il nome del padre e quello della madre. paternalismo

CINZIA CARINCI
Cattedra di Etica – Facoltà di Filosofia
Sapienza Università di Roma
IL NOME DEL PADRE E QUELLO DELLA MADRE.
PATERNALISMO E MATERNALISMO NELLA
CONCEZIONE DELLA FAMIGLIA.
INDICE
Introduzione
p.3
Capitolo I: L’origine della famiglia moderna
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
Significato ed evoluzione della famiglia
La famiglia moderna
La famiglia e i figli
L’educazione familiare
Padre e madre: due modelli contrapposti
p.5
p.7
p.9
p.11
p.13
Capitolo II: Tra autorità e famiglia:
comparsa del paternalismo
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
Il nome del padre
Il paternalismo e l’individualismo
L’educazione morale
Regole e abitudini
La cultura rigida
Il dominio come autorità legalizzata
p.17
p.19
p.21
p.23
p.25
p.27
Capitolo III: La madre e il maternalismo
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
Il momento dell’amore
La nuova donna
Dalla parte della madre
La donna madre: il pericolo del mammismo
Matriarcato e maternalismo
p.29
p.31
p.33
p.35
p.37
Conclusioni
p.41
Bibliografia
p.42
2
INTODUZIONE
La famiglia; cellula prima della società, culla
degli affetti.
Un
discorso
che
rimane
aperto
quello
sulla
famiglia, la cui importanza è stata e continua ad essere
punto di partenza per l’analisi del processo evolutivo
dell’individuo, indice sensibile che ha condizionato lo
sviluppo dell’intera storia umana.
Il concetto di famiglia si è fatto strada da quando
è
esistito
l’uomo.
Differenti
sono
stati
i
termini
utilizzati per indicarla, come differenti sono state le
tipologie di legami che hanno distinto le varie famiglie
nel
corso
dei
tempi:
da
quella
naturale
a
quella
cellulare. Alla famiglia moderna, che abbiamo scelto di
analizzare.
E
non
solo
di
famiglia
nel
suo
insieme,
ci
occuperemo, ma anche dei suoi componenti, del padre e
della madre e dei figli che rappresentano non tanto il
punto d’arrivo quanto piuttosto la loro estensione nella
società. Attraverso l’educazione si evidenzierà come il
complesso familiare sia ”responsabile“ della formazione
degli individui sociali, ovvero, delle persone che al di
fuori
di
civile.
esso
Sembra
diverranno
parti
interessante
attive
osservare
della
come
comunità
il
compito
educativo differisce se si considerano separatamente le
figure paterne e materne. Per questo faremo riferimento
ai
principali
aspetti
che
caratterizzano
le
dicotomie
3
uomo/donna,
genitore/genitrice,
maschio/femmina,
arrivando a parlare dei fenomeni culturali che da questi
dualismi sono nati: il paternalismo e il maternalismo, il
patriarcato
e
il
matriarcato,
il
maschilismo
e
il
femminismo. Realtà maturate tra le pareti domestiche dove
gli uomini e le donne hanno covato idee e ideali di
società e di vite contrapposte, come contrapposti sono
stati
visti
i
simboleggiare
loro
stessi
la
sessi.
forza
Il
fisica
maschio,
che
a
sfocia
nell’atteggiamento autoritario del dominio. E la donna,
con
la
sua
capacità
unica
di
procreare,
di
partorire
nuova vita. Alla sua etica, al momento dell’amore di cui
è
cultrice.
offuscato,
Soprattutto,
soffocato,
al
suo
ruolo
combattuto
sociale
e
mai
spesso
appieno
riscattato.
E i figli, che rappresentano il prodotto di una continua
contrapposizione
diventare
ai
adulti,
genitori,
autonomi
al
e
loro
liberi
sforzo
dai
per
retaggi
familiari.
4
L’origine della famiglia moderna
1.1 Significato ed evoluzione della famiglia
Il termine ”famiglia“ non ha sempre avuto lo stesso
significato.
La
sua
accezione
contemporanea
risale
infatti al XIX secolo, inserendosi nel contesto storicoculturale
dell’occidente
quando
si
comincia
a
parlare
della famiglia non più come clan, un primitivo nucleo del
quale
si
struttura
entra
che
a
far
parte
acquista
socio-politico1.
La
con
la
significato
famiglia
viene
nascita,
sotto
allora
il
ma
di
profilo
identificata
con la società, essendo essa stessa società; prima forma
di
associazione
naturali2.
dovrà
Ma
compiere
a
per
un
cui
l’uomo
divenire
altro
anche
passo:
aderisce
per
soggetto
etico
uscire
da
una
cause
essa
sfera
1
Il termine “famiglia” designava originariamente il complesso di coloro che appartenevano, per ragioni di parentela o
di dipendenza, ad una comunità domestica. Successivamente l’espressione fu usata in senso più preciso e circoscritto
per intendere un nucleo costituito da uomo, donna e figli, nati dal rapporto di questo uomo e questa donna. La famiglia
così intesa sarà oggetto del nostro elaborato perchè assume significato, ciò che a noi interessa, anche e soprattutto dal
punto di vista etico.
2
“[…]Essa (la famiglia) è sì una organizzazione sociale, ma su base biologica e naturale. È, per eccellenza, il luogo del
privato […]”. Claudia Mancina, La famiglia, Editori Riuniti, Roma 1981, p. 23.
5
strettamente privata, quella della quotidianità e degli
affetti, e collocarsi nell’ambiente più ampio della vita
pubblica. Avanzando in questa direzione diventa oggetto
di storia, di indagine e di ripensamento, oltrepassa il
limite della fase preindustriale e si colloca in un’era
più avanzata. Oggi si parla di ”famiglia moderna“3. La
trattazione dei rapporti, dei diritti e dei doveri dei
membri
che
influenza
la
costituiscono
che
essa
esercita
ne
evidenzia
nella
la
società
forte
civile.
L’indagine parte dai poteri del padre e del marito, dal
ruolo
della
moglie
e
della
madre,
dalla
condizione
giuridica e sociale dei figli. In tal senso la famiglia
riveste un’importanza basilare come officina produttrice
degli
individui
e
dei
loro
sentimenti,
come
indice
costante dell’etica pubblica e privata, come strumento
primo di elevamento collettivo in quanto formatrice dei
costumi
e
della
moralità.
l’ordinamento
familiare
all’ordinamento
generale
continua
mutazione
Ecco
perché
è
della
della
si
dice
strettamente
società,
psiche
ma
che
legato
anche
individuale.
alla
E
la
famiglia moderna viene identificata come il centro degli
interessi
e
degli
affetti,
la
pietra
di
base
dell’edificio sociale.
3
L’indagine storica sulla famiglia è intesa come una rilettura dei suoi aspetti costitutivi e funzionali. Dalla concezione
precapitalistica di nucleo allargato sotto la direzione della figura paterna (famiglia patriarcale), si arriva alla
considerazione di una realtà più ristretta, riadattata ai tempi dell’era industriale. Ivi, p. 26.
6
1.2 La famiglia moderna
La
costituzione
della
famiglia
moderna,
abbiamo
visto, non può prescindere da una sua propria evoluzione
che
è
andata
avanzando
di
pari
passo
allo
sviluppo
storico dei fatti sociali e politici fino a diventare
essa stessa elemento influente delle condizioni generali
della vita collettiva.
Uno dei primi segni di emancipazione dell’assetto
familiare è stato quello di un radicale ripensamento del
”pubblico“
diminuzione
e
del
delle
”privato“
sue
e
di
dimensioni,
una
progressiva
nonché
delle
sue
funzioni.
A partire dal settecento la famiglia comincia ad
appartarsi rispetto alla società, respingendola al di là
di una sfera privata sempre più estesa. Si avverte ora il
bisogno
di
intimità
e
di corrispondenza
tra
i
membri
costituenti uno specifico focolare domestico, rinsaldando
tra loro il legame attraverso abitudini e ideali di vita
comuni. Nella famiglia moderna nasce così un sentimento
moderno: adesso la famiglia non è più solamente realtà
sociale, ma è anche realtà sentimentale4. Ed è questo
l’elemento distintivo, al tempo stesso, di rottura con la
4
“[…] i membri della famiglia provassero gli uni per gli altri quei sentimenti che a noi appaiono connaturati ai rapporti
familiari. Cioè amore coniugale, amore materno e paterno, amore filiale, affetto fraterno. Questi sentimenti si rivelano
invece come tutt’altro che naturali: un prodotto storico, il prodotto specifico dell’evoluzione della famiglia”. Ivi, pp. 3435.
7
tradizione passata che voleva la famiglia relegata ad un
ruolo
meramente
utilitaristico.
L’attenzione
si
sposta
ora tutta sui sentimenti e sulla nuova forma d’amore che
è ben lontana dal freddo senso del dovere e di rispetto
che si doveva, fino a quel momento, al padre e alla
madre.
La famiglia si scopre fucina di un’ideologia nuova
che fonda le sue basi sul matrimonio d’amore5. Per la
prima volta si parla di amore coniugale, di fedeltà e
sostegno
reciproco
nella
coppia.
L’elemento
etico
trova spazio tra le pareti domestiche per poi continuare
all’esterno, a contatto con il mondo civile. Dunque, il
sentimento
questo
svolge
aspetto
contribuito
anche
sono
a
una
diversi
rafforzare
il
funzione
i
sociale.
fattori
legame
che
tra
Sotto
hanno
famiglia
e
società: la Chiesa cattolica che ha sancito la sacralità
del nucleo familiare; la moralità che ha bandito taluni
comportamenti
economico
nell’ambito
che
ha
privatizzazione
appartenenza
ad
visto
con
un
del
matrimonio;
l’avanzare
relativo
dato
del
aumento
contesto
il
processo
fenomeno
del
della
senso
familiare6.
