Bioma dei DESERTI Distribuzione geografica dei deserti: Africa, Asia, America meridionale e settentrionale, Australia (Coprono in totale circa il 35% delle terre emerse) Precipitazioni medie annue: minori di 200 mm Caratteri climatici: clima estremamente arido durante tutto l’anno con scarse precipitazioni (evapotraspirazione maggiore delle precipitazioni), forte escursione diurna e stagionale Caratteri edafici: suoli non sviluppati con affioramento di vari tipi di substrato (deserti sabbiosi, rocciosi, salati) Diverse tipologie di deserto Deserti estremi caldi e aridi: si trovano tipicamente a latitudini subtropicali e sono molto influenzati dal vento che rende difficoltoso l’insediamento delle piante Grand Erg Occidental Desert, Desert, Algeria Deserti semiaridi: si trovano tipicamente a latitudini medie, con precipitazioni maggiori e temperature minori, hanno maggiore diversità floristica e faunistica e maggior copertura vegetazionale (arbustiva) Aloe dichotoma Joshua Tree (Yucca) Deserti costieri: con inverni freddi e estati moderatamente calde (Atacama, Cile) Deserti freddi: con inverni freddi e prolungati e precipitazioni nevose anche abbondanti (Antartico, Groenlandia) Es. Sahara centrale assenza di pioggia, Sahara settentrionale piogge invernali, Sahara meridionale piogge estive. In ogni caso la quantità di pioggia che interessa le aree desertiche può variare in maniera molto marcata di anno in anno. Nei deserti non esistono veri suoli, si tratta in realtà di suoli molto poco sviluppati (litosuoli) derivanti dalla alterazione fisica del substrato (l’alterazione chimica infatti avviene principalmente per effetto dell’acqua). L’alterazione fisica deriva in questi ambienti principalmente da fenomeni di termoclastismo, o aloclastismo nei deserti salati. Il substrato può determinare la base su cui classificare i deserti in rocciosi, ghiaiosi, sabbiosi, salati. Death Valley Thar Sahara occidentale Bolivia La quantità di precipitazioni è solo relativamente importante poiché le piante dipendono dall’acqua che il suolo riesce a immagazzinare ed è quindi per loro disponibile, il resto ruscella o evapora. Nelle zone aride, in cui l’evaporazione è molto rapida, il fatto che il suolo sia più drenante, ad esempio sabbioso, permette che l’acqua sia immagazzinata negli strati più profondi ed evapori in misura minore (una volta che l’acqua raggiunge un metro di profondità può rimanervi per lungo tempo), nei deserti rocciosi l’acqua può penetrare nelle fessure, mentre se il substrato è argilloso rimarrà in superficie ed evaporerà in gran parte. Es. in Sudan la vegetazione a Acacia tortilis si trova su suoli sabbiosi in aree con 50-250 mm di precipitazioni, mentre su suoli argillosi necessita precipitazioni di almeno 400 mm. I deserti rocciosi, o hamada, si trovano più frequentemente su altopiani dove il vento è il principale agente di erosione (i prodotti dell’alterazione fisica e chimica che dovrebbero costituire il suolo vengono soffiati via). I deserti ghiaiosi, o reg, possono derivare da un substrato conglomeratico attraverso l’erosione della frazione cementante (la ghiaia è quindi autoctona); o da materiale alluvionale portato durante passati periodi più piovosi e da cui la frazione più fine è adesso stata asportata. I deserti sabbiosi, o erg, si sono formati in vasti bacini per deposizione di sabbie. Se si ha un vento prevalente le dune avranno forma a mezzaluna (barcane) o di sciabola, se i venti sono variabili forma stellata. I deserti salati possono derivare dall’accumulo in depressioni di acqua con sale disciolto (da rocce sedimentarie), o dal prosciugamento di aree prima occupate da acqua salmastra. . Tra gli ecosistemi terrestri a maggiore biodiversità (con le foreste tropicali pluviali) prevalentemente floristica . Adattamento delle piante di deserti e semideserti alle condizioni di forte stress idrico → xerofitismo . Conservazione della natura e delle sue risorse . Lo xerofitismo si manifesta con la succulenza: presenza di grandi quantità di acqua nelle foglie o nel fusto. Agave Aloe Euphorbiaceae Cactaceae La succulenza del fusto si è evoluta indipendentemente in specie filogeneticamente lontane (convergenza morfologica) e distribuite in aree geografiche diverse. Cactaceae in America e Euphorbiaceae in Africa sono equivalenti ecologici: hanno la stessa forma, favorita dalla selezione naturale che minimizza lo stress dei climi caldi e secchi Le piante succulente hanno un particolare tipo di metabolismo (CAM = Crassulacean Acid Metabolism) che prevede l’apertura degli stomi nelle ore notturne con un netto risparmio idrico. . Lo xerofitismo si manifesta con apparati radicali sviluppati sia in profondità che in superficie Un apparato radicale che occupa un volume maggiore è preferibile in situazioni di aridità, ed è in genere associato alla riduzione della chioma, tra l’altro l’espansione della