Liceo Lugano 1, 2011-2012 3N (Luca Rovelli) Capitolo V : Successioni e serie numeriche La cosiddetta analisi matematica, sviluppata inizialmente in maniera indipendente da Newton e Leibnitz a partire dalla fine del XVII secolo, si occupa dello studio delle proprietà delle funzioni reali. In particolare, essa mette a disposizione della scienza i potenti strumenti del calcolo differenziale e del calcolo integrale. Tali strumenti vengono oggi costruiti a partire dal concetto di limite. Ci occuperemo innanzitutto dello studio dei limiti nel contesto di una famiglia molto particolare di funzioni, le successioni, definite nell’insieme N dei numeri naturali. Ciò ci permetterà innanzitutto di familiarizzarci con alcune nozioni fondamentali, e secondariamente di introdurre alcuni risultati che potranno essere generalizzati alle funzioni reali per mezzo di un ingegnoso escamotage formale (il cosiddetto principio di trasposizione). 1. Numeri naturali L’enumerazione (cioè il conteggio) è certamente la più antica tra le operazioni matematiche concepite dall’uomo. Appare quindi naturale l’invenzione di simboli e espressioni associate alle quantità intere positive, che nel tempo hanno dato origine al moderno sistema di numerazione posizionale. Ma è soltanto a partire dalla fine del XIX secolo (il periodo della ”crisi dei fondamenti”) che la matematica ha iniziato ad interrogarsi a proposito dell’essenza stessa del concetto di numero, alla ricerca di una sua definizione rigorosa. La più celebre e soddisfacente definizione di numero naturale è a tutt’oggi quella assiomatica, data da Giuseppe Peano1 nel 1889, nel saggio Arithmetices principia, nova methodo exposita: Definizione 1 (numero naturale) L’insieme dei numeri naturali, denotato con N, è definito come segue: 1) N contiene un elemento, denotato con 0. 2) È definita una funzione s : N −→ N i 7−→ s(i) ; che a i ∈ N associa il suo successore s(i). 1 Giuseppe Peano (1858-1932), matematico piemontese, contribuı̀ in modo determinante alla fondazione della moderna logica e della teoria degli insiemi. Fu professore all’Università di Torino e membro dell’Accademia dei Lincei. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 96 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 3) Se i 6= j, allora s(i) 6= s(j) (cioè: numeri diversi hanno successori diversi). 4) 0 non è successore di nessun numero. 5) Il principio d’induzione: se A è un sottoinsieme di N per cui vale (i) 0 ∈ A; (ii) a ∈ A ⇒ s(a) ∈ A (cioè: se un numero naturale è in A, allora lo è anche il suo successore) allora A = N. Osservazioni: (i) Nella notazione correntemente in uso (di origine indo-araba), si scrive s(0) = 1 , s(s(0)) = s(1) = 2 , s(s(s(0))) = s(s(1)) = s(2) = 3 eccetera. Vale quindi N = {0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, . . .} . (ii) Alcuni autori (specialmente nel campo della teoria dei numeri) non considerano lo zero come numero naturale; per essi vale quindi N = {1, 2, 3, . . .}. Essi utilizzano spesso anche la notazione N0 = N ∪ {0} = {0, 1, 2, 3, . . .}. (iii) L’addizione è definita come segue: i + 0 = i, e per j 6= 0 i + j = s(s( . . . s(s(i)) . . .)). In particolare, s(i) = i + 1. | {z } j volte All’interno della moderna teoria degli insiemi, esistono numerosi modelli per N. Il più celebre, e per certi versi curioso, è forse quello proposto da Von Neumann2 , dove il numero zero viene identificato con l’insieme vuoto: 0 := ∅ = {} , e il successore di i viene costruito come l’unione dell’insieme i con l’insieme contenente i: s(i) = i ∪ {i} . Vale cioè • 0 = {} • 1 = s(0) = 0 ∪ {0} = {} ∪ { {} } = { {} } = {0} • 2 = s(1) = 1 ∪ {1} = { {} } ∪ {{ {} }} = { {} , {{}} } = {0, 1} • 3 = s(2) = 2 ∪ {2} = { {} , {{}} , {{}, {{}}} } = {0, 1, 2} e cosı̀ via (cioè: n è definito ricorsivamente come l’insieme dei numeri minori di n). Non è difficile mostrare che tale modello soddisfa gli assiomi di Peano. 2 John (János) Von Neumann (1903-1957), matematico statunitense di origini ungheresi, viene considerato da taluni ”l’ultimo dei grandi matematici”. Fu un membro del progetto Manhattan e contribuı̀ in modo determinante allo sviluppo dei primi computer. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 97 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 2. Il principio d’induzione matematica Come è facile mostrare, il quinto assioma di Peano, il principio d’induzione, può essere riscritto nel modo seguente: Lemma 1: sia n0 ∈ N, e sia S un sottoinsieme di N tale che • n0 ∈ S; • se n ∈ S, allora anche n + 1 ∈ S. Allora vale n ∈ S ∀ n ≥ n0 , cioè {n0 , n0 + 1, n0 + 2, . . .} ⊆ S. In questa forma, esso diventa uno strumento prezioso per la dimostrazione di affermazioni sui numeri naturali: supponiamo di voler dimostrare la validità di una data affermazione An per ogni n ≥ n0 , ad esempio: 1) An : la somma dei primi n numeri naturali è pari a n(n+1) 2 (per n ≥ 1); 2) An : il polinomio xn − y n è divisibile per x − y (per n ≥ 1). Allora sarà sufficiente mostrare che • n = n0 (la base d’induzione3 ) l’affermazione An0 è valida; • n → n + 1 (il passo d’induzione) se An è valida, allora lo è anche An+1 . In altre parole: sotto l’ipotesi d’induzione ”An è valida” è vera anche la tesi d’induzione ”An+1 è valida”. La spiegazione di questo fatto è molto semplice: basta applicare il Lemma 1 all’insieme S dei numeri naturali per cui l’affermazione è valida. Una metafora comunemente in uso è quella dell’effetto domino: la base d’induzione rappresenta la caduta della prima tessera, mentre il passo d’induzione rappresenta la caduta di ogni successiva tessera. Esempi: 1) Mostriamo (v.sopra) che vale n X k= k=1 • n=1 1 X k=1 k=1= n(n + 1) per n ≥ 1. 2 1(1 + 1) . 2 3 nella lingua tedesca, per indicare la base d’induzione viene utilizzato il suggestivo termine Verankerung, ”ancoraggio” Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 98 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) • n→n+1 Ipotesi d’induzione: l’affermazione è vera per n, cioè n X k= k=1 Tesi d’induzione: l’affermazione è vera per n+1, cioè n+1 X k= k=1 n(n + 1) . 2 (n + 1)(n + 2) . 2 Dimostrazione: n+1 X k=1 k= n X ip.ind. k + (n + 1) = k=1 n(n + 1) + 2(n + 1) (n + 1)(n + 2) n(n + 1) + (n + 1) = = 2 2 2 2) Mostriamo (v.sopra) che xn − y n è divisibile per x − y per n ≥ 1. • n=1 x1 − y 1 = x − y è ovviamente divisibile per x − y. • n→n+1 Ipotesi d’induzione: xn − y n è divisibile per x − y. Tesi: xn+1 − y n+1 è divisibile per x − y. Dimostrazione: xn+1 − y n+1 = xn+1 −y n x + y n x −y n+1 = (xn − y n ) x + y n (x − y) ; | {z } | {z } 0 div. per x − y la tesi segue immediatamente dall’ipotesi di induzione 3) Mostriamo che vale n X k=1 n 1 = (n ≥ 1), k(k + 1) n+1 cioè ad esempio che 1 1 1 1 1 100 + + + ... + + = 1·2 2·3 3·4 99 · 100 100 · 101 101 1 X 1 1 1 • n=1 = = . k(k + 1) 1 · 2 1 + 1 k=1 • n→n+1 n X Ipotesi: k=1 Tesi: n+1 X k=1 . 1 n = . k(k + 1) n+1 1 n+1 = . k(k + 1) n+2 Dimostrazione: n+1 n X X 1 1 1 n 1 ip.ind. = + = + k(k + 1) k(k + 1) (n + 1)(n + 2) n + 1 (n + 1)(n + 2) k=1 k=1 = n(n + 2) + 1 (n + 1)2 = (n + 1)(n + 2) (n+1)(n + 2) Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 99 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 4) Dimostriamo la disuguaglianza di Bernoulli: per α ∈ R∗ , α > −1 e n ∈ N, n ≥ 2 vale (1 + α)n > 1 + nα . • n=2 (1 + α)2 = 1 + 2α + α2 > 1 + 2α perché α 6= 0. • n→n+1 Ipotesi: (1 + α)n > 1 + nα Tesi: (1 + α)n+1 > 1 + (n + 1)α Dimostrazione: moltiplichiamo entrambi i termini dell’ipotesi di induzione per 1 + α: ricordando che α > −1, e quindi 1 + α > 0, vale (1 + α)n+1 > (1 + α)(1 + nα) = 1 + nα + α + nα2 = 1 + (n + 1)α + nα2 > 1 + (n + 1)α perché, ovviamente, nα2 > 0 5) Dimostriamo che una scacchiera di lato 2n dalla quale viene rimossa una casella può sempre essere ricoperta da figure formate da 3 caselle disposte a ”L” (come mostrato a destra per una scacchiera di lato 4 = 22 ). • n = 1 Una scacchiera di lato 21 = 2 da cui viene rimossa una casella consiste proprio in una figura a ”L” (vedi disegno a destra). • n→n+1 Ipotesi: la tesi è valida per n, è cioè possibile ricoprire una scacchiera di lato 2n a meno di una casella con figure a ”L”. Tesi: la tesi è valida per n + 1, è cioè possibile agire nello stesso modo con una scacchiera di lato 2n+1 . Dimostrazione: come mostra il disegno, una scacchiera di lato 2n+1 può n+1 essere suddivisa in 4 scacchiere di lato 2 2 = 2n ; la casella rimossa appartiene a una delle quattro. Ricoprendo la parte centrale con una figura a ”L” come indicato, il problema viene ricondotto al caso n per tutte e 4 le scacchiere, per cui l’affermazione è vera per l’ipotesi di induzione Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 100 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Una variante del principio d’induzione è il cosiddetto principio d’induzione forte (o completa): per dimostrare la validità di una data affermazione An per ogni n ≥ n0 si procede mostrando che • n = n0 l’affermazione An0 è valida; • {n0 , . . . , n} → n + 1 se An0 , An0 +1 , . . . , An sono valide, allora lo è anche An+1 . Esempio 6): mostriamo che ogni numero naturale n ≥ 2 può essere scomposto nel prodotto di numeri primi. • n = 2 è esso stesso un numero primo. • {n0 , . . . , n} → n + 1 Ipotesi d’induzione: l’affermazione è vera per 2, 3, . . . , n, vale a dire che ogni numero compreso tra 2 e n può essere scomposto in fattori primi. Tesi d’induzione: l’affermazione è vera per n + 1, cioè n + 1 può essere scomposto. Dimostrazione: se n + 1 è un numero primo, non vi è nulla da dimostrare. Se non lo è, allora può essere scritto come prodotto di due numeri a e b con 2 ≤ a, b ≤ n, i quali, per l’ipotesi di induzione, possono essere scomposti in fattori primi 3. Successioni reali Definizione 2.1 (Successione, versione intuitiva) Una successione reale, indicata con (an )n∈N o più brevemente con (an ), è una sequenza di numeri reali a1 , a 2 , a 3 , a 4 , a 5 , . . . numerati da un indice. Esempi: 1) an = n; si tratta semplicemente della successione degli interi positivi a1 = 1 , a 2 = 2 , a 3 = 3 , a 4 = 4 , a 5 = 5 , . . . 