MEDICINA A cura di Gaetano Scanni * Malattie Esantematiche Tutto quello che bisogna sapere e malattie esantematiche sono delle malattie infettive caratterizzate dalla comparsa di ma­ nifestazioni cutanee (esantema). Sono malattie per lo più dellinfanzia e sono anche classificabili come; la Scarlattina (prima malattia), il Morbillo (seconda malattia), la Rosolia (terza malattia), la Quarta malattia o Scarlattinetta (che è una forma lieve di scarlattina), il Megaloeritema Infettivo o Quinta malattia. Varicella Agente Causale: malattia virale acuta, causata da un virus della famiglia degli herpesvirus, chiamato Varicella-Zoster. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando con persone infette. Unaltra via di contagio è il contatto con il contenuto liquido delle vescicole cutanee. Può anche essere tra­ smessa, ma con minore facilità, da un individuo affetto da Herpes Zoster. Il picco di incidenza si verifica nel tardo inverno ed allinizio della primavera. A livello epidemiologico i soggetti più a rischio risultano essere i bambini tra i 5 e i 10 anni detà. Contagiositá: da 1-2 giorni prima dellinizio delle pugliasalute Varicella manifestazioni cutanee fino a quando le lesioni sono tutte ricoperte da croste (6-9 giorni). Incubazione: in genere dopo 14-16 giorni compa­ iono i primi sintomi, ma si possono anche avere casi da 10 a 21 giorni dal contagio. Sintomi: si manifesta, inizialmente, con sintomi di malessere generale e febbre e lieve cefalea. La febbre, in genere lieve, in alcuni casi può arrivare anche a 39°40°C. Dopo qualche giorno compare la tipica eruzione cutanea, che causa una forte sensazione di prurito. - trentasei - novembre 2008 Inizialmente colpisce il cuoio capelluto, poi il viso e il tronco, fino a estendersi anche alladdome, ai genitali, alle braccia e alle gambe. Le macchie (maculo-papule), di colore rosso lievemente rilevate al tatto, del diametro di 2-3 mm, da papule pruriginose, nellarco di 6-8 ore si trasformano in vescicole rosse contenenti liquido chiaro, che in alcuni giorni si seccano, diventano croste e si staccano spontane­ amente. In genere, lesantema ha una durata di 10-14 giorni, ma già dal 5° giorno cessano di apparire nuove lesioni e quelle già presenti cominciano a diventare crostose, fino a scomparire. Nei bambini, solitamente, la varicella è benigna; solo raramente può avere un decorso fatale nei soggetti affetti da leucemia o sottoposti a terapia con corticosteroidi. La trasmissione della malattia avviene tramite contatto diretto con la saliva di un paziente infetto o con le goccioline emesse parlando, con colpi di tosse e starnuti o, ancora, tramite il contatto con il liquido contenuto nelle vescicole. Più raro è, invece, il contagio da un individuo affetto da Herpes Zoster. Lincubazione dura, in genere, 14-16 giorni, ma la trasmissione agli altri è considerata possibile da 10 a 21 giorni dopo lesposizione. Per quanto riguarda la diagnosi, si tratta soprattutto di una diagnosi differenziale, volta cioè a escludere altre malattie con possibili sintomi analoghi alla varicella, come la sifilide secondaria, leczema infetto, alcune punture dinsetto e la dermatite da contatto. A livello epidemiologico i soggetti più a rischio risultano essere i bambini tra i 5 e i 10 anni detà. Alcuni lattanti possono presentare una parziale immunità, forse acquisita per via transplacentare, che perdura fino ai sei mesi detà. Tra gli adulti, essendo una malattia molto contagiosa, è difficile che vi siano soggetti non ancora immuni alla varicella. Un eventuale caso di contagio in età avanzata, però, è da tenere bene sotto controllo, perché abitualmente grave. In particolare, se contratto da donne in gravidanza il virus può danneggiare il feto. Complicazioni: le principali complicanze sono: 1) la sovrainfezione batterica da stafilococco o da strepto-cocco delle lesioni cutanee secondaria a gratta­ mento (ricordiamo il prurito impel­ lente), 2) la meningoencefalite (infezione del sistema nervoso centrale) provoca convulsioni ed abbassamento del li­ vello di coscienza. I sintomi neuro­ logici compaiono in genere nella prima settimana dalla comparsa