La questione meridionale tra inchieste e resoconti letterari

DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI LETTERARI, FILOLOGICI E
LINGUISTICI
“LA RICERCA LINGUISTICA SUL CAMPO TRA
QUANTITÀ E QUALITÀ”
PALERMO, 6 MAGGIO 2014
LE GRAMMATICHE E IL SAPERE
LINGUISTICO DEL PARLANTE
TRA L1 E L2
Luisa Amenta e Egle Mocciaro
La grammatica dell‟italiano
l‟italiano contemporaneo offre un panorama
profondamente differente rispetto alla metà
del Novecento quando l’italiano non era
ancora parlato dalla maggior parte degli
italiani
 non
sembra più applicabile un modello
grammaticale di tipo tradizionale con un
riferimento chiaro ad una lingua (scritta e
letteraria) e a una norma

Architettura variazionale dell‟italiano
l‟italiano contemporaneo è dominato da una
situazione di variabilità
 non più un italiano ma tante varietà di italiano
 parametri extralinguistici:





mezzo di trasmissione (scritto vs. parlato)
situazione comunicativa
area geografica
caratteristiche sociali del parlante
Quale lingua di riferimento? (1)
Galli de‟ Paratesi (1984: 42):
“la definizione di una lingua standard è di natura
extralinguistica e si riferisce al suo ruolo o
funzione all‟interno della comunità linguistica.
Una lingua standard in questo senso è quella
varietà di lingua che in una comunità linguistica
viene presa come lingua franca per la
comunicazione tra parlanti di regioni o gruppi
diversi.”

Quale lingua di riferimento? (2)

Berruto (1993: 84):
“Un primo possibile valore della nozione di standard
equivale a quello di “neutro”, non marcato su nessuna
delle dimensioni di variazione; un secondo valore è
quello normativo, codificato dai manuali e dalla
tradizione scolastica, accettato come corretto e „buona
lingua‟; un ulteriore possibile valore, semplificando
molto, è quello di normale (per i parlanti colti),
statisticamente più diffuso […]. Spesso questi valori si
trovano intersecati nell‟impiego che si fa, anche in
contesti tecnici, della nozione di standard.”
Italiano standard (1)
è una varietà di lingua parlata in modo
uniforme e sostanzialmente indifferenziato
dall‟intera comunità linguistica dei parlanti
 è codificato dalle grammatiche e nei
dizionari e si lega strettamente al concetto
di norma

Italiano standard (2)

D‟Agostino (2007: 123):
“La nozione di lingua standard è quindi da
intendersi come entità linguistica astratta,
presente obbligatoriamente nelle grammatiche e
nei vocabolari, e diffusa da differenti istituzioni
sociali (il sistema giudiziario, quello scolastico,
ecc.) ma che può essere utilizzata da una
minoranza estrema di individui in pochi contesti
sociali”
Italiano standard (3)

l‟etichetta di “italiano standard” pone non
pochi problemi definitori e non è
univocamente accettata da tutti gli studiosi,
dal momento che risulta difficile una
identificazione omogenea del modo di
parlare delle classi colte
Italiano standard (4)

mantenere il riferimento esclusivo alla lingua
proposta nelle grammatiche potrebbe implicare una
scarsa considerazione dei continui riassestamenti in
atto nel sistema da quando l’italiano è divenuto il
codice della comunicazione primaria per la maggior
parte della popolazione
cosa parlano gli italiani?
Italiano neostandard,
Italiano dell‟uso medio

Berruto (1987: 62): “Nello sviluppo recente dell‟italiano, è
indubbio che si sono affermati, o si vanno affermando, o ci
sono sintomi che comincino ad affermarsi, come standard
costrutti, forme e realizzazioni che non erano presentate nel
canone ammesso dalle grammatiche e dai manuali, o che,
quando vi erano menzionate, lo venivano quali costrutti,
forme e realizzazioni del linguaggio popolare o familiare
o volgare, oppure regionali, e quindi da evitare nel ben
parlare e scrivere. È a questo insieme di fatti che qui diamo
il nome di neo-standard.”
Tratti del neostandard: esempi (1)








