Basi di matematica per il corso di micro Microeconomia (anno accademico 2006-2007) Lezione del 21 Marzo 2007 Marianna Belloc 1 Le funzioni 1.1 Definizione Una funzione è una regola che descrive una relazione tra numeri, tale da associare a ciascun numero x un unico numero y. Il valore assunto dalla y è dunque dipendente dal valore assunto dalla x. Scriviamo allora: y = f (x) e diciamo che x è la variabile indipendente e y è la variabile dipendente. Una funzione può essere descritta designando la regola di calcolo, per esempio: • “Si prenda un numero e lo si elevi al quadrato”. In questo caso scriviamo: y = x2 • “Si prenda un numero e lo si moltiplichi per due”. In questo caso scriviamo: y = 2 × x. 1.2 Rappresentazione L’andamento di una funzione viene rappresentato per mezzo di un grafico. Normalmente la variabile dipendente è rappresentata sull’asse verticale mentre quella indipendente è rappresentata rappresentata su quello orizzontale. Per esempio nei due casi precedenti abbiamo: 1 y y y = x2 x O y = 2x x O Figura 1 1.3 1.3.1 Proprietà delle funzioni Funzioni continue Una funzione continua è una funzione che può essere disegnata senza mai staccare la matita dal foglio. Una funzione continua non presenta salti. y y x O x O Funzione discontinua Funzione continua Figura 2 2 1.3.2 Funzioni monotone Una funzione monotona positiva è una funzione costantemente crescente. Una funzione monotona negativa è una funzione constantemente decrescente. y y Non monotona Monotona positiva x O O x y y Non monotona Monotona negativa O O x x Figura 3 1.3.3 Funzioni inverse Nel caso di funzioni monotone, ad ogni valore di x corrisponde un solo valore di y (e viceversa). La regola di calcolo che, a partire da una certa funzione y = f (x), ci dice il valore di x per ogni valore di y è chiamata funzione inversa e viene scritta come: x = g (y) . Per esempio data la funzione: y = 2x la sua inversa sarà: 1 x= y 2 3 Nel caso di funzioni non monotone la funzione inversa non esiste perchè ad ogni valore di x può corrispondere più di un valire di y (e viceversa). 1.3.4 Esempi di funzioni inverse Funzione Funzione inversa y =3+x x=y−3 y−1 y =6×x+1 x= 6 √ 2 y=x x = ± y = ±y1/2 x x=5×y y= 5 1.4 Equazioni e identità Una equazione è un’uguaglianza tra una funzione e un numero. La soluzione di un’equazione è data da uno o più valori di x (a seconda del grado dell’equazione). Per esempio, la soluzione della funzione 2x = 8 è x = 4. Un’identità è una relazione fra le variabili valida per qualunque valore delle variabili. Per esempio: (x + y)2 ≡ x2 + y 2 + 2xy 2 (1 + x) ≡ 2 + 2x “≡” è il simbolo di identità. 1.5 Funzioni lineari Una funzione lineare è una funzione del tipo: y =a+b×x dove a e b sono costanti. 1.6 Saggi di variazione La notazione ∆x significa “variazione di x”. Se x varia da x1 a x2 , scriviamo: ∆x = x2 − x1 4 o, in modo equivalente, x2 = x1 + ∆x Se ∆x denota una piccola variazione viene comunemente chiamata “variazione marginale”. Il saggio di variazione (o rapporto incrementale) è il rapporto tra due variazioni. Se y dipende da x secondo la funzione y = f (x), il saggio di variazione di y rispetto a x è rappresentato come: ∆y f (x + ∆x) − f (x) = ∆x ∆x Il saggio di variazione è dunque la misura della variazione di y al variare di x. Nel caso di funzione lineare il saggio di variazione di y rispetto a x è costante (cioè non dipende da x). Per esempio data la funzione: y = a + b × x, il saggio