i disturbi dell`equilibrio nella terza età: ruolo della

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MEDICINA
VOLUME 1 - N. 2, 2007
I DISTURBI
DELL’EQUILIBRIO
NELLA TERZA ETÀ:
RUOLO
DELLA BETAISTINA
DICLORIDRATO
Premessa
L’
equilibrio è legato principalmente al corretto funzionamento, di tre input sensoriali: vestibolare,
visivo e propriocettivo. La cooperazione e l’integrazione
di queste tre diverse informazioni a livello del sistema
nervoso centrale sono indispensabili per il corretto controllo del nostro corpo in condizioni statiche e dinamiche e per l’orientamento spazio-temporale.
Un evento acuto che danneggi una componente della
Giorgio Guidetti
rete neuronale deputata all’equilibrio, come ad esemServizio di Vestibologia
pio la perdita di un labirinto, provoca violenti disturbi.
e Rieducazione Vestibolare
Immediatamente si attivano dei meccanismi di adattaAzienda USL di Modena
mento centrale e di compenso sensoriale, finalizzati sia
al recupero del controllo oculomotorio, con relativa
scomparsa del nistagmo e quindi della sensazione
rotatoria dell’ambiente circostante, che dell’assetto
posturale statico e dinamico, con relativa scomparsa dell’atassia e dell’instabilità.
L’efficienza di tale recupero, la sua completezza ed i tempi di realizzazione, sono legati a diversi fattori.
Le abitudini di vita sedentarie ed un atteggiamento psicologico ansiosodepressivo, ad esempio, l’ostacolano. Altrettanto influenti sono l’efficienza degli input
vestibolari controlaterali e di quelli visivi e propriocettivi, che possono consentire meccanismi di compenso vicariante, ed il grado di plasticità dei neuroni cerebrali e cerebellari che devono garantire i processi di adattamento.
La senescenza coinvolge in maniera globale l’organismo umano ed interferisce anche con i complessi meccanismi preposti a regolare l’equilibrio (Tabella 1).
DISEQUILIBRIO SENILE
Sommario
FATTORI FAVORENTI
EFFETTI
I disturbi dell’equilibrio
nella terza età:
ruolo della betaistina
dicloridrato
Giorgio Guidetti
pag. 1
Invecchiamento fisiologico
o patologia dell’apparato vestibolare
Stile di vita sedentario
L’evoluzione dei FANS:
Lornoxicam
Marco Murelli
pag. 6
Ridotto utilizzo del controllo dell’equilibrio,
perdita di confidenza
Ridotta efficienza
degli input sensoriali
Ridotto controllo dell’equilibrio,
ridotto compenso sensoriale vicariante
Aumentato consumo di farmaci
Rallentamento dei riflessi,
difficoltà di compenso vestibolare
Grünenthal con il Medico,
per il paziente
Pietro Cazzola
pag. 11
Ridotta efficienza
dei riflessi vestibolari
Tabella 1. Principali fattori nella età senile predisponenti al disequilibrio.
1
VOLUME 1 - N. 2, 2007
PATOLOGIA
ALTRI SINTOMI ASSOCIATI
Labirintolitiasi
Nausea, vomito
Neuronite vestibolare
Disequilibrio
Malattia di Meniere
Ipoacusia fluttuante, tinnito
Fistola perilinfatica/otite cronica
Perdita o diminuzione dell’udito, otalgia
Neoplasie dell’angolo ponto-cerebellare
Diminuzione udito, otalgia, disequilibrio
Tossicità da farmaci (es: gentamicina)
Disequilibrio
Disturbi del microcircolo
Diminuzione udito, acufeni, disequilibrio
Tabella 2. Principali cause periferiche di vertigine nell’anziano
È dunque facilmente comprensibile come i fenomeni
legati all’invecchiamento possano modificare anche i
complessi meccanismi preposti a regolare l’equilibrio
e quindi i corretti rapporti tra il soggetto e l’ambiente
circostante in condizioni sia statiche che dinamiche.
