lapsicologaèinlinea salute atavolacolnutrizionista

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Febbraio 2005
15
IN-FORMAFIRENZEcittà
lapsicologaèinlinea
atavolacolnutrizionista
salute
La rubrica è aperta ai lettori che possono scrivere alla redazione:
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GLI SCHERZI DELLA MEMORIA
Sono disperata ma a volte mi viene da
ridere. Dimentico le cose. Mi è capitato
di trovarmi con il forchettone in mano,
in mezzo alla cucina, come una statua
di sale, senza ricordarmi che cosa ci stavo a fare con quel forchettone. E perché l’avevo preso. Mi capita di entrare
di furia in una stanza con l’intenzione di
prendere qualcosa e poi non mi ricordo
perché in quella stanza ci ero entrata.
Apro un cassetto e non so più che cosa
cercavo. Dimentico le cose, che cosa mi
sta succedendo?
Qualcosa del tempo passato lo ricordo,
per esempio, ho in mente tutta la poesia del Carducci, quella piccola poesia
intitolata “Pianto Antico”, ricordo
tutti i nomi dei miei compagni delle
elementari e delle medie, i nomi delle
maestre e perfino dei bidelli. A casa mi
prendono in giro, lo sanno tutti che non ricordo le cose. Le date sono la
mia ossessione, le dimentico quasi tutte. Quando è stata scoperta l’America nel 1492 o nel 1942? No, mi dico, quest’ultima data non può essere.
Mi avvicino alla risposta giusta col ragionamento, non con la memoria. Poi
a volte dalla paura di non ricordare mi blocco e non mi viene in mente
niente. Mi sono chiesta se ci sono delle tecniche per ricordare. A scuola dicevamo una filastrocca per tenere a mente i sette re di Roma e funzionava.
Quella filastrocca non la so più. Ho 56 anni, ho cresciuto figli e nipoti. Nella
mia vita mi sono persa dietro biberon, pappe e pannolini. È per questo che
la mia memoria è così debole? Se avessi studiato ricorderei meglio? E poi
mi chiedo ma la memoria che cos’è?
Oltre la storia
Gli stimoli percettivi non vengono appresi in modo meccanico ma sono
elaborati in conformità ad un vissuto psichico personale costituendo degli schemi mentali. Noi non immagazziniamo le informazioni del mondo
fisico quale è ma secondo questi schemi di apprendimento. Per il ricordo
si attinge a questo materiale composto di un misto tra realtà e vissuto. C’è
una frase nel racconto di questa donna che denota una profonda triste
nostalgia “mi sono persa dietro…” Che cosa ha perso? L’esperienza di una
vita più allargata? La conoscenza dietro tante cose del mondo? Il deficit di
memoria è forse un richiamo inconscio di un desiderio inespresso, abbandonato, accantonato? Il grido di una “memoria” povera di contenuti?
C’è una memoria a breve termine e una memoria a lungo termine. Affinché il ricordo venga registrato è necessario che l’evento passi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. La memoria a lungo termine
è un magazzino a capacità illimitata; e di questa capacità ne abbiamo
esperienza tenendo conto delle infinite informazioni che ricordiamo. Ma
perché ci capita di dimenticare? Si sono evidenziate alcune condizioni:
Il disuso – se un fatto contenuto nella memoria non viene rievocato è
probabile che vada perduto. Es. se si impara una lingua straniera ma non
si ha modo di esercitarla, se ne dimentica buona parte. L’importanza
degli indizi – se si è usata una strategia per memorizzare non se ne può
usare una diversa per ricordare. L’eccesso di informazioni – memorizzate
può interferire all’atto del recupero e renderlo impossibile. Uno stato di
tensione – chi studia conosce questo fenomeno che può determinare
un’amnesia totale. Declino dovuto all’età – dopo una certa età i neuroni
sono meno plastici e formano meno connessioni simpatiche.
dott.ssa Karla Saunig
psicologa - psicoterapeuta
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DOLCE, DOLCE, DOLCE…
CIOCCOLATO
Il cacao è una sostanza estratta
dal seme della theobroma cacao,
una pianta di provenienza centro-sudamericana. I semi vengono fermentati, tostati e macinati;
si ottiene così il liquore di cacao
che per separazione dà il burro e
la polvere di cacao. Il cacao contiene acqua, grassi, teobromina,
tannini, cellulosa e sali minerali.
Il contenuto in grassi (burro di
cacao) è responsabile dell’elevato valore calorico dell’alimento,
fino a 355 kcal per 100 grammi
di prodotto. La teobromina è
una sostanza azotata di natura
alcaloide presente in piccola
quantità (1.5%), ad azione moderatamente eccitatrice, comune
anche al caffè ed al tè; per questo
motivo il cacao è annoverato fra
gli alimenti nervini.
Il cioccolato è un prodotto alimentare composto da cacao e
zucchero, con aggiunta di burro
di cacao ed aromi naturali ed ingredienti minori. La produzione,
nonostante l’ampia varietà di
preparazioni, è di fatto la stessa
per tutti i tipi di cioccolato. La polvere di cacao è miscelata allo zucchero fino ad ottenere una pasta
che viene poi omogeneizzata.