parte epigea non è utile laddove la competizione è ridotta dalla copertura rada della vegetazione. . Lo xerofitismo si manifesta con l’adattamento dei cicli vitali (terofite ovvero piante annuali che superano la stagione avversa sotto forma di semi; aridocaducifoglie ovvero erbacee perenni o arbusti che perdono le foglie nella stagione più secca). La loro abbondanza dipende dalle quantità di precipitazioni nei diversi anni. I semi delle terofite possono mantenersi per anni in condizioni di vita latente. Le piante hanno quindi la capacità di germinare appena il suolo viene bagnato dalle piogge, sviluppandosi e fiorendo nel giro di poche settimane. . Lo xerofitismo si manifesta con un caso di estrema specializzazione nella gimnosperma Welwitschia mirabilis, deserto del Namib in Africa con Pannue< 50 mm Welwitschia mirabilis è una specie totalmente isolata dal punto di vista sistematico, possiede solo due foglie a livello del suolo che presentano crescita continua (caso unico tra le piante superiori) e una vita di più di 1000 anni. La pianta assorbe acqua attraverso strutture delle foglie che raccolgono la rugiada . complessità faunistica molto ridotta, con specie adattate alla siccità (tegumenti esterni impermeabili, escrementi disidratati, attività notturna) Insetti ben rappresentati (ortotteri, coleotteri e imenotteri Rettili tra i più rappresentati dei vertebrati (serpenti, lucertole, gechi e camaleonti) Uccelli poco numerosi e pochi mammiferi aridotolleranti (volpe e lepre del deserto) Utilità e vulnerabilità dei deserti: Possibilità di coltivazione della palma da dattero (Phoenix dactylifera) che produce frutti commestibili, olio di palma e fibre sfruttamento delle ricchezze minerarie con casi di gravi alterazioni del sistema (campi per l’estrazione petrolifera) Bioma della STEPPA Distribuzione geografica della steppa: grandi aree pianeggianti delle medie latitudini con max estensione in Asia (steppa p.d.) e quindi in America meridionale (pampa) e settentrionale (prateria), Australia e Africa meridionale (veld) Temperatura media annua: 3-10° Precipitazioni medie annue:250-400 mm Caratteri climatici: clima ad elevata continentalità, freddo in inverno e caldo d’estate, con aridità estiva Caratteri edafici: suoli profondi, di tipo chernozem, con debole accumulo di sostanza organica e superficie a elevato contenuto calcareo Caratteri edafici In nessun’altra parte del mondo si assiste ad una perfetta zonazione parallela di clima, suolo e vegetazione quale quella a cui si assiste nella steppa europea: Da NW a SE si assiste ad un innalzamento delle temperature estive, con conseguente aumento dell’evaporazione, e ad una diminuzione delle precipitazioni. In generale i suoli di tipo chernozem hanno: •un sottile orizzonte umico di colore nero; •Un orizzonte intermedio più chiaro; •Il loess (limo, argilla e sabbia portati dal vento e cementati da calcare). Andando verso sud il clima si fa più arido e lo strato di humus più sottile La parola steppa deriva dal russo ‘step’. Per somiglianza in termini climatici, edafici e vegetazionali questo termine si è esteso alle zone temperate occupate da praterie. Questo nome ha dato origine al nome del genere di piante che più di ogni altro caratterizza questo bioma. Stipa eriocaulis nei Carpazi Stipa dasyvaginata in Cilento . stagionalità nei processi produttivi e demografici concentrati nel periodo non freddo . Diversità floristica legata a numerose specie erbacee perenni (soprattutto Graminaceae) . Diversità faunistica discreta con numerose specie di mammiferi (molti erbivori) e ricca fauna edafica; uccelli poco rappresentati a causa della semplice struttura vegetazionale Anemone sylvestris Adonis vernalis Pulsatilla patens Lilium martagon Andando verso sud la copertura della vegetazione diminuisce ed essa risulta meno diversificata. Dopo l’interruzione costituita dagli Urali la steppa Europea continua verso est, sottoposta a clima via via più continentali interrotta da diversi gruppi montuosi. Le zone via via più continentali hanno fisionomia simile ma spariscono le specie più precoci della primavera. Le steppe del continente nord-americano si differenziano prima di tutto per occupare un’area orientata in direzione nord-sud. Inoltre si ha in quest’area un range altitudinale piuttosto vasto (quote fino a 1500 metri). Ai gradienti latitudinale ed altitudinale si interseca quello longitudinale che determina forti differenze nella quantità delle precipitazioni (più scarse ad ovest). Si hanno quindi diverse tipologie vegetazionali disposte in relazione al pattern dei fattori ambientali. In Nord America le specie del genere Andropogon (di origine meridionale) sono più diffuse di quelle del genere Stipa. Il suolo è più umido e dopo lunghi periodi in assenza di disturbo (fuoco, attività antropiche, pascolo) la foresta avanza molto lentamente. Inoltre vi sono anni di