lui, lei in posizione soggetto
uso generalizzato della forma dativale gli al posto di loro/le
partitivo preceduto da preposizione (con degli amici)
dislocazioni a sinistra e a destra (il caffè come lo vuoi?/lo vuoi il
caffè)
tipo sintattico pleonastico a me mi
che polivalente, soprattutto con valore temporale, finale, consecutivo
(dal giorno che ti ho visto)
per cui con valore di connettivo frasale (pioveva per cui ho preferito
restare a casa)
forma interrogativa cosa? al posto di che cosa?
(da Sabatini 1985)
Tratti del neostandard: esempi (2)







e, ma, o, allora, comunque in posizione iniziale di frase
indicativo al posto del congiuntivo in alcune subordinate e nelle
ipotetiche (credo che hai torto; se venivi era meglio)
concordanza ad sensum (sono venuti a trovarmi una decina di
amici)
soggetto postverbale (non ci sono soldi)
verbi pronominali (mi sono bevuto un caffè)
frase scissa (è lui che mi ha fatto cadere)
ci attualizzante (non ci ho tempo, non ci capisco niente)
(da Sabatini 1985)
Tratti del neostandard (3)

Sabatini (1985):
questi tratti non riguardano soltanto la varietà
parlata dal momento che sono ampiamente diffusi e
accettati anche nell‟uso scritto di media formalità


molti di essi prefigurano una varietà panitaliana
molti dei tratti non sono “corruzioni” moderne ma
sono presenti anche nei testi del passato e sono stati
respinti dalle norme puriste cinquecentesche

Tratti del neostandard (4)

Sabatini (1985: 175):
“la varietà in questione, in quanto nazionale e
rispondente ad esigenze fortemente sentite dalla società
presente, si candida ad occupare […] il baricentro
dell‟intero sistema linguistico italiano o perlomeno a
condividere con lo standard ufficiale il crisma della
norma”.
è opportuno correggere l’uso di questi
tratti?
Quale norma? (1)
Berretta (1977: 26-27): una norma basata sugli usi
statisticamente prevalenti può essere considerata
“oggettiva” dal momento che:
“si prende in considerazione la totalità dei parlanti la lingua
in esame – non più un gruppo per qualche ragione
privilegiato –, nel momento storico stesso dell‟intervento
pedagogico – non più una „fetta‟ del passato –, e si
assumono come „normative‟ le forme sintattiche,
morfologiche, lessicali che oggettivamente vengono più
usate”.

Quale norma? (2)



Serianni (1991: 38): non si può parlare di norma “in termini
astratti, prescindendo dalla reazione linguistica che, in una
certa comunità di parlanti e in un dato momento storico, è
lecito aspettarsi”
secondo le abitudini linguistiche di una comunità di parlanti,
vengono assunte come “normative” le forme morfologiche,
sintattiche e lessicali che statisticamente sono più usate
compito della grammatica è “raccogliere le testimonianze
dei parlanti, per ricavarne informazioni sui comportamenti
linguistici diffusi e prevalenti nella collettività”
Un esperimento
esame delle produzioni di parlato indotto a codice
bloccato italiano degli informatori di istruzione alta
dell‟Atlante Linguistico della Sicilia.
 situazione intervista genera un parlato di formalità
medio-alta, per lo più controllato specialmente
dagli informatori di istruzione alta → scopo: dar
prova di parlare un buon italiano
 è voluta la scelta di orientarsi su esempi di parlato
dato che è proprio la diffusione dell‟italiano
parlato ad aver messo in crisi il concetto di norma

