Lavoro di gruppo TRM 3: Corso di tecniche radiologiche Redatto da: Andre Mair, Giorgia Mossi, Marco Budin e Samir Al Tahan RADIOLOGIA DIAGNOSTICA Ambito relazionale Prima di ogni atto diagnostico su un paziente bisogna conoscerne la situazione generale. Ciò comprende l’informarsi sui dati personali, sul quesito clinico, sugli esami precedenti. Tutto ciò ci permette di farci un idea sulla persona a cui faremo l’esame e ci permette un approccio più idoneo possibile. Al momento dell’accoglienza il paziente solitamente non sa cosa lo aspetta e si può trovare in una situazione di disagio. È compito nostro metterlo a suo agio togliendoli dubbi, paure e incertezze informandolo in modo tranquillo sull’esame che verrà effettuato. È un diritto del paziente essere informato su ciò che avverrà incluso una spiegazione sulla pericolosità dei raggi x se ciò dovesse essere una sua preoccupazione. Se il paziente dovesse mostrare opposizione all’esame è nostro dovere informarlo sul suo diritto di rinunciare all’esame. Un ulteriore punto importante da considerare è il diritto del paziente ad una protezione adeguata dai raggi (ALARA). Un buon modo di agire sta nello spiegare al paziente lo svolgimento dell’esame, quindi quello che verrà chiesto al paziente (posizionamento, immobilità, eventualmente apnea respiratoria) e il numero di radiografie eseguite. Sapere nei dettagli cosa succederà mette il paziente in uno stato più tranquillo e migliorerà la collaborazione e dunque il risultato dell’esame. Un altro compito del TRM è quello di riuscire ad adattare il proprio comportamento al paziente e alla situazione che gli si presenta. Il modo di confrontarsi con il paziente differisce secondo vari aspetti come ad esempio età, sesso, lingua, condizioni (pronto soccorso, cure intense, degente o ambulante) ma anche a situazioni di carattere emotivo. Infatti un paziente potrebbe essere agitato, contrariato, aggressivo o altro. Il TRM deve mostrarsi sempre calmo e adeguarsi correttamente alla situazione che gli si presenta. Ci possono essere situazioni inaspettate che richiedono una reazione immediata ed adeguata da parte del TRM che deve saper gestire in modo efficace. L’ambito relazionale di un TRM comprende la collaborazione con tutti i membri dell’équipe di radiologia, quindi con tecnici, medici, segretarie, allievi ed altri operatori sanitari. Non solo facilita il lavoro e lo rende più piacevole ma anche i pazienti beneficiano di questa situazione e si trovano a loro agio. Per quanto riguarda le informazioni al paziente il TRM deve restare entro i limiti che gli competono, deve dunque da una parte informare il paziente sull’esame in corso, sugli aspetti tecnici ma fare attenzione a non oltrepassare le proprie competenze azzardando delle diagnosi. Pagina 2 di 19 Diagnostica semplice Qui l’esame comprende delle semplici radiografie sui vari distretti anatomici del corpo e l’esecuzione normalmente é rapida e non comporta effetti collaterali tangibili (nessun mezzo di contrasto). Il paziente è dimesso in tempi brevi dalla sala radiologica e può tornare a casa o in reparto. Egli viene comunque informato sull’esame e il suo svolgimento. Da tenere presente è il rispetto della protezione dai raggi che comprende in ogni caso la protezione delle gonadi quando ciò è possibile, una collimazione appropriata e il distogliere lo sguardo dal tubo radiogeno. Diagnostica speciale A differenza di quella semplice, in questo caso il paziente subisce un’azione invasiva in quanto gli viene somministrato un mezzo di contrasto (iodato o baritato) che permette di visualizzare meglio il distretto interessato (organi cavi). Per quanto riguarda l’aspetto relazionale è dunque importante informare adeguatamente il paziente e tranquillizzarlo. Inoltre l’informazione al paziente comprende pure la somministrazione del mezzo di contrasto e delle eventuali reazioni allergiche che possono insorgere. La domanda su sue eventuali allergie è d’obbligo. Anche lo svolgimento dell’esame solitamente è più complesso di quello diagnostico semplice e comprende azioni da parte del medico radiologo. Viste le diverse figure professionali coinvolte, il paziente deve essere preparato a ricevere delle istruzioni da diversi operatori. Visto che l’esame speciale solitamente ha una durata prolungata è richiesta una presenza continua del TRM che deve svolgere l’esame ma anche regolarmente informarsi sullo stato del paziente e sorvegliarlo per cogliere eventuali malesseri. Pagina 3 di 19 Compiti medico-tecnici Per quanto riguarda l’apparecchiatura radiologica i punti in comune fra le due diagnostiche semplice e speciale risulta nella generazione dei raggi x. Infatti in entrambi i casi vengono prodotti da un tubo radiogeno comprendente spiralina (catodo) e anodo ai quali viene applicata una tensione. Questi sono contenuti in un’ampolla di vetro sotto vuoto spinto e a sua volta chiusa in una cuffia di piombo contenente dell’olio di raffreddamento. La corrente che passa per la spiralina è data dai mAs impostati sulla console, mentre i kV rappresentano la tensione applicata tra catodo ed anodo. La corrente nella spiralina crea una nube elettronica (effetto Edison) e il numero di elettroni liberi creati è proporzionale ai mAs impostati. Più è alto il chilovoltaggio, più saranno accelerati gli elettroni liberi nel loro passaggio da catodo ad anodo e quindi maggiore sarà il grado di penetrazione dei raggi x prodotti (la loro energia). Gli elettroni cozzando contro il disco di tungsteno generano raggi x tramite l’effetto di interazione e di frenamento. La