a cura di Osvaldo Borrelli CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Genetica ed epigenetica delle malattie infiammatorie croniche intestinali Genetics and epigenetics of inflammatory bowel diseases Epidemiologia genetica Differenze etniche Le malattie croniche infiammatorie intestinali (IBD) hanno dimostrato avere importanti differenze geografiche ed etniche per quanto riguarda incidenza e prevalenza. L’incidenza della malattia di Crohn (MC) e della colite ulcerosa (CU) è gradualmente aumentata dopo la seconda guerra mondiale, in particolare nel Nord Europa e nel Nord America, dove sono stati segnalati i tassi di incidenza più alti del mondo. In diverse aree storicamente a bassa incidenza, come Asia e Africa, è stato segnalato un aumento dell’incidenza negli ultimi anni. D’altra parte, l’elevata incidenza delle IBD nelle comunità isolate come gli ebrei Ashkenaziti, sembra persistere indipendentemente dalla posizione geografica o dal periodo storico 1, 2. Studi familiari L’aggregazione familiare dei casi di IBD è stata ampiamente confermata in circa il 5-23% dei pazienti affetti. Famiglie con molteplici individui affetti sono più spesso concordanti per tipo di malattia (MC o CU). Rischio per i parenti Il maggior rischio di sviluppare IBD è presente avendo un parente affetto. La stima del rischio relativo, per un soggetto di una famiglia a rischio, è del 13-36% per il MC e del 7-17% per la CU. Il rischio assoluto è però più basso, nell’ordine del 4,8-5,2% per i non ebrei e 7,8% per gli ebrei. Per quanto riguarda un parente di primo grado di un paziente affetto da CU si può approssimare un rischio assoluto di contrarre la malattia dell’1,6% per i non ebrei e del 5,2% per gli ebrei. Un po’ più alto appare invece essere il rischio di trasmissione ai figli: il rischio assoluto per la prole di un paziente Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2015;VII:7-13 Tommaso Gabbani Simona Deiana Natalia Manetti Vito Annese (foto) Gastroenterologia 2, AOU Careggi, Firenze Key words (FOFUJDTt&QJHFOFUJDTt *OnBNNBUPSZCPXFMEJTFBTFTt $SPIOTEJTFBTFt4VTDFQUJCJMJUZ MPDJt6MDFSBUJWFDPMJUJT Abstract IBD has a strong familial aggregation with striking geographic and ethnic differences in prevalence. At least 163 susceptibility loci are described and many of these are shared with other immune diseases. The epigenetic mechanisms might play an important role and represent the meeting point between genetic and environmental factors. While the genetic profile remains stable during life, epigenetic profile is influenced by environmental factors and transmitted during mitosis. Indirizzo per la corrispondenza Vito Annese largo Brambilla 3, 50139 Firenze &NBJMBOOFTFW!BPVDBSFHHJUPTDBOBJU 7 T. Gabbani et al. con IBD è approssimativamente il 10%. Il rischio di essere affetti da IBD nella prole aumenta drasticamente se entrambi i genitori sono affetti da IBD, con un rischio del 33-52%. Studi sui gemelli Nel 1988 è stato pubblicato il primo studio che ha dimostrato in coppie di gemelli monozigoti un tasso di concordanza superiore di MC, rispetto ai dizigoti. In tale studio sono stati osservati tassi di concordanza per MC del 58% nei monozigoti e del 4% nei dizigoti. Successivamente una coorte danese ha riportato tassi di concordanza del 58% nei monozigoti e dello 0% nei dizigoti. Allo stesso modo, i tassi corrispondenti a gemelli monozigoti e dizigoti con CU erano del 18% e 4%, rispettivamente. Questi dati sono poi stati confermati da altri studi di coorte scandinavi, britannici