Dalla norma agli usi: esempio 1
il mio tipo di lavoro è un tipo di lavoro che mi coinvolge tanto. anche
perché sono responsabile della sezione civile / eh: e lavorando alla
procura per i minori, / ci son tutti gli interventi a tutela per i bambini. /
per cui è chiaro che giornalmente: / le cose che insomma che affiorano
da ciò che si legge sono delle cose fra le più brutte che si leggono. che
avvengono nella vita di tutti i giorni. / per cui:: bisogna avere sempre
un po‟ un senso di distacco per non lasciarsi prender molto
emotivamente da questo tipo di lavoro. / che non è un lavoro che // si
può affrontare serenamente e con leggerezza. // per cui insomma
anche questo ha un peso determinante nella mia giornata. // questo
tipo di lavoro che anche se si cerca di restare estranei però /
chiaramente / molti di questi aspetti si vivono / in maniera insomma
poco serena. // (ALS: Genitore, Istruzione Alta, Palermo)
Dalla norma agli usi: esempio 2
la risposta di questo maestro mi è rimasta impressa -sono
passati settant‟anni- nel cervello ed è stata: / una risposta
che: ha: determinato il mio destino. // «signora per studiare
soldi non ce ne vogliono.» / «ma come.» «lei mandi suo
figlio alla media -allora c‟erano gli esami di ammissionemandi suo figlio a scuola, lo faccia se ha le capacità, lo
faccia studiare, perché si accorgerà che soldi non ce ne
vorranno.» io infatti mi iscri+ | superai gli esami di
ammissione al ginnasio / ho frequentato il ginnasio sempre
con l‟esenzione delle tasse. (ALS: Nonno, Istruzione Alta,
Alcamo - TP)
Dalla norma agli usi: esempio 3
allora. / eh:: / diciamo che: la vita militare a me ha
appassionato fin da quando ero: bambino, / tant‟è vero che
ho provato parecchie vo+ | ho fatto molti:: concorsi / per
entrare / appunto nelle: nelle forze armate. / era
indifferente se esercito, aeronautica, oppure: marina, ma visto
che è stato possibile nell‟esercito / ho intrapreso questa:
scel+ | questa strada. / ma la vita: *giustamente a Viterbo
-io studio a Viterbo- / non è che sia una delle più::
semplici. / perché ci alz+ ci alziamo la mattina presto alle
sette / e cominciamo a studiare. (ALS: Figlio, istruzione alta,
Custonaci – TP)
Dalla norma agli usi: esempio 4
eh: mh:: pposso dedicarmi più: allo studio, oppure alla musica,
al divertimento. eh:: mh: niente poi:: mh: tutti i ggiorni studio
loggicamente, mh: però non ho un orario bben preçiso.
quando:: quando rriesco:: studio. poi quando vedo che
mmagari non ce la faccio più sto scoppiando mi fermo un
attimino, mi faccio il caffè, mi guardo qualche vvideo alla
televisione, mi: ascolto un po’ di musica, oppure esco con
con i miei coinquilini. la sera eh: inizialmente uscivo spesso.
poi: | adesso non più. perché alla fin fine i posti sono
sempre gli stessi quelli dove si va. (ALS: Figlio, istruzione
alta, Capo d’Orlando – ME)
Dalla norma agli usi: esempio 5
eh: i bambini oggi sono svegli / nel corso degli anni noi
insegnanti notiamo che: / da un anno all‟altro i bambini sono
sempre diversi / più intelligenti / più svegli / la maggior
parte parlano in italiano / in ziciliano non ci parla più
nessuno. (ALS, Genitore, Istruzione Alta, Sommatino –CL)
Cosa emerge? (1)
gli esempi presentati non hanno chiaramente nessuna
rilevanza quantitativa ma mostrano emergenze qualitative.
si osservano alcuni fenomeni del neostandard usati dai
parlanti di istruzione alta senza differenze legate all‟età e al
luogo di residenza:






per cui connettivo frasale
che polivalente
costrutti sintattici marcati (dislocazioni, frasi scisse)
concordanza ad sensum
ci attualizzante con valore intensivo.
Cosa emerge? (2)
i parlanti non censurano né autocorreggono questi
usi, che soddisfano pienamente le loro intenzioni
comunicative
 sono errori? No, dal punto di vista del sapere del
parlante
 ma quale spazio occupano nelle grammatiche? Le
grammatiche descrivono effettivamente gli usi?
Tenendo in giusta considerazione il parlato?
 esistono differenze tra grammatiche dell‟italiano L1
e grammatiche dell‟italiano L2/LS?

