Capitolo 1 Sotto il segno di Citeride: l`apprendistato del

 Capitolo 1
Sotto il segno di Citeride:
l’apprendistato del giovane Eraclide
“Gioventù bruciata” o un nuovo modo di far politica?
Scarse notizie possediamo sulla gioventù di Marco Antonio e
tutte compromesse dalle deformazioni manipolatorie di Cicerone
che si sono trasferite, pur se solo in parte, anche nella biografia di
Plutarco. Su due aspetti le fonti risultano però concordi: la nobiltà
di stirpe e l’avvenenza fisica. La sua famiglia apparteneva all’élite senatoria di ascendenza plebea e vantava nel passato recente
ben quattro membri che avevano raggiunto il consolato fra cui un
illustre oratore di tendenze conservatrici, nonno paterno e omonimo del nostro, molto stimato da Cicerone che ne aveva fatto un
interlocutore nel dialogo De oratore.
Il genitore, Marco Antonio Cretico, non sembra aver potuto
esercitare l’influenza solitamente doverosa per un padre romano,
perché era morto quando Marco e i fratelli Gaio e Lucio erano
ancora bambini. Il soprannome di Cretico gli era derivato da una
disastrosa sconfitta militare patita presso l’isola di Creta contro i
pirati nel 72 a.C. che aveva aggravato le sue difficoltà finanziarie.
Cicerone sottolinea come Marco Antonio, quando ancora indossava la toga pretesta (tipica dei minorenni), già era in fallimento
a causa del padre, e gli rimprovera di essersi seduto a teatro tra
i cavalieri, arrogandosi un indebito privilegio, in quanto la legge
Roscia, la quale regolamentava la disposizione dei posti, ne riservava alcuni proprio per i soggetti colpiti da rovesci finanziari.
La madre era una Giulia, figlia del console del 90 a.C., Lucio
Giulio Cesare Strabone; apparteneva cioè allo stesso clan di Cesare di cui era nipote di secondo grado, e si unì in seconde nozze