Il Convento e la Chiesa dell

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Il Convento e la Chiesa dell’Annunziata Vecchia nel piano del cimitero
Di Rosario Termotto
In “Zubbio” - Ottobre 1982
La Redazione : Carlo Ciacomarra
Lorenzo Marzullo
Giovanni Sapienza
Benchè l’attuale stato di degrado poco faccia presagire della molteplicità e varietà di avvenimenti di
cui furono teatro la chiesa ed il convento dell’Annunziata Vecchia nel piano del cimitero, sono proprio
questi i luoghi sacri da annoverare tra i più carichi di memorie locali, legati come sono a fatti ed
avvenimenti che in Collesano hanno avuto secolare risonanza, non ultimo il culto e la devozione verso
Maria SS dei Miracoli, dichiarata ufficialmente patrona di Collesano l’8 settembre del 1641 ed il cui quadro
fu a lungo collocato proprio in quella chiesa e trasportato nella Chiesa Madre solo nel 1848.
A testimonianza di tante vicende, basti solo ricordare che ben tre ordini monastici si avvicendarono nel
possesso del convento e nella cura della chiesa.
Ma procediamo con ordine.
La fonte principale, quasi esclusiva, di queste note è Rosario Gallo che, per questa parte, non solo si avvalse
di quanto era stato scritto prima di lui dal Pirri ( Sicilia Sacra ) e dal Passafiume ( De origine ecclesia
cefaleditana ), ma condusse delle minuziose ricerche negli atti notarili dei notai defunti collesanesi e nei
locali archivi di istituzioni civili e religiose nell’intento di stabilire l’origine della festa e del quadro
dell’Annunciazione.
E’ sulla scorta di quegli atti che il Gallo rinvenne l’esistenza di una chiesola, anteriormente al 1450. Nel
luogo dove intorno a quell’anno doveva sorgere il primo convento ad opera dei Domenicani sotto il titolo
dell’Annunziata.
Da parte sua il cronista isnellese Carmelo Virga ( Notizie storiche di Isnello ), nel secolo scorso, doveva
raccogliere una tradizione locale secondo la quale i Domenicani, stabilitisi a Collesano, provenivano dal loco
di S. Leonardo, in territorio di Isnello, ( i cui ruderi sono tuttora visibili qualche Km.oltre Mongerrati, nella
vallata ) spinti dalla necessità di avere un luogo più confortevole del loro eremo.
Ma il luogo di Collesano non doveva risultare conveniente se i padri domenicani dapprima lo lasciarono (
solo qualche decennio dopo ) per “ l’insalubrità dell’aere”, per poi ripigliarlo, nel 1501, ad istanza del Conte
di Collesano Pietro Cardona.
Il Vescovo di Cefalù, Montoro, nel riconcedere il luogo non manca, però, di ricordare come lo stesso era già
stato del predetto ordine e poi abbandonato per l’incuria dei frati ( Incuriam fratrum derelictus ) doveva
leggere il Gallo nella pergamena di concessione data in Cefalù il 20 aprile 1501.
Questa volta i Domenicani rimasero nel convento fino alle soglie del 1560 quando la Contessa Susanna
Gonzaga li faceva trasferire nel nuovo convento dell’Annunziata Nuova (odierno Municipio).
L’atto di rinuncia del vecchio convento dei Domenicani in favore dell’Università di Collesano ( Comune di
Collesano ) era riscontrato dal Gallo agli atti del notaio Giacomo Lanza sotto il 26 maggio 1571.
Proprio a quell’anno ed al 27 aprile viene ricondotto dalla tradizione il primo miracolo di Maria SS. ( ma il
Pirri : Repetunt miraculorum initium ).
La Chiesa, che da ora viene chiamata di Maria dei Miracoli e non più dell’Annunziata Vecchia, non può più
restare senza custodia e vengono chiamati ad amministrarla, quali rettori, i governatori del Monte di Pietà
di Collesano che doveva esistere sin dai primi del 1500 ma del quale non c’è più traccia, come istituzione, ai
tempi della compilazione del Dizionario Topografico della Sicilia di ito Amico (1757).
