La varicella è una delle principali malattie

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La varicella è una delle principali malattie esantematiche dei bambini.
Qual è la causa della varicella?
Un virus della famiglia degli Herpes Virus chiamato Varicella Zoster.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con la saliva del paziente infetto, oppure con le
goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando oppure con il contatto con il liquido contenuto nelle caratteristiche
vescicole. Può anche essere trasmessa, ma con minore facilità, da un individuo affetto
da Herpes Zoster. Il picco di incidenza si verifica nel tardo inverno ed all'inizio della
primavera. In genere colpisce bambini tra i 5 e i 10 anni di vita. È una malattia molto
contagiosa per cui la maggior parte della popolazione in età adulta è immune.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifestano i sintomi della varicella?
In genere dopo 14-16 giorni compaiono i primi sintomi ma si possono anche avere
casi da 10 a 21 giorni dal contagio.
Come si riconosce la varicella?
Inizia con malessere generale e febbre, in genere lieve, ma che può arrivare anche a
39°-40°C.
Dopo alcuni giorni compare la tipica eruzione cutanea (in termine medico esantema),
molto pruriginosa, che interessa all'inizio il cuoio capelluto, il viso e il tronco e poi si
estende all'addome, ai genitali, alle braccia ed agli arti inferiori. Le manifestazioni
cutanee hanno dapprima l’aspetto di macule-papule, in altre parole appaiono come
macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, del diametro di 2-3 mm, che
nel giro di poche ore si trasformano in vescicole (contenenti liquido chiaro). Queste
in alcuni giorni diventano torbide tramutandosi in pustole e, quando si seccano,
diventano croste che si staccano spontaneamente senza lasciare cicatrici (tranne nelle
forme con sovrainfezione batterica). Le lesioni cutanee si risolvono completamente in
circa 10-14 giorni.
Quali sono le complicazioni della varicella?
Sovrainfezione batterica (da stafilococco o da streptococco) delle lesioni cutanee,
secondaria a grattamento delle vescicole Raramente epatite, encefalite (infezione del
sistema nervoso centrale), polmonite, artrite, glomerulonefrite. La varicella è
raramente grave nel bambino sano, ad eccezione dei bambini molto piccoli e in quelli
che presentano una grave immunodepressione.
Per quanto tempo il bambino affetto da varicella è contagioso?
Da 1-2 giorni prima dell’inizio delle manifestazioni cutanee fino a quando le lesioni
sono tutte ricoperte da croste (6-9 giorni).
Come si cura la varicella?
Nel bambino sano è solitamente una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di
supporto. Si somministrano antifebbrili (escludendo quelli a base di acido
acetilsalicilico come l'aspirina, che possono provocare gravi reazioni nel paziente) e
antistaminici per il prurito. È consigliabile tenere corte e pulite le unghie del piccolo
per evitare che infetti le vescicole grattandosi. Esiste un farmaco specifico per la
varicella, chiamato Aciclovir, che, somministrato per bocca entro 24 ore dalla
comparsa delle prime manifestazioni cutanee, provoca una diminuzione della durata e
dell'entità della febbre, e del numero e della durata degli elementi cutanei. Il suo uso
non è raccomandato nel bambino sano, ma può essere preso in considerazione nei
bambini maggiormente a rischio di complicazioni come quelli di oltre 12 anni di età,
o con malattie respiratorie e cutanee croniche gravi o nei casi secondari che
avvengono in famiglia (e che di solito hanno un decorso più grave).
Come si previene la varicella?
Con il vaccino anti-varicella, che in genere viene somministrato in un'unica dose
sotto i 13 anni di vita e in due somministrazioni sopra tale età. La vaccinazione è
indicata nella prima infanzia, nei bambini più grandi e negli adolescenti ancora
suscettibili, che non hanno cioè contratto la malattia.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola in caso di varicella?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 7 giorni dalla comparsa delle
prime manifestazioni cutanee.
