Kant, la forza del pensiero1 di Fernando Sodero Si conoscono di Immanuel Kant alcuni motti proverbiali –celebre quello che conclude La Critica della ragion pratica: «Due cose mi riempiono l’animo di sempre nuovo, crescente stupore e timore reverenziale: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me»- ed alcuni gustosi aneddoti sulle sue abitudini, ossessivamente ripetitive e rigidamente cronometrate. Alto poco più di un metro e cinquanta con la testa più piccola del normale, Kant scandiva la sua giornata con una serie di gesti compiuti sempre alla stessa ora: la sveglia, la colazione, le lezioni, il pranzo. Non si mosse mai dalla città dove era nato nel 1724, Könisberg, l’attuale Kaliningrad, nella Repubblica russa. Era scrupoloso nei suoi doveri di insegnante, che esercitava ogni giorno per sei ore, a partire dalle sette; prevedibile nei percorsi e negli orari delle sue passeggiate, persino nei grammi di tabacco che fumava nella pipa di terracotta; così bizzarro da chiedere dopo ogni lezione l’onorario ai suoi studenti con un piattino e da inventare uno strano sistema di bretelle a molla per sostenere e allentare i calzoni. Usciva da casa ogni giorno alle tre e mezzo in punto. Dopo aver raggiunto un viale alberato, che oggi è noto come «il viale del Filosofo», lo percorreva otto volte, come un atleta che segua un programma prestabilito di allenamento. I suoi concittadini erano soliti regolare i loro orologi sulla sua apparizione per strada. Cosa che, dopo il 12 febbraio 1804, non fecero più: il filosofo che aveva cambiato il corso della filosofia occidentale era spirato in preda ad un rammollimento cerebrale che negli ultimi tempi gli impediva di pensare. Con lui non morirono, però, i risultati del suo lavoro intellettuale. Nella storia del pensiero Kant è una tappa fondamentale. In lui le varie correnti speculative della filosofia moderna convergono e trovano il loro culmine; dopo di lui riprendono, per vie diverse, il cammino, ma su un altro piano, segnate da una nuova impronta incancellabile. Nessuno oggi pensa che il mondo sia solo un fascio di sensazioni, perché Kant ritiene che il soggetto giochi un ruolo attivo e propositivo in ogni processo conoscitivo: è l’uomo, non più ricettore, ma attivo organizzatore dell’esperienza, a 1 Nuovo Quotidiano di Puglia, 28.03.’12 dettare le sue leggi alla natura. Il soggetto e le sue facoltà conoscitive determinano il modo in cui gli oggetti sono compresi, concorrono attivamente alla costituzione dell’esperienza conoscitiva. Senza le condizioni a priori della conoscenza sensibile, lo spazio ed il tempo, e senza le funzioni di cui l’intelletto si serve per conoscere, le categorie, non potremmo nemmeno avere esperienza del mondo, né pensarlo, né aver coscienza di noi stessi. Nessuno oggi concepisce la morale come un dover obbedire ad una serie di norme e precetti, perché Kant ritiene che in ogni uomo sia inscritta una norma etica, che non necessita di una “dimostrazione”, ma piuttosto di una constatazione. E’ morale ciò che discende da un criterio interno che si erge come legislatore universale. Si deve poter volere che «una massima della nostra azione diventi una legge universale: ecco –scrive Kant- il canone del giudizio morale in generale». Nessuno, credente o meno, in Occidente, può più concepire una religione che rigetta tutti i canoni della sola ragione, perché, come il filosofo di Könisberg insegna, la religione deriva dalla ragione e dai principi regolativi della morale. Ricondurre la religione nei limiti della sola ragione significa ricondurre la dimensione religiosa alla nostra libertà e alla nostra volontà: la ragione non è un “dono” dall’alto e la morale non discende dalla religione. Ancora oggi chiunque voglia riflettere di etica, di politica, di arte o di linguaggio deve fare i conti con Kant. Senza dimenticare poi che l’antropologia, la psicologia, le scienze umane e quelle cognitive traggono il loro impulso fondamentale da un movente Kantiano: se vuoi conoscere il mondo devi prima conoscere gli uomini, le loro menti, i loro sensi. Un motivo in più per seguire con attenzione Elisabetta Scolozzi, Dottore di Ricerca presso il Centro Internazionale Insubrico, che, oggi, nell’ambito dell’XI ciclo di Intellégo. Problemi aperti del pensiero contemporaneo, presenterà, nell’Aula Magna dell’I.I.S.S “E. Medi” di Galatone, alle ore 11.00, il suo lavoro, edito da Mimesis, Immanuel Kant epistemologo. Il laboratorio di analisi trascendentale della filosofia della natura kantiana.