di variazione è dato da: ∆y a + b × (x + ∆x) − a − b × x b × ∆x = = =b ∆x ∆x ∆x Nel caso di funzione non lineare il saggio di variazione di y rispetto a x dipende da x. Per esempio data la funzione: y = x2 , il saggio di variazione è dato da: ∆y (x + ∆x)2 − x2 x2 + ∆x2 + 2x × ∆x − x2 = = = ∆x ∆x ∆x ∆x2 + 2x × ∆x = ∆x + 2x = ∆x In questo caso il saggio di variazione dipende da x e dalla misura della variazione stessa ∆x. Se ∆x è molto piccolo, può essere approssimativamente considerato uguale a zero e può essere ignorato. 1.7 Inclinazione e intercetta Dal punto di vista della sua rappresentazione grafica, il saggio di variazione di una funzione corrisponde alla sua inclinazione. Nel caso di funzione lineare l’inclinazione è costante. Per esempio data la funzione y = 2x, la sua inclinazione è: ∆y 2 (x + ∆x) − 2x 2x + 2 × ∆x − 2x 2 × ∆x = = = =2 ∆x ∆x ∆x ∆x Nel caso di funzione non lineare, l’inclinazione varia punto per punto (al variare di x). Dunque l’inclinazione in un certo punto viene misurata dall’inclinazione della retta tangente la 5 funzione in quel punto. Per esempio data la funzione y = x2 , la sua inclinazione è: (x + ∆x)2 − x2 x2 + ∆x2 + 2x × ∆x − x2 ∆y = = = ∆x ∆x ∆x ∆x2 + 2x × ∆x = ∆x + 2x = ∆x considerando ∆x infinitamente piccolo esso viene posto uguale a zero. L’inclinazione della funzione in corrispondenza del punto x = 4 è uguale a 8. Mentre l’inclinazione della stessa funzione in corrispondenza del punto x = 6 è uguale a 12. y y y=2x y=x2 4 1 x O O Funzione lineare L’inclinazione è sempre 2 x 6 Funzione non lineare L’inclinazione è 8 per x=4 L’inclinazione è 12 per x=6 4 Figura 4 Se la funzione è monotona positiva, ∆y e ∆x avranno lo stesso segno (quando x aumenta, anche y aumenta), se invece è monotona negativa, ∆y e ∆x avranno segno opposto (quando x aumenta, y diminuisce e viceversa). Le intercette sono i punti di incontro del grafico della funzione con gli assi. L’intercetta verticale è il punto di incontro con l’asse verticale e corrisponde al punto in cui x = 0. L’intercetta orizzontale è il punto di incontro con l’asse orizzontale e corrisponde al punto in cui y = 0. 6 1.8 Valore assoluto e logaritmi Il valore assoluto di un numero è una funzione f (x) tale che: f (x) = x se x ≥ 0 e f (x) = −x se x < 0 è possibile cioè determinare il valore assoluto di un numero semplicemente eliminando il segno. Il valore assoluto di x si scrive come: |x|. Il simbolo “|.|” è detto modulo di x. Il logaritmo naturale di x rappresenta una particolare funzione di x che scriviamo y = ln x o y = ln (x) . Il logaritmo gode delle seguenti proprietà: ln (xy) = ln (x) + ln (y) ¡ ¢ ln x2 = 2 ln (x) ln (e) = 1 (dove e è la base dei logaritmi naturali e corrisponde a 2.7183). 2 2.1 Derivate Derivata prima La derivata prima di una funzione è il limite del saggio di variazione di y rispetto a x al tendere della variazione di x a zero (cioè per ∆x piccolissimo). La derivata della funzione y = f (x) può essere anche scritta f 0 (x) . Dunque abbiamo: f 0 (x) = f (x + ∆x) − f (x) df (x) = lim ∆x→0 dx ∆x La derivata prima di una funzione è dunque un coefficiente di variazione puntuale o istantaneo e rappresenta dunque l’inclinazione della funzione punto per punto. Nel caso di funzione lineare, essa sarà costante. Per y = 2 + 3 × x : df (x) 2 + 3 × (x + ∆x) − 2 − 3 × x 3 × ∆x = lim = lim =3 ∆x→0 ∆x→0 ∆x dx ∆x 7 Nel caso di funzione non lineare, essa varierà punto per punto. Per