Prefazione di Florida Nicolai* Questo libro si presenta soprattutto come una rassegna degli studi più recenti, clinici e di neuroimmagini, sull'argomento adeguatamente descritto nel titolo. Si tratta del primo lavoro in lingua italiana e, a mia conoscenza, l'unico che prende in considerazione contestualmente e in modo ampio ed esplicito le tre tipologie di ‘gesti comunicativi’ secondo il continuum di Kendon e McNeill. Offre una sintesi di quanto, allo stato attuale, si conosce circa l'elaborazione delle Lingue vocali, delle Lingue dei segni e della comunicazione gestuale coverbale, che solo recentemente ha acquistato un ruolo importante anche nell'indagine linguistica, soprattutto a partire dagli studi filogenetici e ontogenetici. La stretta interrelazione tra comunicazione verbale (sia vocale che segnica) e non verbale (gestuale), sostenuta inizialmente dai soli psicologi della comunicazione e da alcuni psicolinguisti sulla base di dati osservazionali e comportamentali, trova adesso conferma nei dati di neuroimmagine; l’affinamento delle tecniche di indagine e il crescente interesse per l'argomento (con un inevitabile positivo effetto di potenziamento reciproco) sembrano segnalare l'esistenza di un nucleo comune e condiviso dei diversi sistemi semiotici considerati, fondamentalmente riconducibile alla loro natura di sistemi di comunicazione. In quanto tali, questi sistemi prevedono un mittente che ha lo scopo di fare acquisire una conoscenza (un significato) ad un destinatario e realizza questo scopo attraverso l’emissione di un segnale, prodotto e percepito secondo una determinata modalità e collegato a quel significato attraverso un sistema di comunicazione. Non è però solo una rassegna. Contiene anche la formulazione di ipotesi sullo sviluppo del linguaggio basate sulla bibliografia preesistente. L'Autrice rilegge i dati delle ricerche in una prospettiva omogenea cercando, attraverso di essi, di portare conferme, smentite o nuove istanze al dibattito sulla natura del linguaggio e sulla sua evolu* Docente di Linguistica generale e di Neurolinguistica, Università di Pisa. 15 16 Prefazione zione. E la specie-specificità della facoltà del linguaggio sembra risultare proprio la capacità ‘simbolica’, non tanto o non solo da intendersi quale saussuriana associazione tra significante e significato o associazione tra segno e referente, ma quale relazione tra simboli che si svolge tutta nella mente dell’uomo, che si incorpora fisicamente nel cervello e che nel cervello è fisicamente recuperata per essere usata e per agire fuori della propria mente nella mente dell’altro, distanziata e libera da stimoli. La lettura delle risultanze degli studi neurobiologici da parte di Chiara Taddei non è mai banale né animata da una fiducia fideistica nei risultati degli esperimenti: è condotta secondo un’analisi sempre lucida e attenta, che rileva gli indubbi pregi di queste metodologie di indagine ma che al contempo non ignora la compresenza di fattori limitanti e possibili fonti di confusione. Il testo ha tutti i requisiti per raggiungere lettori esperti e meno esperti del settore, offrendo a tutti, pur con le inevitabili diversità quantitative e qualitative, una lettura veicolo di stimolo e riflessione. Note introduttive Le ricerche degli ultimi decenni, grazie al contributo degli studi di neuroimaging funzionale e di EEG su vasti ed eterogenei gruppi di soggetti, hanno evidenziato i limiti dell’anatomia funzionale del linguaggio basata sul canonico modello neurolinguistico di WernickeGeschwind: non è più accettabile ridurre il sistema del linguaggio ai due centri, di Broca e di Wernicke (Démonet, Thierry, Cardebat, 2005, cfr. fig. 1). Fig. 1. Regioni cerebrali maggiormente coinvolte nell’elaborazione linguistica (da: Démonet, Thierry, Cardebat, 2005:63). 