I disturbi dell’equilibrio rappresentano pertanto un
evento molto comune nella vecchiaia, infatti:
l’instabilità posturale costituisce una delle
cause più frequenti di ricorso al medico di famiglia nei soggetti di età oltre i 70 anni;
2
la prevalenza di vertigine e disequilibrio è
pari al 47% nei maschi e al 61% nelle femmine di età superiore ai 70 anni ;
l’incidenza di caduta a terra improvvisa in età
superiore ai 65 anni varia tra il 20% e il 40%.
A questo proposito, l’Istat stima che in Italia
la prima causa di incidente domestico sia rappresentata proprio dalle cadute, che sono al primo posto come
causa di ricovero e decesso in questi casi.
A preoccupare non sono solo le conseguenze fisiche
della caduta ma anche le ripercussioni
psicologiche come la paura di cadere
di nuovo, “che possono accelerare
il declino funzionale e ge-nerare depressione e isolamento sociale”.
In più, i traumi da caduta hanno anche un costo in termini economici: secondo dati del
Sindaca, (Sistema informativo nazionale sugli
infortuni in ambienti di civile
abitazione dell’Iss).
In Italia il costo unitario per
ricovero da incidente domestico, la cui causa prevalente
è la caduta, è di circa 3.000
euro.
Una riduzione del 20% delle cadute consentirebbe circa 27.000 ricoveri in meno su base annua.
I disturbi dell’equilibrio rappresenta-
VOLUME 1 - N. 2, 2007
PATOLOGIA
ALTRI SINTOMI ASSOCIATI
TIA, RIND e Stroke del territorio vertebro-basilare
Disturbi neurologici vari per lesioni in particolare
del tronco o del cervelletto
Disturbi del circolo cerebrale anteriore
Disturbi neurologici vari
Morbo di Parkinson e patologie extrapiramidali
Sindrome extrapiramidale
Neoplasie cerebrali
Disturbi neurologici vari
Epilessia
Crisi comiziali
Patologie degenerative
Disturbi neurologici vari
Demenza (fasi iniziali)
Disorientamento, disturbi della memoria
Traumi cranici
Disturbi neurologici vari
Tabella 3. Principali cause centrali di “vertigine” nell’anziano
no pertanto un evento molto comune nella vecchiaia e
sono riconducibili alla presbiatassia, cioè al generico
disturbo vertiginoso-posturale ad eziologia multifattoriale correlato con il parafisiologico deterioramento dell’intero sistema dell’equilibrio, oppure a specifiche patologie di tipo vestibolare periferico (Tabella 2), centrale
(Tabella 3), o ad altre noxe extravestibolari (Tabella 4)
che possono influenzare direttamente o indirettamente il
controllo dell’equilibrio.
Le vertigini nell’anziano da causa periferica
sono contraddistinte in genere da vere vertigini rotatorie.
I disturbi centrali invece sono generalmente
contraddistinti da dizziness (instabilità, atassia, insicurezza, difficoltà nei movimenti, senso di stordimento,
disorientamento spaziale), più raramente si tratta di vere
Tabella 4.
Altre patologie con possibile
influenza diretta o indiretta
sull’equilibrio nell’anziano.
vertigini rotatorie, e nella maggior parte dei casi rientrano in un corteo sintomatologico più complesso di sofferenza del sistema nervoso centrale, diverso a seconda
del tipo di patologia e delle sedi interessate.
Altre patologie possono provocare disturbi
dell’equilibrio in modo diretto (ad esempio alterando l’afflusso ematico all’apparato vestibolare a livello periferico
e/o centrale, in modo episodico o saltuario), favorire
patologie vestibolari o neurologiche (ad esempio provocando ischemie acute o croniche) oppure interagendo
sulla funzione dell’equilibrio mediante l’alterazione degli
input propriocettivi (ad esempio quelli cervicali nel caso
dell’artrosi cervicale). Anche in questo caso si tratta in
genere di sintomi del tipo dizziness e solo raramente di
vere vertigini rotatorie soggettive o oggettive.
