Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 IL DEPURATORE NEL SISTEMA IDRICO INTEGRATO. COSA SUCCEDE ALL’ACQUA CHE HAI USATO? Destinatari: dalle Primarie alle Secondarie di secondo grado. Durata: 90 minuti Un viaggio che ha inizio in una stanza da bagno. L’acqua, che giunge potabile ai rubinetti, viene usata e sporcata, scaricata in un tubo collegato al collettore fognario che la trasporterà sino al depuratore. L’acqua non è più tale, si chiama refluo, liquame da trattare in un impianto di depurazione. Il risultato di questo lavoro si chiama “acqua depurata” o “acqua industriale” che possiamo restituire al mare - e all’ambiente in generale - senza inquinare o alterare importanti equilibri, o che possiamo cedere alle industrie per vari utilizzi nel ciclo produttivo. Argomenti: La distribuzione dell’acqua Il ruolo di cisterne e serbatoi; La centrale di spinta e la rete di distribuzione: il cuore e il sistema circolatorio dell’acquedotto; La consegna e gli utilizzi ottimali (e non) dell’acqua. La depurazione Lo scarico domestico; Dal collettore fognario al depuratore; Le vasche di trattamento; La restituzione all’ambiente dell’acqua depurata; Il riutilizzo dell’acqua depurata (Acquedotto Cornia Industriale); Aiutare chi depura l’acqua: diventare amici dell’ambiente (nel nostro interesse). LA NOTTE IN CUI RUBARONO IL DEPURATORE Destinatari: scuole Primarie e Secondarie di primo grado. Durata: due incontri di un’ora. Una storia fantastica, tristemente reale per alcune località italiane. Una mattina ci svegliamo e il depuratore della nostra città è sparito, dissolto nel niente. Chi l’ha rubato? Perché? Come può essere successo? Ma soprattutto … quali saranno le conseguenze per il nostro mare? Il sindaco si preoccupa di avvisare la popolazione, ma ormai è troppo tardi. Trig, una vecchia triglia, riunisce le altre creature marine e sentenzia: “Fra non molto mancherà l’ossigeno. Dobbiamo allontanarci da questo mare!” È l’inizio della fine per l’habitat marino? Scopriremo: Le Acque reflue: una famiglia di quattro componenti; cos’è l’acqua depurata; 1 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 cos’è un fenomeno di eutrofizzazione; cosa sono i microrganismi; quali specie marine sono a rischio se manca il sistema di depurazione; Perché il depuratore è importante per la nostra salute. STIAMO LAVORANDO ALLA REALIZZAZIONE DI SUSSIDI DIDATTICI BASATI SU QUESTO SPECIFICO PROGETTO. LI CONSEGNEREMO AD OGNI STUDENTE DELLE SCUOLE CHE ADERIRANNO DURANTE L’ANNO SCOLASTICO 2011/2012. 2 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 BIOLOGIA MARINA La biologia marina è la branca della biologia che si occupa delle forme di vita vegetali ed animali sviluppatesi nell'ambiente marino, delle loro interazioni con l'acqua marina e, quindi, con l'habitat sommerso. La definizione degli ambiti propri della biologia marina è dunque ambientale e non tassonomica, dato che per la maggioranza dei Phyla si hanno specie sia di mare che di terra, restando il requisito dello svolgimento della vita (o di una parte prevalente di essa) in acqua salata l'elemento concretamente distintivo degli oggetti di studio. La figura professionale che si occupa di questo specifico settore è il biologo marino. La gamma delle competenze è vasta come l'ambiente (inteso anche territorialmente) in cui si esplica, e va dagli organismi più piccoli, come alcuni protozoi, ai cetacei, probabilmente gli organismi più grandi della Terra. In entrambi i settori della flora e della fauna che popolano i mari e gli oceani del nostro pianeta la ricerca è attualmente attivissima, sia nella definizione dei caratteri delle singole specie sia nella catalogazione e classificazione delle specie stesse, la cui varietà è di proporzioni enormi. STUDIO DEGLI ECOSIST EMI La biologia marina, caratterizzata dall'indirizzo di studio di ecosistemi di acqua salata, è oggi di fatto un percorso fondamentale anche per lo studio della vita nelle acque interne, mentre si fa più intensa l'interazione con altre branche sia per lo studio dei mammiferi che per la botanica