La comunicazione in classe : il comportamento comunicativo dell’insegnante
Il tema della comunicazione in classe è stato ampiamente dibattuto in campo pedagogico,
psicologico, sociologico. Un modello interessante è quello proposto da Flanders che , partendo da
una visione della vita scolastica in cui dovrebbe essere concesso all’alunno tutta la libertà necessaria
per esprimere se stesso, ha diviso i comportamenti comunicativi dell’ insegnante in quelli che hanno
influenza diretta e quelli che esercitano influenza indiretta sul ragazzo. L’influenza diretta può
esercitarsi con comportamenti che caratterizzano questo mestiere quali illustrare contenuti
disciplinari,dare spiegazioni,impartire istruzioni e comandi .Mentre l’influenza indiretta può
avvenire lodando ,facendo domande, accettando i sentimenti degli allievi. Per quel che riguarda il
comportamento degli alunni, bisogna distinguere gli interventi prodotti per propria iniziativa
spontanea e quelli a seguito di richieste provenienti dal contesto scolastico .
Secondo altri studi è utile distinguere tra comportamenti di avvio dell’interazione e comportamenti
di risposta o reazione degli insegnanti ai comportamenti degli alunni. Interventi di avvio sono:
illustrare un argomento,dare informazioni,porre domande circoscritte, porre domande aperte .
Comportamenti di risposta sono: accettazione o rifiuto delle idee, dei comportamenti e dei
sentimenti degli allievi.
Altra prospettiva è quella di Hough ( concezione comportamentistica ) che conferisce importanza al
feedback che l’insegnante offre agli alunni con i propri interventi comunicativi, poiché tramite i
propri comportamenti, le risposte degli allievi subiscono rinforzi diretti (chiarificazione
,ricompensa, punizione, domanda) o indiretti (feedback correttivo,critiche, accettazione, richieste) .
I linguisti e i sociolinguisti considerano la classe un gruppo sociale nel quale l’asimmetria dei ruoli
risponde a esigenze di controllo ed è dovuta alla diversa competenza linguistica tra insegnante e
alunni.
La pragmatica della comunicazione considera in modo diverso il rapporto interpersonale tra
insegnante/alunno e individua due modelli di comunicazione differenti.
La comunicazione può basarsi sulla complementarietà delle interazioni cioè una relazione che mette
i partecipanti su piani diversi ma complementari, tali per cui esiste una posizione superiore (up)ed
una inferiore (down ). In questo modello l’insegnante ha una posizione preminente poiché pianifica
l’attività comune, ne definisce le regole mentre l’alunno non può che interagire, integrare con il
proprio comportamento quanto espresso dall’altro.
Il secondo modello è basato sull’alternanza tra situazioni complementari e situazioni simmetriche,
queste ultime, basate su uguaglianza dei partecipanti, sono quelle in cui l’insegnante può condurre
il lavoro didattico considerando aspetti propositivi provenienti dagli alunni senza, però, rinunciare
alla sua autorevolezza .
Viene sottolineato che a scuola l’insegnante ha una relazione comunicativa con l’intera classe (
visione sistemica ), fornisce regole di comportamento collettivo , attua una autoregolazione, può
abbandonare alcuni modi comunicativi e stabilire nuove relazioni.
Infine, partendo da un approccio psicoterapeutico ( Rogers ) l’insegnante non autoritario è ,di
solito, facilitatore della comunicazione spontanea all’interno della classe attraverso la messa in atto
di atteggiamenti di accettazione dell’ altro. L’insegnante, in questa prospettiva, è visto come il
soggetto più “competente” per instaurare nella classe un clima sereno, fondato sul sentimento di
fiducia dell’alunno nei confronti dell’adulto.
Appare evidente che tutte le teorie assegnano grande importanza alla figura dell’insegnante,
indicato come interlocutore privilegiato per comprendere le caratteristiche e i problemi della
situazione comunicativa nella classe..
Con il crescere dell’età gli allievi hanno sempre maggiore attenzione per le componenti
comunicative non verbali . Di solito comportamenti non verbali dell’insegnante sono la gestualità
mimetica che dà concretezza al discorso e chiarisce meglio i significati, facilitando così la
comprensione da parte
degli alunni .