Ma
di
il
cambiamento che a noi interessa più da vicino e che da un
5
È questo un punto focale della neonata famiglia. Con il matrimonio, infatti, inizia il “rapporto etico immediato” dove i
sentimenti sono messi al primo posto: l’unione dell’uomo e della donna avviene per amore che rappresenta l’elemento
di congiunzione e di condivisione della vita sociale e spirituale. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza,
Roma-Bari 2005, pp.141-142.
6
Il passaggio dalla famiglia preindustriale alla famiglia moderna ha significato cambiamenti sostanziali nella cultura
degli individui. L’evolversi strutturale e morale della famiglia ha avuto ripercussioni anche in ambito sociale
contribuendo al processo di revisione dell’intero apparato civile ed economico. Un primo passo in tale direzione è stato
compiuto dalla Chiesa, che ha protetto e cautelato la famiglia con una nuova morale, ma anche la privatizzazione della
terra e la conseguente formazione della proprietà privata dei terreni agricoli ha avuto la sua importanza. “La nascita e il
rafforzamento del sentimento dalla famiglia e dell’amore coniugale hanno una importante funzione sociale, e sono spia
di profonde trasformazioni avvenute nella struttura della società […] Lo sviluppo dell’amore coniugale […] è dunque
un segno inequivocabile dello sviluppo della ‘famiglia nucleare’. Con la dissoluzione delle strutture economiche e
sociali precapitalistiche […]”. Mancina, La Famiglia, cit., p. 39.
8
punto di vista etico è forse il più importante, è quello
che riguarda la posizione che, nella famiglia moderna,
occupano i figli.
1.3 La famiglia e i figli
La famiglia moderna si è profondamente trasformata
nella misura in cui ha modificato il suo atteggiamento
nei riguardi della prole. Il sentimento dell’infanzia e
quello
della
famiglia
sono
ora
in
relazione.
Adesso
l’affezione viene riconosciuta e vissuta dai genitori tra
di loro e nel rapporto con i figli7. Viene formandosi,
per così dire, un’ideologia dei ruoli; la donna è moglie
e
madre
con
apertamente
Coinvolto
a
l’istinto
materno
espresso
all’interno
poco
a
poco
anche
non
il
più
soffocato,
della
marito,
ma
famiglia.
l’uomo,
il
padre, che non si sottrae a sua volta a riconoscimenti
d’affetto. I figli diventano d’un tratto il centro della
famiglia.
È
il
momento
dell’amore,
l’inizio
della
cosiddetta ”morale familiare“ nel senso che la famiglia
produce gli individui e i loro sentimenti. Inoltre, è
generatrice dei costumi. Proprio per questo suo aspetto
anche sociale, alla famiglia, attraverso l’educazione dei
figli, è affidato un compito fondamentale per garantire
il corretto funzionamento e l’evoluzione della società.
Per
questo
è
necessario
insistere
sulla
rivalutata
7
Il recupero del sentimento affettivo nei confronti dei figli è stato affrontato da Philippe Arìes che, attraverso
un’accurata indagine della vita, degli usi e dei costumi dal medioevo all’età moderna, ha ricostruito le tappe decisive
che hanno ridisegnato la famiglia, i suoi componenti e il legame che li unisce. Dal tempo in cui la considerazione per la
prole era quasi nulla ad “[…] un bisogno nuovo di rigore morale […] il desiderio dei genitori di vegliare sui figli più da
presso, di non abbandonarli più, neanche temporaneamente […]”. Arìes, Padri e figli nell’Europa medievale e
moderna, Laterza, Roma-Bari 1994, p. 434.
9
posizione dei minori che si trovano al suo interno: essi
passano da uno stato di quasi indifferenza e di abbandono
a sé stessi, ad uno in cui diventano perno degli affetti
e degli interessi da parte dei genitori. Cambia in tale
direzione anche l’amministrazione domestica votata adesso
all’esigenza
di
provvedere
al
futuro
preoccupazione che si traduce in scelte
dei
figli.
Una
economiche e di
mercato, allora la famiglia finisce di essere cellula
unica e si colloca nel contesto ben più grande della
comunità di cui pur fa parte.
La
funzione
parrebbe
ora
Affermazione
sociale
solo
legata
plausibile
se
attribuita
alla
si
alla
figura
considera
famiglia
dei
figli.
l’importante
aspetto educativo ad essa riconosciuto che forgia persone
e personalità8. È, infatti, nella famiglia che viene a
definirsi l’uomo così come risulta nella sua struttura
psicofisica dell’età matura. Un processo che si origina e
si determina in ambito strettamente domestico: il figlio
che nasce, l’educazione che riceve, l’adulto che diventa.
Il
bambino
subisce
attraverso
uno
successivo
di
una
stato
relativo
di
fase
evolutiva
pura
dipendenza
distacco
dagli
che
passa
a
quello
altri
fino
ad
entrare, solo, nella società civile9.
8
L’argomentazione è trattata da Horkheimer negli Studi sull’autorità e la famiglia (Horkheimer, Max, Unione
tipografico-editrice torinese, Torino 1968) in cui l’autore tedesco, oltre ad una personale e dettagliata analisi
sociologica, racchiude i pensieri e le idee della cosiddetta “ Scuola di Francoforte” dove la questione della famiglia
viene delineata e riproposta nel più ampio quadro della società globale.
9
La prima fase del bambino che nasce, la sua venuta al mondo, rimane oggetto di molti studi che abbracciano diverse
scienze sociali, filosofiche e politiche. É stato ampiamente dimostrato come la nascita fisica non sia affatto un evento
scontato ed esclusivamente naturale come potrebbe apparire. “Essa – sostiene Fromm – è un’importante cambiamento
della vita intra-uterina a quella extra-uterina […] il processo della nascita continua […] il parto è dunque soltanto
l’inizio di una nascita in senso più lato”. Fromm, Psicoanalisi della Società Contemporanea, Edizioni di Comunità,
Milano 1960, pp. 33-34.
10
1.4 L’educazione familiare
Ebbene,
nella
formazione
etica
e
culturale
dell’uomo, tanto attraverso meccanismi coscienti quanto
inconsci,
la
determinante10.
famiglia
Ciò
occupa
che
un
accade
posto
centrale
all’interno
di
e
essa
influenza l’individuo fin dalla più tenera età. Crescendo
in seno ad uno specifico nucleo con prestabilite idee e
comportamenti, il bambino sperimenta la realtà così come
questa viene mediata dalle persone che lo circondano.
Diventa a questo punto indispensabile andare alla ricerca
dei perché, ovvero, individuare gli elementi che rendono
la struttura familiare così decisiva nella configurazione
degli
adulti
che
saranno
poi
gli
stessi
soggetti
ad
animare l’ambiente sociale, politico e culturale.
Nell’intimità
anzitutto
concetti
domestica
il
e
e
nozioni,
bambino
per
la
apprende
prima
volta
affronta le relazioni inter-personali. Si accorgerà che
alcuni
membri
di
questo
nucleo
si
trovano
in
una
posizione di autorità, altri in una posizione eguale o
più debole della sua; alcuni apparterranno al suo stesso
sesso, altri al sesso opposto. Al bambino diventa subito
10
Il problema dell’inconscio, di come influenza ed agisce sulla persona, è stato ampiamente affrontato da Freud anche
rispetto al ruolo educativo della famiglia. Nei suoi discorsi Freud ribadisce di come l’ambiente familiare, specie nelle
figure paterne e materne, incida fortemente sulla formazione caratteriale dell’uomo e sul suo rapportarsi al mondo
esterno in maniera più o meno libera. Si apre qui l’ampia pagina psicoanalitica che studia le relazioni familiari e le
ripercussioni che esse hanno su individuo ed ambiente.
11
chiara
l’organizzazione
costretto;
padre,
comportamento
considerato
gerarchica
madre,
figli,
ognuno
deve
appropriato
e
sconveniente,
per
questo
in
e
ciò
invece
punito.
si
quale
tenere;
cosa
cui
Valori
trova
tipo
che
sarà
e
di
viene
giudicato
aspettative
che, inevitabilmente, lo modellano secondo un’educazione
intenzionale.
Altro
aspetto
indicativo,
nell’ambito
della
struttura comune, è la comparazione tra le famiglie che
possono
altre
differenziarsi
con
uomini
ripercussioni
che
specifico,
significativamente
da
esse
alla
evidenti
emerge.
rigidità
Ci
o
sulla
si
le
une
dalle
tipologia
riferisce,
flessibilità
di
nello
dei
ruoli
definiti all’interno di ogni singolo focolare domestico e
ai
valori
concetto
che
si
all’obbedienza
trasmettono.
può
parlare
viene
Per
di
esemplificare
famiglie
attribuita
questo
nelle
quali
un’importanza
assai
maggiore che non in altre: in alcuni casi la disciplina è
dura e minacciosa, in altri comprensibile e moderata. Si
può trovare un’adesione rigorosa alle norme e ai costumi
convenzionali,
oppure
valori
più
flessibili
e
più
intrinseci che comportano una maggiore tolleranza per le
variazioni individuali. Questi ed altri particolari sono
determinanti alla luce delle loro possibili implicazioni
rispetto alla struttura della personalità dell’individuo
e alle sue credenze etiche11.
Si può notare, ad esempio, come nella famiglia del
passato
11
(si
potrebbe
addirittura
parlare
di
recente
Horkheimer, Studi sull’autorità e la famiglia, cit., p. 58.