marina. Un biologo marino si occupa inoltre dell'interazione tra le varie specie marine e il loro habitat, della pesca, degli impatti che questa può avere e delle conseguenze che l'attività umana può avere sul mare e sui suoi abitanti. A quest'ultimo riguardo i biologi marini sono oggi coinvolti in studi di quadro più ampio relativamente all'inquinamento, del quale le forme vegetali (anche marine) paiono mostrare sintomi più marcati o rapidi segnali di allarme. Altri fronti innovativi di ricerca riguardano invece la sperimentazione: è assai recente uno studio su alcuni batteri marini circa i quali si nutre speranza che possano davvero, come parrebbe, metabolizzare il petrolio, dunque aprendo una nuova prospettiva del tutto naturale al disinquinamento. Anche su altri fronti la biologia marina si incarica di alcuni "sconfinamenti" fisiologici, come per lo studio delle maree e delle correnti, che con mutuo vantaggio condivide con l'oceanografia. FORME DI VITA Zooplancton Il plancton è la categoria ecologica che comprende il complesso di organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento (almeno in senso orizzontale), vengono trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso. Il plancton si divide in due grandi gruppi, il fitoplancton e lo zooplancton; quest'ultimo in particolare è composto da organismi animali non autonomi nel movimento, e si divide in tre fasce a seconda della grandezza degli individui: mesozooplancton, macrozooplancton e megaplancton. Figura 1: condizioni estreme di vita marina sotto i ghiacci 3 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 [1] Fanno parte dello zooplancton le forme di vita microscopiche e alcuni invertebrati marini . Zoobenthos Figura 2: Copepoda (crustacea) Il benthos è la categoria ecologica che comprende gli organismi acquatici che vivono in stretto contatto con il fondo o fissati ad un substrato solido. Oltre a pressoché tutte le alghe pluricellulari, il benthos comprende animali che camminano o strisciano, animali sessili e tubicoli, ossia che vivono immersi nel fango con un'estremità che sporge: questi sono lo zoobenthos. Inoltre possono essere suddivisi in base alle dimensioni in macrobenthos, meiobenthos e microbenthos. Fanno parte del benthos le piante e alghe marine; più nel dettaglio appartiene allo zoobenthos la maggioranza degli [1] invertebrati marini e molti pesci . NECTON Il necton è la categoria ecologica che comprende gli organismi acquatici che nuotano attivamente. A sua volta il necton viene diviso in fasce a seconda della distribuzione: epinecton (fino a 50 metri di profondità), mesonecton (fino a 400), batinecton (fino a 4000) e abissonecton (oltre i 4000). Fanno parte del necton i pesci, alcuni invertebrati marini (i calamari, ad esempio), i rettili marini, gli uccelli marini e i [1] mammiferi marini . Vita microscopica Copepoda (Crustacea) La vita marina microscopica è incredibilmente diversa e tuttora poco conosciuta. Per esempio, il ruolo dei virus nell'ecosistema marino è stato solo marginalmente esplorato all'inizio del XXI secolo. 4 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 Il ruolo del fitoplancton è conosciuto meglio per via del suo ruolo critico come fonte di produzione primaria della [3][4] Terra . Il fitoplancton è caratterizzato da cianobatteri, vari tipi di alghe (euglenidi, Chrysophyta, dinoflagellate, alghe verdi, brune e rosse), diatomee, Coccolithales, Prasinophyta, Dictyochales. Lo zooplancton è qualcosa di più ampio, e non sempre microscopico. Molti protozoi fanno parte dello zooplancton, tra cui dinoflagellate, flagellati, foraminiferi e Radiolaria. Alcuni di questi (come i Dinoflagellata) fanno parte anche del fitoplancton; la distinzione tra pianta e animale spesso è difficile per organismi molto piccoli. Fanno parte dello zooplancton anche cnidari, ctenofori, Chaetognatha, molluschi, artropodi, tunicati e anellidi come i policheti. [5] Molti animali più grandi iniziano il loro ciclo vitale come zooplancton prima di divenire grandi abbastanza per assumere la forma adulta (ad