Cefalea (emicrania) Copyright by THEA 2004 La cefalea è sinonimo di mal di testa e può essere essenziale (in tal caso è sinonimo di emicrania) oppure può dipendere da patologie generali o da alterazioni specifiche delle strutture anatomiche del capo intra- o extracraniche. Sono dieci milioni (con una maggioranza femminile) gli italiani che ne soffrono in maniera episodica e due milioni in modo cronico. La cefalea essenziale è dovuta a una reazione vasomotoria delle arterie del capo. Il dolore è di solito localizzato, spesso pulsante, aumentato dagli sforzi e dai movimenti bruschi della testa. Possono esistere sintomi premonitori (aura) come vertigini, disturbi della vista ecc. L'emicrania classica inizia nell'adolescenza e tende a ridursi con gli anni, è normalmente preceduta da aure e al dolore possono associarsi nausea, vomito e fotofobia. L'emicrania comune inizia sempre nell'adolescenza, ma peggiora con gli anni; il dolore è presente già al mattino, si estende ed è accompagnato da nausea, vomito, fotofobia, lacrimazione. L'emicrania emiplegica è caratterizzata da un deficit motorio la cui risoluzione è spesso lenta. La cefalea a grappolo colpisce soprattutto gli uomini in età adulta con dolori violenti (prevalentemente nella regione orbitale) con lacrimazione, fotofobia, rinorrea; insorge durante il sonno e gli attacchi si ripetono in successione rapida. Le cure della cefalea - I farmaci antiemicranici si dividono in sintomatici e profilattici. I primi a loro volta sono suddivisi in non specifici (acido acetilsalicilico, paracetamolo, indometacina, ibuprofene, ketoprofene, diclofenac, naprossene), che sono antidolorifici indicati per forme di lieve o media gravità, e specifici (triptani) che operano selettivamente sui meccanismi dell'emicrania (e che sono quindi inefficaci sul tipo a cui non sono orientati o su altre sintomatologie dolorose). I farmaci sintomatici possono creare il problema della cefalea di rimbalzo (dopo la cessazione della loro somministrazione) per cui andrebbero assunti con moderazione. I farmaci profilattici (betabloccanti, calcioantagonisti, antagonisti dei recettori serotoninici, antidepressivi triciclici) sono indicati per i pazienti affetti da attacchi gravi e riescono a essere efficaci nel 50% ca. di casi. Nei casi in cui anche i profilattici risultino inefficaci si può ricorrere ai gabaercici, farmaci già usati nel controllo dell'epilessia e che agiscono su uno dei neurotrasmettitori cerebrali; hanno purtroppo effetti collaterali importanti (aumento di peso, ovaio policistico, caduta dei capelli ecc.). La grande illusione - Ovvero la dimostrazione che la ricerca non è scienza. Nel 2001 si diffuse una notizia che i media ripresero con grande enfasi. Poiché era supportata anche da organi di informazione scientifica, anche il nostro sito la riportò (mea culpa!): Recentemente il gruppo di A. Bartolini (Università di Firenze, 2001) ha scoperto che responsabile del mal di testa è il cattivo funzionamento di una proteina, la Gi, responsabile della selezione degli stimoli che attraverso i neuroni giungono al cervello. Il mancato funzionamento del filtraggio operato dalla proteina, consente il passaggio di un numero eccessivo di segnali che causano le crisi di dolore. La scoperta è partita dalla constatazione che chi soffre di emicrania non è sensibile agli oppiacei e questa mancanza di sensibilità è proprio legata alla mancanza della proteina. L'alterazione della proteina è tipica anche dei fibromialgici, soggetti che soffrono di dolori muscolari diffusi, spesso affetti anche da ripetuti episodi di cefalea. Il cattivo funzionamento della proteina è di origine genetica, il che conferma la predisposizione ereditaria alla patologia. Poiché la proteina è presente in tutte le cellule, può essere individuata attraverso un semplice test ematico. La scoperta del ruolo della proteina Gi sposta l'attenzione farmacologica verso gli inibitori dell'enzima il cui accumulo nella cellula è provocato dall'alterazione della proteina. A lungo termine si pensa di sostituire il gene alterato che produce la proteina con un gene sano. Bellissimo: in rete si trovano ancora pagine di quel tempo. Un aggiornamento richiestoci da un visitatore molto attento, ha permesso di scoprire che le ricerche sono state interrotte per "motivi vari". È evidente l'imbarazzo di dire la verità su uno studio che NON PUÒ ESSERE INTERROTTO: quando si afferma che il responsabile del mal di testa è X o ci si rimangia l'affermazione oppure si continua su quella strada, a prescindere dalle difficoltà. Ognuno può trarre le conclusioni che desidera, ma è preoccupante che ricercatori si ritaglino visibilità sulle sofferenze della gente e poi si limitino a dire (ovviamente solo se interpellati, non con la stessa enfasi dell'annuncio della "scoperta eccezionale") che il tutto è finito in una bolla di sapone. Ovviamente questa situazione è aggravata dai media, sempre a caccia di scoop ("ricercatori italiani hanno scoperto che..."). Peccato che i ricercatori che scoprono veramente qualcosa di utile vengano poi inglobati nella confusione generale.