CINZIA CARINCI Cattedra di Etica – Facoltà di Filosofia Sapienza Università di Roma IL NOME DEL PADRE E QUELLO DELLA MADRE. PATERNALISMO E MATERNALISMO NELLA CONCEZIONE DELLA FAMIGLIA. INDICE Introduzione p.3 Capitolo I: L’origine della famiglia moderna 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 Significato ed evoluzione della famiglia La famiglia moderna La famiglia e i figli L’educazione familiare Padre e madre: due modelli contrapposti p.5 p.7 p.9 p.11 p.13 Capitolo II: Tra autorità e famiglia: comparsa del paternalismo 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 Il nome del padre Il paternalismo e l’individualismo L’educazione morale Regole e abitudini La cultura rigida Il dominio come autorità legalizzata p.17 p.19 p.21 p.23 p.25 p.27 Capitolo III: La madre e il maternalismo 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 Il momento dell’amore La nuova donna Dalla parte della madre La donna madre: il pericolo del mammismo Matriarcato e maternalismo p.29 p.31 p.33 p.35 p.37 Conclusioni p.41 Bibliografia p.42 2 INTODUZIONE La famiglia; cellula prima della società, culla degli affetti. Un discorso che rimane aperto quello sulla famiglia, la cui importanza è stata e continua ad essere punto di partenza per l’analisi del processo evolutivo dell’individuo, indice sensibile che ha condizionato lo sviluppo dell’intera storia umana. Il concetto di famiglia si è fatto strada da quando è esistito l’uomo. Differenti sono stati i termini utilizzati per indicarla, come differenti sono state le tipologie di legami che hanno distinto le varie famiglie nel corso dei tempi: da quella naturale a quella cellulare. Alla famiglia moderna, che abbiamo scelto di analizzare. E non solo di famiglia nel suo insieme, ci occuperemo, ma anche dei suoi componenti, del padre e della madre e dei figli che rappresentano non tanto il punto d’arrivo quanto piuttosto la loro estensione nella società. Attraverso l’educazione si evidenzierà come il complesso familiare sia ”responsabile“ della formazione degli individui sociali, ovvero, delle persone che al di fuori di civile. esso Sembra diverranno parti interessante attive osservare della come comunità il compito educativo differisce se si considerano separatamente le figure paterne e materne. Per questo faremo riferimento ai principali aspetti che caratterizzano le dicotomie 3 uomo/donna, genitore/genitrice, maschio/femmina, arrivando a parlare dei fenomeni culturali che da questi dualismi sono nati: il paternalismo e il maternalismo, il patriarcato e il matriarcato, il maschilismo e il femminismo. Realtà maturate tra le pareti domestiche dove gli uomini e le donne hanno covato idee e ideali di società e di vite contrapposte, come contrapposti sono stati visti i simboleggiare loro stessi la sessi. forza Il fisica maschio, che a sfocia nell’atteggiamento autoritario del dominio. E la donna, con la sua capacità unica di procreare, di partorire nuova vita. Alla sua etica, al momento dell’amore di cui è cultrice. offuscato, Soprattutto, soffocato, al suo ruolo combattuto sociale e mai spesso appieno riscattato. E i figli, che rappresentano il prodotto di una continua contrapposizione diventare ai adulti, genitori, autonomi al e loro liberi sforzo dai per retaggi familiari. 4 L’origine della famiglia moderna 1.1 Significato ed evoluzione della famiglia Il termine ”famiglia“ non ha sempre avuto lo stesso significato. La sua accezione contemporanea risale infatti al XIX secolo, inserendosi nel contesto storicoculturale dell’occidente quando si comincia a parlare della famiglia non più come clan, un primitivo nucleo del quale si struttura entra che a far parte acquista socio-politico1. La con la significato famiglia viene nascita, sotto allora il ma di profilo identificata con la società, essendo essa stessa società; prima forma di associazione naturali2. dovrà Ma compiere a per un cui l’uomo divenire altro anche passo: aderisce per soggetto etico uscire da una cause essa sfera 1 Il termine “famiglia” designava originariamente il complesso di coloro che appartenevano, per ragioni di parentela o di dipendenza, ad una comunità domestica. Successivamente l’espressione fu usata in senso più preciso e circoscritto per intendere un nucleo costituito da uomo, donna e figli, nati dal rapporto di questo uomo e questa donna. La famiglia così intesa sarà oggetto del nostro elaborato perchè assume significato, ciò che a noi interessa, anche e soprattutto dal punto di vista etico. 2 “[…]Essa (la famiglia) è sì una organizzazione sociale, ma su base biologica e naturale. È, per eccellenza, il luogo del privato […]”. Claudia Mancina, La famiglia, Editori Riuniti, Roma 1981, p. 23. 5 strettamente privata, quella della quotidianità e degli affetti, e collocarsi nell’ambiente più ampio della vita pubblica. Avanzando in questa direzione diventa oggetto di storia, di indagine e di ripensamento, oltrepassa il limite della fase preindustriale e si colloca in un’era più avanzata. Oggi si parla di ”famiglia moderna“3. La trattazione dei rapporti, dei diritti e dei doveri dei membri che influenza la costituiscono che essa esercita ne evidenzia nella la società forte civile. L’indagine parte dai poteri del padre e del marito, dal ruolo della moglie e della madre, dalla condizione giuridica e sociale dei figli. In tal senso la famiglia riveste un’importanza basilare come officina produttrice degli individui e dei loro sentimenti, come indice costante dell’etica pubblica e privata, come strumento primo di elevamento collettivo in quanto formatrice dei costumi e della moralità. l’ordinamento familiare all’ordinamento generale continua mutazione Ecco perché è della della si dice strettamente società, psiche ma che legato anche individuale. alla E la famiglia moderna viene identificata come il centro degli interessi e degli affetti, la pietra di base dell’edificio sociale. 3 L’indagine storica sulla famiglia è intesa come una rilettura dei suoi aspetti costitutivi e funzionali. Dalla concezione precapitalistica di nucleo allargato sotto la direzione della figura paterna (famiglia patriarcale), si arriva alla considerazione di una realtà più ristretta, riadattata ai tempi dell’era industriale. Ivi, p. 26. 6 1.2 La famiglia moderna La costituzione della famiglia moderna, abbiamo visto, non può prescindere da una sua propria evoluzione che è andata avanzando di pari passo allo sviluppo storico dei fatti sociali e politici fino a diventare essa stessa elemento influente delle condizioni generali della vita collettiva. Uno dei primi segni di emancipazione dell’assetto familiare è stato quello di un radicale ripensamento del ”pubblico“ diminuzione e del delle ”privato“ sue e di dimensioni, una progressiva nonché delle sue funzioni. A partire dal settecento la famiglia comincia ad appartarsi rispetto alla società, respingendola al di là di una sfera privata sempre più estesa. Si avverte ora il bisogno di intimità e di corrispondenza tra i membri costituenti uno specifico focolare domestico, rinsaldando tra loro il legame attraverso abitudini e ideali di vita comuni. Nella famiglia moderna nasce così un sentimento moderno: adesso la famiglia non è più solamente realtà sociale, ma è anche realtà sentimentale4. Ed è questo l’elemento distintivo, al tempo stesso, di rottura con la 4 “[…] i membri della famiglia provassero gli uni per gli altri quei sentimenti che a noi appaiono connaturati ai rapporti familiari. Cioè amore coniugale, amore materno e paterno, amore filiale, affetto fraterno. Questi sentimenti si rivelano invece come tutt’altro che naturali: un prodotto storico, il prodotto specifico dell’evoluzione della famiglia”. Ivi, pp. 3435. 7 tradizione passata che voleva la famiglia relegata ad un ruolo meramente utilitaristico. L’attenzione si sposta ora tutta sui sentimenti e sulla nuova forma d’amore che è ben lontana dal freddo senso del dovere e di rispetto che si doveva, fino a quel momento, al padre e alla madre. La famiglia si scopre fucina di un’ideologia nuova che fonda le sue basi sul matrimonio d’amore5. Per la prima volta si parla di amore coniugale, di fedeltà e sostegno reciproco nella coppia. L’elemento etico trova spazio tra le pareti domestiche per poi continuare all’esterno, a contatto con il mondo civile. Dunque, il sentimento questo svolge aspetto contribuito anche sono a una diversi rafforzare il funzione i sociale. fattori legame che tra Sotto hanno famiglia e società: la Chiesa cattolica che ha sancito la sacralità del nucleo familiare; la moralità che ha bandito taluni comportamenti economico nell’ambito che ha privatizzazione appartenenza ad visto con un del matrimonio; l’avanzare relativo dato del aumento contesto il processo fenomeno del della senso familiare6. Ma di il cambiamento che a noi interessa più da vicino e che da un 5 È questo un punto focale della neonata famiglia. Con il matrimonio, infatti, inizia il “rapporto etico immediato” dove i sentimenti sono messi al primo posto: l’unione dell’uomo e della donna avviene per amore che rappresenta l’elemento di congiunzione e di condivisione della vita sociale e spirituale. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Roma-Bari 2005, pp.141-142. 6 Il passaggio dalla famiglia preindustriale alla famiglia moderna ha significato cambiamenti sostanziali nella cultura degli individui. L’evolversi strutturale e morale della famiglia ha avuto ripercussioni anche in ambito sociale contribuendo al processo di revisione dell’intero apparato civile ed economico. Un primo passo in tale direzione è stato compiuto dalla Chiesa, che ha protetto e cautelato la famiglia con una nuova morale, ma anche la privatizzazione della terra e la conseguente formazione della proprietà privata dei terreni agricoli ha avuto la sua importanza. “La nascita e il rafforzamento del sentimento dalla famiglia e dell’amore coniugale hanno una importante funzione sociale, e sono spia di profonde trasformazioni avvenute nella struttura della società […] Lo sviluppo dell’amore coniugale […] è dunque un segno inequivocabile dello sviluppo della ‘famiglia nucleare’. Con la dissoluzione delle strutture economiche e sociali precapitalistiche […]”. Mancina, La Famiglia, cit., p. 39. 8 punto di vista etico è forse il più importante, è quello che riguarda la posizione che, nella famiglia moderna, occupano i figli. 1.3 La famiglia e i figli La famiglia moderna si è profondamente trasformata nella misura in cui ha modificato il suo atteggiamento nei riguardi della prole. Il sentimento dell’infanzia e quello della famiglia sono ora in relazione. Adesso l’affezione viene riconosciuta e vissuta dai genitori tra di loro e nel rapporto con i figli7. Viene formandosi, per così dire, un’ideologia dei ruoli; la donna è moglie e madre con apertamente Coinvolto a l’istinto materno espresso all’interno poco a poco anche non il più soffocato, della marito, ma famiglia. l’uomo, il padre, che non si sottrae a sua volta a riconoscimenti d’affetto. I figli diventano d’un tratto il centro della famiglia. È il momento dell’amore, l’inizio della cosiddetta ”morale familiare“ nel senso che la famiglia produce gli individui e i loro sentimenti. Inoltre, è generatrice dei costumi. Proprio per questo suo aspetto anche sociale, alla famiglia, attraverso l’educazione dei figli, è affidato un compito fondamentale per garantire il corretto funzionamento e l’evoluzione della società. Per questo è necessario insistere sulla rivalutata 7 Il recupero del sentimento affettivo nei confronti dei figli è stato affrontato da Philippe Arìes che, attraverso un’accurata indagine della vita, degli usi e dei costumi dal medioevo all’età moderna, ha ricostruito le tappe decisive che hanno ridisegnato la famiglia, i suoi componenti e il legame che li unisce. Dal tempo in cui la considerazione per la prole era quasi nulla ad “[…] un bisogno nuovo di rigore morale […] il desiderio dei genitori di vegliare sui figli più da presso, di non abbandonarli più, neanche temporaneamente […]”. Arìes, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari 1994, p. 434. 9 posizione dei minori che si trovano al suo interno: essi passano da uno stato di quasi indifferenza e di abbandono a sé stessi, ad uno in cui diventano perno degli affetti e degli interessi da parte dei genitori. Cambia in tale direzione anche l’amministrazione domestica votata adesso all’esigenza di provvedere al futuro preoccupazione che si traduce in scelte dei figli. Una economiche e di mercato, allora la famiglia finisce di essere cellula unica e si colloca nel contesto ben più grande della comunità di cui pur fa parte. La funzione parrebbe ora Affermazione sociale solo legata plausibile se attribuita alla si alla figura considera famiglia dei figli. l’importante aspetto educativo ad essa riconosciuto che forgia persone e personalità8. È, infatti, nella famiglia che viene a definirsi l’uomo così come risulta nella sua struttura psicofisica dell’età matura. Un processo che si origina e si determina in ambito strettamente domestico: il figlio che nasce, l’educazione che riceve, l’adulto che diventa. Il bambino subisce attraverso uno successivo di una stato relativo di fase evolutiva pura dipendenza distacco dagli che passa a quello altri fino ad entrare, solo, nella società civile9. 8 L’argomentazione è trattata da Horkheimer negli Studi sull’autorità e la famiglia (Horkheimer, Max, Unione tipografico-editrice torinese, Torino 1968) in cui l’autore tedesco, oltre ad una personale e dettagliata analisi sociologica, racchiude i pensieri e le idee della cosiddetta “ Scuola di Francoforte” dove la questione della famiglia viene delineata e riproposta nel più ampio quadro della società globale. 9 La prima fase del bambino che nasce, la sua venuta al mondo, rimane oggetto di molti studi che abbracciano diverse scienze sociali, filosofiche e politiche. É stato ampiamente dimostrato come la nascita fisica non sia affatto un evento scontato ed esclusivamente naturale come potrebbe apparire. “Essa – sostiene Fromm – è un’importante cambiamento della vita intra-uterina a quella extra-uterina […] il processo della nascita continua […] il parto è dunque soltanto l’inizio di una nascita in senso più lato”. Fromm, Psicoanalisi della Società Contemporanea, Edizioni di Comunità, Milano 1960, pp. 33-34. 10 1.4 L’educazione familiare Ebbene, nella formazione etica e culturale dell’uomo, tanto attraverso meccanismi coscienti quanto inconsci, la determinante10. famiglia Ciò occupa che un accade posto centrale all’interno di e essa influenza l’individuo fin dalla più tenera età. Crescendo in seno ad uno specifico nucleo con prestabilite idee e comportamenti, il bambino sperimenta la realtà così come questa viene mediata dalle persone che lo circondano. Diventa a questo punto indispensabile andare alla ricerca dei perché, ovvero, individuare gli elementi che rendono la struttura familiare così decisiva nella configurazione degli adulti che saranno poi gli stessi soggetti ad animare l’ambiente sociale, politico e culturale. Nell’intimità anzitutto concetti domestica il e e nozioni, bambino per la apprende prima volta affronta le relazioni inter-personali. Si accorgerà che alcuni membri di questo nucleo si trovano in una posizione di autorità, altri in una posizione eguale o più debole della sua; alcuni apparterranno al suo stesso sesso, altri al sesso opposto. Al bambino diventa subito 10 Il problema dell’inconscio, di come influenza ed agisce sulla persona, è stato ampiamente affrontato da Freud anche rispetto al ruolo educativo della famiglia. Nei suoi discorsi Freud ribadisce di come l’ambiente familiare, specie nelle figure paterne e materne, incida fortemente sulla formazione caratteriale dell’uomo e sul suo rapportarsi al mondo esterno in maniera più o meno libera. Si apre qui l’ampia pagina psicoanalitica che studia le relazioni familiari e le ripercussioni che esse hanno su individuo ed ambiente. 11 chiara l’organizzazione costretto; padre, comportamento considerato gerarchica madre, figli, ognuno deve appropriato e sconveniente, per questo in e ciò invece punito. si quale tenere; cosa cui Valori trova tipo che sarà e di viene giudicato aspettative che, inevitabilmente, lo modellano secondo un’educazione intenzionale. Altro aspetto indicativo, nell’ambito della struttura comune, è la comparazione tra le famiglie che possono altre differenziarsi con uomini ripercussioni che specifico, significativamente da esse alla evidenti emerge. rigidità Ci o sulla si le une dalle tipologia riferisce, flessibilità di nello dei ruoli definiti all’interno di ogni singolo focolare domestico e ai valori concetto che si all’obbedienza trasmettono. può parlare viene Per di esemplificare famiglie attribuita questo nelle quali un’importanza assai maggiore che non in altre: in alcuni casi la disciplina è dura e minacciosa, in altri comprensibile e moderata. Si può trovare un’adesione rigorosa alle norme e ai costumi convenzionali, oppure valori più flessibili e più intrinseci che comportano una maggiore tolleranza per le variazioni individuali. Questi ed altri particolari sono determinanti alla luce delle loro possibili implicazioni rispetto alla struttura della personalità dell’individuo e alle sue credenze etiche11. Si può notare, ad esempio, come nella famiglia del passato 11 (si potrebbe addirittura parlare di recente Horkheimer, Studi sull’autorità e la famiglia, cit., p. 58. 12 passato) venga esaltato e confermato l’istinto di sottomissione, mentre nella famiglia odierna si cerca di affermare e conservare una dimensione anti-autoritaria12. Nella famiglia moderna si assiste, invece, al primo radicale cambiamento in termini di educazione che da una fase totalmente passiva e disinteressata verte verso un’attività inquadrata a livello sociale. Ma i contenuti di questa educazione sono ancora acerbi, certa è invece l’individuazione delle due opposte figure che formano originariamente la famiglia e che la perpetuano nel tempo attraverso i figli, rapportandosi ad essi in maniera tanto differente. Parliamo del padre e della madre. 