Il Romanticismo tedesco

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Il Romanticismo tedesco
Anno Accademico 2015/2016
Docente: Simona Molteni
Lezione del 30 novembre 2015
Lo “Sturm Und Drang”
Dei grandi movimenti spirituali e culturali che agitano il corso della storia non si può certo precisare il
momento della nascita, come avviene per un individuo, né si possono determinare le cause di cui
sarebbero il prodotto inevitabile e fatale. Ogni mutamento avviene lentamente, attraverso una serie di
modificazioni che spesso sfuggono all’occhio dell’osservatore e che assumono rilievo solo in funzione
del risultato, e ogni atteggiamento spirituale e ogni fenomeno culturale sono sempre una sintesi
nuova, non riducibile ai suoi antecedenti e agli elementi che confluiscono a costituirla.
Tutto ciò vale anche per il Romanticismo, anche in ragione della sua straordinaria complessità, sia nel
senso dell’estensione sia in quello della profondità, quindi è molto difficile tracciarne i confini e
definirne la natura.
Oggi, però, fisseremo i limiti di tempo approssimativi in cui si svolge l’esperienza romantica in
Germania e cercheremo di ricostruirne la genesi culturale che l’ha favorita.
Nella seconda metà del Settecento in molte nazioni europee si vennero a formare delle idee e un
modo di interpretare e percepire la realtà e la natura umana che prepararono la strada all’avvento del
Romanticismo, superando i principi che erano stati propri dell’Illuminismo.
In Germania, questo insieme d’idee e il modo di interpretare la storia, la vita e la natura umana
portarono a un vero e proprio movimento culturale che si sviluppò tra il 1770 e il 1785, lo “ Sturm und
Drang”.
“Sturm und Drang” è il titolo di una commedia di Friedrich M. Klinger del 1776. Letteralmente queste
parole significano “tempesta e assalto” o anche “tempesta e impeto”. Il titolo di questa commedia
divenne il simbolo di tutto il movimento, perché il tratto più tipico delle opere degli Stürmer - le loro
poesie, i loro romanzi e le loro opere teatrali - è appunto il violento contrasto di sentimenti.
Tra i suoi principali rappresentanti, lo Sturm und Drang annovera il giovane Johann Wolfgang von
Goethe con il suo romanzo “Die Leiden des jungen Werthers” (“I dolori del giovane Werther”). Questi
avrebbe in seguito superato queste sue posizioni per avvicinarsi al classicismo, seppur vissuto con
sensibilità preromantica.
Nel principale manifesto del movimento, uscito a Strasburgo nel 1773, e costituito da una serie di
saggi di autori diversi tra cui Goethe e Herder, con il titolo “Von deutscher Art und Kunst” (“Intorno al
carattere e all’arte dei tedeschi”),
vengono esaltati concetti come “cuore”, “genio”, “natura”, “spontaneità “.
In particolare, il binomio “Natur! Genie!”, vale a dire “Natura! Genio!”, divenne il grido passionale
ripetuto anche come vera e propria parola d’ordine.
La natura è intesa come energia vivente, come forza che permea tutta la materia rendendola viva. Tale
forza, proprio perché essenzialmente spirituale, può essere colta attraverso la sensibilità dell’uomo
che si ponga in sintonia con essa.
Da qui discende la concezione stürmeriana del genio, cioè dell’uomo che s’innalza al di sopra dei
propri simili, non per superiori capacità intellettuali o per cultura, ma perché estremamente sensibile
ai messaggi della natura: sa comprenderne la forza, sa riviverla in sé come sentimento profondo, come
tempesta violenta - perché violenta e ricca di contrasti è la forza vivente della natura.
Il genio, scrive Goethe nel Canto del viandante nella tempesta, cammina “sospeso sull’acqua e sulla
terra / simile agli dei”:
Chi tu non abbandoni, Genio, né tempesta né pioggia lo faranno tremare. Chi tu non
abbandoni, Genio, la nube tempestosa e la bufera della grandine affronterà cantando
come l’allodola, o tu lassù. [...]
Chi tu non abbandoni, Genio, lo adagerai sulle tue piume di lana quando dormirà sulla
montagna, lo proteggerai con le tue ali nella mezzanotte della selva. [...]
Questa è acqua, questa è terra, questo è il figlio dell’acqua e della terra, sopra il quale io
passo simile agli dei.
Voi siete pure come il cuore delle acque, voi siete pure come il midollo della terra, voi
siete intorno a me, e io cammino sospeso sull’acqua e sulla terra simile agli dei.