maggior parte dell’energia coinvolta si trasforma comunque in calore tramite l’impatto elastico. Frenamento ed interazione creano il fascio caratteristico ed eterogeneo che diverge all’uscita del tubo. Con un adeguata collimazione dirigiamo il fascio sul distretto d’interesse. All’uscita del tubo ma soprattutto all’impatto sul paziente vengono creati dei raggi x diffusi che nuociono al paziente e alla qualità dell’immagine. Questi sono prodotti per effetto relaight e compton. Solamente il 5% dei raggi passano attraverso il paziente e formano l’immagine grazie all’effetto fluorescente o fosforescente a seconda se abbiamo le cassette contenenti schermo di rinforzo e film o i recenti schermi fosforomemoria. Diagnostica semplice Con i fosfori a memoria l’immagine viene formata grazie ai cristalli presenti sullo schermo di rinforzo. I raggi x interagiscono con questi cristalli ed eccitandosi gli elettroni vengono catturati su dei livelli metastabili. Con un apposito lettore questi elettroni tornano ai loro livelli originari emettendo energia sottoforma di luce direttamente proporzionale all’intensità del fascio. Con i sistemi digitali diretti questo passaggio non è più necessario in quanto la trasformazione dei raggi x in luce avviene direttamente sul dispositivo e si evita il trasporto del fosforo a memoria all’apparecchio per la lettura. In Ticino non vi sono ancora reparti di radiologia che usufruiscono della radiologia digitale diretta, tuttavia un sistema esiste combinato con gli acceleratori lineari della radioterapia dell’ORBV di Bellinzona, dove è possibile ottenere delle radiografie per il controllo dei campi da irradiare. Il sistema, chiamato PortalVision, non è comunque da paragonare con i sistemi digitali previsti per la radiodiagnostica in quanto forniscono delle immagini poco definite, con una risoluzione bassa, dovuto al fatto che vengono prodotte con dei fotoni ad alta energia (6-15 MeV). Immagini migliori non servono perché la finalità sta nel rapportare l’isocentro a dei reperi che sono comunque riconoscibili. Un importante conseguenza dell’utilizzo dei sistemi digitali si trova in ambito relazionale. Infatti non dovendo più recarsi in sala chiara per la lettura dell’immagine si può svolgere tutto l’esame in sala. Ciò risulta positivo per il paziente in quanto non viene mai lasciato solo per tutta la durata dell’esame. Viene invece a diminuire sempre più il contatto con i colleghi. Se con il sistema attuale vi è una certa interazione fra Pagina 4 di 19 colleghi (ad esempio visione collettiva di un risultato radiografico sullo schermo del lettore), con il sistema digitale la visualizzazione avviene unicamente in sala e diventa strettamente personale. Se dovessero comparire, in un futuro prossimo, anche delle postazioni RIS nelle sale si arriverebbe all’assegnazione di un tecnico per sala dove potrebbe operare individualmente venendo a mancare quasi completamente l’interoperabilità dei vari tecnici. Continuando con i sistemi CR, dopo il passaggio del laser che rimuove gli elettroni dai livelli metastabili, vi è una conversione dei segnali luminosi in impulsi elettrici tramite un fotocatodo e la successiva tramutazione del segnale analogico in digitale. La visione dell’immagine prodotta avviene sugli schermi dei moduli nelle sale e sul lettore (se presente) da dove verrà inviata al PACS se accettata, infatti sui moduli si può modificare grossolanamente luminosità e contrasto prima di inviarla. Il post-processing vero e proprio dell’immagine viene però eseguito sul PACS prima di appendere le immagini per la diagnosi, l’archiviazione e la fatturazione in vista di ottimizzarne la risoluzione di contrasto e spaziale. Risoluzione di contrasto e risoluzione spaziale sono i due criteri che, assieme al rumore, caratterizzano la “bontà” dell’immagine. A differenza della diagnostica speciale che è di tipo funzionale, in quella semplice è importante ottenere un’immagine di ottima definizione ai fini diagnostici. Per una buona risoluzione di contrasto è importante scegliere i parametri adeguati al distretto anatomico da radiografare. Il contrasto è piuttosto dipendente dai mAs e i kV influenzano per lo più l’esposizione. Contrasto e luminosità non sono più criteri per la definizione della qualità dell’immagine digitale ma restano presenti nell’acquisizione e nella modificazione della radiografia digitale indiretta. Nella tomografia computerizzata la risoluzione di contrasto, quella spaziale e il rumore sono direttamente influenzabili dai parametri impostati (mAs, kV ma soprattutto spessore strati di acquisizione e di ricostruzione, pitch, algoritmi di ricostruzione e filtri utilizzati, FOV, finestre di visualizzazione), mentre nella radiologia diagnostica semplice fa stato l’impressione del fosforo a memoria e l’algoritmo del lettore che digitalizza l’immagine. Qui risulta difficile conoscere le implicazioni dirette che possono avere delle impostazioni non corrette dei parametri perché dipendono da come i dati verranno interpretate dal calcolatore, ma migliore sarà l’acquisizione, migliore sarà il risultato e più ci sarà gioco per modificare contrasto e luminosità a livello di post processing. Un’esposizione sbagliata o troppa radiazione diffusa si traduce solitamente in una velatura bianca o nera che compromette la risoluzione di contrasto. Sfumature cinetiche, geometriche o meccaniche compromettono la nitidezza e dunque la risoluzione spaziale e se l’immagine e rumorosa è segno di un esposizione nettamente troppo bassa. Per una buona qualità dell’immagine è dunque sempre