e tedeschi. Più recentemente, uno studio standardizzato per età ha mostrato tassi di concordanza per MC in gemelli monozigoti e dizigoti rispettivamente del 38% e del 2%. I corrispondenti per CU sono stati del 15% e dell’8%. È noto anche un aumento di prevalenza delle IBD in altre condizioni infiammatorie croniche, con forte evidenza di suscettibilità genetica, come la spondilite anchilosante, la psoriasi, la sclerosi multipla e la celiachia 3. Genetica molecolare Studi di linkage Le IBD hanno una predisposizione genetica non di tipo 8 mendeliano classico, ma sono malattie geneticamente complesse. Ampie scansioni di genoma basate su studi di linkage, usando micro satelliti come marcatori, hanno mostrato negli anni ’90 regioni cromosomiali comuni in coppie di parenti affetti. Nel 1996 con questa strategia è stata dimostrata una regione di linkage sul cromosoma 16, chiamata IBD-1. Studi successivi, hanno identificato altre aree di linkage significativo su altri cromosomi. Nel 2001 è stato identificato il primo gene di suscettibilità genetica per la malattia di Crohn, il gene NOD2, all’interno del locus IBD 1. In particolare, tre polimorfismi differenti di NOD2 nella regione LRR hanno mostrato essere associati al MC. Queste tre varianti comprendono una mutazione “frameshift” (Leu1007fi NSC) che provoca una trascrizione troncata e due polimorfismi “nonsynonymous” (Arg702Trp e Gly908Arg). La prevalenza di questi tre principali polimorfismi varia nel mondo, con tassi di maggiore prevalenza in Europa e Stati Uniti: fino al 40% di pazienti affetti da MC è portatore di almeno uno dei suddetti polimorfismi. D’altro canto, sono stati riportati tassi di mutazione inferiori nel Nord Europa (Scandinavia e Scozia); inoltre le mutazioni NOD2 sembrano essere quasi assenti in Asia (Giappone, Corea e Cina) 4. Studi di associazione di tutto il genoma (GWAS) Dopo la dimostrazione che nelle IBD non esiste un unico gene, ma piuttosto un grande numero di geni coinvolti, si è passati agli studi di associazione di tutto il genoma (GWAS), dove si confronta la frequenza di un particolare allele variante tra casi e controlli. Attualmente, in letteratura sono stata descritti 163 loci di suscettibilità. Molti polimorfismi a singolo nucleotide, associati al MC, sono stati identificati nel gene TNFSF15 oltre che nel NOD2. Altre varianti, associate alle IBD sono state identificate nel gene del recettore per l’interleuchina 23 (IL23R). Altri loci sono stati poi identificati nella regione del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) e nel gene che codifica la proteina della matrice extracellulare 1 (ECM1). Le IBD presentano un’incidenza durante l’infanzia o l’adolescenza del 15-20%. Lo studio di pazienti con esordio precoce della malattia avrebbe potuto dimostrare una maggiore probabilità di identificare varianti di rischio nuove, non identificate negli adulti. Le IBD ad insorgenza precoce, mostrano, tra l’altro, la tendenza fin all’esordio ad interessare zone più estese di intestino e ad avere una progressione più rapida. Due recenti GWAS, effettuati esclusivamente in questa fascia di età, hanno dimostrato molte somiglianze genetiche tra le IBD ad insorgenza precoce e quelle ad insorgenza nell’età adulta. Diversi loci, già noti da studi sugli adulti (NOD2, IL23R, HLA, TNFSF15), sono stati dimostrati anche sui bambini affetti da IBD. Tuttavia sono stati identificati altri nuovi loci, associati alle IBD in età pediatrica e non riscontrati sugli adulti: tra questi il 20q13 e 