Il genio, infatti, deriva il suo potere dalla natura stessa, direttamente: ne è espressione, è
letteralmente parte della sua forza e s’incarna nella figura, tipicamente greca, del Titano, dell’eroe che
s’innalza sui viventi perché la sua potenza è smisurata, ma anche nella figura del Viandante, dell’uomo
che non abita la terra rinchiudendosi in piccoli spazi e nella routine quotidiana, ma la percorre
liberamente, alla ricerca di se stesso e della forza intima delle cose, senza mai fermarsi, senza
accettare limiti. Il cammino del Viandante spesso non è qualcosa di connotabile fisicamente, un
"luogo" reale, tangibile; al contrario, egli è un avventuriero dello spirito, un essere che va alla ricerca di
se stesso, o meglio dell'indefinibile, di ciò di cui una lontana eco del proprio animo rende certi
dell'esistenza, ma che sfugge a ogni più rigorosa disamina razionale.
La figura del Viandante è l’immagine di colui il quale si sposta a piedi, quasi mai a cavallo, che giace in
ripari di fortuna la notte e riprende il suo cammino il giorno successivo, attraversando prati verdi, colli
boscosi, radi villaggi sotto cieli sempre spazzati dal vento, spesso plumbei e ostili. Il Viandante si
muove solo raramente in compagnia ed è quindi prevalentemente solo.
I paesaggi citati sono quelli molto ben presentati nei quadri di Caspar Friedrich che, oltre a un forte
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realismo, trasmettono anche una profonda religiosità mistica, che per uno spirito romantico è
anch’essa realtà.
Il Wanderer - il Viandante - esiste e vive immerso e congiunto alla Natura.
Molte sono le liriche tra cui quelle di Goethe, ispirate alla Wanderung; indimenticabile e commovente
la quiete religiosa emanata dai pochi versi che compongono il Wanderers Nachtlied.
Su tutte le vette è silenzio,
dalle cime degli alberi odi appena un sospiro.
Gli uccellini tacciano nel bosco.
Attendi: presto riposerai anche tu.
Tra i generi letterari più condivisi dagli Stürmer vi sono:
 il dramma, forma d’arte preferita, è scritto in prosa invece che in versi e privo delle classiche unità
di luogo, tempo e azione, e ha come tema principale il sentimento della natura, vissuta come
forza immane, grandiosa, possente, che sconvolge l’anima dell’uomo e vive all’unisono con essa;
 la poesia ha come suo obiettivo, ancora una volta, il genio e l’individuo. I contenuti non hanno
nulla a che fare con i problemi di tutti i giorni: al poeta interessano esclusivamente i sentimenti.
La lingua è caratterizzata da ellissi, inversioni ed esclamazioni;
 la ballata, che ebbe grande successo all’epoca, poiché racchiude in sé elementi lirici, epici e
drammatici.
Come ogni movimento letterario, anche lo Sturm und Drang fu influenzato da filosofi e pensatori che
contribuirono a tracciarne le linee guida.
Tra questi, i più autorevoli furono Johann Georg Hamann (1730-1788) e Johann Gottfried von Herder
(1744-1803).
Johann George Hamann, dopo aver condotto una giovinezza dissipata e sregolata, ebbe una profonda
e violenta crisi spirituale che lo portò a rinnegare con forza lo stile di vita che aveva condotto in
gioventù. Di conseguenza giunse a fondare tutta la sua attività di intellettuale e di pensatore su una
fervida concezione cristiana della vita e dell’arte. Questa crisi non coinvolse solo la sua vita spirituale e
religiosa, ma anche la sua cultura e lo portò ad adottare, nelle sue opere, uno stile simbolico ed oscuro
che da quel momento caratterizzò tutta la sua opera. Hamann sosteneva che la vita era un dono
immediato di Dio e pertanto il fine supremo dell’uomo era di ritornare a Dio, che rappresentava il
punto di riferimento finale dell’esistenza umana. Per Hamann quello che contava non era il
raggiungimento della felicità terrena o dei beni materiali, ma il fatto di utilizzare la vita per il
raggiungimento della felicità ultraterrena. Secondo Hamann la parola e l’opera di Dio si possono
conoscere in primo luogo con la Bibbia, che rappresenta il tramite tra l’uomo e Dio, ma anche
attraverso l’osservazione della natura e lo studio della storia, dal momento che, nella natura e nella
storia sono evidenti l’azione di Dio, ma tale azione non può essere colta utilizzando solamente la
ragione.
Estremamente importante era la concezione della poesia di Hamann: era convinto che la poesia
avesse un carattere creativo e profetico e che il poeta dovesse esser considerato un “genio” in grado di
esprimere al di fuori degli schemi razionali la voce del sentimento e della fantasia.