fondamentale impostare i tempi giusti, scegliere la cassetta con la definizione giusta, utilizzare se possibile una griglia antidiffusione, collimare ottimamente e tenere le giuste distanze tra sorgente, paziente e fosforo a memoria; scegliere la grandezza del fuoco adeguata e assicurarsi dell’immobilità del paziente nonché del suo corretto atto respiratorio. Se l’immagine ottenuta è buona, la si può ottimizzare modificando luminosità e contrasto sul PACS, se già l’acquisizione non è buona, saranno limitate anche le possibilità di modifica. La risoluzione spaziale è data in primo luogo dalla matrice della cassetta fosforo a memoria e dalla definizione degli schermi di visualizzazione. Nella radiodiagnostica semplice ciò non presenta un problema in quanto le cassette sono dotate di una Pagina 5 di 19 risoluzione molto buona. Le cassette a definizione normale sono definite sensibili e presentano dei cristalli luminescenti relativamente grossi, essi abbisognano di meno dose per un buon risultato il che è adeguato per distretti anatomici che necessitano di più dose (radioprotezione) o per radiografie nelle quali la risoluzione non è criterio importante. Al contrario, per riconoscere piccole fratture o fissure alle estremità, si utilizzano cassette ad alta definizione (con cristalli più piccoli) che necessitano, in relazione, di più dose ma in distretti dove comunque questa è bassa. Nella mammografia vengono utilizzate delle cassette a definizione ancora più alta, necessario per la struttura molto omogenea del tessuto della mammella. È dunque importante scegliere il giusto fosforo a memoria per l’esame che s’intende eseguire. Se la cassetta è quella giusta la risoluzione spaziale, per quello che riguarda la matrice, è garantita; questa può dunque essere compromessa solo da un’acquisizione non corretta. Gli schermi di visualizzazione, soprattutto quelli utilizzati dai radiologi per la diagnosi, posseggono una matrice abbastanza grande per raffigurare la risoluzione in acquisizione. I parametri giusti da impostare dipendono molto dalla conformazione fisica del paziente. È necessario adattare la dose a seconda se il paziente è obeso, magro, muscoloso, anziano o giovane. Lo spessore da penetrare dalle radiazioni può variare di molto per quello che riguarda l’adiposità e bisogna quindi adeguare i parametri (sia kV che mAs) a seconda del grado di obesità (in caso di camere di ionizzazione aumentando i punti di annerimento). La muscolatura è meno soggetta a variazione di spessore, ma il tessuto muscolare è più radioresistente. In ambito pediatrico sono stati fatti degli studi che prescrivono i dosaggi ideali a seconda dell’età del bambino. In genere viene consigliato di non impostare chilovoltaggi sotto i 60 kV per poter tenere bassi i mAs, che variano tra 1 e 3 mAs. In distretti anatomici vicini alle gonadi si cerca di tenere più bassi i kV e aumentare di poco i mAs per evitare maggiormente i raggi diffusi. Diagnostica speciale Gli esami speciali hanno in comune l’utilizzo di un mezzo di contrasto, questo aiuta la visualizzazione della funzionalità di organi cavi o condotti quali p.es. il colon, l’esofago, gli ureteri e il coledoco, ma anche in parte della funzionalità parenchimatosa (reni, colecisti). In parte le immagini sono realizzate esclusivamente con delle radiografie convenzionali (urografia, colangiografia), in parte sotto scopia (transito e clisma). In quest’ultimo caso le immagini vengono create attraverso un intensificatore di brillanza che capta i raggi x modulati. Questi, attraverso uno schermo di luminescenza, vengono tramutati in segnali luminosi che giungono su un fotocatodo. Il fotocatodo traduce il segnale luminoso in un fascio di elettroni che, attraverso un fotomoltiplicatore, viene intensificato e raggiunge nuovamente uno schermo di luminescenza. Attraverso un sistema di lenti ottiche, il segnale luminoso creato raggiunge una telecamera che registra il segnale. Il segnale analogico arriva ad uno schermo di visualizzazione che consente al medico radiologo di vedere in tempo reale le immagini e di registrare quelle più significative. Attraverso un sistema di digitalizzazione queste immagini potranno poi essere inviate al PACS per la diagnosi e l’archiviazione. La digitalizzazione può avvenire anche prima nella catena di produzione delle immagini, a seconda se abbiamo un sistema digitale indiretto o diretto. Pagina 6 di 19 Sotto scopia le dosi sono più basse, soprattutto i mAs sono molto bassi in quanto si allungano i tempi di esposizione. Questo implica una bassa qualità dell’immagine, ma per una valutazione funzionale e grazie all’utilizzo del mezzo di contrasto si ottiene comunque un risultato diagnosticabile. È un buon compromesso per la radioprotezione, dove bisogna però menzionare che i lunghi tempi d’esposizione provocano una problematica soprattutto per la dose in superficie. Pagina 7 di 19 Aspetti clinici e gestionali Sia nella diagnostica semplice che speciale un esame inizia con la raccolta dei dati sul paziente. Prima di eseguire l’esame bisogna informarsi sui dati clinici, sul quesito clinico e sugli esami precedenti. Ogni esame deve essere valutato ed eseguito secondo i tre principi descritti sull’ordinanza : la giustificazione (valutazione del rapporto tra benefici e costi), l’ottimizzazione (applicazione della radioprotezione verso il paziente in tutti i suoi aspetti) e la limitazione della dose (protezione di se stesso e dei colleghi). Una volta verificata la legittimità dell’esame e valutato il procedimento si prepara la sala e il materiale