y = x2 : (x + ∆x)2 − x2 x2 + ∆x2 + 2x × ∆x − x2 df (y) = lim = lim = ∆x→0 ∆x→0 dx ∆x ∆x ∆x2 + 2x × ∆x = lim = lim (∆x + 2x) = 2x ∆x→0 ∆x→0 ∆x Una funzione viene detta derivabile (o liscia) se: • E’ continua • Esiste ed è finito il limite per ∆x che tende a zero del rapporto ∆y/∆x. In altri termini una funzione è derivabile se non presenta punti di discontinuità, angoli o spigoli. Due casi di funzioni non derivabili sono rappresentate in Figura 6. y O y x 1 O 2 x Continua ma non derivabile per x=2 Non continua e non derivabile per x=1 Figura 6 2.2 Differenza fra saggio di variazione e derivata Il saggio di variazione rappresenta la velocità media di variazione di una funzione. Rappresenta cioè come varia la funzione y = f (x) nell’intervallo ∆x. ∆y f (x + ∆x) − f (x) = ∆x ∆x 8 Graficamente abbiamo: y y2=5 Δy y1=3 O x1 =1 x2 = 4 144442444 43 Δx x Figura 7 Il rapporto ∆y/∆x rappresenta l’inclinazione della retta (indicata dalla linea tratteggiata) che taglia la funzione nei punti (x1 , y1 ) e (x2 , y2 ) . Tale inclinazione è costante nell’intervallo. Invece l’inclinazione della funzione f (x) varia in ciascun punto dell’arco compreso fra i punti (x1 , y1 ) e (x2 , y2 ). L’inclinazione della funzione punto per punto è data dalla derivata della funzione misurata nel punto. Essa ci dice come varia l’inclinazione della funzione al variare infinitesimo di x (per variazioni ∆x infinitamente piccole o tendenti a zero). Si ha quindi il coefficiente di variazione puntuale che rappresenta la velocità istantanea di variazione della funzione: lim ∆y ∆x→0 ∆x = lim ∆x→0 f (x + ∆x) − f (x) = y0 ∆x Graficamente: 9 y y2=5 y1=3 O x1=1 x2=4 x Fugura 8 L’inclinazione della funzione nel punto (x1 , y1 ) è data dalla inclinazione della retta tangente la funzione nel punto (x1 , y1 ) e, come si osserva è maggiore, dell’inclinazione della funzione nel punto (x2 , y2 ) che è data dall’inclinazione della retta tangente la funzione nel punto (x2 , y2 ). Se la derivata prima di una funzione è positiva la funzione è crescente, mentre se la derivata prima è negativa la funzione è decrescente. 10 2.3 Derivate fondamentali Le derivate di alcune funzioni elementari devono essere conosciute per risolvere alcuni esercizi di microeconomia che impareremo a svolgere in questo corso. Funzione Derivata prima y=c y0 = 0 y = f (x) = x y 0 = f 0 (x) = 1 y = f (x) = xn y 0 = f 0 (x) = n × xn−1 n∈N y = f (x) = x2 y = f (x) = x3 y = f (x) = ln (x) y = f (x) = ax y 0 = f 0 (x) = 2 × x1 = 2 × x y 0 = f 0 (x) = 3 × x2 1 x > 0 y 0 = f 0 (x) = x 0 0 y = f (x) = ax × ln (a) y = f (x) = ex 1 y = f (x) = = x−1 x 1 y = f (x) = 2 = x−2 x √ 1/2 y= x=x 2.4 y 0 = f 0 (x) = ex × ln (e) = ex 1 y 0 = f 0 (x) = − 2 = −x−2 x 2 y 0 = f 0 (x) = − 3 = −2 × x−3 x 1 1/2−1 1 −1/2 1 0 0 y = f (x) = x = x = √ 2 2 2 x Derivate di funzioni composte Supponiamo che la funzione f (x) sia esprimibile come il prodotto di due funzioni indicate rispettivamente da g (x) e h (x) . Quindi: f (x) = g (x) × h (x) La derivata di f (x) sarà data da: dg (x) dh (x) df (x) = × h (x) + g (x) × dx dx dx Se invece la funzione f (x) è data dal rapporto fra due funzioni indicate rispettivamente da g (x) e h (x) , cioè, f (x) = g (x) h (x) La derivata di f (x) sarà data da: df (x) = dx dg (x) dh (x) × h (x) − g (x) × dx dx h (x)2 11 In generale, date due funzioni y = g (x) e z = h (y) , chiamiamo f (x) funzione composta se esprimibile come: f (x) = h [g (x)] la derivata