delle lesioni cutanee, 3) latassia cerebellare (può essere concomitante con la meningoence­ falite) interessa il cervelletto che è la parte dellencefalo deputata a regolare la distribuzione del tono muscolare tra i gruppi muscolari interessati per mantenere lequilibrio o per il movi­ mento; compare in maniera improv­ pugliasalute visa con disturbi dellequilibrio e della coordinazione motoria, perdita di misura dei movimenti (dismetria) e deambulazione difficoltosa con gambe divaricate, ampie oscillazioni del tronco e tendenza alla caduta (atassia); spesso insorgono tremori, vertigine, vomito, disturbi della parola, comparsa di movimenti involontari e afinalistici degli occhi (nistagmo orizzontale, verticale o rotatorio). La diagnosi di atassia cerebellare post-varicella si avvale essenzialmente dellesame neurologico con riscontro anam­ nestico di una pregressa varicella. Levoluzione naturale è, nella maggior parte dei casi, favorevole con una completa normalizzazione del quadro neurologico da uno a quattro settimane dalla sua comparsa, 4) epatite, 5) polmonite, 6) artrite, 7) glomerulonefrite. Tali complicanze, rare in soggetti sani, si manifestano più spesso in piccoli pazienti con grave immunodepressione. Terapia: essendo una malattia che si autolimita, nel bambino sano, la terapia è solo sintomatica con antifebbrili (paracetamolo) evitando lassunzione di farmaci contenenti acidoacetilsalicilico, che possono provocare gravi reazioni, e antistaminici per il prurito. È consigliabile tenere corte e pulite le unghie del piccolo per evitare che infetti le vescicole grattandosi. Luso dellantivirale (acclovir) è fortemente indicato nei piccoli pazienti a rischio affetti da patologie croniche debilitanti o in quelli di oltre 12 anni o nei casi secondari che avvengono in famiglia (e che di solito hanno un decorso più grave). Luso nel bambino sano dellantivirale, sommi­ nistrato entro le 24 ore dalla comparsa dellesantema, provoca una diminuzione della durata e dellentità della febbre, e del numero e della durata degli elementi cutanei. Il cosiddetto fuoco di SantAntonio (o Zoster, in termini più tecnici) non è altro che una manifestazione a distanza della varicella; ed infatti, il virus in causa è il medesimo: il virus VZ (VaricellaZoster), della famiglia degli Herpes. Può succedere che il virus non venga del tutto eliminato dallorga­ nismo e che, invece, rimanga qua­ lunque zona del corpo nascosto al­ linterno dei nervi, protetto dalle guaine che li rivestono al cui interno gli anticorpi non possono entrare. Il virus può rimanere nascosto per anni in forma cosiddetta latente, cioè in uno stato vitale ma senza riprodursi. A tuttoggi non abbiamo alcun esame che ci permetta di dire se il virus è presente in questo stato. A distanza di tempo, anche di decine di anni, per cause non chiare, ma legate ad un deficit delle difese immunitarie (terapie per malattie tumorali, malattie che causano im­ - trentasette - novembre 2008 munodepressione, uno stato di stress prolungato o di debi­ litazione, letà anziana) il virus può uscire dalla sua pri­ gione e iniziare a moltiplicarsi. La malattia vera e propria si manifesta con una eruzione di piccole vescicole, raggruppate a grappolo in una stessa zona corporea (disposizione metamerica), che in pratica è il decorso del nervo in cui il virus era nascosto. Leruzione è accompagnata da dolore pungente e bruciore (fuoco, appunto) e dura diversi giorni, per poi evolvere in croste e quindi scomparire. In particolari condizioni di deficit immunitario leruzione può diffondersi a tutto il corpo e diventare, in pratica, una seconda varicella. Il virus è contenuto nelle vescicole nei primi giorni di malattia e quindi occorre evitare il contatto con le lesioni. Il virus è eliminato anche con le goccioline di saliva e quindi ci si può contagiare semplicemente parlando. Se il contagio è avvenuto, il bambino può sviluppare una varicella; vista letà, il suo Pediatra valuterà se iniziare un trattamento allinizio dei sintomi. Prevenzione: esiste un vaccino che comunque viene consigliato solo a pazienti immunodepressi. Riammissione scolastica: dopo 7 giorni dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee. Morbillo (seconda malattia) Agente causale: un virus della famiglia dei Paramyxo­ virus, genere Morbillivirus. Il nome morbillo significa piccolo morbo: il diminutivo voleva indicare in passato una malattia benigna in contrasto con il morbo per antonomasia, cioè il vaiolo. Nei paesi del terzo mondo il morbillo è ancora oggi una delle principali cause di morte tra uno e quattro anni di vita poiché la grave immunodepressione e le complicanze che provoca in un piccolo bambino denutrito e debole, possono essere mortali. Si calcola che ogni anno muoiano in tutto il mondo più di un milione di persone colpite dalla malattia. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando con persone infette. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori o attraverso le congiuntive. Il picco di incidenza si verifica in inverno ed in prima­ vera. Colpisce in genere i bambini tra i 3 e i 10 anni di vita. Il morbillo è una delle malattie più contagiose che esistano tanto che la maggiore parte della popolazione adulta è stata colpita da questa malattia in età pediatrica. Contagiositá: da 1-2 giorni prima dellinizio dei sintomi (3-5 giorni prima della comparsa delle maculo-papule) fino a 4 giorni dopo la comparsa dellesantema. Incubazione: in genere dopo 8-12 giorni compaiono i primi sintomi mentre dopo 14 giorni dal contagio si pre­ sentano le manifestazioni cutanee. Sintomi: il morbillo inizia in maniera subdola con congiuntivite, raffreddore con starnuti e intensa secrezione nasale, tosse secca, malessere generale e febbre elevata, in pugliasalute genere sui 39°-40°C. La prima manifesta­ zione è allinterno delle guance dove possono comparire piccolissime macchie bianche, che prendono il nome di macchie di Köplik. Dopo 3-4 giorni appare le­ santema (in termine medico), tipica eruzione cutanea che interessa prima il viso, vicino al­ lattaccatura dei capelli dietro alle orecchie, e poi, nellarco di 2-3 giorni, si diffonde verso il basso estendendosi alle braccia, al tronco e alle gambe. Anche in questa malattia le manifestazioni cutanee hanno laspetto di ma­ Morbillo cule-papule, in altre pa­ role appaiono come macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, a margini frastagliati, con tendenza a confluire tra loro assumendo laspetto di grosse macchie. In circa 3-4 giorni lesantema si attenua lasciando il posto ad una desquamazione cutanea; mentre il morbillo evolve in 8-10 giorni, la tosse può persistere più a lungo. Complicanze: 1) otiti, 2) laringiti, 3) tracheo-bronchiti, 4) broncopolmoniti, 5) encefalite (rara: un caso ogni mille pazienti) che lascia danni permanenti in circa la metà dei casi. Terapia: solitamente è una malattia autolimitantesi (guarisce da sola) e la terapia è solo di supporto. Si som­ ministrano antifebbrili, sedativi della tosse e si cerca di idratare adeguatamente il paziente. Gli antibiotici vengono utilizzati nel caso di sovrainfezione (complicanze) batteriche. Prevenzione: in Italia è obbligatoria la vaccinazione alletà di 15-18 mesi (di regola associato al vaccino antirosolia ed anti-parotite). Prima di questa età i piccoli non rispondono alla vaccinazione per la presenza nel loro sangue degli anticorpi materni che interferiscono con la risposta anticorpale. È necessario una dose di richiamo verso gli 11-12 anni di età. Riammissione scolastica: dopo 5 giorni dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee. e-Parotite Agente causale: il virus della famiglia dei Paramyxo­ virus, il Myxovirus Parotiditis. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, - trentotto - novembre 2008 gli starnuti o anche semplicemente parlando con persone infette. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco di incidenza si verifica durante il tardo inverno ed in primavera. Colpisce bambini di qualsiasi età, ma in genere tra i 5 e i 9 anni di vita. Contagiositá: da 1-2 giorni prima della comparsa della tumefazione delle ghiandole (ma può esserlo anche 7 giorni prima) fino a 5 giorni dopo (finanche a 9 giorni dopo). Incubazione: in genere dopo 16-18 giorni dal contagio, compaiono i primi sintomi ma si possono avere casi da 12 a 25 giorni dal contagio. Sintomi: malessere generale e scarso appetito, febbricola o febbre in genere modesta, mal di testa. Dopo 1-2 giorni compare un ingrossamento delle ghian­ dole salivari parotidee (le più voluminose tra le ghiandole salivari poste tra il margine posteriore della mandibola e il padiglione auricolare), nella maggior parte dei casi bilaterale; spesso vi può essere un intervallo di qualche giorno tra la tumefazione di un lato e quella dellaltro. La tumefazione spingendo in avanti e in fuori i padiglioni auricolari li fà apparire più grandi del normale (e da qui derivano i termini popolari di orecchioni). Le parotidi sono più o meno dolenti alla palpazione e il bambino si lamenta quando mastica o deglutisce; il dolore aumenta se si fanno assumere sostanze che stimolano la secrezione salivare come il succo di arancia o di limone. Raramente possono essere interessate piuttosto le ghiandole salivari sottomascellari e marginalmente le ghiandole parotidee. La tumefazione, dopo aver raggiunto il picco in 2-3 giorni, si attenua lentamente in altri 5-6 giorni fino alla guarigione in 9-10 giorni. Complicanze: 1) meningoencefalite (infiammazione delle meningi, cioè delle membrane che rivestono il cervello), 2) pancreatite (infiammazione del pancreas), 3) orchite (infiammazione di uno o, più raramente, di entrambi i testicoli in bambini dai 10-11 anni di vita in poi). La complicanza testicolare compare nel 30% dei pazienti che hanno superato la pubertà e, di questi, solo il 25% presenta unorchite bilaterale; solo tra questi vi è la probabilità che non supera però il 3% di rimanere sterile. 4) Sordità spesso permanente. Terapia: la terapia è solo di supporto in quanto la malattia si limita da sola; pertanto si somministrano sinto­ matici quali antifebbrili e antidolorifici. Prevenzione: con il vaccino anti-parotite che in genere viene somministrato (di regola associato al vaccino antirosolia ed anti-morbillo) alletà di 15-18 mesi con una dose di richiamo verso gli 11-12 anni di età. Riammissione scolastica: dopo 9 giorni dalla comparsa della tumefazione parotidea. Rosolia (terza malattia) Agente causale: un virus del genere dei Rubivirus. Contagio: attraverso contatto diretto con la saliva del paziente infetto, oppure con contagio indiretto con le pugliasalute Rosolia goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Il picco di incidenza si verifica nel tardo inverno e allinizio della primavera. Colpisce bambini solitamente tra i 5 e i 14 anni di età. Contagiositá: da 2 giorni prima dellinizio delle mani­ festazioni cutanee fino a 6-7 giorni dopo. Incubazione: in genere dopo 14-21 giorni (di solito 16-18) dal contatto compaiono i primi sintomi. Sintomi: in genere la sintomatologia esordisce con lingrossamento delle linfoghiandole situate dietro alle orecchie e sulla nuca e, qualche volta, con febbre lieve e malessere generale. Dopo alcuni giorni appare lesantema che interessa prima il viso e poi si diffonde, nel giro di 24 ore, al tronco, alle braccia e agli arti inferiori. Lesantema si manifesta con macule-papule, lievemente rilevate al tatto, che tendono a rimanere isolate e che si risolvono in 2-5 giorni. Complicazioni: nessuna in età pediatrica, mentre nel­ ladolescente e nelladulto possono comparire artriti e dolori articolari. Il rischio di gravi conseguenze per il feto è invece elevato nelle donne in gravidanza, soprattutto se il contagio è avvenuto nei primi tre-quattro mesi di gestazione perché può contagiare lembrione nel 70-90% dei casi causando aborto, ritardo di crescita intrauterina oppure gravissime malformazioni quali sordità (80%), cardiopatie congenite (40%), cataratta (30%) e altre ancora. - trentanove - novembre 2008 Scarlattina A partire dal secondo trimestre di gestazione, il rischio di una infezione fetale si riduce ma rimane comunque tra il 25 ed il 40%. Pertanto si raccomanda la vaccinazione per ogni bambina prima delletà fertile (10-14 anni). Terapia: essendo una malattia che si autolimita, la terapia è solo di supporto utilizzando antifebbrili al bisogno. Prevenzione: il vaccino