Johann Gottfried Von Herder esercitò una profonda influenza sulla cultura tedesca e ebbe, inoltre, un
ruolo importantissimo nella nascita del movimento dello Sturm und Drang. Nella sua opera più
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importante, “Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit” (“Idee sulla filosofia della storia
dell’umanità”) dopo aver ampiamente discusso sulle varie specie di esseri viventi esistenti nel mondo,
concentra la sua attenzione sulla natura dell’uomo, considerata la più importante delle creature
esistenti sulla Terra. L’uomo era anche considerato il primo gradino di un ordine superiore, in quanto
era dotato di anima, dono riservato da Dio solamente agli uomini. In tale opera, Herder delinea un
ampio panorama della storia del mondo, intesa come un susseguirsi di vari cicli, nel corso dei quali gli
esseri umani sviluppavano, in grado sempre maggiore, le qualità e i doni che Dio aveva dato loro.
Dobbiamo dire che nell’ambito di tale importante teoria di Herder si inseriva il concetto della
“missione” alla quale, nelle varie età che caratterizzavano la storia del genere umano, erano chiamati i
vari popoli e le varie nazioni. A detta di Herder, nel periodo storico nel quale egli viveva, tale
“missione” di guidare il genere umano verso traguardi superiori spettava alla nazione tedesca. Sul
piano più propriamente letterario, Herder attribuì moltissima importanza alla poesia popolare,
considerata la forma più primitiva e spontanea di arte e affermò che i più grandi poeti popolari di tutti
i tempi erano stati Omero, Dante e Shakespeare. Come diretta conseguenza di questa sua
affermazione, Herder dimostrò un grande interesse per i canti popolari di molte nazioni.
Le idee di Hamann e di Herder costituirono i temi fondamentali dello Sturm und Drang e diedero vita,
in varie città tedesche, a gruppi di intellettuali e poeti che ripresero tali idee. Il gruppo più importante
fu quello di Göttingen, costituito da autori che in seguito ebbero grande importanza nel
Romanticismo. Il membro più importante del gruppo di Göttingen fu Gottfried August Bürger, il quale
rivestì una grande importanza nel panorama culturale europeo e anche specificamente italiano.
Dobbiamo infatti tenere presente che due opere di Bürger, convinto assertore della poesia popolare,
furono tradotte in italiano e costituirono un modello esemplare di enorme successo nella letteratura
romantica. Le due opere in questione sono “Lenore” (“Eleonora”) e “Der wilde Jäger” (“Il cacciatore
feroce”) che vennero tradotte in italiano da Giovanni Berchet.
Questa breve introduzione allo Sturm und Drang non può terminare senza citare Karl Theodor Körner,
noto non solo per le sue opere, ma anche per altre due ragioni: in primo luogo egli morì giovanissimo
combattendo per la libertà della sua patria; in secondo luogo Körner è conosciuto anche nella
letteratura italiana poiché Manzoni, colpito al dramma della sua breve vita, gli dedicò l’ode “ Marzo
1821”, considerandolo il simbolo di tutti coloro che muoiono per conquistare o difendere la libertà
della loro patria.
Lo “Sturm und Drang” rappresentò, quindi, il punto di partenza per quel movimento più ampio e
complesso che avrebbe attraversato trasversalmente tutta l’Europa dalla fine del XVIII all’inizio del XIX
secolo: il Romanticismo.
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Il Romanticismo Tedesco
Il Romanticismo ebbe origine in Germania e da lì si diffuse rapidamente nelle altre nazioni europee
creando una grande e complessa civiltà letteraria europea. Occorre notare che nelle varie nazioni
europee esso fu accettato e interpretato alla luce della cultura, delle tradizioni spirituali e morali, delle
strutture politiche e sociali esistenti in ogni nazione. Ne consegue che, se anche il patrimonio di
principi dottrinali, di miti e di ideali era comune a tutte le nazioni, esso assunse dimensioni, caratteri e
sviluppi diversi nelle varie nazioni.
Iniziamo con l’analisi del termine “Romanticismo”. Apparve per la prima volta nel 1798 e fu utilizzato
da Novalis, uno dei poeti più rappresentativi del Romanticismo tedesco. L’aggettivo “romantico” ha
però una storia ben più lunga: deriva dal termine francese “roman”, che identificava scritti in lingua
popolare quali testi di intrattenimento, mentre il latino era la lingua della filosofia, della storia e delle
scienze. L’aggettivo “romantic” apparve per la prima volta in Inghilterra attorno alla metà del XVII
secolo e caratterizzava i romanzi di avventura e i romanzi cavallereschi, le cui caratteristiche principali
erano la fantasia unita a elementi irreali all’interno di un’ambientazione storica più o meno accurata.
La parola significava “fantastico”, “meraviglioso”, “irreale”, “falso”.
Nel XVIII secolo il termine fu usato in riferimento a riproduzioni pittoriche di paesaggi che suscitavano
sentimenti vaghi e indefiniti.
Grazie a Novalis, il termine cominciò ad assumere una connotazione positiva: esprimeva
sinteticamente le esigenze spirituali ed estetiche della coscienza moderna e il contenuto ideale della
nuova scuola letteraria che se ne faceva interprete.