2) bn = n2 ; si tratta della successione dei quadrati perfetti b1 = 1 , b2 = 22 = 4 , b3 = 32 = 9 , b4 = 42 = 16 , b5 = 52 = 25 , . . . n 3) cn = n+1 ; si tratta della successione n 1 2 3 2 3 9 4 64 c1 = = 1 , c2 = = = 2, 25 , c3 = = = 2, 370 , 1 2 4 3 27 4 5 625 ∼ c4 = = = 2, 441 , . . . , c10 ∼ = 2, 593 , . . . , c2000 ∼ = 2, 718 , . . . 4 256 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 101 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Da un punto di vista più rigoroso, una successione può anche essere vista come una ”legge” che associa in modo univoco un numero reale an all’indice n, cioè una funzione: Definizione 2.2 (Successione, versione formale) Una successione reale, indicata con (an )n∈N o più brevemente con (an ), è un’applicazione N \ {0} −→ R n 7−→ an (che associa quindi un numero reale ad ogni numero naturale maggiore di zero). I numeri a1 , a2 , a3 , . . . sono i termini della successione. Una successione (an ) è quindi univocamente definita per mezzo di una ”regola” che definisce il valore del termine generale an ; abitualmente tale regola viene descritta • in maniera esplicita, cioè tramite una formula che permette di calcolare an a partire da n (come negli esempi 1), 2), 3)), oppure • in maniera implicita (o ricorsiva), cioè tramite il primo termine (o i primi termini) e una formula che permetta di calcolare an+1 a partire da an (o da più termini che lo precedono). Esempi: ( d1 = 1 4) La regola dn+1 = dn + 2 definisce ricorsivamente la successione d1 = 1 , d2 = 1 + 2 = 3 , d3 = 5 , d4 = 7 , d5 = 9 , . . . dei numeri dispari; è facile vedere che vale dn = 2n − 1 . ( e1 = 1 definisce ricorsivamente la successione 5) La regola en+1 = n · en e1 = 1 , e2 = 2 · 1 = 2 , e3 = 3 · 2 · 1 = 6 , e4 = 4 · 3 · 2 · 1 = 24 , . . . dei numeri fattoriali; come già sappiamo, essa viene solitamente abbreviata con en = n! ( f1 = 1 , f 2 = 1 6) La regola definisce ricorsivamente la successione fn+1 = fn + fn−1 (n ≥ 2) f1 = 1 , f2 = 1; , f3 = 2 , f4 = 3 , f5 = 5 , f6 = 8 , f7 = 13 , . . . dei numeri di Fibonacci. Si può dimostrare (per induzione, v. esercizi) che vale √ !n √ !n ! 1 1+ 5 1− 5 fn = √ − (Formula di Binet) . 2 2 5 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 102 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) ( g1 = 1 , g 2 = 4 7) Sia gn+1 = 12 (gn + gn−1 + 6n + 1) Allora vale 1 (a2 + a1 + 6 · 2 + 1) = 2 1 = (a3 + a2 + 6 · 3 + 1) = 2 1 (a4 + a3 + 6 · 4 + 1) = = 2 1 = (a5 + a4 + 6 · 5 + 1) = 2 g3 = g4 g5 g6 1 (4 + 1 + 12 + 1) = 9 2 1 (9 + 4 + 18 + 1) = 16 2 1 (16 + 9 + 24 + 1) = 25 2 1 (25 + 16 + 30 + 1) = 36 2 Apparentemente vale gn = n2 ; lo dimostriamo con il metodo dell’induzione forte: • n=3 vedi sopra. • {3, . . . , n} → n + 1 Ipotesi: g3 = 32 , g4 = 42 , . . ., gn = n2 . Tesi: gn+1 = (n + 1)2 Dimostrazione: vale 1 ip.ind 1 (gn + gn−1 + 6n + 1) = n2 + (n − 1)2 + 6n + 1 2 2 1 = 2n2 + 4n + 2 = n2 + 2n + 1 = (n + 1)2 2 gn+1 = 4. Progressioni aritmetiche Definizione 3 (Progressione aritmetica) Una successione reale (an )n∈N tale che la differenza d tra due termini consecutivi è costante è detta progressione aritmetica. Tale differenza è detta ragione della progressione aritmetica. Esempi: 1) Sia a1 = 7 e d = 3; otteniamo la successione (an ) = (7, 10, 13, 16, 19, ...) . 2) Sia b1 = 2 e d = − 25 ; otteniamo la successione 3 13 (bn ) = 1, − , −4, − , −9, . . . 2 2 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 103 . LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 3) Sia c1 = 1 e d = 2; ; otteniamo la successione (cn ) = (1, 3, 5, 7, 9, 11, ...) dei numeri dispari. Osservazione: dalla definizione risulta subito una formula per ricorrenza: dati a1 e d, basta porre an+1 = an + d . Osserviamo quindi che vale (an ) = ( a1 , a1 + d , a1 + 2d , a1 + 3d , a1 + 4d , . . . ) ; deduciamo immediatamente anche la formula esplicita (che, a onor del vero, dovrebbe essere dimostrata induttivamente): Lemma 2 Sia (an ) una progressione aritmetica di ragione d. Allora vale an = a1 + (n − 1) · d . Esempi: 4) Qual è il decimo membro della successione (an ) dell’es. 1)? Dal momento che vale an = a1 + (n − 1) · d = 7 + (n − 1) · 3 = 3n + 4, possiamo calcolare a10 = 3 · 10 + 4 = 34 . 5) Qual è il 100-esimo numero dispari? Dall’es. 3) ricaviamo la formula per l’n-esimo numero dispari: cn = 1 + (n − 1) · 2 = 2n − 1 ; quindi c100 = 2 · 100 − 1 = 199 . Il seguente risultato giustifica l’aggettivo aritmetica: Lemma 3 Siano an−1 , an e an+1 tre termini consecutivi di una progressione aritmetica. Allora an è la media aritmetica di an−1 e an+1 . Dimostrazione: è sufficiente calcolare la media dei termini an−1 e an+1 tenendo conto del Lemma 2: 1 1 1 (an−1 + an+1 ) = (a1 + (n − 2)d + a1 + nd) = (2a1 + (2n − 2)d) = a1 + (n − 1)d = an 2 2 2 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 104 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Per la somma di una progressione aritmetica vale quanto segue: Lemma 4 Sia (an ) una progressione aritmetica. Allora per la somma dei suoi primi n termini vale n X n(a1 + an ) . ai = a1 + a2 + . . . + an−1 + an = 2 i=1 Dimostrazione: procediamo tramite un cosiddetto doppio conteggio4 ; allineiamo dapprima su due righe i termini da a1 a an , in ordine crescente nella riga superiore e decrescente nella riga inferiore: a1 an a2 an−1 a3 an−2 ... ... La somma di tutti i valori è chiaramente 2 an−2 a3 n X ai ; an−1 a2 an a1 osservando che i termini nelle colonne i=1 sono ai e an−i+1 per i = 1 . . . n, e che la somma per ciascuna delle n colonne è uguale a ai + an−i+1 = (a1 + (i − 1)d) + (a1 + (n − i + 1 − 1)d) = a1 + a1 + (n − 1)d = a1 + an deve valere 2 n X ai = , n(a1 + an ), e la tesi segue. i=1 In alternativa, il lemma può essere dimostrato induttivamente: • n=1 1 X ai = a1 = i=1 • n→n+1 1 · (a1 + a1 ) 2 supponiamo (ip.ind.) che n X ai = i=1 n+1 X i=1 ai = n X ai + an+1 = i=1 n(a1 + an ) . Allora 2 n(a1 + an ) na1 + nan + 2an+1 + an+1 = = 2 2 (n+1)a an+1 n(an +d)=nan+1 1 z }| { z }| { z }| { na1 + nan + 2(a1 + nd) na1 + a1 + a1 + nd + nan + nd = = 2 2 = (n+1)an+1 z }| { (n + 1)a1 + nan+1 + an+1 (n + 1)(a1 + an+1 ) = = 2 2 La tesi è quindi valida anche per n + 1 . 4 tale idea viene per tradizione fatta risalire al Princeps mathematicorum Carl Friedrich Gauss (17771855) il quale, si dice, dimostrò la formula nel caso particolare della somma dei primi n numeri naturali (esempio 9)) all’età di 9 anni Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 105 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Esempi: 8) Calcoliamo nuovamente la somma dell’esempio 7), con a1 = 6 e a7 = 6 + 6 · 5 = 36: 7 X an = i=1 7(a1 + a7 ) 7 · (6 + 36) = = 147 . 2 2 9) Nel caso particolare della somma dei primi n numeri, ponendo a1 = 1, an = n e d = 1 otteniamo la ben nota formula n X i=1 i= n(1 + n) 2 . n(n + 1) Osservazione: la successione (tn ) con tn = 1 + 2 + 3 + . . . + n = è detta 2 successione dei numeri triangolari; il motivo può facilmente essere intuito osservando la seguente figura: t1 = 1 t2 = 3 t3 = 6 t4 = 10 t5 = 15 t6 = 21 10) Calcolando la somma dei primi n numeri dispari si ottiene un altro risultato ben noto: n X n(1 + 2n − 1) = n2 . (2i − 1) = 2 i=1 5. Progressioni geometriche Definizione 4 (Progressione geometrica) Una successione reale (an )n∈N tale che il quoziente q tra due termini consecutivi è costante è detta progressione geometrica. Tale quoziente è detto ragione della progressione geometrica. Esempi: 1) Sia a1 = 3 e q = 2; otteniamo la successione (an ) = (3, 6, 12, 24, 48, ...) . 2) Sia b1 = 10 e d = − 21 ; otteniamo la successione 5 5 5 (bn ) = 10, −5, , − , , . . . 2 4 8 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 106 . LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Osservazione: dalla definizione risulta subito una formula per ricorrenza: dati a1 e q, basta porre an+1 = q · an . Osserviamo quindi che vale (an ) = a1 , qa1 , q 2 a1 , q 3 a1 , q 4 a1 , . . . ; deduciamo immediatamente anche la formula esplicita: Lemma 5 Sia (an ) una progressione geometrica di ragione q. Allora vale an = a1 · q n−1 . Esempio: 3) Qual è il decimo membro della successione (an ) dell’es. 1)? Dal momento che vale an = a1 · q n−1 = 3 · 2n−1 , possiamo calcolare a10 = 3 · 29 = 3 · 512 = 1536 . Anche nel caso delle successioni geometriche il nome si giustifica con la media di due termini: Lemma 6 Siano an−1 , an e an+1 tre termini consecutivi di una progressione geometrica. Allora an è la media geometrica di an−1 e an+1 . √ Dimostrazione: è sufficiente calcolare la media geometrica an−1 · an+1 tenendo conto del Lemma 5: √ an−1 · an+1 = q p a1 q n−2 · a1 q n = a21 q 2n−2 = a1 q n−1 = an Consideriamo nuovamente il problema della somma dei primi n termini: Lemma 7 Sia (an ) una progressione geometrica. Allora per la somma dei suoi primi n termini vale n X qn − 1 ai = a1 · . q − 1 i=1 Dimostrazione: notiamo innanzitutto che vale (1 − q) n X i=1 q i−1 = (1 − q)(1 + q + q 2 + . . . + q n−2 + q n−1 ) = (1 − q) · 1 + (1 − q) · q + (1 − q) · q 2 + . . . + (1 − q) · q n−2 + (1 − q) · q n−1 = = 1 −q +q −q2 +q2 ∓ . . . −qn−1 +q n−1 − qn = 1 − qn , Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 107 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) quindi n X 1 − qn qn − 1 = 1−q q−1 q i−1 = i=1 n X i=1 ai = n X a1 q i−1 e = a1 n X i=1 q i−1 = a1 · i=1 qn − 1 q−1 . Includiamo, come alternativa, anche una dimostrazione induttiva: 1 X • n=1 ai = a1 = a1 i=1 • n→n+1 q1 − 1 . q−1 Supponiamo (ip.ind.) che n X ai = a1 i=1 n+1 X i=1 ai = n X ai + an+1 = a1 i=1 qn − 1 . Allora q−1 qn − 1 q n − 1 + q n+1 − q n q n+1 − 1 + q n a1 = a1 = a1 q−1 q−1 q−1 La tesi è quindi valida anche per n + 1 Esempi: 4) Calcola la somma dei primi 5 termini della successione (bn ) dell’esempio 2): 5 X i=1 5 1 − 12 − 1 − 32 −1 55 33 2 · = = 10 · = 10 · an = 10 · 1 3 32 3 8 −2 − 1 −2 . 