Stenosi aortica
Sindrome da ipersensibilità del seno carotideo
Disritmie cardiache
Ipotensione ortostatica
Vasculiti autoimmuni
Stenosi della carotide
Sindrome da furto della succlavia
Anemie
Sindrome da iperviscosità
Dislipidemie di vario tipo
Diabete mellito
Iperventilazione
Iper o ipoglicemia
Artrosi cervicale
Polineuropatia sensitivo-motoria
Depressione e altri disturbi psichici
3
VOLUME 1 - N. 2, 2007
PRINCIPI DI TERAPIA
Nella scelta della terapia farmacologica antivertiginosa
nel paziente anziano occorrerà in particolare:
1.
limitare alle sole fasi acute di una vestibolopatia l’uso dei sintomatici ad azione sedativa (ad
esempio: fenotiazine, antistaminici, benzodiazepine, difenilpiperazine);
2.
privilegiare i farmaci con attività modulatoria e
nootropa;
3.
evitare i farmaci con maggior probabilità di
effetti indesiderati nel soggetto anziano;
4.
prestare particolare attenzione alla compliance.
Nelle forme acute occorrerà anzitutto ridurre la sintomatologia, senza però ostacolare l’instaurarsi dei processi centrali di adattamento e compenso
funzionale.
Nelle forme cronizzate occorrerà soprattutto
favorire lo sviluppo di tali processi, in gran parte caratterizzati dai processi di modulazione centrale degli input
sensoriali, memorizzazione delle nuove esperienze e
messa a punto di procedure motorie adattative.
Nelle forme ricorrenti, come alcuni casi di
vertigine parossistica da posizionamento o la Malattia
di Menière, occorrerà cercare anche di contrastare i
relativi meccanismi patogenetici (ad esempio i disturbi
del microcircolo o la formazione dell’idrope).
BETAISTINA dicloridrato
è un farmaco ampiamente utilizzato nel trattamento dei
disordini vestibolari periferici e centrali. È un farmaco
che si distingue per una attività di tipo modulatorio,
non sedativo, caratterizzato da una ottima tollerabilità.
La sua attività è dovuta ad un meccanismo d’azione
multiplo:
1.
perifericamente riduce l’attività spontanea dei
recettori ampollari labirintici;
2.
centralmente, tramite una attività histamine-like
agonista sui recettori H1 ed antagonista sui recettori H3, modula la sintesi e il rilascio di vari neurotrasmettitori, in primis l’istamina, con miglioramento dei processi di adattamento e compenso
funzionale dell’equilibrio statico e dinamico;
4
3.
a livello microcircolatorio del labirinto e del
sistema arterioso vertebrobasilare, stimola direttamente i recettori H1 localizzati sulle cellule
endoteliali dei capillari provocando una vasodilatazione e favorendo il riassorbimento di un’ eventuale idrope labirintica.
Nella maggior parte dei più importanti studi clinici condotti con betaistina (che hanno coinvolto oltre 4000
pazienti) i risultati più soddisfacenti sono stati raggiunti con terapie della durata di 1-6 mesi e con dosi fino a
48 mg/die. Inoltre, un recente studio di farmacologia
ha dimostrato che l’attività di betaistina è sia dose che
durata dipendente.
In base a queste premesse, betaistina
dovrebbe essere preferibilmente somministrata alla
VOLUME 1 - N. 2, 2007
PATOLOGIA
FASE ACUTA
FASE CRONICA O RICORRENTE
Presbiatassia
- betaistina 24 mg x 2/die
- neurotropi
Vertigini parossistiche
da posizionamento
manovre liberatorie o
di riposizionamento
- betaistina 24 mg x 2/die
Malattia di Menière
- betaistina 16 mg x 3/die
- sedativi, antiidropici
ed antinausea
- betaistina 24 mg x 2/die
- ansiolitici
- prevenzione dell’idrope
Neurite vestibolare
- betaistina 16 mg x 3/die,
- sedativi ed antinausea
- cortisonici, neurotropi
- betaistina 24 mg x 2/ die
- neurotropi
Disturbi del microcircolo
labirintico
- betaistina 16 mg x 3/ die
- farmaci sedativi ed antinausea
- farmaci attivi sul meccanismo
patogenetico circolatorio
- neurotropi
- betaistina 24 mg x 2/die
- prevenzione sui meccanismi
eziopatogenetici,
- neurotropi
Tabella 5. Trattamento con betaistina delle più comuni patologie causa di vertigine o disequilibrio con
coinvolgimento della funzione vestibolare.
massima dose giornaliera autorizzata (fino a 48 mg
die) per un tempo il più lungo possibile.
