idee per la buona politica

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IDEE PER LA BUONA POLITICA
Di seguito alcuni “estratti” dalle idee/proposte sulla buona politica di intellettuali, giuristi, giornalisti,
politici trovati su siti e articoli apparsi in questi mesi sui media.
Ovviamente questa raccolta non comprende tutto ciò che è apparso sull’argomento negli ultimi mesi, ma
costituisce sicuramente un “ricco spaccato” del dibattito in corso.
SFIDUCIA NEI PARTITI – NUOVE FORME DI RAPPRESENTANZA
Dal “Manifesto per un soggetto politico nuovo” di Ginzborg, Rodotà e Luciano Gallino
(...)Bisogna riscrivere le regole della democrazia, aprirne le porte, abolire la concentrazione del potere ed i
privilegi dei rappresentanti, cambiarne le istituzioni. E allo stesso tempo bisogna inventare un soggetto nuovo
che sia in grado di esprimersi con forza nella sfera pubblica e di raccogliere questo bisogno di una nuova
partenza (…)Oggi la politica in Italia, ‘il palazzo’ per intenderci, non rappresenta affatto parti intere del
paese.(...)proponiamo un nuovo percorso in cui i cittadini riescano ad appropriarsi, attraverso processi
democratici diversi, del potere di contare e di decidere.(…)Un gruppo sempre più grande di cittadini qualificati,
informati e attivi decideranno di farne la loro bandiera.
(...)Oggi le decisioni sono sempre prese altrove – non a livello comunale ma regionale, non nel parlamento
romano ma a Bruxelles, non a Bruxelles ma a Francoforte, non alla BCE ma dai ‘mercati’ (...)Bisogna innescare un
processo opposto che destituisca, decostruisca, ceda, decentri, abbassi, distribuisca, diffonda il potere. Bisogna
riaffermare la validità della dimensione territoriale locale, espandendo tutti quegli spazi in cui il governo e il
cittadino sono vicini l’uno all’altro (…) La democrazia rappresentativa ha bisogno, dunque, sia di una sua riforma
interna in senso proporzionale, sia di essere arricchita da nuove forme di democrazia partecipativa(…)I partiti
politici attuali sono così diventati organizzazioni completamente anacronistiche rispetto ad un modello di
democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega(…). Il soggetto nuovo, nelle sue regole
e pratiche, dovrebbe mettere l’accento sull’inclusione.(…) Dentro questo spazio, non più separato dalle istanze
della società, si muoverebbe una pluralità di attori politici nuovi.
Da Vannino Chiti, Vice Presidente Senato - “Necessità e solitudine della buona politica”
(..)La buona politica (…) avrebbe bisogno di concentrare intelligenza, passione, energia attorno a questioni di
rilievo ed invece si trova prigioniera della autoreferenzialità degli schieramenti. (…) Necessità di ridefinire i valori
ideali, per restituire speranza, fiducia nel futuro senza di cui ogni impresa per migliorare il mondo diviene un
vano sogno. La buona politica soffre di solitudine perché sta indebolendosi la partecipazione. (...)Niente
giustifica la non partecipazione alla politica. Se la politica è prevalentemente cattiva e rende marginale o irrisa
quella buona, è prima di tutto responsabilità nostra come cittadini. Il nostro impegno, il nostro dovere di
informarci, dire la nostra, partecipare, scegliere renderebbe la politica migliore, le istituzioni più vicine ai
cittadini, gli eletti con il nostro voto più competenti, rigorosi, coerenti. Il nemico più grande non solo della buona
politica ma della stessa Costituzione è l'indifferenza.
Dalla Fondazione FARE FUTURO
L’egemonia del presente domina lo spazio del dibattito nel nostro paese. (…) Immaginare una politica capace,
attraverso decisioni alte e partecipate, di pensare le ricadute di ogni singola scelta sulla generazione futura (…).