A questo punto non ci resta che prendere in considerazione il movimento chiamato, in tedesco,
Romantik.
L’inizio ufficiale del movimento romantico in Germania si fa risalire all’anno 1798, con la pubblicazione
della rivista Athäneum, ad opera dei fratelli Schlegel. Nel primo gruppo romantico, che si raccolse
intorno alla rivista, troviamo già alcuni nomi destinati ad avere una grande importanza nel
Romanticismo tedesco, quali Novalis - pseudonimo di Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg,
Ludwig Tieck e Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Tale gruppo si riunì prima a Jena e poi a Berlino,
instaurando un’intensa e proficua collaborazione intellettuale, rafforzata dal fatto che i membri di tale
gruppo condividevano le stesse idee e gli stessi scopi. Nella rivista furono pubblicati alcuni articoli di
grandissima importanza per la formulazione e la divulgazione delle idee romantiche.
Il primo numero uscì nel maggio del 1798. La presentazione fatta dai due fratelli Schlegel, condirettori,
mostrava chiaramente che essi non avevano ancora formulato nessun programma vero e proprio; la
rivista avrebbe abbracciato tutto ciò che “mira alla cultura”, concedendo un posto accanto all’antichità
classica, alle “molteplici tendenze della Germania di oggi”. Tutto il primo numero fu il frutto della
penna di Willhelm. Di romantico in quel primo numero vi era solo una serie di aforismi lirici e
affascinanti di Novalis.
Nel secondo numero, però, Friedrich prese una rivincita sul fratello pubblicando, oltre al suo saggio
“Wilhelm Meister”, anche la collezione “Fragmente”, il più importante corpus delle sue idee e che
rappresenta i suoi contributi più originali alla formazione della teoria romantica.
Chi erano questi due fratelli ai quali si deve la nascita di un movimento tanto importante?
Wilhelm August Schlegel, nato nel 1767 e morto nel 1845, era diplomatico, affabile, buon conoscitore
del gusto del pubblico, cavalleresco anche con gli avversari, lavoratore infaticabile e appassionato,
quasi predestinato ad essere il direttore, l’editore e il portavoce ufficiale del gruppo e la sua “fame di
amicizia” contribuì a creare unità tra tutti i vari componenti del gruppo stesso. Quanto alle idee,
Wilhelm si limitava a riecheggiare quelle degli altri; come poeta non conosceva la voce della passione:
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era incapace di sentimenti forti e sinceri. Un campo in cui sicuramente eccelleva era, però, la metrica.
Da Bürger imparò l’arte del sonetto, mentre da Schiller la magniloquenza retorica e il periodare ricco
di antitesi e parallelismi.
Tra le sue opere principali spicca Vorlesungen über dramatische Kunst und Literatur – Lezioni sull’arte
drammatica e la letteratura - pubblicato ad Heidelberg nel 1809. Una prima pubblicazione è uscita in
Italia, a Milano, nel 1817. Questo testo ebbe una larga diffusione in Europa e costituì un punto di
riferimento teorico per i vari movimenti romantici, dalla cui lettura fu influenzato Alessandro Manzoni
nell’elaborare la sua critica alla tragedia classica.
Friedrich Schlegel, nato nel 1772 e morto nel 1829, era particolarmente interessato alla letteratura e
alla poesia antiche. Considerava la filosofia come imprescindibile per la formazione di una cultura
profonda. Nel 1798 si unì al fratello nella fondazione della rivista Athäneum, iniziando così il suo
coinvolgimento con il movimento romantico.
Il suo contributo più importante al giornale, che veniva pubblicato trimestralmente, fu “Gespräch über
die Poesie” (“Dialogo sulla poesia”) pubblicato nel 1800, che era essenzialmente un saggio sulla teoria
romantica.
Il testo di Gespräch über die Poesie è una sorta di dibattito tra un gruppo di amici: Amalia, Camilla,
Antonio, Andrea, Lothario, Ludoviko e Markus. Andrea sostiene che il modo migliore per creare un
nuovo tipo di poesia sia quello di studiare la poesia classica. I suoi amici dubitano che la poesia possa
essere imparata o studiata.
Ludoviko scrive un discorso sulla mitologia, nel quale la definisce “l’espressione geroglifica della natura
circostante, trasfigurata dalla fantasia e dall’amore”. Egli sottolinea che la mitologia è la base di tutta
l’arte e la sua assenza nella poesia moderna è molto evidente. Antonio definisce il termine
“romantico” come la rappresentazione di un contenuto sentimentale in forma fantastica. Aggiunge
che il romanticismo non è un genere letterario, ma un elemento di tutta la poesia.
