasi un terzo della flotta sottomarina tedesca fu
affondato), che rese finalmente sicuri i collegamenti tra le due sponde dell’oceano, consentendo
agli americani di rifornire con regolarità gli alleati e, in prospettiva, di progettare l’attacco finale al
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nazismo in Europa. A questo si aggiunse la concertazione della strategia alleata, nonostante la
diffidenza nei rapporti di cooperazione tra anglo-americani e sovietici: nel gennaio del 1943
Roosevelt e Churchill stabilirono che il grande sbarco sarebbe avvenuto in Normandia; Stalin, dal
canto suo, sciolse il Comintern, al fine di consolidare i buoni rapporti con gli alleati.
1943 L’Italia divisa Dopo l’occupazione della Sicilia da parte degli anglo-americani (preceduto di
qualche mese da un’ondata di scioperi operai del Nord, che esprimevano l’esasperazione dei ceti
popolari delle città industriali, colpiti dalla penuria alimentare e dai bombardamenti), Mussolini fu
costretto alle dimissioni dal Gran Consiglio del fascismo e arrestato (la notizia della caduta di
Mussolini fu accolta nel paese con grandi manifestazioni di entusiasmo) e il nuovo governo
Badoglio firmò l’armistizio (8 settembre). Tuttavia la speranza che la guerra fosse finita si dissolse
rapidamente e l’Italia precipitò nel caos, soprattutto a causa della minaccia della reazione tedesca.
Il paese si ritrovò diviso in due: mentre nel Sud, sotto la tutela alleata, sopravviveva il vecchio
Stato monarchico, nell’Italia centro-settentrionale i tedeschi liberarono Mussolini e fecero
risorgere il fascismo nella forma della Repubblica sociale italiana (Repubblica di Salò). Con la
Repubblica sociale Mussolini volle proporre un “fascismo rinnovato”, che cercò di guadagnare
consensi riesumando il programma rivoluzionario delle origini, la cui mancata realizzazione era
imputata dal Duce alle resistenze di una monarchia fondamentalmente conservatrice; il nuovo
regime si impegnò inoltre a realizzare un programma di socializzazione delle fabbriche per
costituire uno Stato fondato sul lavoro.
All’indomani dell’8 settembre si erano intanto ricostituiti i partiti antifascisti (PCI, Partito
d’azione, Partito socialista, PLI, Democrazia cristiana e Democrazia del lavoro), che, per quanto
di ispirazione ideologica diversa, si unirono, dando vita al Comitato di liberazione nazionale
(CLN), l’organizzazione che promosse e coordinò la Resistenza (Brigate Garibaldi, comuniste;
Giustizia e Libertà, legate al Partito d’azione, Brigate Matteotti, socialiste). Essi si candidarono
inoltre a guidare la nuova Italia ed erano pertanto ostili alla monarchia, ritenuta corresponsabile
dei 20 anni di dittatura e della guerra. Su iniziativa di Togliatti fu quindi istituito nel 1944 un
governo di unità nazionale antifascista, mentre il re Vittorio Emanuele III si impegnava a cedere i
propri poteri al figlio Umberto una volta che Roma fosse stata liberata (1944) e accettava di
sottoporre la questione istituzionale (monarchia o repubblica) a un referendum popolare a guerra
finita.
1944 Sbarco in Normandia Gli anglo-americani sbarcarono in Normandia, aprendo quel
“secondo fronte” che Stalin aveva richiesto nel corso della Conferenza di Teheran del 1943 (fu in
questa occasione che venne inoltre abbozzata l’ipotesi di dividere il territorio tedesco in più Stati).
Sfondate le linee tedesche, con il sostegno del movimento partigiano gli Alleati liberarono la
Francia.
1945 Conferenza di Yalta I leader alleati Roosevelt, Churchill e Stalin si accordarono sulla
condotta da tenere nel prosieguo del conflitto e presero alcune importanti decisioni in merito alla
sistemazione post-bellica: 1) divisione della Germania in 4 zone d’occupazione, smilitarizzazione
totale e introduzione di misure di “denazificazione”; 2) diritto dei paesi liberati a darsi governi
fondati su libere elezioni; 3) decisione di affidare il futuro governo dell’ONU a un Consiglio di
sicurezza (USA, Gran Bretagna, URSS, Francia e Cina). Per quanto riguardava il conflitto ancora
in corso, l’URSS si impegnava a entrare in guerra contro il Giappone, non appena la Germania
fosse stata sconfitta, in cambio della restaurazione delle sue posizioni in Estremo Oriente,
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perdute nel 1905 a seguito della guerra contro il Giappone; vennero infine formulate alcune
proposte in relazione alla divisione dei paesi balcanici in zone di influenza.