Segue un trattamento termico
detto concaggio che conferisce
al preparato il tipico aroma, con
aggiunta di ingredienti quali latte, lecitina di soia, grassi vegetali
e vanillina. L’impasto così preparato è avviato allo stampaggio
in tavolette o monoporzioni e,
quindi, confezionato. Il cioccolato
puro è un alimento a contenuto
energetico elevato ma variabile,
giacché questo dipende molto
dalle quantità di grassi, zucchero
ed ingredienti aggiuntivi utilizzati
nella sua preparazione.
Una recente normativa europea,
che tante polemiche ha giustamente scatenato soprattutto nel
nostro paese tra i produttori e
le associazioni dei consumatori,
permette la sostituzione parziale
del burro di cacao con grassi vegetali di provenienza, mantenendo al prodotto la denominazione
di “cioccolato”.
La straordinaria miscela di grassi
TRAUMATOLOGIA DEL GINOCCHIO
E DELLA CAVIGLIA
(burro di cacao), cacao e zuccheri
in esso contenuti, stimola il rilascio nel cervello di serotonina
(con effetto tranquillizzante e
calmante) e di endorfina (ad
azione euforizzante); da qui la
gran voglia di cioccolato che si
accentua nei periodi di stress, di
depressione e, per le donne, nel
periodo premestruale.
Il valore energetico varia da cioccolato a cioccolato.
Ecco alcuni esempi essenziali:
cioccolato al latte =
565 kcal/100 grammi;
cioccolato fondente =
540 kcal/100 grammi;
cioccolato al gianduia =
509 kcal/100 grammi;
crema di cacao e nocciole =
537 kcal/100 grammi;
un boero o un bacio = 100 kcal;
una tazza di cioccolato =
280 kcal.
Una recente normativa europea,
che tante polemiche ha giustamente scatenato soprattutto
nel nostro paese, permette la
sostituzione parziale del burro
di cacao con grassi vegetali di
provenienza diversa nella produzione, mantenendo al prodotto l
denominazione di “cioccolato”. Il
consumo moderato di cioccolato
non incide significativamente
nell’innalzamento del tasso di
colesterolo né nell’insorgenza di
brufoli ed acne, con eccezione
dei soggetti più sensibili all’effetto allergenico. Nell’ambito di una
sana ed equilibrata alimentazione non è necessario prevedere la
drastica esclusione del consumo
di cioccolato; un’assunzione
moderata di alcuni quadrettini
al giorno (4-5 per un totale di 30
grammi) può anzi essere utile.
L’astinenza completa, specie nei
soggetti più desiderosi, fa difatti
innescare una voglia irresistibile
dell’alimento, col rischio di vedere trasformato un semplice e
comprensibile capriccio in una
insana scorpacciata.
I traumatismi al ginocchio e alla caviglia (art. tibio-tarsica) sono molto
diffusi sia in età giovanile che in età adulta.
Oggi la vita piuttosto dinamica e le attività sportive amatoriali sono le cause di questa traumatologia così frequente. Molto spesso l’articolazione del
ginocchio è sede di distorsioni di varia entità.. Si va dal trauma meniscale
fino a lesioni più importanti, come la rottura dei legamenti crociati.
In questi casi spesso la chirurgia ortopedica è la soluzione più idonea, ma
vi sono casi nei quali la “terapia manuale osteopatica” può essere di grande
aiuto. In molti casi una distorsione non ha effetti tali da rendere necessario il ricorso alla chirurgia. L’osteopatia, con un lavoro attento e accurato,
tipico dell’artigiano, riesce, con l’uso delle mani, a rimettere in equilibrio
l’articolazione, rispettando sempre le precauzioni mediche del caso.
Spesso i menischi non subiscono danni e lacerazioni, ma escono dalla loro
sede fisiologica e in questi casi, con opportune manovre, possono essere
ricollocati nella loro sede naturale.
Questo vale per le posizioni reciproche di femore e tibia che, all’interno
dell’articolazione, in un trauma distorsivo, perdono il loro rapporto fisiologico. Con un lavoro delicato, appropriato e non invasivo delle mani, possiamo ridare equilibrio all’articolazione, affinché poi possa essere svolto
un protocollo riabilitativo fisio-terapico.
L’osteopatia lavora sui movimenti minori di un’articolazione che sempre
accompagnano e influenzano i movimenti maggiori dell’articolazione
stessa (nel caso del ginocchio la flesso-estensione).
È molto importante lavorare con queste tecniche anche dopo un intervento chirurgico diretto sull’articolazione, per recuperare più velocemente la
flesso-estensione, prima di dare inizio ad un lavoro di potenziamento
muscolare.
Spesso deficit di flesso-estensione comportano problemi di riflesso
sulla mobilità della rotula procurando nel tempo vere e proprie artrosi
femoro-rotulari. Parlando
della rotula è importante
sapere che questa risente
molto
dell’equilibrio
femoro-tibiale anche in
condizioni normali, non
specificamente dovute a
traumatologie, come pure
tutta l’articolazione del
ginocchio.
Questa infatti, trovandosi
tra altre due articolazioni
importanti, quali quella
del bacino e della caviglia,
può essere sede di problematiche che provengono
per via ascendente (dalla
caviglia), per via discendente (dal bacino) o da
ambedue. In questi casi è
opportuno riequilibrare
e “normalizzare” queste
articolazioni.
Nel prossimo numero
parleremo dei traumi distorsivi della caviglia, più
precisamente
chiamata
articolazione tibio-tarsica.
dott. Daniele Leoni
dott. Giovanni Quercioli
specialista in scienza dell’alimentazione
scienze motorie-fisioterapista
kinesiologo
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