necessario. Diagnostica semplice Prima di accompagnare il paziente nella sala per le radiografie questa dev’essere pronta per l’esame. I dati del paziente visualizzati sulla modalità, le cassette necessarie preparate e il tubo radiogeno posizionato. Le protezioni di piombo ed eventuali accessori utili per il posizionamento del paziente sono a portata di mano. L’aspetto relazionale con il paziente è importante ma bisogna tener presente che bisogna rispettare la durata media prevista per un esame, lavorando con rapidità e precisione e cercando di evitare lunghi discorsi con il paziente a fine esame, senza essere scortesi. Diagnostica speciale Un esame speciale richiede una preparazione più complessa. Il TRM deve saper gestire il tempo dell’esame e questo comporta anche l’accordarsi con il medico radiologo sul mezzo di contrasto da utilizzare e la sua disponibilità per eseguire l’esame in caso di scopia (transito, clisma). La preparazione della sala comprende tutto il materiale necessario per l’esame in questione. A dipendenza dell’esame bisogna preparare il carrello con mezzo di contrasto, materiale per l’iniezione intravenosa, la somministrazione per os o rettale, l’antistaminico e il cortisonico in caso di reazioni allergiche. Queste sostanze devono essere pronte ad un uso immediato in caso di bisogno e con il consenso di un medico interpellato d’urgenza. Per ogni tipo di esame il TRM deve essere a conoscenza della posologia del MdC, dei tipi di reazioni allergiche che possono provocare. Soprattutto per l’urografia e lacol angiografia (iniezione intravenosa) è importante seguire la posologia descritta in funzione del peso del paziente. Pagina 8 di 19 TAC Aspetti relazionali L’accoglienza è uno dei compiti del TRM nell’ambito della relazione con il paziente in Tac che implica presentarsi al paziente spiegandogli in maniera precisa il tipo di esame che affronterà e la durata dell’esame, da comunicare anche ad eventuali presenti accompagnatori. Inoltre, se è il caso, vengono fornite spiegazioni riguardo alla somministrazione di un mezzo di contrasto prima, durante e dopo l’esame (quindi domandare eventuali allergie a mezzi iodati; mangia pesce o fragole?Soffre di allergie particolari?). Comunicare che durante la somministrazione del mezzo di contrasto, alcuni pazienti avvertono sensazioni di calore a livello della gola, e del basso ventre. Dopo l’esame bisogna informare il paziente su eventuali e possibili reazioni allergiche al mezzo di contrasto che possono insorgere in diverse fasi, manifestandosi sottoforma di rossore, prurito, e in casi più gravi vomito, difficoltà respiratoria. In questo caso dovranno chiamare il proprio medico o eventualmente ripresentarsi presso l’ospedale per l’iniezione endovenosa su ordine medico di un antistaminico (Tavegyl) o un cortisonico (SoloCortef). Per la riuscita di alcuni esami addominali è necessaria la somministrazione per via orale del mezzo di contrasto un ora prima dell’acquisizione dell’esame. Informare il paziente di idratarsi adeguatamente con acqua per eliminare il mezzo di contrasto residuo nel corpo. Riuscire a stabilire una relazione di empatia con il paziente e infondere nel limite del possibile sicurezza e fiducia. Questo ci aiuterà, oltre a calmare e rassicurare il paziente, ad eseguire in maniera ottimale l’esame indicato, come ad esempio rasserenare il paziente da fobie come la claustrofobia dovuta alla conformazione della TAC, fobie da punzioni, ottenendo così una maggiore collaborazione da parte del paziente (assenza di artefatti da movimento). Il TRM deve conoscere i diritti del paziente e rispettarne e non giudicarne le scelte, le opinioni e il credo. Infatti, se il paziente si dovesse rifiutare o cambiare idea sull’esecuzione dell’esame, il TRM può solo aiutare a comprendere le ragioni per eseguire l’esame, ma non può obbligarlo, la scelta finale rimane sempre al paziente. Inoltre il TRM deve essere in grado di valutare cosa può dire e cosa non può dire al paziente. Spesso questo risulta essere difficile, perché la persona è impaziente di conoscere la sua situazione clinica immediatamente. Il TRM spiega che le immagini dovranno essere rielaborate e ricostruite dal sistema per dar modo al medico radiologo di poter redigere un referto che verrà inoltrato al medico curante. Il tecnico di radiologia medica, deve inoltre durante l’esame interagire con altre figure, come i colleghi TRM, medico radiologo e con il corpo infermieristico; la comunicazione tra le seguenti figure è molto importante in quanto apportano singolarmente specifiche conoscenze che vengono condivise e integrate per ottenere un risultato ottimale. A fronte di pazienti degenti o provenienti dal pronto soccorso, capita spesso di dover interagire con personale extra-radiologico. Con il medico radiologo è importante che vi siano continue relazioni che indirizzino il TRM nella scelta del protocollo adeguato. Di estrema importanza risulta essere la conoscenza e le applicazioni dell’impianto TAC per valorizzare al meglio l’esame dal punto di vista dell’immagine ottenuta, della radioprotezione, dei tempi di acquisizione (che andranno ad influire sulle esigenze di tempistica), oltre, naturalmente a valorizzare la patologia ricercata. Pagina 9 di 19 Aspetti medico – tecnici Il TRM deve essere in grado manipolare l’apparecchio in maniera corretta, conoscerne le funzioni e l’elaborazione dei dati. Riuscire a modificare i parametri considerando la tipologia di paziente, la sua presunta patologia e le conoscenze anatomiche acquisite. Si va a modificare i kV, mA, tempo