Le ragioni del pluralismo religioso
2. La ragione filosofica
Mentre la sociologia, soprattutto nel XX secolo, ha interpretato le
religioni vuoi per il loro impatto sulle pratiche sociali, educative quando
non sessuali dei membri delle comunità, vuoi per la sua presenza
all’ interno di una società sulla via della secolarizzazione, vuoi ancora
per la presenza politica della religione nel contesto geopolitico (qui
occorre citare almeno il politologo statunitense Samuel Huntington e il
suo Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti,
Milano, 1997), tocca al pensiero filosofico offrire altri punti di vista sul
fatto religioso. Quando, infatti, da Schleiermacher in poi, l’ analisi
ermeneutica guadagna consenso dentro la ragione filosofica, allora le
religioni possono essere accolte nella loro diversità irriducibile.
Il paradigma ermeneutico, infatti, induce i saperi occidentali – spesso ancora intrisi di pregiudizi
etnocentrici – a valorizzare il pluralismo e la differenza, nella de-costruzione paziente delle proprie
precomprensioni. Rimane vero, però, che il contribuito più significativo in vista della costruzione di una
coscienza nuova davanti all’ alterità è quello offerto dalla razionalità ebraica, quando afferma che la fede
in Dio è indissociabile dall’ amore al prossimo. Qui, e poi ancora nella riflessione neotestamentaria, non
emerge tanto un sistema religioso, quanto un nuovo pensiero religioso capace di dire ed interpretare in
altro modo la condizione umana. Pensiero accolto dalla ragione filosofica circa il pluralismo religioso.
La ragione filosofica del pluralismo religioso, allora, tra i tanti titoli, ci sembra ben interpretata dalla
riflessione sul paradosso conosciuto come “ l’ universale concreto” (qui il riferimento è al testo classico
di Lessing), ma anche da quella che viene definita come “ filosofia del sospetto” (i cui lavori più recenti
sono quelli di Assmann), o ancora, a metà strada con l’ antropologia, dal pensiero anti-sacrificale
(Girard). Ad essa appartengono i lavori sul “ pensiero dialogico” : dai classici di riferimento che proprio
dalla teologia ebraica ragionano (Buber, Lévinas, Rosenzweig), a quelli di interpretazione più sistematica
anche in campo cristiano (Fabris, Mancini, Martini, Porzio, Spano, Zucal) come riflessioni ad ampio raggio
sul cosmopolitismo religioso (Beck), sul pluralismo delle culture religiose (Cunico) nonché su quelle postreligiose (Vattimo).
Assmann J., Potere e salvezza, Einaudi, Torino, 2002
Assmann J., Non avrai altro Dio, Il Mulino, Bologna, 2007
Baccarini E., La soggettività dialogica, Aracne, Roma 2002
Buber M., Il principio dialogico e altri saggi, edizioni San Paolo, Milano, 1997 (3 ed.)
Beck U., Il Dio personale, Laterza, Roma-Bari, 2009
Cunico, G. - Venturelli D ( a cura di), Culture e religioni, Il Melangolo, Genova, 2011
Fabris A., Introduzione al pensiero dialogico, Pisa 1995
Girard R., La violenza e il sacro, Adelphi, Milano, 2008
Grondin J., Introduzione alla filosofia della religione, Queriniana, Brescia 2011 (ed.or. 2009)
Martini M. (a cura di), La filosofia del dialogo. Da Buber a Lévinas, Cittadella Editrice, Assisi 1995
Lessing G. E., Nathan il saggio, Garzanti, Milano, 1992
Levinas E., Etica e Infinito, Città Nuova, Roma, 1984
Mancini R., La struttura dialogica dell’ uomo, in «Servitium», III 166 (2006), pp. 21-34.
Porzio E., Il pluralismo religioso, ETS, Pisa, 2011
Rosenzweig F., La stella della redenzione, a cura di G. Bonola, Vita e Pensiero, Milano 2005
Spano M. - Vinci D. (a cura di), L’ uomo e la parola. Pensiero dialogico e filosofia contemporanea, Il
pozzo di Giacobbe, Trapani 2007
Vattimo G., Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso, Garzanti, Milano 2002
Zucal S., Lineamenti di pensiero dialogico, Morcelliana, Brescia 2004
a cura dell'ISE San Bernardino
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