17 18 Note introduttive Il modello Wernicke-Geschwind si basava sui dati clinici, in particolare sulla performance di pazienti con lesioni cerebrali acquisite, fatto, questo, che comporta certamente problemi valutativi: come sottolineano, tra gli altri, Campbell, MacSweeney, Waters (2007), è necessario valutare attentamente i dati ricavati da ricerche condotte su soggetti con deficit cognitivi: lo studio di pazienti con lesioni cerebrali indica infatti quali regioni sono cruciali per l’elaborazione di un particolare compito, ma non mostra tutti i circuiti realmente coinvolti1. Le tecniche di stimolazione e le neuroimmagini, grazie all’importante vantaggio di osservare l’attività linguistica in cervelli sani e in vivo, hanno contribuito ad integrare, ampliare e modificare la teoria classica dell’organizzazione anatomo-funzionale del linguaggio, per cui alla concezione modulare se ne è sostituita una più distribuita, secondo cui la facoltà linguistica è il risultato di un network neurale (relativamente) ampio e specializzato (cfr. Marini, 2008). In particolare, grazie alla tecnica della stimolazione corticale, è stato possibile individuare un network neurale responsabile dell’elaborazione linguistica che comprende, oltre alle aree di Broca e di Wernicke, il giro temporale inferiore, il polo temporale e le aree prefontali dell’emisfero sx (Ojeman, 1992). Nello specifico, attraverso uno studio elettrofisiologico è stata individuata una Basal Language Area (Luders, Lesser, Hahn et al., 1991), un insieme di epicentri del linguaggio nell’emisfero sx responsabili dell’elaborazione lessicale: giro frontale inferiore (BA 44/45); aree posteriori del giro temporale superiore; aree posteriori della corteccia temporale inferiore (BA 37, giro temporale inferiore, giro fusiforme). Alla stimolazione della BLA corrisponde infatti incapacità 1 Ad es., nel cervello del soggetto afasico, le regioni normalmente attive durante lo svolgimento di un dato compito è possibile che siano ancora in grado di funzionare, ma il loro contributo potrebbe non essere apprezzabile (ossia manifesto), in quanto potrebbero inviare input ad una regione, cruciale per quel compito, colpita da lesione. L’attività in alcune regioni potrebbe inibire l’attività di altre e quindi le lesioni potrebbero condurre al mascheramento di processi normalmente occorrenti – o persino attivare alcune funzioni normalmente soppresse (‘facilitazione paradossa’). I dati di studi su lesioni mostrano come, a seguito di un deficit, possono verificarsi processi compensativi che, a loro volta, potrebbero mascherare alcuni effetti del danno e occultare il ruolo di diverse aree cerebrali in caso di funzionamento normale. Pertanto il quadro ricavabile dai dati può essere parziale. Note introduttive 19 transitoria di produzione di parole. Analogamente, uno studio condotto con PET (Papathanassiou, Etard, Mellet et al., 2000), in un compito di comprensione di storie percepite uditivamente e in un compito di generazione silenziosa di V correlati semanticamente a N uditi, ha evidenziato l’attivazione di un network composto da 4 epicentri: BA 44, BA 45 nel giro frontale inferiore sx (area di Broca); porzioni posteriori del giro temporale superiore sx, compresa l’area di Wernicke (BA 21/22); BLA; emisfero cerebellare dx. È pertanto evidente l’inadegutezza di confinare il linguaggio entro le aree ‘classiche’: le tecniche neuropsicologiche, elettrofisiologiche e di neuroimmagine funzionale mettono in luce aspetti che solo la clinica non poteva cogliere. Certamente i dati provenienti da pazienti con lesioni cerebrali restano un contributo importante, ma la loro validità, ad oggi, è data (anche) dall’integrazione con i dati derivanti dalle varie tecniche di indagine. In quanto segue si cercherà di descrivere ciò che ad oggi conosciamo circa l’elaborazione cerebrale delle lingue vocali (LV) e delle lingue dei segni (LS). I due sistemi verranno confrontati con la comunicazione gestuale, altro sistema semiotico che può essere considerato come ‘ponte’ tra LV e LS (cfr. Kendon, 1988; 2004) e che ha incontrato, negli ultimi 20 anni, un interesse sempre crescente cui è corrisposto un affinamento nelle tecniche di indagine, le stesse utilizzate per le LV e le LS. I dati più recenti supportano un’interessante interpretazione che rende conto dei punti di contatto tra LV e LS e gesti emblematici, riconducibili essenzialmente alla loro funzione comunicativa. CORRELATI ANATOMO-FUNZIONALI DI LINGUA VOCALE, LINGUA DEI SEGNI E GESTO COMUNICATIVO Correlati anatomo-funzionali di Lingua vocale, Lingua segni e gesto comunicativo23 Correlati anatomo-funzionali di Lingua vocale, Lingua deidei segni e gesto comunicativo 1. I correlati anatomo-funzionali delle Lingue vocali L’elaborazione linguistica vocale coinvolge dunque un esteso network, localizzato prevalentemente nelle aree temporale, parietale e frontale dell’emisfero sx, al cui interno si distinguono almeno due network specializzati, uno per la produzione, uno per la comprensione. La produzione linguistica recluta aree corticali dell’emisfero sx, alcune aree corticali dell’emisfero dx e varie strutture sottocorticali ampiamente distribuite (cfr. Tab. 1 e cfr. Marini, 2008, cit.), la cui attivazione avviene secondo fasi distinte e complementari2, con coordinazione temporale affidata al cervelletto3. In modo interessante, si è notato il coinvolgimento dell’emisfero cerebellare destro in relazione ad aspetti semantico lessicali: Fiez, Petersen, Cheny, Raichle (1992) descrivono un paziente che, in seguito a lesione all’emisfero cerebellare dx, presenta disturbi semantico lessicali. Pertanto, in caso di funzionamento compromesso di tale zona, le aree del linguaggio della corteccia cerebrale sx sembrerebbero private del normale input che consente loro di effettuare scelte lessicali appropriate. Tuttavia questa incapacità potrebbe riflettere una compromissione di aspetti cognitivi più generali, legati in particolare alla capacità attentiva. Resta comunque il dato secondo cui il cervelletto interviene in processi linguistici, quali la selezione dei tratti morfosintattici (cfr. Tab. 1), essendo così parte di un circuito che lo connette al talamo e alla corteccia frontale e che contribuisce alla generazione di V e alle strutture morfosintattiche associate (Dogil et al., 2002). 2 In particolare distinguiamo una fase di i) concettualizzazione cui segue una di II) attivazione del corrispondente concetto lessicale per passare poi alla iii) selezione nel lessico mentale dell’entrata lessicale appropriata all’espressione del concetto, a iv) una fase di accesso alle informazioni contenute nell’entrata lessicale che determinano mofosintassi ed organizzazione fonologica del target, alla v) codifica fonetica e alla fase di vi) articolazione del messaggio (cfr. Marini, 2008, cit.). 3 Ricordiamo che il cervelletto è una struttura specializzata nella coordinazione motoria. 23 24 Correlati anatomo-funzionali di Lingua vocale, Lingua dei segni e gesto comunicativo Relativamente alla comprensione si profila un network ampiamente distribuito in aree corticali e sottocorticali in entrambi gli emisferi: corteccia uditiva bilaterale, giri temporali superiore, medio ed inferiore dell’emisfero sx, giro frontale inferiore dell’emisfero sx, gangli della base e aree motorie e premotorie. Anche la comprensione verbale è il risultato dell’integrazione di più fasi4, per ciascuna delle quali i dati clinici, neuropsicologici e di neuroimmagine consentono di individuare un network funzionalmente specializzato (cfr. Tab. 2 e cfr. Marini, 2008, cit.), che richiede il contributo di strutture corticali e sottocorticali. Nel complesso il network responsabile di produzione e comprensione linguistiche vede l’emisfero sx coinvolto nell’elaborazione degli aspetti strutturali del linguaggio (fonologici, morfologici, morfosintattici e sintattici) e il dx nella generazione di inferenze pragmaticamente