di esposizione, pitch, FOV, spessore di collimazione e finestre adeguate per le ricostruzioni delle immagini. Deve conoscere la catena TAC: - Tubo radiogeno (medesime componenti del tubo delle apparecchiature per diagnostica semplice e speciale, ma sistema di dissipazione calorica potenziato, per via dell’intensità del fascio elevato). - Fascio di raggi x – paziente – multidetettore - Detettori multislice 16 barrette (poste a banana)(un giro del tubo 16 immagini acquisite – 1immagine per barretta per giro), composta da circa 800 detettori per barretta. Questi detettori nelle TAC Multislice sono a ceramica, mentre nelle generazioni precedenti erano cristalli a scintillazione o a ionizzazione. I detettori a ceramica detettano i raggi x incidenti, vengono assorbiti dal cristallo, avviene liberazione di quanti a bassa energia, tramite fotodiodi generano un segnale elettrico di tensione direttamente proporzionale all’intensità dei quanti x incidenti. - Il segnale ottenuto viene codificato e convertito in segnale numerico. Lo strato di acquisizione in esame viene suddiviso in volumi elementari a base quadrata (voxel). In un secondo tempo viene calcolato l’insieme dei valori misurati e distribuiti bidimensionalmente. - Il trasferimento del segnale avviene nella TAC spirale attraverso un contatto strisciante (slip ring) che invia i dati raccolti ad un elaboratore. Attraverso dei processi di calcolazione otteniamo i dati grezzi (raw data). - L’acquisizione alla TAC si caratterizza per lo studio delle differenze tessutali, analizzando il contrasto esistente tra materiali diversi, con coefficienti che variano a seconda della densità del materiale, dello spessore e del’energia del fascio radiante. Ogni materiale ha il suo coefficiente di attenuazione e i dati grezzi ottenuti sono la risultante di tutti i singoli coefficienti di attenuazione riferiti al singolo voxel di acquisizione, e costituiscono la base di rielaborazione dell’immagine. Ad ogni voxel viene attribuito un valore numerico che rappresenta la media dell’attenuazione del corrispondente volume di tessuto e viene definito unità Hounsfield. - La formazione dell’immagine viene riprodotta attraverso valori di attenuazione rappresentati da numeri densitometrici (unità Hounsfield) che appaiono sullo schermo come differenti valori di brillanza che possono essere manipolati per studiare preferenzialmente una struttura (nella scala Hounsfield vengono rappresentati i numeri TAC relativi alla densità dei diversi tessuti, con 256 toni di grigio). - I dati grezzi vengono a loro volta rielaborati in base alle necessità dell’esame eseguito (ingrandimenti, applicazione di filtri come enhancement, smoothing) Tramite una buona conoscenza di anatomia, fisiologia e patologia così come competenze tecniche dell’apparecchio utilizzato e i criteri di qualità dell’immagine il TRM, da un giudizio all’immagine prodotta e se questa risulta essere accettabile. La Pagina 10 di 19 qualità dell’immagine si rispecchia dal punto di vista del TRM con le seguenti condizioni: - - - - - Risoluzione spaziale ottimale: capacità di un sistema di evidenziare ed identificare nel più piccolo spazio possibile due strutture adiacenti. Più piccoli sono i pixel, più si evidenziano le parti anatomiche. È influenzata quindi dalla dimensione del pixel per rapporto alla matrice utilizzata, dal FOV, dallo spessore dello strato di acquisizione, dagli algoritmi di ricostruzione e i filtri di convoluzione, frequenza di campionamento (numero di detettori), fattori geometrici (macchia focale, detettori) legati alla regola della distanza, dal monitor di visualizzazione e dalla adeguata dose (mA, kV, collimazione del fascio, pitch, velocità della rotazione del tubo). Nella TAC multislice, lo spessore di acquisizione è sub-millimetrica. Questo ha permesso l’isotropismo del voxel. L’isotropismo permette la ricostruzione coronale e sagittale perfetta. Risoluzione di contrasto: capacità di un sistema di valorizzare ed evidenziare una struttura rispetto al contesto anatomico nel quale si trova (delimitare una lesione nella struttura anatomica). Le diverse tonalità di grigi ben differenziati tra loro ci permettono di distinguere le diverse densità dei tessuti in questione. Viene influenzata dalla finestra di visualizzazione (ampiezza WW), dai parametri di dose legato soprattutto ai mA (mA, kV, collimazione del fascio, pitch, velocità della rotazione del tubo) e dal potere di contrasto di alcune lesioni (intrinseco della lesione stessa). Nella TAC multislice con l’introduzione dell’isotropismo, aumenta la risoluzione di contrasto sui 3 piani. Rapporto tra segnale/rumore: il rumore è una mancanza di segnale dovuto soprattutto ai parametri di dose (mA, kV), collimazione, spessore del corpo irradiato). Risoluzione temporale: capacità di acquisire sotto il secondo, questo ci permette di ottenere delle immagini con un alta nitidezza degli organi in movimento (solamente nella TAC multislice). Non bisogna comunque dimenticare che fattori come: o Tempo di esposizione → artefatti da movimento cuore e respirazione o Movimento del paziente → artefatto da movimento o Durezza del fascio → hardbeaming artefatto→ nella fossa posteriore del cranio e a livello degli apici polmonari. Dovuta alla differenza troppo elevata di densità tissutale (osso-aria) o Effetto da volume parziale: dovuto ad elevate differenze di densità in un unico voxel otteniamo un valore falsato risultante da una media di questi valori di densità Il tecnico di radiologia deve essere in grado di fornire al medico radiologo delle