Il trattamento può essere modulato come segue:
nelle forme acute è preferibile una tripla somministrazione giornaliera di 16 mg di betaistina per
alcuni giorni, che garantisca l’attività inibitoria a
livello del recettore vestibolare periferico e modulatoria a livello del SNC in modo più costante ed
omogeneo nel tempo.
nelle forme cronicizzate e ricorrenti, in cui la
terapia va abitualmente protratta per cicli ripetuti, è
opportuno mantenere lo stesso dosaggio massimo
giornaliero (48 mg die) privilegiando però la compliance ed affidandosi quindi alla doppia somministrazione di 24 mg.
Un soggetto anziano, infatti, assume già abitualmente vari farmaci e pare poco probabile che
possa accettare una terapia prolungata con ulteriori tre somministrazioni giornaliere.
La Tabella 5 riporta alcuni esempi di trattamento nelle
forme di disturbo dell’equilibrio più comuni nella terza
età con coinvolgimento della funzione vestibolare.
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5
VOLUME 1 - N. 2, 2007
L’ EVOLUZIONE DEI FANS:
LORNOXICAM
Marco Murelli
Specialista in Reumatologia e Medicina Interna
Milano
Introduzione
Lornoxicam (Noxon®) è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS), compreso nella
classe degli oxicam, disponibile in compresse divisibili da 8 mg.
Meccanismo d’azione
Analogamente ad altri FANS, lornoxicam
agisce bloccando la sintesi di prostaglandine e trombossano attraverso l’inibizione dell’enzima ciclo-ossigenasi [1], di cui è nota l’esistenza di due isoforme
(COX-1, costitutiva; COX-2, inducibile e pro-infiammatoria).
Lornoxicam
ha
mostrato
un’azione inibitoria, già a basse concentrazioni, nei confronti di entrambe le isoforme enzimatiche. La concentrazione
necessaria per inibire il 50% (IC50)
della COX-1 e COX-2 è sovrapponibile, a differenza di altri FANS di
comune impiego come diclofenac
(più selettivo per la COX-1) e nimesulide (più selettiva per la COX-2).
Lornoxicam, è in grado
quindi di inibire in modo equilibrato
COX-1 e COX-2, garantendo così
un’azione antiflogistica globale ed un
migliore profilo di tollerabilità, caratteristica fondamentale per un FANS,
come sostenuto in molti studi. In
modelli sperimentali, lornoxicam
presenta una potenza inibitrice
della ciclo-ossigenasi 100 volte più
elevata di tenoxicam e una potenza
analgesica 10 volte maggiore di
piroxicam e tenoxicam [2].
Rispetto agli altri FANS
non selettivi, lornoxicam possiede
inoltre un’azione antinfiammatoria più completa, riconducibile
6
alla capacità di agire anche sulle diverse fasi e modulatori del processo infiammatorio.
La potenza antinfiammatoria di lornoxicam è
confermata dall’inibizione, superiore ad altri FANS (ketorolac), della migrazione dei polimorfonucleati nella sede
del processo infiammatorio [3], permettendo di ottenere un’inibizione dell’amplificazione e del mantenimento
della flogosi associate a tale processo [4].
Un altro importante mediatore dei processi
associati all’infiammazione è l’ossido nitrico (NO), il cui
accumulo nelle sedi di flogosi è più efficacemente inibito da lornoxicam rispetto ad altri FANS.
Lornoxicam, in vitro, inibisce il rilascio del fattore di crescita
VOLUME 1 - N. 2, 2007
piastrinico (PDGF), importante mediatore pro-flogistico (o pro-flogistico o flogogeno ma non pro-flogogeno) in corso di reumatismi infiammatori cronici quali
l’artrite reumatoide, e dell’IL-6, potente citochina proinfiammatoria [4].