Una volta contratta la varicella, il virus rimane per tutta la vita nel nostro organismo,
annidato nei gangli delle radici dei nervi spinali, pur senza dare sintomi (si dice, in
questo caso, che rimane latente). Può accadere che, soprattutto negli adulti e negli
anziani, in corrispondenza di situazioni stressanti o di immunodepressione transitoria,
il virus si riattivi, causando lesioni cutanee che prendono il nome di Herpes Zoster o
"fuoco di Sant'Antonio" e che sono costituite da grappoli di vescicole spesso
dolorosi, localizzati lungo il decorso di un nervo sensitivo.
Il morbillo è causato da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, genere
Morbillivirus.
Come si contagia il morbillo?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori o
attraverso le congiuntive. Il picco di incidenza si verifica in inverno ed in primavera.
Colpisce in genere i bambini tra i 3 e i 10 anni di vita. Il morbillo è una delle malattie
più contagiose che esistano tanto che è molto difficile raggiungere l’età adulta senza
essersene ammalati.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta il morbillo?
In genere dopo 8-12 giorni compaiono i primi sintomi mentre in media le
manifestazioni cutanee si presentano dopo 14 giorni dal contagio.
Come si riconosce il morbillo?
Il morbillo inizia con congiuntivite, raffreddore con starnuti e intensa secrezione
nasale, tosse secca, malessere generale e febbre elevata, in genere sui 39°-40°C. Sulla
mucosa all'interno delle guance possono comparire piccolissime macchie bianche,
simili a capocchie di spillo, che prendono il nome di macchie di Köplik. Dopo 3-4
giorni appare la tipica eruzione cutanea (in termine medico esantema) che interessa
prima il viso, vicino all’attaccatura dei capelli dietro alle orecchie, e poi, nell'arco di
2-3 giorni, si diffonde verso il basso estendendosi alle braccia, al tronco e alle gambe.
Le manifestazioni cutanee hanno l’aspetto di macule-papule, in altre parole appaiono
come macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, a margini frastagliati,
con tendenza a confluire tra loro assumendo l’aspetto di grosse macchie. L’esantema
si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto ad una desquamazione cutanea. Il decorso
completo del morbillo si svolge solitamente in 8-10 giorni anche se la tosse può
persistere più a lungo.
Quali sono le complicazioni del morbillo?
Otiti, laringiti, tracheo-bronchiti e broncopolmoniti. Rara è l’encefalite (un caso ogni
mille pazienti) che lascia danni permanenti in circa la metà dei casi.
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Da 1-2 giorni prima dell’inizio dei sintomi (e quindi 3-5 giorni prima della comparsa
delle manifestazioni cutanee) fino a 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema.
Come si cura e come si previene il morbillo?
Solitamente è una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di supporto. Si
somministrano antifebbrili, sedativi della tosse e si cerca di idratare adeguatamente il
paziente. Gli antibiotici vengono utilizzati nel caso di complicanze batteriche.
La prevenzione si fa con il vaccino anti-morbillo che in genere viene somministrato
(di regola associato al vaccino anti-rosolia ed anti-parotite) all’età di 15-18 mesi con
una dose di richiamo verso i 5-6 anni di età oppure tra gli 11 e 12 anni. I bambini più
piccoli non rispondono al vaccino per la presenza nel loro sangue di anticorpi materni
che interferiscono nella risposta anticorpale.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola? La legge italiana prevede la
riammissione a scuola dopo 5 giorni dalla comparsa delle prime manifestazioni
cutanee.
Il nome morbillo significa "piccolo morbo": il diminutivo voleva indicare in passato
una malattia benigna in contrasto con il "morbo" per antonomasia, cioè il vaiolo. In
realtà il morbillo rappresenta nei paesi del terzo mondo una delle principali cause di
morte tra uno e quattro anni di vita poiché la grave immunodepressione e le
complicanze che provoca in un piccolo bambino denutrito e debole, possono essere
mortali. Si calcola che ogni anno muoiano in tutto il mondo più di un milione di
persone colpite dalla malattia.