1.5 Padre e madre: due modelli contrapposti Abbiamo visto come nella famiglia moderna ogni componente incarna un significato ben preciso, abbiamo visto inoltre come si evolvono i rapporti tra di essi, vale a dire, tra madre e padre intesi come coppia e tra madre e padre nel loro relazionarsi ai figli. Siamo giunti quindi a considerare il concetto di educazione, ripensato nel suo complesso a seguito della trasformazione culturale subita dalla famiglia medesima. Adesso è proprio sull’elemento educativo che vuole concentrarsi la nostra attenzione e su come lo stesso sia suscettibile di profonde differenze se lo si considera dal punto di vista materno o da quello paterno. 12 Horkheimer, in introduzione a Studi sull’autorità e la famiglia. 13 Come la famiglia contribuisce in maniera determinante alla formazione del carattere psicologico e sociale dell’individuo, identificare gli così strumenti nei di genitori cui essa si si possono serve per attuare tale compito formativo. Padre e madre in questo ruolo, però, assumono atteggiamenti differenti, addirittura opposti. E se l’ordine, la scrupolosità, la caparbietà sono i segni inequivocabili di una disciplina assolutistica che fa perno attorno alla figura paterna; il momento dell’amore, dei sentimenti, ruota tutto attorno al ruolo della madre13. Si apre a questo punto una pagina importante incentrata anche sulla figura femminile, per troppo tempo relegata ad un livello inferiore di considerazione. Mentre si potrà notare che è proprio grazie alla donna e a ciò che rappresenta che la famiglia odierna conserva ancora una dimensione contraria a quella dell’autoritarismo. Ma è anche per questa ragione che lo sviluppo della dell’umanità donna è nelle condizioni continuamente ostacolato artificiosamente Facciamo almeno nucleo però e bloccato. un passo cronologicamente, familiare, attuali indietro l’alternarsi, della per ricostruire, all’interno predominanza maschile del e femminile. Originariamente l’organizzazione della famiglia, nonché della società, era fondata sul diritto materno, 13 “[…] nella famiglia moderna predomina un principio diverso da quello della sottomissione - nota Horkheimer chiaramente riferendosi a quella che risulta la differenza sostanziale tra il ruolo educativo del padre e quello della madre – che è mantenuto in vita attraverso l’amore della madre […]”. Ibidem. 14 tanto che già tra i primi uomini i rapporti prevalenti erano basati sulla figura società matrilineari filiale totalmente ribaltamento e della di una appannaggio sostanziale si avrà madre. gestione Parliamo di familiare e della donna14. con l’avanzare Ma un delle società patrilineari che concentrano tutte le attività della famiglia sulla forza fisica dell’uomo. Si può far risalire a questo momento la prima forma di ineguaglianza e di differenziazione uomo-donna con conseguente stratificazione sociale e cristallizzazione di un nuovo ordinamento fondato materno, dove scontata, subentra sulla la figura posizione di fatto maschile. libera l’uomo della che la Al diritto donna era rimette in discussione. Non solo, la esclude totalmente accentrando nelle sue mani tutti gli interessi economici e privati del nuovo assetto considerazione familiare15. culturale della Da ora donna in poi subirà la una metamorfosi completa e il suo posto all’interno della famiglia apparirà apparirà mutato il radicalmente suo ruolo cambiato, nella così società pure civile all’interno della quale perderà del tutto d’importanza 14 Il matriarcato può definirsi un’istituzione familiare, con forti ripercussioni in ambito sociale, in cui vige la discendenza matrilineare e una gestione del potere da parte della donna. Dunque, il ruolo femminile è di prevalenza su quello maschile in ogni ambito tanto che la donna assume un’autorità indiscussa all’interno del nucleo familiare e all’esterno di esso attraverso la gestione degli affari economici. In realtà, come avremo modo di approfondire più avanti, non si hanno notizie certe sull’effettiva presenza storica del matriarcato che, parrebbe invece, una credenza legata alla mitologia greca. Interessante, a tale proposito, la ricostruzione storica e mitologica effettuata la Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso, de Beauvoir, il Saggiatore, Milano 1961, parte prima e parte terza. 15 Si fa riferimento al patriarcato, ovvero, ad un’organizzazione della famiglia basata sull’autorità paterna e sulla trasmissione di tutti i diritti economici e sociali ai figli maschi. L’istituto del patriarcato pone fine alla discendenza femminile contrapponendosi di fatto al matriarcato. Idea lontana dall’essere provata perché presupporrebbe la validità storica della famiglia basata sulla figura femminile (argomento accennato nel capitolo precedente). In particolare, l’antropologo Lewis H. Morgan sostenne che il patriarcato rappresentava uno stadio di sviluppo della società successivo al matriarcato risalente al tempo delle primitive organizzazioni agricole. Pare, infatti, che dove sia sorta l’agricoltura si sia istaurato un sistema di tipo patriarcale agevolato soprattutto dalla forza fisica del maschio, più portato ad eseguire i lavori pesanti. Fu in un tale contesto che la figura maschile subentrò a quella femminile declassandola a funzioni via via più limitate fino a relegarla esclusivamente nell’ambiente domestico. 15 edi prestigio. Si ridistribuiscono i ruoli: adesso padre e madre hanno valore, funzioni e compiti diversi, addirittura capovolti. La madre diviene solo contenitore dell’affettività dei figli, il padre la spina dorsale, ciò che li sostiene, che li mantiene eretti di fronte al mondo16. Due influenzeranno realtà in contrapposte, maniera netta i due figli figure i che quali, a seconda dei modelli che prenderanno ad esempio (maschile o femminile), assumeranno caratteristiche più o meno autoritarie, più o meno affettuose. 16 Costa, Tupini, Politica & Psicanalisi – Urna…Che ti passa!, nuova editrice Spada, Roma 1974, cap v, p.125. 16 Tra Autorità e Famiglia: comparsa del Paternalismo 2.1 Il nome del padre* Nei discorsi affrontati finora abbiamo visto come la personalità dell’individuo l’influenza che la famiglia operato poi matriarcato” la si formi attraverso esercita su di esso. Abbiamo distinzione evidenziando per tra “patriarcato ognuna di e queste istituzioni familiari le caratteristiche maggiori. Siamo pervenuti così ad individuare la stretta connessione tra le figure del padre e della madre e i principi morali che ne derivano; coscienza si ne è fonda emerso su tali che la formazione contrapposti della elementi ed esempi. Ma soffermiamoci ora su di un particolare aspetto dell’educazione dell’uomo, inquadrando più nel dettaglio il ruolo del padre, che spesso si è sviluppato come l’anticamera del fenomeno, meglio noto, con il nome di paternalismo17. * L’espressione il nome del padre è da attribuire a Jacques Lacan (1908-1981). 17 Il paternalismo può essere definito come una forma di governo in cui il potere è nelle mani di un sovrano illuminato la cui azione, volta a favore del popolo, è considerata come atto di personale benevolenza che prescinde dal riconoscimento dei diritti del popolo stesso. Per tale motivo il sovrano viene paragonato alla figura di un padre di famiglia che, credendo di agire per il bene dei propri figli, assume comportamenti e prende decisioni indipendentemente dalla volontà di questi ultimi, limitando e addirittura annullando completamente la loro libertà di azione e di giudizio. Malgrado la buona fede che in alcuni casi si può riscontrare, il paternalismo è considerato una forma di dispotismo. Ad accogliere questa tesi in molti; filosofi, storici, politici e giusnaturalisti. Per citare al momento solo uno dei personaggi che maggiormente hanno trattato l’argomento, Immanuel Kant che ha dedicato nelle sue opere ampie pagine a difesa della libertà di pensiero e di azione contro ogni forma di dittatura. Lo sfondo storico è quello dell’Illuminismo e della 17 Il paternalismo ha la funzione di rendere stabile l’autorità giustificandosi nel richiamare costantemente l’attenzione sull’apparente naturalità del potere paterno18. Nel bambino vengono inculcate virtù e valori etici tendenzialmente sovvertiti in nome di una giustizia arbitraria che nulla ha a che vedere con la giustizia convenzionalmente intesa. Come se l’educazione di tipo paternalistica incanalasse una forse direzione il soggettivo sbagliata, ma raziocinio riconosciuta in come vera19. Il rapporto autoritario (il rapporto padre-figlio) diventa non più rapporto coercitivo, ma nell’accettazione dell’autorità viene compresa una componente affettiva che lega le due parti in causa; un totale abbandono ad un reciproco sentimento di rispetto e di fiducia20. Attraverso l’identificazione con il padre e l’interiorizzazione dei suoi ordini e divieti, il figlio viene investito potenza. Questo degli attributi processo si della proietta morale poi e della all’esterno riscoperta della ragione: l’individuo viene esortato a riprendere in mano la propria vita attraverso l’utilizzo autonomo dell’intelletto che può avvenire solo attraverso la conoscenza e il sapere. Si inneggia, dunque, alla cultura che rende l’uomo libero. Sapere Aude! dirà Kant, espressione divenuta poi il motto di quella che fu l’epoca illuminata. Kant, Risposta alla domanda: cos’è illuminismo? (1784), Scritti di storia, politica e diritto, Laterza, Roma-Bari 2007, p. 45. 