II PD PrimoPiano Domenica 9 agosto 2015 MISSIONI spaziali Mauro Giacon Siamo noi i migliori cacciatori di stelle e pianeti. O meglio i nostri fisici, astronomi e ingegneri impegnati nelle imprese più estreme dedicate alla conoscenza dell’universo. L’ultima, di risonanza planetaria è la prima "conquista" di una cometa nella storia dell’umanità, condotta dall’Agenzia spaziale europea. Il 12 novembre scorso dopo dieci anni di viaggio nello spazio un modulo (Philae) sganciato da un satellite (Rosetta) è saltato in groppa alla cometa "67P" intercettata dal nero dell’universo. L’hanno individuata gli "occhi" di Rosetta, ovvero le telecamere che hanno fotografato la cometa, accese dopo un’ibernazione durata anni, progettate e costruite a Padova da Ingegneria, Fisica, Astronomia, Geologia, Elettronica e Informatica. Il sistema di cui è responsabile il professor Giuseppe Barbieri ha funzionato alla perfezione. Ma altri mondi ci attendono. Gli scienziati padovani stanno facendo rotta su Marte. Nel 2016 partirà una missione che tenterà l’atterraggio, impresa mai riuscita. Prima di farci arrivare gli astronauti bisogna studiare buoni metodi di discesa. Su questo è focalizzato il nuovo ciclo di missioni Exo Mars dell’Esa. E nel rover che scenderà sulla superficie Pietro Benvenuti del Cisas (Centro studi attività spaziali dell’Università) sta già coordinando il pacchetto di strumenti scientifici chiamato "Dreams" che misureranno durante la discesa, polveri, temperatura, campo elettrico e decine di altri parametri. È di qualche giorno fa la scoperta di Kepler452b il "pianeta roccioso" più vicino alla Terra (appena 21 anni luce) nella costellazione di Cassiopea. Merito di un telescopio Nasa (Spitzer) ma senza il telescopio Galileo alle Canarie e il suo rivelatore di massa (Harps-N) non si avrebbe avuta certezza. Nel team dei ricercatori che osserveranno il pianeta ci sono anche Roberto Ragazzoni dell’Osservatorio astronomico e Giampaolo Piotto del Dipartimento di Fisica e Astronomia: «Con l’Agenzia Spaziale Europea stiamo costruendo un satellite Plato che sicuramente raggiungerà lo scopo. Ci vorranno ancora dieci anni, ma alla fine siamo certi troveremo un’altra Terra, probabilmente vicina a noi». Il lancio di Plato è previsto nel 2024. Andrà alla ricerca di nuovi pianeti e di quali stelle possono ospitarli. Il nuovo satellite avrà 34 telescopi con progettazione padovana. A Padova spetterà anche il compito di selezionare le stelle attorno GALILEO Il telescopio nazionale Galileo a La Palma, Canarie che ha scoperto il pianeta roccioso più vicino alla terra. Nella foto grande la sala di controllo di Rosetta a Darmstadt Nascono a Padova i cacciatori di stelle L’Università e l’Istituto nazionale di Fisica sono coinvolti nelle imprese più estreme Dalla ricerca della terra gemella fra i pianeti extrasolari, fino all’atterraggio su Marte IL PRIMATO La migliore scuola nella progettazione delle ottiche per i telescopi alle quali andare a cercare i pianeti. «Il 50 per cento delle stelle ha un sistema planetario. Basta avere un po’ di pazienza e troveremo la terra gemella». L’altra missione con l’Esa si chiama Cheops. Prevede il lancio di un satellite nel 2017 per lo studio dei pianeti extrasolari. Anche qui le ottiche del telescopio sono state progettate dai ricercatori dell’Inaf-Osservatorio astronomico di Padova che cureranno costruzione e assemblaggio. Sarà dedicata a Bepi Colombo il "meccanico celeste" padovaROSETTA Sopra, il satellite in un’animazione con i pannelli solari aperti. A fianco una ricostruzione di Philae sulla cometa nel numero di Science del 30 luglio che ha riportato le ultime scoperte no scomparso nel 1983, capace di intuizioni straordinarie e amatissimo dalla Nasa, la prima missione europea verso Mercurio frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea (Esa) e la giapponese Jaxa. Il satellite con il suo nome partirà dalla base di Kourou, in Guyana francese, nel luglio 2016. La data è storica perché Mercurio, il più piccolo pianeta del Sistema Solare, e il più vicino al solo, è anche il meno esplorato. E nel 2030 c’è Juice la missione alla scoperta dei satelliti di Giove. L’anno scorso il team di 65 scienziati internazionali selezionati nel progetto Janus, il telescopio che esplorerà Europa, Ganimede e Callisto le lune del gigante del sistema solare, si sono riuniti a Padova per la prima volta. IL NUOVO CTA Duestudiosi nelteam checostruirà il telescopio che studia i raggi gamma (M.G.) Non di sole esplorazioni vive l’astrofisica. Alessandro De Angelis fisico e astrofisico delle alte energie è dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Padova, ma soprattutto coordinatore nazionale per l’Infn del telescopio Cta e coordinatore del gruppo che gestisce il telescopio spaziale per raggi gamma Fermi della Nasa. Sta studiano i raggi gamma che si scatenano quando ci sono fenomeni violenti nell’universo, dall’esplosione di una Supernova a materia che cade in un buco nero. Il professor Antonio Masiero è nel Comitato che sta scegliendo la sede nell’emisfero nord del Cta (Cherenkov telescope Array) il telescopio in grado di leggerli e decifrarli. «L’Infn e le università italiane tra cui quella di Padova sono leader in questa tecnologia grazie in particolare alla costruzione del telescopio Magic a La Palma (Canarie) a fianco del quale verrà collocato da ottobre il primo dei grandi telescopi Cta» dice De Angelis. Cta è una collaborazione mondiale che conta oltre mille astrofisici. Il rivelatore è formato da oltre 100 telescopi di tre tipi: grandi telescopi da 23 metri di diametri, medi da 12 metri e piccoli da 4-6 metri.