La causa della parotite (comunemente detta orecchioni) è virus della famiglia dei
Paramyxovirus, il Myxovirus Parotiditis.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con la saliva del paziente infetto, oppure con le
goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco
di incidenza si verifica durante il tardo inverno ed in primavera. Colpisce bambini di
qualsiasi età, ma in genere tra i 5 e i 9 anni di vita.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta la parotite?
In genere dopo 16-18 giorni compaiono i primi sintomi ma si possono avere casi da
12 a 25 giorni dal contagio.
Come si riconosce la parotite?
La parotite inizia con febbre, in genere modesta, mal di testa, malessere generale e
scarso appetito. Dopo 1-2 giorni compare un ingrossamento delle ghiandole
parotidee (le più voluminose tra le ghiandole salivari), nel 70% dei casi bilaterale,
sia pure con un intervallo di qualche giorno tra la tumefazione di un lato e quella
dell'altro. Il rigonfiamento interessa lo spazio che si trova tra il margine posteriore
della mandibola e il padiglione auricolare, e che si estende sotto e posteriormente al
lobo dell'orecchio. La tumefazione spinge in avanti e in fuori i padiglioni auricolari
che sembrano più grandi del normale e da qui derivano i termini popolari di
"orecchioni" (perché le orecchie appaiono più grandi essendo ruotate in avanti) o di
"gattoni" (per la rassomiglianza ad un gatto della faccia così deformata). Le parotidi
appaiono più o meno dolenti alla palpazione e il bambino si lamenta quando mastica
o deglutisce, soprattutto se assume sostanze che stimolano la secrezione salivare
come il succo di arancia o di limone. In alcuni casi non sono interessate le ghiandole
parotidee quanto piuttosto le ghiandole salivari sottomascellari. La tumefazione, dopo
aver raggiunto l'acme in 2-3 giorni, si attenua lentamente in altri 5-6 giorni. Il decorso
completo della malattia si svolge solitamente in 9-10 giorni.
Quali sono le complicazioni della parotite?
Meningoencefalite (infiammazione delle meningi, cioè delle membrane che rivestono
il cervello), pancreatite (infiammazione del pancreas) e orchite (infiammazione di
uno o, più raramente, di entrambi i testicoli in bambini dai 10-11 anni di vita in poi),
sordità spesso permanente.
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Da 1-2 giorni prima della comparsa della tumefazione parotidea (ma può esserlo
anche 7 giorni prima) fino a 5 giorni dopo (ma si può arrivare anche a 9 giorni).
Come si cura e come si previene la parotite?
Solitamente la parotite è una malattia benigna e la terapia è solo di supporto; si
somministrano antifebbrili e antidolorifici.
La prevenzione si effettua con il vaccino anti-parotite, che in genere viene
somministrato (di regola associato al vaccino anti-rosolia ed anti-morbillo) all’età di
15-18 mesi con una dose di richiamo verso i 5-6 anni di età oppure tra gli 11 e i 12
anni.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 9 giorni dalla comparsa della
tumefazione parotidea.
Il pericolo di rimanere sterili dopo aver contratto la parotite è molto temuto, ma è
anche statisticamente piuttosto basso e, in tutti i casi, interessa solo gli adulti e gli
adolescenti. In genere l'interessamento testicolare compare nel 30% dei pazienti che
hanno superato la pubertà e, di questi, solo il 25% presenta un'orchite bilaterale. E'
solo quest'ultima percentuale di pazienti che è a rischio di rimanere sterile con una
probabilità che non supera però il 3%.
La pertosse è una malattia infettiva delle vie aeree causata da un batterio, la
Bordetella Pertussis. In realtà non è tanto il bacillo a provocare la sintomatologia,
quanto piuttosto una sua tossina che provoca lesioni alla mucosa dei bronchi e dei
bronchioli con conseguente broncospasmo.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco
di incidenza si verifica in inverno ed in primavera. Può colpire qualsiasi età, in
particolare quella scolare.È una malattia molto contagiosa, quasi come il morbillo e la
varicella.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta la pertosse?