Efficacia clinica
caratterizza numerose situazioni patologiche tra cui in
particolare gli stati post-traumatici quali traumi sportivi,
distorsioni, stiramenti e strappi muscolari. In questi
casi, sono infatti generalmente evidenti i classici segni
e sintomi locali dell’infiammazione (rubor, dolor, calor,
tumor e functio laesa).
È noto che l’inadeguato trattamento di un
dolore acuto può essere causa di un’evoluzione in
senso cronico con gravi conseguenza cliniche.
In questo contesto, lornoxicam, che possiede una potente ed equilibrata azione antinfiammatoria,
può rappresentare una valida opzione terapeutica.
L’efficacia di lornoxicam, rispetto ad altri FANS, è stata
valutata sul dolore di pertinenza ortopedico-traumatologica in diversi studi, controllati anche verso placebo,
che hanno coinvolto un totale di 622 pazienti, di cui
356 trattati con lornoxicam (impiegato a dosaggio
variabile da 8 a 24 mg/die) e 266 con farmaci di controllo (naprossene, diclofenac) o placebo. La durata di
tali studi era compresa tra 3 e 28 giorni.
In generale, è emerso come l’efficacia di lornoxicam sia sempre risultata superiore a placebo e comparabile a quella dei trattamenti di confronto considerati.
Nel trattamento del dolore acuto associato a diverse
condizioni patologiche su base flogistica, lornoxicam
(8 mg/die) ha mostrato un’efficacia pari a ketorolac (10
mg/die), ibuprofene (400 mg/die) e acido acetilsalicilico (650 mg/die) [5].
Il meccanismo d’azione descritto, che interessa globalmente le varie componenti del processo
flogistico, fa di lornoxicam un farmaco di riferimento in
numerose situazioni cliniche caratterizzate da sintomatologia dolorosa legata ad infiammazione.
Lornoxicam si presenta come un farmaco indicato nel
trattamento del dolore acuto, in particolare di origine
traumatica, conseguente ad affezioni infiammatorie
acute e in corso di riacutizzazioni flogistiche di patologie reumatiche croniche e degenerative .
Dopo somministrazione orale, lornoxicam è
completamente e rapidamente assorbito, presentando
un picco di concentrazione plasmatica che viene raggiunto tra la prima e la seconda ora dalla somministrazione. Studi condotti su volontari sani con dosi da 2 a 12
mg/die hanno dimostrato che la concentrazione plasmatica di lornoxicam è risultata proporzionale alla dose
somministrata, mentre i valori di Tmax e T1/2 sono risultati indipendenti dalla dose. La molecola è caratterizzata
da una buona capacità di distribuzione e
di penetrazione soprattutto a livello dei
Intensità del dolore
Punteggio del dolore
tessuti infiammati ed in particolare a livel1 = assente
2,6
2 = lieve
lo del liquido sinoviale.
3 = moderato
2,4
Diversamente dagli altri oxi4 = severo
2,2
cam, lornoxicam presenta una emivita di
Placebo (n = 30)
2,0
eliminazione plasmatica relativamente
breve (3-5 ore) con un conseguente
1,8
minor rischio di accumulo.
1,6
ASA 650 mg (n = 30)
Viene metabolizzato prevalen1,4
temente a livello epatico ed escreto per il
Lornoxicam 8 mg (n = 30)
1,2
49% per via renale e il 51% per via fecale.
1,0
La duplice via di eliminazione è molto
0
1
2
3
4
5
6
7
8
importante per ridurre il rischio di accuore
mulo in caso di insufficienza epatica o renale. Queste caratteristiche cinetiche
determinano vantaggi clinici in particolare un rapido ini- Per quanto riguarda altre tipologie di dolore, sono stati
zio dell’azione terapeutica ed un basso rischio di accu- condotti due studi sull’impiego di lornoxicam nel trattamento del dolore odontoiatrico da estrazione dentamulo del farmaco.
ria confrontato con ketorolac (10 mg/die) e placebo [6]
e con acido acetilsalicilico (650 mg/die) [7], che hanno
Efficacia clinica nel dolore acuto
dimostrato un’efficacia analgesica sostanzialmente
da infiammazione locale
sovrapponibile tra le diverse molecole analizzate
Il dolore acuto, definibile come un dolore di (Figura 1).
recente insorgenza e di durata limitata nel tempo,
7
Figura 1.