immagini ottimali dal punto di vista diagnostico in base alla richiesta medica. Per eseguire questo processo in TAC vi sono diverse funzioni legate alla rielaborazione dell’immagine applicate sui raw data oppure direttamente sull’immagine stessa. Come ad esempio la modifica del contrasto dell’immagine (modifica della finestra), l’ingrandimento fotografico (migliora la visione del dettaglio e modifica solo le dimensioni del pixel ma non il numero), le misure di densità e di dimensione, l’utilizzo di filtri di trattamento immagine (si applicano all’immagine già prodotta, sono classati per grado di appianamento ed esaltazione), la modifica degli algoritmi di ricostruzione (filtri di convoluzione applicati ai dati grezzi (filtri di esaltazione o di appiattimento o tessutali)), la ricostruzione 2D (MPR, MPVR e MIP) e 3D (SSD, VRT; ricostruzioni virtuali 3D) e l’editing e ricostruzione segmentaria. Pagina 11 di 19 Aspetti clinici Il TRM raccoglie informazioni utili alla realizzazione dell’esame (anamnesi: esami precedenti, refertazioni, nuove indicazioni e esami di laboratorio). Esso si preoccupa di garantire sicurezza degli atti diagnostici e terapeutici del paziente. Il TRM deve conoscere i protocolli, e saperli applicare, e modificare appropriatamente in base alla richiesta medica. Preparazione e conoscenza di materiali per: punzioni, biopsie, cateterismo. Deve essere in grado di pungere per applicare una via endovenosa per la somministrazione del mezzo di contrasto e di idratazione. Deve perciò essere in possesso dei dati, come i valori della creatinina (indicatore della funzionalità renale) e qualora fosse necessario consegnare il liquido di contrasto da somministrare via orale un ora prima dell’esecuzione di alcuni esami addominali. In base ad ogni esame bisogna conoscere il flusso e la quantità di mezzo di contrasto da iniettare per rapporto alla fase (arteriosa, venosa o tardiva)., al peso del paziente e al distretto anatomico in analisi. Il posizionamento del paziente desse essere conforme alle esigenze della apparecchiatura utilizzata, alle esigenze di acquisizione (parametri anatomici) e a quelle del paziente stesso. Per quanto riguarda la radioprotezione vengono contemplati i principi dell’ordinanza in materia di radioprotezione del 22 giugno 1994. La radioprotezione si basa su tre principi fondamentali: giustificazione, ottimizzazione e limitazione. Giustificazione è il rapporto tra il beneficio e il costo. L’ottimizzazione è legati ai parametri di dose (ad esempio: mA, kV, pitch, collimazione del fascio, FOV, …) e barriere radioprotettive in piombo. Per quanto riguarda la limitazione, il TRM deve rispettare, tramite una sorveglianza dosimetrica i limiti di dose adoperando misure radioprotettive quali la legge della distanza al quadrato dalla fonte irradiante e apporre barriere radioprotettive come vetro piombato e grembiule di piombo. Questi principi seguono la dicitura ALARA: As Low As Reasonably Achievable. Aspetti di gestione A livello di pianificazione il TRM programma e pianifica con il medico tutti gli esami e i trattamenti. Ordina e prepara il materiale necessario alla realizzazione degli esami o dei trattamenti. Si preoccupa della presa a carico del paziente e dell’organizzazione del lavoro nei tempi prestabiliti. A livello di valutazione dei risultati il TRM deve assicurare il mantenimento di qualità nelle diverse tecniche diagnostiche nel porre attenzione ai costi e mezzi tecnici. Deve inoltre dare molta importanza ad aspetti come: la qualità dell’immagine, tempo impiegato, materiale impiegato, confort e benessere del paziente. Deve riuscire a motivare le scelte da lui effettuate degli esami. Deve saper distinguere e dare priorità alle urgenze, alle esigenze del paziente, alle esigenze all’interno e all’esterno del reparto e a quelle mediche. Pagina 12 di 19 Aspetti di sviluppo Il TRM deve attraverso un continuo sviluppo di cultura scientifica garantire un miglioramento di prestazioni a beneficio del suo team lavorativo e soprattutto del paziente. Quindi, partecipa a corsi didattici, meeting e studi di ricerca che riguardano: igiene, radioprotezione, imaging medica e aggiornamenti sulla scelta di protocolli e delle innovazioni tecnologiche apportate sulle apparecchiature radiologiche. Sviluppa ed affina inoltre una sensibilità nell’accoglienza e il trattamento del paziente, ponendo un forte accento sul rapporto di empatia, partecipando ai corsi inerenti questa tematica. Questo aspetto è di fondamentale importanza in quanto a differenza di altri settori o reparti ospedalieri, in radiologia il tempo trascorso con il paziente è indiscutibilmente più breve e ciò determina una concentrazione e una preparazione maggiore del TRM nell’organizzazione e la preparazione dell’esame per dedicare e porre più attenzione alle esigenze del paziente. Pagina 13 di 19 RISONANZA Aspetti relazionali L’accoglienza è uno dei compiti del TRM nell’ambito della relazione con il paziente in MRI che implica presentarsi al paziente spiegandogli in maniera precisa il tipo di esame che affronterà e la durata dell’esame, da comunicare anche ad eventuali presenti accompagnatori. La conoscenza dell’esame e dell’apparecchiatura MRI obbliga il TRM a consegnare al paziente un questionario, che verifica con domande specifiche se è portatore di pacemaker, pompe ad insulina, stimolatori cerebrali, di protesi (mobili o fisse) e di qualsiasi altro oggetto di metallo (clips, schegge, piercing, orecchini, anelli, collane, …). Inoltre viene domandato il peso e se soffre di disturbi renali e/o