In genere dopo 6-20 giorni (di solito dopo 7-10) compaiono i primi sintomi.
Come si riconosce la pertosse?
La malattia inizia con un quadro di infezione delle alte vie respiratorie di modesta
entità con tosse leggera, starnuti, secrezione nasale mentre la febbre è assente o e
minima (fase catarrale). La tosse, all'inizio solo notturna, con il passare dei giorni si
fa progressivamente più intensa, anche diurna e, dopo circa 7-14 giorni, compaiono i
tipici accessi di tosse convulsiva, spesso associati ad un caratteristico urlo inspiratorio
e così violenti da provocare vomito e cianosi, cioè un colorito violaceo della cute
dovuto ad una insufficiente ossigenazione dei tessuti (fase parossistica). Segue, dopo
2-4 settimane di accessi di tosse, una fase di convalescenza, della durata di una o due
settimane, durante la quale gli episodi di tosse parossistica diminuiscono di intensità e
di frequenza.
I bambini più grandi possono presentare manifestazioni atipiche, con tosse
persistente e senza urlo inspiratorio. La pertosse in genere dura dalle 6 alle 10
settimane anche se non è raro che, nei mesi successivi, il paziente possa manifestare
una tosse pertussoide in concomitanza con episodi infettivi delle prime vie
respiratorie anche banali, come un semplice raffreddore. Nei lattanti la malattia è
particolarmente grave e gli accessi di tosse possono portare a crisi di apnea, cioè di
mancanza di respiro, con cianosi e difficoltà ad alimentarsi.
Quali sono le complicazioni?
Soprattutto broncopolmoniti, convulsioni, encefalopatia. Le ultime due sono
particolarmente frequenti nel lattante a causa dell'ipossia (cioè del mancato arrivo di
ossigeno) cerebrale provocata dalle crisi di apnea.
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Soprattutto nella fase catarrale, prima dell'inizio degli accessi parossistici; il rischio
diminuisce poi rapidamente ma può durare fino a tre-quattro settimane. Gli antibiotici
iniziati precocemente diminuiscono la contagiosità e permettono al paziente di non
essere più infettivo dopo 5 giorni dall'inizio della terapia.
Come si cura la pertosse?
Con antibiotici del gruppo dei macrolidi, che vanno però assunti tempestivamente,
nella fase catarrale (quando però la diagnosi clinica è praticamente impossibile in
assenza di un dato di contagio) perché dopo la comparsa degli accessi di tosse non
sono più efficaci. I cortisonici e il salbutamolo (un farmaco che agisce contro lo
spasmo bronchiale) sembrano ridurre l'intensità e la frequenza degli accessi di tosse.
Qualche volta possono essere utili i sedativi della tosse. Importante è anche
l'umidificazione dell'ambiente evitando inoltre irritanti come il fumo della sigaretta,
lo smog e la polvere.
Come si previene la pertosse?
Con il vaccino anti-pertosse che viene somministrato con il vaccino esavalente
(contenente anche il vaccino anti-tetano, anti-epatite B, anti-Haemohilus Influentiae
di tipo b, antipoliomelite e anti-difterite) in tre dosi, all'età di 3 mesi, cinque mesi e
undici mesi con una dose di richiamo verso i 5-6 anni di età.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 7 giorni dall'inizio della
terapia antibiotica.
Non serve, per far passare la pertosse, portare il bambino in alta montagna o
sull'elicottero o in aereo come consigliato da varie credenze popolari. Questa
consuetudine deriva probabilmente dal fatto che la Bordetella Pertussis è un germe
non molto resistente e abbastanza difficile da isolare. Portando ad elevate altitudini il
paziente, si riduce, come noto, la concentrazione di ossigeno nell'aria e ciò dovrebbe
progressivamente uccidere il batterio; ma poiché i sintomi della malattia sono causati
dalla tossina prodotta, che rimane in circolo per settimane e che non può essere
distrutta in alcun modo, l'eliminazione della Bordetella Pertussis non porta alcun
beneficio al paziente.
