Misoprostolo. E l'aborto "fai da te" è pronto in farmacia La recente sperimentazione clinica condotta con RU486 (Mifepristone) e Misoprostolo per l’interruzione volontaria della gravidanza, presso l’Ospedale S. Anna di Torino, e la successiva ordinanza del Ministro della Salute (GU - Serie Generale n.222 del 23-9-2005) hanno suscitato un notevole interesse sia per gli aspetti etici e scientifici che normativi e politici. E’ opportuno, però, un approfondimento necessario in merito al possibile uso clandestino ed illecito del Misoprostolo, che è regolarmente in commercio con indicazioni che non hanno alcuna attinenza con l’induzione volontaria dell’aborto. Il Misoprostolo (Cytotec, Misodex), nella forma farmaceutica di compresse, è un analogo sintetico della prostaglandina E1. L’indicazione terapeutica è la prevenzione ed il trattamento delle ulcere duodenali e gastriche. Il medicinale è dispensabile al pubblico con ricetta medica. Consideriamo quali sono le controindicazioni. La somministrazione del Misoprostolo in gestanti può causare l’aborto a volte incompleto e parto pretermine. Si segnalano, inoltre, rischi non determinati a lungo termine sull'accrescimento e sulla maturazione funzionale del neonato. Sono state riportate rotture di utero quando è stato assunto da gravide oltre l’8a settimana e non si dovrebbe mai somministrare in gestanti. Si raccomanda un test di gravidanza, comunque, prima dell’assunzione. Un accorto trattamento, per evitare i gravi rischi richiamati, dovrebbe iniziare al II-III giorno dopo un regolare flusso mestruale. L’FDA (U.S. Food and Drug Administration) riporta casi di aborto incompleto da cui pericolose emorragie, ospedalizzazione, infertilità. E purtroppo non è ancora tutto. La stessa FDA ha diffuso una comunicazione nella quale si segnala il diffondersi di un uso clandestino ed illecito del Misoprostolo che, assunto per via vaginale o orale, induce l’aborto o il parto attraverso la stimolazione delle contrazioni uterine. Sempre nella stessa comunicazione si riferisce di alcune morti di gestanti, rotture d’utero, shock ed embolie di liquido amniotico. Il Misoprostolo veniva presentato, già nel 2002 in un articolo della rivista Bioetica, come “efficace ed economica prostaglandina gastroprotettiva, decisamente meno costosa di quelle comunemente utilizzate in Italia in ostetricia, nella preparazione della cervice e negli aborti oltre il 90° giorno. […] Per la sua ampia disponibilità, facilità di trasporto, adattabilità climatica e semplicità di somministrazione è diventato il metodo più diffuso di induzione di aborto illegale in molti paesi (Filippine, America Latina, Africa) e nelle popolazioni immigrate nei paesi sviluppati. […] Sembra che da otto a dodici compresse di Misoprostolo, assunte in vari modi, siano in grado di interrompere una gravidanza nel primo trimestre, e anche dopo, con percentuali di successo vicine al 90 per cento entro il 63° giorno. In Italia si sta diffondendo come metodo importato e diffuso tra le donne immigrate. Gli effetti collaterali crescono in percentuale con la dose impiegata e con l'epoca gestazionale […]. Il Misoprostolo, utilizzato per via vaginale o per via orale, è il responsabile degli effetti collaterali degli aborti farmacologici […]”. La letteratura specialistica, recentemente, incentiva l’uso abortivo del Misoprostolo che, come abbiamo già ricordato, è regolarmente in commercio solo per la prevenzione delle ulcere gastroduodenali. L’autorevole e referenziata rivista Human Reproduction, nell’ultimo numero di settembre (vol.20, n°.9 pp. 2648–2652, 2005), riporta una nuova formulazione farmaceutica di Misoprostolo “a lento rilascio”, ed analizza gli effetti sulle contrazioni uterine, ovvero nell’induzione dell’aborto. Nella ricerca si riporta che, dopo somministrazione di Misoprostolo nella classica formulazione per somministrazione orale, si riscontra un immediato assorbimento con picchi nel sangue dopo 30 minuti e successiva rapida riduzione delle concentrazioni ematiche. Anche con l’assunzione sublinguale si raggiungono picchi elevati in pochi minuti. Con la somministrazione vaginale l’assorbimento è più lento ma è presente nel sangue diverse ore. Ciò significa che con la via orale e sublinguale si riscontra un breve aumento del tono uterino, se l’utero non è stato sottoposto a trattamento con Mifepristone, mentre con la somministrazione vaginale l’iniziale contrattilità uterina è meno marcata ma risulta più spiccata e lunga nel tempo. Human Reproduction pubblica la sperimentazione su una nuova formulazione di Misoprostolo c.d. “a lento rilascio”, sempre al fine di indurre le contrazioni uterine a fine abortivo in gestanti tra l’8° e la 12° settimana. I risultati che gli autori riportano sottolineano che la formulazione “a lento rilascio”, somministrata per via orale, sviluppa contrazioni uterine regolari nel tempo. In particolare somministrando 4 compresse si è riscontrato un significativo aumento delle contrazioni uterine e continuativamente per 4 ore. Da quanto riportato si evince una semplificazione nella somministrazione ed un uso preferenziale, rispetto alle altre formulazioni, per l’induzione di un travaglio abortivo anche se si richiedono ulteriori valutazioni sperimentali e cliniche. Quali conclusioni possiamo trarre da queste considerazioni, mutuate dall’attualità e dalle riflessioni biomediche della letteratura scientifica? Elenchiamo solo alcune: a) le normali posologie, a cui si ricorre per il regolare trattamento delle ulcere gastroduodenali, inducono anche contrazioni uterine e possibilità di aborto; b) la sempre maggiore enfasi all’azione abortiva, come effetto collaterale del Misoprostolo, ne può incentivare l’uso clandestino ed illecito, privato o pubblico; c) le gravi conseguenze mediche che possono derivarne da un uso improprio; d) l’accentuazione degli studi e delle ricerche sugli effetti abortivi, da parte delle sperimentazioni tanto da spingere la possibile introduzione del Misoprostolo nei protocolli di IVG, confligge con la attuale normale prescrivibilità nella prevenzione e trattamento delle ulcere gastroduodenali; e) una auspicata maggiore attenzione dei medici e del Servizio Sanitario a monitorare l’uso corretto del farmaco secondo le classiche indicazioni, al fine di evitare un uso clandestino ed illecito. Lucio Romano Università degli Studi di Napoli “Federico II” Dipartimento di Scienze Ostetrico Ginecologiche, Vicepresidente Movimento per la Vita Italiano Da "SI ALLA VITA, OTTOBRE 2005"