12
passato)
venga
esaltato
e
confermato
l’istinto
di
sottomissione, mentre nella famiglia odierna si cerca di
affermare e conservare una dimensione anti-autoritaria12.
Nella
famiglia
moderna
si
assiste,
invece,
al
primo
radicale cambiamento in termini di educazione che da una
fase
totalmente
passiva
e
disinteressata
verte
verso
un’attività inquadrata a livello sociale. Ma i contenuti
di questa educazione sono ancora acerbi, certa è invece
l’individuazione
delle
due
opposte
figure
che
formano
originariamente la famiglia e che la perpetuano nel tempo
attraverso
i
figli,
rapportandosi
ad
essi
in
maniera
tanto differente. Parliamo del padre e della madre.
1.5 Padre e madre: due modelli contrapposti
Abbiamo
visto
come
nella
famiglia
moderna
ogni
componente incarna un significato ben preciso, abbiamo
visto inoltre come si evolvono i rapporti tra di essi,
vale a dire, tra madre e padre intesi come coppia e tra
madre
e
padre
nel
loro
relazionarsi
ai
figli.
Siamo
giunti quindi a considerare il concetto di educazione,
ripensato
nel
suo
complesso
a
seguito
della
trasformazione culturale subita dalla famiglia medesima.
Adesso
è
proprio
sull’elemento
educativo
che
vuole
concentrarsi la nostra attenzione e su come lo stesso sia
suscettibile di profonde differenze se lo si considera
dal punto di vista materno o da quello paterno.
12
Horkheimer, in introduzione a Studi sull’autorità e la famiglia.
13
Come
la
famiglia
contribuisce
in
maniera
determinante alla formazione del carattere psicologico e
sociale
dell’individuo,
identificare
gli
così
strumenti
nei
di
genitori
cui
essa
si
si
possono
serve
per
attuare tale compito formativo. Padre e madre in questo
ruolo,
però,
assumono
atteggiamenti
differenti,
addirittura opposti. E se l’ordine, la scrupolosità, la
caparbietà sono i segni inequivocabili di una disciplina
assolutistica che fa perno attorno alla figura paterna;
il
momento
dell’amore,
dei
sentimenti,
ruota
tutto
attorno al ruolo della madre13.
Si
apre
a
questo
punto
una
pagina
importante
incentrata anche sulla figura femminile, per troppo tempo
relegata
ad
un
livello
inferiore
di
considerazione.
Mentre si potrà notare che è proprio grazie alla donna e
a ciò che rappresenta che la famiglia odierna conserva
ancora
una
dimensione
contraria
a
quella
dell’autoritarismo. Ma è anche per questa ragione che lo
sviluppo
della
dell’umanità
donna
è
nelle
condizioni
continuamente
ostacolato
artificiosamente
Facciamo
almeno
nucleo
però
e
bloccato.
un
passo
cronologicamente,
familiare,
attuali
indietro
l’alternarsi,
della
per
ricostruire,
all’interno
predominanza
maschile
del
e
femminile.
Originariamente
l’organizzazione
della
famiglia,
nonché della società, era fondata sul diritto materno,
13
“[…] nella famiglia moderna predomina un principio diverso da quello della sottomissione - nota Horkheimer
chiaramente riferendosi a quella che risulta la differenza sostanziale tra il ruolo educativo del padre e quello della madre
– che è mantenuto in vita attraverso l’amore della madre […]”. Ibidem.
14
tanto che già tra i primi uomini i rapporti prevalenti
erano
basati
sulla
figura
società
matrilineari
filiale
totalmente
ribaltamento
e
della
di
una
appannaggio
sostanziale
si
avrà
madre.
gestione
Parliamo
di
familiare
e
della
donna14.
con
l’avanzare
Ma
un
delle
società patrilineari che concentrano tutte le attività
della famiglia sulla forza fisica dell’uomo. Si può far
risalire a questo momento la prima forma di ineguaglianza
e
di
differenziazione
uomo-donna
con
conseguente
stratificazione sociale e cristallizzazione di un nuovo
ordinamento
fondato
materno,
dove
scontata,
subentra
sulla
la
figura
posizione
di
fatto
maschile.
libera
l’uomo
della
che
la
Al
diritto
donna
era
rimette
in
discussione. Non solo, la esclude totalmente accentrando
nelle sue mani tutti gli interessi economici e privati
del
nuovo
assetto
considerazione
familiare15.
culturale
della
Da
ora
donna
in
poi
subirà
la
una
metamorfosi completa e il suo posto all’interno della
famiglia
apparirà
apparirà
mutato
il
radicalmente
suo
ruolo
cambiato,
nella
così
società
pure
civile
all’interno della quale perderà del tutto d’importanza
14
Il matriarcato può definirsi un’istituzione familiare, con forti ripercussioni in ambito sociale, in cui vige la
discendenza matrilineare e una gestione del potere da parte della donna. Dunque, il ruolo femminile è di prevalenza su
quello maschile in ogni ambito tanto che la donna assume un’autorità indiscussa all’interno del nucleo familiare e
all’esterno di esso attraverso la gestione degli affari economici. In realtà, come avremo modo di approfondire più
avanti, non si hanno notizie certe sull’effettiva presenza storica del matriarcato che, parrebbe invece, una credenza
legata alla mitologia greca. Interessante, a tale proposito, la ricostruzione storica e mitologica effettuata la Simone de
Beauvoir ne Il secondo sesso, de Beauvoir, il Saggiatore, Milano 1961, parte prima e parte terza.
15
Si fa riferimento al patriarcato, ovvero, ad un’organizzazione della famiglia basata sull’autorità paterna e sulla
trasmissione di tutti i diritti economici e sociali ai figli maschi. L’istituto del patriarcato pone fine alla discendenza
femminile contrapponendosi di fatto al matriarcato. Idea lontana dall’essere provata perché presupporrebbe la validità
storica della famiglia basata sulla figura femminile (argomento accennato nel capitolo precedente). In particolare,
l’antropologo Lewis H. Morgan sostenne che il patriarcato rappresentava uno stadio di sviluppo della società successivo
al matriarcato risalente al tempo delle primitive organizzazioni agricole. Pare, infatti, che dove sia sorta l’agricoltura si
sia istaurato un sistema di tipo patriarcale agevolato soprattutto dalla forza fisica del maschio, più portato ad eseguire i
lavori pesanti. Fu in un tale contesto che la figura maschile subentrò a quella femminile declassandola a funzioni via via
più limitate fino a relegarla esclusivamente nell’ambiente domestico.
15
edi prestigio. Si ridistribuiscono i ruoli: adesso padre
e
madre
hanno
valore,
funzioni
e
compiti
diversi,
addirittura capovolti. La madre diviene solo contenitore
dell’affettività dei figli, il padre la spina dorsale,
ciò che li sostiene, che li mantiene eretti di fronte al
mondo16.
Due
influenzeranno
realtà
in
contrapposte,
maniera
netta
i
due
figli
figure
i
che
quali,
a
seconda dei modelli che prenderanno ad esempio (maschile
o
femminile),
assumeranno
caratteristiche
più
o
meno
autoritarie, più o meno affettuose.
16
Costa, Tupini, Politica & Psicanalisi – Urna…Che ti passa!, nuova editrice Spada, Roma 1974, cap v, p.125.
16
Tra Autorità e Famiglia: comparsa del
Paternalismo
2.1 Il nome del padre*
Nei discorsi affrontati finora abbiamo visto come la
personalità
dell’individuo
l’influenza che la famiglia
operato
poi
matriarcato”
la
si
formi
attraverso
esercita su di esso. Abbiamo
distinzione
evidenziando
per
tra
“patriarcato
ognuna
di
e
queste
istituzioni familiari le caratteristiche maggiori. Siamo
pervenuti così ad individuare la stretta connessione tra
le figure del padre e della madre e i principi morali che
ne
derivano;
coscienza
si
ne
è
fonda
emerso
su
tali
che
la
formazione
contrapposti
della
elementi
ed
esempi.
Ma soffermiamoci ora su di un particolare aspetto
dell’educazione dell’uomo, inquadrando più nel dettaglio
il
ruolo
del
padre,
che
spesso
si
è
sviluppato
come
l’anticamera del fenomeno, meglio noto, con il nome di
paternalismo17.
* L’espressione il nome del padre è da attribuire a Jacques Lacan (1908-1981).
17
Il paternalismo può essere definito come una forma di governo in cui il potere è nelle mani di un sovrano illuminato
la cui azione, volta a favore del popolo, è considerata come atto di personale benevolenza che prescinde dal
riconoscimento dei diritti del popolo stesso. Per tale motivo il sovrano viene paragonato alla figura di un padre di
famiglia che, credendo di agire per il bene dei propri figli, assume comportamenti e prende decisioni indipendentemente
dalla volontà di questi ultimi, limitando e addirittura annullando completamente la loro libertà di azione e di giudizio.
Malgrado la buona fede che in alcuni casi si può riscontrare, il paternalismo è considerato una forma di dispotismo. Ad
accogliere questa tesi in molti; filosofi, storici, politici e giusnaturalisti. Per citare al momento solo uno dei personaggi
che maggiormente hanno trattato l’argomento, Immanuel Kant che ha dedicato nelle sue opere ampie pagine a difesa
della libertà di pensiero e di azione contro ogni forma di dittatura. Lo sfondo storico è quello dell’Illuminismo e della
17
Il paternalismo ha la funzione di rendere stabile
l’autorità giustificandosi nel richiamare costantemente
l’attenzione
sull’apparente
naturalità
del
potere
paterno18. Nel bambino vengono inculcate virtù e valori
etici tendenzialmente sovvertiti in nome di una giustizia
arbitraria che nulla ha a che vedere con la giustizia
convenzionalmente intesa. Come se l’educazione di tipo
paternalistica
incanalasse
una
forse
direzione
il
soggettivo
sbagliata,
ma
raziocinio
riconosciuta
in
come
vera19.
