le guerre del settecento

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LE GUERRE DEL SETTECENTO
Guerra di successione spagnola
Causa della guerra fu la morte senza eredi diretti del re di Spagna Carlo II, il 1° novembre
1700. La Spagna, benché in profonda crisi, era detentrice di un vasto impero, con possedimenti in Europa, America e Asia, che suscitava gli appetiti di numerose potenze. In nome dei
legami di parentela con gli Asburgo di Spagna, rivendicarono diritti di successione Filippo
d’Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV, Carlo d’Asburgo, figlio dell’imperatore Leopoldo, Vittorio Amedeo II di Savoia e altri pretendenti. Le trattative diplomatiche, che da qualche anno cercavano inutilmente di risolvere il problema con una soluzione di compromesso
tra le potenze, furono vanificate dal testamento di Carlo II, il quale nominò Filippo d’Angiò
proprio erede universale, a condizione che rinunciasse al diritto di successione alla corona
francese. Il nuovo re Filippo V fu riconosciuto dalle potenze internazionali, ma Luigi XIV
non accettò la clausola dell’incompatibilità tra le due corone, provocando la formazione
dell’alleanza dell’Aja (settembre 1701) tra Inghilterra, Olanda e impero asburgico, cui si aggiunsero, nel 1702, la Danimarca, il Brandeburgo e altri stati tedeschi. Francia e Spagna ottennero l’alleanza di Piemonte, Baviera e Portogallo. Il conflitto cominciò nel maggio 1702 e
vide un’iniziale supremazia francese, cui seguì, anche per il capovolgimento di fronte del
Piemonte e del Portogallo, una progressiva preponderanza del fronte antifrancese. Quando si
giunse all’invasione del territorio francese (caduta di Lilla, 1808), Luigi XIV dovette far appello all’orgoglio nazionale per evitare la disfatta. La riscossa francese e il cambiamento di
governo in Inghilterra (i tories erano contrari a continuare la guerra) favorirono l’accordo finale, che fu accelerato dalla morte dell’imperatore Giuseppe I (1711): il successore fu infatti
quel Carlo d’Asburgo, che la coalizione antifrancese aveva candidato alla corona spagnola
(Carlo VI). Poiché nessuna potenza (tranne l’impero) intendeva riunire nelle stesse mani le
corone di Spagna e dell’impero come ai tempi di Carlo V, Francia, Inghilterra, Olanda, Portogallo, Savoia e Brandeburgo firmarono i trattati di pace a Utrecht nel 1713. La corona spagnola rimase a Filippo V di Borbone, che dovette però rinunciare ai domini europei (nei Paesi
Bassi e in Italia), assegnati all’Austria. In Italia terminava così il predominio spagnolo, sostituito da quello austriaco. La Francia conservò i propri territori; l’Olanda ottenne qualche ingrandimento, come anche il Piemonte dei Savoia (che ottennero il titolo regio) e il Brandeburgo; l’Inghilterra, divenuta nel 1707 Regno Unito di Gran Bretagna, consolidò il proprio
dominio sui mari con l’acquisizione di Gibilterra e Minorca, oltre a numerosi possedimenti
già francesi nel continente americano. Dopo alcune sconfitte, anche l’imperatore Carlo VI accettò la nuova situazione firmando nel 1714 la pace di Rastadt.
