NONOSTANTE IL VIRUS ZIKA E LE PRESSIONI INTERNAZIONALI, IL BRASILE RESISTE ALLA CULTURA DELLA MORTE Chi l’ha detto che la causa dell’aborto si è imposta definitivamente e che quella della vita ha perso? È vero, gli attacchi sono tanti e il potere economico-finanziario delle grandi lobby mortifere è enorme. Tuttavia, se ci si batte, può capitare di vincere. E se è possibile conseguire la vittoria in qualche battaglia, non bisogna mai disperare di quella finale. I l Brasile ha una legislazione assai restrittiva sull’aborto e, nonostante le forti pressioni internazionali specie dopo la comparsa del virus Zika, continua a resistere su questa linea. Nei giorni scorsi, ad esempio, il movimento pro-life del Paese ha conseguito un risultato importante. È infatti riuscito a fermare il tentativo di creare una Commissione parlamentare delle Donne: con l’istituzione di questo organo, i gruppi femministi volevano introdurre la teoria gender e i celebri ‘diritti sessuali e riproduttivi’, vale a dire l’aborto. Ovviamente con la scusa della lotta alla discriminazione e alla violenza sulle donne. A sostenere la necessità della Commissione, oltre alle femministe, anche il Partito dei Lavoratori , che attualmente dovrebbe preoccuparsi per le sorti della sua leader, nonché presidente del Brasile, Dilma Rousseff, e il Partito Comunista. Grazie alla massiccia, sistematica e costante azione dell’associazionismo pro-vita in tutto il Paese, la maggioranza dei deputati ha rifiutato di votare a favore della proposta. Anzi, la situazione ha subito un vero e proprio ribaltamento. Il deputato João Campos, ha fatto in modo che la Commissione delle Donne non si occupi affatto di aborto. Piuttosto, le misure relative allo stato dei nascituri sono state affidate alla Commissione di Sicurezza sociale e famiglia, sottraendole così all’ideologia femminista. A votare a favore sono stati 275 deputati contro 107. Tutti ciò ha fatto infuriare le sinistre, che hanno dovuto ammettere il loro vero intento: introdurre l’aborto con la scusa dell’emancipazione femminile. Il termine nascituro, poi, nella mens di Campos implica sottolineare che il bambino non ancora nato è un soggetto di diritti. E questo ha suscitato grandi proteste nel campo progressista. Che però ha dovuto subire il colpo e rassegnarsi. da «Notizie pro Vita»