di f (x) si ottiene secondo la regola di derivazione delle funzioni composte che è la seguente: df (x) dh (y) dg (x) = dx dy dx Se per esempio y = g (x) = x2 e h (y) = 3 + 2 × y, avremo che f (x) = h [g (x)] = 3 + 2 × x2 Per ottenere la derivata della funzione composta f (x) dobbiamo prima derivare h (y) rispetto a y e poi moltiplicare il risultato ottenuto per la derivata di g (x) rispetto a x. Abbiamo allora: dh (y) d (3 + 2 × y) = =2 dy dy e dg (x) dx2 = =2×x dx dx Quindi: df (x) dh (y) dg (x) = =2×2×x=4×x dx dy dx 2.4.1 Regole fondamentali di derivazione Funzione Derivata prima y = f (x) = g (x) + h (x) y 0 = f 0 (x) = g 0 (x) + h0 (x) y = f (x) = g (x) − h (x) y 0 = f 0 (x) = g 0 (x) − h0 (x) y = f (x) = g (x) × h (x) y 0 = f 0 (x) = g 0 (x) × h (x) + g (x) × h0 (x) g 0 (x) × h (x) − g (x) × h0 (x) y = f (x) = g (x) /h (x) y 0 = f 0 (x) = [h (x)]2 2.5 y = f (x) = 1/h (x) y 0 = f 0 (x) = −h0 (x) / [h (x)]2 con h (x) 6= 0 y = f (x) = h [g (x)] y 0 = f 0 (x) = h0 [g (x)] × g 0 (x) Derivate parziali Supponiamo ora che y dipenda da due variabili indicate da x1 e x2 . Scriviamo allora: y = f (x1 , x2 ) 12 La derivata parziale di f (x1 , x2 ) rispetto a x1 è la derivata della funzione rispetto a x1 ipotizzando che x2 è una costante. Cioè: f 0 (x1 , x2 ) = f (x1 + ∆x1 , x2 ) − f (x1 , x2 ) ∂f (x1 , x2 ) = lim ∆x1 →0 ∂x1 ∆x1 mentre la derivata parziale di f (x1 , x2 ) rispetto a x2 è la derivata della funzione rispetto a x2 ipotizzando che x1 è una costante. Cioè: f 0 (x1 , x2 ) = f (x1 , x2 + ∆x2 ) − f (x1 , x2 ) ∂f (x1 , x2 ) = lim ∆x →0 ∂x2 ∆x2 2 La derivata parziale si indica con il simbolo “∂”. Le derivate parziali godono delle stesse proprietà delle derivate ordinarie. In particolare valgono le stesse regole delle funzioni composte anche se con una modifica. Supponiamo che x1 e x2 sono due variabili dipendenti da una terza variabile z. Definiamo la funzione g (z) come: g (z) = f (x1 (z) , x2 (z)) Quindi al variare di z variano sia x1 (z) che x2 (z) e quindi la derivata parziale di g (z) rispetto a z sarà data dalla somma delle derivate parziali di x1 (z) e x2 (z) rispetto a z. In altri termini: ∂f (x1 (z) , x2 (z)) ∂f (x1 , x2 ) dx1 (z) ∂f (x1 , x2 ) dx2 (z) dg (z) = = + dz ∂z ∂x1 dz ∂x2 dz 2.5.1 Alcuni esempi Funzione Der. parziale rispetto a x1 Der. parziale rispetto a x2 y = f (x1 , x2 ) = x1 + x2 fx0 1 (x1 , x2 ) = 1 fx0 2 (x1 , x2 ) = 1 y = f (x1 , x2 ) = x21 + x2 fx0 1 (x1 , x2 ) = 2 × x1 fx0 2 (x1 , x2 ) = 1 y = f (x1 , x2 ) = x21 + 2 × x2 fx0 1 (x1 , x2 ) = 2 × x1 1 1 y = f (x1 , x2 ) = + 2 × x2 fx0 1 (x1 , x2 ) = − 2 x1 x1 fx0 2 (x1 , x2 ) = 2 y = f (x1 , x2 ) = x1 × x2 x1 y = f (x1 , x2 ) = x2 fx0 1 (x1 , x2 ) = x2 1 fx0 1 (x1 , x2 ) = x2 13 fx0 2 (x1 , x2 ) = 2 fx0 2 (x1 , x2 ) = x1 fx0 2 (x1 , x2 ) = x1 × (− 1 x1 )=− 2 x22 x2 2.6 Derivate seconde La derivata seconda di una funzione è la derivata della derivata di quella funzione. Se y = f (x), d2 f (x) la derivata seconda rispetto a x si scrive o f 00 (x). Per esempio sappiamo che dx2 se f (x) = 2x allora f 0 (x) = 2 se g (x) = x2 allora g 0 (x) = 2x le rispettive derivate seconde sono: d2 f (x) dx2 2 d g (x) dx2 = f 00 (x) = f 0 (2) = 0 = g 00 (x) = g 0 (2x) = 2 La derivata seconda misura la curvatura della funzione. Come vediamo nel paragrafo successivo. 