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Da Ferruccio De Bortoli “Classe dirigente e futuro del Paese” – Corriere della Sera 10 giugno 2012
Nel nostro Paese ha perso di significato il concetto di una classe dirigente responsabile, preoccupata anche
dell’interesse generale (…) fiera di dirigere, non sfacciata nell' esigere. Dedita per prima a dare il buon esempio
(…) Le élite italiane sono forti nel consenso e deboli in competenze; (…) il ricambio avviene ancora troppo per
cooptazione (…)Chi ha a cuore il futuro del Paese, la formazione di una classe dirigente di qualità, le riforme e il
ritorno alla crescita, ha molto di che preoccuparsi.
Da Roberto Formigoni – Corriere della sera 13 giugno 2012
“C’è bisogno di riforme e federalismo vero, serve un clima di responsabilità nazionale per fare almeno le più
profonde e ineludibili riforme istituzionali, una è il presidenzialismo, possibilmente entro questa legislatura”
Dai “Post It” - Luca di Montezemolo
La crisi rende necessario per ognuno di noi dare un contributo per tenere unito il Paese e a fare gli interessi
generali, mettendo da parte gli interessi di bottega. Tutti insieme pensiamo al bene comune e ad avere unità
d’intenti (…) Rifondiamo il rapporto tra politica e cittadini, per dare agli italiani la possibilità di contribuire a
determinare la legge elettorale e la forma di Governo, attraverso referendum confermativi. (...)
Richiamo il passo in avanti di una nuova classe dirigente e forse di una nuova generazione, non di questo o d
quel presunto super-uomo.
(...) Prima di voler cambiare gli italiani (…) dobbiamo cambiare lo Stato.
Formiamo una nuova classe dirigente e mandiamo a casa gli storici protagonisti della politica.
Da UDC, Alessandro Boggian
(…) I partiti politici hanno il dovere di intercettare la domanda di buona politica e chiedere ai cittadini (…) di
scendere in campo per rinnovare il paese e le sue istituzioni. (…) La buona politica deve essere fatta di
competenza , spirito di servizio, buon senso, giustizia sociale, pragmaticità e dall’idea fondamentale che ciascuno
è responsabile ella comunità presente, in cui vive ed opera e della comunità futura che lascerà in eredità ai
propri figli (…) spetterà proprio alla società civile, …. Il compito di impegnarsi per essere motore di quel
cambiamento.
Dai Verdi ecologisti - “Decalogo per una buona politica”
(…)Per la disaffezione all’impegno politico e la distanza fra una classe dirigente, le istituzioni e i cittadini,
servono: la riforma della politica, il suo rinnovamento, l’ispirazione democratica e la volontà di partecipazione,
l’esperienza individuale, l’apporto dei movimenti territoriali, un movimento collettivo basato su principi quali la
trasparenza, onestà, buonsenso, concretezza e in primo luogo spirito di servizio per la propria comunità.
I valori fondanti: “- lo spirito di servizio e senso del dovere;- trasparenza e coerenza;- integrità e sobrietà delle
persone;- il rispetto della legalità e delle regole, contrastando ogni forma di connivenza con le attività di tutte le
mafie;- partecipazione diretta e coinvolgimento nelle scelte;- cultura democratica e solidarista; - la pacatezza nel
confronto politico e il riconoscimento del giusto.
I modelli di comportamento: - la responsabilità e la trasparenza, la tempestività nelle decisioni e nell’operatività,
efficienza, efficacia.
Dal Ministro Balduzzi “Ritrovare la buona politica sulle orme di Toniolo”
Tornare ad una “virtuale e logica anteriorità dei fini etico-sociali rispetto a quelli politici”.
Dall’Associazione Giovani Dirigenti Pubblica Amministrazione
Mettere in atto, nella sfera Amministrazione e politica, nuovi sistemi di valutazioni affidabili e trasparenti
(…)Trasparenza, chiarezza delle procedure, buona politica, tavoli di confronto e attività di controllo, (…)Necessità
di una nuova cultura dell’Amministrazione. Occorre migliorare la PA, ristabilendo un nuovo “patto di fiducia” con
i cittadini, secondo i principi di efficienza e trasparenza.