Altre credenze, questa volta di ambiente contadino, consigliano di portare il bambino
in una stalla: il "miglioramento" in tal caso si può forse spiegare con l'aria
estremamente umida che si respira in tale ambiente.
Qual è la causa?
Un virus del genere dei Rubivirus, appartenente alla famiglia dei Togavirus.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco
di incidenza si verifica nel tardo inverno e all'inizio della primavera. Colpisce
bambini solitamente tra i 5 e i 14 anni di età.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta?
In genere dopo 14-21 giorni (di solito 16-18) compaiono i primi sintomi.
Come si riconosce?
Inizia con un ingrossamento delle linfoghiandole situate dietro alle orecchie e sulla
nuca e, qualche volta, con febbre lieve e malessere generale. Dopo alcuni giorni
appare un'eruzione cutanea (in termine medico esantema) che interessa prima il viso e
poi si diffonde, nel giro di 24 ore, al tronco, alle braccia e agli arti inferiori. Le
manifestazioni cutanee hanno l’aspetto di macule-papule, in altre parole appaiono
come macchioline di colore rosa pallido, lievemente rilevate al tatto, che tendono a
rimanere isolate. L’esantema si attenua in 2-5 giorni.
Quali sono le complicazioni?
In genere nessuna in età pediatrica. Nell'adolescente e nell'adulto possono comparire
artriti e dolori articolari. Il rischio di gravi conseguenze per il feto è invece elevato
nelle donne in gravidanza, soprattutto se il contagio è avvenuto nei primi tre-quattro
mesi di gestazione.
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Da 2 giorni prima dell’inizio delle manifestazioni cutanee fino a 6-7 giorni dopo.
Come si cura?
Solitamente è una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di supporto. Si
somministrano antifebbrili al bisogno.
Come si previene?
Con il vaccino anti-rosolia che in genere viene somministrato (di regola associato al
vaccino anti-morbillo ed anti-parotite) all’età di 15-18 mesi con una dose di richiamo
verso i 5-6 anni di età oppure tra gli 11 e i 12 anni.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola?
Per circa 7 giorni dalla comparsa delle manifestazioni cutanee.
Il virus della rosolia contratto dalla madre nel primo trimestre di gravidanza può
contagiare l'embrione nel 70-90% dei casi causando aborto, ritardo di crescita
intrauterina oppure gravissime malformazioni quali sordità (80%), cardiopatie
congenite (40%), cataratta (30%) e altre ancora. Nel secondo trimestre di gestazione
il rischio di una infezione fetale si riduce ma rimane pur sempre tra il 25 ed il 40%.
Ecco perchè la vaccinazione contro la rosolia è vivamente raccomandata per ogni
bambina prima dell'età fertile (10-14 anni).
Qual è la causa della scarlattina?
Un batterio, lo Streptococco Beta-emolitico di gruppo A.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il batterio penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il
picco di incidenza si verifica nel tardo autunno, in inverno ed in primavera. È rara
sotto i 2 anni di vita ed è più frequente in età scolare.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta la scarlattina?
In genere dopo 2-5 giorni dal contagio compaiono i primi sintomi.
Come si riconosce la scarlattina?