I governatori del Monte affidarono la cura della chiesa a due sacerdoti e ciò fino al 1585 circa, anno in cui i
Giurati ( Amministratori Comunali ) di Collesano concessero chiesa e convento di MariA ss. Dei Miracoli ai
Padri Carmelitani, riservandosi solo la cura della festa ( 27 aprile ) e della cappella di Maria dei Miracoli.
La permanenza dei Carmelitani a Collesano non fu né lunga né serena se appena una decina d’anni dopo
dovettero abbandonare il convento e il paese. Sull’episodio trascrivo integralmente il Gallo ( foglio 401) : “
appare per una lettera del R.mo Pietro Alessio Vicario Generale di Cefalù in data del 24 gennaio di detto
anno 1591 per la quale ordina al M.R.D. Andrea Tedesco archiprete, che essendo morto senza haversi
confessato Giacomo Bellomo bandito, e discorsore di campagna, et essere stato sepolto nella chiesa della
Nuntiata, convento del Carmine, volgia prenderne le informationi, esortando ai detti Padri che si
astenessero di celebrare sino alla determinazione della causa, dubitandosi esser incorsi a censura et
irregolarità…” .
Finì che i Carmelitani abbandonarono il convento portandosi dietro, a S. Maria dell’Itria in Palermo, le sacre
immagini della chiesa di Collesano, lasciando il quadro di Maria SS. dei Miracoli .
Dopo questa fugace apparizione carmelitana, troviamo nel convento, nell’anno 1594, i Cappuccini che già
erano in Collesano sin dal 1568 nel convento posto nel feudo Croce vicino alla chiesola di S. Elia ( donde
ancora oggi la toponomastica conserva il termine Sant’Ulia (dialettalmente) a indicare quella località posta
nelle immediate adiacenze del campo sportivo in parte proprietà della famiglia Colombo).
La pericolosità di detto convento spinse i Giurati a concedere l’ora disponibile convento dell’odierno piano
del cimitero ai Cappuccini ( atto del 12 luglio 1594 presso il notaio Niccolò Collesano integralmente
riportato dal Gallo).
I Cappuccini restaurarono ed ampliarono il loro nuovo convento ed ottennero dalla duchessa Maria
D’Aragona e Cardona la concessione dello spandente dell’acqua che dovette essere quella che ancora oggi
sgorga dalla fontanella-abbeveratoio nello spiazzale davanti al cimitero.
Dice il Gallo che la duchessa trasmise “ … lettere… dirette a questi giurati che promulghino bando, che
nessuno molesti et impedisca l’acqua che va al loro loco sotto pena di onze venti “.
Nel convento erano generalmente 12 religiosi che, testimoniando quotidianamente la fede francescana
nella rinuncia alla vanità e vivendo di elemosina, conquistarono il cuore del popolo collesanese.
E’ di questo periodo, e fatto proprio per la chiesa dei Cappuccini, il quadrone di S. Maria degli Angeli di
Gaspare Vazano, detto lo Zoppo di Gangi, oggi fortunatamente nella Chiesa Madre. Quello che in essa
rimane ancora oggi è di indecifrabile provenienza e valore, ma dovrebbe comunque trovare più sicuro
riparo.
Senza bisogno di approfondire le ricerche si può facilmente sostenere che le “ leggi eversive” del 1866
toccarono profondamente anche quel convento, se appena una decina di anni dopo il Comune poteva far
sorgere il cimitero in quella che era stata la selva dei Cappuccini.
Oggi, memori del fatto che un congruo (per allora) finanziamento di oltre cento milioni non è servito per
ingrandire il cimitero, non avanziamo proposte “ conservative”: non ci piace esser presi per visonari.
D’altra parte l’ex convento e chiesa ben utilizzati come fa il Comune di Collesano: magazzini e deposito
rottami in attessa del crollo finale.
E quando questo verrà ( non molto lontano), non ci sarà più neanche il solito noioso di turno che chiederà,
in Consiglio Comunale, di intervenire, magari con un po’ di fantasia.
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