Miglioramento
del dolore odontoiatrico
post-estrazione dentaria
da 2 a 8 ore
dopo singola
somministrazione
di lornoxicam (8 mg),
ASA (650 mg)
o placebo [7].
VOLUME 1 - N. 2, 2007
Efficacia clinica nel dolore cronico
da malattie infiammatorie
Numerosi studi sono stati condotti al fine di
valutare l’efficacia di lornoxicam nel trattamento del
dolore cronico associato a patologie infiammatorie croniche come artrite reumatoide (AR) e spondilite anchilosante (SA) o alle riacutizzazioni flogistiche in corso di
patologia degenerativa come nel caso dell’artrosi (OA).
Lornoxicam è stato confrontato con altri FANS
utilizzati in 288 pazienti con AR e, impiegato alla dose di
12 mg/die, ha mostrato un’efficacia paragonabile a quella di diclofenac (150 mg/die) anche nel trattamento a
lungo termine, con un profilo di tollerabilità del tutto
sovrapponibile (Figura 2) [8].
Figura 2.
Miglioramento
del dolore in 288 pazienti
con AR trattati
con lornoxicam
o con diclofenac [8].
Uno studio multicentrico randomizzato in
doppio cieco ha paragonato l’efficacia di lornoxicam
(12-16 mg /die) rispetto a diclofenac (150 mg/die) in
pazienti con patologia dolorosa osteoarticolare di
varia natura [11], confermando l’assoluta sovrapponibilità delle due molecole in termini di effetto antinfiammatorio e analgesico.
L’efficacia di Lornoxicam in questo tipo di
patologie è da ricondurre non solo alla già descritta
elevata attività antinfiammatoria ed analgesica, ma
anche alle peculiarità farmacocinetiche della molecola che come già ricordato si diffonde a livello del liquido sinoviale, andando ad agire in modo mirato sulla
sintomatologia dolorosa a localizzazione osteoarticolare [12].
Pazienti (%)
70
58%
60
57%
50
40
30
20
17%
20%
18%
12,5%
7%
10
10%
0
Lornoxicam (12 mg/die)
Buono
Discreto
Diclofenac (150 mg/die)
Scarso
Lornoxicam (8 mg/die) è
stato inoltre confrontato con indometacina (100 mg/die) in uno studio che ha arruolato 85 pazienti
con AR in fase attiva [9]. In questo
trial lornoxicam, rispetto ad indometacina, ha mostrato un’efficacia comparabile per quanto riguarda tutti i
parametri valutati (dolore, rigidità mattutina, forza di presa), con un profilo di
tollerabilità migliore.
Lornoxicam (12 mg/die) ed
indometacina (150 mg/die) sono
stati inoltre confrontati in pazienti
affetti da SA in fase attiva [10].
Anche in questi pazienti, il trattamento con lornoxicam per 4 settimane è risultato parimenti efficace
alla terapia con indometacina.
8
Assente
VOLUME 1 - N. 2, 2007
Tollerabilità
e sicurezza
Punteggio EGDS
250
Il profilo di tollerabilità e sicu200
rezza di lornoxicam è del tutto paragonabile per tipologia di effetti collaterali
150
segnalati a quello degli altri FANS: epigastralgie, nausea e pirosi gastrica sono
100
quelli più frequentemente riferiti.
50
Diversi studi indicano che lornoxicam è
ben tollerato, anche per impieghi prolun0
gati nel tempo, con un basso potenziale
di induzione di effetti collaterali sia a
livello gastrointestinale che a livello ematologico e renale.
In uno studio sulla sicurezza gastrointestinale
[13], lornoxicam (8 mg/die) è stato confrontato con
indometacina (100 mg/die) e placebo. Dopo 28 giorni di
trattamento è stata osservata una percentuale di positività della ricerca di sangue occulto fecale paragonabile
tra lornoxicam e placebo, ma significativamente più elevata nel gruppo trattato con indometacina.