21q22, verosimilmente ap- CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Genetica ed epigenetica delle IBD partenenti al gene TNFRSF6B, coinvolto nella via del tumor necrosis factor (TNF). Anche il locus 16p11, vicino al gene per IL27, è stato identificato in pazienti con insorgenza precoce di IBD ma non nei pazienti adulti. Dei 163 loci identificati, 110 sembrano essere rilevanti sia per il MC che per la CU, 23 sembrano essere di rischio specifico per CU e 30 specifici per MC. Questo spiega solo il 23,3% del rischio di ereditarietà stimata per il MC ed il 16% per CU. D’altra parte la ricerca in tal campo non è conclusa, ed un ampio nu- mero di geni di interesse sono stati identificati, tra questi ricordiamo SMAD3, ERAP2, IL10, IL2RA, TYK2, FUT2, DNMT3A, DENND1B, BACH2, TAGAP e ED 18. Altri geni invece rimangono tuttora candidati, ma con incerto coinvolgimento nella patogenesi: IL1R2, IL8RA-IL8RB, L7R, IL12B, DAP, PRDM1, JAK2, IRF5, GNA12 e LSP1. Molti geni associati alle IBD sembrano essere coinvolti nel processo di differenziazione di linfociti T (per esempio le citochine IL21, IL10, IFNG, IL7R). In particolare, alcuni di loro sono specificamente coinvolti nella via dell’IL23 (IL23R, JAK2, STAT3, IL12B e PTPN2), implicata nel processo di differenziazione dei linfociti Th17. Le cellule Th17 sono ritenute fondamentali nel coordinare la difesa contro i patogeni specifici e nel mediare l’infiammazione. Altri geni, coinvolti nell’interazione con il TNF (TNFRSF9, TNFRSF14, e TNFSF15), sono ben rappresentati e codificano per proteine con vari effetti immunitari, tra cui la propagazione dell’infiammazione sistemica e l’attivazione del fattore di trascrizione NF-kB infiammatorio (Tab. I). Tabella I. Principali pathways patogenetiche implicate nelle IBD e relativi marcatori molecolari identificati. Locus Gene candidato Pathway SLG Ligando costimolatore inducibile cellule T Ruolo chiave per differenziazione cellule Th17 da linfocti CD4 naïve. Molecola costimolatrice in cellule presentanti l’antigene STAT3 Trasduttore del segnale e attivatore della trascrizione 3 Trasduttore del segnale in molte pathways delle citochine tra cui IL23 e IL6 JAK2 Janus chinasi 2 Chinasi nella pathway STAT3 CCR627 Recettore chemochina 6 Recettore accoppiato a proteina G espresso nelle cellule di memoria T, media migrazione nei tessuti per flogosi epiteliale TNFSF15 Membro 15 della superfamiglia tumor necrosis factor Induce attivazione di NF-B, potenzia il segnale di IL-2 e secrezione di IFNγ da linfociti T NKX2-3 Fattore di trascrizione correlato a NK2, locus 3 Fattore di trascrizione espresso nell’intestino Gene desert cromosoma 5p13 PTGER4 SNP su 5p13 correla con l’espressione di PTPGER4. Codifica recettore prostaglandina EP4 MST1 Stimolatore macrofagi 1 MST1 induce fagocitosi da parte di macrofagi peritoneali ITLN1 Intelectina 1 ITLN1 riconosce residui di galattofuranosile presente nelle pareti delle cellule di vari microrganismi non mammiferi ECM1 Proteina della matrice extracellulare1 Associata con CU, probabilmente implicate nell’alterazione delle permeabilità intestinale IL-10252, 253 Interleuchina 10 Varianti associate con CU Cluster di SNPs 5.5 kb a monte di PTPN2 PTPN2. Tirosin-fosfatasi proteica delle cellule T (TCPTP) Regolatore negativo della via di segnalazione pro infiammatoria JAK-STAT 9 T. Gabbani et al. Infine, dagli ultimi studi emerge che gran parte dei loci di rischio per le IBD sono condivisi con altre malattie immunomediate, come la spondilite anchilosante, la