Da “Un rinascimento civico ed economico” di Massimo Brambilla, 15 marzo 2012
(...)Italia Futura ha proposto in questi anni soluzioni (…)Un progetto che passi sia attraverso il sorgere di una
nuova classe politica capace di comprendere le opportunità nascoste nei cambiamenti in atto nel quadro
economico globale (…)Sta a ciascuno di noi decidere se vogliamo investire nel futuro del nostro Paese a
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vantaggio nostro e delle generazioni che seguiranno, anche adottando processi di riforma che per essere efficaci
possono essere impopolari. Scendere in campo o rimanere negli spogliatoi è una scelta individuale di ogni
italiano.
Da “TODI 2” (Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro:
Movimento Cristiani lavoratori, Confcooperative, Confartigianato, Compagnia delle Opere, ACLI, CISL,
Coldiretti, portavoce Natale Forlani)
Il Manifesto "La Buona Politica per tornare a crescere" intende costruire un punto di riferimento per tutti coloro
che, preoccupati della spirali in cui l’Italia e l’Europa sembrano destinate ad avvitarsi, intendono
responsabilmente contribuire a delineare una nuova visione e una nuova pratica politica.
Chiedono a tutte le persone di buona volontà di aderire, un Movimento di popolo, ancorato ai valori ed alle
radici che lo hanno fatto crescere, disponibile alle innovazioni che lo possono rendere protagonista.
La politica è spazio privilegiato per la costruzione del bene comune, ovvero del bene di tutti e di ciascuno, e
quindi come forma di carità.
La buona politica promuove
.. la libertà e la giustizia, sa rispettare i valori e interpretare i bisogni del popolo, sa tenere nel giusto equilibrio le
dimensioni dei diritti e dei doveri, sa trovare la strada della crescita nell’equità senza lasciare indietro i poveri, sa
promuovere la vita e valorizzare la ricchezza come motore dello sviluppo, sa riconoscere il merito e mettere a
frutto i talenti(…)
La responsabilità spinge a partecipare alla costruzione di un ambiente favorevole alla libera espressione delle
persone, alla ricerca di una mediazione sociale tra opzioni e interessi diversi nella direzione del bene comune(…)
Il loro paradigma di riferimento è fondato sugli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa.(…)
Al centro dell’iniziativa politica vi sia una visione positiva della persona umana, vista come soggetto autonomo e
responsabile capace di intraprendere e di cooperare per il bene comune, e del ben-essere che consiste nella
possibilità di usufruire in modo adeguato di una varietà di beni individuali, relazionali, comuni e culturali.
(…)Per una politica buona e moderata chiedono e sostengono una politica capace di rafforzare valori popolari
condivisi e di mobilitare grandi energie comunitarie.
Una politica coraggiosa e lungimirante, una politica saggia, una visione sobria dell’esercizio del potere.
Promettere solo ciò che è in grado realisticamente di garantire e realizzare. Favorire la crescita degli ambiti di
partecipazione democratica e l’assunzione di responsabilità sociale da parte delle persone e dei gruppi
organizzati. Sostenere, sulla base del principio di solidarietà, la cooperazione nel perseguimento del bene
comune. Rispettare il pluralismo ideale ed economico, oltre che le specifiche autonomie. Il destino di una
comunità nazionale dipende dalla capacità dei suoi membri di sviluppare liberamente valori condivisi.
Dalla Confcommercio
Patto con la buona politica per far crescere meglio e di più questo paese: un patto tra pubblico e privato, perché
il pubblico faccia meno ma meglio e affinché i privati assumano nuove responsabilità di origine generale.