aridità estrema che determinano una nuova espansione della prateria. Confrontate con le aree dell’emisfero boreale, le steppe dell’emisfero australe sono meno estese. La Pampa Argentina è caratterizzata da un clima più piovoso (da 1000 a 500 mm andando da nord verso sud) ma anche da temperature molto più alte. L’evapotraspirazione supera quindi le precipitazioni. Numerose specie erbacee europee sono state introdotte per ‘migliorare’ i pascoli. Nelle aree ritenute originali nella fisionomia dominano specie del genere Stipa e la specie Botriochloa laguroides. Utilità e vulnerabilità della steppa: Allevamento con vulnerabilità all’erosione del suolo per sovrappascolo Sostituzione a favore delle pratiche agricole per buona fertilità del suolo Bioma della TAIGA Distribuzione geografica della taiga: nell’emisfero boreale soprattutto in Siberia, in Europa settentrionale e Nord America Temperatura media annua: 0-5° Precipitazioni medie annue:400-800 mm Caratteri climatici: clima freddo ad elevata continentalità e non molto piovoso ma senza periodi di vera aridità Caratteri edafici: suoli di tipo podzol e poveri di nutrienti Questo bioma è in contatto steppe in presenza di aree più spiccatamente continentali, con foreste decidue laddove si ha un clima più oceanico. Taiga Il limite con le foreste caducifoglie è piuttosto sfumato, esistendo vaste aree occupate da foreste miste di conifere e latifoglie. Il limite tra tali biomi è complicato dallo sfruttamento forestale che in molti casi ha favorito specie decidue o conifere determinando variazioni di dominanza in vaste aree. Es. è stato favorito l’abete rosso in Europa centrale. In termini climatici la zona strettamente boreale inizia laddove il clima diventa sfavorevole per le latifoglie (a volte si fa riferimento al limite settentrionale del genere Quercus, a circa 60° di latitudine). Ossia laddove i giorni con temperatura media inferiore a 10° sono meno di 120 l’anno e si ha una stagione fredda che dura più di 6 mesi. Mentre il limite settentrionale di questo bioma è laddove i giorni con temperatura media maggiore di 10° sono meno di 30 e la stagione fredda dura almeno 8 mesi. Tuttavia l’area definita da questi limiti è talmente vasta che presenta un certo grado di eterogeneità (gradiente nord/sud, gradiente di continentalità) climatica, edafica e vegetazionale. I suoli sono di tipo podzol qualunque sia la roccia madre, purché povera di basi. La lettiera di conifere si decompone molto lentamente e determina un acidificazione dell’acqua che scendendo nel suolo determinando la trasformazione della componente argillosa in cenere. Sotto uno strato di cenere (povero in ferro, alluminio e humus) si ha uno strato di sostanza umica, sotto il quale si ha un orizzonte ricco in ossidi di ferro (Podzol in russo significa sotto la cenere). In Europa le specie arboree più importanti per questo bioma sono: Picea abies e Pinus sylvestris. Nelle zone più orientali sono vicariate da Abies sibirica, Larix sibirica, Pinus sibirica. La dominanza di conifere (sempreverdi) fa sì che non si abbiano mai livelli di luminosità elevati al suolo e che questo abbia una copertura nevosa più scarsa. Tutto ciò fa sì che la temperatura del suolo sia particolarmente bassa e questo ghiacci per buona parte dell’anno. D’altro canto gli aghi delle conifere hanno traspirazione limitata, maggiore resistenza al gelo, al vento e alla neve. Queste conifere sono caratterizzate tutte dall’avere simbiosi con funghi che ampliano notevolmente il raggio del loro apparato radicale, determinando un importante vantaggio su suoli così poveri. Nella Siberia occidentale la ‘dark taiga’ è dominata da Abies sibirica, Larix sibirica, Pinus sibirica. Più a est la foresta a dominanza di Larix dahurica è denominata ‘light taiga’. In queste aree le temperature medie annue sono intorno ai -10° e le precipitazioni intorno ai 250 mm. Il suolo è ghiacciato permanentemente (permafrost). Lo scioglimento del suolo degli strati più superficiali nei mesi estivi compensa l’estrema aridità. Specie tipiche degli strati arbustivi ed erbacei delle foreste di abete rosso sono: Vaccinium myrtillus Vaccinium vitis-idaea Pyrola uniflora Linnaea borealis Specie tipica degli strati arbustivi ed erbacei delle foreste di pino silvestre è: Calluna vulgaris Le foreste di pino silvestre si sviluppano nelle aree più aride (ha radici più profonde dell’abete, o laddove sia passato il fuoco (dopo la betulla e il pioppo). Il sottobosco è caratterizzato dall’abbondanza di licheni. . Concentrazione dei processi produttivi e demografici nel periodo primaverile-estivo Utilità e vulnerabilità della taiga: Importante riserva forestale a scala planetaria, in gran parte in buono stato di conservazione; riserva di risorse per caccia e pesca Vulnerabilità alle piogge acide a causa del danneggiamento della struttura degli aghi che si ammalano più facilmente