Una successiva analisi condotta per via
endoscopica (EGDS) ha dimostrato la presenza di
emorragie mucose gastroduodenali solo nei pazienti
che avevano assunto indometacina, mentre i dati relativi a lornoxicam sono risultati ancora una volta sovrapponibili al placebo [13].
Tale risultato è stato inoltre confermato anche
in un analogo studio condotto su 18 soggetti sani trattati prima con lornoxicam (8 mg/bid) e poi con naprossene (500 mg/bid), nel quale lornoxicam ha dimostrato
una incidenza significativamente più bassa di lesioni
gastroduodenali rilevabili all’EGDS (Figura 3) [14].
Analizzando tutti gli studi condotti in ambito
nazionale, si osserva una
incidenza complessiva di effetti
collaterali
legati all’assunzione
di lornoxi-
POSOLOGIA
*p < 0,001
197
129
81*
27*
Lesioni gastriche
Lornoxicam
Lesioni duodenali
Naprossene
cam pari al 15% su un totale di 539 pazienti trattati a
diversi dosaggi (8-12-16 mg/die) per trattamenti anche
a medio-lungo termine (da 2 settimane a 1 anno).
Nella maggior parte dei casi sono emersi
effetti collaterali di lieve entità, rappresentati prevalentemente da epigastralgie e pirosi gastrica.
Lornoxicam ha mostrato inoltre un buon profilo di sicurezza e tollerabilità anche quando impiegato
in particolari gruppi di pazienti come anziani, epatopatici, nefropatici, e soggetti con carenza di glucosio-6fosfato-deidrogenasi. Infatti, grazie all’emivita particolarmente breve, lornoxicam, diversamente agli altri oxicam, presenta un rischio minore di accumulo, particolarmente temibile in tali categorie di pazienti, e quindi
non è necessario un adeguamento della posologia.
Posologia
In base ai risultati degli studi condotti in
pazienti con dolore acuto da moderato a grave si consiglia una dose iniziale di 16 mg (2 cpr) seguita da di
8 mg (1 cpr) fino ad un massimo di 32 mg nelle prime
24 ore. Le dosi successive non dovrebbero poi superare i 16 mg/die. Nelle affezioni reumatiche infiammatorie e degenerative la dose giornaliera raccomandata
è di 8-16 mg/die.
1° giorno
Dopo il 2° giorno
Dolore acuto post-traumatico moderato-grave
2 cpr +1 cpr
(16 mg + 8 mg )
(max 32 mg)
1 cpr (8 mg)/bid
Dolore da riacutizzazione forme reumatiche
infiammatorie e degenerative
1 cpr (8 mg)/bid
1 cpr (8 mg)/bid
9
Figura 3.
Valutazione endoscopica
tramite punteggio EGDS
al termine del trattamento
con lornoxicam (8 mg/bid)
e naprossene (500 mg/bid)[14].
VOLUME 1 - N. 2, 2007
tologia dolorosa articolare tipica delle
riacutizzazioni flogistiche osteoartrosiche e delle patologie reumatiche
infiammatorie croniche.
Anche in ambito odontoiatrico per
il trattamento del dolore flogistico e da
estrazione dentale e nei reumatismi
extra-articolari quali tendiniti, borsiti e
miositi su base infiammatoria lornoxicam
può essere validamente impiegato.
Maneggevolezza e sicurezza sono
infine punti di forza di lornoxicam, che può
quindi essere utilizzato anche in particolari categorie di pazienti a rischio, quali
anziani e soggetti con insufficienza epatica
o renale.
Bibliografia
1. Pruss P et al. Postgrad Med J, 1990; 66 (Suppl.4): 18-21
2. Benstein RM et al. Eur Journal Rheumatol Inflam, 1992; 12
(3): 1992
Conclusioni
Grazie al suo meccanismo d’azione caratterizzato da una potente attività antinfiammatoria abbinata ad un marcato effetto analgesico, lornoxicam è indicato in numerose situazioni cliniche caratterizzate da
dolore acuto su base flogistica. Rappresenta pertanto
un farmaco di prima scelta nel trattamento del dolore
correlato ai processi infiammatori acuti soprattutto in
ambito ortopedico-traumatologico.