Da Giuseppe De Rita: “Noi sudditi di poteri sempre più lontani”
È corrente, in questo periodo, la spiacevole sensazione di essere dei sudditi, ma molto poco governati. (..) non ci
sono in giro protagonisti abbastanza forti. I soggetti politici (i partiti, ma non solo) si rifugiano in una mediocre
autoreferenzialità, accodandosi a una logica di governo legittimata prevalentemente da fenomeni e decisioni che
si svolgono altrove. Il «popolo», formalmente ancora titolare di ogni democratica sovranità, finisce per
sottostare a poteri sempre più alti e lontani. Non sorprende che si vada affermando una struttura del potere, sia
internazionale che nazionale, che tende a slittare in alto, mentre i circuiti intermedi (europei e nazionali, politici
o istituzionali) restano in una configurazione ambigua: si presentano cioè come un insieme di «gironi»
sovrapposti uno sotto l' altro in orizzontale, senza che si attui una significativa comunicazione fra loro.(…) Una
volta era la politica che sapeva gestire la connessione verticale dei vari «gironi». Oggi nessuno sa più fare il
«lavoro in verticale» e i singoli circuiti intermedi sono abbandonati a se stessi. Chi non ha voglia di adattarsi a un
futuro di pura sudditanza ai pochi apicali regolatori delle costellazioni farebbe allora bene se anzitutto si
liberasse della ormai asfissiante orizzontalità che regna nei vari gironi di potere intermedio; se esplorasse gli
spazi di un recupero di un lavoro (anche politico) in verticale. Ma esso non è ancora nell' orizzonte di attenzione
delle nostre classi dirigenti, da decenni prevalentemente relazionali e orizzontali.
Da Piero Ostellino – la centralità della persona
da Machiavelli a Croce: «autonomia della politica dalla morale »; ovvero, la prevalenza del principio di realtà sul
moralismo, delle «dure repliche della storia» sul dover essere.
(…)La differenza fra affrontare «il mondo come è» dell’uomo politico e quello del tecnico che si muove secondo
gli schemi del «mondo come dovrebbe essere». L’uomo politico si preoccupa delle conseguenze delle proprie
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azioni a breve termine, mentre il tecnico bada a tener fede, agli schematismi della teoria economica e agli
imperativi moralistici alla cui realizzazione crede di essere stato preposto dalla collettività, se non proprio come
«inviato da Dio».
(..) E’ saggio chiedersi se il difetto non stia nell’Ordinamento giuridico e nel sistema politico usciti dalla pur
meritoria Costituente del 1947, quando il mondo non era propriamente quello di adesso. La crescita non la si
produce per decreto, ma allargando i confini entro i quali si concretano l’autonomia e le capacità creative della
società civile. Lo statalismo, qui, non è la soluzione, ma il problema. Si metta, dunque, mano alla riforma dello
Stato partendo dalla revisione del suo Ordinamento giuridico, ripristinando lo Stato di diritto, oggi latente, nel
segno dell’individualismo metodologico, cioè del primato della centralità e dell’autonomia della Persona.
(…) Gli italiani hanno mostrato di non credere più alle promesse, ma di volere fatti, fatti, fatti all’insegna di
un’espansione delle loro libertà.
Da Decalogo per i politici dei Giovani DC - Decalogo del buon politico
1. La politica arruola ottimi artigiani e pessimi mestieranti. Non sempre sono nobili i motivi che orientano la
preferenza dei cittadini a fare parte dell’uno o dell’altro gruppo.
2. La menzogna finisce smascherata e, sempre immorale, è dannosa più di quanto si presuma utile.
3. Dir di no costa ma è utile. A richieste onerose per la comunità il no, pur doloroso, oltre che doveroso, è utile.
4. Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male perché eccita la vanità e altera la percezione della realtà.
5. Vinci la tentazione di ignorare la legge col pretesto del vantaggio politico.
6. Non pensare di essere indispensabile e guardati da chi t’illude dandoti a vedere di crederlo.
7. L’attaccamento al denaro spinge a trascurare i propri doveri; è dunque impedimento all’impegno in politica.
8. Non abbondare in discorsi ampi e programmatici; pure gli uomini politici realizzano meno di quanto credono e
in tempi più lunghi di quel che sperano. Lascia la parola ai fatti.
