sviluppo morale - Comune di Legnano

Sulle orme del Dott. Savarino
«La sfida non è l’ostacolo,
ma la volontà di riuscire»
Bambini con
Bisogni Educativi Speciali (BES)
Difficoltà di regolazione
comportamentale:
profili a confronto
Regolazione del comportamento
Aspetti neurobiologici
«Il capocantiere più efficiente e capace,
ora egli è sregolato, irriverente, indulge
talvolta nella bestemmia più volgare
(che in precedenza non era suo
costume), manifestando poco rispetto
per i suoi compagni, intollerante verso
limitazioni o avvertimenti quando
questi sono in conflitto con i suoi
desideri, talora tenacemente ostinato,
capriccioso ed esitante, progetta molti
piani per il futuro, che vengono tuttavia
abbandonati, anziché essere
organizzati, in favore di altri piani che
sembrano essere più facilmente
attuabili»
Regolazione del comportamento
Aspetti neurobiologici
Regolazione del comportamento
Empatia
«Quando avevo sette anni, mio padre mi disse che i
nazisti avevano trasformato gli ebrei in paralumi:
una di quelle osservazioni che, una volta sentite,
non si possono più rimuovere»
C’è empatia quando smettiamo di focalizzare la
nostra attenzione in modo univoco (single-minded),
per adottare invece un tipo di attenzione «doppia»
(double-minded)
La scienza del male, Simon Baron-Cohen
Regolazione del comportamento
Empatia
Quando la nostra empatia è spenta, ci troviamo nella sola modalità IO.
In tale stato ci rapportiamo alle persone solo come se fossero cose.
La maggior parte di noi è capace di farlo di tanto in tanto.
Possiamo essere perfettamente in grado di concentrarci sul lavoro senza
dedicare un pensiero alla persona senzatetto che è in strada appena fuori
dal nostro ufficio.
Quando siamo in questo stato, temporaneamente o permanentemente,
non c’è per noi alcun TU, o almeno un Tu con pensieri e sentimenti.
Trattare gli altri come se fossero semplici oggetti è una delle peggiori cose
che si possono fare a un altro essere umano, ignorandone la soggettività, i
pensieri e i sentimenti.
Misurare l’Empatia
1.
Capisco facilmente se qualcuno vuole partecipare a una conversazione
2.
Trovo difficile spiegare ad altri cose che capisco facilmente, quando non le
capiscono la prima volta
3.
Mi dà soddisfazione prendermi cura di altre persone
4.
Trovo difficile sapere che cosa fare in una situazione sociale
5.
Spesso mi dicono che vado troppo in là nel sostenere il mio punto di vista in
una discussione
6.
Non mi preoccupo troppo se sono in ritardo a un appuntamento con un amico
7.
Le amicizie e le relazioni sono semplicemente troppo difficili da curare, quindi
me ne tengo lontano
8.
Spesso mi è difficile distinguere le buone dalle cattive maniere
9.
In una conversazione, tendo a concentrarmi sui miei pensieri piuttosto che su
ciò che il mio ascoltatore potrebbe pensare
Regolazione del comportamento
SVILUPPO MORALE
La moralità di ogni individuo è costituita dall’insieme delle convinzioni, in cui si
crede fermamente e rispetto alle quali si conforma il proprio modo di agire, che
riguarda il modo in cui tutti gli essere umani dovrebbero comportarsi nella
società.
L’insieme dei principi morali è il risultato dell’avvenuta interiorizzazione delle
norme, delle credenze e dei valori, propri dello specifico contesto sociale e
religioso d’appartenenza, trasmessi al bambino dai genitori e da altri adulti con
cui viene in contatto.
Tale interiorizzazione è un processo lento e complesso in cui il bambino impara a
comprendere e selezionare le informazioni che gli vengono trasmesse dal suo
ambiente, ad attribuire ad esse un senso e ad iniziare a “contrattarle” con i
familiari sulla base dei propri bisogni.
Il bambino comincia così a costruire un modello di norme interiorizzate, in base
alle quali regolerà il proprio comportamento.
