MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL`INTESTINO

MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO:
PATOGENESI E TERAPIA
Dott.ssa Gloria Mumolo
U.O. di Gastroenterologia Universitaria, Ospedale S. Chiara, Università di Pisa, PISA
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) sono condizioni infiammatorie croniche del
tratto gastrointestinale che includono principalmente la malattia di Crohn e la colite ulcerosa.
Le IBD sono patologie multifattoriali alle quali concorrono fattori genetici e ambientali e il sistema
immunitario. Fattori di rischio sono considerati il fumo, la dieta, l’uso di farmaci (contraccettivi
orali, FANS), lo status socio-economico, una alterata permeabilità intestinale, l’appendicectomia.
Tra le teorie patogenetiche, quella attualmente ritenuta valida è che le IBD rappresentino la
conseguenza della perdita di tolleranza immunologia verso la flora autologa intestinale. Il
meccanismo del danno è dominato dall’attivazione dalla risposta immunitaria adattativa
(rispettivamente di tipo Th1 nella malattia di Crohn e Th2 nella colite ulcerosa, e più recentemente
Th17 in ambedue) a cui
si aggiungono l’immunità innata e un deficit della funzione
immunoregolatoria.
L’approccio terapeutico ottimale consiste nella maggioranza dei casi in trattamenti combinati e
personalizzati sulla base del quadro clinico, biochimico, endoscopico e istologico. I farmaci più
comunemente usati nelle forme lievi e moderate includono la mesalazina per via topica o sistemica,
antibiotici orali quali la ciprofloxacina e il metronidazolo, i corticosteroidi orali (budesonide,
metilprednisolone) o topici (beclometasone dipropionato). Nelle forme severe l’induzione della
remissione si basa generalmente sulla somministrazione di steroidi sistemici (prednisone,
metilprednisolone) eventualmente associati a nutrizione parenterale, emotrasfusioni, infusione di
albumina; lo steroide andrebbe ridotto non appena possibile e sostituito con immunomodulatori
(azatioprina, 6-mercaptopurina) per il mantenimento.
I farmaci biologici hanno recentemente rivoluzionato la terapia delle forme moderate-severe di
IBD. Oltre all’infliximab, una immunoglobulina chimerica anti-TNF alfa, è stato recentemente
introdotto nella pratica clinica l’adalimumab, un anticorpo umanizzato; ambedue sono destinati
soprattutto al mantenimento della remissione.
Tra le terapie recentemente introdotte per il trattamento dei pazienti corticodipendenti,
corticoresistnti o intolleranti agli immunosoppressori va ricordata la leucocitoaferesi, cioè la aferesi
dei granulociti e monociti/macrofagi, che vengono selettivamente adsorbiti su sfere di acetato di
cellulosa (Adacolumn)
Nel trattamento della malattia di Crohn è tuttora dibattuto l’approccio terapeutico “top-down”
basato sull’uso degli inibitori del TNF alfa prima dei corticosteroidi, in alternativa al tradizionale
approccio “step-up”.
Nuove strategie terapeutiche sperimentali includono l’impiego di citchine ricombinanti, le terapie
antisenso, il blocco selettivo delle molecole di adesione, la terapia genetica, gli immunostimolanti,
il trapianto di midollo autologo.