L’Italia liberata dal nazifascismo Nella primavera del 1945, quando l’offensiva alleata in
Europa centrale mise definitivamente alle corde la Germania nazista, le truppe anglo-americane
sfondarono la “Linea gotica”; la Resistenza italiana scatenò il 25 aprile l’insurrezione nazionale
contro i tedeschi, precedendo nelle principali città del Nord la truppe alleate. Mussolini fu
giustiziato 3 giorni dopo.
Resa della Germania Mentre gli anglo-americani dilagavano nella Germania occidentale e
centrale, i sovietici giunsero a Berlino. Hitler si suicidò e il suo successore, l’ammiraglio Dönitz, si
affrettò a chiedere la resa.
Capitolazione del Giappone Pur sconfitto ripetutamente nel Pacifico dalle superiori forze
statunitensi, il Giappone si ostinava a combattere. Deciso a non prolungare oltre il conflitto, il
nuovo presidente degli Stati Uniti, Truman, sganciò – dopo che il Giappone aveva respinto un
estremo ultimatum – una prima bomba atomica su Hiroshima e una seconda su Nagasaki,
costringendo i giapponesi a capitolare.
L’inizio di una nuova era L’esito della guerra segnò una svolta epocale nella storia
contemporanea: sancì, da un lato, la fine della secolare egemonia europea sul mondo e consacrò,
dall’altro, la nuova leadership di USA e URSS in un pianeta sempre più interdipendente nelle sue
relazioni politiche, economiche e culturali. A questo si aggiunga che le immani sofferenze
provocate dalla guerra incitarono gli Alleati a riprendere con maggiore convinzione l’idea di
costituire un organismo internazionale capace in prospettiva di evitare nuovi conflitti e di
delineare un “governo mondiale” a salvaguardia della pace. Il 26 giugno, a San Francisco, venne
approvato lo statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
Verso il mondo bipolare (1945-1975) Dopo la Seconda guerra mondiale si costituì un
ordine internazionale bipolare fondato sulla contrapposizione tra il blocco occidentale, sotto la
tutela degli Stati Uniti, e quello socialista, dominato dall’Unione Sovietica. USA e URSS si
spartirono la leadership mondiale, annullando praticamente ogni margine di manovra per qualsiasi
politica che non fosse subordinata alla logica del bipolarismo. Venne di conseguenza pregiudicata
l’attività dell’ONU quale suprema autorità internazionale; inoltre i paesi divenuti indipendenti
nell’immediato dopoguerra furono costretti a subire l’influenza dell’una o dell’altra potenza.
Benché i rapporti tra le due superpotenze passassero da una fase iniziale di “guerra fredda” a una
successiva distensione, non venne mai meno la loro rivalità su scala globale; allo stesso modo non
cessarono mai i conflitti periferici (che ebbero per teatro soprattutto l’Asia orientale e il Medio
Oriente), nei quali Stati Uniti e Unione Sovietica furono coinvolti senza tuttavia scontrarsi mai in
modo diretto. Se le due potenze evitarono sempre di affrontarsi militarmente fu per timore di una
nuova, devastante guerra nucleare, dalla quale non ci sarebbero stati né vincitori né vinti. La corsa
agli armamenti aveva infatti portato le due superpotenze a dotarsi di micidiali ordigni capaci di
distruggere il pianeta. L’ordine bipolare affermatosi sul continente europeo impedì, inoltre, che si
potesse dare vita al progetto di un’Europa unita; tuttavia, per impulso degli Stati Uniti, i paesi
dell’Europa occidentale avviarono forme di cooperazione che resero possibile la loro crescita
economica e la nascita della Comunità economica europea (CEE). In realtà tutti i paesi sviluppati
a economia di mercato conobbero negli anni Cinquanta e Sessanta un eccezionale periodo di
prosperità durante il quale si formò la cosiddetta “società dei consumi”.
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