Tutte queste riflessioni da parte dei protagonisti del dialogo gettano le basi per quelle che saranno le
tematiche vere e proprie del Romanticismo.
Altro contributo di Friedrich al Romanticismo è il suo romanzo più importante, “Lucinde”, un insieme
di diversi generi letterari, nel quale lui parla della sua vita e delle sue idee usando come filo
conduttore il tema dell’amore visto e analizzato in modo completamente nuovo rispetto al passato.
Nel romanzo l’amore è considerato come un elemento di unione. Ma l’amore non può essere
considerato solo come il forte legame affettivo con una donna, bensì viene visto come amore per il
Tutto o come amore per una donna che diventa il tramite tra l’Uomo e l’Universo. Quindi si tratta di un
amore che viene trattato in modo del tutto nuovo.
Il grande merito dei fratelli Schlegel è stato quello di saper cogliere le nuove tendenze e le nuove idee
e di riuscire a creare una rivista che fosse in grado di trasmettere tali nuove istanze a un pubblico
sempre più vasto.
All’interno del movimento romantico si distinguono due periodi, che presentano caratteristiche ben
distinte. Il primo periodo, detto Frühromantik, prettamente teorico-filosofico, dura solo pochi anni,
dal 1797 al 1801; è legato alla filosofia e rappresenta la base teorica di tutto il movimento; il periodo
successivo, invece, denominato Spätromantik, è meno idealista e più interessato a motivi popolari
legati alle origini della propria cultura.
I rappresentanti del primo periodo romantico, dapprima entusiasti seguaci della Rivoluzione francese,
poi amaramente delusi dalla sua degenerazione, trasferirono gli ideali della rivoluzione politica in
ambito filosofico-letterario, affermando una “permanente Rèvolution”. La peculiarità di questa prima
fase romantica è infatti l’affermazione e l’esaltazione di concetti quali l’universalità, il cosmopolitismo,
il pietismo e il senso dell’infinito.
Gli autori del periodo successivo, influenzati dagli avvenimenti storici che seguirono la Rivoluzione,
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soprattutto dalla sconfitta prussiana per opera di Napoleone e dall’occupazione della Germania da
parte delle truppe francesi, abbandonarono le idee di universalismo e cosmopolitismo e riscoprirono
l’importanza della propria patria, nelle cui origini ricercarono le caratteristiche precipue.
La prima fase del Romanticismo ebbe tra i suoi rappresentanti principali i filosofi Johann Gottlieb
Fichte, Friedrich Joseph Schelling e Friedrich Ernst Schleiermacher. Tra i più importanti poeti e autori
del primo Romanticismo vanno ricordati, oltre ai fratelli Schlegel, in modo particolare Georg Friedrich
von Hardenberg, noto con lo pseudonimo di Novalis, e Ludwig Tieck.
Riguardo al background teoretico-filosofico del primo Romanticismo, l’idea fondamentale è l’anelito
verso l’unità in tutti i campi.
I romantici combattevano l’idea dell’Illuminismo secondo cui natura e società, intelletto e storia,
ragione e sentimento, filosofia e arte fossero in contrasto, così come la divisione dei generi letterari
secondo una vecchia mentalità classica.
Ora tutti i fenomeni e la realtà nel suo insieme sono un unicum.
Queste idee filosofiche vennero inizialmente sviluppate da Fichte e poi portate avanti da Schelling.
E’ abbastanza consueto ritenere che i romantici ripudino la ragione in nome del sentimento. Questa
affermazione non corrisponde pienamente a verità. Ciò perché, se è certamente vero che essi
ripudiano un certo modello di ragione, non corrisponde tuttavia a verità il fatto che essi rifiutino “in
toto” la razionalità dell’uomo, in nome, magari, di una vita puramente affidata alla forza delle
emozioni e degli istinti.
In realtà la ragione che i romantici rifiutano non è la ragione umana, in generale, ma, più
specificatamente, la ragione illuminista, vale a dire quel modo di intendere l’attività conoscitiva e
razionale dell’uomo che l’Illuminismo con i suoi vari esponenti culturali, filosofici e scientifici aveva
elaborato.
Non è quindi esatto dire che i romantici rifiutano la ragione in nome del sentimento. E’ invece vero
che i romantici sono tutti d’accordo nel respingere la ragione illuminista e kantiana in particolare. Ma
questo in vista di un nuovo modo di concepire la razionalità, il che, in altre parole, sta a significare un
nuovo modo di concepire l’uomo nelle sue possibilità di conoscenza e azione.
Kant aveva posto dei limiti alla ragione umana. Si era fatto promotore di una filosofia del finito e aveva
fatto valere in ogni campo il principio del limite.