5) Un problema classico: ponendo un chicco di riso sulla prima casella di una scacchiera, 2 sulla seconda, 4 sulla terza, 8 sulla quarta e cosı̀ via, quanti chicchi si troverebbero in totale sulla scacchiera? Calcoliamo innanzitutto la somma delle prime n potenze di 2: con a1 = 1, q = 2 vale 1 + 2 + 4 + 8 + 16 + . . . + 2 n−1 = n X i=1 2i−1 = 1 · 2n − 1 = 2n − 1 . 2−1 La risposta al problema è quindi 1 + 2 + 4 + 8 + 16 + . . . + 263 = 64 X 2i−1 = 264 − 1 ∼ = 9 · 1018 chicchi i=1 (circa 9 miliardi di miliardi!). Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 108 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) . 6. Complementi sui numeri reali Come già sappiamo (vedi programma di I), l’insieme R dei numeri può essere costruito per successivi ampliamenti a partire dall’insieme N dei numeri naturali. In particolare: • affiancando ad ogni numero naturale n il suo opposto (−n), cioè il numero tale che n + (−n) = 0, si ricava l’insieme Z dei numeri interi, nel quale ogni equazione della forma a + x = b possiede una soluzione; • affiancando ad ogni numero intero a 6= 0 il suo reciproco a1 = a−1 , tale che a · a1 = 1, si ottiene l’insieme Q dei numeri razionali della forma b · a1 = ab (a 6= 0), nel quale ogni equazione della forma ax = b (a 6= 0) possiede una soluzione; • ogni numero razionale può essere fatto corrispondere a un punto di una retta, la quale però non può essere totalmente ”coperta” dall’insieme Q dei numeri razionali5 . La totalità dei punti della retta corrisponde ad un ulteriore ampliamento del campo numerico, l’insieme R dei numeri reali. Chiaramente, dal momento che si procede per ampliamenti successivi, varrà N⊂Z⊂Q⊂R , e l’insieme R, corrispondendo in maniera naturale ad una retta, appare come il più adatto tra gli insiemi numerici per operare geometricamente6 . Si tratta inoltre del ”più piccolo” insieme numerico all’interno del quale è possibile dare pienamente un senso al concetto di limite. Prima di approfondire tale concetto appare quindi opportuno un breve excursus sui numeri reali, che ne metta in evidenza le caratteristiche essenziali: algebriche, di ordinamento e geometriche (o, meglio, topologiche). Iniziamo dalle proprietà di calcolo nell’insieme R: Teorema 8 (Proprietà algebriche di R) (R, +, ·) è un corpo commutativo (o campo); in particolare (i) (R, +) è un gruppo abeliano: l’addizione in R • è associativa: (a + b) + c = a + (b + c) ∀ a, b, c ∈ R; • ammette l’elemento neutro (lo zero): a + 0 = 0 + a = a ∀ a ∈ R; • ammette l’elemento simmetrico (l’opposto): ∀a ∈ R ∃ (−a) ∈ R: a + (−a) = (−a) + a = 0; • è commutativa: a + b = b + a ∀ a, b ∈ R. 5 ad esempio, la diagonale di un quadrato avente lato pari ad un’unità non può essere espressa nella forma ab con a e b interi 6 ad esempio, le proprietà di R fanno sı̀ che l’equazione parametrica di una retta ne descriva la totalità dei punti Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 109 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) (ii) (R, ·) è anch’esso gruppo abeliano: la moltiplicazione in R • è associativa: (a · b) · c = a · (b · c) ∀ a, b, c ∈ R; • ammette l’elemento neutro (l’uno): a · 1 = 1 · a = a ∀ a ∈ R; • ammette l’elemento simmetrico (il reciproco): ∀a ∈ R \ {0} ∃ a−1 ∈ R \ {0}: a · a−1 = a−1 · a = 1; • è commutativa: a · b = b · a ∀ a, b ∈ R. (iii) Vale la proprietà distributiva (dell’addizione rispetto alla moltiplicazione): a · (b + c) = a · b + a · c ∀ a, b, c ∈ R . Osservazioni: (i) Anche Q, provvisto di addizione e moltiplicazione, possiede la struttura di campo. In Z, invece, soltanto +1 e −1 possiedono un reciproco, e in N soltanto +1. In N, inoltre, soltanto lo zero possiede l’elemento opposto. (ii) Dagli assiomi di campo, elencati nel Teorema, seguono tutte le regole di calcolo utilizzate per semplificare espressioni algebriche o per la risoluzione di equazioni. Passiamo ora ad un altro aspetto dell’insieme R, quello dell’ordinamento. Per ordinare i numeri reali, possiamo procedere come segue: innanzitutto distinguiamo in R i sottoinsiemi R+ dei numeri positivi e R− dei numeri negativi, con R = R− ∪ R+ e R− ∩ R+ = {0} (lo zero è l’unico numero sia positivo che negativo), e definiamo la relazione a≤b ⇐⇒ b = a + x con x ∈ R+ . In particolare, vale a ≤ 0 se a è negativo e 0 ≤ a se a è positivo7 . Teorema 9 (Ordine totale in R) L’insieme R, munito della relazione ≤, è totalmente ordinato. Vale cioè (i) a ≤ a ∀ a ∈ R (proprietà riflessiva); (ii) se a ≤ b e b ≤ a, allora a = b (proprietà antisimmetrica); (iii) se a ≤ b e b ≤ c, allora a ≤ c (proprietà transitiva); (iv) dati a, b ∈ R, allora vale a ≤ b, oppure b ≤ a; due numeri reali sono cioè sempre confrontabili. Le proprietà (i)-(iii) contraddistinguono una cosiddetta relazione d’ordine; l’ordine è totale se vale anche (iv). 7 ciò ci può apparire ovvio, ma ricordiamo che in questa definizione la nozione di positività precede la definizione della relazione ≤ Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 110 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Osservazioni: (i) La relazione d’ordine è evidente se R viene identificato con la retta dei numeri: vale a ≤ b se a non viene rappresentato a sinistra di b. (ii) Considerando N, Z e Q come sottoinsiemi di R, è evidente che la relazione ”≤” ha senso anche al loro interno. (iii) La relazione ”≤” definisce in modo naturale anche una relazione ”≥”, ad esempio mediante la regola a ≥ b ⇐⇒ −a ≤ −b. Definizione 5 Sia A 6= ∅ un sottoinsieme di R. (i) x ∈ R è un minorante di A, se vale x ≤ a ∀ a ∈ A; (ii) x ∈ R è un maggiorante di A, se vale x ≥ a ∀ a ∈ A; (iii) se x ∈ A è minorante di A, allora x è il minimo di A, denotato min A; (iv) se x ∈ A è maggiorante di A, allora x è il massimo di A, denotato max A. Esempi: 1) Sia A =]1, 5] = {x ∈ R | x > 1 e x ≤ 5}. • −100, −10, 0, 99 ,1 100 100 • 5, 2π, 10, 100, 10 sono minoranti di A; sono maggioranti di A; < a (cioè che, • min A non esiste: è facile vedere che per ogni a ∈ A vale 1 < 1+a 2 dato un numero in a ∈ A, esiste sempre un numero minore di a in A); • max A = 5. 2) Sia B = {x ∈ R | x = 1 − n1 , n ∈ N \ {0}} = {1 − 1, 1 − 21 , 1 − 13 , 1 − 14 , . . .} l’insieme dei termini della successione bn = 1 + n1 . 1 • −100, −10, −1, − 100 , 0 sono minoranti di B; • 1, 2, 10, 100, 1000 sono maggioranti di B; • min B = b1 = 0 (dal momento che la successione è crescente: bn < bn+1 ∀n); • max B non esiste, dal momento che vale bn < bn+1 < 2 ∀n. Definizione 6 Sia A 6= ∅ un sottoinsieme di R. (i) A è limitato superiormente se ammette un maggiorante; (ii) A è limitato inferiormente se ammette un minorante; (iii) A è limitato se è limitato superiormente e inferiormente. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 111 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Esempi: 1) A e B (v. sopra) sono limitati; 2) C =] − ∞, 5[ è limitato superiormente, ma non limitato; 3) D = {2n + 1 | n ∈ N} = {1, 3, 5, 7, . . .} è limitato inferiormente ma non limitato; 4) E = {(−1)n · n | n ∈ N} = {0, −1, 2, −3, 4, −5, . . .} non è limitato. Prima di passare ad un’altra fondamentale proprietà di R dobbiamo introdurre ancora due nozioni. Definizione 7 Sia A 6= ∅ un sottoinsieme di un insieme totalmente ordinato. (i) Se l’insieme dei minoranti di A possiede un massimo, esso è l’infimum (o estremo inferiore) di A, denotato inf A; (ii) se l’insieme dei maggioranti di A possiede un minimo, esso è il supremum (o estremo superiore) di A, denotato sup A. In altre parole: inf A è il più piccolo maggiorante, sup A è il più grande minorante. Esempi: 1) per A =]1, 5] vale inf A = 1 e sup A = max A = 5; 2) per B = {x ∈ R | x = 1 − 1 n , n ∈ N \ {0}} vale inf B = min B = 0 e sup B = 2; 3) C =] − ∞, 5[ non ammette infimum, e sup C = 5; 4) per D = {2n + 1 | n ∈ N} vale inf D = min D = 1; sup D non esiste. Osservazione: come mostrano gli esempi, se A ammette il minimo vale inf A = min A, e se A ammette il massimo vale sup A = max A. Definizione 8 Sia F un corpo totalmente ordinato; allora F è completo se ogni sottoinsieme non vuoto A ⊆ F limitato superiormente ammette il supremum in F. (Contro-)Esempio: l’insieme Q dei numeri razionali non è completo. Consideriamo ad esempio il sottoinsieme A = {x ∈ Q+ | x2 < 2} ; allora (dal momento che in Q+ la funzione x → x2 è crescente) l’insieme dei suoi maggioranti è B = {x ∈ Q+ | x2 ≥ 2} ; esso non possiede un minimo: dato x ∈ B, è sempre possibile esibire y < x tale che y 2 ≥ 2 (cioè un numero più piccolo di x in B), ad esempio y = x2 + x1 , e il numero tale che x2 = 2 non appartiene, come mostrato in I Liceo, all’insieme Q. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 112 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Invece, Teorema 10 L’insieme R dei numeri reali è completo. È ad esempio intuitivamente chiaro che, utilizzando la nozione intuitiva di R come ”retta dei numeri”, l’insieme à = {x ∈ R+ | x2 < 2} √ possiede un supremum: si tratta del numero indicato con 2, ottenuto geometricamente come diagonale di un quadrato di lato unitario. La completezza di R si può esprimere anche mediante la cosiddetta proprietà degli intervalli incapsulati: Teorema 11 Data in R una successione di intervalli chiusi [a1 ; b1 ] ⊆ [a2 ; b2 ] ⊆ [a3 ; b3 ] ⊆ . . . tale che an ≤ an+1 e bn+1 ≤ bn per ogni n, allora esiste almeno un x ∈ R comune a tutti gli intervalli. Dimostriamo che il Tm. 11 segue direttamente dal Tm. 10 (al quale è, in realtà, equivalente): sia A = {an | n ∈ N} l’insieme di tutti gli an . Dal momento che A è limitato superiormente (vale ad esempio an ≤ b1 ∀ n), per il Tm. 10 esso ammette il supremum x = sup A. Dalla definizione di supremum segue immediatamente che x ≥ an ∀ n; inoltre, dato che ai ≤ bj ∀i, j deve anche valere x ≤ bn ∀ n. Di conseguenza, x ∈ [an , bn ] ∀ n ∈ N , come volevasi dimostrare La nozione di R come ”insieme dei punti di una retta” non è certo soddisfacente dal punto di vista matematico. Una costruzione rigorosa dell’insieme dei numeri reali può essere ottenuta in svariati modi. Ne accenniamo due. • (L’approccio sintetico) Come abbiamo già visto, R è un campo, totalmente ordinato e completo. Si può dimostrare che due insiemi aventi tali proprietà possono essere identificati tra loro in modo naturale. Esiste quindi soltanto ”un” insieme che le soddisfa tutte e tre: ciò permette una definizione assiomatica di R. • (Incapsulamenti) L’insieme R può essere costruito come l’insieme degli incapsulamenti di numeri razionali, cioè delle successioni di intervalli [a1 ; b1 ] ⊆ [a2 ; b2 ] ⊆ [a3 ; b3 ] ⊆ . . . con an , bn ∈ Q ∀n, an ≤ an+1 e bn+1 ≤ bn . In tal modo, R viene costruito come l’insieme che soddisfa il Teorema 11. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 113 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Terminiamo il paragrafo con alcune definizioni di carattere tecnico. Definizione 9 (Intorni) (i) Sia x ∈ R; un intervallo aperto I(x) =]a, b[ contenente x è un intorno aperto di x; il corrispondente intorno puntato è I̊(x) = I(x) \ {x} =]a, x[∪]x, b[. (ii) Sia x ∈ R e sia ε > 0; l’ε-intorno (”epsilon-intorno”) di x è l’intervallo Iε (x) =]x−ε, x+ε[; il corrispondente ε-intorno puntato è I̊ε (x) = Iε (x)\{x}. Ad esempio, vale I 1 (1) = 10 9 , 11 10 10 e I̊ 1 (1) = 10 9 , 11 10 10 \ {1} = 9 10 . , 1 ∪ 1, 11 10 Osservazione: a ∈ R giace nell’ε-intorno di x se la distanza tra a e x è inferiore a ε: a ∈ Iε (x) ⇐⇒ |x − a| < ε , e a ∈ R giace nell’ε-intorno puntato di x se la distanza tra a e x è superiore a zero e inferiore a ε: a ∈ I̊(x) ⇐⇒ 0 < |x − a| < ε . Definizione 10 (Punto di accumulazione) Sia S ⊆ R un sottoinsieme di R. x ∈ R è un punto di accumulazione di S se per ogni ε > 0 vale S ∩ I̊(x) 6= ∅. In altre parole: se per ogni ε > 0 (”piccolo a piacere”) esiste s ∈ S la cui distanza da x è inferiore a ε. Nota che un punto di accumulazione di S può anche essere esterno a S. Esempi: 1) Ogni x ∈ R è punto di accumulazione di R. 2) Sia I =]a, b[; allora l’insieme dei punti di accumulazione di I è l’intervallo chiuso [a, b] (dal momento che anche a e b sono p.d.a. di I). 3) Ogni x ∈ R è punto di accumulazione di Q, dal momento che un numero reale può essere approssimato a piacere da numeri razionali (ad esempio per mezzo di troncamenti successivi del suo sviluppo decimale). 4) Considera l’insieme S = { n1 | n ∈ N \ {0}} = {1, 21 , 31 , . . .}. Allora • 0 è p.d.a. di S, dal momento che per ogni ε > 0 esiste n tale che 1 n < ε; • 1 non è p.d.a. di S, dal momento che vale ad esempio I̊ 1 (1) ∩ S = ∅. 2 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 114 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 7. Convergenza e divergenza Esempi introduttivi: confrontiamo il comportamento delle successioni a) an = 1 + 1 n+1 = , n n b) bn = n2 − 2 , c) cn = (−1)n + 2−n al crescere di n: a) (an ) = 2, 23 , 43 , 54 , 56 , 76 , . . . ; al crescere di n il valore di an si avvicina arbitrariamente a 1; scriveremo lim an = 1 n→∞ (”il limite di an per n tendente a infinito è uguale a 1”) e diremo che la successione è convergente. Nota che 1 è p.d.a. della successione8 . b) (bn ) = (−1, 2, 7, 14, 23, 34, 47, ...); al crescere di n il valore di bn diventa arbitrariamente grande; scriveremo lim bn = +∞ n→∞ (”bn tende a infinito per n tendente a infinito”) e diremo che la successione è divergente determinata. 17 c) (cn ) = − 12 , 54 , − 78 , 16 , − 31 ,... ; 32 al crescere di n il valore di cn si avvicina alternativamente a +1 e -1; diremo che il limite di tale successione non esiste, e quindi che essa à divergente indeterminata. I numeri reali +1 e −1, attorno ai quali infiniti valori di cn si accumulano, sono p.d.a della successione. Prendendo spunto dal primo esempio, enunciamo la seguente Definizione 11.1 (Limite finito, versione qualitativa) Sia (an ) una successione reale. Allora a ∈ R è il limite di an (per n tendente a infinito), denotato a = lim an n→∞ se an si avvicina arbitrariamente ad a quando n è sufficientemente grande. n→∞ Osservazione: sono in uso anche le notazioni ”an → a per n → ∞” e ”an −→ a”. 8 per semplicità, chiameremo punto di accumulazione di una successione un punto di accumulazione dell’insieme dei suoi termini Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 115 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) n Esempio 1) considera la successione an = 1 + (−1) ; essa assume i valori n 1 1 1 1 (an ) = 0, 1 + , 1 − , 1 + , 1 − , . . . ; 2 3 4 5 rappresentiamo graficamente i punti (n, an ) per i primi valori di n: intuitivamente è chiaro che i valori di an oscillano attorno al valore limite a = +1, avvicinandosi sempre di più ad esso. Varrà quindi (−1)n lim 1 + =1 . n→∞ n Ragionando in modo più quantitativo, possiamo affermare quanto segue: lim an = 1 n→∞ perché, scelto un qualsiasi ”scarto massimo” ε > 0 (”epsilon maggiore di zero”), esiste un valore N dell’indice n a partire del quale i termini an si troveranno nel ε-intorno di 1; 3 : graficamente, ponendo ad esempio ε = 0, 15 = 20 Dal disegno possiamo intuire che a partire da a7 = 1 + 17 ∼ = 1, 14 ogni termine della successione si troverà ”intrappolato” nell’intorno 3 3 I 3 (1) = 1 − , 1+ = ]0, 85 ; 1, 15[ , 20 20 20 ossia che per n > 6 si avrà |an − 1| < 0, 15 (N = 6, quindi), e che un comportamento simile si potrà osservare sostituendo a 0, 15 qualsiasi valore ε > 0 (piccolo a piacere). In termini algebrici, cerchiamo i valori n per cui vale |an − 1| < ε: (−1)n 1 |an − 1| < ε ⇐⇒ −1 < ε ⇐⇒ <ε 1 + n n e quindi n > 1ε . Ponendo (come sopra) ε = che deve valere n > N = 6. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 3 20 116 otteniamo n > 20 3 ∼ = 6, 67; è quindi chiaro LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Generalizzando quanto visto, siamo pronti a comprendere la seguente Definizione 11.2 (Limite finito, versione rigorosa) Sia (an ) una successione reale. Allora a ∈ R è il limite di an , denotato a = lim an n→∞ se, scelto ε >, esiste N > 0 (dipendente da ε) tale che la distanza tra a e an è minore di ε quando n > N . In simboli: ∀ ε > 0 ∃ N > 0 : n > N ⇒ |an − a| < ε cioè an ∈ Iε (a). Osservazione: è immediatamente chiaro che a è un punto di accumulazione di (an ). Esempio 2) intuitivamente, è chiaro che lim 2−n = 0, cioè che an = 2−n è una cosidetta n→∞ successione nulla, dal momento che essa assume i valori 1 1 1 1 1 , , , , ,... (an ) = 2 4 8 16 32 tendenti a zero. Verifichiamolo rigorosamente: come sopra, poniamo ε > 0 e risolviamo la disequazione: −n 2 < ε |2−n − 0| < ε ⇐⇒ ⇐⇒ 2−n < ε ⇐⇒ n > − log2 ε. ⇐⇒ −n < log2 ε Quindi: per n > − log2 ε vale |2−n − 0| < ε. 1 ⇐⇒ − log2 ε ∼ Illustrazione (con ε = 10 = 3, 32, quindi N = 3): Teorema 12 (Unicità del limite) Il limite di una successione, se esiste, è unico. Dimostrazione: supponiamo che valga lim an = A n→∞ e lim an = B n→∞ . Per la disuguaglianza triangolare (v. sotto) vale, per ogni n, |A − B| = |A −an + an −B| ≤ |A − an | + |an − B| . | {z } 0 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 117 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Sia ε > 0 (”piccolo a piacere”). Per la definizione di limite, • esiste N1 tale che |A − an | < ε 2 per n > N1 ; • esiste N2 tale che |an − B| < ε 2 per n > N2 . Ponendo n > max{N1 , N2 } si mostra che vale |A − B| < ε: |A − B| ≤ |A − an | + |an − B| < ε ε + =ε ; 2 2 cioè: la distanza tra A e B è più piccola di ogni numero reale positivo. In altre parole, A = B Osservazione: nella dimostrazione abbiamo fatto uso della cosiddetta disuguaglianza triangolare |x + y| ≤ |x| + |y| , valida per ogni coppia x, y di numeri reali (facilmente dimostrabile ad esempio elevando al quadrato i due termini). Passiamo ora al caso dei limiti infiniti; prendendo spunto dal secondo esempio a pag. 115, possiamo enunciare la seguente Definizione 12.1 (Limite infinito, versione qualitativa) Sia (an ) una successione reale. Allora vale lim an = +∞ n→∞ risp. lim an = −∞ n→∞ se il valore di an diventa arbitrariamente grande (in senso positivo risp. negativo) quando n è sufficientemente grande. Osservazione: potremmo anche affermare che vale lim an = +∞ (risp. −∞) se la n→∞ successione cresce (risp. decresce) oltre ogni limite. √ Esempio 3) considera la successione an = n2 − n; essa assume i valori √ √ √ √ (an ) = 0, 2, 6, 12, 20, . . . ; risulta intuitivamente chiaro che vale lim an = +∞, dal momento che il valore di an n→∞ supera, per n sufficientemente grande, qualsiasi ”barriera”. In effetti, scegliendo M > 0, è sempre possibile trovare n tale che √ an > M ⇐⇒ n2 − n > M ⇐⇒ n2 − n − M 2 > 0 ; risolvendo la disequazione quadratica tenendo √ conto del fatto che an > 0 è facile vedere 1 2 che vale an > M per n > 2 1 + 4M + 1 . Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 118 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Ad esempio, per M = 6 vale 1 √ √ 1 1 + 4M 2 + 1 = 1 + 145 ∼ = 6, 52 2 2 e quindi an > 6 per n > 6, come mostra l’illustrazione a fianco. Perveniamo quindi ad una definizione più rigorosa: Definizione 12.2 (Limite infinito, versione rigorosa) Sia (an ) una successione reale. Allora vale lim an = +∞ n→∞ lim an = −∞ risp. n→∞ se, scelto M > 0, esiste N > 0 (dipendente da M ) tale che an > M risp. an < −M quando n > N . In simboli: ∀ M > 0 ∃ N > 0 : n > N ⇒ an > M Esempio 4) mostriamo che vale lim log n→∞ risp. an < −M . 