La capacità del farmaco di distribuirsi preferenzialmente a livello del liquido sinoviale, lo rende
particolarmente indicato nel trattamento della sintoma-
10
3. Sacerdote P. 30° National Congress Italian Pharmacological
Society, Genova 30 May-2 June 2001
4. Berg J et al. Inflamm Res, 1999; 48: 369-379
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14. Aabakken L et al. Aliment Pharmacol Ther, 1996; 10: 151-156
VOLUME 1 - N. 2, 2007
GRÜNENTHAL CON IL MEDICO,
PER IL PAZIENTE
Pietro Cazzola
Specialista in Anatomia e Istologia Patologica
e Tecniche di Laboratorio
Milano
infezioni, della ginecologia e nei comparti della dermatologia e della terapia della vertigine.
Le risorse e le competenze del gruppo assicurano oggi la possibilità di mettere a disposizione della
classe medica italiana numerosi ed innovativi farmaci
da prescrizione nelle aree terapeutiche della algologia,
delle infezioni, della ginecologia e della dermatologia
con una forte attenzione ai bisogni espressi dal paziente ed un attento impegno alla responsabilità sociale.
I prodotti Grünenthal sono commercializzati
in oltre 80 Paesi e il numero delle filiali è in continua
crescita. Grünenthal occupa a livello mondiale, circa
5.000 persone che hanno dato un grande contributo
per il successo della Società.
Nella struttura italiana di Grünenthal operano circa 500 persone. La Sede centrale è a Milano,
mentre il complesso industriale, un polo di produzione
che copre oltre 50.000 m2, è situato a Origgio.
Il "focus" dello stabilimento di Grünenthal in
Italia è la fabbricazione e il confezionamento di forme
farmaceutiche orali.
Il polo produttivo italiano è il “Centro di
Eccellenza GMP” per le formulazioni solide orali del
Gruppo Grünenthal.
Consulta il sito www.grunenthal.it
Negli anni cinquanta, nascono in Europa
due realtà aziendali caratterizzate da uno stile gestionale serio, innovativo e con un forte impegno nella
ricerca: Grünenthal in Germania e Formenti in Italia.
Nel 1996 le due organizzazioni si uniscono con una
scelta strategica destinata ad accentuare la dimensione internazionale e la competitività del gruppo nell'ambito della ricerca per affrontare le sfide di oggi e del
futuro attraverso proposte innovative.
Il gruppo Grünenthal-Formenti è oggi una
delle prime quaranta aziende farmaceutiche in Italia ed
ha maturato una specifica competenza e un’attiva presenza nelle aree terapeutiche della algologia, delle
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VOLUME 1 - N. 2, 2007
La collaborazione della Direzione Medica con gli Istituti di Ricerca italiani
è in continua espansione e si concretizza in molteplici progetti clinici, in collaborazione con oltre 100 Centri Universitari ospedalieri, che lavorano a tutte le fasi dello
sviluppo di nuovi farmaci.
Gli obiettivi che Grünenthal persegue in Italia sono: rafforzare la leadership nel campo della terapia del dolore, consolidare la propria presenza nelle aree
dermatologia, antiinfettivi e sistema nervoso centrale, ma soprattutto espandere l’intervento in nuove aree terapeutiche come la ginecologia.
Nei laboratori Grünenthal è stato sviluppato il Contramal (tramadolo),
principale analgesico centrale nella terapia del dolore.
Sempre nei farmaci analgesici particolare rilievo riveste Transtec, il primo sistema
transdermico a base di buprenorfina.
Nell’area del sitema nervoso centrale, l’impegno è focalizzato al trattamento della vertigine (Microser) e alla terapia dell’ansia con preparati benzodiazepinici di riferimento.
Una nuova linea di prodotti è completamente dedicata alla salute della
donna attraverso tutte le fasi della vita: controllo anticoncezionale, gravidanza, allattamento e menopausa.
La filosofia di Grünenthal è contribuire in modo significativo al miglioramento della qualità di vita, grazie alla capacità di interpretare i bisogni del paziente
attraverso una stretta partership ,con la classe medica.
OMNIA MEDICA
INFORMAZIONE CONTINUA IN MEDICINA
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