esempio le larve di pesce e molti echinodermi). Piante e alghe Macrocystis pyrifera (Laminariales, Phaeophyta) Le piante sono relativamente rare sott'acqua; la loro nicchia ecologica nell'oceano è occupata dalle alghe come il Sargassum e le Laminariales. Le poche piante marine (che non fanno parte delle alghe) si trovano spesso a bassa profondità, come ad esempio le Posidoniaceae (tra cui, ad esempio, la Posidonia oceanica, (endemica del mar Mediterraneo e comune in Italia anche se in regressione), Zosteraceae, Hydrocharitaceae (come la Egeria densa), Cymodoceaceae. Queste piante si sono adattate all'alta salinità dell'ambiente marino e alla vita sommersa. Un'altra zona tipica per lo sviluppo di piante adattate all'alto tasso di salinità è la zona litoranea, in cui la mangrovia o le piante del genere Spartina e Ammophila (ad esempio la Ammophila arenaria, utile per la stabilizzazione delle dune [6] di sabbia ) hanno trovato terreno fertile per la crescita. Invertebrati marini Acanthaster planci (Echinodermata) Come sulla terraferma anche in mare gli invertebrati occupano una gran percentuale del totale delle specie viventi. 5 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 Questi includono cnidari, tra cui le scifomeduse (ad esempio la Aurelia aurita) e le attinie (come il comune pomodoro di mare), ctenofori, vermi marini dei Phyla dei platelminti, nemertini, anellidi (come lo spirografo), sipunculidi, echiuridi e foronidei, molluschi (come il comune polpo o i meno conosciuti nudibranchi), crostacei (come l'aragosta o l'astice), spugne, briozoi (come il falso corallo), echinodermi (come le stelle o i ricci di mare), e tunicati (come i tulipani di mare). Pesci I pesci hanno sviluppato svariate funzioni biologiche e morfologie specifiche per la vita in acqua: la bocca si è evoluta in base allo stile di vita e all'habitat colonizzato (adatta alla vita di fondale, di barriera o, anche, a quella predatoria). Le pinne si sono evolute come mezzo di locomozione per eccellenza, ma rivestono talvolta anche altre funzioni come quella di difesa (nello scorfanotto, ad esempio). Le scaglie rendono il corpo del pesce idrodinamico, irrorate da un muco prodotto dal derma che ha anche funzioni respiratorie. La vescica natatoria, le branchie e la linea laterale sono solo alcuni dei tanti altri adattamenti che questi animali hanno sviluppato nel corso dell'evoluzione. Rettili Caretta caretta (Cheloniidae) I Reptilia che abitano stabilmente, o anche solo frequentano, l'ambiente marino sono le tartarughe marine, le iguane marine, i serpenti di mare (come la Laticauda colubrina, velenosissima ma poco pericolosa, o i serpenti del genere Hydrophis) e i coccodrilli d'acqua salata (come il Crocodylus porosus, che è anche il più grande rettile vivente). Non essendo dotati di branchie devono comunque respirare tramite i polmoni (anche se alcuni serpenti marini [7] possono comunque ricavare una minima parte di ossigeno dall'acqua ), e quindi risalire in superficie per rifornirsi d'aria, anche se dopo lunghe apnee. Dal momento che tutti i rettili marini sono ovipari e hanno quindi bisogno di deporre le loro uova sul terreno, la maggior parte di queste specie vive vicino alle coste più che in oceano aperto. Alcune specie ormai estinte, come l'Ittiosauro, si erano evolute in modo da essere vivipari e non aver più bisogno di deporre uova. Uccelli marini Gli uccelli marini sono specie di uccelli che si sono adattate alla vita marina, alcuni mantenendo la capacità del volo come gli albatri o i gabbiani, altri perdendola durante l'evoluzione e mutando quindi le ali in mezzi di locomozione marini, come i pinguini, che per quanto goffi sulla terraferma sono [8] perfettamente idrodinamici sott'acqua, raggiungendo anche elevate velocità . Sebbene passino la maggior parte della vita nell'acqua, devono comunque deporre le uova sulla terraferma, e possono percorrere anche 120 chilometri Figura 3: Il pinguino imperatore 6 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 [8] nell'entroterra ghiacciato dell'Antartide per raggiungere