18 Per l’accettazione di qualsiasi autorità è necessario che l’individuo impari, a partire dall’educazione che riceve da bambino (quindi, sotto la pressione del padre), che la sottomissione è un atto del tutto naturale che si ripete ad ogni ciclo di nuova vita; il padre che tramanda al figlio che, a sua volta padre, tramanderà a suo figlio. Una catena resa forte dal potere di suggestione che soffoca sul nascere ogni tentativo di ribellione e di ragionamento autonomo, quindi di riscatto dell’uomo dalla sua condizione di perenne suddito. 19 L’uso autonomo della ragione, il riconoscere da sé il bene e il male è il tema sul quale Kant si è molto dibattuto e che lo ha indotto a rispondere alla famosa domanda “Cos’è illuminismo?”. L’individuo, non può e non deve adagiarsi sul pensiero altrui, non può e non deve accettare realtà a cui altri sono pervenuti. Deve egli stesso compiere il percorso verso la verità anche a costo di giungere a risultati già noti. Solo così, ovvero educando il proprio intelletto al ragionamento, potrà conquistare la propria autonomia ed essere considerato uomo libero. Kant, Scritti di storia, politica e diritto, cit., p. 45. 20 “[il padre] desidera che il figlio cresca […] che sia obbediente, serva al padre, gli assomigli [e] il figlio ha una possibilità di guadagnarsi l’amore paterno, di determinare l’affetto paterno facendo [per lui] le cose desiderate”. Fromm, Psicoanalisi della società contemporanea, cit., p. 53. 18 della famiglia continuando a manifestarsi in ambito sociale. Presupposto che apre la strada alla costituzione del cosiddetto ”carattere sociale della personalità“, ovvero, della ”personalità sociale“21. 2.2 Il paternalismo e l’individualismo Il figlio deve subordinarsi al padre e conquistare la sua approvazione. Anche di fronte all’evidenza più netta, il padre ha sempre ragione sul figlio e l’unica possibilità che il minore ha di preservare interiormente l’armonia tra gli ideali e l’agire obbediente è quella di attribuire alla figura paterna tutte le qualità riconosciute come positive22. Attraverso l’identificazione del figlio con il padre e l’interiorizzazione dei suoi ordini e dei suoi divieti, avviene di sociali. È fatto così l’investitura che il dei principi paternalismo trova etici e fondamento nella società, continuando a fare pressioni psicologiche sull’individuo. Quando il bene viene messo in stretta relazione con il dovere, la volontà soggettiva perde di singolarità e si uniforma all’obbligazione di pensare e di agire coscienza nel modo morale, in così cui come le viene giusto imposto. che sia, Ma la è la 21 Terminologia utilizzata da Fromm per spiegare la particolare fusione degli elementi che concorrono a definire il carattere dell’uomo e il suo impiego nella società civile. Fromm, Psicoanalisi della società contemporanea, cit. p.82. 22 La tematica è sempre quella dell’educazione familiare con particolare riguardo alla posizione del padre, rigida e autoritaria, su cui poggia il “paternalismo”. Horkheimer insiste sulla pericolosità di assoggettare le menti a volontà esterne e ribadisce l’importanza di una cultura basata sulla libertà individuale priva di qualsiasi costrizione. Bedeschi, La Scuola di Francoforte, Laterza, Roma-Bari 1985, p. 61. 19 disposizione d’animo di volere ciò che soggettivamente è considerato come paternalistica sufficiente buono nella a corretto23. e direzione suscitare opposta dubbi e La è, spinta pertanto, perplessità sulla correttezza delle regole. Compito educare i ultimi24. del padre figli, La è limitarsi a disciplinare fermo restando l’arbitrio del genitore deve guida di essere ed questi di solo accompagnamento del minore verso l’età matura, raggiunta la quale, il nuovo adulto ha facoltà di recuperare completamente la sua libertà. Infatti, l’individuo dovrà essere capace di uscire dall’unità naturale della famiglia e dalla supervisione paterna per entrare a far parte di società. un ambiente Dovrebbe più essere ampio che questo è il quello della senso etico dell’educazione, aperta alla nuova cultura liberale in pro di un auspicato regime democratico25 (argomento che ci riserviamo di approfondire più avanti). 2.3 L’educazione morale Siamo giunti a credere che la personalità sociale si formi attraverso i processi di apprendimento e di 23 “La coscienza morale esprime l’assoluta giustificazione dell’autocoscienza soggettiva, cioè di sapere entro di sé e movendo da sé stessa che cos’è diritto e dovere”. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., p. 116. 24 “I figli sono in sé liberi, e la loro vita è l’immediato esserci soltanto di questa libertà, essi appartengono perciò né ad altri, né ai genitori come cose”. Ivi, p. 149. 25 “Lo scioglimento etico della famiglia consiste nel fatto che i figli educati alla personalità libera, nella maggiore età vengono riconosciuti esser come persone di diritto e come capaci vuoi di aver propria libera proprietà, vuoi di fondar proprie famiglie”. Ivi, p. 150. 20 interiorizzazione della conoscenze della appartiene. Si cultura, famiglia può dei al valori quale verosimilmente e delle l’individuo affermare che il processo evolutivo dell’uomo non è altro che una forma di accomodamento tra mondo interiore e mondo esterno per giungere alla definizione di un carattere che sia prima di tutto eticamente valido. È opinione diffusa che l’educazione morale derivi anzitutto dalla famiglia, ma individuare quali siano gli elementi della moralità e dell’eticità non è questione altrettanto circoscritta e condivisa26. Formare coscienziosamente una persona non significa presentarle un elenco completo delle virtù e uno opposto dei divieti, bensì sviluppare in essa un sistema generale che riconosca, caratteristiche situazioni attraverso (buone o riscontrabili l’impostazione rigorosa di il ragionamento, cattive) nella delle vita impronta azioni vissuta. patriarcale, le e E che individua nella disciplina educativa di tipo rigido uno degli elementi fondamentali dell’etica, è stata spesso confutata. L’adesione alle norme morali, infatti, non è ottenuta attraverso metodi forti o costrittivi, né le regole dell’eticità vogliono presentarsi recluse schemi militareschi. Piuttosto il all’ordine, richiamo in del singolo prima e della collettività poi, deve essere inteso come armonia e collaborazione che conducono allo sviluppo salutare di una società libera e legale. 26 Questi concetti sono stati ampiamente analizzati da Durkheim nell’opera L’educazione morale (Newton compton, Roma 1974) in cui ribadisce l’importanza della moralità come elemento non solo individuale, ma anche sociale. Lezione seconda, p. 29. 21 L’etica e la morale devono, per prima cosa, unire la questione teoretica ai casi concreti attraverso i quali si possono esemplificare le circostanze della vita che richiedono una specifica condotta che è giusto seguire. Nella pratica, infatti, non è in base a formule generiche che ci comportiamo, ma in base a norme particolari che tengono esclusivamente conto della situazione reale da esse considerata. Sono il diritto e le usanze a determinare la condotta dell’uomo che si cristallizza contenuti dell’etica pertanto, raffigurarsi e della successivamente morale. l’eticità e la Non nei bisogna, moralità come qualcosa di vago che si determina solo all’occorrenza, ovvero, principi che bisogna improvvisare nell’istante in cui l’individuo è chiamato ad agire. Al contrario, si tratta di un sistema di regole dai contorni ben profilati che già esiste. precetti, vale Indubbiamente a dire la il natura contenuto degli atti di questi che essi prescrivono, tende a regolare il comportamento dell’uomo sottraendolo al capriccio individuale. 2.4 Regole e abitudini Se il concetto di morale per potersi costruire ha bisogno di retoricità, di un perpetuare di idee e di azioni per poi trovare dimora in norme specifiche e condivise, allora dov’è tracciato il confine tra regole morali e semplici abitudini umane? 