Inoltre, bisogna ricordare che durante la comunicazione in classe gli allievi assumono il ruolo di
soggetti che contribuiscono attivamente alla costruzione della vita quotidiana.
La condivisione del significato e le interazioni tra pari
Le relazioni tra gli alunni producono una fitta rete di scambi comunicativi, dentro e fuori dall’aula,
alcuni regolati dalla presenza dell’insegnante , altri più liberi e spontanei , a volte, volutamente
nascosti all’adulto .Questi aspetti della vita scolastica sono stati studiati da Gumperz attraverso un
modello di analisi micro-sociolinguistica , da lui introdotto ed utilizzato da Corsaro, in cui è
centrale l’individuazione degli indici di contestualizzazione .Questi indici si riferiscono agli
elementi comunicativi (linguistici ,paralinguistici, exrtalinguistici ) che i bambini utilizzano nelle
situazioni interattive in cui le informazioni possedute producono un contesto di riferimento
condiviso da tutti i partecipanti alle interazioni e denominato “cultura dei pari” in cui i bambini
utilizzano in modo creativo le informazioni che traggono dalle interazioni con gli adulti,
trasformandole e arricchendole di particolari nel momento in cui le fanno diventare parte delle loro
cultura di coetanei .Gli scambi comunicativi che i bambini hanno tra loro a scuola, producono una
sorta di cultura sotterranea attraverso la quale sfidano le regole degli adulti senza doverlo fare
apertamente.
Con il crescere dell’età, l’aspetto verbale di queste attività tra coetanei ,assume maggiore
importanza favorito anche dal passaggio a ordini di scuola superiori che produce nei ragazzi un
cambiamento sia per l’organizzazione dell’ambiente scolastico che per le materie di studio. Le
discussioni nei momenti di pausa, le malignità su adulti e coetanei, gli scherzi riferiti alla sessualità
e le strategie di approccio all’altro sesso sono elementi che vengono rielaborati nel gruppo dei
coetanei per attribuire significati comuni agli eventi, per condividere le incertezze, per allontanare
paure che incutono gli adulti, genitori, insegnanti. Si enfatizzano difetti degli insegnanti, si
sottovalutano le materie in cui il rendimento è scarso, si inventano modi di dire. Gran parte
dell’azione educativa viene filtrata da questa attività di gruppo e riappare trasformata sotto forma di
interessi, desideri e aspirazioni per il futuro.
La comunicazione tra pari riveste rilevante importanza nel contesto scolastico, essa accompagna lo
sviluppo degli alunni poiché è attraverso le discussioni con i coetanei che bambini e ragazzi
definiscono i significati e gli scopi comuni dell’esperienza vissuta in classe e fuori di essa,
costruendo una loro cultura rielaborata da quella adulta , ma separata da essa .
Interazioni tra insegnanti e alunni Insegnanti e alunni , pur condividendo la stessa lingua,
parlano spesso un linguaggio diverso poiché quella della classe è una situazione asimmetrica in cui
l’insegnante pone domande di cui conosce le risposte, regola i turni della conversazione , guida le
discussioni , ma nel momento in cui
il gruppo di alunni dimostra di conoscere e condividere questo “accordo di base”si crea un flusso di
comunicazione regolato in modo tale da rispondere alle aspettative reciproche .
Infatti, i bambini/ragazzi posseggono una conoscenza comune dei contenuti e regole sociali
attraverso cui attribuiscono un senso alle conversazioni di cui sono partecipi .In questo contesto, il
ruolo dell’adulto/educatore è quello di facilitare nell’alunno la riorganizzazione delle conoscenze
per portarlo allo sviluppo di nuove idee ,infatti, il discorso in classe ha funzione educativa se
impostato sulla riformulazione frequente da parte del docente su ciò che dice l’alunno offrendo così
la possibilità di ricontestualizzare il significato del dialogo . Inoltre, la qualità delle interazioni è
influenzata dall’aver contestualizzato, finalizzato e reso chiari agli alunni gli scopi del lavoro .