i luoghi di cova, come nel caso del pinguino imperatore (sul quale è stato realizzato un documentario nel 2005, dal nome La marcia dei pinguini). MAMMIFERI MARINI Alcune specie di mammiferi si sono evolute in modo da adattarsi quanto più possibile alla vita acquatica, alcune in modo totale come le specie dell'ordine dei cetacei (come il tursiope o la balenottera azzurra, il più grande animale esistente) e dei sirenidi (come il dugongo o il lamantino). I pinnipedi invece, pur essendosi adattati ottimamente alla vita marina, si riproducono e vivono gran parte della loro vita sulla terraferma; tra questi il tricheco, i focidi (come la foca monaca o il leone marino di Steller). Un altro mammifero marino, pur non appartentente ai pinnipedi, ai cetacei o ai sirenidi è la lontra di mare, che ha occupato una la particolare nicchia ecologica dell'ambiente marino subcostiero. LE ACQUE MARINE CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE SALINITÀ E GAS IN SOLUZIONE L'acqua di mare è l'ACQUA che costituisce i MARI e gli OCEANI, la cui concentrazione di sali disciolti è di 35 G/L. L'acqua salata costituisce il 97% circa dell'IDROSFERA e ricopre il 70% circa della TERRA. Nelle acque marine sono disciolte diverse sostanze, fondamentali per la vita in questi ambienti: CLORURO DI SODIO, BIOSSIDO DI CARBONIO, OSSIGENO, AZOTO, il METANO e SOLFURO DI IDROGENO che provengono dall'atmosfera e dall'attività degli organismi marini. Tra questi gas il più importante è l'ossigeno, poiché dalla sua concentrazione dipende la sopravvivenza della vita acquatica. LUCE LUCE L'ASSORBIMENTO della LUCE sott'acqua cresce man mano con la profondità. La LUCE penetra nell'acqua solo marginalmente, in gran parte riflessa dalla superficie in base all'ANGOLO DI INCIDENZA, che varia in base alla LATITUDINE, all'ora del giorno e alla STAGIONE. L'ASSORBIMENTO è selettivo a 7 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 seconda della lunghezza d'onda: il primo colore a scomparire è il ROSSO, che a 5 metri di profondità è ridotto del 95%, in seguito tutti gli altri colori seguendo lo SPETTRO VISIBILE (quindi ARANCIONE, GIALLO ecc.). A mezzo metro di profondità l'intensità della luce si è dimezzata; nelle acque profonde più trasparenti già da 100 metri di profondità ne rimane solo l'1%. TEMPERATURA La luce solare ha anche l'effetto di aumentare la TEMPERATURA dell'acqua, in grado maggiore nelle acque superficiali e diminuendo, così come la luce, man mano che si va più in profondità, anche se non in modo proporzionale ma con discrepanze causate dal ruolo del vento che rimescola le acque in modo non uniforme. Si hanno quindi punti in cui la temperatura diminuisce bruscamente, chiamati TERMOCLINI, per poi stabilizzarsi uniformemente. Assieme alla temperatura si ha una variazione repentina anche della DENSITÀ dell'acqua, che agisce come filtro per tutti quegli organismi che necessitano di particolari condizioni per vivere. CORRENTI LE CORRENTI OCEANICHE DAL ATLAS OF WORLD MAPS, 1943. Le correnti sono determinate dal VENTO e dalla ROTAZIONE TERRESTRE. Il vento è il movimento di masse d'ARIA dovuto alla differenza di PRESSIONE tra due punti dell'ATMOSFERA, che non corre in maniera diretta da un punto all'altro, cioè con stessa direzione della forza di gradiente ma subisce una deviazione dovuta alla FORZA DI CORIOLIS che tende a spostarlo verso destra nell'EMISFERO SETTENTRIONALE e verso sinistra nell'EMISFERO MERIDIONALE. Questo movimento particolare agisce sulle masse d'acqua, spostando quindi le correnti superficiali. Anche la rotazione terrestre, sempre per la FORZA DI CORIOLIS, agisce sulle masse marine che si muovono infatti a velocità differenti a seconda della latitudine: nell'EMISFERO SETTENTRIONALE le particelle d'acqua riducono la loro velocità al crescere della latitudine subendo una deviazione verso est, mentre a sud, verso l'equatore, subiranno una deviazione man mano maggiore verso ovest. Una situazione analoga ma speculare avviene nell'EMISFERO 8 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 MERIDIONALE. Questo