Regolazione del comportamento
SVILUPPO MORALE
L’acquisizione della norma morale è un processo che comprende almeno tre
dimensioni fondamentali:
1. significato affettivo - emotivo
 fornisce indicazioni su come sentirsi se si rispettano o meno le norme
2. guida per la condotta
 prescrizione di comportamenti socialmente desiderabili e sanzione di quelli
non desiderabili
3. conoscenza delle norme
 comprensione del significato implicito ed esplicito delle norme, favorita
dallo sviluppo intellettivo
Regolazione del comportamento
SVILUPPO MORALE
Secondo Freud il tipo di relazione genitore-figlio determina ampiamente la
volontà del bambino di internalizzare i criteri morali dei suoi genitori.
Questa internalizzazione avviene durante lo stadio fallico e si traduce nello
sviluppo del Super-io.
Una volta formato il Super-io funziona come un censore interno che premierà il
bambino per la condotta positiva e punirà le trasgressioni morali facendolo
sentire ansioso, colpevole
SVILUPPO MORALE
Piaget distingue tra due forme di moralità che possono convivere in varie forme:
1. Realismo morale
-
Prima forma di moralità prevalente fino agli 8 anni: prospettiva egocentrica del mondo
nonché una modalità di pensare in modo realistico.
-
Il criterio guida nella formulazione dei giudizi è il danno reale e oggettivo più che
l’intenzionalità
-
In questa fase prevale una morale eteronoma, ovvero la validità dei principi è determinata
dall’autorità di chi li ha emanati
-
I comportamenti vengono giudicati giusti o sbagliati, e i bambini ritengono che tutti
debbano giudicarli in tal modo
-
Ciò che conta è la responsabilità oggettiva
2. Relativismo morale o morale autonoma
-
Dopo gli 8 anni
-
L’intenzione e il contesto assumono un ruolo importante nel valutare l’atto
-
Può coesistere con la moralità eteronoma
-
I principi non sono considerati immutabili, ma modificabili in rapporto a situazioni e
contesti
SVILUPPO MORALE
Riassumendo secondo Piaget i bambini in età prescolare mostrano scarsa
preoccupazione o consapevolezza delle regole (periodo premorale,
periodo fino ai 5-6 anni).
Tra i 5 ed i 10 anni i bambini sviluppano un forte rispetto per le regole e
l’opinione che esse debbono sempre essere seguite. I bambini che si
trovano in questo stadio eteronomo, considerano le regole come leggi di
figure autorizzate, sacre e inalterabili.
All’età di 10-11 anni i bambini hanno raggiunto il secondo stadio morale,
ovvero quello del relativismo morale o moralità autonoma in cui i bambini
realizzano che le regole sono accordi arbitrari che possono essere sfidati e
anche cambiati con il consenso delle persone che governano.
Lo sviluppo del senso di giustizia rappresenta un aspetto primario del
passaggio da una morale eteronoma ad una autonoma.
SVILUPPO MORALE
Kohlberg ha articolato una serie di stadi di sviluppo morale molto articolati,
dall’infanzia all’età adulta.
1. Livello preconvenzionale (sotto i 9-10 anni).
Si considerano le norme che possono comportare una punizione: la motivazione
sulla quale si basa la valutazione è legata al rischio di ricevere una punizione,
quindi all’obbedienza all’autorità.
2. Livello convenzionale (dai 13/14 anni -20anni).
Caratterizzato dal rispetto di norme che sono state socialmente approvate, e
non più dalle conseguenze immediate dell’azione individuale.
3. Livello post-convenzionale (regolato da principi).
Le norme morali vanno al di là della società nella quale si vive e sono legate a un
sistema di principi astratti e valori universali
SVILUPPO MORALE
Il contributo di Bandura.
Nell’ambito del comportamentismo lo sviluppo morale è stato studiato in primo
luogo come aspetto dell’apprendimento:
l’individuo impara le norme di comportamento morale attraverso la sequenza
delle esperienze in cui alcuni atti sono soggetti a rinforzi positivi, mentre altri a
punizioni.
La prospettiva teorica di Bandura comprende fattori individuali personali e fattori
ambientali sociali
principio del determinismo triadico persona-ambiente-condotta, secondo il quale
ciascuno dei termini di questo rapporto determina gli altri.
SVILUPPO MORALE
Bandura formula la sua teoria socio-cognitiva distinguendo tra:
1. pensiero morale
 progressiva interiorizzazione da parte del bambino delle norme morali
presenti del contesto sociale di appartenenza.
