Sui telescopi italiani, morte della stella più lontana Una delle stelle più vecchie e lontane dell’Universo, la cui nascita risale a ‘poco dopo’ il Big Bang. Un eccezionale oggetto di osservazione specie nel momento esplosivo e finale della propria vita. Questo straordinario spettacolo è entrato nel mirino di un telescopio italiano. Il Telescopio Nazionale italiano Galileo, posto alle Isole Canarie, lo scorso 23 aprile è infatti riuscito, per primo al mondo, ad osservare il segnale ottico corrispondente ad uno dei Lampi di Raggi Gamma più importanti mai registrati. “Con enorme stupore, – riferisce l’Istituto Nazionale di Astrofisica – gli astronomi italiani si sono accorti, mentre analizzavano febbrilmente i primi dati che arrivavano in tempo reale, che avevano a che fare con l’oggetto più distante nell’Universo mai osservato, con un redshift 8.1, record assoluto”. Sono le 10 di mattina, ora italiana, dello scorso 23 aprile, quando il satellite Swift, detto “il rondone”, coglie un improvviso Lampo di Raggi Gamma, con lo speciale strumento di bordo sviluppato per questo scopo, il Bat, Burst Alert Telescope. Il lampo oltre a essere intenso è anche lungo – dura almeno una decina di secondi – indicando un evento eccezionale. Il satellite punta immediatamente tutti i telescopi di bordo nella direzione da cui è arrivato il lampo gamma e dopo aver localizzato la giusta zona del cosmo (per farlo impiega circa 70 secondi), “avverte” i telescopi terrestri, che fissano i loro occhi verso quel punto lontanissimo dell’Universo. I dati vengono inviati in tempo reale dalle Canarie in Italia alla sede di Merate dell’Osservatorio di Brera-Milano, e confermano l’eccezionalità dell’evento. Secondo le analisi, infatti, la radiazione è stata provocata dall’esplosione dell’oggetto celeste più lontano mai osservato finora, distante 13 miliardi di anni luce dalla Terra, avvenuta solo 600 milioni di anni dopo il Big Bang. Secondo i ricercatori l’esplosione è probabilmente l’ultimo bagliore di una stella grande almeno cento volte più del Sole. Che nel suo ultimo alito di vita è stata in grado di liberare un’energia cento volte più elevata di quella emessa dal Sole nella sua intera esistenza. La scoperta, in poche ore ha fatto il giro del mondo scientifico per la sua importanza e premia anni di paziente ricerca e collaborazione della rete di astrofisici italiani, denominata Cibo, specializzati in queste ricerche, che rappresentano uno dei problemi di frontiera più affascinanti dell’astrofisica attuale. L’osservazione è avvenuta sotto il coordinamento di Paolo D’Avanzo dell’Inaf-Osservatorio di Brera e dell’Università di Milano-Bicocca, insieme ai colleghi di Brera, Roma, Bologna e delle Canarie; è stata effettuata accoppiando agli strumenti del telescopio un prisma molto particolare, chiamato ‘di Amici’ dal nome del fisico che lo mise a punto. Si è svolta man mano che i dati sono stati acquisiti alle Canarie ed immediatamente trasferiti in Italia, per passare all’analisi di un team presente per tutta la notte nella sede di Merate dell’Osservatorio di Brera-Milano. Già alle prime luci dell’alba del 24 aprile apparve evidente che i dati raccolti dal Tng rivelavano un risultato eccezionale. Col passare delle ore altri astrofisici della rete nazionale Cibo e Swift si univano da Roma e da Firenze al gruppo di Merate per raffinare l’analisi dei dati e consolidare il risultato ottenuto. Nel primo pomeriggio dello stesso 23 aprile, gli scienziati giungevano al risultato finale: l’esplosione osservata si trovava ad un “redshift” z=8.1, corrispondente a più di 13 miliardi di anni-luce di distanza da noi e quindi avvenuta solo 600 milioni di anni, circa, dopo il Big Bang. “Si tratta quindi dell’oggetto celeste più distante mai osservato finora” afferma Tommaso Maccacaro, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Il Telescopio Nazionale Galileo – conclude l’Ente di ricerca italiano – onora quindi nel modo migliore i 400 anni dalle prime osservazioni del cielo col cannocchiale, effettuate nel 1609 proprio dal Galilei”. Copyright © - Riproduzione riservata