psoriasi, le immunodeficienze primarie e le malattie da micobatteri. È stato dimostrato infatti, che alcuni particolari polimorfismi conferiscono un aumento di rischio per più di una malattia immuno-mediata. La sovrapposizione genetica però non è costituita solo da loci condivisi di rischio: alcuni polimorfismi o aplotipi sembrano conferire un aumento del rischio per una malattia ma addirittura possono essere protettivi per un’altra patologia. In particolare è stata identificata una sovrapposizione genetica tra MC e suscettibilità alle infezioni da Mycobacterium leprae, con 7 su 8 geni condivisi 5, 6. Epigenetica I fattori genetici identificati spiegano solo una piccola percentuale di tutti i casi di IBD e, da soli, non giustificano l’aumentata incidenza di tali patologie negli ultimi decenni, anche in considerazione della stabilità del genoma umano nell’ultimo secolo. Nella patogenesi delle IBD, come già menzionato, giocano un ruolo importante fattori ambientali e pertanto i meccanismi epigenetici possono rappresentare il punto di incontro tra genetica e ambiente. L’epigenetica è la branca della genetica che studia le modificazioni ereditabili che alterano la funzionalità del gene, senza alterare la sequenza nucleotidica del DNA. I due 10 meccanismi epigenetici maggiormente studiati nei mammiferi comprendono le modificazioni degli istoni (acetilazione e metilazione) e la metilazione del DNA. Recentemente, è stata posta l’attenzione anche sui microRNA, piccoli RNA non codificanti, che agirebbero da fattori epigenetici. Tali meccanismi agiscono modificando il grado di espressione di un gene, riducendolo o aumentandolo. Ad esempio, la metilazione del DNA all’estremità 5’ del promotore di un gene porta al silenziamento del gene stesso, mentre le modificazioni degli istoni portano ad alterazioni del compattamento della cromatina, modulando l’espressione dei geni. Mentre il profilo genetico rimane stabile durante la vita dell’individuo, il profilo epigenetico è più facilmente e più rapidamente influenzato dai fattori ambientali (dieta, stress, agenti chimici, farmaci). Le epimutazioni durano per tutta la vita della cellula e vengono trasmesse alle cellule figlie durante la mitosi, portando ad un nuovo fenotipo acquisito, che talvolta potrà anche essere ereditato. Per tale motivo l’epigenoma rappresenta un sistema allo stesso tempo stabile, per la possibilità di trasmissione alle cellule figlie, e dinamico, per la possibilità che fattori stocastici e ambientali lo modifichino nel tempo. Normalmente il profilo epigenetico va incontro ad un processo di riprogrammazione durante la gametogenesi. Nel caso in cui tale processo avvenga in maniera incompleta, le modifiche epigenetiche indotte dall’ambiente potranno esse- re trasmesse alla generazione successiva (ereditarietà epigenetica transgenerazionale). Questo evento può spiegare sia i casi sporadici di IBD, che i casi ad aggregazione familiare. Nei casi sporadici una mutazione epigenetica si verifica nella linea germinale, causando la malattia nella progenie. Quando la mutazione persiste per più generazioni, si può verificare il fenomeno dell’anticipazione epigenetica, che consiste nel progressivo aggravamento del fenotipo nelle generazioni successive, con un esordio più precoce ed un decorso più aggressivo della malattia. I fattori ambientali e il microbioma intestinale presentano un ruolo fondamentale nel determinare il profilo epigenetico dell’individuo, sopratutto durante la gravidanza e nelle prime fasi