Inizia in modo improvviso con febbre (che spesso arriva a 39°-40° C), brividi,
cefalea, vomito, intenso mal di gola, faringe molto arrossata. La lingua si ricopre
dapprima di una patina bianca e poi, desquamandosi, diventa di colore rosso fragola o
lampone. Entro 12-48 ore compare la tipica eruzione cutanea (in termine medico
esantema) che inizia prima all'inguine, alle ascelle e al collo, ma che si generalizza
nell'arco di 24 ore. Tutto il viso appare di colore rosso acceso tranne la zona del naso,
della bocca e del mento che, con il loro pallore, contrastano con l'arrossamento del
restante volto dando un caratteristico aspetto noto come "maschera scarlattinosa". Le
manifestazioni cutanee hanno l’aspetto di macule-papule, in altre parole appaiono
come macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, che si scolorano alla
pressione, di aspetto puntiforme, senza tendenza a confluire tra loro. La pelle assume
al tatto un particolare aspetto ruvido, a carta vetrata. L’esantema si attenua in 3-4
giorni lasciando il posto ad una desquamazione in lamelle fini che inizia al volto e
prosegue al tronco, alle mani e ai piedi. Il decorso completo della scarlattina si svolge
solitamente in 10-12 giorni.
Quali sono le complicazioni della scarlattina?
Nessuna, se la scarlattina viene curata in modo corretto con gli antibiotici specifici
per lo Streptococco Beta-emolitico di gruppo A. In caso contrario può causare la
malattia reumatica o reumatismo articolare acuto e la glomerulonefrite acuta.
Per quanto tempo il bambino con scarlattina è contagioso?
Da 1-2 giorni prima dell’inizio dei sintomi e per tutta la durata della malattia se non
viene instaurata una adeguata terapia antibiotica. In questo caso il bambino non è più
contagioso dopo 48 ore dall'inizio dell'antibiotico.
Come si cura la scarlattina?
Con la terapia antibiotica. Inoltre si somministrano antifebbrili e si cerca di idratare
adeguatamente il paziente.
Come si previene la scarlattina?
L'unico sistema per evitare la scarlattina è quello di tenere lontano il bambino dalle
persone già contagiate.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 3 giorni dall'inizio della
terapia antibiotica.
La scarlattina si distingue dalle altre malattie esantematiche per la possibilità di
ricadute. Ciò si spiega con il fatto che somministrando troppo precocemente la terapia
antibiotica contro lo streptococco beta-emolitico di gruppo A si limita notevolmente
la durata del contatto tra il batterio e l'organismo del paziente, cosicché la reazione
anticorpale risulta meno efficiente e quindi meno duratura nel tempo. In caso di una
faringo-tonsillite in cui si sospetta che l'agente eziologico sia lo streptococco betaemolitico di gruppo A sarebbe perciò più indicato attendere almeno 48 ore prima di
instaurare la terapia antibiotica.
La QUARTA MALATTIA è una malattia esantematica la cui esistenza è ancora
discussa. Secondo la maggior parte degli studiosi non sarebbe altro che una forma
attenuata di scarlattina, quindi con sintomatologia febbrile, tonsillare e cutanea più
attenuata. Viene anche chiamata "scarlattinetta" o "scarlattinina". La prognosi è
sempre buona, il decorso è di pochi giorni e la terapia, come per la scarlattina, è
antibiotica. La quarta malattia è una malattia esantematica che colpisce in prevalenza
i bambini: chiamata spesso anche scarlattinetta o scarlattinina, è stata scoperta in
tempi relativamente recenti (1900) da Clement Dukes e per questo motivo viene
talvolta definitita morbo di Dukes.
L’idea attuale è che, piuttosto che una variante di altre malattie esantematiche virali,
sia di origine batterica (causata dallo streptococco beta-emolitico di gruppo A). La
quarta malattia è una malattia provocata dallo Streptococco beta-emolitico di gruppo
A e colpisce in prevalenza i bambini. Essendo provocata da un batterio, non porta
gravi conseguenze, neanche se presa in gravidanza. Può però provocare alcune
complicazioni, per esempio malattie reumatiche o malattie a carico dei reni. Secondo
la maggior parte degli studiosi non sarebbe altro che una forma attenuata di
scarlattina, caratterizzata da febbre ed esantema simile a quello della scarlattina.