22 La regolarità non è che un elemento della moralità ed è esterna all’individuo. Le abitudini, invece, sono forze interne alla persona27. Per questo motivo la norma non è un semplice modo abituale di agire, ma un sistema che non si può modificare arbitrariamente. In una certa misura, ovvero nella misura stessa in cui è norma, essa sfugge alla volontà dell’uomo, lo trascende e si impone nella società civile28. Dunque, è estranea a qualsiasi volontà, come un fattore che si acquisisce ma non ha nulla di spontaneo. Un discorso dell’equivoco questo perché, che se da corre un lato veloce la sul norma filo è una componente della moralità (in quanto la moralità stessa è comprensiva di regole), dall’altro, il concetto di norma và oltre l’idea di regola e si inserisce in un contesto più profondo, quello che dà origine alla nozione di autorità. Ecco allora come le regole e le abitudini non si escludono che in apparenza. E se nell’abitudine vige la forza della ripetizione, la ripetizione consolidata nel tempo apre la strada al potere e lo rafforza, perché il gusto di una vita regolata non esaurisce, anzi, aumenta lo spirito di disciplina. Una condizione mentale di questo tipo porta a cogliere i caratteri distintivi di un’autorità che diventa morale, etica e, al tempo stesso, azione. Si arriva a considerare, in quest’ambito, la ”legge morale“29. 27 Ivi, p. 38. 28 “Essa è ciò che è indipendente da quel che siamo noi – commenta Durkheim - Lungi dall’esprimerci, ci domina”. Ibidem. 29 Ci si riferisce in particolare al pensiero kantiano. Infatti, pochi come Kant hanno avvertito l’urgenza e la fondatezza del carattere imperativo della cosiddetta “legge morale” verso la quale l’individuo ha una specie di obbedienza passiva. 23 Il paternalismo si fa precursore dell’idea di potere normativo e culturale, giustificando l’obbedienza assoluta alle imposizioni con il rispetto che l’individuo deve, non al padre, ma alla legge. Il sottile inganno che è proprio di ogni mentalità autoritaria e che riesce a far passare come giusto l’arbitrio di pochi. Certo è che la volontà non può essere considerata pienamente morale quando non è autonoma, ossia, quando subisce passivamente una legge di cui essa stessa non è legislatrice30. L’obbedienza sentimento, al all’impersonale. morale contrario E dalla si nutre della fusione soprattutto ragione di che questi di tende elementi, soprattutto dalla prevalenza del secondo sul primo, il paternalismo continua la sua scalata in società. 2.5 La cultura ”rigida“ Il fatto che l’uomo possegga ragione e immaginazione non basta a far si che egli abbia anche un sentimento della propria identità. Perché la ragione è un’attitudine che per svilupparsi deve essere esercitata mediante un’educazione che renda l’individuo capace di pensare da sé, di sentirsi ”io“ nel senso che deve sapere di essere lui stesso centro e soggetto attivo dei suoi poteri. “Il rapporto tra la volontà umana e questa legge – afferma il filosofo – è un rapporto di dipendenza; a esso si dà il nome di obbligazione, che indica una costrizione”. Kant, Critica alla ragion pratica, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 33-34. 30 “L’autonomia della volontà – sostiene Kant – è il principio unico di tutte le leggi morali e di tutti i doveri che vi si conformano”. Ibidem. 24 La famiglia ha evidentemente un ruolo importante. Spesso però, nel suo compito educativo, essa fornisce solo una visione parziale di quella che è la realtà del mondo e il rischio è di trasmettere, facendolo passare come giusto, il principio dell’obbedienza, sempre e comunque negando libertà ed arbitrio. La totale mancanza di autonomia, con conseguente e progressiva perdita di interesse nell’utilizzo autonomo della ragione, è l’effetto negativo di una cultura troppo ancorata ad un’educazione di tipo rigido. Risulta quindi comprensibile come nelle teorie morali e filosofiche talvolta le istituzioni socio-politiche siano presentate come espressione dell’animo umano e che la configurazione dell’animo umano appaia invece il frutto di un’abitudine culturale. Il perdurare delle forme concettuali invecchiate agevola il consolidarsi di società chiuse e bigotte, di sociètà di casta intrappolate negli schemi del potere di sottomissione e di dominio. Il sistema inculcate dalla relativamente famiglia fa stabile sì che di abitudini l’individuo si rassegni alla sua condizione di limitata libertà. Una staticità di pensiero spesso accettata semplicemente perché, rompere gli antichi schemi e dare inizio ad una nuova era di raziocinio richiede coraggio, forza e una grossa spinta etica. Questa è anche una delle ragioni che spiega come i grandi cambiamenti storici sono secondi ai grandi cambiamenti che devono avvenire come prima cosa nell’intimo umano. La proprietà di confermare con il pensiero e con l’azione condizioni di sottomissione è 25 elemento di cui si nutre l’autorità che si conferma tratto caratteristico nell’esistenza dell’uomo nonostante il mutare dei secoli. Una delle funzioni dell’intero apparato culturale delle singole epoche è stata quella di rinsaldare nel cuore degli dell’uomo stessi sull’uomo svolgimento dominati che della ha storia. il necessario finora Come dominio caratterizzato risultato e lo come condizione sempre rinnovata di questo apparato, la fede nell’autorità costituisce una forza istintiva negli individui in parte produttiva e in parte di impedimento31. 2.6 Il dominio come autorità legalizzata Nonostante alcune differenze dovute ai mutamenti storici, il rapporto di dominio ha sempre caratterizzato la vita degli esseri umani. Ma non sempre l’autorità e la sottomissione negativi. hanno Per significato interi concetti periodi, completamente ad esempio, la subordinazione ha coinciso con l’interesse dei dominati, allo stesso modo in cui la dipendenza del bambino era legata ad una buona educazione, necessaria per lo sviluppo delle sue facoltà. In altre parole, e forse in modo paradossale, l’autorità può essere liberamente accettata dagli stessi sottoposti. La giustificazione del potere deriva allora da ignavia spirituale e incapacità di giungere a decisioni autonome. 31 Sorge, di conseguenza, una cultura delle Horkheimer, Studi sull’autorità e la famiglia, cit., p. 21. 26 limitazioni date ma anche accettate, dove l’accettazione è il risultato di componenti psichiche ed emotive che giocano un ruolo importante sui comportamenti che gli individui adottano nella società. Il valore sociale dell’uomo si esprime quando arriva a conoscere qual è il proprio dovere, qual è il ruolo che deve esplicare all’interno della collettività. A questo grado di consapevolezza egli giunge attraverso una completa formazione del carattere. Perché il carattere è, insieme, indole e abitudine, dove l’elemento inconscio si fonde completamente con il pensiero cosciente. Si capisce allora l’importanza di un’educazione votata a formare la libertà di operare autonomamente le proprie scelte. È qui che la famiglia entra prepotentemente nella formazione della personalità limitarsi, alle ed è sole qui nozioni che il suo di base che ruolo deve permettono all’educando di costruire a poco a poco il suo bagaglio culturale32. La completamento morale famiglia deve dell’individuo rappresentare il e la non essere gabbia che influenza le condizioni personali e sociali di esso. Su filosofi questo tema liberali un’educazione hanno che libera si che particolarmente sono poggia fatti le sue insistito portavoce basi i di sulla cultura. Solo attraverso la conoscenza e il sapere l’uomo può riscattarsi dalla condizione di sottoposto, anche all’interno della famiglia. Quando la persona è messa in 32 “[…] il diritto dei genitori sopra l’arbitrio dei figli si determina per mezzo del fine di tenerli in disciplina e di educarli. […] I figli sono in sé liberi – scrive Hegel – e la loro vita è l’immediato esserci soltanto in questa libertà, essi appartengono perciò né ad altri, né ai genitori come cose”. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., pp. 148- 149. 