“Chiesa, leggi di mercato e ricerca di nuovi fedeli” Luigi Zingales, Il

“Chiesa, leggi di mercato e ricerca di nuovi fedeli”
Luigi Zingales, Il Sole 24 Ore
21 April 2005
Eletto il nuovo Papa, il mondo cattolico si interroga su quale direzione imporrà alla Chiesa. Ma qual è la direzione
giusta per la Chiesa? Con grande rispetto per i contenuti spirituali, ci si può porre questa domanda anche da un punto
di vista economico. Un angolo visuale che fornisce utili spunti di riflessione per la diffusione del credo religioso.
Consideriamo che l'obiettivo della Chiesa sia di massimizzare il numero di fedeli e che il Papa, dirigendo la più grossa
organizzazione esistente al mondo, sia il capo dell'azienda Chiesa.
Se guardiamo ai dati, il nuovo Papa trova una situazione critica. Se da un lato la Chiesa ha più di un miliardo di
"consumatori", dall'altro la sua quota di mercato si va riducendo. Mentre all'inizio del papato di Giovanni Paolo II era al
di sopra del 20% della popolazione mondiale, ora è calata al 17%. E il futuro non è roseo, visto che la Chiesa Cattolica è
dominante in mercati maturi a basso tasso di crescita.
Ma ancor più del calo del numero di battezzati preoccupa il loro scarso coinvolgimento. Dati storici sulla partecipazione
al servizio domenicale sono difficili da ottenere. Ma un esperto di economia delle religioni, Laurence Iannaccone, è
riuscito a stimare questa partecipazione per i principali Paesi occidentali nel periodo 1930-1987. Tra il 1930 e il 1987 la
partecipazione dei cattolici è scesa dal 70% a meno del 50%. Nello stesso periodo la partecipazione dei protestanti (che
partiva da livelli molto più bassi) è scesa di soli cinque punti percentuali. Il forte declino nella partecipazione si ha
dopo il Concilio ecumenico Vaticano II. Dal 1960 al 1978 la partecipazione scende dal 61 al 54 per cento. Ma la caduta è
continuata anche sotto Giovanni Paolo II.
Di fronte a un declino del suo mercato primario, un'azienda risponde generalmente in tre modi: cerca nuovi mercati,
diversifica il bene offerto e/o ne cambia alcune caratteristiche fondamentali. Per la Chiesa Cattolica i nuovi mercati
sono l'Africa e l'Asia. Non solo la percentuale di cattolici lì è molto più bassa, ma la crescita della popolazione è più
elevata. La Chiesa dovrebbe quindi investire fortemente in queste aree. La scelta di un Papa indigeno avrebbe
certamente aiutato di più ad accrescere il proselitismo in quei due grandi continenti. Un Papa europeo sembra più
indirizzato a concentrarsi sul recupero di coinvolgimento nei mercati maturi.
Le possibilità di diversificazione del Bene religioso sono più limitate: molto dell'"immagine del marchio" (nonché della
teologia) della Chiesa Cattolica è legata all'omogeneità della sua offerta in tutto il mondo. Ciononostante la Chiesa ha
una lunga tradizione di differenziazione attraverso i vari ordini religiosi. Il messaggio promosso dai gesuiti non è lo
stesso di quello fornito dai francescani. Lungi dall'essere un male, questa differenziazione permette di massimizzare la
diffusione in Paesi così diversi tra loro. Giovanni Paolo II, preoccupato di riaffermare il primato della Chiesa di Roma,
aveva fortemente frenato questo processo di differenziazione. Il nuovo Papa farebbe bene a promuoverlo. Per farlo
dovrà essere disposto ad aperture rispetto alle dichiarazioni fatte quando era il Cardinale Ratzinger.
Le scelte più difficili, però, riguardano le caratteristiche del Bene cattolico. Quali precetti cambiare per renderlo più
appetibile? Data la forte tendenza alla secolarizzazione, verrebbe naturale suggerire alla Chiesa di diventare più
tollerante e liberale. Ma da un punto di vista strategico questa è la risposta sbagliata. In un mercato competitivo come
quello americano, le religioni che vanno meglio sono quelle più conservatrici: i mormoni e i testimoni di Geova.
Entrambe sono cresciute del 50% negli ultimi dieci anni.
Perché? La risposta degli economisti dice che l'esperienza religiosa dipende molto dall'interazione con gli altri fedeli.
Nelle religioni più moderate, molti fedeli partecipano poco, rovinando l'esperienza religiosa di tutti. Per evitare questo
problema di godimento di un bene senza sopportarne il prezzo ("free riding") è necessario, sostiene Iannaccone,
rendere costosa la partecipazione. Il modo migliore per farlo è costringere i fedeli a dei sacrifici che li isolino dal resto
del mondo, spingendoli quindi a partecipare più attivamente. Dall'altro, l'elevato grado di coinvolgimento aumenta le
donazioni di tempo e denaro (le donazioni pro capite dei mormoni sono 5 volte quelle dei cattolici), permettendo di
dedicare più risorse a reclutare nuovi adepti. Il risultato è una forte crescita del numero di fedeli.
Qual è l'insegnamento per il mondo cattolico? La proibizione dei rapporti prematrimoniali risulta sensata da un punto di
vista economico. Aiuta a selezionare i fedeli e il costo che impone è in parte compensato dalle migliori opportunità di
vita matrimoniale (meno divorzi, maggiore fedeltà) che la comunità cattolica offre al suo interno. Altri precetti, però,
non sembrano soddisfare gli stessi requisiti. Il costo imposto ai fedeli dalla proibizione dell'uso degli anticoncezionali,
per esempio, non viene compensato dai servizi ricevuti dalla comunità e quindi ha un forte effetto negativo sul
proselitismo.Dunque, per accrescere la diffusione della fede cattolica l'analisi economica da un lato suggerisce un forte
ritorno alle origini, dall'altro indica la necessità di aperture su alcuni punti controversi. Saprà Bendetto XVI trovare
dentro di sé le doti per raggiungere tale difficile compromesso? Qui l'economia non può aiutare. Spetta a Lui
illuminarlo.