2.7 Concavità e convessità delle funzioni Ritorniamo a considerare una funzione in una sola variabile, y = f (x). Una funzione si dice concava se il segmento che unisce due punti qualsiasi della funzione si trova sempre al di sotto della funzione stessa. Questo vuol dire che la pendenza della curva risulta via via minore per valori crescenti di x. La condizione di concavità può essere anche scritta come: f (x2 ) − f (x1 ) (x − x1 ) + f (x1 ) ≤ f (x) x2 − x1 Graficamente abbiamo: y y2=5 y1=3 O Concava x1=1 x2=4 Figura 9 14 x L’inclinazione della funzione in corrispondenza di x1 è maggiore dell’inclinazione della funzione in corrispondenza di x2 . Una funzione è concava nell’intorno di un punto se la derivata seconda della funzione in quel punto è negativa (e dunque la sua derivata prima è decrescente). Una funzione si dice convessa se il segmento che unisce due punti qualsiasi della funzione si trova sempre al di sopra della funzione stessa. Questo vuol dire che la pendenza della curva risulta via via maggiore per valori crescenti di x. La condizione di convessità può essere anche scritta come: f (x2 ) − f (x1 ) (x − x1 ) + f (x1 ) ≥ f (x) x2 − x1 Graficamente abbiamo: y y2 y1 O Convessa x1 x2 x Figura 10 L’inclinazione della funzione in corrispondenza di x1 è minore dell’inclinazione della funzione in corrispondenza di x2 . Una funzione è convessa nell’intorno di un punto se la derivata seconda della funzione in quel punto è positiva (e dunque la sua derivata prima è crescente). 3 Ottimizzazione Se y = f (x), allora il punto di x∗ sarà detto massimo di f (x) se f (x∗ ) ≥ f (x) per qualsiasi valore di x. Se f (x) soddisfa alcune proprietà di derivabilità, le condizioni perchè ci sia un 15 massimo in x∗ sono: df (x∗ ) dx d2 f (x∗ ) dx2 = 0 condizione del primo ordine ≤ 0 condizione del secondo ordine La condizione del primo ordine stabilisce che la funzione è piatta nel punto x = x∗ . La condizione del secondo ordine stabilisce che la funzione è concava in un intorno del punto x = x∗ . Entrambe le proprietà devono valere perchè x∗ sia un massimo. Se y = f (x), allora il punto di x∗ sarà detto minimo di f (x) se f (x∗ ) ≤ f (x) per qualsiasi valore di x. Se f (x) soddisfa alcune proprietà di derivabilità, le condizioni perchè ci sia un minimo in x∗ sono: df (x∗ ) dx d2 f (x∗ ) dx2 = 0 condizione del primo ordine ≥ 0 condizione del secondo ordine La condizione del primo ordine stabilisce sempre che la funzione è piatta nel punto x = x∗ . La condizione del secondo ordine stabilisce che la funzione è convessa in un intorno del punto x = x∗ . Entrambe le proprietà devono valere perchè x∗ sia un minimo. Graficamente: y O y x* x O x* Minimo in x* Massimo in x* Figura 11 Se consideriamo una funzione in due variabili: f (x1 , x2 ) che soddisfa le condizioni di deriv16 abilità, le condizioni del primo ordine perchè ci sia un massimo o un minimo in x∗ sono: ∂f (x∗1 , x∗2 ) ∂x1 ∂f (x∗1 , x∗2 ) ∂x2 = 0 = 0 Esistono anche condizioni del secondo ordine ma per semplicità non verranno considerate. 4 Ottimizzazione vincolata Spesso si cerca di individuare il massimo o il minimo di una funzione per qualche insieme ristretto di valori di x. La notazione del problema di ottimo vincolato così ottenuto è allora: M axf (x1 , x2 ) x1 ,x2 sotto il vincolo: g (x1 , x2 ) = c Questa formulazione significa che si cercano i valori di x1 , x2 tali che f (x∗1 , x∗2 ) ≥ f (x1 , x2 ) per tutti i valori di x1 e x2 che soddisfano l’equazione g (x1 , x2 ) = c. La funzione f (x1 , x2 ) viene della funzione obiettivo, mentre g (x1 , x2 ) = c è il vincolo. 17