 Nella relazione con la società, guidato dall’adulto, il bambino apprende cosa è
giusto e cosa no, i criteri morali ed il modo con cui applicarli.
 Non si limita però ad acquisirli passivamente ma, attraverso meccanismi di
astrazione, sintesi e generalizzazione, costruisce autonomi e propri standard
di condotta. Quest’ultimi, se violati, producono nel bambino sentimenti di
colpa e di vergogna.
 esistono alcuni meccanismi psicologici di autoregolazione che prevedono un
automonitoraggio della condotta, la sua valutazione rispetto ai principi morali
interiorizzati e a circostanze ambientali e la conseguente reazione affettiva
interna che, se negativa, censura il comportamento.
2. azione morale.
DSM 5,
Disturbo oppositivo provocatorio 313.81
(F91.3)
A. Umore collerico/irritabile, comportamento polemico/provocatorio o
vendicativo che dura da almeno 6 mesi con almeno 4 dei seguenti
sintomi:
◦ Umore collerico/irritabile: va spesso in collera, è spesso permaloso/a o facilmente
contrariato/a, è spesso adirato/a e risentito/a
◦ Comportamento polemico/provocatorio: litiga spesso con rappresentanti dell’autorità,
sfida o rifiuta di rispettare le richieste, irrita gli altri deliberatamente, accusa gli altri per i
propri errori o comportamento
◦ Vendicatività : dispettoso o vendicativo almeno due volte negli ultimi 6 mesi
B. Anomalia associata a disagio dell’individuo o di altre persone nel suo
contesto sociale o ha un impatto negativo sul funzionamento
C.
I sintomi non sono dovuti ad altri disturbi
DSM 5
Disturbo della condotta 312.81 (F91.1)
A. Comportamento ripetitivo e persistente in cui vengono violati i diritti
fondamentali degli altri oppure le principali norme o regole sociali
appropriate all’età, almeno tre fra:
- aggressione a persone e animali: fa il prepotente, minaccia, dà il via a
collutazioni, ha usato un arma, fisicamente crudele, ecc.
- distruzione della proprietà: ha deliberatamente appiccato il fuoco o
distrutto proprietà altrui
- frode o furto: è penetrato nell’abitazione o auto di qualcun altro, mente per
vantaggio, ruba
- gravi violazioni di regole: trascorre la notte fuori senza permesso, si
allontana da casa di notte, marina la scuola
B. Compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale,
scolastico o lavorativo
C. Se l’individuo ha 18 anni o più, non sono soddisfatti i criteri di disturbo
antisociale di personalità
DSM 5
Disturbo da disregolazione dell’umore
dirompente 296.99 (F34.8)
A.
Gravi e ricorrenti scoppi di collera manifestati verbalmente che sono grossolanamente
sproporzionati nell’intensità o nella durata alla situazione o alla provocazione
B.
Gli scoppi di collera non sono coerenti con lo stadio di sviluppo
C.
Si verificano, in media, tre o più volte alla settimana
D.
L’umore tra uno scoppio di collera e l’altro è persistentemente irritabile o arrabbiato
E.
Sintomi presenti per 12 mesi o più
F.
Sintomi presenti in almeno 2 di 3 contesti e gravi in uno di questi
G.
La diagnosi non dovrebbe essere posta per la prima volta prima dei 6 anni o dopo i 18
H.
Esordio prima dei 10 anni
I.
Assenza di episodi maniacali
J.
No disturbo depressivo o altro disturbo mentale
K.
Sintomi non riferibili a uso di sostanze o altra condizione medica
Disturbo da deficit di attenzione/iperattività
con iperattività/impulsività predominanti
314.01 (F 90.1)
A. Pattern persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che
interferisce con il funzionamento o lo sviluppo (almeno 6 sintomi di
disattenzione e/o iperattività-impulsività che persistono per almeno 6
mesi)
B. Sintomi presenti prima dei 12 anni
C. I sintomi si presentano in due o più contesti (es. casa, scuola, lavoro,
amici, parenti, etc.)