27 condizioni di poter agire liberamente, perché supportata da un grado culturale sviluppato e non represso, allora la famiglia, nelle figure del padre e della madre, avrà adempiuto correttamente al proprio dovere etico e sociale. Da un’educazione corretta dipendono la ricchezza e la miseria dell’uomo, dipendono la libertà e la schiavitù, dipendono la democrazia e il dispotismo33. La madre e il maternalismo 3.1 Il momento dell’amore Fino a quando non nasce il sentimento dell’amore, la famiglia difetta del suo elemento principale. Aprire il discorso sull’importanza e sullo sviluppo delle affezioni all’interno della famiglia è basilare per una comprensione profonda di quello che è stato un cambiamento culturale che ha ridisegnato le sorti della vita sociale e delle istituzioni civili. Nell’arco l’ottocento, temporale l’evoluzione compreso storica tra il della settecento famiglia e ha subìto un’accelerata che ha favorito il passaggio dalla 33 L’educazione, in quanto è formazione della personalità umana, deve abituare l’individuo all’utilizzo soggettivo della ragione. La libertà diventa, a tale riguardo, un fattore imprescindibile per uno sviluppo corretto che tende al bene e che porta l’uomo a vivere non in condizione di suddito, di dominato, ma in condizione di rispetto e uguaglianza con i suoi simili. La libertà che l’educazione deve rispettare è la cosiddetta auto-formazione secondo le leggi morali. Il padre e la madre, in primo luogo, devono aiutare il bambino in questo compito, ovvero, aiutarlo alla scoperta di sé stesso fornendogli tutti gli elementi culturali di cui ha bisogno. Pertanto la disciplina e l’obbedienza devono necessariamente incontrare il limite posto dalla libertà e l’educazione avrà adempiuto la sua funzione quando ci sarà coincidenza nell’individuo tra il suo valore morale e il fine sociale che è chiamato a perseguire. Attorno a questi concetti si sviluppano i pensieri soprattutto dei liberali e degli illuministi che mettono a capo di tutto la ragione e l’utilizzo autonomo di essa, insistendo sull’importanza della conoscenza nozionistica che sta poi alla base della cultura. Il sapere rende liberi. E solo attraverso la conoscenza l’individuo può giungere alla verità e capire qual è il suo fine. 28 famiglia premoderna a quella intesa come unità di tipo emozionale. Adesso la famiglia è fondata, oltre che sulla distinzione dei ruoli, sull’attenzione rivolta alle persone viste come portatrici di sentimenti. È in questo contesto che la condizione della donna muta sensibilmente, riscattandosi dalla totale subordinazione all’uomo34. La ”sentimentalizzazione“ nella coppia, prima ancora che nella famiglia, trasforma inoltre il facendolo significare non solo contratto, ma matrimonio istituto fondato sull’amore romantico. Ma per la donna, cui era riconosciuto il compito di educare i figli, la strada è tutta in salita. Bisogna attendere ancora prima che il nuovo assetto familiare venga riconosciuto e accettato dalla comunità sociale. I motivi che hanno portato a sfidare le regole della tradizione dando alla famiglia un’immagine che ora è sinonimo di emancipazione non sono ancora ben chiari. La società è confusa. Si parla di crisi dei valori, di crisi dell’autorità maschile e paterna invece di riconoscere il volto nuovo della donna che finalmente riesce a spezzare le catene del passato. Il riscatto delle donne gode inoltre di un’eticità che và al di là della loro liberazione dall’uomo. Esse, infatti, hanno saputo sovvertire un ordine ideologico assai radicato nel modus vivendi della società35. Ormai 34 Prima dell’avvento della famiglia nucleare che scopre e vive i sentimenti, la condizione della donna era di assoluta dipendenza e sottomissione all’uomo; dapprima sottoposta all’autorità del padre, poi a quella del marito. Infatti, l’atteggiamento prevalente nella società assegnava ad essa il ruolo tradizionale che per natura la vedeva destinata esclusivamente alla procreazione e alla vita domestica. Era forte, infatti, il divario tra uomini e donne all’interno della famiglia e comunque la donna doveva per forza apparire inferiore e dimessa. 35 Fu John Stuart Mill uno dei primi a smascherare il concetto di naturalità connesso alla condizione femminile e al ruolo della donna. Egli, ne La servitù delle donne, anticipò le molte considerazioni che sono state fatte successivamente 29 tra uomo e donna non esiste più dominante e dominato, padrone dovrebbe e servo, essere superiore un e discorso sottoposto. alla pari, Ormai dove è o il nuovo linguaggio femminile diventa portatore di idee e costumi nuovi. 3.2 La nuova donna In seguito alla rivoluzione industriale si produce un forte squilibrio nell’assetto della società. Infatti, con l’avanzare sempre più incalzante della produzione industriale per molte donne diventa necessario lasciare il focolare domestico per andare a lavorare nelle fabbriche. Decisione questa dettata da esigenze prima di tutto economiche. Si comprende allora il motivo per cui il lavoro femminile si sviluppa inizialmente tra le donne della popolazione operaia e non tra quelle appartenenti alle classi agiate che, invece, continuano ad occuparsi della casa e dei figli. Ma, se in un primo momento il lavoro femminile viene visto come una costrizione, un declassamento ulteriore della donna, ben presto diventa strumento di riscatto, di elevazione sociale di tutto il mondo femminile36. in ambito antropologico, culturale e sociale che vedono le donne e il ruolo che esse occupano all’interno della famiglia e nella società come un prodotto dell’evoluzione storica, demistificando l’immagine femminile che la tradizione patriarcale spacciava per “naturale”, relegandola ad un ruolo meramente funzionale. “Le precedenti considerazioni bastano a dimostrare che l’abitudine, per quanto universale, non può decidere per nulla in favore delle istituzioni che assoggettano le donne agli uomini politicamente e socialmente”. Mill, La servitù delle donne, Savelli, Roma 1976, p. 36. 36 “L’estensione della sfera d’attività delle donne avrebbe il felice risultato di elevare la loro educazione a livello di quella dell’uomo, e farle partecipare a tutti i progressi”. Ivi, p. 146. 30 Al vento della novità, la cultura di stampo maschilista non resta a guardare, reagisce cercando di irretire nuovamente la società richiamando in causa la presunta debolezza fisica e intellettuale delle donne e rimandando l’esempio alla tradizione del passato37. Si tratta tuttavia di sforzo vano; con sempre meno adesione le donne tornano relegate entro le pareti domestiche, luogo dove, adesso, non accettano più di stare. Comincia a ridursi la distanza emotiva e sociale tra i due sessi. Per la piena uguaglianza tra uomo e donna, però, dovrà passare ancora del tempo, come per il riconoscimento dei diritti civili e politici che avverrà solo dopo le grandi battaglie rivendicative da parte dei movimenti femministi. Si parlerà di vero cambiamento quando la vecchia tradizione lascia spazio alla nuova corrente ideologica che porta a considerare la donna veramente libera dalla gabbia di una mentalità oppressiva e ingiusta38. Solo allora si avrà una Eva redenta. La nuova donna che è, insieme, femmina e madre. È soggetto privato e pubblico. È parte attiva della società che avanza. È generatrice di individui e di valori39. 37 “Questo regime non ha altra origine che dall’essersi la donna trovata in balìa dell’uomo, fin dai primi giorni della umana società, avendo questo, interesse di possederla e non potendo ella resistergli per inferiorità della sua forza muscolare”. Ed ancora: “[…] la legge della forza è sempre sembrata, a quelli che non ne avevano un’altra da invocare, il fondamento più naturale dell’autorità”. Ivi, p. 17 e p. 29. 38 “[…] viene in primo piano la questione della libertà, intesa come l’agio di un soggetto che riconosce il proprio posto nel mondo e sente riconosciuta la propria dignità. Si scopre che la libertà non è un dono dell’uguaglianza di diritti, ma richiede qualcosa di più: autonomia, riconoscimento, autorità, per le donne come tali, in quanto genere”. Mancina, Oltre il femminismo, il Mulino, Bologna 2002, introduzione p. 10. 39 “Significato intellettuale ed etico”. Così scriveva Hegel in Lineamenti di filosofia del diritto, cit., p.144-145. “[…] viene in primo piano la questione della libertà, intesa come l’agio di un soggetto che riconosce il proprio posto nel mondo e sente riconosciuta la propria dignità. Si scopre che la libertà non è un dono dell’uguaglianza di diritti, ma richiede qualcosa di più: autonomia, riconoscimento, autorità, per le donne come tali, in quanto genere”. Mancina, Oltre il femminismo, cit., p. 10. 31 3.3 Dalla parte della madre La fine dell’autorità paterna coincide con il nuovo posto occupato dalla donna all’interno della struttura familiare. Scompare il dominio dell’uomo in ambito domestico e passa in mano alla donna che gli subentra nella gestione ”intima“ della casa. È la madre a prendere il comando sui figli curandone l’educazione e provvedendo alla loro formazione e al loro sviluppo fisico e morale. Si assiste ad una sorta di consegna dei ruoli, adesso l’attenzione è rivolta alla donna e a ciò che essa rappresenta: ”strumento“ naturale di riproduzione40, ma anche e soprattutto individuo dotato di facoltà etiche e sociali pronunciate. Però il cammino votato all’affrancamento totale del mondo femminile non è ancora completo41. Ci vorranno lotte culturali e politiche prima di vedere riconosciuti, anche a livello giuridico, i diritti che pure appartengono alle donne. Nella cronologia dei costumi c’è dapprima una riscoperta della donna nella sua funzione di madre, di colei che genera, che mette al modo nuovi esseri e che, 40 La considerazione che fino ad allora si aveva della donna era pari a quella che poteva aversi per un oggetto. Nella concezione maschile il ruolo della donna era, infatti, strettamente legato alla volontà dell’uomo per cui essa doveva completamente sottostare alla sua egemonia e alla sua predominanza fisica. 