9. La folla applaude e protesta: non inorgoglirti se applaudito e non affliggerti se osteggiato.
10. Il miglior modo per chiudere la giornata, anche per l’uomo politico è l’esame di coscienza.
Da Matteo Renzi Leopolda 2011 – big bang
ottobre 2011 -Ne abbiamo dette di tutti i colori - Riformare la politica e le istituzioni
La politica non sia la via breve per avere privilegi e una buona pensione.
Eliminiamo la classe politica corrotta.
Da Tracce – rivista di Comunione e Liberazione - Quando torna la politica?
Governi tecnici. Parlamenti in affanno. E poi il peso dei mercati, delle agenzie di rating, dell’euroburocrazia: le
scelte decisive per la vita dei popoli vengono prese sempre più spesso da «altri». Non eletti. I partiti stanno
progressivamente perdendo il rapporto con la gente.
Partiti servitori dei tecnici, finti, inutili, costosi, sfibrati dalla lunga campagna di delegittimazione anti-casta.
Comunione Liberazione mette tra le priorità della politica, la necessità di «sostenere chi costruisce un bene per
tutti»: ovvero fatti, esempi, persone che vanno in questa direzione.
Sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia: «I partiti italiani sono in una condizione di irrilevanza. Manca il
«discorso sull’Italia». Questa politica è lo specchio di un Paese in declino, sempre più mediocre. Per cambiare
servono dirigenti di qualità, non cooptati ma selezionati dopo aver dimostrato il loro valore in vere battaglie
politiche, che conoscano la situazione e siano capaci di spiegare, mobilitare, scegliere.
Giuliano Ferrara: I partiti? Teatri di guerre interne, ambito di accaparramento di tessere, fonte di intralcio al
buon governo, luoghi dove ancora si ruba.
Paolo Franchi: La politica oggi è un termitaio, una costruzione vuota. La politica si è suicidata e viene avvertita
come inessenziale per colpe proprie. La questione democratica è aperta: il popolo spodestato insorge anche con
violenza. Franchi immagina un uomo, un gruppo, una forza che si leva, dice qual è la sua visione forte per uscire
dal declino, e su questa misurarsi. La politica ha ammainato bandiera, i partiti si sono ritirati.
Ma i politici sono convinti del contrario.
Enrico Letta e Raffaello Vignali: La politica non se n’è mai andata.
Enrico Letta : questo vuoto è temporaneo. Una fase di transizione, fatta apposta per fare venire fuori chi ha
idee. Immagina una Terza Repubblica dove la buona politica conterà più dei partiti
Raffaello Vignali: I partiti non sono scomparsi. Il bene comune è stato anteposto agli interessi di parte. La
politica non ha abdicato. Ora deve recuperare il rapporto con gli elettori. Don Giussani disse 25 anni fa: o il
potere è determinato dalla volontà di servire l’uomo, oppure mira solo al suo scopo, si inaridisce e diventa
impotenza o prepotenza. Gli ideali ci sono, ma non bastano.
Piero Sansonetti, direttore de Gli Altri (sinistra quotidiana): «La democrazia oggi è sospesa: rinunciando alla
politica si compie un passo indietro. La convivenza civile rinuncerebbe al punto più alto raggiunto nella
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regolazione dei rapporti umani. La grande alleanza tra tecnocrazia e finanza ha preso il potere ceduto dalla
politica. Ci vorranno tempo (almeno una generazione), idee e persone perché la politica riprenda il proprio
posto.
Da Damiano Zoffoli -Economista dell’Università Bicocca di Milano
La buona politica come rimedio all’antipolitica, è la sfida che abbiamo davanti
In questa crisi, si sente tanto la mancanza di una classe dirigente che sia di nuovo capace di bene comune. C’è un
fenomeno tutto interno alla classe dirigente, non solo italiana, su cui non si riflette abbastanza. È la teoria della
“selezione avversa”, introdotta dal premio Nobel per l’Economia George Akerlof nel 1970. Quest’economista
americano dimostrò che in molte situazioni reali il mercato non premia i migliori né il merito ma, se lasciato a se
stesso, tende ad attrarre e selezionare i peggiori o, nelle sue parole, i lemons (i “bidoni”): in un mondo reale
un’istituzione o un’organizzazione attrae un tipo di persone o un altro in base ai segnali che essa emette.