movimento tende quindi a variare la direzione delle correnti, smuovendo l'intera massa d'acqua terrestre ONDE ONDA FRANGENTE L'onda è un movimento della superficie degli OCEANI, MARI e LAGHI che viene provocata principalmente dall'azione [1] del VENTO . Si forma perché il vento spinge lo strato d'acqua superficiale, cedendo parte della sua energia, e fornendolo di una velocità superiore allo strato d'acqua sottostante; per attrito ogni strato d'acqua con velocità differente tende a trascinare lo stato sottostante più lento e nel contempo a rallentare. Le onde sono anche formate dalle CORRENTI MARINE che determinano la circolazione delle acque nei mari a causa della differente TEMPERATURA e salinità delle acque. Le correnti marine possono avere movimenti orizzontali e verticali. Le onde possono anche formarsi a causa di eventi come MAREMOTI, TERREMOTI, eruzioni VULCANICHE o distacco di GHIACCI dal fronte di GHIACCIAI che terminano sul mare. MAREE Le MAREE sono un moto periodico di ampie masse d'acqua che si innalzano (flusso, alta marea) e abbassano (riflusso, bassa marea) anche di 10-15 metri con frequenza giornaliera o frazione di giorno, dovute principalmente all'ATTRAZIONE GRAVITAZIONALE che esercita la LUNA sulla Terra (alta marea al passaggio della Luna) e alla FORZA CENTRIFUGA dovuta alla rotazione del sistema Terra-Luna intorno al suo baricentro (alta marea sul lato della Terra che è opposto alla Luna). MORFOLOGIA DEI FONDALI [1] Si riconoscono quattro zone fondamentali di suddivisione dei fondali marini: PIATTAFORMA CONTINENTALE, SCARPATA CONTINENTALE, PIANA BATIALE e FOSSE OCEANICHE. La piattaforma continentale è il perimetro esteso di ciascun CONTINENTE che è coperto da MARI relativamente poco profondi e da GOLFI. La piattaforma normalmente termina nel punto in cui il pendio aumenta fortemente la sua inclinazione, intorno a circa 150 metri di profondità. 9 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 Il fondale marino che segue questo punto di rottura è chiamato SCARPATA CONTINENTALE. Quest'ultima è una zona sottomarina costituita da un pendìo che collega la piattaforma continentale alla PIANA BATIALE. È piuttosto ripida, con una inclinazione compresa tra 1° e 10°, giungendo fino a 3000-4000 metri di profondità, in corrispondenza delle piane batiali. [1] La PIANA BATIALE costituisce la maggior parte dei fondali oceanici, arrivando ad occuparne circa l'83% . È caratterizzata da un profilo pressoché piatto per via dei sedimenti depositatisi nel corso dei millenni, ma può presentare ISOLE VULCANICHE emergenti e rilievi sottomarini. Le DORSALI OCEANICHE attraversano al centro la piana batiale, estendendosi per tutta la sua lunghezza. HABITAT ZONA COSTIERA La zona COSTIERA, costantemente esposta alle onde marine, costituisce un importante habitat per svariate specie che vanno dai vari UCCELLI MARINI che vi nidificano (l'esempio più comune sono i gabbiani) a quelle che vivono nella zona di marea. Questa zona litoranea è frequentata da organismi adattatisi al particolare habitat in cui vivono. Vi saranno quindi animali che dovranno far fronte a periodi di secchezza quando l'acqua non li può bagnare per via delle maree (i molluschi del genere PATELLA, ad esempio), animali che devono resistere, nel caso di coste rocciose, all'infrangersi delle onde, e che quindi hanno sviluppato adattamenti per resistere al moto ondoso (alcune ALGHE ROSSE, ad esempio). TROTTOIR A VERMETI TROTTOIR A VERMETI. [9] Il trottoir a vermeti , è una piattaforma litoranea che si espande verso il mare, formata in seguito ad un processo di cementificazione di gusci di alcune specie di MOLLUSCHI della FAMIGLIA dei VERMETIDI. Si tratta di una importante biostruttura tipica del MAR MEDITERRANEO, per molti versi simile alle BARRIERE CORALLINE. La sua crescita è legata principalmente all'azione di due SPECIE di molluschi GASTEROPODI: DENDROPOMA PETRAEUM e VERMETUS TRIQUETRUS. Coralligeno 10 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 Un'altra importante biostruttura è il CORALLIGENO, una BIOCENOSI di