COMUNICAZIONE Come tradu urre la PUBBLIC CITÀ Per trasferire un testo pubblicitario da una lingua all’altra occorre entrare in sintonia con un mercato e dei consumatori di volta in volta differenti. Siete sicuri ad esempio che a cup of coffee sia ovunque la stessa cosa? Claudio Nutrito Q ual è oggi il significato di pubblicità internazionale? Simon Anholt, fondatore dell’agenzia di pubblicità internazionale Cave Anholt Jonason, ha scritto un libro (Another one bites the grass: making sense of international advertising, edito da John Wiley & Sons) in cui sostiene che le agenzie di pubblicità dovrebbero abbandonare la cosiddetta “struttura centralizzata”, dove i messaggi vengono creati nella sede centrale e dove alle sedi degli altri paesi è affidato semplicemente un compito di traduzione e adattamento. Le agenzie devono oggi essere in grado di avere un approccio locale a livello di ogni singolo mercato, anche se il concetto alla base della campagna viene sviluppato a livello globale. Traduzione e adattamento non sono sufficienti per raggiungere quest’obiettivo. “Colorare la punta di un iceberg” DIRIGENTE 10-2005 Tradurre un annuncio pubblicitario, afferma Anholt, è come “colorare di rosso la punta di un iceberg, sperando poi che l’intero iceberg diventi rosso”. La pubblicità non è fatta di parole, ma di cultura. Ciò che rende efficace un messaggio pubblicitario, infatti, non sono le parole in sé, bensì una certa sottile, imper- 54 10 Claudio Nutrito, dopo essere stato manager in varie aziende, svolge attualmente attività di consulenza aziendale e formazione. cettibile combinazione delle parole, che raramente la traduzione riesce a trasmettere. Se teniamo inoltre presente la comprensibile scarsa motivazione (che può tradursi addirittura in frustrazione) dei copywriter cui è assegnato il compito, non di creare una campagna, ma di adattare una campagna creata da altri, ci rendiamo ulteriormente conto delle difficoltà di produrre messaggi efficaci attraverso il solo processo di adattamento. Le barriere interculturali possono sussistere anche in presenza di espressioni che sembrano estremamente facili da tradurre. Prendiamo, ad esempio, le parole inglesi “a cup of coffee”, parole di cui possiamo trovare l’equivalente in tutte le lingue. Tuttavia “a cup of coffee” non significa esattamente la stessa cosa in tutti i paesi. In Gran Bretagna, indica un tazzone da un quarto di litro riempito con acqua calda, caffè istantaneo e zucchero. La traduzione italiana “una tazza di caffè” è tutt’altra cosa: si riferisce a una tazzina riempita, in quantità più ridotta, di caffè espresso e con un gusto totalmente diverso. Va inoltre rilevato che “una tazza di caffè” sono parole usate raramente nel comune linguaggio italiano, dove abitualmente si dice “un caffè”. La traduzione fedele non esiste La traduzione fedele non esiste, afferma Anholt, i testi pubblicitari non devono essere tradotti: devono essere scritti. La traduzione va bene per una poesia, per un testo letterario, dove il compito primario del traduttore è quello di rispettare il testo originale. Al contrario della letteratura, la pubblicità ha prima di tutto un aspetto funzionale: nasce da una preciso obiettivo commerciale, che è quello di comunicare i valori del marchio e di vendere i prodotti. Preoccuparsi di rimanere fedeli al testo originale è un errore di comunicazione: lo scopo è quello di mantenere la funzione, non di riprodurre la forma. Osservando lo sviluppo di certe campagne a livello internazionale, rileva Anholt, si ha l’impressione che esse partano dal presupposto che la principale (se non l’unica) differenza fra, poniamo, il consumatore Usa e quello della Ger- può, nella comunicazione, entrare veramente in sintonia con un mercato. Le differenze culturali La smart centralization mania sia il fatto che il primo parla inglese e il secondo tedesco. Il metodo migliore per produrre dei testi pubblicitari efficaci per ogni singolo mercato è quello di fornire un briefing a un bravo creativo di quel mercato, affinché questo possa, seguendolo, redigere un testo direttamente nella sua lingua madre, magari senza alcun riferimento ai messaggi adottati in altri paesi. La lingua dell’annuncio deve corrispondere alla lingua madre del creativo. Non basta conoscere una lingua straniera molto bene, non basta aver passato qualche mese (e neppure qualche anno) in un certo paese: solo chi è di lingua madre la lingua con cui “si pensa e si sogna” - Per evitare il risultato di “una campagna locale superficialmente modificata in fase esecutiva per sembrare una campagna internazionale”, Anholt propone il modello della smart centralization, che, eliminando il passaggio fra agenzia centrale e agenzie locali, ricorre a un gruppo di professionisti qualificati provenienti da ogni mercato. Tutto lo staff internazionale partecipa allo sviluppo della campagna sin dalla fase iniziale: ogni professionista può così contribuire efficacemente al processo, in virtù della sua creatività e della sua conoscenza della cultura e del mercato locale. Questo team creativo, grazie alla sua multiculturalità, è in grado di costruire contemporaneamente una visione globale e locale del marchio, attraverso un dinamico processo di scambio di vedute (cross-fertilization). S O N O AGGIORNATI I TUOI DATI? Per offrirti servizi sempre validi è necessario che il nostro archivio sia puntualmente aggiornato e completo. Ti preghiamo quindi di COMUNICARE subito alla tua Associazione di appartenenza eventuali cambiamenti di: azienda (indirizzo e numero di telefono) casa (indirizzo e numero di telefono) numero di cellulare ruolo professionale email altri dati rilevanti OGGI è ancora più semplice. Direttamente dalla sezione “utilità” della nuova area riservata My Manageritalia, cui puoi accedere dall’home page del portale www.manageritalia.it puoi modificare in qualunque momento i tuoi dati personali, aiutandoci così ad offrirti un servizio sempre migliore. Grazie per la collaborazione 55 10 DIRIGENTE 10-2005 Un prodotto o servizio può essere leader in Usa e sconosciuto in Olanda. Può essere unico, diverso dagli altri, in Germania, ma rappresentare un cosiddetto me-too (prodotto indifferenziato, uguale a tanti altri) in Australia. Può essere vissuto come un prodotto locale nel suo paese d’origine e come prodotto estero negli altri paesi. Ci sono poi, ricorda Anholt, le differenze culturali. Il colore bianco è tradizionalmente associato alla purezza in Occidente e alla morte in Oriente. In Francia il gufo è un simbolo di saggezza, mentre in Italia è associato alla sfortuna. Si può consumare lo stesso prodotto in vari paesi del mondo, ma il consumo può avvenire in modi differenti o per differenti ragioni. A New York andare da McDonald’s significa rifornirsi di cibo a basso prezzo, mentre rappresenta un’espressione di status-symbol per chi vive a Mosca. I giovani americani utilizzano il walkman Sony per ascoltare la musica senza essere disturbati, mentre i giovani giapponesi lo usano per ascoltare la musica senza disturbare gli altri. Più che verificare se la traduzione è conforme all’originale è importante verificare se, in ogni mercato, le emozioni possono essere agevolmente decodificate dal consumatore e se tali emozioni sono vissute come credibili nel loro legame col prodotto o servizio.