Qualsiasi organizzazione nel selezionare il suo personale deve fare molta attenzione ai segnali che dà, perché il
primo strumento di selezione è il segnale stesso. Quando allora una società ci rappresenta quotidianamente una
classe dirigente politica caratterizzata da privilegi, inevitabilmente tende ad attrarre verso la politica individui
interessati, più della media, a quei privilegi e, conseguentemente, poco motivati dal bene comune.
Se oggi la politica vuole rinnovarsi, ed essere all’altezza delle nuove sfide, deve iniziare a dare segnali diversi,
soprattutto ai giovani. Serve una liberazione delle forze innovative della società e dell’economia civile,
chiamando la fitta rete di associazioni e movimenti, di cui è ricco il nostro Paese, ad un nuovo protagonismo.
il capitale più importante è costituito dalle persone e dai loro “carismi” (doni). E noi non usciremo bene da
questa crisi senza un nuovo protagonismo del civile, e delle sue persone.
Da Confindustria
Giorgio Squinzi
Serve buona politica come «arte di governare», con il «coraggio» di assumersi la responsabilità di scelte
«dolorose, impopolari». Si può paragonare la guida di un Paese all'esperienza quotidiana di chi dirige una
azienda. «Usciamo dalla cultura prevalente del dire rispetto al fare».
Jacopo Morelli: Chiede rinnovamento alla classe politica: abbiamo bisogno di classi dirigenti preparate.
Da Nicola Rossi – Presidente - Istituto Bruno Leoni
Recente pubblicazione del volume: Sudditi. Un programma per i prossimi 50 anni, edito dall’Istituto
Bruno Leoni.
Si tratta di un manifesto liberale a più mani, per un Paese che liberale non è mai stato. Una serie di saggi su
un temi legati da un filo rosso: sempre, lo Stato è il sovrano, spesso assoluto, e il cittadino è il suddito.
Sudditi è un viaggio in un’Italia in cui lo Stato è rimasto ancora il Sovrano e i Cittadini sono rimasti, appunto,
Sudditi. In cui si è perso quello che Cavour chiamava il “senso della libertà”. Per uscire dalla crisi, quella di
oggi ma anche quella di ieri, gli italiani devono tornare a essere Cittadini.
Mai su un rapporto di parità. Una costante storica della politica e dell'amministrazione pubblica italiane,
sostenuta, appunto, dall'idea che lo Stato e chi lo occupa (i partiti e i funzionari) la sappia sempre più lunga
sul bene dei cittadini, e per questo sia legittimato a limitarne le libertà. Dobbiamo tornare a dividerci, anche
su basi ideali. Non è vero che tutto è uguale. Il mondo è diviso tra coloro che ritengono di sapere meglio di
me qual è il mio bene e coloro che ritengono che la scelta vada lasciata a ogni individuo. Questa deve
diventare una discriminante ideologica. Vuole creare uno spazio, un po' culturale e un po' politico, nel quale
i liberali italiani possano ritrovarsi. Ed essere influenti. Gli sembra il momento giusto: il rapporto tra Stato e
cittadini è probabilmente il maggiore punto di frizione innescato dalla crisi. Solo con un ripensamento
profondo del rapporto fra Stato e cittadino, solo comprendendo che non è il cittadino che deve essere al
servizio della macchina pubblica ma è quest’ultima che deve semmai attenersi a pochi, semplici compiti
espressamente delegati dalla società, potremo sperare di uscire a testa alta da una crisi che per l’Italia
precede la crisi dell’euro – e che ha dimensioni davvero tipiche e peculiari del nostro Paese.