41 Tutt’oggi il ruolo della donna non ha ancora maturato il suo processo di riabilitazione agli occhi della società. La supremazia dell’uomo sulla donna è ancora fin troppo evidente in molti settori della vita sociale e intima. E la tanto agognata parità dei sessi è, purtroppo, una meta non ancora raggiunta nei paesi occidentali e un vero e proprio miraggio in molti paesi dell’est. 32 per questo, garantisce il perpetuarsi e la conservazione della specie42. La donna non è seconda all’uomo. Tutt’altro, assume una sovranità generatrice43. sull’uomo Onere che non essendone riceve lei onore, stessa che non è riconosciuto importante, forse perché dato per scontato. Eppure è niente affatto scontato. Le madri hanno il compito delicato di allevare i figli decidendone ad un certo punto il distacco dalla sua immagine. Hanno il compito di formare gli uomini e le donne, con tutte le difficoltà che questo comporta44. Contrariamente a quanto si pensava un tempo, non è cosa naturale. L’educazione non ha in sé componenti prestabilite da un ordine dettato dalla natura, sicuramente si è nutrita di una tradizione culturale più o meno giusta che però non deve essere confusa con spontaneità e naturalezza. È questo uno degli aspetti più considerati dal movimento femminista che stava avanzando e che sarebbe diventato presto fenomeno sovvertitore di tante realtà che oggigiorno si danno per scontate45. 42 “La continuità sta nel principio femminile, materno. Da qui, come conseguenza, la donna quale madre è centro e base del diritto della gente e della famiglia e della trasmissione per linea femminile”. Minguzzi, Femminilità e femminismo, Alkaest, Genova 1980, p. 76. 43 Nella loro attività domestica le donne, oltre ad essere madri, assumono il ruolo di educatrici. Hanno, per natura, il primo contatto intimo con i figli e, da questo primato, dipende anche l’inclinazione caratteriale e culturale che subirà la prole. “Tutti i bambini, infatti, vivono con le madri gli anni dello’infanzia: maschi e femmine. Da ciò deriva una continuità nella formazione della personalità […]”. Mancina, La famiglia, cit., p. 82. 44 Ci sarebbe adesso da aprire una parentesi importante su questo argomento anche perché si fa doverosa una differenzazione per ciò che concerne il relazionarsi della madre con la figlia e il relazionarsi con il figlio. Vediamo che l’impronta educativa differisce nella contrapposizione maschio/femmina. “Da ciò deriva una continuità nella formazione della personalità femminile, che consente alle donne di identificarsi immediatamente con la madre. I maschi invece, per identificarsi in un modello maschile, devono operare una rottura […]. Una donna, insomma, diventa donna seguendo quasi naturalmente le orme della madre e delle altre figure femminili della sua infanzia. Un uomo invece deve conquistare la sua mascolinità […]”. Ibidem. Si consiglia, inoltre, Mancina, Oltre il femminismo, cit., capitolo iv . 45 Si comincia a parlare di femminismo verso la fine del settecento dapprima in Gran Bretagna quando alcune intellettuali diedero vita ad un movimento tutto al femminile per riscattare il ruolo della donna all’interno della società. 33 3.4 La donna madre: il pericolo del mammismo Accanto al riconoscimento della madre quale figura portatrice di affetto, momento universale dell’amore, bisogna non trascurare la caratteristica pure attribuita ad essa che la fa diventare ”dittatrice dei sentimenti“46. Sì, perché, se da un lato la donna è capace di esprimere al meglio l’amore per i figli, dall’altro il dosaggio di questo amore può oltrepassare la soglia del bene e, in maniera paradossale, diventare un male. Mentre nel caso del padre si è parlato di ”paternalismo“ per indicare l’eccessiva intromissione del genitore nella vita decisionale del figlio, il fenomeno analogo che riguarda la madre è noto con il termine di ”mammismo“47. L’istinto materno di protezione ha il sopravvento sulla libertà individuale della prole con il risultato di allevare figli non cresciuti, dipendenti in tutto dalle cure materne. Una minaccia alla libertà personale, alla naturale esigenza del distacco senza il rischio del plagio. Successivamente (1789) il termine venne utilizzato in Francia per chiedere l’istituzione del nuovo diritto di famiglia. Il fenomeno da qui si è espanso in tutta Europa facendosi promotore di importanti battaglie che, nel corso dei tempi, hanno modificato sensibilmente l’immagine della donna nel mondo. 46 Il “dominio delle donne” (da cui liberamente abbiamo tratto l’espressione citata nel testo “dittatrice dei sentimenti”) è un termine che compare per la prima volta verso la metà dell’ottocento nell’opera di Bachofen, Das Mutterrecht (1861). (Bachofen, Introduzione al”Diritto materno”, Editori riuniti, Roma 1983). 47 Il mammismo è l’atteggiamento di eccessiva protezione che produce un eccessivo attaccamento della madre nei confronti del figlio, anche in età adulta. 34 Padre padrone – Madre matrona48. Sono i due opposti, i due eccessi. E i figli crescono insicuri, non autonomi, incapaci di staccarsi dalla famiglia per entrare nella società. Il patriarcato, precedente, imposta autoritario e abbiamo visto un’educazione favorisce un nel capitolo chiusa di insegnamento di tipo stampo militaresco-gerarchico. La madre e il suo maternalismo adotta un sistema opposto caricato di affettuosità dove i sentimenti, ad un certo punto, perdono di importanza e di significato. Il percorso voler di pianificare, crescita del livellare, figlio è un facilitare atto nocivo il e limitativo, sia esso derivante dal padre che dalla madre. Il rischio che si corre è quello di allevare soggetti non maturi, adulti bambini senza alcuna identità. E se con il paternalismo la sottomissione diventa un dovere, un obbligo da rispettare, il mammismo produce una dipendenza più dolce, comunque limitante49. Nell’uno e nell’altro caso l’individuo perde la sua autonomia. Ecco allora che il concetto di libertà si inserisce tra il padre e la madre a ricordare l’indipendenza del figlio, come persona dotata di intelligenza e raziocinio50. L’educazione deve mirare allo sviluppo di queste facoltà e l’amore deve 48 Si rimanda a Politica&psicanalisi - Urna…che ti passa! Cit., cap.v, pag.125. 49 “[Ma] si sa c’è la mamma che ci protegge e l’agognata crescita si fa attendere. In concreto lo sviluppo della personalità non è esente da pericoli […] nemmeno per la mamma […]”. Ivi, p. 10. 50 “L’elemento comune sia alla sottomissione sia al dominio sugli altri è il carattere simbiotico della relazione. Nell’uno e nell’altro caso l’uomo perde in integrità e in libertà; egli vive […] soffrendo della mancanza di quell’intima forza e fiducia in sé stesso che sarebbero necessarie per una condizione di libertà e di indipendenza […]”. Fromm, Psicoanalisi della Società Contemporanea, cit., p. 38. 35 essere inteso come momento di unione solidale che, tuttavia, rimane fermo alla sfera strettamente intima e privata delle persone, ovvero, non deve sconfinare nell’invadenza morale e pubblica degli individui51. 3.5 Matriarcato e Maternalismo Il dominio delle donne, o matriarcato, è un concetto che esprime la posizione di egemonia assunta dal genere femminile famiglia. Sebbene all’interno il della termine sia società e nella riconosciuto e utilizzato ampiamente per descrivere un fenomeno tanto importante quanto rivoluzionario, ancora oggi suscita perplessità il dato sulla sua riscontrabilità storica. La questione è controversa; c’è chi sostiene che il matriarcato non sia mai esistito se non nella mitologia e chi, invece, lo riconduce temporalmente al periodo antecedente il patriarcato52. Una cosa però è certa; che si tratti o no di mito, la donna nel corso dei secoli ha subìto un processo di rinascita riuscendo a guadagnare una più adeguata collocazione nella società, al pari degli uomini53. 51 “Amore è unione con qualcuno o qualche cosa, al di fuori di sé stessi. É un’esperienza di partecipazione, di comunione, che consente la piena esplicazione dalla attività interiore di ciascuno. L’amore è […] orientamento produttivo […] a condizione che sia conservato il senso di integrità e di indipendenza” . Ivi, p. 39. 52 Pare che la voce “matriarcato” si possa ricondurre alla tradizione del mito greco, mentre non esisterebbero prove certe della sua esistenza storica. Fu Bachofen tra i primi ad utilizzare il termine attribuendogli uno specifico significato, seguito da Morgan e da Engels. Attraverso Freud, Reich e Fromm, l’espressione “matriarcato” non solo è giunta fino ai nostri giorni, ma per la prima volta, attraverso le loro opere, la cultura occidentale si è posta seriamente il dubbio dell’universalità del patriarcato con la messa in discussione, tra l’altro, della superiorità dell’uomo sulla donna. L’argomento è spiegato nel dettaglio nelle pagine iniziali de Il mito del matriarcato (Wesel, il Saggiatore, Milano 1985) approfondito nel cap. iv. 53 Ci sarebbe da aggiungere molto essendo questo un argomento tutt’altro che superato. Ancora oggi le donne continuano la loro battaglia per conservare quei diritti per cui tanto hanno lottato e per vedersene riconosciuti di nuovi. 