La lingua nelle grammatiche
le grammatiche scolastiche recenti manifestano
un‟apertura alla variabilità della lingua nelle
situazioni comunicative e allo sviluppo integrato
delle quattro abilità
 risulta superato il primato della produzione scritta
su quella orale: ampio spazio viene dedicato ad
attività e a box di approfondimento sul parlato

Modello teorico


superamento dell‟impianto tradizionale, di tipo formale
e classificatorio (per es. parti del discorso) e maggiore
spazio alle dimensioni di variazione della lingua
mantenimento di un aspetto positivo delle grammatiche
tradizionali classificatorie: la sistematizzazione rigorosa
dei contenuti grammaticali, che agevola lo studente
anche a livello cognitivo nel raffronto tra la grammatica
della sua lingua con quella di altre lingue
Uno sguardo alle grammatiche (1)
Alcuni usi indicati da Sabatini (1985) sembrano essere
ormai accettati dalle grammatiche degli ultimi anni:
 lui / lei e loro in funzione soggetto
“A differenza dei pronomi personali di prima e seconda
persona, che sono invariabili, quelli di terza persona si
distinguono in base al genere e – per quanto questa
distinzione si stia perdendo nell’uso parlato – alla
natura del referente (se persona o animale/cosa) e alla
funzione grammaticale (soggetto/complemento).”

(G. L. Beccaria – M. Pregliasco 2014)
Uno sguardo alle grammatiche (2)
“Nell‟italiano odierno, soprattutto familiare, è sempre più
frequente l‟uso – ormai accettato dalle grammatiche – di gli
al posto di loro:
Li ho visti in strada e gli ho detto (= ho detto loro) di tornare a
casa.
Gli non va usato però in sostituzione di a lei, come invece
succede di frequente nella lingua parlata non sorvegliata:
✘ Ho incontrato Maria e gli (= le) ho chiesto il motivo della sua
assenza.”
Uno sguardo alle grammatiche (3)

Per cui
“basta ricordare che dopo la congiunzione se o qualora, o
dopo le altre congiunzioni che introducono la proposizione
condizionale non può mai esserci un verbo al condizionale, ma
soltanto al congiuntivo o all‟indicativo. Per cui non possiamo
avere frasi come: Se lo saprei, te lo direi ma Se lo sapessi, te
lo direi.”
“Il libro che mi serve per la ricerca non è ancora arrivato in
libreria, per cui l‟ho ordinato”
Uno sguardo alle grammatiche (4)
Cosa? = che cosa?
“possiamo utilizzare i seguenti pronomi: chi, che, che cosa,
cosa, quale/quali/qual, quanto/quanta/quanti/quante.
 Verbi pronominali
“Tra i riflessivi pronominali rientrano anche gli usi intensivi, o
pleonastici, tipici soprattutto del parlato, in cui il pronome
atono è superfluo e sottolinea semplicemente la
partecipazione del soggetto all‟azione:
 Questa sera mi guardo un bel film.
 Beviamoci una birra.”

Uno sguardo alle grammatiche (5)

A me mi
“La lingua, in quanto organismo vivo che muta e si adatta alle nuove esigenze
della comunicazione, manifesta due tendenze apparentemente contrastanti:
verso la semplificazione, rinunciando a sottigliezze e sfumature semantiche
ritenute non necessarie (è questo il caso del lento ma costante venir meno
del congiuntivo nel linguaggio parlato); verso il rafforzamento espressivo,
talora creando veri e propri pleonasmi, ovvero ridondanze inessenziali. È il
caso del raddoppiamento del pronome personale nelle seguenti espressioni:
✘ A me l’informatica e l’elettronica mi piacciono molto.
Tale uso è da evitare, anche se ha una sua giustificazione espressiva. Bisogna
d‟altronde stare attenti a non correggere la frase in modo sbagliato, come
succede di frequente in casi simili:
✘ A me mi chiama tutte le sere. ➔ A me chiama tutte le sere.”
Uno sguardo alle grammatiche (6)

Che polivalente
Gli usi del che nella lingua colloquiale sono molteplici; elenchiamo di
seguito tre usi scorretti:
1. con sfumatura temporale: ✘ Ho giocato a pallone che non ne potevo
più ➔ Ho giocato a pallone fino a quando non ne potevo più;
2. in sostituzione del pronome relativo preceduto da preposizione:
✘ Raccontava di abitare in un palazzo che sotto c’era una enorme
cantina. ➔ Raccontava di abitare in un palazzo sotto al quale c’era
un’enorme cantina.
3. con valore consecutivo: ✘ Lara è una di quelle ragazze che se la
incontri non la dimentichi più ➔ Lara è una ragazza così bella che, se
la incontri, non la dimentichi più.
Uno sguardo alle grammatiche (7)