Liceo Montale, San Dona’ di Piave (Ve)
Dipartimento di Storia e Filosofia
Copia e sintesi a cura di P. Longo
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Guerra di successione polacca
Scoppiò nel 1733, in seguito alla morte del re di Polonia Augusto II di Sassonia. La dieta, che
secondo le leggi della monarchia elettiva polacca doveva scegliere il nuovo re, si trovò di
fronte a due candidature: quella di Augusto III, figlio del re defunto, sostenuta da Russia,
Prussia e Austria; e quella di Stanislao Leszczynski, suocero di Luigi XV, sostenuta dalla
Francia. La scelta di Leszczynski, frutto di un accordo tra le più potenti famiglie polacche,
che intendevano così ridurre l’influenza russa sul paese, determinò l’intervento militare
dell’Austria e soprattutto della Russia, le quali riuscirono a imporre con le armi il proprio
candidato, senza incontrare grande resistenza. La Francia reagì invadendo alcuni territori controllati dall’Austria: occupò la Lorena e, in collaborazione con la Spagna e il regno di Sardegna, i possedimenti austriaci in Italia (in Lombardia e nel meridione). Nel 1734-35 i numerosi
successi francesi allarmarono l’Inghilterra. Per evitare l’allargamento del fronte della guerra,
la Francia intavolò allora con l’Austria trattative per la pace, che fu firmata a Vienna nel
1738. La Francia riconobbe Augusto III re di Polonia, ma ottenne per Leszczynski il ducato
di Lorena (che alla morte del nuovo sovrano sarebbe diventato territorio francese). A Francesco, precedente duca di Lorena e genero dell’imperatore Carlo VI, fu offerto come compenso
il granducato di Toscana, dove nel 1737 si era estinta la dinastia dei Medici. Il regno di Napoli e la Sicilia furono assegnati a Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna, che cedette
all’Austria il ducato di Parma e Piacenza. Carlo Emanuele III di Savoia ebbe le Langhe, Novara e Tortona, ma non la Lombardia, come aveva sperato e per ottenere la quale si era impegnato nella guerra. La carta d’Europa disegnata all’indomani della guerra di Successione spagnola (1702-1714) fu significativamente ritoccata. In Italia meridionale iniziò il dominio borbonico che durò fino alla nascita dello stato unitario (1861). L’esito complessivo della guerra
fu un successo della Francia, temperato dai compensi che l’Austria ricevette in cambio delle
terre cui dovette rinunciare.
Liceo Montale, San Dona’ di Piave (Ve)
Dipartimento di Storia e Filosofia
Copia e sintesi a cura di P. Longo
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Guerra di successione austriaca
Scoppiò dopo la morte dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, avvenuta nell’ottobre 1740. Con
la Prammatica Sanzione del 1713, Carlo VI aveva stabilito l’indivisibilità dei domini asburgici, che dovevano rimanere nelle mani di un unico sovrano, per evitare l’effetto disgregatore
delle numerose tendenze centrifughe presenti nell’impero. Dopo la morte del figlio Leopoldo,
essendo rimasta unica erede la figlia Maria Teresa, Carlo VI aveva esteso il diritto di successione alla discendenza femminile con una Prammatica Sanzione (1724). Veniva così abolita
la tradizionale legge salica, che vietava la successione al trono per via femminile. Non tutti i
sovrani europei avevano riconosciuto la legittimità dell’atto dell’imperatore, nonostante la
sua lunga e laboriosa attività diplomatica. Alla morte di Carlo VI la Francia e gli elettori di
Sassonia e Baviera non riconobbero la successione di Maria Teresa, confidando che la giovane età della nuova imperatrice (23 anni) rendesse fragile il suo potere. Per otto anni, dal 1740
al 1748, un’ampia fetta dell’Europa (Germania, Paesi Bassi, Boemia, Italia) fu teatro del conflitto armato tra i sostenitori di Maria Teresa, cioè l’Inghilterra, l’Olanda e il Piemonte, e i
suoi avversari, vale a dire la Francia, la Prussia, la Baviera e la Spagna. Federico II di Prussia,
senza neppure fare una dichiarazione di guerra, invase la Slesia (1740-41) e si ritirò dal conflitto solo dopo il riconoscimento austriaco della sua sovranità su di essa (pace di Dresda,
1745). Dopo vicende alterne, la guerra stava volgendo in direzione sfavorevole a Maria Teresa (che contro ogni aspettativa poté contare sulla fedeltà della riottosa nobiltà ungherese),
quando una serie di eventi le vennero in soccorso. Carlo Alberto di Baviera, che nel 1742 si
era fatto nominare imperatore, morì nel 1745 e suo figlio riconobbe la sovranità imperiale di
Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa. Anche Ferdinando VI, nuovo re di
Spagna dopo la morte di Filippo V (1746) non era favorevole alla continuazione della guerra.