1 = −∞ : n sia M > 0; allora risolviamo an < −M ⇐⇒ log 1 < −M ⇐⇒ − log n < −M ⇐⇒ log n > M ⇐⇒ n > 10M . n Per n > 10M vale quindi an < −M . Definizione 13 (Convergenza e divergenza) Una successione (an ) è detta • convergente, se ammette un limite finito; • divergente determinata, se vale lim an = +∞ oppure lim an = −∞; n→∞ n→∞ • divergente indeterminata nei casi restanti. Esempi di successioni divergenti indeterminate: a) an = (−1)n ; b) bn = 2(−1) n ·n ; c) cn = sin n · 2π 10 . (Per esercizio, descrivi il comportamento di ognuna di esse.) Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 119 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 8. Successioni limitate e successioni convergenti Per convenzione una successione (an ) si dice limitata se l’insieme dei suoi termini è limitato. Nella lingua italiana, si tratta di una scelta di termini piuttosto infelice9 : una successione limitata non possiede per forza un limite, come mostra l’esempio an = (−1)n + n1 . Per contro, se esiste il limite la successione è certamente limitata: Teorema 13 Una successione convergente è limitata. Dimostrazione: sia a = lim an ; scegliendo ε = 1 nella definizione di limite, segue che n→∞ esiste N > 0 tale che |an − a| < 1 ∀ n > N ; di conseguenza, per n > N vale − a| +|a| < 1 + |a| . |an | = |an −a | {z+ a} | ≤ ||an{z } 0 <1 Ciò dimostra che solo un numero finito di termini della successione può avere valore assoluto maggiore di 1 + |a|; in particolare, scegliendo c = max{|a1 |, |a2 |, . . . , |aN |, 1 + |a|} varrà certamente −c ≤ an ≤ c per ogni n: la successione è quindi limitata Come abbiamo già rimarcato, una successione limitata non possiede sempre un limite. Intuitivamente è però chiaro che i suoi (infiniti!) termini debbano addensarsi da qualche parte: Teorema 14 (Bolzano-Weierstrass) Una successione limitata ammette almeno un punto di accumulazione. Dimostrazione: sia (an ) una successione limitata. Allora l’insieme dei suoi termini ammette un minorante A e un maggiorante B. Costruiamo ricorsivamente una successione di intervalli [αn , βn ] nel modo seguente: • [α1 , β1 ] = [A, B] ; • sia C = A+B il punto medio dell’intervallo [A, B]; allora almeno uno degli intervalli 2 [A, C] e [C, B] contiene un’infinità di termini di an ; poniamo [α2 , β2 ] = [A, C] se [A, C] contiene un’infinità di termini di an , altrimenti poniamo [α2 , β2 ] = [C, B]; n n • dato l’intervallo [αn , βn ] (n ≥ 2) poniamo [αn+1 , βn+1 ] = [αn , αn +β ] se [αn , αn +β ] 2 2 αn +βn contiene un’infinità di termini di an e [αn+1 , βn+1 ] = [ 2 , βn ] in caso contrario. 9 ad esempio, in inglese limite si traduce in limit, ma limitato si traduce in bounded Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 120 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Cosı̀ facendo, abbiamo ricavato una successione di intervalli incapsulati [α1 , β1 ] ⊆ [α2 , β2 ] ⊆ [α3 , β3 ] ⊆ . . . tale che αn ≤ αn+1 e βn+1 ≤ βn per ogni n. Allora, per il Teorema 11 (pag. 113) esiste x ∈ R comune a tutti gli intervalli. Per costruzione, ogni intorno di x contiene almeno un termine di an : si tratta quindi di un p.d.a. di (an ) Esempio: la successione an = (−1)n + n1 menzionata sopra è limitata (vale ad esempio −2 < an < 2) e possiede due punti di accumulazione, +1 e −1. Osservazione: il Tm di Bolzano-Weierstrass non è un’equivalenza: ogni successione limitata ammette almeno un p.d.a., ma esistono successioni che, pur ammettendo un p.d.a., non sono limitate. n Considera ad esempio la successione an = 2(−1) ·n , vale a dire ( n 1 1 1 , 128 , . . . se n è dispari = 21 , 18 , 32 2 an = n 2 = 4 , 16 , 64 , 256 , . . . se n è pari Essa ammette 0 quale p.d.a. (i termini di indice dispari si avvicinano arbitrariamente a 0), ma è chiaramente illimitata (i termini di indice pari crescono arbitrariamente). Per essere convergente, una successione limitata (an ) deve soddisfare un’ulteriore condizione: essere monotona (o, meglio, monotòna). Definizione 14 (Monotonia) Una successione (an ) è detta • monotona crescente, se vale an+1 > an ∀ n; • monotona decrescente, se vale an+1 < an ∀ n; • monotona, se è monotona crescente oppure decrescente. Esempi: 1) Una progressione aritmetica (an ) di ragione d > 0 è crescente: an+1 = an + d > an ; è invece decrescente se d < 0. 2) Una progressione geometrica (an ) di ragione q > 1 è crescente: an+1 = q · an > an ; è invece decrescente se 0 < q < 1. 3) (controesempio) Come è facile verificare esplicitamente, la successione an = (−1)n · n1 non è monotona. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 121 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Teorema 15 (Un criterio di convergenza) Una successione limitata e monotona converge. Dimostrazione: sia (an ) monotona crescente, e sia a := sup{an | n ∈ N \ {0}} l’estremo superiore dell’insieme dei suoi termini. Nota che a esiste in virtù della completezza di R (Teorema 10), dal momento che A = {an } è limitato superiormente. Sia ε > 0; allora vale Iε (a) ∩ A 6= ∅ (in caso contrario, a − ε sarebbe un maggiorante di A e quindi a non sarebbe il supremum di A). In particolare, esiste N tale che aN ∈ Iε (a) e, dato che la successione è crescente, vale a − ε < aN < an < a ∀ n ≥ N . Abbiamo mostrato che, dato ε > 0, esiste N > 0 con an ∈ Iε (a) ∀n > N , cioè che lim an = a = sup{an | n ∈ N \ {0}} . n→∞ In maniera analoga, si mostra che se (an ) è limitata e monotona decrescente, vale lim an = inf{an | n ∈ N \ {0}} n→∞ Il Teorema 15 è un utile criterio per dimostrare l’esistenza di un limite. A titolo di esempio, lo utilizziamo per dimostrare la convergenza di una celebre successione (e quindi l’esistenza di una fondamentale costante, la base del logaritmo naturale). Teorema 16 (Il numero di Eulero) La successione (en ) definita da en = 1 1+ n n è convergente; il suo limite e := lim n→∞ 1 1+ n n ∼ = 2, 71828182845904523536 è noto come numero di Eulero. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 122 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Dimostrazione: mostriamo innanzitutto che en è monotona crescente . Sviluppando n 1 + n1 con la formula binomiale, e ricordando che n n! n(n − 1)(n − 2) . . . (n − k + 1) = = k k!(n − k)! k! si ottiene en 3 n 2 n n n n−1 1 n n−3 1 n 1 1 n n n−2 1 = 1 + 1 · + + 1 · + ... = 1+ 1 · n 0 1 n n 3 n n n 2 1 1 n(n − 1) 1 n(n − 1)(n − 2) 1 n(n − 1)(n − 2) . . . 2 · 1 + · + + ... + 2 3 n 2! n 3! n n! nn 1 n−1 1 n−1 n−2 1 n−1 n−2 1 = 1+1+ · + · · + ... + · · ... 2! n 3! n n n! n n n 1 1 1 2 1 1 2 n−1 1 1− + 1− 1− + ... + 1− 1− ... 1 − = 2+ 2! n 3! n n n! n n n = 1+n· . In modo simile otteniamo en+1 = 1 1+ n+1 n+1 1 1 1 1 2 = 2+ 1− + 1− 1− + ... 2! n+1 3! n+1 n+1 1 2 n 1 1− 1− ... 1 − . ... + (n + 1)! n+1 n+1 n+1 L’espressione per en ha n termini (tutti positivi), mentre l’espressione per en+1 ne ha n + 1. Inoltre, è facile mostrare che vale k k ≥ 1− 1− n+1 n e quindi che i primi n termini dello sviluppo di en+1 sono maggiori dei corrispondenti n termini dello sviluppo di en . Ciò dimostra che en+1 > en . Dimostriamo ora che en è limitata : considerando di nuovo lo sviluppo 1 en = 1+1+ 2! 1 1 1 2 1 1 1 n−1 1− + 1− 1− +. . .+ 1− 1− ... 1 − n 3! n n n! n n n e sfruttando le disuguaglianze 1 − ricaviamo k n ≤ 1 (chiaro) e k! > 2k−1 (vedi Serie 21, es. 1.), 1− 1 1 1 1 1 1 en ≤ 1+1+ + +. . .+ ≤ 1+ + 2 +. . .+ n−1 = 1+ 2! 3! n! 2 2 2 1− 1 n 2 1 2 1 = 1+2 1 − n < 1+2 = 3 , 2 dove abbiamo sfruttato la formula per la somma di una progressione geometrica (con primo termine 1 e ragione 12 ). Ciò dimostra che en < 3 per ogni n, e quindi, dal momento che tutti i termini sono positivi, che en è limitata. Assieme al Teorema 15, ciò dimostra l’esistenza del limite e Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 123 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 9. Calcolo con i limiti Iniziamo con alcuni limiti elementari, a partire dai quali sarà poi possibile trattare successioni più complesse. Il caso più banale è, ovviamente, quello delle successioni costanti: Lemma 17 (Successioni costanti) Sia an = k una successione costante. Allora vale lim an = k . n→∞ Dimostrazione: nella def. 11.2 (pag.117) scegliamo N = 1 per qualsiasi ε > 0 Lemma 18 (Progressioni aritmetiche) Sia an = a1 + (n − 1)d una progressione aritmetica di ragione d. Allora vale +∞ , se d > 0 lim an = a1 , se d = 0 n→∞ −∞ , se d < 0 . Dimostrazione: notiamo innanzitutto che il caso d = 0 corrisponde ad una successione costante. Sia quindi d > 0. Verifichiamo la validità della definizione 12.2 (pag. 119). Sia M > 0; allora vale an > M ⇐⇒ a1 + (n − 1)d > M ⇐⇒ n> M − a1 +1 . d M − a1 + 1. d Per d < 0 si procede analogamente (an < −M ecc.) La definizione è quindi soddisfatta con N = Lemma 19 (Progressioni geometriche) Sia an = a1 · q n−1 una progressione geometrica di ragione q con +∞ , −∞ , lim an = a1 , n→∞ 0, non esiste , Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 124 a1 6= 0. Allora vale se se se se se q > 1 e a1 > 0 q > 1 e a1 < 0 q=1 −1 < q < 1 q ≤ −1 . LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Dimostrazione: semplice esercizio. Nota che per q = 1 si tratta di una successione costante e per q ≤ −1 di una successione divergente indeterminata. Lemma 20 (Potenze) Vale +∞ , se α > 0 α lim n = 1 , se α = 0 n→∞ 0, se α < 0 . Dimostrazione: • per α > 0, sia M > 0; allora vale nα > M ⇐⇒ 1 n > M α =: N ; • per α = 1 si tratta di una successione costante; • per α < 0, sia ε > 0; allora |nα − 0| < ε ⇐⇒ nα < ε ⇐⇒ 1 n > ε α =: N Passiamo ora alle regole di calcolo per le ”quattro operazioni”: Teorema 21 (Operazioni fondamentali) Siano (an ) e (bn ) due successioni convergenti, con lim an = a n→∞ e lim bn = b . n→∞ Allora vale a) lim (an + bn ) = lim an + lim bn = a + b ; n→∞ n→∞ n→∞ b) lim (an − bn ) = lim an − lim bn = a − b ; n→∞ n→∞ n→∞ c) lim (an · bn ) = lim an · lim bn = ab ; n→∞ n→∞ n→∞ 1 1 1 = = ; n→∞ bn lim bn b d1 ) se b 6= 0 e bn 6= 0 ∀n : lim n→∞ lim an an a = n→∞ = . n→∞ bn lim bn b d2 ) se b 6= 0 e bn 6= 0 ∀n : lim n→∞ Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 125 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Dimostrazione: a) sia ε > 0; per definizione esistono N1 e N2 tali che ε ε per n > N1 e |bn − b| < per n > N2 |an − a| < 2 2 . Sia N = max{N1 , N2 } il maggiore dei due numeri; allora per n > N entrambe le disuguaglianze sono valide, e quindi10 ε ε |(an + bn ) − (a + b)| = |(an − a) + (bn − b)| ≤ |an − a| + |bn − b| < + = ε 2 2 quando n > N ; vale cioè lim (an + bn ) = a + b. n→∞ b) Analogo (nota che vale anche |x − y| ≤ |x| + |y|). c) Dal momento che (bn ) è convergente, essa è pure limitata (Tm. 13). Esiste quindi M > 0 tale che |bn | < M ∀n > 0. M può inoltre essere scelto in modo tale che valga |a| < M . Sia ε > 0; allora |an bn − ab| = |an bn −abn + abn −ab| = |(an − a)bn + a(bn − b)| | {z } 0 ≤ |(an − a)bn | + |a(bn − b)| = |an − a| · |bn | + |a| · |bn − b| < |an − a| · M + M · |bn − b| . Procediamo ora analogamente ad a): esistono N1 e N2 tali che ε ε |an − a| < per n > N1 e |bn − b| < per n > N2 2M 2M . Con N = max{N1 , N2 } vale, per ogni n > N , |an bn − ab| < |an − a| · M + M · |bn − b| < ε ε + · · M M =ε . 