Le interazioni tra insegnanti e alunni possono essere interpretate come routine abituali , attraverso
le quali insegnante e alunni producono una serie di situazioni di insegnamento/apprendimento
caratterizzate dai contenuti specifici della materia e dalle procedure didattiche. La situazione
scolastica costringe un adulto/insegnante ad instaurare una fitta rete di relazioni con gli alunni
dando vita ad uno spazio intersoggettivo unico e irripetibile in quanto legato a caratteristiche degli
individui che lo producono, in questo confronto costante l’adulto smette ogni genericità e diventa
l’insegnante di una classe o di una specifica materia .
La mediazione linguistica e comunicativa dell’insegnante riveste notevole importanza per
l’acquisizione di nuove conoscenze da parte dell’alunno. Infatti, il docente ha il compito di offrire
all’alunno forme di apprendimento che gli consentano di operare un cambiamento nel proprio modo
di pensare integrando ciò che già conosce con nuove informazioni . Secondo Vigotsky, la funzione
dell’adulto si esplica nella zona prossimale di sviluppo ed il linguaggio è lo strumento principale
che consente questa l’interazione asimmetrica in cui le parole ed i gesti dell’adulto sono un aiuto
esterno che integra la riflessione compiuta dal bambino che in seguito viene da lui interiorizzata
sottoforma di nuovo apprendimento .Queste interazioni sociali implicano la diversità tra
interlocutori , superabile attraverso la discussione che porta all’assunzione del punto di vista
dell’interlocutore, alternando i turni di conversazione , riprendendo le argomentazioni dell’altro per
sostenerle o confutarle.
Nelle interazione tra pari una discussione permette di esprimere il proprio modo di pensare e di
elaborare il pensiero stesso stimolato dalle regole del contesto. Nelle fasi di co-costruzione del
ragionamento, i bambini sostengono il dialogo completando a vicenda le altrui frasi, riprendendo
temi da altri proposti, invece nelle fasi caratterizzate da dispute tra interlocutori viene messo a fuoco
l’oggetto del discorso ed il ragionamento evolve in forme più evolute.
Purtroppo, però ,in classe molte situazioni interattive non possono intendersi come vere e proprie
discussioni perché i bambini possono essere indotti a fornire alcune risposte solo in relazione al
comportamento verbale e non verbale dell’adulto .Ma, per gli alunni la discussione è importante
perché rappresenta un esercizio continuo delle capacità cognitive individuali e momento in cui le
differenze inter-individuali riappaiono sottoforma di idee e opinioni diverse .
Assumere la classe come un contesto naturale in cui hanno luogo eventi conversazionali ci porta ad
esaminare l’impatto reciproco tra le conoscenze possedute dai bambini, l’azione educativa
dell’insegnante e la condivisione di elementi culturali propri di ogni ambiente sociale . Le
discussioni in classe sono momenti in cui si è partecipi di una cultura comune in cui le esperienze
comuni diventano oggetto del discorso.
La relazione tra insegnante, alunni, contenuti disciplinari introduce il concetto di contratto
didattico . Contratto didattico è l’insieme di regole, dei comportamenti abituali che insegnanti e
alunni mettono in atto reciprocamente a proposito di un “sapere”definito dai programmi scolastici .
Infatti, i contenuti disciplinari diventano per l’adulto un “sapere da insegnare” e per gli allievi un
“sapere da apprendere” ed in questo processo la comunicazione interpersonale diviene mezzo
principale tramite il quale avviene questa trasformazione .Accanto al contratto didattico vi è quello
comunicativo in cui si specificano la struttura asimmetrica delle interazioni tra adulto e bambino, la
quale consente all’adulto di controllare la comprensione e l’interpretazione reciproca dell’evento,
attuando un processo che porta alla costruzione dell’intersoggettività tra partecipanti all’interazione
stessa . Il contratto didattico apre nuove prospettive di analisi dell’interazione tra insegnanti ed
alunni dando un ruolo fondamentale ai processi di acquisizione della conoscenza .
La comunicazione a scuola
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