I sintomi di questa malattia insorgono solitamente dopo circa una settimana dal
contagio: febbre, arrossamento alla gola (talvolta accompagnato da placche) ed
esantema, costituito da piccolissimi puntini rossi in rilievo e molto vicini tra loro.
Solitamente questi puntini si limitano a colpire l'inguine e i glutei, ma talvolta
possono anche comparire sul viso.
La quarta malattia si esaurisce nel giro di circa 7-10 giorni e il trattamento è a base di
antibiotici, da protrarre per 10 giorni, associato ad antipiretici nel caso di febbre. A
circa due settimane dalla scomparsa della malattia è consigliabile effettuare l'esame
delle urine, per accertarsi che la funzionalità renale sia buona, ed un tampone
faringeo che confermi la scomparsa del batterio.
Sintomi
I sintomi principali della quarta malattia, che compaiono a circa 10 giorni dal
contagio, prevedono inizialmente mal di testa, inappetenza (calo di appetito) e
sonnolenza: si rileva spesso qualche linea di febbre o poco più, oltre a mal di gola ed
ingrossamento dei linfonodi.
Solo in un secondo momento compare l’esantema, ossia lo sfogo sulla pelle, che si
concentra a livello dell’inguine e dei glutei (raramente sul viso), con piccoli puntini
rosa ravvicinati. L’esantema si risolve nel giro di 4-5 giorni, lasciando la pelle
leggermente desquamata.
Molto frequenti sono invece le forme asintomatiche, prive cioè della maggior parte
dei sintomi esantema compreso.
Trasmissione
Il contagio, più frequente nei mesi primaverili ed estivi, avviene principalmente
attraverso piccole goccioline di saliva. La malattia è contagiosa dal periodo di
incubazione fino alla comparsa degli esantemi.
Cura
La cura prevede la somministrazione di antibiotici.
Complicanze
La scarlattinetta si risolve praticamente sempre senza ulteriori complicazioni,
raramente si hanno strascichi a livello renale o malattie reumatiche. Spesso vengono
tuttavia prescritti esami delle urine in seguito alla malattia per escludere danni renali.
Anche quando contratta in gravidanza, la quarta malattia difficilmente comporta gravi
problemi.
La QUINTA MALATTIA (o megaloeritema infettivo) è una malattia esantematica
causata dal virus Parvovirus B19.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. Il picco
di incidenza si verifica in primavera. Colpisce in particolare i bambini in età scolare.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta la quinta malattia?
In genere dopo un periodo di tempo tra i 4 e i 14 giorni ma si può arrivare fino alle tre
settimane.
Come si riconosce la quinta malattia?
Solitamente non compaiono sintomi premonitori e la febbre è assente o di grado
lieve. Dopo pochi giorni compare la tipica eruzione cutanea (in termine medico
esantema) che interessa dapprima il volto, in particolare le guance: queste appaiono
molto arrossate, calde al tatto, come se il bambino fosse stato schiaffeggiato, mentre
la cute è pallida sul mento, sulla fronte ed intorno alla bocca. Successivamente
compaiono macule-papule, cioè macchioline lievemente rilevate al tatto, di colore
rosso, che interessano il tronco, le natiche e gli arti superiori ed inferiori. L’esantema,
che causa spesso prurito, si attenua con il tempo divenendo più pallido al centro e
assumendo un caratteristico aspetto a merletto. Non è presente desquamazione. La
quinta malattia dura in media 11 giorni, con un minimo di 2 giorni ed un massimo di
4-5 settimane. Nelle settimane o, a volte, nei mesi successivi può ricomparire
l'esantema in occasione di bagni caldi, di stress emotivi, di esposizione al sole o di
attività fisica intensa.
Quali sono le complicazioni della quinta malattia?