La pace fu siglata ad Aquisgrana il 17 ottobre 1748. Francesco di Lorena e Maria Teresa conservarono la sovranità imperiale; alla Prussia fu confermato il possesso della Slesia; a Filippo
di Borbone, figlio del re di Spagna, venne assegnato il ducato di Parma e Piacenza (prima austriaco); Carlo Emanuele III di Savoia, che aspirava al possesso della Lombardia, ottenne solo Vigevano, Voghera e l’alto Novarese. L’effetto più importante della guerra fu l’ingresso
della Prussia nel novero delle grandi potenze europee. Il risentimento austriaco per la perdita
della Slesia e le preoccupazioni russe per la crescita della potenza prussiana diedero un carattere di precarietà alla pace appena raggiunta. Dopo pochi anni scoppiò la guerra dei Sette anni
(1756-63).
Liceo Montale, San Dona’ di Piave (Ve)
Dipartimento di Storia e Filosofia
Copia e sintesi a cura di P. Longo
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Copia e sintesi a cura di P. Longo
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Guerra dei Sette anni
Scoppiata il 29 agosto 1756 con l’invasione della Sassonia da parte di Federico II di Prussia,
divenne in poco tempo lo scenario della lotta del giovane stato prussiano per la propria sopravvivenza e affermazione e del conflitto tra Gran Bretagna e Francia per il controllo del
mondo coloniale. L’Austria si inserì nella guerra per tentare di riconquistare la Slesia, sottrattale dalla Prussia durante la guerra di Successione austriaca (1740-48), e di ricacciare la Prussia nel novero delle potenze minori. Si ebbe l’insolita alleanza tra Austria e Francia (trattato
di Versailles, 1° maggio 1757), tradizionalmente nemiche, contro il fronte alleato di Gran
Bretagna e Prussia. All’alleanza antiprussiana si aggregarono la Russia (19 maggio 1757) e la
Svezia, interessate rispettivamente alla Prussia orientale e alla Pomerania. Teatri delle operazioni belliche furono il mondo tedesco e le colonie del Nord America e dell’Oceano Indiano.
La guerra nel continente europeo ebbe vicende alterne e vide il genio militare e l’aggressività
di Federico II sfidare la preponderanza delle forze nemiche. Dal 1760 le sorti della guerra
sembravano segnate a danno della Prussia, quando la morte della zarina Elisabetta (5 gennaio
1762) alterò il corso degli eventi: il suo erede, Pietro III, ostile alla Francia e all’Austria, firmò la pace con la Prussia (5 maggio 1762). Poco dopo anche la Svezia si ritirò dalla guerra
(22 maggio). Gli equilibri mutati e l’impegno francese rivolto principalmente nella guerra coloniale convinsero l’Austria a firmare con la Prussia l’accordo di Hubertsburg (15 febbraio
1763), che pose fine al conflitto lasciando alla Prussia la Slesia, mentre la Sassonia fu restituita all’elettore Augusto III. Nei continenti americano e asiatico la guerra tra Francia e Gran
Bretagna volse presto a favore della seconda. Le forze militari inglesi risultarono preponderanti in Canada, nei Caraibi (dove occuparono Guadalupa, Martinica, Dominica, Tobago,
Grenada) e in India. L’intervento in guerra della Spagna (gennaio 1762), che nel 1761 aveva
stretto un “patto di famiglia” con la Francia (in entrambi gli stati regnavano i Borbone), non
modificò la situazione: gli inglesi occuparono facilmente anche L’Avana (Cuba) e Manila
(Filippine). Nel Trattato di Parigi (10 febbraio 1763) la Gran Bretagna dimostrò di essere disposta a fare concessioni e compromessi pur di raggiungere la pace: conservò il Canada, ma
lasciò ai francesi le più importanti isole caraibiche (Martinica, Guadalupa, Santa Lucia), conservandone solo alcune (Dominica, Tobago, Grenada) e ottenendo in cambio la regione a est
del Mississippi; in India stabilì il proprio predominio, ma lasciò alla Francia le sue principali
basi commerciali; agli spagnoli restituì Cuba in cambio della Florida e lasciò le Filippine.
Complessivamente, la guerra confermò la presenza della Prussia tra le grandi potenze europee e avviò il predominio coloniale inglese nel mondo.
Liceo Montale, San Dona’ di Piave (Ve)
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Copia e sintesi a cura di P. Longo
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