Piantò un giardino…
Abete,
acero, sequoia, araucaria imbricata, un pino
marittimo cui è stata riservata una speciale aiuola, sono
alcune specie di alberi che attorniano la chiesa
parrocchiale. Ma don Francesco, amante delle piante, ha
voluto di più. Ha creato un “orto botanico” per
piantarvene alcune citate nella Bibbia: olivo, fico,
melograno, vite, palma, ginepro…
Nell’antichità l’albero evocava sentimenti religiosi e le
foreste, con la cupola delle loro fronde, furono i primi
luoghi di preghiera, i primi templi.
Con il suo ciclo annuale di foglie, fiori, frutti, seguito
dall’apparente sterilità invernale, l’albero richiama la
vita, la morte e il successivo rinascere.
Le prime e le ultime pagine della Sacra Scrittura si
aprono e si chiudono nel segno dell’albero della vita,
simbolo d’immortalità (Cfr. Gen 3,22 e Ap 2,7: 22,2.14).
Il simbolismo biblico delle piante è ricchissimo, a
cominciare dall’olivo, indicato
come segno di riconciliazione fra
terra e cielo, di pace fra Dio e
l’uomo dopo il Diluvio (Cfr. Gen
8,11). Gli olivi, però, sono anche
gli alberi che videro l’inizio della
tragica passione di Gesù, muti
testimoni di quel sudore di
sangue che il loro terreno assorbì
(Cfr. Lc .22,44). Dai frutti del-
l’olivo si estrae l’olio per i sacramenti che assimilano i
fedeli a Cristo, l’Unto per eccellenza.
Numerose sono anche le citazioni del fico, simbolo
degli amori che sbocciano cantando le grazie della
primavera (Cfr. Ct 2,13). Ma assume anche un significato
negativo quando, sterile e senza frutti, viene punito (Cfr.
Mt 21,19).
Col melograno, simbolo di fertilità e fecondità, si
ritorna alla primavera coi suoi fiori scarlatti e alle delizie
delle carezze e delle labbra della sposa (Cfr. Ct 8,1-2).
Il ginepro ricorda la spossatezza e la paura del profeta
Elia in fuga da Gezabele (Cfr. 1Re 19,3-5),
simboleggiando così le sensazioni subconscie del cuore,
innumerevoli quanto le foglie appuntite e le bacche di
questa pianta. Un’antica tradizione vuole che la croce di
Gesù fosse stata costruita con legno di ginepro, perciò
esso viene considerato capace di tener lontano l’uomo dal
male e dal peccato.
L’eleganza, la flessibilità, la vitalità della palma hanno
sempre attratto l’ammirazione dell’uomo. Nei Salmi
(92,13) è l’immagine del giusto;
nel Cantico (7,8) l’avvenenza
femminile; nell’Apocalisse (7,9)
è segno di trionfo, con una
moltitudine
immensa
che,
portando palme nelle mani,
acclama al Signore. La palma è
poi diventata simbolo della
vittoria dei martiri sui loro
torturatori e del trionfo della vita eterna sulla morte.
Fra le parole di maggior significato simbolico,
centinaia di volte si trovano nella Sacra Scrittura la vite,
la vigna, il vino. Appaiono nei testi più antichi, nei Salmi,
nei Profeti, nell’Apocalisse… Ma per i cristiani c’è un
riferimento insuperabile: le parole di Gesù "Io sono la vite"
(Gv 15,5). Gesù proclama di essere l’unico vero ceppo di
vite e che gli uomini, se non dimorano in lui, sono
soltanto tralci secchi da gettare nel fuoco. Il vino, frutto
della vite, richiama Noè, Melchisedek, Abramo poi,
percorrendo i secoli, con Cristo diventa il sangue versato
per tutti, vino della nuova alleanza, nucleo centrale,
insieme al pane, di ogni Eucaristia celebrata nella Chiesa,
vigna evangelica.
L’albero, quindi, rappresenta la potenza di Dio donata
alla natura ed è segno della forza che il Signore manifesta
nella sua Chiesa, considerata come un giardino da lui
piantato sulla terra.
Aprile 2010