Ora i romantici sembrano proprio rovesciare l’assunto kantiano. Prima il principio del limite era
l’elemento dominante, nel Romanticismo è proprio il superamento del limite, la ricerca dell’oltre il
limite, di ciò che non-ha-alcun-limite ovvero di ciò che è Assoluto, Eterno, Imperituro, Immutabile a
essere il carattere massimamente distintivo.
Di conseguenza i romantici si avviano lungo la strada di una ricerca che li porta a tentare nuove e
diverse vie d’accesso a quell’Assoluto, che è l’oggetto privilegiato della metafisica.
Ecco perché alla ragione illuminista viene a contrapporsi quella “ebbrezza d’infinito” che colora di sé
tutte le esperienze dei romantici, che sono, in genere, anime assetate di Assoluto, bramose di
trascendere le barriere del finito e di andare oltre lo spazio, il tempo, la determinazione causale degli
eventi fisici, il dolore, la caducità e la morte stessa.
Dunque possiamo dire che è l’Assoluto o l’Infinito il protagonista principale dell’universo culturale
romantico.
Come si arriva all’Assoluto?
Uno dei mezzi per raggiungere l’Infinito è l’esaltazione del sentimento.
Il sentimento appare come un insieme indefinito di emozioni, in cui palpita la vita stessa aldilà delle
strettoie della ragione. Per questo il sentimento viene ritenuto capace di aprire a nuove dimensioni
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della psiche e di risalire alle sorgenti primordiali dell’essere.
Goethe, in una delle sue più famose opere, “Faust”, scriveva:
Quando in cotesto sentire ti senti veramente felice,
chiamalo pure allora come vuoi:
chiamalo felicità, cuore, amore, Dio.
Per questo io non ho nome alcuno.
Sentimento è tutto!
La parola è soltanto suono e fumo.
(parte I, vv. 3453-3457)
Altro mezzo al quale i romantici fanno ricorso per appagare la loro sete di infinito e di assoluta libertà
spirituale è l’Arte.
Questo perché nel mondo dell’Arte l’uomo è perfettamente libero, immune da ogni costrizione e da
ogni limite. Egli crea una realtà nuova, fuori dal tempo e dallo spazio, indipendente dalle leggi che
regolano il mondo delle cose, infinita e immortale. In essa l’uomo ha la coscienza immediata della sua
infinita creatività e della sua capacità di superare tutte le contraddizioni.
Nel termine “arte” i romantici racchiudevano la poesia, la pittura, la musica, tutte le forme espressive.
L’arte ideale era quella che non creava barriere tra i generi letterari e le arti figurative. Le opere dei
romantici, soprattutto degli esponenti del primo Romanticismo, sono un insieme di generi e discipline
diversi: si trovano racconti, retorica, filosofia, dialoghi, lettere, pittura e immagini.
Tuttavia il primato dell’arte è soprattutto merito della poesia e della musica. Anzi è sempre più la
musica a divenire, nel mondo romantico, la “regina delle arti”, anzi l’arte romantica per eccellenza,
poiché sprofondando l’ascoltatore in un flusso indeterminato di emozioni e di immagini gli fa vivere
l’esperienza dell’infinito.
Enrico Fubini, nel suo studio sul Romanticismo musicale, scriveva:
La musica non ha bisogno di esprimere il linguaggio comune, perché va molto oltre. Essa
è in grado di cogliere la Realtà a un livello molto più profondo, rifiutando qualsiasi
espressione linguistica come inadeguata. La musica può cogliere la stessa essenza del
mondo, l’Idea, lo Spirito, l’Infinito. Ed ha questo potere in misura tanto più alta quanto
più è lontana da qualsiasi tipo di semanticità e di concettualità.
Accanto all’arte e strettamente intrecciata con essa, un’altra esperienza decisiva per i romantici è stata
la Religione, vista anch’essa come via di accesso privilegiata al reale e come un sapere immediato, che,
andando oltre i confini della ragione kantiana, riesce a cogliere il Tutto, l’Assoluto, l’Eterno.
Nei suoi “Discorsi sulla Religione”, il filosofo Schleiermacher riassume la visione panteistica dei
romantici affermando che l’Universo si pone come totalità, come unità nella diversità. Fine supremo
dell’uomo religioso è diventare tutt’uno con l’Infinito.
A questo punto occorre procedere con l’analisi dei grandi temi che hanno caratterizzato l’epoca:
l’Amore, la nuova concezione della Storia, la Filosofia politica, la nuova concezione della Natura, la
Sehnsucht, l’Ironia, Il Titanismo e il Vittimismo.
L’Amore è uno temi prediletti dai romantici, del quale si sono interessati poeti e filosofi quali Schlegel
e Fichte, Hölderlin e Schleiermacher, Novalis e Hegel.