Il rapporto autoritario (il rapporto padre-figlio)
diventa non più rapporto coercitivo, ma nell’accettazione
dell’autorità viene compresa una componente affettiva che
lega le due parti in causa; un totale abbandono ad un
reciproco sentimento di rispetto e di fiducia20.
Attraverso
l’identificazione
con
il
padre
e
l’interiorizzazione dei suoi ordini e divieti, il figlio
viene
investito
potenza.
Questo
degli
attributi
processo
si
della
proietta
morale
poi
e
della
all’esterno
riscoperta della ragione: l’individuo viene esortato a riprendere in mano la propria vita attraverso l’utilizzo autonomo
dell’intelletto che può avvenire solo attraverso la conoscenza e il sapere. Si inneggia, dunque, alla cultura che rende
l’uomo libero. Sapere Aude! dirà Kant, espressione divenuta poi il motto di quella che fu l’epoca illuminata. Kant,
Risposta alla domanda: cos’è illuminismo? (1784), Scritti di storia, politica e diritto, Laterza, Roma-Bari 2007, p. 45.
18
Per l’accettazione di qualsiasi autorità è necessario che l’individuo impari, a partire dall’educazione che riceve da
bambino (quindi, sotto la pressione del padre), che la sottomissione è un atto del tutto naturale che si ripete ad ogni ciclo
di nuova vita; il padre che tramanda al figlio che, a sua volta padre, tramanderà a suo figlio. Una catena resa forte dal
potere di suggestione che soffoca sul nascere ogni tentativo di ribellione e di ragionamento autonomo, quindi di riscatto
dell’uomo dalla sua condizione di perenne suddito.
19
L’uso autonomo della ragione, il riconoscere da sé il bene e il male è il tema sul quale Kant si è molto dibattuto e che
lo ha indotto a rispondere alla famosa domanda “Cos’è illuminismo?”. L’individuo, non può e non deve adagiarsi sul
pensiero altrui, non può e non deve accettare realtà a cui altri sono pervenuti. Deve egli stesso compiere il percorso
verso la verità anche a costo di giungere a risultati già noti. Solo così, ovvero educando il proprio intelletto al
ragionamento, potrà conquistare la propria autonomia ed essere considerato uomo libero. Kant, Scritti di storia, politica
e diritto, cit., p. 45.
20
“[il padre] desidera che il figlio cresca […] che sia obbediente, serva al padre, gli assomigli [e] il figlio ha una
possibilità di guadagnarsi l’amore paterno, di determinare l’affetto paterno facendo [per lui] le cose desiderate”.
Fromm, Psicoanalisi della società contemporanea, cit., p. 53.
18
della
famiglia
continuando
a
manifestarsi
in
ambito
sociale. Presupposto che apre la strada alla costituzione
del
cosiddetto
”carattere
sociale
della
personalità“,
ovvero, della ”personalità sociale“21.
2.2 Il paternalismo e l’individualismo
Il figlio deve subordinarsi al padre e conquistare
la sua approvazione. Anche di fronte all’evidenza più
netta, il padre ha sempre ragione sul figlio e l’unica
possibilità che il minore ha di preservare interiormente
l’armonia tra gli ideali e l’agire obbediente è quella di
attribuire
alla
figura
paterna
tutte
le
qualità
riconosciute come positive22.
Attraverso l’identificazione del figlio con il padre
e l’interiorizzazione dei suoi ordini e dei suoi divieti,
avviene
di
sociali.
È
fatto
così
l’investitura
che
il
dei
principi
paternalismo
trova
etici
e
fondamento
nella società, continuando a fare pressioni psicologiche
sull’individuo.
Quando il bene viene messo in stretta
relazione con il dovere, la volontà soggettiva perde di
singolarità e si uniforma all’obbligazione di pensare e
di
agire
coscienza
nel
modo
morale,
in
così
cui
come
le
viene
giusto
imposto.
che
sia,
Ma
la
è
la
21
Terminologia utilizzata da Fromm per spiegare la particolare fusione degli elementi che concorrono a definire il
carattere dell’uomo e il suo impiego nella società civile. Fromm, Psicoanalisi della società contemporanea, cit. p.82.
22
La tematica è sempre quella dell’educazione familiare con particolare riguardo alla posizione del padre, rigida e
autoritaria, su cui poggia il “paternalismo”. Horkheimer insiste sulla pericolosità di assoggettare le menti a volontà
esterne e ribadisce l’importanza di una cultura basata sulla libertà individuale priva di qualsiasi costrizione. Bedeschi,
La Scuola di Francoforte, Laterza, Roma-Bari 1985, p. 61.
19
disposizione d’animo di volere ciò che soggettivamente è
considerato
come
paternalistica
sufficiente
buono
nella
a
corretto23.
e
direzione
suscitare
opposta
dubbi
e
La
è,
spinta
pertanto,
perplessità
sulla
correttezza delle regole.
Compito
educare
i
ultimi24.
del
padre
figli,
La
è
limitarsi
a
disciplinare
fermo
restando
l’arbitrio
del
genitore
deve
guida
di
essere
ed
questi
di
solo
accompagnamento del minore verso l’età matura, raggiunta
la
quale,
il
nuovo
adulto
ha
facoltà
di
recuperare
completamente la sua libertà. Infatti, l’individuo dovrà
essere
capace
di
uscire
dall’unità
naturale
della
famiglia e dalla supervisione paterna per entrare a far
parte
di
società.
un
ambiente
Dovrebbe
più
essere
ampio
che
questo
è
il
quello
della
senso
etico
dell’educazione, aperta alla nuova cultura liberale in
pro di un auspicato regime democratico25 (argomento che ci
riserviamo di approfondire più avanti).
2.3 L’educazione morale
Siamo giunti a credere che la personalità sociale
si
formi
attraverso
i
processi
di
apprendimento
e
di
23
“La coscienza morale esprime l’assoluta giustificazione dell’autocoscienza soggettiva, cioè di sapere entro di sé e
movendo da sé stessa che cos’è diritto e dovere”. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., p. 116.
24
“I figli sono in sé liberi, e la loro vita è l’immediato esserci soltanto di questa libertà, essi appartengono perciò né ad
altri, né ai genitori come cose”. Ivi, p. 149.
25
“Lo scioglimento etico della famiglia consiste nel fatto che i figli educati alla personalità libera, nella maggiore età
vengono riconosciuti esser come persone di diritto e come capaci vuoi di aver propria libera proprietà, vuoi di fondar
proprie famiglie”. Ivi, p. 150.
20
interiorizzazione
della
conoscenze
della
appartiene.
Si
cultura,
famiglia
può
dei
al
valori
quale
verosimilmente
e
delle
l’individuo
affermare
che
il
processo evolutivo dell’uomo non è altro che una forma di
accomodamento tra mondo interiore e mondo esterno per
giungere alla definizione di un carattere che sia
prima
di tutto eticamente valido.
È opinione diffusa che l’educazione morale derivi
anzitutto dalla famiglia, ma individuare quali siano gli
elementi della moralità e dell’eticità non è questione
altrettanto circoscritta e condivisa26.
Formare coscienziosamente una persona non significa
presentarle un elenco completo delle virtù e uno opposto
dei divieti, bensì sviluppare in essa un sistema generale
che
riconosca,
caratteristiche
situazioni
attraverso
(buone
o
riscontrabili
l’impostazione
rigorosa
di
il
ragionamento,
cattive)
nella
delle
vita
impronta
azioni
vissuta.
patriarcale,
le
e
E
che
individua nella disciplina educativa di tipo rigido uno
degli elementi fondamentali dell’etica, è stata spesso
confutata. L’adesione alle norme morali, infatti, non è
ottenuta attraverso metodi forti o costrittivi, né le
regole
dell’eticità
vogliono
presentarsi
recluse
schemi
militareschi.
Piuttosto
il
all’ordine,
richiamo
in
del singolo prima e della collettività poi, deve essere
inteso come armonia e collaborazione che conducono allo
sviluppo salutare di una società libera e legale.
26
Questi concetti sono stati ampiamente analizzati da Durkheim nell’opera L’educazione morale (Newton compton,
Roma 1974) in cui ribadisce l’importanza della moralità come elemento non solo individuale, ma anche sociale.
Lezione seconda, p. 29.
21
L’etica e la morale devono, per prima cosa, unire la
questione teoretica ai casi concreti attraverso i quali
si possono esemplificare le circostanze della vita che
richiedono una specifica condotta che è giusto seguire.
Nella pratica, infatti, non è in base a formule generiche
che ci comportiamo, ma in base a norme particolari che
tengono esclusivamente conto della situazione reale da
esse considerata.
Sono il diritto e le usanze a determinare la condotta
dell’uomo
che
si
cristallizza
contenuti
dell’etica
pertanto,
raffigurarsi
e
della
successivamente
morale.
l’eticità
e
la
Non
nei
bisogna,
moralità
come
qualcosa di vago che si determina solo all’occorrenza,
ovvero, principi che bisogna improvvisare nell’istante in
cui l’individuo è chiamato ad agire. Al contrario, si
tratta di un sistema di regole dai contorni ben profilati
che
già
esiste.
precetti,
vale
Indubbiamente
a
dire
la
il
natura
contenuto
degli
atti
di
questi
che
essi
prescrivono, tende a regolare il comportamento dell’uomo
sottraendolo al capriccio individuale.