fondamentali. Due fattori sono di particolare interesse, l’uno relativo alla funzionalità del lobo temporale dell’emisfero sx e del giro angolare dell’emisfero sx, l’altro relativo al ruolo delle aree motorie e premotorie. Le porzioni anteriori del giro fusiforme del lobo temporale dell’emisfero sx (BA 37/20) e il giro angolare del lobo parietale inferiore sx (BA 39) sono regioni di integrazione semantica polimodale: si attivano infatti in compiti di comprensione lessicale in modalità diverse (uditiva – ascolto di parole – o visiva – generazione di V su presentazione di immagini, cfr. Fiez, Raichle, Balta et al., 1996). Inoltre, il coinvolgimento delle aree motorie e premotorie non solo nella produzione ma anche nella comprensione di sillabe, N, V e frasi indica che la percezione (comprensione) linguistica chiama in causa un processo di simulazione dell’attività motoria richiesta per la produzione. Vari studi (cfr. par. 2) suggeriscono che la rappresentazione 4 In particolare distinguiamo una fase di i) analisi acustica dello stimolo udito, ii) decodifica fonologica, iii) selezione lessicale (ricerca nel lessico mentale della parola corrispondente all’item udito), IV) accesso alle informazioni semantiche e morfosintattiche della parola riconosciuta che ne consentono la comprensione e l’integrazione all’interno della frase udita; v) processo di estrapolazione delle inferenze necessarie per integrare coerentemente le parole ed individuare il significato del messaggio (fase macroelaborativa) (cfr. Marini, 2008, cit.). Correlati anatomo-funzionali di Lingua vocale, Lingua dei segni e gesto comunicativo 25 neurale di suoni linguistici e di N e/o V, designanti azioni, che si realizza durante la percezione (decodifica), coinvolge strutture della corteccia motoria attive nella loro pronuncia (codifica). Il dato costituisce una prova del nesso, a livello neurale, tra linguaggio (suono linguistico) e azione (rappresentazione nella corteccia motoria del suono linguistico), tra percezione linguistica e produzione linguistica – in liena con la TMPL (Liberman & Mattingly, 1985; Mattingly & Stuttert-Kennedy, 1991; cfr. BOX 1). 2. Elaborazione del gesto comunicativo: azione e linguaggio Il linguaggio è stato a lungo concepito secondo la concezione cartesiana ortodossa delle scienze cognitive (in cui mente e corpo costituiscono entità distinte), considerato dunque come una facoltà distintiva della mente, un modulo autonomo. La ‘embodied cognition’ enfatizza di contro il legame tra corpo e linguaggio, nello specifico tra azione e linguaggio, sostenendo che la cognizione non può prescindere dai processi motori/corporei, che avrebbero le loro fondamenta nelle azioni, risultando dunque intrinsecamente correlati ad esse. L’individuazione di processi neurali comuni a linguaggio e azione supporta l’ipotesi di una connessione tra corpo e mente. Un esempio è costituito dal dato per cui la rappresentazione mentale di un concetto è collegata ai processi cognitivo-motori correlati all’azione: il concetto ‘camminare’ è elaborato in base alla rappresentazione motoria che si attiva ogni volta che questo è evocato. Numerosi studi compiuti con l’ausilio delle neuroimmagini, analizzando la rappresentazione motoria di suoni linguistici, linguaggio correlato ad azioni e/o denotante azioni (N e V d’azione), hanno contribuito a dimostrare l’esistenza, a livello neurale, della connessione tra linguaggio, corpo e azione, suggerendo l’esistenza di un «linguaggio incarnato» (cfr. Gallese, 2005). Ad esempio, è stata individuata attivazione delle strutture motorie dei lobi frontali, soprattutto nell’emisfero sx, nell’elaborazione di verbi di movimento. Ciò evidenzia che gli aspetti motori del verbo d’azione non fanno parte di una rappresentazione simbolica astratta a livello cerebrale, correlandosi invece alle strutture corticali dell’area frontale, aree coinvolte nell’esecuzione e osser-