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NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONE
Dal “Manifesto per un soggetto politico nuovo” di Ginzborg, Rodotà e Luciano Gallino
Troppe volte la partecipazione ha assunto il volto dello ‘sfogatoio’(…). Il Laboratorio Napoli “Per una Costituente
dei beni comuni” prevede sedici consulte divise per macro-aree che si interfacciano con i singoli assessorati
attraverso il ruolo dei facilitatori (…). Un altro esempio di partecipazione è il referendum on line(…) Un altro
ancora viene chiamato PARTY (partecipazione attiva riunendo tavoli interagenti). E’ un metodo ispirato a due fra
i più diffusi (Town meeting e Open Space Technology). Tra le forme di democrazia partecipativa, quella di Porto
Alegre in Brasile è una delle più convincenti: la partecipazione è calendarizzata, prevede un gran numero di
luoghi e livelli di partecipazione, (…)perché è un processo, non un momento, che contribuisce così alla
formazione di un prezioso capitale per qualsiasi democrazia(...).
Dai “Post It” di Luca Cordero di Montezemolo
Occorre riportare il cittadino al centro della vita pubblica della nostra nazione.
Da Massimo Cacciari:
“Il fare politica impegna tremendamente:, la politica come vocazione e come professione.(…) Il politico di
professione è un centauro, è doppio (…).
Da “Cantiere Italia” di Italia Futura (Nicola Rossi, Carlo Calenda, Andrea Romano, Francesco Bonami)
(…..) aprire un cantiere per la costruzione di un fronte liberale e democratico intorno a pochi e chiari obiettivi (…)
il ritiro di Berlusconi fornisce la possibilità di ricomporre un ampio fronte politico e culturale intorno a un
progetto per il paese capace di dare rappresentanza a milioni di cittadini che non credono che la risposta ai
problemi dell’Italia si trovi riesumando ricette vecchie e usurate. (…)Manca in Italia una forza politica che abbia il
coraggio di interpretare, e rivendicare, la globalizzazione per quello che in effetti è: un grande progetto di
espansione dei valori e delle economie dell’Occidente, con effetti benefici sul resto del mondo (….)
Giacimenti alimentati da cittadini che hanno capacità di ogni genere, dal tempo alla conoscenza alle competenze
professionali, dalle esperienze alle reti di relazioni, e che devono essere lasciati liberi di esprimere fino in fondo il
proprio potenziale. (…) È urgente attivare risorse e pensiero contro la visione declinista: da troppo tempo la
politica ha smesso di mobilitare le passioni e le idee. L’Italia non è condannata solo a difendersi dalle incognite
del futuro ma possa e debba valorizzare le proprie potenzialità tanto e più degli altri grandi paesi europei. Per
proporre un progetto vincente e credibile, quelle forze dovranno costruire, con reciproco rispetto e apertura, un
messaggio e un programma convincente, capace di raccogliere consensi oltre gli steccati tradizionali degli
schieramenti della seconda Repubblica e le nostalgie delle Prima.
(…) “Maratona Italia”, una lunga gara di resistenza dove tante persone partecipano, dove arrivare è la cosa
importante. Dobbiamo allenarci alla responsabilità, alla condivisione degli obiettivi, dei successi, delle sconfitte e
delle colpe, al dialogo all’ottimismo, alla coerenza, politica, civile, sociale, al rispetto. Per correre una maratona
verso il futuro bisogna però anche essere capaci di costruire la nostra muscolatura politica ed istituzionale,
spesso debolina assai. Dobbiamo riuscire a ritrovare concentrazione culturale, spessore morale, entusiasmo
collettivo.
Da “Nuove forme di partecipazione e rappresentanza per la Terza Repubblica” di Italia Futura, Marco Simoni
(…) Una vera terza Repubblica nascerà quando cesserà l’obiettivo della sopravvivenza di gruppi di potere, e si
sforzeranno di adattarsi alla realtà del paese da rappresentare. Per fare questo, sono necessarie: la
partecipazione individuale dei cittadini e quella collettiva di gruppi e associazioni che devono poter mantenere la
loro identità. Promuovere leadership vere, legittimate da un consenso democratico e una vera competizione
delle idee e degli interessi.