Normalmente nessuna. Negli adolescenti e negli adulti può causare dolori articolari o
vere e proprie artriti. In bambini affetti da anemia amolitica cronica (ad esempio,
anemia falciforme, sferocitosi, ecc.), può causare crisi di aplasia, cioè infettare i
precursori midollari dei globuli rossi e peggiorare l'anemia
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Dalla settimana prima dell’inizio dei sintomi fino alla comparsa delle manifestazioni
cutanee. Di conseguenza quando compaiono le manifestazioni cutanee il bambino
non è più contagioso.
Come si cura la quinta malattia?
Solitamente è una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di supporto. In caso di
prurito si somministrano antistaminici.
Come si previene la quinta malattia?
Non esistono vaccini e, in tutti i casi, le misure preventive non sono necessarie perché
si tratta di una malattia lieve.
Quanto tempo si deve stare assenti da scuola con la quinta malattia?
Non è necessario l'allontanamento in quanto i bambini non sono più contagiosi dopo
la comparsa delle manifestazioni cutanee.
La quinta malattia è pericolosa solo nei pazienti affetti da rare forme di anemia
emolitica cronica (talassemia, favismo) in cui può provocare una grave soppressione
della produzione di globuli rossi a livello del midollo osseo (aplasia midollare).
L'azione del Parvovirus B 19 sulle cellule progenitrici dei globuli rossi può inoltre
causare nei pazienti immunodepressi una anemia emolitica cronica da infezione
persistente.
Qual è la causa della sesta malattia?
La sesta malattia è causata da un virus della famiglia degli Herpes chiamato Herpes
Virus Umano tipo 6.
Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con
le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente
parlando. Il virus penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori. La
malattia è presente durante tutto l'arco dell'anno, senza una stagionalità. Colpisce
solitamente i bambini di età compresa tra i sei mesi e i due anni di vita.
Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta la sesta malattia?
In genere dopo un periodo variabile tra i 5 e i 15 giorni (in media 9) compaiono i
primi sintomi.
Come si riconosce la sesta malattia?
La sesta malattia inizia con febbre elevata, in genere sui 39°-41°C. Qualche volta vi
può essere malessere generale, raffreddore, arrossamento del faringe con mal di gola,
congiuntivite, facile irritabilità anche se di solito i bambini appaiono vivaci e in
buone condizioni generali. Dopo 3-5 giorni, in corrispondenza con la scomparsa della
febbre, compare un'eruzione cutanea (in termine medico esantema) che interessa
prima il tronco ed il collo e successivamente si diffonde al viso e alle estremità
scomparendo poi rapidamente nell’arco di 24-48 ore. Le manifestazioni cutanee
hanno l’aspetto di macchioline grandi come capocchie di spillo, di colore rosa
pallido, a volte lievemente rilevate, simili a quelle della rosolia. Non provocano
solitamente prurito.
Quali sono le complicazioni della sesta malattia?
La sesta malattia in sè non è pericolosa, ma nei bambini predisposti la febbre elevata
può determinare convulsioni febbrili.
Per quanto tempo il bambino è contagioso?
La sesta malattia è contagiosa soprattutto durante la fase febbrile, quindi prima o
contemporaneamente alla comparsa delle manifestazioni cutanee.
Come si cura la sesta malattia?
Solitamente è una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di supporto. Si
somministrano antifebbrili e si cerca di idratare adeguatamente il paziente. Come si
previene? Non esistono vaccini e, in tutti i casi, le misure preventive non sono
necessarie perché si tratta di una malattia lieve e di breve durata.
Quanto tempo si deve stare assenti dal nido dopo la sesta malattia?
Non è necessario l'allontanamento, in quanto i bambini non sono più contagiosi dopo
la comparsa delle manifestazioni cutanee.
La sesta malattia è così chiamata perché rappresenta il sesto esantema infettivo
descritto in medicina. Le altre malattie esantematiche sono: la scarlattina (prima
malattia), il morbillo (seconda malattia), la rosolia (terza malattia), la quarta malattia
o scarlattinetta (che è una forma lieve di scarlattina) e il megaloeritema infettivo o
quinta malattia.
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