Concordanza a senso
“Di norma, quando un nome collettivo è al singolare e ricopre il ruolo di
soggetto, il verbo si usa al singolare […] Quando pero il collettivo e
seguito da di + un nome al plurale, è frequente – soprattutto nel
parlato – anche la concordanza a senso, che usa il plurale: Parte dei
candidati si sono ritirati. Dunque possiamo avere tanto Uno sciame di
api volava per l’aria, quanto Uno sciame di api volavano per l’aria.”
“In questi casi, secondo le regole della grammatica italiana, il nome
collettivo è a tutti gli effetti da considerarsi un singolare, e quindi
anche il predicato deve essere usato al singolare. Si dice infatti […]
Uno sciame di api uscì dall’alveare e non Uno sciame ... uscirono.”
Uno sguardo alle grammatiche (8b)

Concordanza a senso
“Se nel parlato la concordanza a senso è accettabile, nello scritto è
preferibile la concordanza grammaticale.
In generale, possiamo dire che, quando chi parla o chi scrive ha in
mente l‟insieme formato da molti individui, e considera la gente, un
migliaio, gran parte di come formato da “tanti”, allora si mette il
verbo al plurale (come fanno gli inglesi, che con people, “popolo”,
usano di regola il plurale). Se invece considero quel gruppo come
“unità” (come uno o come pluralità unita), allora uso il singolare.”
Uno sguardo alle grammatiche (9)

Dislocazioni
“Specialmente nel linguaggio parlato, si e soliti costruire le frasi
invertendo l‟ordine del predicato e dell‟oggetto, proprio per dare
enfasi a quest‟ultimo, ma generalmente, per correggere l‟anomalia se
ne crea un‟altra, raddoppiando il complemento oggetto con
l‟aggiunta di un pronome atono. Abbiamo dunque […] Il cappello, me
lo metto quando c’è molto sole. Questo tipo di costruzione è detta
anche “dislocazione a sinistra”: il posto del soggetto (“a sinistra” del
predicato) è occupato da un altro elemento, in questo caso dal
complemento oggetto, che viene ripreso da un pronome. Una simile
costruzione sintattica non è considerata grammaticalmente corretta,
anche se si è ormai affermata nella lingua parlata.”

Dalla L1 alla L2

la didattica della L2/LS è per tradizione orientata
alla dimensione comunicativa della lingua, più che
alla norma
“la L1 privilegia contenuti tradizionalmente
considerati formativi
–
(es. il testo letterario), la LS guarda verso contenuti "pratici" (es.
il dialogo o la conversazione); da una parte prevale
l'attenzione alle norme linguistiche e alla conoscenza sistematica
della grammatica, dall'altra l'attenzione agli usi colloquiali e
alla memorizzazione di enunciati adattabili alla varietà delle
situazioni di scambio linguistico con eventuali interlocutori
stranieri” (Calò 2010: 68)
Le grammatiche di L2/LS (1)


lui/lei: pronomi soggetto (forme esclusive)
gli=loro
“i miei genitori festeggiano le nozze d’argento. Io gli ho regalato un
fine settimana a Capri
Il pronome indiretto di 3a persona plurale ha due forme: gli e
loro. Il pronome loro è meno comune e si usa dopo il verbo”
 *gli=le
(Nocchi 2011: 20, 105)
Le grammatiche di L2/LS (2)

per cui
“Trova per ogni connettivo sottolineato la funzione che ha nel testo,
scegliendo tra quelle elencate qui di seguito:
 a. riformulare, ripetere con altre parole, con esempi concreti
 b. riformulare riassumendo […]
 d. giungere a conclusioni
[…] Oh figurati guarda, ne abbiamo discusso tantissimo, ne discutevamo
già prima che nascesse Elena, per cui immaginati, non è una cosa
nuova.”
“Per cui: serve a giungere a conclusioni: non mi permetto di giudicare, per
cui non sono né a favore né contraria.”
(Bozzone Costa 2004: 44, 68)
Le grammatiche di L2/LS (3)