dello sviluppo 7. Ad esempio, una dieta materna ricca di folati e di sostanze ricche di donatori di gruppi metile, va ad influenzare il grado di metilazione del DNA nel feto, portando ad un determinato profilo epigenetico, più o meno suscettibile a diverse malattie. Per quanto riguarda il microbioma intestinale, questo può alterare il profilo epigenetico delle cellule epiteliali e delle cellule immunitarie, ad esempio attraverso la formazione di metaboliti come il butirrato, che agisce da inibitore della deacetilasi istonica. In questo modo il microbioma si inserisce in un sistema complesso, in cui i meccanismi epigenetici modulano la risposta immunitaria sia innata che acquisita, in un delicato equilibrio tra tolleranza e difesa dell’ospite, garantendo la giusta omeostasi CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Genetica ed epigenetica delle IBD Tabella II. Studi di metilazione del DNA su sangue periferico e su biopsie intestinali nelle IBD. Autori Tipo di campione Soggetti Loci con differente metilazione Harris et al., 2012 Sangue periferico Gemelli monozigoti discordanti, controllo con IBD TEPP Lin et al., 2012 Linfociti B EBV-trasformati 18 pazienti IBD Bcl3, PPARG, STAT3, OSM, STAT5, IL12RB, SOX1, COL18A1 Nimmo et al., 2012 Sangue periferico 21 MC ileali, 19 controlli MAPK13, FASLG, PRF1, S100A13, RIPK3, IL-21R Cooke et al., 2012 Biopsie rettali (intero tessuto e cellule epiteliali) 8 CU attive, 8 CU quiescenti, 8 MC attive, 8 MC quiescenti, 8 controlli sani THRAP2, FANCC, TNFSF4, TNFSF12, FUT7, CARD9, ICAM3, and IL8RB Hasler et al., 2012 Biopsie intestinali 20 gemelli monozigoti discordanti, 135 soggetti controllo CFI, SPINK4, THY1/CD90 Lin et al., 2012 Tessuto intestinale da pezzo operatorio 9 MC, 17 CU, 26 controlli sani BGN, SERPINA, TNFSF1A, AATK, GABRA5, MAPK10, e STAT5A intestinale. La stretta interazione tra il microbioma intestinale e il profilo epigenetico dell’individuo, in particolare nelle prime fasi della vita, è alla base della cosiddetta ipotesi igienica, secondo la quale la precoce esposizione batterica durante l’infanzia e l’adolescenza, possa proteggere da patologie immunomediate come l’asma o le IBD. Il meccanismo epigenetico maggiormente studiato nelle IBD è la metilazione del DNA, che è stato valutato su cellule di sangue periferico e su campioni di tessuto intestinale di pazienti affetti da IBD e di controlli sani. Quello che è emerso è che le differenze tra i due gruppi riguardavano loci contenenti geni direttamente correlati alla risposta immunitaria e alla via IL23/Th17 e IL12/Th1. I geni coinvolti erano gli stessi geni di suscettibilità individuati negli studi del genoma, come TNF, NOD2, IL19, IL27, CARD9, ICAM3, IL8RB. Un altro dato interessante è rappresentato dal fatto che le differenze di metilazione sono state riscontrate confrontando specialmente IBD attive e controlli (Tab. II). Le modificazioni degli istoni rappresentano invece un meccanismo meno studiato nelle IBD. A questo proposito ricordiamo che le citochine fibrogeniche, come IL1b, TGFb e TNFa, modificano gli istoni della regione del gene del collagene di tipo I, inducendone l’espressione. Questa è la dimostrazione che fattori epigenetici possono modulare l’espressione di geni fibrogenici, determinando ad esempio il pattern fibrostenosante delle IBD 8. Per quanto riguarda i miRNA intestinali, questi sono coinvolti nella regolazione dell’omeostasi e si trovano alterati sia a livello tissutale, che nel sangue periferico di soggetti con IBD (Tab. III), inoltre