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L’amore è stato per quasi tutti i romantici un’esperienza fondamentale: per mezzo di esso hanno
creduto di poter uscire da ogni costrizione del quotidiano e del reale, dell’umano e del terreno e di
poter vivere una vita divina. Era la ricerca di un’evasione dal grigiore del quotidiano. L’amore appare ai
romantici come il sentimento più forte e come l’estasi suprema, ovvero come la “vita della vita stessa”.
Vita e morte significano la stessa cosa…. C’è tutto nell’amore: amicizia, cordialità,
sensualità e anche passione… e l’un elemento lenisce e rinforza, anima e accresce l’altro,
viviamo ed amiamo fino all’annientamento. Soltanto l’amore ci rende uomini veri e
perfetti, esso solo è la vita della vita stessa.
(F. Schlegel in Über di Philosophie, 1799)
La vera vita è amore: come amore ha e possiede la cosa che ama, l’abbraccia, la
penetra, è unita e fusa in essa.
(J. G. Fichte)
La prima caratteristica dell’amore romanticamente inteso è la globalità, ovvero la ricerca di una sintesi
fra anima e corpo, spirito e istinto, sentimento e sensualità.
Ciò si accompagna a una rivalutazione della figura femminile che, abbandonati falsi pudori ed
emancipata dal modello del matrimonio tradizionale, sappia personificare una donna nuova e
superiore, capace di amare con tutta la pienezza del suo essere, senza altri freni alla passione se non
all’infuori della sua “fedeltà interiore”.
Nell’opera “Lucinde” di Schlegel troviamo, ad esempio, una delle manifestazioni più radicali dell‘amore
romantico. Il protagonista, Giulio, si rivolge all’amata Lucinde con queste parole:
Attraverso tutti gli scalini dell’umanità, tu vai con me dalla sensualità più sfrenata alla
più spirituale spiritualità, e solo in te io vidi vera superbia e vera femminile umiltà.
Ovviamente a questo tipo di donna è riconosciuta parità di diritti con l’uomo, nella vita come nella
cultura. In questo senso il Romanticismo – che fu rappresentato anche da donne come Caroline
Michaelis-Schlegel-Schelling, Bettina Brentano-von Arnim, Dorothea Mendelssohn-Veit-Schlegel e, a
livello europeo, M.me De Staël, si configura come una tappa ulteriore della rivendicazione della
moderna dignità femminile.
La seconda caratteristica dell’amore romantico è l’unità assoluta degli amanti, ossia la completa
fusione delle anime e dei corpi, in modo tale che ciò che è due possa diventare uno. Hegel scriveva:
L’amore è identificazione del soggetto con un’altra persona… il sentimento per cui due
esseri non esistono che in unità perfetta e pongono in questa identità tutta la loro anima
e il mondo intero.
Questa rinuncia a sé stesso per identificarsi con un altro, quest’abbandono nel quale il
soggetto ritrova tuttavia la pienezza del suo essere, costituisce il carattere infinito
dell’amore.
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Il secondo tema romantico è la nuova concezione della storia. Per l’Illuminismo il soggetto della storia
era l’uomo, in grado di costruire e guidare la storia con la ragione. Per il Romanticismo, invece, il
soggetto della storia risulta essere la Provvidenza. L’esito fallimentare della Rivoluzione francese e
dell’impresa napoleonica aveva contribuito a generare l’idea che a “tirare le fila” della storia non fosse
l’uomo, ossia l’insieme degli individui sociali, ma una potenza extra-umana e sovra-individuale. Per i
Romantici quindi la storia è il prodotto di un soggetto provvidenziale assoluto, che si viene
progressivamente realizzando e rivelando nella molteplicità degli avvenimenti, di cui costituisce il
momento unificante e totalizzante. Occorre inoltre considerare un’altra differenza fondamentale con
l’Illuminismo in questo ambito: mentre l’Illuminismo guarda al mondo storico in modo critico e
problematico, volendo liberarsi del passato in cui scorge errori, ignoranza, pregiudizi e violenze, il
Romanticismo, giustificando il passato, carica di valore assoluto le istituzioni basilari quali la famiglia, i
ceti sociali, la Chiesa e infine lo Stato.
Strettamente legato al tema della storia è quello della politica. E’ nel romanticismo, infatti, che nasce
il concetto di Nazione, definito in termini di elementi tradizionali quali la razza, la lingua, il costume, la
religione.
Se il popolo in senso settecentesco è la coesistenza di individui che vogliono vivere insieme, la
nazione, in senso ottocentesco, è la coesistenza di individui che devono vivere insieme, nel senso che
non possono non farlo senza rinnegarsi o tradire se stessi. In tal modo dalla “volontà generale” di
Rousseau, pensata in termini di “contratto sociale”, si passa, nel Romanticismo, al concetto di
“nazione”, intesa come “Spirito del Popolo”.