di allergie, questo per permettere un eventuale assunzione del mezzo di contrasto o medicamento. Se è il caso, vengono fornite spiegazioni riguardo alla somministrazione di un mezzo di contrasto (a base di gadolinio) prima, durante e dopo l’esame. Dopo di questo bisogna informare il paziente su eventuali e possibili reazioni allergiche al mezzo di contrasto che possono insorgere in diverse fasi, manifestandosi sottoforma di rossore, prurito, e in casi più gravi vomito, difficoltà respiratoria. In questo caso dovranno chiamare il proprio medico o eventualmente ripresentarsi presso l’ospedale per l’iniezione endovenosa su ordine medico di un antistaminico (Tavegyl) o un cortisonico (SoloCortef). Gli viene chiesto se soffre di claustrofobia, per evitare attacchi di panico all’interno del tubo dell’MRI. Queste domande aiutano il TRM ad stabilire se vi sono le possibilità di effettuare o meno l’esame richiesto. Gli oggetti metallici, se non RM compatibili, possono provocare un surriscaldamento della zona di collocazione e inoltre darci delle immagini con artefatti se nella zona in esame. Il pacemaker, come pure tutti gli apparecchi elettronici, possono subire interferenze elettroniche causandone un disturbo nel corretto funzionamento o addirittura il danneggiamento. È importante che al paziente venga fornito un grembiule sanitario e che non indossi quindi alcun indumento (reggiseno) onde evitare la presenza sui suoi abiti di oggetti metallici. È importante specificare al paziente l’importanza di rimanere immobile durante tutta la durata dell’esame, perché le immagini acquisite risulterebbero mosse e quindi non interpretabili. Oltre alla claustrofobia provocata appunto dalle strette dimensioni dell’apertura della macchina, il paziente potrebbe essere disturbato dall’enorme rumore che accompagna l’esame durante l’acquisizione dovuto all’oscillazione continua dei flussi di corrente dati dal gradiente di slice. Una attenta e dettagliata spiegazione dell’esame accompagnata da aspetti relazionali come empatia e rispetto verso il paziente, ne facilitano la collaborazione e di conseguenza una buon riuscita. Il TRM deve conoscere i diritti del paziente e rispettarne e non giudicarne le scelte, le opinioni e il credo. Infatti, se il paziente si dovesse rifiutare o cambiare idea sull’esecuzione dell’esame, il TRM può solo aiutare a comprendere le ragioni per eseguire l’esame, ma non può obbligarlo, la scelta finale rimane sempre al paziente. Inoltre il TRM deve essere in grado di valutare cosa può dire e cosa non può dire al paziente. Spesso questo risulta essere difficile, perché la persona è impaziente di conoscere la sua situazione clinica immediatamente. Il TRM spiega che le immagini dovranno essere rielaborate e ricostruite dal sistema per dar modo al medico radiologo di poter redigere un referto che verrà inoltrato al medico curante. Pagina 14 di 19 Il tecnico di radiologia medica, deve inoltre durante l’esame interagire con altre figure, come i colleghi TRM, medico radiologo e con il corpo infermieristico; la comunicazione tra le seguenti figure è molto importante in quanto apportano singolarmente specifiche conoscenze che vengono condivise e integrate per ottenere un risultato ottimale. A fronte di pazienti degenti o provenienti dal pronto soccorso, capita spesso di dover interagire con personale extra-radiologico. Con il medico radiologo è importante che vi siano continue relazioni che indirizzino il TRM nella scelta del protocollo adeguato. Di estrema importanza risulta essere la conoscenza e le applicazioni dell’impianto RM per valorizzare al meglio l’esame dal punto di vista dell’immagine ottenuta, della radioprotezione, dei tempi di acquisizione (che andranno ad influire sulle esigenze di tempistica), oltre, naturalmente a valorizzare la patologia ricercata. Pagina 15 di 19 Aspetti medico – tecnici Il TRM deve essere in grado manipolare l’apparecchio in maniera corretta, conoscerne le funzioni e l’elaborazione dei dati. Riuscire a modificare i parametri considerando la tipologia di paziente, la sua presunta patologia e le conoscenze anatomiche acquisite. L’apparecchio di RM per l’acquisizione delle immagini si avvale, non più di raggi x, ma da impulsi di radiofrequenze da noi impostati, che all’interno di un campo magnetico principale (es: 1.5 Tesla) generano delle risposte eco captate da bobine di ricezione ed elaborate poi per la formazione dell’immagine. Il tempo necessario per ottenere la risposta eco, dopo la magnetizzazione trasversale a 180°, è chiamato TE (tempo di eco). Il tempo che intercorre tra un impulso di risonanza da noi emesso e quello successivo, viene denominato TR (tempo di ripetizione). Catena RM: - Bobina del campo magnetico principale da 1.5 Tesla. Allineamento dei protoni di idrogeno del pazienti all’interno del campo. - Gradienti (di slice (GS), di fase(GP) e di lettura(GR)): bobine che provocano tramite la variazione costante e conosciuta del campo magnetico principale ottenendo cosi delle risposte differenti eco, collocabili in maniera precisa ed esatta all’interno di una matrice divisa per linee (GP) e per colonne (GR). - Bobine di ricezione (o antenne): la risposta eco viene captata da queste antenne e successivamente inviate ad un elaboratore sotto forma di dati grezzi (spazio k). Lo spazio k può essere interpretato come una matrice bidimensionale nel quale si raggruppano al centro le basse frequenze, che forniscono il contrasto dell’immagine, mentre alla periferia troviamo le alte frequenze, che forniscono il dettaglio dell’immagine (aumento