la terapia corticosteroidea può modificare il loro profilo di espressione. Gli studi di epige- netica nelle IBD hanno importanti implicazioni sia diagnostiche che terapeutiche. L’analisi della metilazione del DNA e del profilo dei miRNA nei campioni fecali, nelle biopsie intestinali e nel sangue periferico, potranno essere usati possibilmente per confermare la diagnosi e definire il fenotipo di malattia, per predire il decorso della malattia, la suscettibilità a sviluppare una neoplasia, ed eventualmente valutare la risposta alla terapia. Conclusioni Nonostante i grandi progressi nell’ambito della genetica molecolare, alcune osservazioni epidemiologiche sono ancora senza risposta. È difficile stabilire qualsiasi chiara associazione tra genotipo e fenotipo, a parte le peculiarità del NOD2. Sulla base delle analisi delle sequenze di DNA, l’alta ereditabilità osservata nelle IBD è stata 11 T. Gabbani et al. Tabella III. Studi sul miRNA su sangue periferico e su biopsie intestinali nelle IBD. Autori Tipo di campione Duttagupta et al., 2012 Sangue periferico 20 CU attive, 20 controlli sani Paraskevi et al., 2012 Sangue periferico 128 MC, 162 miR-16, -23a, -29a, 106a, -107, -126, -191, controlli sani; 88 CU -199a-5p, -200c, 362-3p, and 532-3p miRattive e 162 controlli 16, -21, -28-5p, -151-5p, -155, 199a-5p Wu et al., 2011 Sangue periferico MC attivi vs controlli. MC quiescenti vs controlli sani. CU attive vs 13 controlli sani. CU attive vs MC attivi miR-199a-5p, -340, -363-3p, -532-3p, and miRplus-E1271 miR-340 * miR-28-5p, -1515p, -103-2 *, 199a-5p, -340 *, -362-3p, -532-3p, and miRplus-E1271, miR-28-5p, 103-2 *, 149 *, 151-5p, -340, -532-3p, iRplus-E1153 Zahm et al., 2011 Siero 46 MC attivi, 32 controlli sani miR-16, -20a, -21, -30e, -93, -106a, -140, -192, -195, -484, let-7b Bian et al., 2011 Biopsie del colon 5 CU attive, 4 controlli sani miR-150 Brest et al., 2011 Biopsie del colon 83 CD attivi, 67 controlli sani miR 196 Fasseu et al., 2010 Biopsie del colon CU attive vs controlli sani. CU quiescenti vs controlli sani MC attivi vs controlli sani MC quiescenti vs controlli sani MC quiescenti vs MC quiescen. miR-7, -31, -135b, 223, 29a, 29b, 126, -1273p, 324-3p. miR-196a, -29a, 29b, -126, 127-3b, 324-3p miR-9, -21, -22, -26a, -29a, 29c, 30b, 31, 34c-5p, -106a, -126,-126 *, -127-3p, -130a, -133b, -146a, -146b-3p, -150 ,155, -181c, -196a, -324-3p, -375 miR-9*, -21, -22, -26a, 29b, 29c, 30a*, -30b, -30c -31, -34c-5p, 106a, -126, -127-3p, -133b, -146a, 146b-3p, -150, -155, -196a -223, 324-3p Nguyen et al., 2010 Biopsie del colon 8 MC attivi, 6 controlli sani Olaru et al., 2011 Biopsie del colon Displasia IBDassociata vs IBD attiva Pekow et al., 2012 Biopsie del colon 8 CU attive vs 8 controlli sani Takagi et al., 2010 Biopsie del sigma 12 CU attive vs 12 controlli sani miR-21, 155 Wu et al., 2008 Biopsie del sigma 15 CU attive vs 15 controlli sani miR-16, -21, 23a, 24, 29a, 126, 195, left-7f miR-192, 375, 422b Wu et al., 2010 Biopsie del sigma, ileo terminale 5 MC colon vs 13 controlli. 