2 M 2 M d1 ) Sia ε > 0; allora vale b − bn |b − bn | 1 1 = − = bn b bbn |b| · |bn | scegliamo N1 in modo tale che 1 − bn ; valga |bn | > 21 |b| ∀n > N1 ; allora per n > N1 vale 1 |b − bn | |b − bn | < = 1 2 . 1 b |b| · 2 |b| b 2 Per la definizione di limite, esiste N2 > 0 tale che |bn − b| < 12 εb2 ∀n > N2 ; allora, per n > N = max{N1 , N2 }, vale 1 2 1 1 − < 2 εb = ε . 1 2 bn b b 2 10 ricorda che il valore assoluto soddisfa la disuguaglianza triangolare |x + y| ≤ |x| + |y| Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 126 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) d2 ) segue da c) e d1 : an 1 1 a lim = lim an · =a· = n→∞ bn n→∞ bn b b Osservazione: dal Teorema segue, in particolare, che per (an ) convergente e k ∈ R vale lim (k · an ) = k · lim an n→∞ n→∞ . Esempi: 1) lim n→∞ 1 5+ 2 n =5+0=5 ; →0 2) lim n→∞ 7n2 + 5n + 1 = lim n→∞ 3n2 7n2 3n2 + 5n 1 + 2 2 3n 3n }| { z 7 5 1 1 1 7 = lim − · + · 2 = ; n→∞ 3 3 n 3 n 3 n+3 1 1 n + 3 1 = lim = lim = lim · 2 n→∞ n + 8n + 15 n→∞ (n+ 3)(n + 5) n→∞ n + 5 n→∞ n 1 + 3) lim 5 n = 0 · 1 = 0; →0 z }| { 4 5 3 n 3+ + 3 3n3 + 4n2 + 5 3 1 n n = = 4) lim = lim 3 n→∞ 9n + n + 10 n→∞ 10 1 9 3 n3 9 + 2 + 3 |n {z n } ; →0 →5 }| { 2 1 n4 5 + 2 + 4 5 5n4 + 2n2 + 1 n n = lim n2 = +∞ ; 5) lim = lim 2 n→∞ n→∞ n→∞ 10 3n + 10 3 n2 3 + 2 n | {z } z →3 →1 z 2 n 1+ n2 + 3n − 2 = lim 6) lim n→∞ n→∞ 7n3 − n2 − 8 3 n 7− | }| 3 − n 1 − n {z →7 { 2 1 1 n2 = lim =0 . 8 7 n→∞ n n3 } Osservazione: gli esempi 3) - 6) rappresentano quozienti di successioni divergenti determinate (che più tardi indicheremo con l’espressione simbolica ∞ ). Come mostrano tali ∞ esempi, non è possibile stabilire a priori il comportamento del quoziente, ma nel caso di numeratore e denominatore polinomiali risulta efficace la messa in evidenza dei termini di grado più elevato. Potremmo riassumere quanto visto come segue: Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 127 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Corollario 22 (Successioni razionali) Siano an = Ak nk + Ak−1 nk−1 + . . . + A1 n + A0 e bn = B` n` + B`−1 n`−1 + . . . + B1 n + B0 due successioni polinomiali. Allora vale an Ak nk + Ak−1 nk−1 + . . . + A1 n + A0 Ak = = lim lim nk−` n→∞ bn n→∞ B` n` + B`−1 n`−1 + . . . + B1 n + B0 B` n→∞ lim , e quindi: • k>` • k=` • k<` ⇒ an = ±∞ n→∞ bn lim ; Ak an = ; n→∞ bn Bk an ⇒ lim =0 . n→∞ bn ⇒ lim Quindi: i termini di grado inferiore non hanno alcun influsso sul valore del limite. Esempi: 13x7 − 2x6 − x5 + 1 = +∞ ; n→∞ 7x4 − 9x2 + 9x 7) lim 14 32n (2n − 1)5 (n + 1)9 (32n5 + . . .)(n9 + . . .) 1 = lim = lim . = 14 4 2 5 4 10 n→∞ (3n + 1) (2n + n + 5) n→∞ (81n + . . .)(32n + . . .) n→∞ 81 · 32n 81 8) lim Dal Teorema segue inoltre il Corollario 23 (Potenze e radici) Sia (an ) una successione convergente, con lim an = a, e sia k ∈ N \ {0}. Allora vale n→∞ a) lim (an )k = n→∞ lim an k n→∞ b) se an ≥ 0 ∀n : lim √ k n→∞ = ak ; an = q k lim an = n→∞ √ k a. Dimostrazione: a) Induzione rispetto a k: • k = 1 : chiaro; • k →k+1 : lim (an )k+1 = lim (an )k · an = lim (an )k · lim an = ak · a = ak+1 n→∞ n→∞ | {z } |n→∞ {z } n→∞ ak (ip.ind.) Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 128 . a LiLu1, 3N (Luca Rovelli) b) Presupponendo la convergenza di lim n→∞ e quindi lim n→∞ √ √ k an = k a √ k a , vale n k √ k √ k an = k a = a , Esempi: r 9) lim n→∞ 1 5+ = n s lim n→∞ 1 5+ n = √ 5; r 8n + 1 8 2 3 3 10) lim 3 lim = = ; n→∞ n→∞ 27n + 4 27 3 q q √ 2 4+ 1 +n+1 n 4 + n12 + n + 1 n 2 4n + 1 + n + 1 n2 11) lim = lim = lim = n→∞ n→∞ n+2 n+2 q n + 2 n→∞ √ n 4 + n12 + 1 + n1 4+0+1+0 = =3; lim 2 n→∞ 1+0 n 1+ n q √ 3 3 n3 1 + n13 + n 3 n +1+n √ q 12) lim √ = lim q = n→∞ 2n2 − 1 − n2 + n n→∞ n2 2 − 12 − n2 1 + 1 n n q √ n 3 1 + n13 + 1 2 1+0+1 q √ lim q =√ . =√ n→∞ 1 1 2 − 0 − 1 + 0 2 − 1 n 2− 2 − 1+ r 8n + 1 = 27n + 4 r n n Osservazione: gli esempi 11) e 12) mostrano che anche nel caso di un quoziente di funzioni irrazionali può essere conveniente mettere in evidenza i termini di grado più elevato (dopo averli estratti dai radicali). √ √ √ √ √ √ 2 2 √n +5 = n2 + n − n2 + 5 = lim n2 + n − n2 + 5 · √nn2 +n+ 13) lim +n+ n2 +5 n→∞ n→∞ n(1 − n5 ) (n2 + n) − (n2 + 5) n−5 √ √ q lim √ = lim √ = lim q n→∞ 1 n2 + n + n2 + 5 n→∞ n2 + n + n2 + 5 n→∞ n 1+ + 1+ n 1−0 1 √ =√ = 2 1+0+ 1+0 5 n2 . Osservazione: l’esempio 13) consiste in una differenza di successioni divergenti determinate (che più tardi indicheremo con l’espressione simbolica ∞ − ∞). In casi del genere non è possibile stabilire a priori il valore del limite. Nel caso della differenza di successioni irrazionali, può però essere utile amplificare l’espressione facendo uso del prodotto notevole (x + y)(x − y) = x2 − y 2 , per poi ridursi al calcolo di un limite del tipo descritto dai due esempi precedenti. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 129 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 10. Forme simboliche e forme di indecisione Passiamo ora ai limiti infiniti, e quindi allo studio dei limiti delle successioni costruite a partire da successioni sia convergenti che divergenti determinate. Esempio introduttivo: consideriamo le successioni (an ), (bn ), (cn ) e (dn ) con an = n 2 + n , bn = n + 1 , cn = 2n2 , dn = n3 . È facile vedere che per tutte e quattro il limite per n → ∞ vale +∞. Consideriamo ora i limiti di alcuni quozienti; con l’aiuto del Corollario 22 vediamo immediatamente quanto segue: n2 + n an = lim = +∞ ; • lim n→∞ n + 1 n→∞ bn an n2 + n 1 = lim = ; 2 n→∞ cn n→∞ 2n 2 • lim an n2 + n =0. = lim n→∞ dn n→∞ n3 • lim Nel caso del quoziente di due successioni divergenti determinate non è possibile stabilire a priori il comportamento del quoziente, ma occorre stabilirlo volta per volta per mezzo di ” è una forma di indecisione. metodi ad hoc. Descriveremo tale situazione dicendo che ” ∞ ∞ Descriviamo ora, sotto forma di teoremi, alcune situazioni in cui il limite può essere stabilito a priori: Teorema 24 (Somma e sottrazione) a) Sia lim an = a ∈ R e lim bn = ±∞; allora vale n→∞ n→∞ lim (an + bn ) = ±∞. n→∞ In breve: a ± ∞ = ±∞ . b) Sia lim an = lim bn = ±∞; allora vale n→∞ n→∞ lim (an + bn ) = ±∞. n→∞ In breve: (+∞) + (+∞) = +∞ , (−∞) + (−∞) = −∞ . Nota che, dal momento che ”∞” non è un numero reale, le forme simboliche utilizzate sono semplicemente delle abbreviazioni e non rappresentano delle vere e proprie operazioni algebriche! Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 130 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Dimostrazione: a) Siano lim an = a ∈ R e lim bn = +∞. n→∞ n→∞ Per il Tm. 13, (an ) è limitata (inferiormente): esiste A ∈ R con an > A ∀n. Sia ε > 0; allora esiste N tale che bn > N − A ∀n > N , e di conseguenza an + b n > A + N − A = N ∀n > N, cioè lim (an + bn ) = +∞. Il caso ”a − ∞” si dimostra analogamente. n→∞ b) Siano lim an = +∞ e lim bn = +∞. n→∞ n→∞ Sia M > 0; allora esistono N1 e N2 tali che 1 an > M 2 risp. 1 bn > M 2 per n > N1 risp. n > N2 . Sia N = max{N1 , N2 }: per n > N vale 1 1 an + b n > M + M = M 2 2 , cioè lim (an + bn ) = +∞. Il caso ”−∞ − ∞” si dimostra analogamente n→∞ Osservazione: nella parte a) abbiamo di fatto dimostrato un’affermazione più generale di quella dell’enunciato del Teorema: ”se (an ) è limitata e lim bn = ±∞, allora vale n→∞ lim (an + bn ) = ±∞”. n→∞ Esempi: 1) lim (n + n2 ) =00 ∞ + ∞00 = +∞ ; n→∞ 2) lim 2−n − n3 =00 0 − ∞00 = −∞ ; n→∞ 3) lim (sin(n) + n) = +∞, dal momento che si tratta della somma di una successione n→∞ limitata e di una successione tendente a +∞. Osservazione: il caso della differenza di due successioni tendenti entrambi allo stesso infinito (indicato con ”(+∞)−(+∞)” risp. ”(−∞)−(−∞)”) è più problematico, dal momento che non è possibile stabilire a priori quanto valga il limite. Si tratta di un’ulteriore forma di indecisione. Sono ad esempio di questo tipo i limiti √ √ lim (n2 − n) e lim n+1− n (v. sotto). n→∞ Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) n→∞ 131 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Teorema 25 (Prodotto) a) Sia lim an = a ∈ R∗ e lim bn = ±∞; allora vale n→∞ n→∞ • se a > 0: lim (an · bn ) = ±∞, in breve: a · (±∞) = ±∞ ; n→∞ • se a < 0: lim (an · bn ) = ∓∞, in breve: a · (±∞) = ∓∞ . n→∞ b) • Sia lim an = lim bn = ±∞; allora vale n→∞ n→∞ lim (an · bn ) = +∞ n→∞ In breve: (+∞) · (+∞) = (−∞) · (−∞) = +∞ . • Sia lim an = ±∞ e lim bn = ∓∞; allora vale n→∞ n→∞ lim (an · bn ) = −∞ n→∞ In breve: (+∞) · (−∞) = (−∞) · (+∞) = −∞ . Dimostrazione: svolgiamo, a titolo di esempio, un solo caso di a). Siano lim an = a > 0 n→∞ e lim bn = +∞; allora, dato che (an ) è limitata, esiste A > 0 con an > A ∀n. n→∞ ∀n > N . Allora, sempre per n > N , Sia M > 0; per definizione, esiste N > 0 con bn > M A vale M =M , an · b n > A · A cioè lim an · bn = +∞ n→∞ Nota che, di fatto, abbiamo dimostrato un’affermazione più generale: ”se (an ) è positiva e limitata e lim bn = +∞, allora vale lim (an · bn ) = +∞”. n→∞ n→∞ Esempi: 4) lim 3n (x + 1) =00 ∞ · ∞00 = +∞ ; n→∞ 2n2 + 3 2 (1 − 2x) =00 · (−∞)00 = −∞ ; 2 n→∞ 3n − 2 3 5) lim 1 00 = (+∞) · (−∞)00 = −∞ ; n→∞ n 5 2 2 7) lim (3n − 5n) = lim n 3 − = ”(+∞) · 3” = +∞ . n→∞ n→∞ n 6) lim en · ln Osservazione: sono invece di indecisione le forme ”0 · (+∞)” e ”0 · (−∞)”. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 132 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) L’idea utilizzata nell’esempio 7 può essere generalizzata alle successioni polinomiali, della forma an = p(n) = Ak nk + Ak−1 nk−1 + . . . + A1 n + A0 con A0 , A1 , . . . , Ak ∈ R ; mettendo in evidenza la potenza più alta di n, si ottiene →0 z }| { A A A k−1 1 0 lim p(n) = nk Ak + + . . . + k−1 + k = lim Ak nk n→∞ n→∞ n n n . Il comportamento per n → ∞ di una successione di questo tipo dipende quindi soltanto dal termine di grado più alto. Vale il Corollario 26 (Successioni polinomiali) Siano A0 , A1 , . . . , Ak ∈ R, con Ak 6= 0, e sia p(n) = Ak nk + Ak−1 nk−1 + . . . + A1 n + A0 . Allora vale lim p(n) = lim Ak nk = ±∞ , n→∞ n→∞ dove il segno del limite è lo stesso di Ak . Il seguente teorema, di cui omettiamo la dimostrazione, precisa il comportamento dei quozienti di successioni convergenti e divergenti determinate: Teorema 27 (Quoziente) a) Sia lim an = a ∈ R∗ ∪ {±∞} e lim bn = 0; allora vale n→∞ n→∞ an lim = +∞. n→∞ bn = +∞”. In breve: ” a0 = +∞”, ” ±∞ 0 b) Sia lim an = a ∈ R e lim bn = ±∞; allora vale n→∞ n→∞ an = 0. n→∞ bn lim a In breve: ” ±∞ = 0” . Osservazioni: (i) Il caso ” ±∞ ” può essere ricondotto al caso a0 · (±∞) ponendo a0 = a1 ; a Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 133 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) (ii) In generale, nella parte a), il termine abnn non può essere sostituito dal semplice quoziente abnn : considera ad esempio le successioni an = 1 (cost.) e bn = (−1)n · n−1 ; allora il limite an lim = lim (−1)n · n n→∞ bn n→∞ non esiste, mentre vale an lim = lim n = +∞ . n→∞ bn n→∞ an , n→∞ bn (iii) per quanto riguarda il segno del limite lim esso dev’essere determinato tenendo conto dei segni di an e di bn (ammesso che il limite del quoziente esista); (iv) le forme ” ±∞ ” e ” 00 ” sono di indecisione. ±∞ Esempi: 1 + n−1 00 1 00 = =0; n→∞ ex +∞ 8) lim log n 00 +∞ 00 = = +∞ . n→∞ e−n 0 9) lim Osservazione: per quanto riguarda le successioni nulle, a volte è comodo precisare il senso della convergenza (”da destra” risp. ”da sinistra”) come segue: • lim an = 0+ se esiste n0 per cui an > 0 ∀ n > n0 ; n→∞ • lim an = 0− se esiste n0 per cui an < 0 ∀ n > n0 . n→∞ Esempi: 1 n→∞ n 10) lim = 0+ ; −1 n→∞ n 11) lim = 0− . Ciò può essere utile per la forma simbolica 1 = +∞ 0+ a 0 : potremmo precisarla distinguendo 1 = −∞ 0− ; (a parole: ”se an si avvicina a 0 da destra, avvicina a 0 da sinistra, a1n tende a −∞”). 1 an tende a +∞”, rispettivamente ”se an si Esempi: 2−n − 3 00 −3 00 = + = −∞ ; n→∞ 3−n 0 12) lim Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 134 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) n2 +∞ 13) lim 1 = 00 − 00 = −∞ . n→∞ ln 0 n Riassumiamo ora le forme simboliche determinate (abbreviandole senza tener conto dei segni): a+∞=∞ a =0 ∞ ∞+∞=∞ a = ∞ (a 6= 0) 0 a · ∞ = ∞ (a 6= 0) ∞ = ∞ (a 6= 0) a ∞·∞=∞ ∞ =∞ 0 Per quanto riguarda, invece, le forme di indecisione incontrate finora, esse sono: ∞−∞ 0·∞ ∞ ∞ 0 0 Osservazione: nel paragrafo precedente abbiamo già menzionato qualche tecnica ad hoc ” ed che permette di trattare alcune forme di indecisione (esempi 4)-8) e 11)-12) per ” ∞ ∞ esempio 13) per ”∞ − ∞”). Altri Esempi: √ √ √ √ 14) lim n + 1 − n = lim n+1− n · n→∞ | {z } n→∞ √ √ n+1+ n √ √ n+1+ n = lim √ n→∞ n + 1 −n n+1+ √ n ∞−∞ = lim √ n→∞ 1 1 √ = 00 00 = 0 ; ∞ n+1+ n →1 z }| { 2 n n+2 1 (1 + ) 15) lim √ = lim q n = ; n→∞ 2 4n2 + 7 n→∞ n 4 + n72 | {z } ∞ | {z } ∞ →2 5n − 1 = lim 16) lim n n→∞ | 3{z } n→∞ 5n 1 − n n 3 3 n n 5 1 = lim − = ”(+∞) − 0” = +∞ ; n→∞ 3 3 ∞ ∞ 5n 3n + 5n 17) lim n = lim n→∞ 2 + 7n n→∞ 7n | {z } 3 n 5 2 n 7 n 5 = lim · n→∞ 7 +1 +1 3 n 5 2 n 7 +1 +1 =0·1=0 . ∞ ∞ Una tecnica molto efficace per trattare le forme di indecisione, la regola di Bernoulli-De L’Hôpital, verrà introdotta in IV nell’ambito dei limiti di funzioni. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 135 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 11. Serie numeriche: definizioni ed esempi Ci occupiamo ora dello studio della somma dei termini di una successione, cioè del significato che il matematico attribuisce ad espressioni del tipo 1+ 1 1 1 + + + ... 2 3 4 , 1 1 1 + + + ... 4 8 16 1+ oppure 1 − 1 + 1 − 1 + 1 ± . . . La prima, fondamentale definizione precisa quanto segue: il modo corretto per interpretare una somma infinita è considerarla come limite di una successione di somme finite. Definizione 15 (Serie) Sia (an ) una successione. (i) La successione (sn ) delle sue somme parziali, definita da sn = n X ai = a1 + a2 + . . . + an−1 + an i=1 è una serie (numerica). (ii) Il limite lim sn = s∞ = n→∞ | ∞ X ai {zi=1 } Notazioni è detto somma della serie. (iii) La serie è detta convergente, divergente determinata risp. divergente indeterminata se la successione (sn ) è convergente, divergente determinata risp. divergente indeterminata. Osservazione: la notazione ∞ X si può rappresentare sia la serie (sn ) stessa, sia il suo i=1 limite s∞ . Esempi: n 1) Sia an = 21 . Allora, dal momento che si tratta di una progressione geometrica con a1 = 1 e ragione q = 21 , vale n n n n i X 1 − 12 1 1 1 1 1 1 sn = = 1 + + + + ... + = =2 1− 1 2 2 4 8 2 2 1− 2 i=1 (vedi Lemma 7, pag. 107), e quindi n ∞ i X 1 1 = lim 2 1 − = 2 · (1 − 0) = 2 . n→∞ 2 2 i=1 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 136 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Abbiamo già incontrato una ”somma infinita” simile nell’ambito del calcolo delle probabilità (pag. 87), dove l’abbiamo resa plausibile mediante una rappresentazione grafica: 1 4 1 2 1 1 8 ... L’esempio è un caso particolare di serie geometrica. Di tali serie ci occuperemo in modo esteso nel prossimo paragrafo. 2) La serie di Leibnitz ∞ X 1 1 1 1 + + + ... = 1·2 2·3 3·4 i(i + 1) i=1 converge; come abbiamo mostrato induttivamente a pag. 99, vale ∞ X i=1 n X 1 1 n = lim = lim =1 . i(i + 1) n→∞ i=1 i(i + 1) n→∞ n + 1 3) Vale ∞ X1 1 1 1 1 1 + + + + + ... = =e . 0! 1! 2! 3! 4! i! i=0 Tale relazione può essere intuita come segue: a pag. 122 abbiamo mostrato per mezzo della formula binomiale che per la successione n 1 en = 1 + n vale 1 1 1 en = + + 0! 1! 2! 1 1 1 2 1 1 2 3 1− + 1− 1− + 1− 1− 1− +... ; n 3! n n 4! n n n dal momento che per n → ∞ vale 1 − k n → 1, è plausibile che valga n X 1 = lim en = e . lim n→∞ n→∞ i! i=0 4) Come mostreremo in seguito (V.13), la serie ∞ X1 1 1 1 1 + + + + . . . = 12 22 32 42 i2 i=1 converge; per la somma vale, come mostrato da Leonhard Euler nel 1735, ∞ X 1 π2 ∼ = = 1, 644934067 i2 6 i=1 (si tratta della soluzione del celebre problema di Basilea, posto inizialmente dal matematico bolognese Pietro Mengoli nel 1644). Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 137 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 5) La serie armonica11 ∞ 1+ X1 1 1 1 1 + + + + ... = 2 3 4 5 i i=1 diverge. Possiamo intuire il perché notando che vale >2· 41 >4· 18 1 >8· 16 z }| { z }| { z }| { 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 + + + + + ... + + + ... + + . . . > 1 + + + + . . . “ = +∞”. 2 3 4 5 8 9 16 2 2 2 Più rigorosamente12 : innanzitutto, 1 2 1 =1+1· 2 s1 = 1 ⇐⇒ s20 = 1 + 0 · 1 2 ⇐⇒ s21 ⇐⇒ s22 > 1 + 2 · 1 2 ⇐⇒ s23 > 1 + 3 · 1 2 s2 = s1 + 1 2 z }| { 1 1 1 1 1 s4 = s2 + + > 1 + + + 3 4 2 4 4 1 2 z }| { 1 1 1 1 1 1 1 1 1 s8 = s4 + + + + > 1 + 2 · + + + + 5 6 7 8 2 8 8 8 8 e più in generale, come può essere facilmente verificato induttivamente, n . s2n ≥ 1 + 2 1 Sia quindi N > 0; dal momento che sn è crescente, per n > 1 + log2 (N ) varrà 2 sn > N . Ciò dimostra che lim sn = +∞ n→∞ Osservazione: la serie armonica diverge (seppure molto lentamente), ma si può dimostrare che per la successione an = n X 1 i=1 i − ln(n) ottenuta sottraendo dalle sue somme parziali il logaritmo naturale vale lim an = γ ∼ = 0, 5772156649 , n→∞ la cosiddetta costante di Eulero-Mascheroni13 . 