di risoluzione spaziale). - La formula della trasformata di Fourier ci permette di integrare le informazioni dello spazio k e trasformarne i dati in immagine contrastata e dettagliata sullo schermo. Le principali tipi di acquisizione sono T1, T2 e PD. Diversi tipi di organi rispondono in maniera diversa agli impulsi di radiofrequenza dandoci così a livello di immagini differenti contrasti associati a differenti intensità (dovuto al differente numero di protoni presenti per ogni distretto anatomico). Per enfatizzare le immagini pesate in T1, bisogna utilizzare un TR corto e ascoltare un TE corto. Mentre per enfatizzare le immagini pesate in T2, bisogna utilizzare un TR lungo e ascoltare un TE lungo. Nel caso TR sia lungo e TE sia corto, ne T1 e T2 vengono enfatizzati la qualità dei protoni non è più determinante ma bensì la loro quantità. Il risultato è un immagine pesata in densità protonica (PD). Dopo una corretta centratura, verificato con lo scout iniziale sui tre piani assiale, coronale e sagittale possiamo impostare l’esame determinando o cambiano i paramentri TR e TE Di fondamentale importanza risulta essere il giusto posizionamento del paziente, in modo tale che la sfera di acquisizione isocentrica del campo magnetico (sfera omogenea di 1 Tesla) risulti incentrato sul distretto anatomico in esame; inoltre, per ogni specifico esame e distretto anatomico vi sono delle bobine mobili emittenti e captanti, che ottimizzano la ricezione del segnale eco emesso. Pagina 16 di 19 In casi di emergenza il TRM può attivamente azionare il dispositivo “Quench”, che altro non è che la immediata fuoriuscita del gas elio, contenuto all’interno della macchina di RM, e che ha la funzione di raffreddare costantemente il flusso di corrente del superconduttore. Il superconduttore mantenuto a basse temperature garantisce un flusso continuo di corrente(che non incontra resistenze) che genera a sua volta il campo magnetico principale. Quindi liberando l’elio, smagnetizziamo il magnete principale. Tramite una buona conoscenza di anatomia, fisiologia e patologia così come competenze tecniche dell’apparecchio utilizzato e i criteri di qualità dell’immagine il TRM, da un giudizio all’immagine prodotta e se questa risulta essere accettabile. - Risoluzione spaziale ottimale - Risoluzione di contrasto Pagina 17 di 19 Aspetti clinici Il TRM raccoglie informazioni utili alla realizzazione dell’esame (anamnesi: esami precedenti, refertazioni, nuove indicazioni e esami di laboratorio). Esso si preoccupa di garantire sicurezza degli atti diagnostici e terapeutici del paziente. Il TRM deve conoscere i protocolli, e saperli applicare, e modificare appropriatamente in base alla richiesta medica. Quindi preparazione e conoscenza di materiali per punzioni, Deve essere in grado di pungere per applicare una via endovenosa per la somministrazione del mezzo di contrasto e di idratazione. Deve perciò essere in possesso dei dati, come i valori della creatinina (indicatore della funzionalità renale). In base ad ogni esame bisogna conoscere il flusso e la quantità di mezzo di contrasto da iniettare per rapporto alla fase (arteriosa, venosa o tardiva)., al peso del paziente e al distretto anatomico in analisi. Il posizionamento del paziente desse essere conforme alle esigenze della apparecchiatura utilizzata, alle esigenze di acquisizione (parametri anatomici) e a quelle del paziente stesso. Non vi sono delle importanti indicazioni sulla emissione di radiofrequenze sul paziente. Si possono constatare surriscaldamenti dei distretti anatomici in esame o nel caso di campi magnetici molto superiori ai tre Tesla il paziente potrebbe avvertire forti capogiri e perdita dell’orientamento. Aspetti di gestione: A livello di pianificazione il TRM programma e pianifica con il medico tutti gli esami e i trattamenti. Ordina e prepara il materiale necessario alla realizzazione degli esami o dei trattamenti. Si preoccupa della presa a carico del paziente e dell’organizzazione del lavoro nei tempi prestabiliti. A livello di valutazione dei risultati il TRM deve assicurare il mantenimento di qualità nelle diverse tecniche diagnostiche nel porre attenzione ai costi e mezzi tecnici. Deve inoltre dare molta importanza ad aspetti come: la qualità dell’immagine, tempo impiegato, materiale impiegato, confort e benessere del paziente. Deve riuscire a motivare le scelte da lui effettuate degli esami. Deve saper distinguere e dare priorità alle urgenze, alle esigenze del paziente, alle esigenze all’interno e all’esterno del reparto e a quelle mediche. Pagina 18 di 19 Aspetti di sviluppo Il TRM deve attraverso un continuo sviluppo di cultura scientifica garantire un miglioramento di prestazioni a beneficio del suo team lavorativo e soprattutto del paziente. Quindi, partecipa a corsi didattici, meeting e studi di ricerca che riguardano: igiene, imaging medica e aggiornamenti sulla scelta di protocolli e delle innovazioni tecnologiche apportate sulle apparecchiature radiologiche. Sviluppa ed affina inoltre una sensibilità nell’accoglienza e il trattamento del paziente, ponendo un forte accento sul rapporto di empatia, partecipando ai corsi inerenti questa tematica. Questo aspetto è di fondamentale importanza in quanto a differenza di altri settori o reparti ospedalieri, in radiologia il tempo trascorso con il paziente è indiscutibilmente più breve e ciò determina una concentrazione e una preparazione maggiore del TRM nell’organizzazione e la preparazione dell’esame per dedicare e porre più attenzione alle esigenze del paziente. Pagina 19 di 19