*a me mi
?che polivalente
“il pronome relativo che è invaraiabile e si usa per sostituire: a) un soggetto o un
oggetto diretto (un oggetto senza preposizione), b) indifferentemente cose e
persone.
Il pronome relativo cui è invarabile e si usa per sostituire un oggetto indiretto (un
oggetto preceduto da una preposizione)”
(Nocchi 2011: 169)
“Usi colloquiali.
Nel parlato e nello scritto colloquiale si usano spesso queste costruzioni:
Il giorno che siamo arrivati c‟era il sole. (in cui, complemento di tempo)
La scuola dove insegno è un centro. (in cui, complemento di luogo)”
(Bozzone Costa 2004: 138)
Le grammatiche di L2/LS (3)

Verbi pronominali
“Lo sai che…
Nella lingua parlata spesso preferiamo usare il verbo riflessivo
invece di quello non riflessivo per dare intensità alla frase.
Es: “Ah…finalmente abbiamo finito! Ora mi fumo una sigaretta!
Invece di “Ora fumo una sigaretta!”;
“Tutte le mattine mi bevo un buon caffè” invece di “Tutte le
mattine bevo un buon caffè”.
(Nocchi 2011: 63)
Le grammatiche di L2/LS (4)

Dislocazioni
“Pronomi diretti. […]
Il biglietto? Lo compro domani.
Sandra, la chiamo più tardi.
Lo dice sempre io che Susi è una brava ragazza!
Non li sopportiamo quei due!
Qualche volta si usa il pronome diretto insieme all’oggetto diretto. È
una forma enfatica che dà più rilievo all’oggetto.”
(Nocchi 2011: 86)
Le grammatiche di L2/LS (5)

“Unisci le parole di sinistra con quelle di destra e
forma delle frasi, come nell’esempio.
Es. le forbici
a) la prendiamo se
guidiamo troppo veloci
1. La mia fidanzata…
b) ci riempie di tasse
2. La multa…
c) mi ama a emi vuole
sposare
3. Il motorino…
 le usiamo per
tagliare le cose
[…]
(Nocchi 2011: 87)
Le grammatiche di L2/LS (6)

“Si tratta di un costrutto espressivo, caratteristico del
parlato e dei registri meno formali, utile per poter
sottolineare qual è il tema della frase. La DS viene usata
soprattutto con l‟oggetto diretto […]. Ma la DS può
riguardare anche altri complementi indiretti:
A Paolo (gli) regalerò un dizionario di sinonimi.
[…]
(Bozzone Costa 2004: 257)
Per concludere…




le grammatiche per stranieri sono più aperte alle caratteristiche
del parlato, ma il sistema normativo di riferimento non diverge
in modo significativo da quello sotteso alle grammatiche di L1
in generale, il sapere linguistico del parlante sembra oggi
trovare maggiore spazio nelle grammatiche: quanto più gli usi
risultano accettabili o accettati nel parlato tanto più vengono
ammessi come possibilità del sistema
il criterio di accettabilità affianca quello di norma
diventa necessario un periodico aggiornamento – anche nelle
grammatiche – dei nuovi tratti che abbiano raggiunto uno
statuto di generale accettabilità
GRAZIE!
Riferimenti bibliografici (1)
Beccaria G. L. –Pregliasco M. (2014). L’italiano. Come si è formato,
come funziona, come si usa, come cambia. Milano: Le Monnier.
 Berruto G. (1987). Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo.
Roma: Nuova Italia Scientifica.
 Berruto G. (1993). «Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche». In
Sobrero A.A. (a cura di): Introduzione all’italiano contemporaneo. La
variazione e gli usi. Roma-Bari: Laterza, pp. 37-92.
 Bozzone Costa, R. (2004). Viaggio nell’italiano. Corso di lingua e
cultura italiana per stranieri. II ed. Loescher.
 Calò R. (2010). Le lingue in classe. Insegnare, apprendere,
comunicare. Viterbo: Sette città.

Riferimenti bibliografici (2)
D‟Agostino M. (2007). Sociolinguistica dell’Italia contemporanea.
Bologna: Il Mulino.
Galli de‟ Paratesi N. (1984). Lingua toscana in bocca ambrosiana.
Bologna: Il Mulino.
Nocchi, S. (2011). Nuova grammatica pratica della lingua italiana.
Firenze: Alma.
Sabatini F. (1985). «L‟italiano dell‟uso medio: una realtà tra le varietà
linguistiche italiane». In: Holtus G. – Radtke E. (a cura di):
Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart. Tübingen:
Gunter Narr, pp. 154-184.


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