1 1 cosı̀ chiamata perché il termine 1i è media armonica dei termini i−1 e i+1 l’idea originale della dimostrazione viene fatta risalore al filosofo e matematico francese Nicola d’Oresme (1320-1382) 13 Lorenzo Mascheroni (1750-1800), matematico bergamasco, fu professore a Pavia 11 12 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 138 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 12. La serie geometrica Definizione 16 (Serie geometrica) Sia (an ) una PG di ragione q. La serie ∞ X ai = a1 + a1 q + a1 q 2 + a1 q 3 + . . . i=1 è una serie geometrica (SG) di ragione q. Abbiamo già mostrato (vedi V.5) che per le somme parziali di una SG vale sn = n X ai = a1 · i=1 1 − qn 1−q . Ricaviamo immediatamente il Teorema 28 (Limite di una serie geometrica) Sia (sn ) una SG di ragione q. Allora • se |q| < 1, la serie è convergente, con ∞ X ai = i=1 a1 1−q ; • se q ≥ 1, la serie è divergente determinata: ∞ X ai = ±∞ i=1 (il segno è dato dal segno di a1 ); • se q ≤ −1, la serie è divergente indeterminata. Dimostrazione: • sia |q| < 1; allora vale lim q n = 0, e quindi n→∞ ∞ X i=1 ai = lim n→∞ n X i=1 →1 a1 a1 z }| n{ ai = lim · (1 − q ) = n→∞ 1 − q 1−q ; • sia q = 1; allora vale sn = a1 + a1 + . . . + a1 = n · a1 , e lim sn = sign(a1 ) · (+∞); | {z } n→∞ n volte Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 139 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) • sia q > 1; allora vale lim q n = +∞, e quindi n→∞ ∞ X i=1 →+∞ a1 z n}| { · (q − 1) = sign(a1 ) · (+∞) ai = lim n→∞ q − 1 • sia q = −1; allora vale sn = a1 − a1 + . . . ± a1 ∈ {0, a1 }, e la serie è divergente {z } | n volte indeterminata; • sia q < −1; allora vale lim |q n | = +∞ e il segno di q n è alterno, e di conseguenza n→∞ lo stesso vale per (sn ) Esempi: ∞ X 1 1 1 1) 1 + + + + ... = | 3 9{z 27 } i=1 SG con a1 = 1, q = i−1 1 1 = 3 1− 1 3 = 3 ; 2 1 3 i−1 ∞ X 1 1 1 1 3 1 2) 1 − + − − = ± ... = ; 1 = 3 4 1 − (− 3 ) } i=1 | 3 9{z 27 SG con a1 = 1, q = − 31 3) 1| + 3 + 9 +{z 27 + 81 + . .}. = SG con a1 = 1, q = 3 ∞ X 3i−1 = +∞ (è divergente determinata); i=1 ∞ X 4) 1| − 3 + 9 −{z 27 + 81 ∓ . .}. = (−3)i−1 non esiste (è divergente indeterminata). i=1 SG con a1 = 1, q = −3 5) Una spirale viene costruita (vedi figura a lato) con una sequenza infinita di semicirconferenze tali che ognuna abbia il raggio che misura i 34 del raggio della precedente. Sapendo che il raggio iniziale misura 1 unità, qual è la lunghezza della spirale? E attorno a quale punto essa ”ruota” indefinitamente? Sia ` la lunghezza della spirale. Ogni semicerchio che la compone ha raggio pari ai 3 del semicerchio che lo precede. Quindi vale 4 3 `=π+π· +π· 4 | 2 3 π 3 3 +π· + ... = 4 4 1− {z } SG con a1 = π e q = Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 140 3 4 = 4π . 3 4 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Sia ora P (x, 0) il punto cercato. Gli estremi dei semicerchi che compongono la spirale si alternano attorno ad esso, avvicinandosi indefinitamente a P . Vale quindi 2 3 3 3 4 8 3 2 =2· = x=2−2· +2· . −2· + ... = 3 4 4 4 7 7 1 − −4 | {z } SG con a1 = 2 e q = − 34 Il ”centro” della spirale è quindi P 8 ,0 7 . Un’interessante applicazione della serie geometrica è la determinazione della frazione generatrice di un numero decimale periodico. Osserviamo innanzitutto ad esempio che una scrittura del tipo 7, 7 sottintende una serie geometrica: vale 2 3 1 1 1 7, 7 = 7 + 0, 7 + 0, 07 + 0, 007 + . . . = 7 · 1 + 7 · +7· +7· + ... 10 10 10 {z } | SG con a1 = 7 e q = 1 10 e quindi 7, 7 = 10 70 7 = 1 = 7· 9 9 1 − 10 . Altri esempi: 13 1) 2, 13 = 2 + 0, 13 + 0, 0013 + 0, 000013 + . . . = 2 + · 100 ! 2 1 1 + ... 1+ + 100 100 | {z } SG con a1 = 1, q = =2+ 13 1 211 13 · = ; · 1 = 2+ 100 1 − 100 99 100 99 54 7 2) 5, 47 = 5, 4 + 0, 07 + 0, 007 + . . . = + · 10 100 ! 2 1 1 1+ + + ... 10 10 {z } | SG con a1 = 1, q = = 1 10 27 7 1 27 7 10 27 7 493 + · + · = + = ; 1 = 5 100 1 − 10 5 100 9 5 90 90 9 · 3) 0, 9 = 0, 9 + 0, 09 + 0, 009 + . . . = 10 ! 2 1 1 1+ + + ... 10 10 | {z } SG con a1 = 1, q = = 1 100 100 1 10 9 1 9 10 · · =1. 1 = 10 1 − 10 10 9 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 141 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) 13. Criteri di convergenza Il calcolo della somma di una serie può rivelarsi problematico. Spesso, però, è possibile stabilire a priori se una serie converge oppure no. Iniziamo con un risultato, tutto sommato, ovvio. Lemma 29 ∞ X Sia ai una serie convergente. Allora (an ) è una successione nulla. i=1 Dimostrazione: sia sn = n X ai la successione delle somme parziali. Allora vale i=1 an = n X i=1 ai − n−1 X ai = sn − sn−1 i=1 e quindi lim an = lim (sn − sn−1 ) = lim sn − lim sn−1 = s − s = 0 n→∞ n→∞ n→∞ n→∞ Per contrapposizione, ricaviamo immediatamente il seguente Corollario 30 (Un criterio di divergenza) ∞ X Se lim an 6= 0, allora la serie ai diverge. n→∞ i=1 Osservazione: purtroppo l’enunciato del corollario non è un’equivalenza: esistono successioni nulle (ai ) per cui la serie corrispondente diverge, come mostra il caso della serie armonica (vedi es. 5), pag. 138). Proseguiamo con un utile criterio di confronto. Teorema 31 (Il criterio della maggiorante risp. della minorante, o di Dirichlet) ∞ ∞ X X Siano ai e bi due serie a termini positivi (cioè tali che ai ≥ 0 e bi ≥ 0 ∀i). i=1 (i) Se ∞ X i=1 bi converge ed esiste n0 tale che an ≤ bn ∀n > n0 , allora i=1 (ii) Se ∞ X ∞ X ai converge. i=1 ai diverge ed esiste n0 tale che bn ≥ an ∀n > n0 , allora i=1 Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) ∞ X bi diverge. i=1 142 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) In altre parole: una minorante di una serie convergente converge a sua volta, risp. una maggiorante di una serie divergente diverge a sua volta. Dimostrazione: (i) Sia n > n0 . Per la successione (sn ) delle somme parziali di sn = n X ai = a1 + . . . + an0 + i=1 La successione n X ai vale n X ai ≤ a1 + . . . + an0 + i=n0 +1 n X P bi . i=n0 +1 ! bi delle somme parziali di (bn ) è, per ipotesi, convergente, e i=n0 +1 ! n X di conseguenza limitata (Tm. 13). Di conseguenza, (sn ) = ai è a sua volta i=n0 +1 limitata. Dal momento che i termini ai sono tutti positivi, (sn ) è inoltre P monotona crescente. Per il Tm. 15 (sn ) è quindi convergente, e quindi lo è pure ai . (ii) Analogo. Esempi: ∞ X 1 1 1 1 1 = 1+ + + + +. . . 1) (Cfr. Es. 4), pg. 137) Studiamo la convergenza di 2 i 4 9 16 25 i=1 1 1 Dal momento che per i > 1 vale i2 > i(i − 1) ⇐⇒ 2 < avremo i i(i − 1) ∞ X 1 1 1 1 1 = 1 + 2 + 2 + 2 + 2 + ... 2 i 2 3 4 5 i=1 < 1+ 1 1 1 1 + + + + ... < 1 + 2 = 3 |1 · 2 2 · 3 3{z· 4 4 · 5 } =2 (es. 2), pg. 137) e quindi la convergenza della serie in questione segue dal confronto con la Serie di 2 Leibnitz (abbiamo già menzionato che la somma è pari a π6 ∼ = 1, 645). ∞ X 1 1 1 1 1 √ = 1 + √ + √ + + √ + ... 2) Studiamo la convergenza di 2 3 2 5 i i=1 √ Dal momento che per i ≥ 1 vale i ≤ i avremo ∞ ∞ X X 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 √ = 1 + √ + √ + + √ + ... ≥ 1 + + + + + ... = = +∞ 2 3 4 5 i 2 3 2 5 i i=1 i=1 e quindi dal confronto con la serie armonica segue che la serie in questione diverge. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 143 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Dal confronto con una serie geometrica emerge un ulteriore criterio: Teorema 32 (Il criterio del quoziente, o di D’Alembert) ∞ X Sia ai una serie a termini positivi (cioè tale che ai ≥ 0 ∀i), e sia i=1 an+1 n→∞ an q := lim . Allora • se q > 1 la serie converge; • se q < 1 la serie diverge. Osservazioni: (i) Se q = 1 il criterio è inconcludente. (cfr. es. 3) e 4) sulle prossime pagine). (ii) Il criterio non fornisce alcuna informazione sul valore della somma. Dimostrazione (con q > 1): sia an+1 <1 , n→∞ an q = lim e sia r tale che q < r < 1. Allora, per la definizione di limite, esiste n0 tale che an+1 <r an ⇐⇒ an+1 < an · r ∀ n > n0 . Di conseguenza, vale anche an+2 <r an+1 ⇐⇒ an+2 < an+1 · r < an · r2 e, analogamente, si dimostra induttivamente che an+k < an · rk . Per n > n0 , i termini an sono quindi maggiorati dai termini di una serie geometrica di ragione r < 1, convergente per il Tm. 28. Dal criterio di confronto (Tm. 31) segue che P an è a sua volta convergente. Per q > 1 la dimostrazione procede in maniera analoga. Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 144 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) Esempi: ∞ X i 4 5 1 2 3 1) Studiamo la convergenza di + + ... = + + + i 2 2 4 8 16 32 i=1 n Vale an = n e 2 n+1 2n+1 n→∞ nn 2 q = lim n + 1 2n 1 n+1 1 = lim = <1 , · n→∞ 2n+1 n 2 n→∞ n 2 = lim e quindi la serie converge. ∞ X i Nota che vale = 2 (dimostrazione tralasciata). i 2 i=1 2) Studiamo la convergenza di ∞ X i=1 2i . Vale i2 + 1 2n+1 n2 + 1 · =2>1 n→∞ (n + 1)2 + 1 2n q = lim e quindi la serie diverge (in questo caso si potrebbe applicare anche il Cor. 30). 3) Applichiamo il Teorema alla serie armonica ∞ X 1 i=1 q = lim n→∞ i . Vale 1 ·n=1 ; n+1 il Criterio non permette di trarre nessuna conclusione, ma sappiamo che la serie diverge. ∞ X 1 4) Applichiamo il Teorema alla serie . Vale i2 i=1 1 · n2 = 1 ; n→∞ (n + 1)2 q = lim il criterio è nuovamente inconcludente, ma il questo caso la serie converge (es. 1), pag. 143). ( f = f2 = 1 5) Consideriamo la serie ottenuta dai reciproci dei numeri di Fibonacci 1 fn+1 = fn + fn−1 (n ≥ 2) ∞ X 1 1 1 1 1 1 1 1 1 = + + + + + + + + ... f 1 1 2 3 5 8 13 21 i=1 i Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 145 LiLu1, 3N (Luca Rovelli) √ fn+1 1+ 5 ∼ Ricordando (cfr. Serie 24, es. 5.) che lim =φ= = 1, 618 otteniamo n→∞ fn 2 q= 1 fn+1 lim n→∞ 1 fn = lim n→∞ fn = fn+1 1 1 = =φ−1∼ = 0, 618 < 1 . fn+1 φ lim n→∞ fn La serie è quindi convergente. Il suo limite è la costante reciproca di Fibonacci ψ∼ = 3, 359885666 . Il seguente criterio può essere dimostrato in maniera analoga al Tm. 32: Teorema 33 (Il criterio della radice, o di Cauchy) ∞ X Sia ai una serie a termini positivi, e sia i=1 r := lim n→∞ √ n an . Allora • se r > 1 la serie converge; • se r < 1 la serie diverge. Ad esempio, la serie ∞ X 1 2 3 i = + + + . . . converge: vale i 2 3 e e e e i=1 r √ n n n 1 n r = lim = lim = <1 . n n→∞ n→∞ e e e Per la somma (calcolata con Maple) vale approssimativamente ∞ X n ∼ = 0, 9206735945. n e i=1 Per completezza, menzioniamo un ultimo risultato: Teorema 34 (Il criterio di Leibnitz) Se (an ) è una successione alternata (cioè tale che i segni di an e an+1 differiscono) ∞ X con lim |an | = 0, la serie ai converge. n→∞ i=1 Ad esempio, la serie armonica alternata ∞ X (−1)i+1 i=1 i converge; per la sua somma vale (dim. tralasciata) ∞ X (−1)i+1 i=1 i =1− Successioni e serie numeriche, corso scientifico (V0.1) 1 1 1 1 1 + − + − ± . . . = ln 2 . 2 3 4 5 6 146 LiLu1, 3N (Luca Rovelli)