6 MC ileali vs 13 controlli sani miR-23b, -106a, 191. miR-16, -21, -223, 594 miR-19b and -629 12 Tipo di soggetti miRNA con aumentata espressione miRNA con ridotta espressione miR-188-5p, -378, -422a, -500, -501-5p, -769-5p, 874 miR-149 * and miRplus-F1065 miR149 * miR-505 * miR-505 * miR-188-5p, -215, -320a, 346. miR-188-5p, -215, -320a, 346. miR-150, 196b, 199a3p, 199-5p, -223, 320a. miR-7 miR-31, 31 *, -96, -135b, -141, -183, -192, -192 *, -194, -194 *, -200a, -200° *, -200b, -200b *, -200c, -203, -215, -224, -375, -424 *, -429, -552 miR -122, -139-5p, -142-3p, -146b-5p, -155, -223, -490-3p, 501-5p, -892b, -1288 miR-143 and -145 CLINICAL SYSTEMATIC REVIEW Genetica ed epigenetica delle IBD solo parzialmente chiarita, ed i contributi degli altri meccanismi molecolari di ereditabilità, tra cui l’epigenetica, sono ancora in gran parte da definire. Ad oggi, i progressi scientifici della genetica molecolare comunque non hanno ancora influenzato la pratica clinica nella gestione delle IBD e le applicazioni pratiche sono ancora attese. Ci si augura che modelli genetici più accurati possano consentire una maggiore valutazione del profilo, migliorare la stratificazione clinica anche in senso prognostico, e potenzialmente aiutare nel predire la risposta alla terapia, evitando potenziali effetti tossici della terapia stessa. I dati preliminari dello studio dell’International IBD Genetic Consortium, sul rischio di colectomia per CU acuta grave, sono un esempio promettente, avendo eviden- ziato un marcatore genetico (rs2403456 sul cromosoma 11p15.3) fortemente correlato all’evoluzione verso la colectomia 9. Bibliografia 1 Economou M, Pappas G. New global map of Crohn’s disease: Genetic, environmental, and socioeconomic correlations. Inflamm Bowel Dis 2008;14:709-20. 2 Lapidus A. Crohn’s disease in Stockholm County during 19902001: an epidemiological update. World J Gastroenterol 2006;12:75-81. 3 Ahmad T, Satsangi J, McGovern D, et al. Review article: the genetics of inflammatory bowel disease. Aliment Pharmacol Ther 2001;15:731-48. 4 Ek WE, D’Amato M, Halfvarsonb J. The history of genetics in inflammatory bowel disease. Ann Gastroenterol 2014; 27:294-303. 5 Däbritz J, Menheniott TR. Link- ing immunity, epigenetics, and cancer in inflammatorybowel disease. Inflamm Bowel Dis 2014;20:1638-54. 6 Cho JH, Brant SR. Recent insights into the genetics of inflammatory bowel disease. Gastroenterology 2011;140:1704-12. 7 Grossniklaus U, Kelly B, Ferguson-Smith AC, et al. Transgenerational epigenetic inheritance: how important is it? Nat Rev Genet 2013;14:228-35. 8 Sadler T, Scarpa M, Rieder F, et al. Cytokine-induced chromatin modifications of the type I collagen alpha 2 gene during intestinal endothelial-to-mesenchymal transition. Inflamm Bowel Dis 2013;19:1354-64. 9 Radford-Smith G, Doecke JD, Lees CW, et al. Clinical and molecular characterization of medically refractory acute severe colitis: preliminary results from the International Inflammatory Bowel Disease Genetics Consortium (IIBDGC) Immunochip study. Gastroenterology 2013;144:S-470. t Le IBD mostrano importanti differenze geografiche ed etniche di prevalenza, l’incidenza è in aumento e l’aggregazione familiare è frequente soprattutto nelle forme pediatriche. t La presenza di un parente di 1° grado con IBD rappresenta tuttora il maggior fattore di rischio. t Sono stati descritti almeno 163 loci di suscettibilità identificati, in gran parte condivisi con altre malattie immuno- mediate (spondilite anchilosante, psoriasi, immunodeficienze primarie e malattie da micobatteri). t I fattori ambientali ed i meccanismi epigenetici giocano un ruolo importante nella patogenesi delle IBD. t Mentre il profilo genetico rimane stabile durante la vita dell’individuo, il profilo epigenetico è influenzato dai fattori am- bientali. Le epimutazioni durano per la vita della cellula, inoltre possono essere trasmesse alle cellule figlie portando ad un nuovo fenotipo acquisito che potrà anche essere ereditato. 13