2.4 Regole e abitudini
Se il concetto di morale per potersi costruire ha
bisogno di retoricità, di un perpetuare di idee e di
azioni
per
poi
trovare
dimora
in
norme
specifiche
e
condivise, allora dov’è tracciato il confine tra regole
morali e semplici abitudini umane?
22
La regolarità non è che un elemento della moralità
ed è esterna all’individuo. Le abitudini, invece, sono
forze interne alla persona27. Per questo motivo la norma
non è un semplice modo abituale di agire, ma un sistema
che non si può modificare arbitrariamente. In una certa
misura, ovvero nella misura stessa in cui è norma, essa
sfugge alla volontà dell’uomo, lo trascende e si impone
nella società civile28. Dunque, è estranea a qualsiasi
volontà, come un fattore che si acquisisce ma non ha
nulla di spontaneo.
Un
discorso
dell’equivoco
questo
perché,
che
se
da
corre
un
lato
veloce
la
sul
norma
filo
è
una
componente della moralità (in quanto la moralità stessa è
comprensiva di regole), dall’altro, il concetto di norma
và oltre l’idea di regola e si inserisce in un contesto
più
profondo,
quello
che
dà
origine
alla
nozione
di
autorità. Ecco allora come le regole e le abitudini non
si escludono che in apparenza. E se nell’abitudine vige
la forza della ripetizione, la ripetizione consolidata
nel tempo apre la strada al potere e lo rafforza, perché
il
gusto
di
una
vita
regolata
non
esaurisce,
anzi,
aumenta lo spirito di disciplina. Una condizione mentale
di questo tipo porta a cogliere i caratteri distintivi di
un’autorità che diventa morale, etica e, al tempo stesso,
azione.
Si
arriva
a
considerare,
in
quest’ambito,
la
”legge morale“29.
27
Ivi, p. 38.
28
“Essa è ciò che è indipendente da quel che siamo noi – commenta Durkheim - Lungi dall’esprimerci, ci domina”.
Ibidem.
29
Ci si riferisce in particolare al pensiero kantiano. Infatti, pochi come Kant hanno avvertito l’urgenza e la fondatezza
del carattere imperativo della cosiddetta “legge morale” verso la quale l’individuo ha una specie di obbedienza passiva.
23
Il paternalismo si fa precursore dell’idea di potere
normativo
e
culturale,
giustificando
l’obbedienza
assoluta alle imposizioni con il rispetto che l’individuo
deve, non al padre, ma alla legge. Il sottile inganno che
è proprio di ogni mentalità autoritaria e che riesce a
far passare come giusto l’arbitrio di pochi.
Certo è che la volontà non può essere considerata
pienamente morale quando non è autonoma, ossia, quando
subisce passivamente una legge di cui essa stessa non è
legislatrice30.
L’obbedienza
sentimento,
al
all’impersonale.
morale
contrario
E
dalla
si
nutre
della
fusione
soprattutto
ragione
di
che
questi
di
tende
elementi,
soprattutto dalla prevalenza del secondo sul primo, il
paternalismo continua la sua scalata in società.
2.5 La cultura ”rigida“
Il fatto che l’uomo possegga ragione e immaginazione
non basta a far si che egli abbia anche un sentimento
della propria identità. Perché la ragione è un’attitudine
che
per
svilupparsi
deve
essere
esercitata
mediante
un’educazione che renda l’individuo capace di pensare da
sé, di sentirsi ”io“ nel senso che deve sapere di essere
lui stesso centro e soggetto attivo dei suoi poteri.
“Il rapporto tra la volontà umana e questa legge – afferma il filosofo – è un rapporto di dipendenza; a esso si dà il nome
di obbligazione, che indica una costrizione”. Kant, Critica alla ragion pratica, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 33-34.
30
“L’autonomia della volontà – sostiene Kant – è il principio unico di tutte le leggi morali e di tutti i doveri che vi si
conformano”. Ibidem.
24
La famiglia ha evidentemente un ruolo importante.
Spesso però, nel suo compito educativo, essa fornisce
solo una visione parziale di quella che è la realtà del
mondo e il rischio è di trasmettere, facendolo passare
come
giusto,
il
principio
dell’obbedienza,
sempre
e
comunque negando libertà ed arbitrio.
La totale mancanza di autonomia, con conseguente e
progressiva perdita di interesse nell’utilizzo autonomo
della ragione, è l’effetto negativo di una cultura troppo
ancorata ad un’educazione di tipo rigido. Risulta quindi
comprensibile
come
nelle
teorie
morali
e
filosofiche
talvolta le istituzioni socio-politiche siano presentate
come espressione dell’animo umano e che la configurazione
dell’animo umano appaia invece il frutto di un’abitudine
culturale.
Il
perdurare
delle
forme
concettuali
invecchiate
agevola il consolidarsi di società chiuse e bigotte, di
sociètà di casta intrappolate negli schemi del potere di
sottomissione e di dominio.
Il
sistema
inculcate
dalla
relativamente
famiglia
fa
stabile
sì
che
di
abitudini
l’individuo
si
rassegni alla sua condizione di limitata libertà. Una
staticità
di
pensiero
spesso
accettata
semplicemente
perché, rompere gli antichi schemi e dare inizio ad una
nuova era di raziocinio richiede coraggio, forza e una
grossa spinta etica. Questa è anche una delle ragioni che
spiega come i grandi cambiamenti storici sono secondi ai
grandi cambiamenti che devono avvenire come prima cosa
nell’intimo
umano.
La
proprietà
di
confermare
con
il
pensiero e con l’azione condizioni di sottomissione è
25
elemento
di
cui
si
nutre
l’autorità
che
si
conferma
tratto caratteristico nell’esistenza dell’uomo nonostante
il mutare dei secoli.
Una
delle
funzioni
dell’intero
apparato
culturale
delle singole epoche è stata quella di rinsaldare nel
cuore
degli
dell’uomo
stessi
sull’uomo
svolgimento
dominati
che
della
ha
storia.
il
necessario
finora
Come
dominio
caratterizzato
risultato
e
lo
come
condizione sempre rinnovata di questo apparato, la fede
nell’autorità
costituisce
una
forza
istintiva
negli
individui in parte produttiva e in parte di impedimento31.
2.6 Il dominio come autorità legalizzata
Nonostante
alcune
differenze
dovute
ai
mutamenti
storici, il rapporto di dominio ha sempre caratterizzato
la vita degli esseri umani. Ma non sempre l’autorità e la
sottomissione
negativi.
hanno
Per
significato
interi
concetti
periodi,
completamente
ad
esempio,
la
subordinazione ha coinciso con l’interesse dei dominati,
allo stesso modo in cui la dipendenza del bambino era
legata
ad
una
buona
educazione,
necessaria
per
lo
sviluppo delle sue facoltà. In altre parole, e forse in
modo
paradossale,
l’autorità
può
essere
liberamente
accettata dagli stessi sottoposti.
La
giustificazione
del
potere
deriva
allora
da
ignavia spirituale e incapacità di giungere a decisioni
autonome.
31
Sorge,
di
conseguenza,
una
cultura
delle
Horkheimer, Studi sull’autorità e la famiglia, cit., p. 21.
26
limitazioni date ma anche accettate, dove l’accettazione
è il risultato di componenti psichiche ed emotive che
giocano un ruolo importante sui comportamenti che gli
individui adottano nella società.
Il valore sociale dell’uomo si esprime quando arriva
a conoscere qual è il proprio dovere, qual è il ruolo che
deve esplicare all’interno della collettività. A questo
grado
di
consapevolezza
egli
giunge
attraverso
una
completa formazione del carattere. Perché il carattere è,
insieme, indole e abitudine, dove l’elemento inconscio si
fonde completamente con il pensiero cosciente. Si capisce
allora l’importanza di un’educazione votata a formare la
libertà di operare autonomamente le proprie scelte. È qui
che la famiglia entra prepotentemente nella formazione
della
personalità
limitarsi,
alle
ed
è
sole
qui
nozioni
che
il
suo
di
base
che
ruolo
deve
permettono
all’educando di costruire a poco a poco il suo bagaglio
culturale32.
La
completamento
morale
famiglia
deve
dell’individuo
rappresentare
il
e
la
non
essere
gabbia che influenza le condizioni personali e sociali di
esso.
Su
filosofi
questo
tema
liberali
un’educazione
hanno
che
libera
si
che
particolarmente
sono
poggia
fatti
le
sue
insistito
portavoce
basi
i
di
sulla
cultura. Solo attraverso la conoscenza e il sapere l’uomo
può
riscattarsi
dalla
condizione
di
sottoposto,
anche
all’interno della famiglia. Quando la persona è messa in
32
“[…] il diritto dei genitori sopra l’arbitrio dei figli si determina per mezzo del fine di tenerli in disciplina e di
educarli. […] I figli sono in sé liberi – scrive Hegel – e la loro vita è l’immediato esserci soltanto in questa libertà, essi
appartengono perciò né ad altri, né ai genitori come cose”. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., pp. 148- 149.
27
condizioni di poter agire liberamente, perché supportata
da un grado culturale sviluppato e non represso, allora
la famiglia, nelle figure del padre e della madre, avrà
adempiuto
correttamente
al
proprio
dovere
etico
e
sociale. Da un’educazione corretta dipendono la ricchezza
e
la
miseria
dell’uomo,
dipendono
la
libertà
e
la
schiavitù, dipendono la democrazia e il dispotismo33.