organismi BENTONICI CALCAREI (vegetali e animali) che colonizza rocce e fondali rocciosi (ma anche sabbiosi) poco illuminati tra i 25 e i 200 metri di [10] profondità . Il coralligeno è comune in tutti i mari del mondo, e nel MAR MEDITERRANEO cresce nella fascia tra i 25 e i 200 metri in tutte le fasce costiere e sulle secche marine, costituendo un importante habitat per le svariate specie bentoniche che lo caratterizzano. BARRIERA CORALLINA LINCKIA LAEVIGATA SU DEI CORALLI. (GRANDE BARRIERA CORALLINA) La barriera corallina è una delle zone abitate più dense e ricche del pianeta. È una formazione tipica dei mari e oceani tropicali, con temperature dai 20 ad addirittura [11] 40 °C, ma si può sviluppare anche in acque più fredde, fino ad un minimo di 18 °C . È composta da formazioni rocciose sottomarine biogeniche costituite e accresciute dalla sedimentazione degli scheletri CALCAREI dei coralli e degli scarti calcarei di alghe coralligene della famiglia della CORALLINACEAE. Queste strutture sono di supporto ad un grandissimo numero di specie animali, coralli inclusi, andando a formare un habitat in cui la BIODIVERSITÀ è enorme. La barriera corallina è un INDICATORE BIOLOGICO sensibilissimo alle variazioni climatiche, e risente di ogni minima variazione di temperatura e di acidità dell'acqua. Mare aperto La grande estensione del mare aperto è immensa, e molte specie marine possono attraversarla o vivere in essa. Il termine mare aperto però non ha una valenza scientifica, ma si riferisce semplicemente alla zona marina lontana dalle coste o tra i rilievi sottomarini. Contrariamente alle credenze comuni questa zona non è quella in cui gli animali marini vivono la maggior parte della loro vita. Profondità marine e fosse oceaniche UNA FUMAROLA NERA NEL MEZZO DELL'OCEANO ATLANTICO. Le profondità oceaniche, nonostante la PRESSIONE dell'acqua raggiunga valori estremi e non ci sia LUCE SOLARE, sono anch'esse abitate da animali marini, altamente specializzati per la sopravvivenza in tali ambienti. Il punto più profondo mai registrato è la FOSSA DELLE MARIANNE, nell'OCEANO PACIFICO vicino alle FILIPPINE, che arriva fino a [12] 10.911 metri di profondità. Nonostante le condizioni estreme la spedizione del BATISCAFO TRIESTE, nel 1960, trovò alcuni esemplari di SOLEIDAE e di gamberi. Altre FOSSE OCEANICHE degne di nota sono il MONTEREY CANYON, nell'OCEANO PACIFICO, la FOSSA DI TONGA (che si spinge fino a 10.882 metri, la FOSSA DELLE FILIPPINE, la FOSSA DI PORTO RICO 11 Progetto di educazione ambientale sulla salvaguardia dell’ecosistema marino 2011/12 (8.605 metri), la FOSSA DI JAVA, la FOSSA DELLE SANDWICH AUSTRALI (8.264 metri) e altre. In generale il mare profondo viene considerato tale a partire dalla ZONA AFOTICA, cioè da dove la luce solare non riesce più a penetrare; in tale zona l'unico tipo di luminosità è quella BIOLOGICA. Molte delle creature che vivono a tali profondità infatti hanno la capacità di emettere luce, sia per attirare le prede che per nutrirsi. La maggior parte della vita nelle profondità oceaniche si accumula in prossimità delle DORSALI OCEANICHE, spesso in corrispondenza delle FUMAROLE NERE (o black smoker), delle BOCCHE IDROTERMALI che come OASI attirano la vita [13] supportando BIOMI unici: gli ARCHAEA , ad esempio, per sopravvivere devono convertire il calore estremo (oltre 250 °C talvolta oltre 400 °C e le esalazioni di METANO e ZOLFO in energia, tramite un processo di CHEMIOSINTESI. Altri organismi a loro volta si nutriranno di loro in modo da creare una CATENA ALIMENTARE che possa fornire [17] sostentamento anche a grandissime profondità . Alcuni tipici adattamenti a queste profondità solo la colorazione pressoché uniforme (grigia o nera e rossa negli invertebrati, che tende a mimetizzare l'animale) e la presenza di occhi di dimensioni molto grandi, che permettano la visione anche in condizioni di luce pressoché assente. Va detto però che oltre i 2000 metri di profondità questo adattamento, in quanto la luce è assente, viene sostituito dall'ATROFIA o dall'assenza di questi organi. 12