D. Vi è chiara evidenza che i sintomi interferiscono con, o riducono, la
qualità del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo
E. I sintomi non sono dovuti ad altri disturbi
Sintomi di iperattività
• Spesso si agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia
•
In classe si alza spesso anche quando dovrebbe star
seduto
•
Corre, salta o si arrampica in situazioni in cui farlo risulta
inappropriato
•
Ha difficoltà a giocare tranquillamente
•
È spesso «sotto pressione», come se fosse «attivato da un
motorino»
•
Spesso parla eccessivamente
Sintomi d’impulsività
• Risponde prima che la domanda sia completata
•
Ha spesso difficoltà ad aspettare il proprio turno
•
Interrompe o si intromette nelle attività /conversazioni di coetanei
o adulti
Non tutti i comportamenti
negativi sono ugualmente gravi
• Lievemente negativi : comportamenti solo disturbanti
Es. non voler aiutare, non riordinare i propri giochi, fare i capricci,
usare parolacce, prendere in giro gli altri.
• Gravemente negativi : azioni che possono causare un danno fisico o
morale a persone o cose
Es. rubare una cosa che voleva ottenere subito, rompere oggetti
intenzionalmente, picchiare gli altri.
GRIGLIA OSSERVATIVA
Come porre rimedio ai comportamenti negativi
IGNORARE
COMPORTAMENTI
LIEVEMENTE NEGATIVI
Trascurando questo tipo di
comportamenti, ignorandoli del
tutto, facendo finta di non sentire
né vedere ciò che il bambino fa, si
otterrà inizialmente una crescita
nella
frequenza
con
cui
compaiono, ma ne verificherà poi
un rapido calo e a volte anche la
completa scomparsa.
IGNORARE COMPORTAMENTI LIEVEMENTE NEGATIVI
Il bambino che, dopo un iniziale rifiuto dell’adulto, ha sperimentato
nel passato di poter ottenere ciò che vuole insistendo e
piagnucolando per alcuni minuti, di fronte all’indifferenza del
genitore rispetto a questo suo modo di agire, all’inizio farà i
capricci per più tempo e con più forza ; poi, avendo verificato in più
occasioni di non riuscire più a raggiungere lo scopo, cercherà
un’altra strategia
Per ottenere che questi comportamenti scompaiano è
fondamentale che vengano ignorati sempre, ogni qual volta si
presentano, in modo coerente
MODELLARE
COMPORTAMENTI
LIEVEMENTE NEGATIVI
Promozione di esperienze di
apprendimento
attraverso
l'osservazione del comportamento
di un soggetto che funge da
modello.
Proporsi come modello positivo
da cui apprendere.
IL RINFORZO
DIFFERENZIALE PER
COMPORTAMENTI
LIEVEMENTE NEGATIVI
RINFORZO: evento che, fatto seguire
all'emissione di un comportamento,
ne rende più probabile la comparsa in
futuro.
Rinforzo di comportamenti diversi ed
inconciliabili da quello inadeguato.
IL RINFORZO DIFFERENZIALE
Rinforzamento differenziale di altri comportamenti: il rinforzatore viene
elargito ogni qualvolta non è presente il comportamento inadeguato.
Rinforzamento differenziale di comportamenti adeguati: non si rinforza
qualsiasi comportamento, ma soltanto quelli positivi.
Rinforzamento differenziale di comportamenti incompatibili : la procedura
sicuramente più efficace, tramite la quale si può sperare di ridurre
comportamenti inadeguati. Tale strategia parte dal presupposto che
esistono comportamenti incompatibili fra loro, nel senso che non
possono essere emessi insieme. La risposta scorretta può essere inibita
selettivamente rinforzando il comportamento incompatibile.
Es. il bambino non può picchiare con le mani il compagno di banco se queste sono
impegnate in un'altra attività positiva.
PUNIRE
COMPORTAMENTI
GRAVEMENTE NEGATIVI
PUNIZIONE: evento che fa sì che una
risposta (operante), ovvero un certo
comportamento, NON venga ripetuta,
diminuisca e vada ad estinguersi.
PUNIZIONI
PUNIZIONI POSITIVE (AVERSIVE)  Sottoporre il bambino ad una situazione che
si è constatata per lui spiacevole.