La madre e il maternalismo
3.1 Il momento dell’amore
Fino a quando non nasce il sentimento dell’amore, la
famiglia difetta del suo elemento principale.
Aprire il discorso sull’importanza e sullo sviluppo
delle affezioni all’interno della famiglia è basilare per
una
comprensione
profonda
di
quello
che
è
stato
un
cambiamento culturale che ha ridisegnato le sorti della
vita sociale e delle istituzioni civili.
Nell’arco
l’ottocento,
temporale
l’evoluzione
compreso
storica
tra
il
della
settecento
famiglia
e
ha
subìto un’accelerata che ha favorito il passaggio dalla
33
L’educazione, in quanto è formazione della personalità umana, deve abituare l’individuo all’utilizzo soggettivo della
ragione. La libertà diventa, a tale riguardo, un fattore imprescindibile per uno sviluppo corretto che tende al bene e che
porta l’uomo a vivere non in condizione di suddito, di dominato, ma in condizione di rispetto e uguaglianza con i suoi
simili. La libertà che l’educazione deve rispettare è la cosiddetta auto-formazione secondo le leggi morali. Il padre e la
madre, in primo luogo, devono aiutare il bambino in questo compito, ovvero, aiutarlo alla scoperta di sé stesso
fornendogli tutti gli elementi culturali di cui ha bisogno. Pertanto la disciplina e l’obbedienza devono necessariamente
incontrare il limite posto dalla libertà e l’educazione avrà adempiuto la sua funzione quando ci sarà coincidenza
nell’individuo tra il suo valore morale e il fine sociale che è chiamato a perseguire. Attorno a questi concetti si
sviluppano i pensieri soprattutto dei liberali e degli illuministi che mettono a capo di tutto la ragione e l’utilizzo
autonomo di essa, insistendo sull’importanza della conoscenza nozionistica che sta poi alla base della cultura. Il sapere
rende liberi. E solo attraverso la conoscenza l’individuo può giungere alla verità e capire qual è il suo fine.
28
famiglia premoderna a quella intesa come unità di tipo
emozionale. Adesso la famiglia è fondata, oltre che sulla
distinzione
dei
ruoli,
sull’attenzione
rivolta
alle
persone viste come portatrici di sentimenti. È in questo
contesto
che
la
condizione
della
donna
muta
sensibilmente, riscattandosi dalla totale subordinazione
all’uomo34.
La ”sentimentalizzazione“ nella coppia, prima ancora
che
nella
famiglia,
trasforma
inoltre
il
facendolo significare non solo contratto, ma
matrimonio
istituto
fondato sull’amore romantico. Ma per la donna, cui era
riconosciuto il compito di educare i figli, la strada è
tutta in salita. Bisogna attendere ancora prima che il
nuovo assetto familiare venga riconosciuto e accettato
dalla comunità sociale.
I motivi che hanno portato a sfidare le regole della
tradizione
dando
alla
famiglia
un’immagine
che
ora
è
sinonimo di emancipazione non sono ancora ben chiari. La
società è confusa. Si parla di crisi dei valori, di crisi
dell’autorità maschile e paterna invece di riconoscere il
volto nuovo della donna che finalmente riesce a spezzare
le catene del passato.
Il riscatto delle donne gode inoltre di un’eticità
che và al di là della loro liberazione dall’uomo. Esse,
infatti,
hanno
saputo
sovvertire
un
ordine
ideologico
assai radicato nel modus vivendi della società35. Ormai
34
Prima dell’avvento della famiglia nucleare che scopre e vive i sentimenti, la condizione della donna era di assoluta
dipendenza e sottomissione all’uomo; dapprima sottoposta all’autorità del padre, poi a quella del marito. Infatti,
l’atteggiamento prevalente nella società assegnava ad essa il ruolo tradizionale che per natura la vedeva destinata
esclusivamente alla procreazione e alla vita domestica. Era forte, infatti, il divario tra uomini e donne all’interno della
famiglia e comunque la donna doveva per forza apparire inferiore e dimessa.
35
Fu John Stuart Mill uno dei primi a smascherare il concetto di naturalità connesso alla condizione femminile e al
ruolo della donna. Egli, ne La servitù delle donne, anticipò le molte considerazioni che sono state fatte successivamente
29
tra uomo e donna non esiste più dominante e dominato,
padrone
dovrebbe
e
servo,
essere
superiore
un
e
discorso
sottoposto.
alla
pari,
Ormai
dove
è
o
il nuovo
linguaggio femminile diventa portatore di idee e costumi
nuovi.
3.2 La nuova donna
In seguito alla rivoluzione industriale si produce
un forte squilibrio nell’assetto della società. Infatti,
con
l’avanzare
sempre
più
incalzante
della
produzione
industriale per molte donne diventa necessario lasciare
il
focolare
domestico
per
andare
a
lavorare
nelle
fabbriche. Decisione questa dettata da esigenze prima di
tutto economiche. Si comprende allora il motivo per cui
il lavoro femminile si sviluppa inizialmente tra le donne
della popolazione operaia e non tra quelle appartenenti
alle classi agiate che, invece, continuano ad occuparsi
della casa e dei figli. Ma, se in un primo momento il
lavoro femminile viene visto come una costrizione, un
declassamento ulteriore della donna, ben presto diventa
strumento di riscatto, di elevazione sociale di tutto il
mondo femminile36.
in ambito antropologico, culturale e sociale che vedono le donne e il ruolo che esse occupano all’interno della famiglia
e nella società come un prodotto dell’evoluzione storica, demistificando l’immagine femminile che la tradizione
patriarcale spacciava per “naturale”, relegandola ad un ruolo meramente funzionale. “Le precedenti considerazioni
bastano a dimostrare che l’abitudine, per quanto universale, non può decidere per nulla in favore delle istituzioni che
assoggettano le donne agli uomini politicamente e socialmente”. Mill, La servitù delle donne, Savelli, Roma 1976, p.
36.
36
“L’estensione della sfera d’attività delle donne avrebbe il felice risultato di elevare la loro educazione a livello di
quella dell’uomo, e farle partecipare a tutti i progressi”. Ivi, p. 146.
30
Al
vento
della
novità,
la
cultura
di
stampo
maschilista non resta a guardare, reagisce cercando di
irretire nuovamente la società richiamando in causa la
presunta debolezza fisica e intellettuale delle donne e
rimandando
l’esempio
alla
tradizione
del
passato37.
Si
tratta tuttavia di sforzo vano; con sempre meno adesione
le donne tornano relegate entro le pareti domestiche,
luogo dove, adesso, non accettano più di stare.
Comincia a ridursi la distanza emotiva e sociale tra
i due sessi. Per la piena uguaglianza tra uomo e donna,
però,
dovrà
passare
ancora
del
tempo,
come
per
il
riconoscimento dei diritti civili e politici che avverrà
solo dopo le grandi battaglie rivendicative da parte dei
movimenti femministi.
Si parlerà di vero cambiamento quando la vecchia
tradizione lascia spazio alla nuova corrente ideologica
che porta a considerare la donna veramente libera dalla
gabbia
di
una
mentalità
oppressiva
e
ingiusta38.
Solo
allora si avrà una Eva redenta. La nuova donna che è,
insieme, femmina e madre. È soggetto privato e pubblico.
È parte attiva della società che avanza. È generatrice di
individui e di valori39.
37
“Questo regime non ha altra origine che dall’essersi la donna trovata in balìa dell’uomo, fin dai primi giorni della
umana società, avendo questo, interesse di possederla e non potendo ella resistergli per inferiorità della sua forza
muscolare”. Ed ancora: “[…] la legge della forza è sempre sembrata, a quelli che non ne avevano un’altra da invocare,
il fondamento più naturale dell’autorità”. Ivi, p. 17 e p. 29.
38
“[…] viene in primo piano la questione della libertà, intesa come l’agio di un soggetto che riconosce il proprio posto
nel mondo e sente riconosciuta la propria dignità. Si scopre che la libertà non è un dono dell’uguaglianza di diritti, ma
richiede qualcosa di più: autonomia, riconoscimento, autorità, per le donne come tali, in quanto genere”. Mancina, Oltre
il femminismo, il Mulino, Bologna 2002, introduzione p. 10.
39
“Significato intellettuale ed etico”. Così scriveva Hegel in Lineamenti di filosofia del diritto, cit., p.144-145. “[…]
viene in primo piano la questione della libertà, intesa come l’agio di un soggetto che riconosce il proprio posto nel
mondo e sente riconosciuta la propria dignità. Si scopre che la libertà non è un dono dell’uguaglianza di diritti, ma
richiede qualcosa di più: autonomia, riconoscimento, autorità, per le donne come tali, in quanto genere”. Mancina, Oltre
il femminismo, cit., p. 10.
31
3.3 Dalla parte della madre
La fine dell’autorità paterna coincide con il nuovo
posto occupato dalla donna all’interno della struttura
familiare.
Scompare
il
dominio
dell’uomo
in
ambito
domestico e passa in mano alla donna che gli subentra
nella gestione ”intima“ della casa. È la madre a prendere
il comando sui figli curandone l’educazione e provvedendo
alla loro formazione e al loro sviluppo fisico e morale.
Si assiste ad una sorta di consegna dei ruoli, adesso
l’attenzione
è
rivolta
alla
donna
e
a
ciò
che
essa
rappresenta: ”strumento“ naturale di riproduzione40, ma
anche e soprattutto individuo dotato di facoltà etiche e
sociali
pronunciate.
Però
il
cammino
votato
all’affrancamento totale del mondo femminile non è ancora
completo41. Ci vorranno lotte culturali e politiche prima
di
vedere
riconosciuti,
anche
a
livello
giuridico,
i
diritti che pure appartengono alle donne.