Da La Scossa - think tank di manager, docenti universitari, imprenditori, professionisti del settore pubblico e
privato che hanno un'età compresa tra i 35 e i 45 anni. E’ un’iniziativa innovativa, che chiama a raccolta la
generazione-chiave per il presente e per il futuro prossimo dell'Italia
Hanno redatto un Manifesto: Una scossa per riaccendere l’Italia e gli italiani
(…)Alla classe politica sono clamorosamente mancate, finora, visioni ed energie per rilanciare il Paese. L’Italia ha
già consumato la sua rendita: nessuna scelta strategica, nessuna riforma coraggiosa. Eravamo un Paese che
coltivava leadership. Oggi siamo un Paese che si consuma nelle followership.
Il nostro Paese è stato la vittima della “trappola del consenso”.
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(…)Dobbiamo accendere i riflettori sul ceto medio, in particolare sui lavoratori dipendenti del settore privato e di
quello pubblico. Sono loro la risorsa-chiave per il rilancio dei nostri consumi e delle nostre aspettative verso il
futuro. Oggi la middle class italiana è impoverita e sfiduciata, si sente tartassata e “tradita”, cerca e non trova
una vera rappresentanza politica dei propri interessi. (…) Dobbiamo diffondere la cultura della misurazione,
perché la valutazione delle nostre azioni sia oggettiva, trasparente e soprattutto concreta. (…)Il nostro Paese ha
bisogno di una scossa d’ambizione e d’orgoglio, di innovare e di pensare in grande, di costruire qualcosa che non
c’era, di esempi credibili - di persone oneste e di italiani che abbiano voglia di battersi per lasciare ai figli più
speranze che debiti.
Da Matteo Renzi - BIG BANG giugno 2012 - Lettera inviata ai sindaci PD
(…) Non basta parlare solo di primarie e ricambio generazionale. Che c’è bisogno di altro. È tempo di cambiare.
Gli amministratori locali, in questi giorni, sono i veri protagonisti della tenuta del Paese. Possiamo far bene o
possiamo sbagliare: ma noi ci siamo. Può sembrare una provocazione, lo so, ma i veri tecnici siamo noi. La
tecnica non è il contrario della politica: la tecnica è uno strumento a servizio della politica. C’è la casta di chi sta
rinchiuso nei palazzi dell’amministrazione centrale e c’è l’anticasta di chi tutti i giorni incontra cittadini, parla,
ascolta. Non è il tempo delle verità prestabilite e non abbiamo bisogno di soloni che ci indichino la via.
L’innovazione profonda, non il sistema dell’usato sicuro. (…) Noi vogliamo restituire un orizzonte all’Italia, un
Paese pieno di talenti e opportunità.
Da Matteo Renzi - Leopolda 2011 – big bang - ottobre 2011
Ne abbiamo dette di tutti i colori - Riformare la politica e le istituzioni
Anche le organizzazioni degli interessi (dai sindacati alle organizzazioni imprenditoriali) devono tornare a
concentrarsi sulla loro funzione più propria: difendere i diritti dei loro associati.
Da Gustavo Zagrebelsky “La buona politica e la società civile” - MicroMega
“Aristotele: compito della politica soprattutto il creare amicizia» tra cittadini, cioè legame sociale. La virtù
politica è propria di coloro che amano stare "con" le altre persone, non "sopra", nemmeno "accanto" o, peggio,
"altrove". (….)Quando si sente dire che occorre promuovere il rinnovamento della classe dirigente e bisogna
"allevare" nuove leve politiche, il linguaggio tradisce l’orizzonte culturale: quel ricambio che tutti a parole dicono
necessario ma che, secondo l’idea dell’allevamento, è perpetuazione dello status quo che produce cloni.
(…)La società civile è l’insieme delle persone, delle associazioni, dei gruppi di coloro che dedicano o sarebbero
disposti, se solo ne intravedessero l’utilità e la possibilità, se i canali di partecipazione politica non fossero
inospitali, a dedicare spontaneamente e gratuitamente passione, competenze e risorse a ciò che chiamiamo il
bene comune.(…)C’è più sapienza pratica lì che in tanti studi accademici, libri, dossier (…).
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