anti-rosolia viene somministrato alletà di 15-18 mesi con una dose di richiamo verso gli 11-12 anni di età (di regola associato al vaccino antimorbillo ed anti-parotite). Scarlattina (prima malattia) Agente causale: il batterio Streptococco Beta-emolitico di gruppo A. Contagio: attraverso contatto diretto con la saliva del paziente infetto, oppure con contagio indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Il batterio penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco di inci­ denza si verifica nel tardo autunno, in inverno ed in prima­ vera. È rara sotto i 2 anni di vita ed è più frequente in età scolare. Una somministrazione troppo precoce della terapia antibiotica contro lo streptococco beta-emolitico di gruppo A limita notevolmente la durata del contatto tra il batterio e lorganismo del paziente, sicché la reazione anticorpale è meno efficace e quindi meno duratura nel tempo. In caso di faringo-tonsillite in cui si sospetta che lagente eziologico sia lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A è necessario attendere almeno 48 ore prima di instaurare la terapia antibiotica. Contagiositá: se non viene instaurata una adeguata terapia antibiotica il contagio può avvenire durante tutta la pugliasalute durata della malattia e da 1-2 giorni prima dellinizio dei sintomi. Dopo 48 ore dallinstaurazione della terapia anti­ biotica il bambino non è più contagioso. In genere le prime manifestazioni compaiono dopo 2-5 giorni dal contagio Sintomi: la sintomatologia inizia improvvisamente con febbre (arriva a 39°-40° C), brividi, cefalea, vomito, intenso mal di gola, faringe molto arrossata. La lingua si ricopre dapprima di una patina bianca e poi, diventa di colore rosso fragola o lampone desquamandosi. Entro 12-48 ore compare la tipica eruzione cutanea (in termine medico esantema) che inizia prima allinguine, alle ascelle e al collo, ma che si generalizza nellarco di 24 ore. Tutto il viso appare di colore rosso acceso tranne la zona del naso, della bocca e del mento che, con il loro pallore, contrastano con larrossamento del restante volto dando un caratteristico aspetto noto come maschera scar­ lattinosa. Le manifestazioni cutanee hanno laspetto di macule-papule, in altre parole appaiono come macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, che si scolorano alla pressione, di aspetto puntiforme, senza tendenza a confluire tra loro. La pelle assume al tatto un particolare aspetto ruvido, a carta vetrata. Lesantema si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto ad una desquamazione in lamelle fini che inizia al volto e prosegue al tronco, alle mani e ai piedi. Il decorso completo della scarlattina si svolge solitamente in 10-12 giorni. Complicanze: generalmente è una malattia che non porta a complicanze se viene instaurata subito la terapia antibiotica per lo Streptococco Beta-emolitico di gruppo A. Raramente può causare: 1) la malattia reumatica o reumatismo articolare acuto, 2) glomerulonefrite acuta. Terapia: è fondamentale la terapia antibiotica; si ag­ giunga inoltre la terapia sintomatica con antifebbrili ed è necessario idratare adeguatamente il paziente. Prevenzione: lunico sistema per evitare la scarlattina è tenere lontano il bambino dalle persone già contagiate. Riammissione scolastica: la legge italiana prevede la riammissione scolastica dopo 3 giorni dallinizio della terapia antibiotica. Pertosse Agente causale: il batterio, la Bordetella Pertussis che con la tossina prodotta provoca lesioni alla mucosa dei bronchi e dei bronchioli con conseguente broncospasmo. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco di incidenza si verifica in inverno ed in primavera, in qualsiasi età, ma in particolare quella scolare. È una malattia molto contagiosa, quasi come il morbillo e la varicella. Contagiositá: il bambino è particolarmente infettivo nella fase catarrale, prima dellinizio degli accessi parossi­ stici; il rischio diminuisce rapidamente ma può durare fino - quaranta - novembre 2008 a tre-quattro settimane. La terapia antibiotica riduce di parecchio il tempo di contagiosità (circa 5 giorni dallinizio della terapia). Incubazione: in genere dopo 6-20 giorni (di solito dopo 7-10) compaiono i primi sintomi. Sintomi: il quadro clinico si può suddividere in: A) fase catarrale: si manifesta come una semplice infezione delle alte vie respiratorie di modesta entità (tosse, starnuti, secrezione nasale) mentre la febbre è assente o e minima, B) fase parossistica: la tosse, allinizio solo notturna, con il passare dei giorni diventa progressivamente più intensa, anche diurna e, dopo circa 10-14 giorni, compaiono i tipici accessi di tosse convulsiva, gli accessi di tosse sono costituiti da 5 15 colpi di tosse violenti e ravvicinati che si verificano du­ rante una singola espirazione. Solitamente si concludono con una rapida e profonda ispirazione: il tipico urlo inspiratorio e lespulsione di catarro molto denso e vi­ schioso. Tali accessi sono così violenti da pro­ vocare vomito e colo­ rito violaceo della cute (cianosi dovuto ad una insufficiente ossige­ nazione), C) fase di conva­ lescenza: dopo 2-4 settimane di accessi di tosse, diminuiscono di intensità e di frequenza. La fase di convalescenza dura 2-4 settimane. I bambini più grandi possono presentare manifestazioni atipiche, con tosse persistente e senza urlo inspiratorio. La pertosse in genere dura dalle 6 alle 10 settimane anche se non è raro che, nei mesi successivi, il paziente possa manifestare tosse (detta tosse pertussoide) in presenza di episodi infettivi delle prime vie respiratorie anche banali, come un semplice raffreddore. Nei lattanti la malattia è particolarmente grave con crisi di soffocamento per apnea e difficoltà ad alimentarsi. Complicazioni: broncopolmoniti, convulsioni, encefa­ lopatia. Questultime due sono particolarmente frequenti nel lattante a causa dellipossia (cioè del mancato arrivo di ossigeno) cerebrale provocata dalle crisi di apnea e spesso richiedono il ricovero per il ricorso alla respirazione artifi­ ciale. Terapia: gli antibiotici della classe dei Macrolidi devono essere assunti quanto più precocemente possibile nella fase catarrale, perché nella fase parossistica non sono più efficaci. pugliasalute Luso di corticosteroidi e/o del salbutamolo (potente farmaco che riduce lo spasmo bronchiale) sembrano ridurre lintensità e la frequenza degli accessi di tosse. Non sempre sono utili i sedativi della tosse, mentre è fondamentale lumidificazione dellambiente evitando sostanze irritanti come il fumo della sigaretta, lo smog e la polvere. Prevenzione: il vaccino anti-pertosse viene sommini­ strato in tre dosi alletà di 3-5-11 mesi con una dose di richiamo verso i 5-6 anni di età, associato a quelli contro il tetano e la difterite. Riammissione scolastica: dopo 7 giorni dallinizio della terapia antibiotica. Quarta malattia Agente causale: lagente causale non è ancora noto ma se­ condo alcuni studiosi potrebbe essere un virus della famiglia dei Coxsachie o Echovirus; lopinione più diffusa è che lo­ rigine della quarta malattia sarebbe un batterio che provoca la malattia in una forma attenuata di scarlattina che, come è noto, è provocata dallo Streptococco beta emolitico di gruppo A. Vi e n e a n c h e chiamata scarlatti­ netta o scarlattinina. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Sintomi: la sintomatologia è molto sfumata con: A) modesto rialzo febbrile, B) faringe arrossata, C) ingrossamento delle linfoghiandole latero-cervicali, D) un lieve esantema, simile a quello della scarlattina, costituito da piccolissimi puntini rossi in rilievo, molto fitti che scompaiono nel giro di pochi giorni lasciando una fine desquamazione cutanea. Lesantema è sempre modesto e fugace e gli altri sintomi, talvolta, possono essere quasi assenti. Quinta malattia (megaloeritema) Agente causale: un virus chiamato Parvovirus B 19. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto - quarantuno - novembre 2008 indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando con persone infette. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco di incidenza si verifica in primavera. Colpisce in particolare i bambini in età scolare. Contagiositá: dalla settimana prima dellinizio dei sintomi fino alla comparsa delle manifestazioni cutanee, pertanto alla comparsa delle manifestazioni cutanee il bambino non è più contagioso. Incubazione: in genere tra i 4 e i 14 giorni, ma si può arrivare fino alle tre settimane. Sintomi: al contrario delle altre malattie esantematiche non compaiono sintomi premonitori e la febbre è assente o di grado lieve. Dopo pochi giorni dal contatto compare la tipica eruzione cutanea che interessa dapprima il volto, in particolare le guance che appaiono molto arrossate, calde al tatto, mentre la cute è pallida sul mento, sulla fronte ed intorno alla bocca. Nella fase successiva compaiono maculopapule, di colore rosso, che interessano il tronco, le natiche e gli arti superiori ed inferiori. Lesantema che è estrema­ mente pruriginoso, si attenua con il tempo divenendo più pallido al centro e assumendo un aspetto caratteristico definito a merletto. Non vi è desquamazione. La durata media della quinta malattia è di 10 giorni fino a un massimo di 4-5 settimane. In occasione di stress ambientali (bagni caldi, esposizione al sole, attività fisica intensa) o di stress emotivi, può ricomparire lesantema. Questa caratteristica della quinta malattia si attenua nel corso dei mesi successivi. Complicanze: nella maggior parte dei casi non vi sono complicanze, ma negli adolescenti e negli adulti può causare dolori articolari o vere e proprie artriti. In piccoli pazienti affetti da anemia falciforme, sferocitosi, (anemie emolitiche croniche), può causare crisi di aplasia, cioè infettare i precursori midollari dei globuli rossi e peggiorare lanemia. Terapia: solitamente è una malattia autolimitantesi e la terapia è solo sintomatica. In caso di prurito si sommini­ strano antistaminici. Prevenzione: non esistono vaccini e, essendo una malattia a decorso estremamente benigno, non sono neces­ sarie terapie vaccinali. Riamissione scolastica: i bambini non essendo conta­ giosi dopo la comparsa delle manifestazioni cutanee non necessitano dellallontanamento scolastico. Non è necessario lallontanamento in quanto i bambini non sono più contagiosi dopo la comparsa delle manifestazioni cutanee. Sesta Malattia o Esantema Critico Agente causale: è un virus della famiglia degli Herpes chiamato Herpes Virus Umano tipo 6. La sesta malattia è così chiamata perché rappresenta il sesto esantema infettivo descritto in medicina. Contagio: la malattia si contrae per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure per contatto indiretto con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando con persone infette. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. La malattia è presente durante tutto larco dellanno, colpisce solitamente i bambini di età compresa tra i sei mesi e i due anni di vita. Contagiositá: prima o contemporaneamente alla com­ parsa delle manifestazioni cutanee e durante la fase febbrile della malattia. Incubazione: varia tra i 5 e i 15 giorni (in media 9). Sintomi: la malattia inizia spesso con malessere generale, raffreddore, faringe arrossata e/o mal di gola, congiuntivite e febbre elevata fino a 39°-41°C, mentre il piccolo paziente spesso appare vivace e in buone condizioni generali. Con la scomparsa della febbre, in genere al 3-5 giorno compare lesantema che interessa il tronco, il collo, il viso e infine le estremità scomparendo poi rapidamente nellarco di 24-48 ore. Lesantema si configura con macchioline grandi come capocchie di spillo, di colore rosa pallido, a volte lievemente rilevate, simili a quelle della rosolia, ma non provocano prurito. Complicazioni: generalmente non ve ne sono, ma solo in bambini predisposti vi è la comparsa di convulsioni in corrispondenza delle puntate febbrili. Terapia: la terapia è solo sintomatica con antifebbrili e con adeguata idratazione del paziente essendo una malattia autolimitante. Prevenzione: al momento non vi sono vaccini essendo la malattia estremamente benigna e di breve durata. Riammissione scolastica: Non è necessario lallonta­ namento in quanto i bambini non sono più contagiosi dopo la comparsa delle manifestazioni cutanee. Esantema Critico pugliasalute * Dermatologo - Medico Scolastico - quarantadue - novembre 2008