Nella
cronologia
dei
costumi
c’è
dapprima
una
riscoperta della donna nella sua funzione di madre, di
colei che genera, che mette al modo nuovi esseri e che,
40
La considerazione che fino ad allora si aveva della donna era pari a quella che poteva aversi per un oggetto. Nella
concezione maschile il ruolo della donna era, infatti, strettamente legato alla volontà dell’uomo per cui essa doveva
completamente sottostare alla sua egemonia e alla sua predominanza fisica.
41
Tutt’oggi il ruolo della donna non ha ancora maturato il suo processo di riabilitazione agli occhi della società. La
supremazia dell’uomo sulla donna è ancora fin troppo evidente in molti settori della vita sociale e intima. E la tanto
agognata parità dei sessi è, purtroppo, una meta non ancora raggiunta nei paesi occidentali e un vero e proprio miraggio
in molti paesi dell’est.
32
per questo, garantisce il perpetuarsi e la conservazione
della specie42.
La donna non è seconda all’uomo. Tutt’altro, assume
una
sovranità
generatrice43.
sull’uomo
Onere
che
non
essendone
riceve
lei
onore,
stessa
che
non
è
riconosciuto importante, forse perché dato per scontato.
Eppure
è
niente
affatto
scontato.
Le
madri
hanno
il
compito delicato di allevare i figli decidendone ad un
certo
punto
il
distacco
dalla
sua
immagine.
Hanno
il
compito di formare gli uomini e le donne, con tutte le
difficoltà che questo comporta44. Contrariamente a quanto
si pensava un tempo, non è cosa naturale. L’educazione
non ha in sé componenti prestabilite da un ordine dettato
dalla natura, sicuramente si è nutrita di una tradizione
culturale più o meno giusta che però non deve essere
confusa con spontaneità e naturalezza. È questo uno degli
aspetti
più
considerati
dal
movimento
femminista
che
stava avanzando e che sarebbe diventato presto fenomeno
sovvertitore di tante realtà che oggigiorno si danno per
scontate45.
42
“La continuità sta nel principio femminile, materno. Da qui, come conseguenza, la donna quale madre è centro e base
del diritto della gente e della famiglia e della trasmissione per linea femminile”. Minguzzi, Femminilità e femminismo,
Alkaest, Genova 1980, p. 76.
43
Nella loro attività domestica le donne, oltre ad essere madri, assumono il ruolo di educatrici. Hanno, per natura, il
primo contatto intimo con i figli e, da questo primato, dipende anche l’inclinazione caratteriale e culturale che subirà la
prole. “Tutti i bambini, infatti, vivono con le madri gli anni dello’infanzia: maschi e femmine. Da ciò deriva una
continuità nella formazione della personalità […]”. Mancina, La famiglia, cit., p. 82.
44
Ci sarebbe adesso da aprire una parentesi importante su questo argomento anche perché si fa doverosa una
differenzazione per ciò che concerne il relazionarsi della madre con la figlia e il relazionarsi con il figlio. Vediamo che
l’impronta educativa differisce nella contrapposizione maschio/femmina. “Da ciò deriva una continuità nella
formazione della personalità femminile, che consente alle donne di identificarsi immediatamente con la madre. I maschi
invece, per identificarsi in un modello maschile, devono operare una rottura […]. Una donna, insomma, diventa donna
seguendo quasi naturalmente le orme della madre e delle altre figure femminili della sua infanzia. Un uomo invece deve
conquistare la sua mascolinità […]”. Ibidem. Si consiglia, inoltre, Mancina, Oltre il femminismo, cit., capitolo iv .
45
Si comincia a parlare di femminismo verso la fine del settecento dapprima in Gran Bretagna quando alcune
intellettuali diedero vita ad un movimento tutto al femminile per riscattare il ruolo della donna all’interno della società.
33
3.4 La donna madre: il pericolo del mammismo
Accanto al riconoscimento della madre quale figura
portatrice
di
affetto,
momento
universale
dell’amore,
bisogna non trascurare la caratteristica pure attribuita
ad essa che la fa diventare ”dittatrice dei sentimenti“46.
Sì, perché, se da un lato la donna è capace di esprimere
al meglio l’amore per i figli, dall’altro il dosaggio di
questo amore può oltrepassare la soglia del bene e, in
maniera paradossale, diventare un male.
Mentre
nel
caso
del
padre
si
è
parlato
di
”paternalismo“ per indicare l’eccessiva intromissione del
genitore nella vita decisionale del figlio, il fenomeno
analogo che riguarda la madre è noto con il termine di
”mammismo“47.
L’istinto
materno
di
protezione
ha
il
sopravvento sulla libertà individuale della prole con il
risultato di allevare figli non cresciuti, dipendenti in
tutto
dalle
cure
materne.
Una
minaccia
alla
libertà
personale, alla naturale esigenza del distacco senza il
rischio del plagio.
Successivamente (1789) il termine venne utilizzato in Francia per chiedere l’istituzione del nuovo diritto di famiglia. Il
fenomeno da qui si è espanso in tutta Europa facendosi promotore di importanti battaglie che, nel corso dei tempi,
hanno modificato sensibilmente l’immagine della donna nel mondo.
46
Il “dominio delle donne” (da cui liberamente abbiamo tratto l’espressione citata nel testo “dittatrice dei sentimenti”) è
un termine che compare per la prima volta verso la metà dell’ottocento nell’opera di Bachofen, Das Mutterrecht
(1861). (Bachofen, Introduzione al”Diritto materno”, Editori riuniti, Roma 1983).
47
Il mammismo è l’atteggiamento di eccessiva protezione che produce un eccessivo attaccamento della madre nei
confronti del figlio, anche in età adulta.
34
Padre padrone – Madre matrona48. Sono i due opposti,
i due eccessi. E i figli crescono insicuri, non autonomi,
incapaci di staccarsi dalla famiglia per entrare nella
società.
Il
patriarcato,
precedente,
imposta
autoritario
e
abbiamo
visto
un’educazione
favorisce
un
nel
capitolo
chiusa
di
insegnamento
di
tipo
stampo
militaresco-gerarchico. La madre e il suo maternalismo
adotta un sistema opposto caricato di affettuosità dove i
sentimenti, ad un certo punto, perdono di importanza e di
significato.
Il
percorso
voler
di
pianificare,
crescita
del
livellare,
figlio
è
un
facilitare
atto
nocivo
il
e
limitativo, sia esso derivante dal padre che dalla madre.
Il rischio che si corre è quello di allevare soggetti non
maturi, adulti bambini senza alcuna identità. E se con il
paternalismo
la
sottomissione
diventa
un
dovere,
un
obbligo da rispettare, il mammismo produce una dipendenza
più
dolce,
comunque
limitante49.
Nell’uno
e
nell’altro
caso l’individuo perde la sua autonomia. Ecco allora che
il concetto di libertà si inserisce tra il padre e la
madre a ricordare l’indipendenza del figlio, come persona
dotata di intelligenza e raziocinio50. L’educazione deve
mirare allo sviluppo di queste facoltà e l’amore deve
48
Si rimanda a Politica&psicanalisi - Urna…che ti passa! Cit., cap.v, pag.125.
49
“[Ma] si sa c’è la mamma che ci protegge e l’agognata crescita si fa attendere. In concreto lo sviluppo della
personalità non è esente da pericoli […] nemmeno per la mamma […]”. Ivi, p. 10.
50
“L’elemento comune sia alla sottomissione sia al dominio sugli altri è il carattere simbiotico della relazione. Nell’uno
e nell’altro caso l’uomo perde in integrità e in libertà; egli vive […] soffrendo della mancanza di quell’intima forza e
fiducia in sé stesso che sarebbero necessarie per una condizione di libertà e di indipendenza […]”. Fromm, Psicoanalisi
della Società Contemporanea, cit., p. 38.
35
essere
inteso
come
momento
di
unione
solidale
che,
tuttavia, rimane fermo alla sfera strettamente intima e
privata
delle
persone,
ovvero,
non
deve
sconfinare
nell’invadenza morale e pubblica degli individui51.
3.5 Matriarcato e Maternalismo
Il
dominio
delle
donne,
o
matriarcato,
è
un
concetto che esprime la posizione di egemonia assunta dal
genere
femminile
famiglia.
Sebbene
all’interno
il
della
termine
sia
società
e
nella
riconosciuto
e
utilizzato ampiamente per descrivere un fenomeno tanto
importante
quanto
rivoluzionario,
ancora
oggi
suscita
perplessità il dato sulla sua riscontrabilità storica. La
questione
è
controversa;
c’è
chi
sostiene
che
il
matriarcato non sia mai esistito se non nella mitologia e
chi,
invece,
lo
riconduce
temporalmente
al
periodo
antecedente il patriarcato52. Una cosa però è certa; che
si tratti o no di mito, la donna nel corso dei secoli ha
subìto un processo di rinascita riuscendo a guadagnare
una
più
adeguata
collocazione
nella
società,
al
pari
degli uomini53.
51
“Amore è unione con qualcuno o qualche cosa, al di fuori di sé stessi. É un’esperienza di partecipazione, di
comunione, che consente la piena esplicazione dalla attività interiore di ciascuno. L’amore è […] orientamento
produttivo […] a condizione che sia conservato il senso di integrità e di indipendenza” . Ivi, p. 39.
