DALLA LETTERATURA Forse un trattamento efficace delle gravi sepsi? Efficacy and safety of recombinant human activated protein C for severe sepsis. Bernard GR et al. N Engl J Med 2001;344:699-709. Editorial: Severe sepsis – A new treatment with both anticoagulant and anti-inflammatory properties. Matthay MA. N Engl J Med 2001;344:759-62. 116 le 210/850 pazienti (24,7%) nel gruppo trattato con proteina C, vs 259/840 (30,8%) nel gruppo trattato con placebo (p = 0,005)). Come prevedibile, dati gli effetti della sostanza sulla coagulazione, i pazienti trattati con proteina C avevano un’incidenza maggiore di emorragie gravi rispetto a quelli trattati con placebo; la differenza è al limite della significatività statistica (3,5% vs 2,0%; p=0,06). I livelli del dimero-D e di interleukina-6, rispettivamente indicatori di coagulopatia e infiammazione, si riducevano significativamente nei pazienti trattati con infusione di proteina C, ma non in quelli trattati con placebo. Finora, la ricerca di nuovi prodotti terapeutici in grado di ridurre la mortalità per sepsi è risultata assai deludente. L’esempio più notevole è quello dell’anticorpo monoclonale antiendotossina denominato Centoxin (HA-1A): nel 1991 un trial randomizzato (pubblicato sul N Engl J Med) aveva dimostrato che esso riduceva in misura statisticamente significativa la mortalità dei pazienti con sepsi da Gram-negativi (al 28° giorno: 30% rispetto al 49% dei pazienti trattati con placebo, p=0,014) (1). Due anni dopo, il Centoxin (HA-1A), già immesso in commercio a prezzo molto elevato, veniva ritirato dalla stessa ditta produttrice per un eccesso di mortalità in pazienti con sepsi di cui non era dimostrata l’eziologia da Gram-negativi. Il trial della proteina C è accompagnato da un editoriale, che lo definisce una pietra miliare della ricerca sul trattamento delle sepsi gravi, tanto da affermare perentoriamente che “la proteina C attivata dovrebbe essere somministrata ai pazienti che rispondono a tutti i criteri di inclusione dello studio pubblicato”. Forse una più estesa valutazione dell’efficacia e della sicurezza sarebbe opportuna, anche in considerazione delle numerose condizioni che costituivano motivo di esclusione nel trial attuale. ▲ Bibliografia Nonostante l’efficacia degli attuali antibiotici, le infezioni batteriche acute con shock settico o disfunzione multiorgano continuano a provocare una elevata mortalità (fra il 30 e il 50%). Nei pazienti con grave sepsi l’infezione determina una risposta infiammatoria, con attivazione di numerose citochine, e trombofilica, con attivazione della coagulazione e inibizione della fibrinolisi. Sono questi i meccanismi responsabili del danno intravascolare disseminato e della disfunzione multiorgano. Nella maggior parte dei pazienti con grave sepsi si osservano livelli ridotti di proteina C attivata, una sostanza dotata di proprietà antitrombotiche ed antinfiammatorie. Su queste premesse, Bernard et al. hanno condotto un trial randomizzato, multicentrico: in 1690 pazienti con sepsi severa hanno confrontato proteina C umana attivata, ottenuta con tecnica ricombinante, vs placebo. I pazienti ricevevano il trattamento standard per la sepsi (antibiotici, fluidi, farmaci vasoattivi, ventilazione assistita), prescritto secondo il giudizio dei medici che li avevano in cura; i pazienti erano randomizzati a ricevere in aggiunta il farmaco attivo (850 pazienti) o un placebo (840 pazienti); la somministrazione dei trattamenti randomizzati era in doppio cieco, mediante infusione venosa continua per 96 ore. I criteri di inclusione prevedevano pazienti con accertata o sospetta fonte di infezione, segni clinici di sindrome di risposta infiammatoria sistemica, e disfunzione di uno o più organi provocata dalla sepsi. Criteri di esclusione particolarmente rilevanti erano le condizioni a rischio di emorragie e emorragie recenti, le condizioni di ipercoagulabilità, insufficienza renale cronica in dialisi e cirrosi. La sede più frequente di infezione è risultata quella polmonare (53%); seguivano, a distanza, l’addome e poi l’apparato urinario; l’emocoltura era positiva in un terzo dei pazienti; nei pazienti con agenti patogeni identificati, il numero di infezioni da Gram-positivi (prevalentemente stafilococchi) e da Gram-negativi (prevalentemente Escherichia coli) era approssimativamente uguale. In circa 2/3 dei pazienti in cui il dato è stato indagato era presente un deficit di proteina C. End point del trial era la sopravvivenza a 28 giorni, che è risultata significativamente più elevata nel gruppo trattato con proteina C (a 28 giorni: mortalità globa- 1. Ziegler EJ et al. Treatment of Gram-negative bacteremia and septic shock with HA-1-A human monoclonal antibody against endotoxin. A randomized, double blind, placebocontrolled trial. N Engl Med 1991;324:429-36. BIF Mag-Giu 2001 - N. 3