Cefalea (emicrania)
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La cefalea è sinonimo di mal di testa e può essere essenziale (in tal caso è sinonimo di
emicrania) oppure può dipendere da patologie generali o da alterazioni specifiche delle
strutture anatomiche del capo intra- o extracraniche. Sono dieci milioni (con una maggioranza
femminile) gli italiani che ne soffrono in maniera episodica e due milioni in modo cronico.
La cefalea essenziale è dovuta a una reazione vasomotoria delle arterie del capo. Il dolore è di
solito localizzato, spesso pulsante, aumentato dagli sforzi e dai movimenti bruschi della testa.
Possono esistere sintomi premonitori (aura) come vertigini, disturbi della vista ecc. L'emicrania
classica inizia nell'adolescenza e tende a ridursi con gli anni, è normalmente preceduta da aure
e al dolore possono associarsi nausea, vomito e fotofobia. L'emicrania comune inizia sempre
nell'adolescenza, ma peggiora con gli anni; il dolore è presente
già al mattino, si estende ed è accompagnato da nausea,
vomito, fotofobia, lacrimazione. L'emicrania emiplegica è
caratterizzata da un deficit motorio la cui risoluzione è spesso
lenta. La cefalea a grappolo colpisce soprattutto gli uomini in
età adulta con dolori violenti (prevalentemente nella regione
orbitale) con lacrimazione, fotofobia, rinorrea; insorge durante
il sonno e gli attacchi si ripetono in successione rapida.
Le cure della cefalea - I farmaci antiemicranici si dividono in
sintomatici e profilattici. I primi a loro volta sono suddivisi in
non specifici (acido acetilsalicilico, paracetamolo,
indometacina, ibuprofene, ketoprofene, diclofenac,
naprossene), che sono antidolorifici indicati per forme di lieve
o media gravità, e specifici (triptani) che operano
selettivamente sui meccanismi dell'emicrania (e che sono quindi inefficaci sul tipo a cui non
sono orientati o su altre sintomatologie dolorose). I farmaci sintomatici possono creare il
problema della cefalea di rimbalzo (dopo la cessazione della loro somministrazione) per cui
andrebbero assunti con moderazione. I farmaci profilattici (betabloccanti, calcioantagonisti,
antagonisti dei recettori serotoninici, antidepressivi triciclici) sono indicati per i pazienti affetti
da attacchi gravi e riescono a essere efficaci nel 50% ca. di casi. Nei casi in cui anche i
profilattici risultino inefficaci si può ricorrere ai gabaercici, farmaci già usati nel controllo
dell'epilessia e che agiscono su uno dei neurotrasmettitori cerebrali; hanno purtroppo effetti
collaterali importanti (aumento di peso, ovaio policistico, caduta dei capelli ecc.).
La grande illusione - Ovvero la dimostrazione che la ricerca non è scienza. Nel 2001 si
diffuse una notizia che i media ripresero con grande enfasi. Poiché era supportata anche da
organi di informazione scientifica, anche il nostro sito la riportò (mea culpa!):
Recentemente il gruppo di A. Bartolini (Università di Firenze, 2001) ha scoperto che
responsabile del mal di testa è il cattivo funzionamento di una proteina, la Gi,
responsabile della selezione degli stimoli che attraverso i neuroni giungono al cervello. Il
mancato funzionamento del filtraggio operato dalla proteina, consente il passaggio di un
numero eccessivo di segnali che causano le crisi di dolore. La scoperta è partita dalla
constatazione che chi soffre di emicrania non è sensibile agli oppiacei e questa mancanza di
sensibilità è proprio legata alla mancanza della proteina. L'alterazione della proteina è tipica
anche dei fibromialgici, soggetti che soffrono di dolori muscolari diffusi, spesso affetti anche da
ripetuti episodi di cefalea. Il cattivo funzionamento della proteina è di origine genetica, il che
conferma la predisposizione ereditaria alla patologia. Poiché la proteina è presente in tutte le
cellule, può essere individuata attraverso un semplice test ematico. La scoperta del ruolo della
proteina Gi sposta l'attenzione farmacologica verso gli inibitori dell'enzima il cui accumulo
nella cellula è provocato dall'alterazione della proteina. A lungo termine si pensa di sostituire il
gene alterato che produce la proteina con un gene sano.
Bellissimo: in rete si trovano ancora pagine di quel tempo. Un aggiornamento richiestoci da un
visitatore molto attento, ha permesso di scoprire che le ricerche sono state interrotte per
"motivi vari". È evidente l'imbarazzo di dire la verità su uno studio che NON PUÒ ESSERE
INTERROTTO: quando si afferma che il responsabile del mal di testa è X o ci si
rimangia l'affermazione oppure si continua su quella strada, a prescindere dalle
difficoltà. Ognuno può trarre le conclusioni che desidera, ma è preoccupante che ricercatori si
ritaglino visibilità sulle sofferenze della gente e poi si limitino a dire (ovviamente solo se
interpellati, non con la stessa enfasi dell'annuncio della "scoperta eccezionale") che il tutto è
finito in una bolla di sapone. Ovviamente questa situazione è aggravata dai media, sempre a
caccia di scoop ("ricercatori italiani hanno scoperto che..."). Peccato che i ricercatori che
scoprono veramente qualcosa di utile vengano poi inglobati nella confusione generale.