52
Pare che la voce “matriarcato” si possa ricondurre alla tradizione del mito greco, mentre non esisterebbero prove
certe della sua esistenza storica. Fu Bachofen tra i primi ad utilizzare il termine attribuendogli uno specifico significato,
seguito da Morgan e da Engels. Attraverso Freud, Reich e Fromm, l’espressione “matriarcato” non solo è giunta fino ai
nostri giorni, ma per la prima volta, attraverso le loro opere, la cultura occidentale si è posta seriamente il dubbio
dell’universalità del patriarcato con la messa in discussione, tra l’altro, della superiorità dell’uomo sulla donna.
L’argomento è spiegato nel dettaglio nelle pagine iniziali de Il mito del matriarcato (Wesel, il Saggiatore, Milano 1985)
approfondito nel cap. iv.
53
Ci sarebbe da aggiungere molto essendo questo un argomento tutt’altro che superato. Ancora oggi le donne
continuano la loro battaglia per conservare quei diritti per cui tanto hanno lottato e per vedersene riconosciuti di nuovi.
36
Facendo
un
doveroso
passo
indietro,
torniamo
al
matriarcato e alla centralità della donna nel ruolo e
nelle funzioni ad essa attribuite. Attorno alla figura
femminile ruotano le sorti dei figli che devono a lei
principalmente la vita.
L’esclusività
simbiosi,
una
liberarsi.
uccidere
la
del
rapporto
dipendenza
L’epilogo
femmina
di
sarà
per
madre/figlio
cui
non
tragico:
affermare
il
la
crea
sarà
una
facile
maschio
deve
supremazia
che,
evidentemente, non gli appartiene54. Spezzare il legame
dalla figura materna diviene paradossale e il bambino si
scopre carnefice55.
Il matricida altro non è che un mammista e troverà,
per affermare la sua persona, sempre e dappertutto una
mamma da uccidere56.
Questo ci porta ad ammettere che la totale parità tra uomo e donna è più una sostanziale verità verbale che non di fatto.
La società odierna è ancora fortemente di impronta maschilista anche se nuove correnti si muovono verso un definitivo
riconoscimento della donna, non come antagonista dell’uomo, ma come “comproprietaria” della società e di tutti i suoi
aspetti. L’uomo e la donna, infatti, rappresentano una “[…] mistione, un rapporto [che] indica la compresenza di
divisione e condivisione [per] la parità, intesa come una nuova idea della democrazia che riflette in questa la duplice
natura del genere umano”. Mancina, Oltre il femminismo, cit., p. 163.
54
L’episodio a cui ci riferiamo è quello del matricidio di Oreste per sottolineare il fatto che l’uomo deve
necessariamente uccidere la donna per potersene affrancare. L’impresa è di vincerla così da possedere l’immortalità di
cui ella è depositaria. Per questo è necessario sacrificare la madre che, invece, vuole legare a sé la virilità. Ecco allora
Oreste che vendica il padre, ma, al tempo stesso, rende giustizia al principio virile che rappresenta un’intera categoria;
quella maschile a cui egli stesso appartiene.
55
“L’amore materno nasce dall’unione e si conclude con la separazione”, scrive Fromm nella Psicoanalisi della società
contemporanea, cit., p.41. Il rapporto di esclusività che in maniera del tutto naturale viene a crearsi tra madre e figlio ha
necessariamente bisogno di essere reciso per permettere al bambino di crescere e diventare autonomo. Ma proprio nel
distacco si avverte la tragicità di una separazione forzata. Solo attraverso il matricidio il figlio si “libera”
dell’ingombrante figura materna ed acquista indipendenza recuperando l’atavico istinto virile di maschio rude e
vigoroso.
56
Il mammista è un individuo, anche adulto, che avverte un bisogno morboso di cure e attenzioni da parte della madre.
Il fenomeno del mammismo ha interessato studi psicoanalitici soprattutto nella fase in cui il bambino deve acquisire
l’autonomia rispetto alla figura materna. Freud ha incluso nel discorso la dimensione sessuale, ossia, quando il bambino
deve riconoscere il proprio corpo e i propri istinti. A tale proposito egli fa riferimento, differenziando in questa fase
dello sviluppo il maschio e la femminina, ai complessi di Edipo e di Elettra. L’amore per la madre diventa, a livello
inconscio, distorto; da una parte si rafforza il desiderio di attaccamento e di dipendenza ad essa, dall’altra compare
l’esigenza per il bambino di scoprirsi autonomo e libero dalla sua immagine, spesso vincolante.
37
Ma un altro concetto altrettanto importante è legato
alla donna e al suo processo evolutivo; parliamo adesso
di
maternalismo,
Infatti,
per
da
non
quanto
i
confondersi
due
con
termini
matriarcato.
possano
sembrare
simili, differiscono sostanzialmente per contenuto.
Ci
siamo
maternalismo
già
è,
espressi
invece,
un
sul
matriarcato.
atteggiamento
di
Il
eccessiva
protezione che produce l’attaccamento morboso della madre
nei confronti della prole, anche in età adulta. Mentre da
un
punto
di
vista
strettamente
sociale
può
essere
definito, il maternalismo, come una legittimazione delle
donne a prendere parte attiva nel mondo del lavoro, anche
al
di
fuori
dell’ambiente
domestico.
Un
importante
momento culturale che segna il passaggio dalla donnamadre alla donna-lavoratrice.
La figura femminile acquista significato sotto il
profilo sociale iniziando un processo di emancipazione
che la porterà sempre più ad essere parte attiva del
mondo che cambia. Un modo nuovo di pensare, di intendere
la morale, di fare politica.
Il pensiero delle donne, l’etica delle donne, sono i
tratti distintivi della nuova era che vuole l’uguaglianza
e
la
parità
femmine.
sociale
Quello
che
e
giuridica
chiedono
le
tra
i
maschi
e
le
donne
è
andare
oltre
l’oggettiva differenza di sesso. Auspicano un cambiamento
culturale
che
porti
a
riconoscere
e
a
valorizzare
le
caratteristiche femminili, viste non più esclusivamente
dal lato procreativo, ma anche e soprattutto da quello
morale che attribuisce alle donne quel valore aggiunto di
38
cui la società non può fare a meno e dal quale non può
prescindere.
Nasce
tutte
le
un
principio
femminile
caratteristiche
femminilità:
della
affettuosità,
che
è
donna
l’insieme
e
attenzione,
della
di
sua
maternità,
empatia, eticità, politicità. E proprio sulla politica si
pone l’accento per sottolineare l’importanza della donna,
della sua capacità di procreare, di essere madre e di
andare oltre la
maternità stessa57. Solo così la libertà
femminile potrà definirsi e assumere una valenza pari
alla libertà sempre riconosciuta agli uomini.
La donna non può e non deve accontentarsi di essere
solo madre, ha e deve avere possibilità di scelta, di
parola. La donna deve dare voce alla
sua vena sensibile,
deve aver riconosciuta la sua identità sessuale di modo
che
diventi
a
tutti
gli
effetti
parte
attiva
nelle
decisioni della società58.
Adesso,
necessariamente,
rincontrano,
si
rapporto
un
su
riconoscono,
piano
l’uomo
basando
egualitario
e
la
donna
si
questa
volta
il
valorizza
le
che
reciproche differenze, che non separano ma uniscono, in
pro di una comune visione della vita che continuamente si
rinnova grazie alla presenza di entrambi59.
57
“Solo così le donne possono portare dentro la vita pubblica della comunità l’insieme della loro esperienza, la loro
cultura della vita e della cura, delle relazioni e degli affetti”. Mancina, Oltre il femminismo, cit., p.140.
58
“Ciò vuol dire che essa deve essere commisurata ad altri valori, altri interessi, altri diritti; che si deve sottoporre alla
prova del dibattito pubblico e dell’argomentazione discorsiva”. Ivi, p.139.
59
“Portando la sua identità sessuale nella legalità pubblica, la donna cessa di essere solo corpo, estranea alla polis, o in
essa invisibile. A questo punto le donne possono essere veramente cittadine, che nelle forme della democrazia
partecipano alla elaborazione delle decisioni pubbliche […] così come […] gli uomini”. Ivi, p. 140.
39
CONCLUSIONI
Il nostro elaborato ha voluto offrire lo spunto per
una più profonda riflessione sulla famiglia e sul ruolo
educativo
che
essa
è
chiamata
a
svolgere
mediante
la
formazione di persone e di personalità.
Un rapido sguardo al passato è stato indicativo per
visualizzare la cosiddetta famiglia moderna, della quale,
in particolare, ci siamo occupati.
Questa ”nuova“ famiglia, abbiamo visto, emerge da un
periodo
di
totale
revisione
della
società.
È
l’età
dell’Illuminismo, l’età della razionalità dove la ragione
diventa l’imperativo dell’uomo rinato che si scrolla di
dosso
la
polvere
dell’ignoranza
e
che
adesso
vuole
affrancarsi da una cultura vecchia e bigotta.
La
famiglia;
società
gli
cambia,
uomini
e
ma
le
cambia
donne
prima
della
ancora
la
famiglia.
Si
assiste ad una netta e sorprendente ridefinizione dei
ruoli: femmine e maschi, donne e uomini, madri e padri.
La differenza sessuale implica ora il riconoscimento di
due figure moralmente distinte. Ma a ben vedere, il volto
del cambiamento ha i tratti peculiari della femminilità;
è la donna che occuperà un posto tutto nuovo nella casa
ma, soprattutto, nell’ambiente esterno. La donna verrà
40
riconosciuta
soggetto
etico,
separato
dall’uomo
e,
al
tempo stesso, unito ad esso in un dicotomico giogo di
differenze ed uguaglianze che scaturiscono infine nella
dignità
che
finalmente
le
viene
convenuta
per il
suo
essere, prima di tutto, ”persona“.
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