L’elemento punitivo è un elemento, conseguente ad un determinato
comportamento, che viene letteralmente “aggiunto” (il termine positivo si
riferisce proprio all’aggiunta di un elemento, nel caso della punizione,
spiacevole).
ES. Bambino si diverte a colorare in giro sui mobili o sul tavolo (comportamento); se la mamma gli
dice che, per rimediare al danno, deve ora pulire tutto il tavolo e i mobili e poi anche riordinare i
giochi della sua stanza (punizione), il bambino si accorgerà che non gli conviene più di tanto
ripetere quel comportamento e, quindi, tenderà a non ripeterlo.
PUNIZIONI NEGATIVE (SOTTRATIVE)  togliere al bambino delle cose piacevoli.
L’elemento punitivo (ciò che porta ad una diminuzione del comportamento) è, un
elemento positivo che viene sottratto.
In questa categoria rientrano le procedure di costo della risposta e di time-out.
ES. Bambino che a scuola ogni volta che si alza girovagando per la classe (comportamento) ne
consegue che gli viene negato di svolgere a fine ora un’attività piacevole preventivamente
concordata (punizione).
IL COSTO DELLA RISPOSTA
Al comportamento negativo segue per il bambino la perdita di un privilegio o di
un premio promesso o di una attività piacevole.
Si tratta di un vero e proprio “pagare pegno”.
Il bambino deve sapere che perderà qualcosa se continua a comportarsi in modo
inadeguato e deve pagare un pegno in proporzione alla gravità dell’azione
Il pegno da pagare deve essere proporzionale alla gravità dell‟azione compiuta
• Le regole stabilite devono essere sempre rispettate
• Il bambino deve conoscere i motivi per i quali viene punito
• Valore educativo di tale punizione dipende dalla capacità dell‟ adulto di non
agire in maniera aggressiva e di proporsi come modello positivo da cui
apprendere
TIME OUT
Messa in pausa dall’attività.
Si chiede al bambino di interrompere l’attività in corso e di allontanarsi
in un ambiente privo di stimoli interessanti allo scopo di suscitare nel
bambino una sensazione di noia e dargli la possibilità di riflettere
sull’azione compiuta.
Di solito il time out non dura più di 5 minuti.
RINFORZARE
COMPORTAMENTI
POSITIVI
RINFORZO: evento che, fatto
seguire all'emissione di un
comportamento, ne rende più
probabile la comparsa in futuro.
É importante che il bambino
riceva un premio (rinforzo) ogni
volta che si impegna in un certo
compito.
IL RINFORZO
Dopo ogni comportamento si verificano delle situazioni (definite come
conseguenze) che possono essere gradevoli o sgradevoli: se un individuo
comportandosi in un certo modo riesce ad ottenere una gratificazione, è più
probabile che manifesti ancora quel comportamento perché sa che dopo
accadrà qualcosa di piacevole per lui.
1.
RINFORZO POSITIVO: un elemento positivo viene associato e letteralmente
“aggiunto” ad un determinato comportamento che, quindi, verrà riproposto.
ES. se il bambino si accorge che iniziando a gridare e a sbattere i pugni
(comportamento) la mamma gli dà il gelato (rinforzo) che desidera e che
inizialmente gli aveva negato, tenderà a riproporre tali comportamenti inadeguati
per ottenere ciò che vuole.
2. RINFORZO NEGATIVO : la rimozione di qualcosa di spiacevole.
Es. Una bambina che non vuole andare a scuola (situazione avversa) se scopre che
lamentando continui mal di pancia o mal di testa (comportamento) viene tenuta a
casa dai genitori (elemento rinforzante), sarà portata a riproporre ogni mattina la
lamentela.
Esistono vari tipi di rinforzatori, i più significativi sono:
- rinforzi materiali;
- rinforzi sociali.
Il più semplice programma di rinforzamento è quello di tipo continuo, in cui
viene elargito lo stimolo rinforzante ad ogni emissione del comportamento.
Quando invece si prevede l'elargizione del rinforzo soltanto in determinate
occasioni, ma non in tutte, siamo di fronte ad un programma di
rinforzamento intermittente.
Un programma di rinforzamento intermittente è maggiormente
vantaggioso in confronto a quello continuo, in quanto, pur producendo un
apprendimento più lento, risulta molto più resistente all'estinzione.
Grazie per l’attenzione