Un altro dei grandi temi elaborati dalla cultura romantica è quello relativo alla concezione della
Natura. Anche qui il tema dell’Infinito che, come si è visto, è il tema cardine del Romanticismo, incide
in modo significativo portando a una concezione del mondo fisico molto diversa da quella nata con la
scienza galileiana ed esaltata dall’Illuminismo settecentesco.
Come si è visto, da Galileo in poi, la Natura era stata prevalentemente interpretata con un ordine
oggettivo di fenomeni e di relazioni tra essi, misurabili e quantificabili in termini matematici. La Natura
era così apparsa come un mondo meccanico, ordinato, retto da leggi proprie e quindi privo di qualsiasi
finalismo o animismo di tipo aristotelico o rinascimentale. Kant aveva dato voce a questa
interpretazione del mondo naturale affermando che l’unica conoscenza valida di esso è quella
matematico-fenomenica.
Per i romantici, la concezione della Natura si apre a un’idea i cui tratti caratteristici possono così
riassumersi:
 organicismo: la Natura è un Tutto organizzato e le parti che lo compongono esistono solo in sua
funzione (allo stesso modo in cui cuore, fegato, cervello etc. sono parti in funzione dell’organismo
vivente ...);
 vitalismo: la natura è una forza dinamica vivente , dotata di energia;
 finalismo: la Natura persegue degli scopi, è strutturata in vista di determinati scopi immanenti o
trascendenti;
 spiritualismo: la natura è anch’essa qualche cosa di spirituale, ossia uno “spirito in divenire”;
 concezione dialettica: la Natura è organizzata secondo coppie di forze opposte, formate da un
polo positivo e da uno negativo, e costituenti delle unità dinamiche.
Per comprendere al meglio lo spirito romantico tedesco occorre assolutamente analizzare una delle
espressioni maggiormente distintive, Sehnsucht, che si unisce all’Ironia e al Titanismo. Essi descrivono
in primis una condizione dell’anima romantica, un modo di essere prima ancora che un’espressione
che si concretizza in forma di arte o di pensiero.
L’espressione germanica “Sehnsucht”, che in italiano è resa per lo più con il termine “struggimento”, si
identifica con quell’aspirazione verso il più e l’oltre, che non trovando confini e mete precise si risolve
inevitabilmente in un desiderio di avere l’impossibile, di conoscere l’inconoscibile, di sentire il
soprasensibile. Può ricordare la nostalgia (Heimweh), ma mentre questa rappresenta il desiderio di
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riappropriarsi del passato, spesso legato a oggetti precisi, la Sehnsucht è la ricerca di qualcosa di
indefinito nel futuro. Più precisamente, si potrebbe tradurre Sehnsucht con "desiderio del desiderio":
deriva infatti dai termini “das Sehnen”, il desiderio ardente, e “die Sucht”, la dipendenza.
Letteralmente quindi Sehnsucht potrebbe essere tradotto come dipendenza dal desiderio, cioè il
costante anelito che porta l'essere umano a non accontentarsi mai di ciò che raggiunge o possiede, ma
lo spinge sempre verso nuovi traguardi.
Connessa alla Sehnsucht è l’Ironia. Essa appare come una sorta di presa di distanza dal mondo e dalla
realtà finita, che consiste essenzialmente nel non “prendere sul serio” quelle che non sono altro che
manifestazioni transitorie e passeggere dell’Infinito stesso, espressioni provvisorie di esso. L’uomo non
deve prendere sul serio le sue opere, anche se sono ispirate dal sentimento e se provengono
dall’intimo.
Il Titanismo, invece, esprime un atteggiamento di sfida e di ribellione, proprio di chi si propone di
combattere, pur sapendo che alla fine sarà perdente e incapace di superare le barriere del finito. Di
conseguenza il Titanismo porta, talvolta, al suicidio, visto come atto di sfida estrema verso il destino.
L’atteggiamento opposto e complementare al titanismo è il Vittimismo, ossia la tendenza a sentirsi
schiacciati da forze superiori come il Destino, la Natura, la Società.
Tutti i temi del Romanticismo che abbiamo analizzato finora sono rappresentati nelle due espressioni
letterarie tipiche della sensibilità dell’epoca: il romanzo e la poesia.
Il romanzo era la scelta privilegiata perché consentiva all’autore di esprimersi il più liberamente
possibile.
La poesia, invece, è utilizzata per accentuare il carattere introspettivo nei contenuti e la ricerca di
musicalità nelle scelte formali.
L’analisi di brevi brani tratti da romanzi e la lettura di poesie ci consentiranno di approfondire la
conoscenza di quanto finora illustrato.
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Bibliografia
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Goethe J. W., Faust, Milano, 2002
Goethe J. W., Canto del Viandante nella Tempesta, Milano, 1994
Mittner L., Storia della Letteratura Tedesca, Torino, 1985
Schlegel F., Frammenti critici e poetici, Torino, 1998
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