36 Facendo un doveroso passo indietro, torniamo al matriarcato e alla centralità della donna nel ruolo e nelle funzioni ad essa attribuite. Attorno alla figura femminile ruotano le sorti dei figli che devono a lei principalmente la vita. L’esclusività simbiosi, una liberarsi. uccidere la del rapporto dipendenza L’epilogo femmina di sarà per madre/figlio cui non tragico: affermare il la crea sarà una facile maschio deve supremazia che, evidentemente, non gli appartiene54. Spezzare il legame dalla figura materna diviene paradossale e il bambino si scopre carnefice55. Il matricida altro non è che un mammista e troverà, per affermare la sua persona, sempre e dappertutto una mamma da uccidere56. Questo ci porta ad ammettere che la totale parità tra uomo e donna è più una sostanziale verità verbale che non di fatto. La società odierna è ancora fortemente di impronta maschilista anche se nuove correnti si muovono verso un definitivo riconoscimento della donna, non come antagonista dell’uomo, ma come “comproprietaria” della società e di tutti i suoi aspetti. L’uomo e la donna, infatti, rappresentano una “[…] mistione, un rapporto [che] indica la compresenza di divisione e condivisione [per] la parità, intesa come una nuova idea della democrazia che riflette in questa la duplice natura del genere umano”. Mancina, Oltre il femminismo, cit., p. 163. 54 L’episodio a cui ci riferiamo è quello del matricidio di Oreste per sottolineare il fatto che l’uomo deve necessariamente uccidere la donna per potersene affrancare. L’impresa è di vincerla così da possedere l’immortalità di cui ella è depositaria. Per questo è necessario sacrificare la madre che, invece, vuole legare a sé la virilità. Ecco allora Oreste che vendica il padre, ma, al tempo stesso, rende giustizia al principio virile che rappresenta un’intera categoria; quella maschile a cui egli stesso appartiene. 55 “L’amore materno nasce dall’unione e si conclude con la separazione”, scrive Fromm nella Psicoanalisi della società contemporanea, cit., p.41. Il rapporto di esclusività che in maniera del tutto naturale viene a crearsi tra madre e figlio ha necessariamente bisogno di essere reciso per permettere al bambino di crescere e diventare autonomo. Ma proprio nel distacco si avverte la tragicità di una separazione forzata. Solo attraverso il matricidio il figlio si “libera” dell’ingombrante figura materna ed acquista indipendenza recuperando l’atavico istinto virile di maschio rude e vigoroso. 56 Il mammista è un individuo, anche adulto, che avverte un bisogno morboso di cure e attenzioni da parte della madre. Il fenomeno del mammismo ha interessato studi psicoanalitici soprattutto nella fase in cui il bambino deve acquisire l’autonomia rispetto alla figura materna. Freud ha incluso nel discorso la dimensione sessuale, ossia, quando il bambino deve riconoscere il proprio corpo e i propri istinti. A tale proposito egli fa riferimento, differenziando in questa fase dello sviluppo il maschio e la femminina, ai complessi di Edipo e di Elettra. L’amore per la madre diventa, a livello inconscio, distorto; da una parte si rafforza il desiderio di attaccamento e di dipendenza ad essa, dall’altra compare l’esigenza per il bambino di scoprirsi autonomo e libero dalla sua immagine, spesso vincolante. 37 Ma un altro concetto altrettanto importante è legato alla donna e al suo processo evolutivo; parliamo adesso di maternalismo, Infatti, per da non quanto i confondersi due con termini matriarcato. possano sembrare simili, differiscono sostanzialmente per contenuto. Ci siamo maternalismo già è, espressi invece, un sul matriarcato. atteggiamento di Il eccessiva protezione che produce l’attaccamento morboso della madre nei confronti della prole, anche in età adulta. Mentre da un punto di vista strettamente sociale può essere definito, il maternalismo, come una legittimazione delle donne a prendere parte attiva nel mondo del lavoro, anche al di fuori dell’ambiente domestico. Un importante momento culturale che segna il passaggio dalla donnamadre alla donna-lavoratrice. La figura femminile acquista significato sotto il profilo sociale iniziando un processo di emancipazione che la porterà sempre più ad essere parte attiva del mondo che cambia. Un modo nuovo di pensare, di intendere la morale, di fare politica. Il pensiero delle donne, l’etica delle donne, sono i tratti distintivi della nuova era che vuole l’uguaglianza e la parità femmine. sociale Quello che e giuridica chiedono le tra i maschi e le donne è andare oltre l’oggettiva differenza di sesso. Auspicano un cambiamento culturale che porti a riconoscere e a valorizzare le caratteristiche femminili, viste non più esclusivamente dal lato procreativo, ma anche e soprattutto da quello morale che attribuisce alle donne quel valore aggiunto di 38 cui la società non può fare a meno e dal quale non può prescindere. Nasce tutte le un principio femminile caratteristiche femminilità: della affettuosità, che è donna l’insieme e attenzione, della di sua maternità, empatia, eticità, politicità. E proprio sulla politica si pone l’accento per sottolineare l’importanza della donna, della sua capacità di procreare, di essere madre e di andare oltre la maternità stessa57. Solo così la libertà femminile potrà definirsi e assumere una valenza pari alla libertà sempre riconosciuta agli uomini. La donna non può e non deve accontentarsi di essere solo madre, ha e deve avere possibilità di scelta, di parola. La donna deve dare voce alla sua vena sensibile, deve aver riconosciuta la sua identità sessuale di modo che diventi a tutti gli effetti parte attiva nelle decisioni della società58. Adesso, necessariamente, rincontrano, si rapporto un su riconoscono, piano l’uomo basando egualitario e la donna si questa volta il valorizza le che reciproche differenze, che non separano ma uniscono, in pro di una comune visione della vita che continuamente si rinnova grazie alla presenza di entrambi59. 57 “Solo così le donne possono portare dentro la vita pubblica della comunità l’insieme della loro esperienza, la loro cultura della vita e della cura, delle relazioni e degli affetti”. Mancina, Oltre il femminismo, cit., p.140. 58 “Ciò vuol dire che essa deve essere commisurata ad altri valori, altri interessi, altri diritti; che si deve sottoporre alla prova del dibattito pubblico e dell’argomentazione discorsiva”. Ivi, p.139. 59 “Portando la sua identità sessuale nella legalità pubblica, la donna cessa di essere solo corpo, estranea alla polis, o in essa invisibile. A questo punto le donne possono essere veramente cittadine, che nelle forme della democrazia partecipano alla elaborazione delle decisioni pubbliche […] così come […] gli uomini”. Ivi, p. 140. 39 CONCLUSIONI Il nostro elaborato ha voluto offrire lo spunto per una più profonda riflessione sulla famiglia e sul ruolo educativo che essa è chiamata a svolgere mediante la formazione di persone e di personalità. Un rapido sguardo al passato è stato indicativo per visualizzare la cosiddetta famiglia moderna, della quale, in particolare, ci siamo occupati. Questa ”nuova“ famiglia, abbiamo visto, emerge da un periodo di totale revisione della società. È l’età dell’Illuminismo, l’età della razionalità dove la ragione diventa l’imperativo dell’uomo rinato che si scrolla di dosso la polvere dell’ignoranza e che adesso vuole affrancarsi da una cultura vecchia e bigotta. La famiglia; società gli cambia, uomini e ma le cambia donne prima della ancora la famiglia. Si assiste ad una netta e sorprendente ridefinizione dei ruoli: femmine e maschi, donne e uomini, madri e padri. La differenza sessuale implica ora il riconoscimento di due figure moralmente distinte. Ma a ben vedere, il volto del cambiamento ha i tratti peculiari della femminilità; è la donna che occuperà un posto tutto nuovo nella casa ma, soprattutto, nell’ambiente esterno. La donna verrà 40 riconosciuta soggetto etico, separato dall’uomo e, al tempo stesso, unito ad esso in un dicotomico giogo di differenze ed uguaglianze che scaturiscono infine nella dignità che finalmente le viene convenuta per il suo essere, prima di tutto, ”persona“. BIBLIOGRAFIA Adorno, Frenkel-Brunswik, Levinson, Sanford, La personalità autoritaria, Edizioni di Comunità, Milano 1973. Arìes, Philippe, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari 1994. Bachofen, Johann, Jakob, Introduzione materno“, Editori Riuniti, Roma 1983. al ”Diritto de Beauvoir, Simone, Il secondo sesso, il saggiatore, Milano 1961. de Beauvoir, Simone, Quando mondo,mondadori,Novara 1986. tutte le donne del Bedeschi, Giuseppe, I pensatori politici, Kant, Laterza, Roma-Bari 1994. Bedeschi, Giuseppe, La Scuola di Francoforte, Laterza, Roma-Bari 1985. Costa, Emilia; Tupini, Gabriella, Politica&PsicanalisiUrna…Che ti passa!, nuova editrice Spada, Roma 1974. Durkheim, Émile, Roma 1974. 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